Assegno di cura a rischio per 6mila malati cronici

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3 VIII TORINO CRONACA Assegno di cura a rischio per 6mila malati cronici È l effetto di una delibera della giunta Cota che scarica sui Comuni i non autosufficienti. Sos delle associazioni SARA STRIPPOLI LE TAPPE L ALLARME Da gennaio famiglie potrebbero restare senza assegno di cura LE LISTE D ATTESA 32 mila anziani non autosufficienti attendono l inserimento in Rsa o un assegno di cura L ASSEGNO L assegno di cura oscilla dai euro a al mese a seconda delle soluzioni adottate LA DELIBERA La delibera che si vuole cancellare è la 26 del 2013 e scarica sui Comuni l assistenza SELAgiunta di Sergio Chiamparino non manderà in cantina la delibera del 2013 che carica i malati non autosufficienti sulle spalle del welfare comunale, dal 1 gennaio del 2015 seimila famiglie soltanto a Torino non avranno più diritto all assegno di cura. Un sostegno economico variabile che oscilla fra i euro a a seconda delle situazioni, contributo se è un figlio ad occuparsene o costi per una badante. Di più. Di questi seimila nuclei che hanno familiari in condizione di cronicità, duemila non avranno diritto a nulla, neppure al contributo del Comune, considerato che in base all Isee non potrebbero usufruirne. Le previsioni sono del Comune di Torino e per tutto il Piemonte i numeri potrebbero lievitare fino a superare le 10 mila famiglie. Una preoccupazione nei mesi scorsi condivisa anche dal vicepresidente dell Ordine dei medici, Guido Giustetto, e dalla Fimmg regionale. L allarme, a quattro mesi dalla fine dell anno, arriva adesso dalle associazioni che da anni si occupano della tutela dei malati cronici e non autosufficienti: il Csa (Coordinamento sanità e assistenza), la Fish (Federazione italiana superamento dell handicap) e la Consulta per le persone in difficoltà. Contro le delibere approvate dal centrodestra sull assistenza (nuove tariffe, penalizzanti valutazioni sui livelli di gravità dei pazienti) nei mesi scorsi enti gestori, Anci e associazioni non hanno esitato a rivolgersi al Tar. La Regione ha contrattaccato facendo ricorso al Consiglio di Stato che si pronuncerà il 13 novembre. Ma, fuori della conflittualità giudiziaria, il problema è serio perché coinvolge molte famiglie che devono far fronte a condizioni economiche spesso soffocanti, una condizione che può condurre dritto alla povertà. Intanto le liste d attesa sono bibliche: 32 mila anziani attendono un inserimento in Rsa o un assegno di cura, per il quale passano spesso anche 3 o 4 anni. «Quasi tutti i malati più gravi muoiono prima di vedere un euro», chiarisce Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione promozione sociale. Di qui l appello all assessore alla sanità Antonio Saitta, che le associazioni incontreranno il 12 settembre: «Bene ha fatto l assessorato a fermare la delibera sui budget ai privati, ma lo stesso dovrebbe accadere per queste delibere sulla non autosufficienza. Serve un nuovo progetto complessivo che parta dalla tutela del diritto alla salute», aggiunge Breda. Il neo presidente del Consiglio regionale Mauro Laus ha incontrato le associazioni e annuncia di voler fissare un consiglio In Piemonte il problema coinvolge 10mila famiglie mentre 32mila anziani aspettano un sostegno aperto che affronti la questione a 360 gradi. Nella prossima seduta di Palazzo Lascaris sarà subito discussa una sua mozione che recepisce la proposta e l iniziativa del Friuli Venezia Giulia e di Debora Serracchiani: sollecitare il governo e sottrarre dal calcolo del nuovo Isee l indennità di accompagnamento. «Prima di ragionare di risorse, la sanità piemontese deve dimostrare ai malati e alle loro famiglie di voler riconoscere il problema, magari predisponendo un piano straordinario delle liste d attesa», dice Laus, il quale chiama in causa anche i parlamentari piemontesi che, com è già accaduto nel caso del pressing sulle infrastrutture, potrebbero fare squadra ai tavoli locali per sostenere l azione di Saitta. RIPRODUZIONE RISERVATA

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