IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia. Lecce - Sezione Seconda SENTENZA. contro

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1 N /2013 REG.PROV.COLL. N /2013 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia Lecce - Sezione Seconda ha pronunciato la presente SENTENZA ex art. 60 cod. proc. amm.; sul ricorso numero di registro generale 269 del 2013, proposto da: Telecom Italia s.p.a., rappresentata e difesa dall avv.to Giovanni Zucchi, con domicilio eletto presso lo studio dell avv.to Angelo Vantaggiato in Lecce, via Zanardelli n.7; contro Comune di Cavallino, rappresentato e difeso dall avv.to Giancarlo Caiaffa, con domicilio eletto presso il suo studio in Lecce, via Ravenna n. 2; per l'annullamento - del provvedimento prot del 6 dicembre 2012, con cui il Responsabile del Servizio tecnico del Comune di Cavallino ha sospeso n. 3 istanze presentate dalla società ricorrente per eseguire lavori di scavo sulla sede di strade comunali, al fine di installare alcuni cavi telefonici sotterranei, per l estensione della rete infrastrutturale;

2 - dell'art. 1, comma 2, lett. g) e j), del regolamento comunale per l apertura e la chiusura degli scavi stradali, nonché del punto II della premessa e dell'art. 12, comma 1, del disciplinare per la regolamentazione degli scavi e dei ripristini di strade in genere, nella parte in cui stabiliscono che il titolare dell'autorizzazione debba eseguire gli scavi sotto il controllo di un tecnico designato dall'amministrazione, al quale dovrà corrispondere l'importo di 90,00 per ogni intervento; - della delibera di C.C. n. 21 del 27 novembre 2012, recante l approvazione del regolamento e del disciplinare tecnico anzidetti; - di ogni atto anteriore, connesso e conseguente; Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l atto di costituzione in giudizio del Comune di Cavallino; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 13 marzo 2013 il dott. Paolo Marotta e uditi l avv. A. Vantaggiato, in sostituzione dell'avv.to G. Zucchi, per la ricorrente e l avv.to A. Capone, in sostituzione dell'avv. G. Caiaffa, per il Comune di Cavallino; Sentite le stesse parti ai sensi dell art. 60 cod. proc. amm.; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO e DIRITTO La società ricorrente ha presentato al Comune di Cavallino n. 3 istanze per il rilascio dell autorizzazione comunale per l esecuzione di lavori di scavo in alcuni tratti di strada comunale e la posa di cavi telefonici sotterranei.

3 Con il proposto gravame, si duole del fatto che il Responsabile del Servizio Tecnico del Comune di Cavallino, con nota del 6 dicembre 2012 (prot. n ), abbia sospeso la valutazione delle predette istanze, subordinando la prosecuzione del procedimento alla presentazione da parte della società di una dichiarazione con la quale quest ultima, da un lato, si impegni formalmente a corrispondere ad un professionista esterno incaricato dal Comune l importo di 90,00 (per l attività di controllo sulla regolare esecuzione delle attività di scavo e di ripristino), dall altro, dichiari di conoscere ed accettare tutte le norme previste dal Regolamento comunale e dal relativo Disciplinare tecnico in ordine alla apertura ed alla chiusura degli scavi stradali. La ricorrente contesta la legittimità degli atti sopra richiamati per i seguenti motivi: 1. Violazione dell art. 93, comma 1, del d.lgs. n. 259/2003. Eccesso di potere per arbitrarietà. Invalidità derivata; 2. Violazione dell allegato n. 13 mod. c del d.lgs. n. 259/2003. Eccesso di potere per illogicità e arbitrarietà. Invalidità derivata; 3. Eccesso di potere per erroneità dei presupposti ed illogicità. Si è costituito in giudizio il Comune di Cavallino, contestando la fondatezza delle dedotte censure e chiedendone pertanto la reiezione. Il ricorso chiamato all udienza in Camera di Consiglio del 13 marzo 2013 per la delibazione dell istanza cautelare presentata in via incidentale dalla parte ricorrente, è stato trattenuto per la decisione con sentenza in forma semplificata, ai sensi dell art. 60 del codice del processo amministrativo. In relazione alla manifesta fondatezza del proposto gravame, ricorrono, a giudizio del Collegio, nel caso de quo le condizioni per l applicazione della citata disposizione, ai fini della immediata definizione del ricorso in esame, sussistendo, altresì, gli altri presupposti per l adozione della decisione in forma semplificata ed avendo il Presidente del Collegio rese edotte le parti costituite di tale eventualità.

4 1. Con il primo motivo di gravame, la società ricorrente deduce violazione dell art. 93, comma 1, del d.lgs. n. 259/2003, a norma del quale: Le Pubbliche Amministrazioni, le Regioni, le Province ed i Comuni non possono imporre per l impianto di reti o per l esercizio dei servizi di comunicazione elettronica, oneri o canoni che non siano stabiliti per legge. Secondo la società ricorrente, l imposizione a suo carico del pagamento dell importo di 90,00, da corrispondere a un professionista esterno, incaricato dal Comune in ordine al controllo sulla regolare esecuzione delle attività di scavo e di ripristino, si porrebbe in insanabile contrasto con la disposizione legislativa sopra richiamata. Di contro, l Amministrazione comunale fa rilevare che la contestata previsione regolamentare è diretta al solo fine di tutelare il demanio stradale, tant è che il compenso viene corrisposto direttamente al professionista incaricato dal Comune e non all Ente. Oltre a ciò, l Amministrazione resistente sostiene che l onere in questione non avrebbe natura tributaria e non rientrerebbe pertanto nell ambito oggettivo di applicazione della disposizione sopra richiamata. 1.2 La censura è fondata. 1.3 L art. 93, comma 1, del d.lgs. 1 agosto 2003 n. 259 (Codice delle comunicazioni elettroniche) sancisce espressamente il divieto di imposizione di oneri o canoni (di qualunque natura) che non siano previsti per legge. Il divieto legislativo sopra richiamato, in realtà, trova il suo fondamento costituzionale nell art. 23 della Costituzione, a norma del quale Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge. Conformandosi all orientamento giurisprudenziale della Corte Costituzionale secondo il quale quella di cui all art. 23 Cost. è una riserva di legge relativa (Corte Costituzionale 7 aprile 2011 n.115; 14 giugno 2007 n. 190), il Collegio fa rilevare che l imposizione agli amministrati, con atto di natura regolamentare, di una nuova

5 prestazione patrimoniale (quale quella in esame) in tanto può ritenersi legittima, in quanto abbia fondamento in una norma giuridica di rango primario che ne disciplini i principi. Orbene, in subiecta materia vengono in rilievo: - Il Capo II del d.lgs. 15 novembre 1993 n. 507, che disciplina la Tassa per l occupazione di spazi ed aree pubbliche (in particolare, gli artt. 46 e 47 relativi alle occupazioni permanenti di sottosuolo e soprasuolo); - L art. 27, comma 9, del d.lgs. n. 285/1992 (Codice della strada), a norma del quale: L autorità competente al rilascio dei provvedimenti autorizzatori di cui al presente titolo può chiedere un deposito cauzionale. Sulla base delle disposizioni legislative sopra richiamate, risulta evidente che il Comune, se è legittimato a richiedere il pagamento della tassa (o del canone) per le occupazioni (permanenti) del sottosuolo, (come pure può richiedere il versamento di un deposito cauzionale, a garanzia dei danni che possono derivare dalla esecuzione degli scavi e dei reinterri stradali), non può invece pretendere alcun onere aggiuntivo (indipendentemente dalla sua congruità) per l attività di controllo sulla regolare esecuzione dei lavori di ripristino del manto stradale, tanto più in considerazione del fatto che l attività vigilanza e di controllo sul territorio rientra tra i compiti istituzionali del Comune, che deve provvedervi con il proprio personale (Polizia Municipale; Ufficio Tecnico). 2. Con il secondo motivo di gravame la ricorrente contesta la legittimità dell impugnato atto del Responsabile dell Ufficio tecnico, nella parte in cui, ai fini della prosecuzione dell iter procedimentale sulle istanze di autorizzazione presentate, richiede una espressa dichiarazione di conoscenza ed accettazione di tutte le norme del Regolamento e del disciplinare tecnico. Nella parte censurata la ricorrente ravvisa una violazione dell allegato n. 13 (mod. c) del d.lgs. n. 259/2003 nonché eccesso di potere per illogicità ed arbitrarietà.

6 3. Con il terzo motivo di gravame, il ricorrente deduce eccesso di potere per analoghi profili, nella parte in cui l atto impugnato subordina la prosecuzione dell iter procedimentale alla conoscenza e accettazione delle disposizioni regolamentari relative alle modalità di esecuzione dei lavori di scavo e reinterro. Le censure sono fondate. Esse vengono trattate congiuntamente, attenendo a profili connessi. A prescindere dalla legittimità delle disposizioni del Regolamento comunale e del relativo Disciplinare tecnico in ordine alle modalità di esecuzione degli scavi e dei reinterri stradali (che non costituiscono oggetto del presente giudizio), il Collegio fa rilevare che il rilascio di un atto di natura autorizzatoria non può essere subordinato alla preventiva ed incondizionata accettazione delle disposizioni regolamentari dell Ente legittimato al suo rilascio. Tale modus operandi determina, infatti, un illegittima coazione sul soggetto che ha presentato l istanza di autorizzazione, inducendolo (in ipotesi) ad accettare prescrizioni regolamentari, pur quando le ritenga illegittime, e, conseguentemente, precludendo o limitando le possibilità di tutela in sede giurisdizionale, in palese violazione dell art. 24 Cost. Per le ragioni sopra sinteticamente esposte, il ricorso è fondato e va accolto. In considerazione della novità della questione dedotta in giudizio e del carattere relativamente recente delle disposizioni legislative in relazione alle quali la società ricorrente ha contestato la legittimità degli atti impugnati, il Collegio ritiene che le spese di giudizio possano essere integralmente compensate tra le parti. P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia Lecce - Sezione Seconda, definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e, per l effetto, annulla in parte qua gli atti impugnati. Spese compensate. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall autorità amministrativa.

7 Così deciso in Lecce nella camera di consiglio del giorno 13 marzo 2013 con l'intervento dei magistrati: Rosaria Trizzino, Presidente Ettore Manca, Consigliere Paolo Marotta, Primo Referendario, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 23/04/2013 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)