Progetto THESAURUS (TecnicHe per l Esplorazione Sottomarina Archeologica mediante l Utilizzo di Robot autonomi in Sciami)

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1 Progetto THESAURUS (TecnicHe per l Esplorazione Sottomarina Archeologica mediante l Utilizzo di Robot autonomi in Sciami) PAR FAS REGIONE TOSCANA Linea di azione 1.1.a.3

2 Direzione scientifica Salvatore Settis Coordinamento scientifico ed editoriale Denise La Monica Curatela Sergio Bargagliotti, Denise La Monica Testi Sergio Bargagliotti (S.B.): capitoli I, II, IV, XVIII, XXIV, XXV; schede 1, 2, 5-7, 34, 36, 68-69, 74, Lucia Botarelli (L.B.): capitoli X, XI, XII, XIII, XVI, XX, XXII; schede 39-41, 43-45, 46-49, 51, 52-54, 70-73, 82-83, Gianluca Casa (G.C.): schede 14, 22, 34, 66, 68-69, 74. Silvana Costa (S.C.): capitoli VI-VII, IX; schede 3, 12-13, 24-25, 28-30, 32-33, 37-38, 42, 50, Lucia Franchi (L.F.): capitoli III, V, VIII, XV, XVII, XIX, XXI, XXIII; schede 14-15, 22, 34, 66-69, 74. Denise La Monica (D.L.M.): Introduzione, Avvertenza; Bibliografia; XXV, XXVI; apparati bibliografici e documentari. Gloriana Pace (G.P.): capitoli I, IV; schede 4, 8-11, 16-21, 26-27, 31, 40, 63. Carla Papa (C.P.): capitolo XIV, schede 23, 55-65, 75. Ringraziamenti Si ringraziano il personale della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, i direttori e il personale di musei, archivi e biblioteche del territorio che hanno offerto la loro collaborazione. Un particolare ringraziamento va al Soprintendente ai Beni Archeologici Andrea Pessina, a Lorella Alderighi, Andrea Camilli, Maria Cristina Guidotti ed Edina Regoli, che hanno messo a disposizione competenza, spazi e materiali di lavoro. Un ringraziamento speciale a Pamela Gambogi per la pazienza e la disponibilità dimostrate nel mettere a disposizione competenze e professionalità. Si ringrazia infine la Regione Toscana per aver dimostrato interesse e convinzione nel sostenere questo progetto di ricerca. La presente pubblicazione è stata realizzata con il contributo FAS della Regione Toscana nell ambito del Progetto Thesaurus.

3 Introduzione al patrimonio culturale sommerso dell area della provincia di Livorno a cura di Sergio Bargagliotti Denise La Monica Contributi di S. Bargagliotti, L. Botarelli, G. Casa, S. Costa, L. Franchi, G. Pace, C. Papa

4 Copyright MMXIII ARACNE editrice S.r.l. via Raffaele Garofalo, 133/A B Roma (06) ISBN I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: luglio 2013

5 Introduzione Questa guida è uno degli esiti del Progetto Thesaurus. Il Progetto è stato finanziato dalla Regione Toscana, ha avuto durata biennale e ha coinvolto molte diverse professionalità (ingegneri, archeologi, informatici) ponendosi come obiettivo la ricerca e la promozione della conoscenza del patrimonio sommerso. Il Progetto è stato svolto in piena sintonia con il nucleo subacqueo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, che è stata tenuta costantemente aggiornata delle scelte strategiche, delle difficoltà della ricerca e dei passi in avanti compiuti nel corso dei lavori. Fig. 1. Sito web del Progetto Thesaurus. Obiettivi dei tecnologi sono stati la progettazione, costruzione e sperimentazione di uno sciame di veicoli, capaci di muoversi in maniera autonoma sui fondali marini alla ricerca di manufatti o complessi di interesse archeologico o storico, comunicando tra loro e coordinandosi nei movimenti. In connessione con la sperimentazione di questi veicoli, l unità umanistica, costituita dalla Scuola Normale di Pisa, guidata dal Prof. Salvatore Settis, ha lavorato su più fronti: allo studio 5

6 della documentazione conservata nei ricchi e preziosi archivi della Soprintendenza, all analisi dei materiali, conservati in magazzino o nei musei, alla ricerca di fonti su affondamenti di età post antica, alla progettazione di un database, condotta in piena collaborazione con ISTI-CNR di Pisa, e al suo successivo popolamento con le informazioni relative ad un numero consistente di casi trattati anche in questa guida. La delimitazione delle ricerche all area della Provincia di Livorno è stata decisa insieme alla Soprintendenza per poter concentrare l attenzione su un ambito territoriale più ristretto, ma ricco di casi di affondamento di ogni epoca, dall età antica all età moderna. Fig. 2. Il team dei tecnologi del Progetto. Fig. 3. Il team umanistico e quello informatico del Progetto in riunione. Il progetto, oltre che alla ricerca più avanzata e all elaborazione di testi e strumenti specialistici, mira anche alla creazione di una serie di prodotti più divulgativi rivolti ai cittadini, per aumentarne la conoscenza, e dunque la sensibilità, verso la protezione e tutela del patrimonio sommerso, di età antica e post antica. L elaborazione di una guida, ovviamente non esaustiva, ma semplice e maneggevole, che aiuti il lettore ad orientarsi nella conoscenza di questo patrimonio, ricco ma poco conosciuto e inaccessibile ai più, è parsa al gruppo di ricerca un utile tassello da inserire nel repertorio di strumenti disponibili per conoscere e capire l importanza di questi beni, nonché la loro delicatezza, la loro precarietà e l enorme difficoltà a proteggerli. Questa guida si rivolge quindi non tanto agli esperti e agli addetti ai lavori, quanto piuttosto ad un pubblico più ampio che sia curioso e interessato ad avere un primo orientamento sull entità, la composizione e la 6

7 varietà del patrimonio culturale proveniente dai mari della Provincia di Livorno. Ovviamente questa guida non riguarda tutti i giacimenti archeologici sottomarini presenti o segnalati per l area in questione, ma solo una selezione di essi, che ingloba casi più noti, storicizzati e documentati, ma anche casi più recenti, meno conosciuti e talvolta non ancora corredati di un repertorio bibliografico di riferimento. Un sentito e sincero ringraziamento va a Pamela Gambogi che, per la Soprintendenza, dunque per lo Stato italiano, lavora strenuamente, con energia e fermezza di convinzioni, per difendere dagli assalti dei clandestini, ma anche dall incuria e dalla superficialità, questa importante eredità. (D.L.M.) Avvertenza per la consultazione Questa guida è organizzata in sezioni che corrispondono ad aree geografiche, arbitrariamente stabilite dal gruppo di lavoro. Ciascuna sezione è divisa in due parti; nella prima è presentata una breve descrizione dell assetto geografico dell area di riferimento e della sua storia in età antica, seguita dall elenco dei relitti o giacimenti riferibili all antichità; nella seconda parte è presentata una breve storia di età medievale e moderna, seguita dall elenco dei relitti o giacimenti riferibili al periodo in questione. Talvolta, al termine della trattazione dei giacimenti o relitti, sono stati inseriti approfondimenti su alcuni manufatti di particolare pregio o rarità, provenienti dal mare, ma spesso decontestualizzati perché scoperti nel XIX secolo o anche prima. Un evidente disparità di trattamento è riservata alla fase post antica, di cui sono documentati dal punto di vista materiale un numero inferiore di casi di affondamento. Per ovviare in qualche modo tale asimmetria di fonti informative di natura archeologica e materiale, si è tentato quindi di offrire un quadro storico più ampio, agganciando ad esso le notizie possedute di rinvenimenti sottomarini, poche soprattutto per l età medievale e per la prima età moderna. Molte delle informazioni presenti in questa guida sono l esito di una rielaborazione di dati messi a disposizione dalla SBAT. Sono stati inoltre spesso consultati i documenti dell Archivio Storico della So- 7

8 printendenza, a volte fonti uniche sulla presenza di qualche giacimento. La consultazione di questi documenti è stata utile per integrare la bibliografia di riferimento. Riguardo a quest ultima si è preferito non inserire note per non appesantire il volume, ma si è apposto al termine del volume una bibliografia generale e un solo riferimento bibliografico, quello più recente, al termine delle singole schede. Per gli interessati questo riferimento può valere come punto di partenza per l esplorazione della bibliografia precedente. Questa guida in lingua italiana è una versione più estesa di un analoga guida, elaborata nel corso del progetto Thesaurus e pubblicata in lingua inglese in formato ridotto. Con questa versione più estesa si è voluto dar conto di un ventaglio più ampio di giacimenti, da quelli in cui si può propriamente riconoscere un relitto a quelli di più incerta interpretazione, fino ad alcune più interessanti segnalazioni. Speriamo in questo modo di poter contribuire ad accrescere la conoscenza, dunque anche il senso di appartenenza e di protezione, nei confronti del patrimonio sommerso. (D.L.M.) Abbreviazioni CSAS: Centro Sperimentale di Archeologia Subacquea SBAT: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana 8

9 Da Livorno a Rosignano. Storia e relitti Mappa della costa della città di Livorno, immagini da Google Earth (elaborazione grafica G. Pace, S. Bargagliotti, Thesaurus). 1. Relitto Meloria A o della Torre 2. Relitto Meloria B o dei dolia 3. Relitto Meloria C o dei marmi 14. Relitto del Piattino 4. Relitto Ardenza Bagni Fiume 5. Relitto Ardenza A o dei Bagni Lido 6. Relitto Ardenza B 7. Relitto Ardenza C 8. Relitto Ardenza Tre Ponti 9

10 Mappa della costa a sud della città di Livorno, immagini da Google Earth (elaborazione grafica G. Pace, S. Bargagliotti, Thesaurus). 9. Giacimento del Castel Boccale 10. Giacimento di Calignaia 11. Giacimenti di Castiglioncello I. La costa livornese in età antica Il territorio toscano ha avuto sin dalle origini una vocazione marinara, con porti e approdi connessi alle attività marittime e fluviali, ma strettamente dipendenti dalla produzione agricola e manifatturiera dell interno e non ultimo dalla rete viaria. La navigazione antica, prevalentemente costiera, si basava non solo su porti veri e propri, ma anche su approdi variamente attrezzati, fruibili pure in caso di emergenza, come fortunali improvvisi. 10

11 Fig. 4. Carta corografica raffigurante il porto di Livorno e l'antico porto di Pisa, incisione eseguita da F. Morozzi e G. Canocchi, tratta da G. Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana ( ). Nel tratto di mare compreso tra Pisa e Livorno, la linea di costa era arretrata in antico di diversi chilometri, in un allineamento curvilineo che ben definisce il sinus Pisanus delle fonti. In questo ampio arco di bassi fondali si collocava Portus Pisanus, porto principale di Pisa e scalo di una certa ampiezza ancora nel V secolo d.c., secondo la diretta testimonianza di Rutilio Namaziano. Tale insediamento si colloca nella zona immediatamente a nord di Livorno, oggi interrata e ricoperta da strutture portuali o industriali, in corrispondenza nell entroterra della località Stagno (fig. 4). La presenza della Torre del Marzocco, costruita dai fiorentini dopo il 1406, anno della conquista di Pisa, documenta la continuità dell importanza di quest area; il confronto con le stampe che indicano la Torre del Marzocco in prossimità ad altre torri, presumibilmente quelle di accesso al Portus Pisanus, rafforza l ipotesi che qui si dovesse trovare il Portus, almeno quello tardo antico e medievale (fig. 26). 11

12 L area delle Secche della Meloria, zona molto estesa di bassi fondali prospiciente l antico Portus Pisanus, lungo la rotta di cabotaggio costiera che collegava Roma e l Italia tirrenica con le province occidentali dell Impero, si è rivelata particolarmente ricca di rinvenimenti: con i venti di libeccio, ponente e scirocco che provocano violenti frangenti si trasformava in un tipico luogo da naufragio. La costa della città labronica presenta, nella parte meridionale, una piccola insenatura, la Baia di Ardenza (fig. 5), in prossimità della quale sono stati rinvenuti importanti giacimenti, alcuni interpretabili quasi con certezza come relitti. Fig. 5. La baia sabbiosa dei Tre Ponti, ad Ardenza, come si presenta oggi. Ancora più a sud, tra Livorno e la Torre di Calafuria, la costa si solleva progressivamente formando una falesia rocciosa che raggiunge nella sua massima elevazione i 15 m di altezza con insenature in cui si aprono spiagge sassose di piccole dimensioni presso Calafuria, Calignaia e il promontorio del Romito (fig. 6). Lungo questo tratto di costa è presumibile potessero trovare ricovero temporaneo le imbarcazioni sorprese da condizioni avverse, come dimostrerebbe l elevato numero di ceppi d ancora rinvenuti sui fondali, anche se il pericolo principale in questo tratto di mare consisteva proprio, durante le tempeste, nell essere sospinti sugli scogli dalla mareggiata e dai venti di ponente e libeccio. 12

13 Tra Portus Pisanus a nord e la foce del Cecina a sud, l insediamento di Castiglioncello, collegato alla viabilità terrestre dalla via Aurelia Vetus (241 a.c.), costituisce un centro marittimo di una certa importanza e vitalità tra la fine del IV e gli inizi del I secolo a.c. La sua nascita appare legata ad esigenze difensive, favorita da Pisa per il controllo del confine meridionale con Volterra, marcato poco più a sud dal corso del Fine. Per la sua posizione strategica, l'avamposto militare poteva, infatti, controllare la viabilità costiera sia terrestre che marittima. Fig. 6. Un tratto di costa alto e roccioso, tra Livorno e Castiglioncello. I corredi tombali rinvenuti nella vasta necropoli testimoniano contatti non solo con il territorio volterrano, ma anche con Luni, Populonia, l isola d Elba e altri centri dell Etruria meridionale. Lo scalo marittimo non è stato localizzato con certezza, tuttavia, data la conformazione della costa, che a differenza di quella pisano-livornese non ha subito variazioni geomorfologiche di rilievo dall età ellenistica a oggi, si può ipotizzare che gli approdi fossero almeno due, rispettivamente a nord nella Baia del Quercetano, riparata dal libeccio, e a sud presso la Baia di Portovecchio, difesa dai venti di maestrale che predominano durante il periodo estivo. (S.B.; G.P.) 13

14 II. Le Secche della Meloria Di fronte al porto di Livorno, a circa 3 miglia dalla costa, si estendono le Secche della Meloria, segnalate da due fari posti alle estremità settentrionale e meridionale del bassofondo (figg. 7-8). Figg Una foto aerea dell isolotto della Meloria, con la caratteristica Torre, e la morfologia del territorio a nord di Livorno nell antichità. Si tratta di un vasto sistema di bassi fondali, esteso per circa kmq, con profondità comprese tra 25 e 1,5-2 m. I fondali sono caratterizzati dalla presenza di estese praterie di posidonia oceanica, interrotte da canaloni, anfrattuosità e depressioni circolari di origine erosiva che hanno favorito lo sviluppo di una notevole varietà floristica. Ubicate di fronte ad un porto attivo dall'antichità ai giorni nostri, lungo la trafficata rotta di cabotaggio costiero che collegava l'italia tirrenica alla Liguria e alla Gallia, le secche hanno rappresentato un pericolo per la navigazione in tutte le epoche, aggravato in epoca romana dal livello del mare più basso di circa un metro. Lo confermano i numerosi rinvenimenti archeologici subacquei, per lo più propiziati dalla pratica della pesca subacquea sportiva che negli anni ha portato alla segnalazione di alcuni relitti e di numerosi reperti sporadici, tra cui un consistente numero di ceppi d'ancora. Notizie non confermate dalle ricerche successive, ma considerate attendibili, riferiscono di gruppi di anfore avvistate dopo le mareggiate in vari punti delle secche riferibili con ogni probabilità ad altrettanti naufragi (denominati convenzionalmente Meloria D e Meloria E ma non trattati in questa 14

15 guida). Da un punto imprecisato al largo delle Secche proviene inoltre il tesoretto composto da quasi 4000 monete di bronzo, contenuto entro un'anforetta ripescata fortuitamente nelle reti nel Lo studio dei tipi monetali ha permesso di circoscrivere la datazione del gruzzolo e il naufragio della nave che lo trasportava agli ultimi anni di Costanzo II, morto nel 361 d.c., cui appartiene la grande maggioranza degli esemplari. I bassi fondali delle Secche furono segnalati per la prima volta nel 1154 o nel 1157 dalla Repubblica Pisana, che fece erigere una fortezza-fanale presidiata da soldati, incaricati di accendere le fiaccole per la segnalazione notturna. Nel 1284 questo tratto di mare fu teatro della celebre battaglia della Meloria, con la sconfitta della flotta pisana ad opera dei genovesi, che due anni dopo distrussero il faro della Meloria. Una nuova Torre di segnalazione fu eretta molto tempo dopo, nel 1598, ma ben presto venne nuovamente abbattuta dalle mareggiate che avevano indebolito la struttura. L'attuale Torre venne fatta costruire dal Granduca Cosimo III nel 1709 o 1712: è alta 15 m e larga 7, con pianta quadrata e archi a sesto acuto su ogni lato per favorire il passaggio dell'acqua in caso di mare agitato. (S.B.) BIB.: S. BARGAGLIOTTI, Rinvenimenti sottomarini di età imperiale sulle secche della Meloria e alla foce del Rio Ardenza (Livorno), , in «Archeologia Subacquea», 3, 2002, pp Per i giacimenti Meloria D e Meloria E: Archivio Storico SBAT 9LI del Per il tesoretto della Meloria: G. POGGESI, P. RENDINI (a cura di), Memorie Sommerse. Archeologia subacquea in Toscana, Pitigliano 1998, pp (L. Tondo); Archivio Storico SBAT 9LI del ; 9LI del

16 1. Relitto Meloria A o della Torre Figg. 9 a-b. Relitto Meloria A: frammenti di anfore greco-italiche solidificati al sedimento marino. Il relitto della Torre, o relitto A, venne localizzato a circa 3 m di profondità durante ricognizioni subacquee condotte tra il 1993 e il 1994 a breve distanza dalla Torre della Meloria. Si tratta di una nave oneraria naufragata verso la metà del III secolo a.c. con l intero carico composto da anfore greco-italiche arcaiche e ceramica a vernice nera da banchetto, mentre i pochi frammenti di ceramica comune sembrano riferibili al vasellame di bordo. Data la scarsa profondità, nel corso dei secoli la nave è stata completamente frantumata dall azione del moto ondoso (nessun elemento ligneo sembra essersi conservato) e il materiale si è in parte concrezionato formando tredici blocchi compatti di grandi dimensioni (figg. 9 a-b); la presenza di una grossa buca tra i blocchi e il ritrovamento di due strumenti in metallo per rimuovere la posidonia testimoniano il lavoro svolto da alcuni clandestini a danno del relitto: il materiale a oggi noto proviene in parte da un lotto di ceramica recuperato da volontari locali e consegnato alla SBAT, in parte da un sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza. Lo studio dei reperti ha fornito una serie interessante di informazioni: tutte le anfore greco-italiche esaminate, in gran parte colli e puntali, con un solo esemplare intero ricostruito, sono assimilabili al tipo Lyding Will A, Van Der Mersch MGS V-VI e trovano confronti 16

17 abbastanza precisi con esemplari noti da siti terrestri e subacquei lungo la costa tirrenica; presentano inoltre impeciatura o resinatura interna, indice di trasporto vinario, e sulle anse di alcuni frammenti sono presenti bolli in caratteri greci, attestati in varie abbreviazioni tutte riconducibili al nominativo SIMIA. Gli impasti anforici presentano una totale omogeneità e l analisi minero-petrografica ha evidenziato l origine vulcanica delle argille (Campania o Sicilia). La maggiore quantità di frammenti recuperati appartiene alla ceramica a vernice nera, con omogeneità e uniformità di argilla e vernice: si tratta di coppe e kylikes con decorazione sul fondo a rosette e palmette, coppe di grande taglia e piatti da pesce; i confronti più stringenti per questo tipo di ceramica rimandano principalmente agli insediamenti costieri della Gallia meridionale, dove forse la nave (vista l ampia area di dispersione dei materiali sembra verosimile che non si trattasse di una piccola imbarcazione per il cabotaggio costiero), partita da un porto dell Italia centro-meridionale, era diretta, secondo un circuito commerciale privilegiato ben noto sin da epoca etrusca. (S.B.) BIB.: F. CIBECCHINI, Il relitto della Torre della Meloria, in «Archeologia Subacquea», 3, 2002, pp Documenti di Archivio Storico: SBAT 9LI del Documenti dell Archivio del Catalogo SBAT: Schede RA nn , 1998 (S. Bargagliotti, F. Cibecchini). 17

18 2. Relitto Meloria B o dei dolia Relitto ubicato sul corpo centrale delle Secche della Meloria, alla profondità di 5 m (fig. 10). Su un fondale caratterizzato da praterie di posidonia oceanica ed estese lenti sabbiose, il naufragio è testimoniato dalla concentrazione di grossi frammenti pertinenti ad almeno due dolia, di forma globulare, sotto ai quali si intravedono resti lignei dello scafo. Si tratta quindi di una nave cisterna impegnata nel trasporto del vino sfuso, affondata nella prima età imperiale. Il relitto è stato segnalato da subacquei sportivi e successivamente documentato dalla Soprintendenza con indagini non invasive, mirate a monitorare lo stato di conservazione del giacimento. (S.B.) Fig. 10. Un dolium in frammenti su fondale misto, con sabbia e posidonia. BIB.: S. BARGAGLIOTTI, Rinvenimenti marini di età imperiale sulle secche della Meloria e alla foce del Rio Ardenza (Livorno), , in «Archeologia Subacquea», 3, 2002, pp Documenti di Archivio Storico: SBAT 9LI del ; SBAT 9LI del ; SBAT 9LI del ; SBAT 9LI del Documenti di Archivio del Catalogo: schede RA, nn , 1994 (P. Gambogi); nn , 1998 (S. Bargagliotti). 18

19 3. Relitto Meloria C o dei marmi Nella parte centrale delle Secche della Meloria, a ridosso della Torre settecentesca, durante una campagna di ricognizione effettuata dalla SBAT è stato individuato nel 1993 un giacimento di materiale architettonico, privo però di qualsiasi traccia dello scafo (figg ). Fig. 11. Blocchi di marmo semilavorati. Il deposito, chiaramente formatosi in seguito ad un naufragio, è costituito da dodici blocchi semilavorati di marmo. La modalità di giacitura, a causa del loro stesso peso e delle caratteristiche pianeggianti del fondale, riproduce probabilmente in maniera abbastanza fedele l originario stivaggio del carico lungo l asse longitudinale della nave. Le analisi eseguite sui campioni litici prelevati hanno permesso di ipotizzare una provenienza del marmo dall area apuana, senza tuttavia poter precisare maggiormente il luogo di cavatura della pietra. Su questa base si è ipotizzata la provenienza del materiale architettonico dalle cave di Luni, divenute sempre più famose a partire dalla seconda metà del I secolo a.c. La datazione all età romana del relitto è, però, tuttora incerta a causa dell assoluta mancanza di tracce dello scafo e di altri materiali in particolar modo ceramici pertinenti la nave. Lo studio storico del 19

20 commercio dei marmi cavati nell Alto Tirreno suggerisce tuttavia di collocare anche questa nave nel periodo più florido conosciuto da questi scambi, nella prima età imperiale. Fig. 12. Blocchi di marmo semilavorati. Il rinvenimento tra due blocchi di un ansa di anfora riferibile alla forma Dressel 2-4 costituisce però un forte indizio per una datazione all età romana del giacimento, per quanto la sua pertinenza a questo relitto non possa essere accertata a causa della considerevole presenza di resti archeologici sparsi nell intera area delle Secche. L arco cronologico da essa indicato, in ogni caso, individuabile tra la fine del I secolo a.c. e gli inizi del II secolo d.c., corrisponderebbe pienamente al maggior periodo di sfruttamento delle cave di marmo lunense. Nel contesto storico così delineato, è molto probabile che la destinazione di questo carico fosse Roma, nell antichità uno dei maggiori centri di distribuzione e impiego di materiale architettonico in marmo. Il tonnellaggio abbastanza contenuto della nave, calcolabile circa in 50 tonnellate, permette di ricostruire per questo piccolo mercantile un itinerario che, dall Alto Tirreno, costeggiava diversi porti sino a giungere a Roma dove forse, a causa del suo pescaggio non eccessivo, riusciva anche a risalire almeno in parte il Tevere, sino al porto fluviale della città. L ininterrotto fervore edilizio che caratterizza l espandersi della metropoli a partire soprattutto dalle considerevoli ristrutturazioni 20

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