COMUNE DI SASSUOLO PROVINCIA DI MODENA P S C PIANO STRUTTURALE COMUNALE IN FORMA ASSOCIATA DEI COMUNI DI FIORANO MODENESE E SASSUOLO

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1 COMUNE DI SASSUOLO PROVINCIA DI MODENA P S C PIANO STRUTTURALE COMUNALE IN FORMA ASSOCIATA DEI COMUNI DI FIORANO MODENESE E SASSUOLO ADOZIONE: Del. C.C. n.66 del APPROVAZIONE: Del. C.C. n del RELAZIONE GEOLOGICA: SCHEDE DESCRITTIVE GIUGNO 2006

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3 COMUNE DI SASSUOLO PROVINCIA DI MODENA P S C PIANO STRUTTURALE COMUNALE IN FORMA ASSOCIATA DEI COMUNI DI FIORANO MODENESE E SASSUOLO ADOZIONE: Del. C.C. n.66 del APPROVAZIONE: Del. C.C. n del RELAZIONE GEOLOGICA: SCHEDE DESCRITTIVE GIUGNO 2006 Il Sindaco L Assessore all Urbanistica Il Segretario Comunale Graziano Pattuzzi Giancarlo Diamanti Alfio Sapienza Progettista responsabile: Ufficio di Piano intercomunale: Roberto Farina (OIKOS Ricerche) prima fase:lucia Bursi (Comune di Sassuolo) seconda fase: Carlo Mario Piacquadio (Comune di Sassuolo) Bruno Bolognesi (Comune di Fiorano Modenese) Consulenti delle Amministrazioni Comunali per il progetto di PSC e RUE: Giorgio Gasparini, Antonio Rossi (Arkigeo Aspetti Geologici)

4 STUDIO GEOLOGICO AMBIENTALE A R K I G E O di Gasparini Dott. Geol. Giorgio Via S. Martino BASTIGLIA (MO) Tel. /Fax : «arkigeo@libero.it» C.F.: GSP GRG 54M14 A959S P. I.V.A.: DOTT. PROF. A. ROSSI Geologo Via della Pomposa N MODENA PIANO STRUTTURALE COMUNALE COMUNE DI SASSUOLO (MODENA) INDAGINE GEOLOGICA RELATIVA ALLA VALUTAZIONE STRATEGICA PREVENTIVA INERENTE GLI AMBITI DEL PIANO STRUTTURALE COMUNALE 1. PREMESSA Nell ambito della redazione del Piano Strutturale Comunale, redatto in forma associata dai Comuni di Fiorano Modenese e Sassuolo, su incarico del Comune di Sassuolo e d intesa con il tecnico progettista Arch. Farina, si è provveduto alla stesura della presente relazione inerente l indagine di approfondimento geologico nelle aree definite (All. n. 1) come: AR Ambiti da riqualificare; AN Ambiti per nuovi insediamenti; PF Ambiti con caratteristiche di poli funzionali; APS Ambiti Specializzati per Attività produttive. Sono state eseguite ricerche bibliografiche e rilevamenti geologico-geomorfologici di dettaglio. Le verifiche e le analisi sono state condotte facendo riferimento alla normativa vigente, più in particolare alle norme dettate da: D.M , Circolare LL. PP n , Circolare Regionale n dell , L. 64/74; Pag. 1

5 D.M , L.R. 35/84 e s.m.i, LR 20/2000 e s.m.i., Del. di G.R , NTA del PTCP della Provincia di Modena, Del. di C. P. n. 213/2000, NTA del PAI del bacino del fiume PO. Il Comune di Sassuolo è incluso nell elenco dei comuni sismici classificati in zona 2 dall Allegato n. 1 alla Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 20 marzo 2003 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per la costruzione in zona sismica. Sono stati analizzati gli aspetti generali inerenti geologia, geomorfologia, geotecnica, idrogeologia e stabilità delle aree occupate dai differenti ambiti e di un loro intorno significativo, tenendo conto delle trasformazioni previste e descritte nelle Schede specifiche allegate alle norme del P.S:C. Per gli aspetti geologici generali si è fatto riferimento anche all indagine geologica prodotta nell ambito degli studi eseguiti per la definizione del Quadro Conoscitivo Preliminare del PSC. 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Il territorio del Comune di Sassuolo si colloca nella parte occidentale della Provincia di Modena, nella zona di transizione tra la Prima Quinta Collinare e l alta pianura e più in particolare allo sbocco del F. Secchia in pianura (All. nn. 1 e 2). Le quote sul livello del mare sono comprese tra i circa 65 m della pianura e gli oltre 400 m della collina. La gran parte degli ambiti del PSC si trovano nella zona del capoluogo o comunque in aree di pianura. Solo alcuni di essi si collocano in territori collinari o di transizione tra collina e alta pianura (All. nn. 1 e 2). 3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO 3.1. Geologia Il territorio del Comune di Sassuolo nella sua parte collinare è caratterizzato dalla presenza di un substrato formato da rocce di età diversa compresa tra il Cretaceo ed il Pleistocene (Gasperi et al., 1989) di ambiente prevalentemente marino, anche se vi sono alcuni termini continentali o di transizione (All. n. 2). 1 S.m.i. Pag. 2

6 L alta pianura è caratterizzata invece da sedimenti di ambiente continentale, databili al periodo compreso tra il Pleistocene medio-superiore e l Attuale (Gasperi et al., 1989) (All. n. 2). Il territorio comunale è pertanto suddivisibile, dal punto di vista litologico e morfologico, in due parti distinte: a) l alta pianura e la valle del F. Secchia; b) la collina. Nella zona del capoluogo queste due aree sono separate da una fascia nella quale si realizza un brusco cambiamento sia di altitudine sia di composizione litotologica del primo substrato. In quest area il passaggio tra questi due settori si pone all incirca in corrispondenza dell allineamento Sassuolo-Spezzano-Fiorano, coincidendo sostanzialmente con il tracciato della vecchia Strada Statale n. 467 (All. n. 2). Tale limite è marcato da un brusco calo di acclività in senso sud-nord evidenziato da un versante che in più punti passa da molto inclinato a poco inclinato (1-2 o anche meno) su di una distanza di poche decine di m. Detto limite morfologico superficiale corrisponde ad una struttura geologica di importanza regionale denominata faglia flessura di Sassuolo da Gasperi et al., (1989) o Fronte di Castelvetro da Rossi et al. (2002). Questa struttura tettonica è individuabile sulla base sia di dati morfologici sia di dati Geologici (Gasperi et al., 1989). Dal confronto delle stratigrafie di pozzi per acqua si evince infatti che nel settore meridionale a ridosso della collina lo spessore di sedimenti di ambiente continentale del Quaternario è relativamente limitato, dell ordine della decina di metri, se paragonato con lo spessore degli analoghi e coevi sedimenti posti poco più a nord dove risulta essere di diverse decine di metri (Gasperi et al., 1989). La faglia, inoltre, affiora dubitativamente nell alveo del Secchia poco a valle del ponte di Veggia, in sinistra idraulica (lato reggiano) dove pone in contatto i terreni delle Argille azzurre plioceniche (Argille del T. Tiepido) con i depositi clastici continentali dell unità di Ca di Sola. La citata Faglia flessura di Sassuolo costituisce pertanto una struttura neotettonica che ha condizionato la deposizione dei sedimenti fluviali determinando un abbassamento del settore settentrionale, relativamente a quello meridionale, dell ordine di circa 70 m (Gasperi et al., 1989). Secondo quanto riportato da Gasperi et al. (1989) la Faglia flessura di Sassuolo sarebbe stata attiva all incirca fino al Pleistocene superiore, essa infatti non sembra dislocare i terreni dell unità di Vignola. Pag. 3

7 La faglia in parola è classificata come sovrascorrimento attivo sepolto nella Carta Sismotettonica dell Emilia-Romagna (RER, CNR, 2003) (All. n. 4) Litostratigrafia Seguendo il quadro stratigrafico e la nomenclatura della Carta Geologica di Gasperi et al. (1989) nonché la nomenclatura utilizzata nella Carta Geologica dell Appennino emiliano-romagnolo prodotta a cura della Regione Emilia-Romagna è possibile sintetizzare nello schema cronostratigrafico di cui alla tabella n. 1 le unità presenti nella parte del territorio comunale all interno della quale s individuano gli ambiti del PSC. Sigla dell'unità Nome dell'unità Età 1a Depositi terrazzati negli alvei attuali Attuale 2a, 3a, 4a Unità dei conoidi d'acqua minori Neolitico-XX secolo 2b, 3b, 4b Unità dei corsi d'acqua principali Neolitico-XX secolo 6a Unità di Maranello Pre-neolitico 7 Unità di Vignola Pleistocene superiore 9 Unità di Ubersetto Plaistocene medio 10 Unità di Cà di Sola Pleistocene inferiore-medio 11 Sabbie di Castelvetro Pleistocene inferiore 12 Argille del T. Tiepido Pliocene superiore-pleistocene inferiore FCO Formazione a Colombacci Messianiano TER Formazione del Termina Tortoniano-Messiniano inferiore? PAT Formazione di Pantano Burdigaliano-Langhiano ANT Formazione di Antognola Oligocene superiore-acquitaniano RAN Formazione di Ranzano Oligocene inferiore MMP Marne di Monte Piano Eocene superiore MVF Melange della Val Fossa Eocene inferiore-medio AVI Argille di Viano Maastrichtiano-Paleocene MCS Flysch di Monte Cassio Cretaceo superiore AVV Argille varicolori Cretaceo Tabella 1. Schema cronostratigrafico delle unità litostratigrafiche affioranti nella parte di territorio comunale dove sono ubicati gli ambiti del PSC. Le sigle numeriche sono le stesse di quelle riportate nella Carta Geologica di Gasperi et al. (1989) riprodotta per estratto all All. n. 2. Le sigle alfabetiche sono riprese dalla Carta Geologica dell Appennino emiliano-romagnolo alla scala 1: prodotta dalla Regione Emilia-Romagna Unità litostratigrafiche Nella descrizione delle unità litostratigrafiche che costituiscono il substrato delle aree dove si collocano gli ambiti del PSC si seguirà l ordine stratigrafico dal basso verso l alto utilizzato nello schema cronostratigrafico di cui alla tabella n Argille varicolori (AVV) Le argille varicolori sono un unità a dominante argillosa data da peliti varicolorate (rosse, viola, verdi, nere e grigie) che inglobano resti di strati centimetrici Pag. 4

8 di arenarie torbiditiche grigio scure o brunastre e di marne biancastre. Dal punto di vista macroscopico sono date da alternanze di strati argillosi varicolori, ripiegati, allungati e distesi nelle tre dimensioni, tanto da assumere una struttura caotica in cui la stratificazione non è ben distinguibile per grandi volumi d affioramento (struttura a blocchi in pelite: Bettelli et al., 1996). Alla scala decametrico-ettometrica le bande varicolori appaiono grossolanamente isoorientate e definiscono una sorta di struttura penetrativa, di origine tettonica, denominata foliazione o stratificazione tettonica (Bettelli et al., 1996) Flysch di Monte Cassio (MCS) Il Flysch di Monte Cassio è un'unità torbiditica (Flysch ad elmintoidi) formata da sequenze ritmiche di strati e banchi (spessore da decimetrico a plurimetrico) di arenarie torbiditiche calcareo marnose, alternati a livelli di peliti nerastre. Localmente sono presenti pacchi sottilmente stratificati dati dall alternanza di marne, argilliti nerastre e torbiditi calcareo-marnose. Il Flysch di Monte Cassio affiora nell alveo del F. Secchia, a valle della traversa di Castellarano dove gli strati della Formazione presentano una giacitura subverticale, o comunque molto inclinata. L unità inoltre costituisce il substrato roccioso sul quale è in parte impostato il terrazzo morfologico sul quale sorge l abitato di San Michele dei Mucchietti (All. n. 2) Argille di Viano (AVI) L unità affiora estesamente lungo l alveo del Secchia a seguito del fenomeno di erosione accelerata innescato per il crollo dello sbarramento di San Michele dei Mucchietti, avvenuto nell autunno Durante i sopralluoghi condotti nell area all intorno dell Ambito AN.1b sono stati inoltre osservati affioramenti di rocce argillose che litologicamente presentano molte affinità con le Argille di Viano o con le Marne di Monte Piano con le quali spesso l unità può essere confusa. Nelle Argille di Viano si distinguono due membri: il membro calcareo-marnoso e il membro delle Argille di Viano p.d. Il primo è formato da sequenze torbiditiche, da medie a sottili, arenaceo-pelitiche e calcilutitico-marnose fittamente stratificate; il secondo è invece dato prevalentemente da argille siltose grigio verdi, nerastre e rosate. Pag. 5

9 Melange della Val Fossa L unità è formata da brecce argillose poligeniche. Si tratta di rocce a dominante pelitica che inglobano frammenti rocciosi eterometrici e litologicamente eterogenei, interpretabili come dovuti al deposito di colate di fango sottomarine (Bettelli et al., 1989c) Marne di Monte Piano L unità presenta notevoli analogie litologiche con le Argille di Viano p.d. tanto che possono risultare difficili da distinguere esclusivamente su base litologica. Si tratta infatti di argille e marne di colore rosato o, più subordinatamente, rosato verdastre. Data la difficoltà di distinzione dalle Argille di Viano, alcuni affioramenti osservati nelle vicinanze dell abitato di San Michele dei Mucchietti, attribuiti dubitativamente a tale Formazione potrebbero in realtà appartenere alle Marne di Monte Piano Formazione di Ranzano Si tratta di una formazione litologicamente eterogenea data in prevalenza da torbiditi arenacee. Al suo interno si distinguono comunque diverse litozone (arenacea, arenaceo-pelitica, arenaceo-conglomeratica, pelitica, ecc.). Chiare esposizioni dell unità sono presenti lungo l alveo del F. Secchia poco più a nord di San Michele dei Mucchietti Formazione di Antognola (ANT) L unità è data da marne e marne argillose di colore grigio verdognolo, omogenee o malamente stratificate. Al tetto sono presenti marne selciose e marne scheggiose silicizzate che di recente sono state elevate al rango di formazione (F. di Contignaco). All interno della Formazione si distinguono inoltre altri membri tra i quali i più significativi per estensione e spessore sono dati dalle Arenarie di Anconella (arenarie calcaree torbiditiche) e dal Melange della Val Tiepido-Canossa (brecce argillose poligeniche). Affioramenti dubitativamente attribuiti alla Formazione di Antognola sono presenti poco a nord est dell abitato di San Michele dei Mucchietti (All. n. 2). Pag. 6

10 Formazione di Pantano (PAT) Si tratta di un unità litostratigrafica recentemente promossa al rango di formazione facente parte del Gruppo di Bismantova (Bettelli et al., 2002) che in passato era considerata un membro della Formazione di Bismantova. Essa è formata principalmente da arenarie fini siltose di colore grigio, grigio biancastre se alterate, con strutture sedimentarie e la stessa stratificazione mal distinguibili o spesso bioturbate. Essa affiora in varie località dell Appennino modenese e anche della collina sassolese (All. n. 2) Formazione del Termina (TER) La Formazione del Termina è un unità litostratigrafica litologicamente eterogenea suddivisa in diversi membri e litozone. Essa costituisce il substrato roccioso dell area all intorno di Montegibbio e pertanto dell Ambito AR.3c (All. n. 2). Tra le litozone più estesamente diffuse si ricordano: la litozona Arenaceoconglomeratica, la litozona arenaceo-marnosa, la litozona arenacea ed il melange di Montebaranzone-Montardone, tutte affioranti nell area all intorno di Montegibbio Formazione a Colombacci (FCO) Affiora parzialmente nell alveo del F. Secchia e poco a est di Montegibbio. L unità è data in prevalenza da depositi argillosi, ghiaie e ghiaie argilloso-sabbiose. Nella Carta Geologica di Gasperi et al. (1989) è denominata unità di Gozzano (All. n. 2) Argille del T. Tiepido (12) L unità corrisponde alla ben nota Formazione delle Argille azzurre o Argille grigio-azzurre che costituisce i primi rilievi collinari del versante nord orientale dell Appennino, dall Emilia fino all Abruzzo. Dal punto di vista litologico la formazione è data da argille e argille marnose di colore grigio alle quali si intercalano livelli, strati e corpi sabbiosi. Il contenuto in fossili è abbondante e spesso sono presenti orizzonti quasi completamente formati da resti di macrofossili. L unità costituisce il substrato di quasi tutto il settore collinare del territorio comunale. Essa non affiora nell area dove ricadono gli ambiti del PSC, ma è probabilmente presente in profondità: a circa 5-8 m nella zona ovest del capoluogo, ad almeno m nella zona centro orientale del capoluogo, a profondità superiori nel sottosuolo dei restanti ambiti di pianura. Pag. 7

11 Sabbie di Castelvetro (11) Corrisponde alle così dette Sabbie Gialle affioranti soprattutto nella zona collinare dell Appennino bolognese e romagnolo. L unità è formata da sabbie e da ghiaie di colore giallastro. Nel territorio studiato affiora dubitativamente nell alveo del F. Secchia a valle del Ponte che collega Sassuolo con Veggia. Essa probabilmente si trova nel sottosuolo della zona centro orientale del capoluogo a profondità inferiore ai m, ma non è escluso che sia presente a profondità superiori anche più a nord della vecchia S.S Unità di Ca di Sola (10) È formata da depositi ghiaiosi e conglomerati alternati a banchi di argille giallastre e a sabbie che nell insieme rappresentano i sedimenti di ambiente continentale più antichi dell alta pianura modenese. L unità è datata al Pleistocene medio (Gasperi et al., 1989) e si appoggia in discordanza sulle unità marine pliopleistoceniche, essa è stata coinvolta nelle dislocazioni neotettoniche legate ai movimenti lungo la Faglia flessura di Sassuolo. Essa affiora principalmente lungo l alveo del F. Secchia tra il ponte che collega Sassuolo con Veggia ed il nuovo ponte della strada pedemontana. Nella pianura sassolese l unità è spesso individuabile nel sottosuolo, dove si ritrova anche a diverse decine di m di profondità, ricoperta dai depositi continentali più recenti Unità di Ubersetto (9) Si tratta di depositi dei conoide fluviali pedomontani formati da ghiaie e ciottoli eterometrici in scarsa matrice. I ciottoli sono spesso a contatto tra di loro e localmente si riscontra una debole cementazione. L unità affiora nell alveo del Secchia a valle del ponte che collega Sassuolo con Veggia (All. n. 2) o altrimenti è ricoperta dai depositi continentali più recenti Unità di Vignola (7) Dal punto di vista litologico l unità è data da ghiaie ad elementi arrotondati da centimetrici a pluridecimetrici in matrice limosa. Essa è subaffiorante in varie zone all intorno di Sassuolo (All. n. 2) oppure è presente nel sottosuolo dell alta pianura sassolese a profondità variabile da pochi m a circa una decina. Pag. 8

12 Unità di Maranello (6a) L unità è formata principalmente da limi sabbiosi e/o argillosi che costituiscono i conoidi o i depositi infravallivi terrazzati di alcuni fossi minori posti nelle immediate vicinanze di Sassuolo (All. n. 2) Pianura alluvionale(5a, 5b, 5c) Si tratta di sedimenti normalmente argillosi e/o limosi, depositati dai corsi d acqua principali o secondari nelle aree di interconoide, durante l Olocene (All. n. 2). I sedimenti sono coevi a quelli dell Unità dei corsi d acqua principali e dell unità dei corsi d acqua minori descritte ai punti seguenti e Unità dei corsi d acqua principali (2b, 3b, 4b) Sono date dai depositi grossolani prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi del fiume Secchia che formano gli ampi terrazzi fluviali che si delineano lungo il fiume (All. n. 2) Unità dei corsi d acqua minori (2a, 3a, 4a) Si tratta in prevalenza di sedimenti fini (argille, limi e sabbie) depositati alla base dei primi rilievi collinare da parte di corsi d acqua minori che hanno costruito nel tempo apparati di conoide a forma appiattita, talora anche molto estesi come avviene nel vicino comune di Fiorano Modenese (All. n. 2) Depositi terrazzati negli alvei attuali (1a) Corrispondono ai depositi fluviali attuali che vengono sommersi solamente durante le piene. Essi sono incisi e terrazzati e delimitano l alveo di magra del F. Secchia. Si tratta di terreni a composizione prevalentemente ghiaiosa e ciottolosa con matrice, subordinata, di tipo limoso che affiorano nell alveo del F. Secchia Idrogeologia Dal punto di vista idrogeologico nell alta pianura modenese si distinguono almeno 3 sistemi deposizionali suscettibili di ospitare acquiferi importanti: il conoide del Secchia, il conoide del Panaro ed il sistema dei conoidi dei corsi d acqua minori tra i quali si possono ricordare (il T. Fossa, il T. Tiepido ed il T. Guerro). Una buona parte del territorio comunale di Sassuolo si colloca nel settore di pertinenza del conoide del F. Secchia, mentre il settore di pianura posto al confine Pag. 9

13 con Fiorano si situa nell area di passaggio tra il conoide del Secchia ed il sistema dei conoidi dei corsi d acqua minori (R. Corlo, R. Chianca e T. Fossa). Tutti questi apparati sedimentari locali del Pleistocene-Olocene fanno parte del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola (BIPER) (Regione Emilia- Romagna, ENI-AGIP, 1998), che è formato da tutte le unità stratigrafiche che costituiscono il sottosuolo della pianura emiliano-romagnola. La zona pedecollinare rappresenta una delle principali aree di alimentazione del BIPER nel settore modenese in quanto è spesso sede, in superficie, di terreni grossolani a permeabilità relativamente elevata rispetto alla media e bassa pianura. Inoltre, nell area pedecollinare affiorano tutte le unità idrostratigrafiche principali potenzialmente acquifere che costituiscono il BIPER e tra le quali sono comprese anche quelle indicate nella Carta Geologica riportata per estratto nell All. n. 2. Nel sottosuolo della pianura emiliano-romagnola s individuano almeno 3 gruppi acquiferi denominati con le lettere A, B e C, ciascuno separato da importanti orizzonti a bassa permeabilità e in ciascuno dei quali è possibile distinguere singoli complessi acquiferi (A1, A2, A3, ecc.) separati da orizzonti acquitardi (Regione Emilia-Romagna, ENI-AGIP, 1998). All interno del Gruppo Acquifero A sono compresi i terreni appartenenti alle unità litostratigrafiche individuate, nello schema di tabella 1 e nella carte di cui all All. n. 2, con i numeri dall 1 al 9 e di parte dell unità n. 10 (unità di Ca di Sola). Nel Gruppo Acquifero B sono compresi gran parte dei terreni appartenenti all unità di Cà di Sola, mentre nel Gruppo Acquifero C sono compresi i terreni riferibili alle Sabbie di Castelvetro. Le Argille del Torrente Tiepido, nell area in studio, costituiscono l acquitardo che delimita la base del BIPER. In sintesi, quindi, il sottosuolo della pianura di Sassuolo è formato in prevalenza da potenti corpi costituiti da materiali grossolani (ciottoli, ghiaie e sabbie) riferibili agli apparati del conoide del F. Secchia ai quali si intercalano orizzonti meno permeabili limo-argillosi il cui spessore tende ad aumentare verso est, mentre a cavallo dell alveo attuale del F. Secchia si riscontra una maggiore continuità verticale tra sedimenti grossolani. Tale articolazione del sottosuolo comporta l esistenza di una struttura idrogeologica alquanto complessa. Nelle aree a ridosso del F. Secchia si individua una sorta di acquifero monostrato a minor grado di compartimentazione, essendo gli orizzonti ghiaiosi di spessore plurimetrico fino a pluridecametrico, mentre appaiono subordinati gli spessori degli orizzonti acquitardi, che comunque sono presenti a diverse profondità. Spostandosi verso est, verso il territorio fioranese e formiginese Pag. 10

14 l architettura idrogeologica del sottosuolo tende a complicarsi maggiormente, essendo formata da orizzonti acquiferi distinti che si alternano a livelli impermeabili, o quanto meno poco permeabili. Si individuano pertanto diverse falde idriche i cui rapporti reciproci sono di difficile definizione. Molto spesso i pozzi captano più di una falda e pertanto i livelli misurati in essi non sono riferibili ad un particolare orizzonte saturo, ma esprimono un valore mediato su più falde idriche. Le carte che descrivono quindi l andamento della superficie piezometrica o della soggiacenza (All. n. 3: ARPA, 2001) sono riferite ad una condizione mediata e non ad una vera e propria superficie fisica. Se si considera comunque questo dato mediato (All. n. 3) se ne evince che nel sottosuolo della pianura di Sassuolo, al confine con Fiorano e Formigine, è presente un acquifero con falda semiconfinata e con livello piezometrico relativamente basso rispetto le quote della superficie topografica (All. n. 3). I valori della soggiacenza sono infatti spesso superiori ai m rispetto al piano campagna (All. n.3). Non si esclude tuttavia la possibilità che nel primo sottosuolo vi siano falde freatiche o confinate sospese caratterizzate da valori di soggiacenza relativamente bassi (inferiori a 5-10 m dal p.c.). Nella fascia adiacente al F. Secchia e larga circa 1 Km posta a sud del ponte che collega il capoluogo con Veggia si individua un acquifero con falda freatica dello spessore di circa 6 m caratterizzato da valori di soggiacenza variabili stagionalmente da poco più di 1 m a oltre 4-5 m. In quest area infatti la stratigrafia del sottosuolo è semplifice, essendo data da uno spessore superficiale di sedimenti ghiaiosi e ciottolosi variabile da pochi metri fino a circa 5-6 m che appoggiano in discordanza sulle Argille del T. Tiepido del Pliocene. Tale situazione è identificabile, con alcune differenze non sostanziali, anche verso est 2 fino all altezza degli ambiti AR.2h (All. n. 2). Qui infatti ai depositi ghiaiosi (che presentano sempre uno spessore di circa 3-6 m e che sono attribuibili all unità di Vignola) si sovrappongono alcuni m di sedimenti limosi, limo-argillosi ed argillosi attribuibili all unità di Maranello (All. n. 2). All interno delle ghiaie sono comunque presenti acque di falda che presentano tuttavia valori di soggiacenza generalmente superiori agli 8-10 m. I rapporti del F. Secchia nei confronti della falda freatica, a sud di Sassuolo sono in generale di drenanza in quanto il fiume attualmente incide il substrato argilloso di base fino quasi all altezza del ponte per Veggia. 2 Comunque a sud del vecchio tracciato della S.S Pag. 11

15 Al contrario il fiume è sia alimentante che drenante a nord del ponte citato. Presso il capoluogo (Borgo Venezia) infatti, il fiume drena i depositi alluvionali più recenti che attualmente sono terrazzati a quote superiori rispetto l alveo attuale di magra tanto che localmente è visibile l appoggio delle ghiaie recenti sulle argille giallastre attribuibili all unità di Cà di Sola. Le acque fluviali, tuttavia, permeano e si infiltrano entro le ghiaie, i conglomerati e le sabbie attribuibili all unità di Cà di Sola e alle Sabbie di Castelvetro (Gruppo Acquifero C). Spostandosi ancora verso nord (oltre il ponte della strada pedemontana) il fiume tende ad alimentare anche gli acquiferi presenti non solo entro i sedimenti grossolani del Pleistocene inferiore e medio, ma anche i terreni più recenti Geomorfologia Come già accennato la maggioranza degli ambiti del PSC si collocano nei pressi del capoluogo, nell alta pianura modenese o lungo la valle del Secchia. Solamente uno di essi (AR(S-F) (All. n. 2) ricade nella fascia di passaggio tra collina ed alta pianura, mentre altri due ambiti (AN.1b ed AR.3c) si trovano in aree prettamente collinari. Come già accennato, nel territorio sassolese si possono distinguere almeno due insiemi di paesaggi geomorfologici: di Pianura prettamente localizzati nell area nord del territorio comunale e lungo la fascia a ridosso del F. Secchia che si delinea dal confine sud, con Prignano fino al confine nord, con Modena. In pianura si collocano pressoché quasi tutti gli ambiti del PSC (All. nn. 1 e 2); di Collina, individuabili sostanzialmente nella zona a sud est del capoluogo dove vanno a collocarsi due ambiti del PSC: AN.1b e AR.3c (All. nn. 1 e 2). È possibile poi definire una zona di passaggio, nei pressi del capoluogo, tra collina e pianura, nella quale è collocato l ambito AR(S-F). Da sottolineare che tale settore intermedio, a sud di Sassuolo, non è praticamente definito essendo il passaggio tra valle del Secchia e rilievi collinari, molto brusco, tanto che localmente è rimarcato da scarpate, anche subverticali, con dislivelli di diverse decine di metri Pianura L assetto morfologico dell area di pianura e della valle del F. Secchia è caratterizzato da valori acclività molto bassi diretti verso i quadranti settentrionali e mediamente inferiori a 1. Pag. 12

16 Solo localmente si riscontrano pendenze maggiori soprattutto in corrispondenza delle scarpate subverticali che delimitano verso fiume i terrazzi fluviali principali. La morfologia generale dell area è quindi caratterizzata da estese aree subpianeggianti o poco acclivi, allungate in senso sud-nord, (All. n.2). Nella zona SE del capoluogo la morfologia si fa leggermente più acclive per la presenza di almeno due apparati di conoide riferibili a corsi d acqua minori (All. n. 2: unità di Maranello). Queste forme oloceniche, in parte coalescenti, si sovrappongono ai depositi di ambiente continentale più antichi, ricoprendoli. La presenza di tali morfosculture è percettibile sul terreno, soprattutto in corrispondenza delle strade di quartiere evidentemente in salita se percorse da NO verso SE Collina L area collinare è caratterizzata da una certa varietà di sistemi morfologici e morfosculture. In generale sono presenti versanti con acclività contenuta entro i 20. Localmente, tuttavia, si individuano anche rupi e scarpate subverticali. Le acque incanalate e la forza di gravità sono gli agenti modellatori principali. Sono infatti presenti numerose forme di erosione (calanchi, fossi di ruscellamento, ecc.) e di instabilità (frane e smottamenti). Nella parte occidentale della zona collinare, a ridosso della valle del Secchia, s individuano inoltre numerose ed ampie superfici subianeggianti interpretabili come terrazzi fluviali tardo pleistocenici, attualmente svincolati dall ambito di pertinenza fluviale essendo posti a quote anche superiori di 50 m rispetto l alveo attuale e delimitate verso fiume da versanti o scarpate alte diverse decine di metri Zona di transizione tra collina e alta pianura L area sudorientale del capoluogo occupa la fascia di passaggio tra alta pianura e Prima Quinta Collinare. I versanti presentano pendenze generalmente comprese tra 5 e 15 localmente, tuttavia, si individuano settori con acclività più elevata Sismicità Come già accennato nella premessa, il Comune di Sassuolo è incluso nell elenco dei comuni sismici classificati in zona 2 dall Allegato n. 1 alla Ordinanza Pag. 13

17 del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 20 marzo 2003 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per la costruzione in zona sismica. Al punto 3.1 della presente relazione si è già fatto cenno dell esistenza di un elemento geologico strutturale sepolto di importanza regionale denominato Faglia flessura di Sassuolo da Gasperi et al., 1989 o Fronte di Castelvetro da Rossi et al. (2002). Questa struttura secondo Gasperi et al., (1989) non dislocherebbe i depositi ghiaiosi che formano l unità di Vignola e pertanto la sua attività con effetti prossimi alla superficie si sarebbe arrestata nel Pleistocene superiore. La Carta Sismotettonica della Regione Emilia Romagna (RER, CNR, 2003) (All. n. 4) annovera tuttavia la Faglia flessura di Sassuolo tra le strutture sepolte classificandola come sovrascorrimento attivo. La faglia attraversa il territorio comunale da ovest ad est localizzandosi sostanzialmente a cavallo del tracciato della vecchia S.S. n. 467 (All. nn. 2 e 4). Meccanismi focali di terremoti a dinamica compressiva, con direzione di raccorciamento principale orientata all incirca N-S o NNE-SSO e di magnitudo (secondo la scala di Richter) fino a 5-5,5, sono stati registrati con epicentro posto a pochi chilometri a NO e a S di Sassuolo (All. n. 4). L epicentro di un terremoto storico (5 giugno 1501) la cui magnitudo macrosismica è stata stimata attorno a 5-5,5 è stato poi localizzato pochi chilometri a SE di Sassuolo (All. n. 4). I cataloghi delle registrazioni sismiche riportano inoltre numerose registrazioni di terremoti, di magnitudo inferiore a 4 e con epicentri localizzati nell area all intorno di Sassuolo. I dati geologici e sismologici mettono quindi in evidenza come la zona pedecollinare, nella quale si inserisce anche il territorio qui considerato, sia da ritenere sismicamente attiva. L inclusione del Comune di Sassuolo, assieme ai vicini Comuni di Fiorano, Maranello e Formigine, nell elenco dei comuni sismici in zona 2, da parte della citata Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274, ribadisce tale condizione di sismicità relativamente più accentuata rispetto alla maggioranza dei Comuni modenesi i quali, con esclusione di Frassinoro e Pievepelago che erano già compresi tra i comuni classificati sismici prima dell emanazione dell ordinanza n. 3274, sono tutti inclusi tra i comuni classificati in zona 3 a minore sismicità rispetto la zona 2. 3 S.m.i. Pag. 14

18 4. AMBITI DEL PSC Come già ricordato in premessa gli ambiti del PSC sono raggruppabili in cinque categorie principali all interno delle quali si distinguono dei sottoinsiemi: AR Ambiti da riqualificare tra i quali si distinguono: AR(S-F) - da riqualificare di interesse sovracomunale; AR.1 - di riqualificazione diffusa-recupero urbano; AR.2 di trasformazione urbanistica; AR.3 - di riqualificazione ambientale; AR* - costituiti da PUA approvati all atto dell adozione del PSC; AN Ambiti per nuovi insediamenti: AN.1 - di nuovo insediamento previsti dal PSC; AN.2 - previsti dal PRG vigente, convenzionati, in corso di attuazione; PF Ambiti con caratteristiche di poli funzionali; APS Ambiti Specializzati per Attività produttive industriali. Qui di seguito verranno affrontate le tematiche inerenti la geologia, la geomorfologia, gli aspetti litotecnici ed idrogeologici dei singoli ambiti del PSC. Per quanto riguarda la descrizione dettagliata delle trasformazioni urbanistiche previste per ciascun ambito si rimanda alle Norme del P.S.C. e più in particolare alle Schede relative agli ambiti: Sassuolo. Per tutti gli ambiti descritti qui di seguito nel capitolo 4. valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo 5. Conclusioni della presente Relazione. Per alcuni ambiti valgono anche le prescrizioni riportate in coda a ciascun paragrafo. Per un gruppo di ambiti che si collocano lungo l ideale prosecuzione verso ovest della faglia flessura di Sassuolo valgono anche le prescrizioni specifiche riportate nel capitolo finale 5. Conclusioni AMBITO DA RIQUALIFICARE DI INTERESSE SOVRACOMUNALE AR (S-F) - EX CISA CERDISA L Ambito AR (S-F) presenta una superficie molto vasta che si pone a cavallo del confine tra i Comuni di Sassuolo e di Fiorano e si estende dal versante nord dei primi rilievi collinari fino all alta pianura lungo una distanza di circa 1 Km (All. n. 1). Tutto questo settore è occupato da capannoni, magazzini, aree di stoccaggio all aperto ecc. ed è stato sede in passato di stabilimenti ceramici e magazzini. Attualmente diversi spazi sono utilizzati come depositi di materiale ceramico altri, invece, sono in disuso. L ambito è suddivisibile in due subambiti, nord e sud, separati dalla vecchia SS n Il subambito sud è completamente incluso all interno del territorio comunale di Sassuolo, mentre il subambito nord ricade sul confine tra Sassuolo e Fiorano. Pag. 15

19 Geologia. I dati inerenti le stratigrafia di alcuni sondaggi geognostici eseguiti all interno dell ambito e dei dati inerenti prove penetrometriche eseguite in area (All. n. 5a) hanno permesso di comprendere meglio la conformazione litostratigrafica del sottosuolo. Tali dati hanno inoltre consentito di verificare la presenza nel sottosuolo della Faglia flessura di Sassuolo di cui si è accennato ai punti 3.1 e 3.5 della presente relazione (Figura 1). Figura 1 Ubicazione della traccia in superficie della Faglia flessura di Sassuolo inferita sulla base delle stratigrafie di alcuni sondaggi geognostici e di pozzi per acqua. Si è preso come orizzonte di riferimento il tetto delle Argille Plioceniche (Argille del T. Tiepido) oppure delle Sabbie di Castelvetro (individuate in un solo sondaggio). A sud della traccia di faglia i depositi marini del Pliocene-Pleistocene inf. sono stati individuati ad una profondità di circa 15 m dal p.c.; a nord, invece, le unità marine non sono state localizzate nonostante i sondaggi spinti anche a 30 m dal p.c. o i pozzi profondi oltre 50 m. Dal punto di vista litostratigrafico (Figura 2) il primo sottosuolo dell Ambito AR(S-F) è riferibile alle unità 4a, 5b e 6a di cui all All. n. 2. Si tratta generalmente di terreni limosi, limo-argillosi ed argillosi di colore grigio-nocciola di spessore variabile tra 8-9 m, nella zona meridionale del subambito sud 4, e 3-3,5 m, nella zona nord. Al di sotto di questi terreni si rinvengono depositi ghiaiosi ad elementi da pluricentimetrici fino decimetrici in matrice limo-sabbiosa riferibili all unità di Vignola 4 Nel Comune di Sassuolo. Pag. 16

20 che presentano spessore variabile da circa 1,5 m, all estremità meridionale del subambito sud, a circa 10 m presso il margine nord del subambito settentrionale 5. Scendendo in profondità, al di sotto dei depositi ghiaiosi, si rileva una forte discrepanza nei dati stratigrafici che si differenziano in maniera sostanziale nel settore sud rispetto al settore nord con limite posto grossomodo in coincidenza della SS n. 467, anche se in pianta il limite tende ad avere un andamento serpeggiante che passa al di là e al di qua della strada (Figura 1). Figura 2 Colonne litostratigrafiche tipo inerenti il primo sottosuolo dell area dell ambito AR(S-F). Nel settore sud, in territorio sassolese (Figura 2), le Ghiaie dell unità di Vignola appoggiano in discordanza angolare sulle argille grigie plioceniche (Argille del T. Tiepido) o, più raramente, sulle Sabbie Gialle (Sabbie di Castelvetro). Nel settore settentrionale, invece, i sondaggi hanno individuato al di sotto delle ghiaie dell unità di Vignola un orizzonte pedogenizzato bruno rossastro, limoso o argillosolimoso, di spessore variabile da pochi decimetri ad alcuni metri, oltre il quale sono presenti altre ghiaie di spessore plurimetrico, di colore giallastro, probabilmente riferibili all Unità di Ubersetto oppure, in subordine, all unità di Cà di Sola. Questa forte discrepanza in senso S-N nella stratigrafia del sottosuolo è poi maggiormente accentuata se invece di fare riferimento alla profondità rispetto al p.c. si considerano le quote relative s.l.m. del subambito meridionale che è morfologicamente posto più in alto, tanto che il dislivello totale tra il p.c. dei settori punti estremi dell intero ambito (da S a N) supera i 20 m. 5 I dati non consento di verificare se lo spessore di oltre 10 m di ghiaie individuato nella zona nord dell ambito a partire dalla profondità di circa 3-4 m dal p.c. sia ascrivibile completamente all unità di Vignola. Non è escluso che il sondaggio a rotazione non abbia messo chiaramente in evidenza la presenza del suolo posto al tetto dell unità di Ubersetto e che la separa dalla soprastante unità di Vignola. In tal caso parte degli oltre 10 m di ghiaia sarebbe da riferire all unità di Ubersetto. Pag. 17

21 I dati stratigrafici (Figura 2) evidenziano quindi chiaramente come nel settore nord si sia avuto un maggiore accumulo di sedimenti continentali durante il Pleistocene, rispetto al settore sud che probabilmente si è trovato in condizioni subaeree per gran parte del Quaternario, vista la presenza delle sole ghiaie riferibili all unità di Vignola che appoggiano direttamente sulle argille plioceniche. Tale diversa evoluzione sedimentaria è da correlare con l attività neotettonica della Faglia flessura di Sassuolo che avrebbe determinato un abbassamento relativo del blocco settentrionale di circa 70 m (Gasperi et al., 1989) e che attraversa in senso ovest-est l intero ambito (Figura 1). Geomorfologia. La suddivisione dell ambito in due subambiti distinti non trova conferma solo nelle diverse caratteristiche litostratigrafiche riconoscibili nel sottosuolo. Anche dal punto di vista morfologico vi sono forti diversità. Il settore sud, in territorio sassolese, presenta una pendenza media dell ordine di 2-3. Il pendio naturale ha subito tuttavia forti modifiche artificiali (All. n. 5a). Il subambito sud è suddiviso infatti in due aree suborizzontali o comunque a bassa acclività separate da una scarpata (sostenuta da muri di edifici e da rampe carrozzabili) alti circa 6-7 m (All. n. 5a). Tale morfologia è stata raggiunta probabilmente attraverso interventi di sbancamento (a valle della scarpata) e di riporto (a monte della scarpata). Anche il settore nord è suddiviso in due grandi aree subpianeggianti separate da una scarpata artificiale (All. n. 5a). La sua pendenza naturale è comunque decisamente più contenuta e mediamente inferiore al grado. Tutto l ambito in oggetto assume quindi la forma di un ampia gradinata formata da estese superfici subpianeggianti o debolmente inclinate verso nord separate da scarpate artificiali e con i subambiti sud e nord anch essi separati da un dislivello di diversi m, interrotto da una striscia subpianeggiante coincidente con il tracciato della vecchia della SS 467 (All. n. 5a). Idrologia. Allo stato attuale e nonostante l enorme estensione occupata dall ambito in oggetto, non esiste un idrografia superficiale naturale. L originario reticolo idrografico naturale formato da fossi e rii minori, il cui tracciato è indicato nelle carte topografiche dell Istituto Geografico Militare risalenti agli anni 30 del XX secolo, allo stato attuale non è più riconoscibile. Il Rio La Fossetta, ed altri fossi minori, hanno subito nel tempo diversi interventi di deviazione, captazione e tombamento. Il così detto fosso di Fiorano scorre, all interno di tubazioni interrate, attraversando Pag. 18

22 dapprima da sud a nord il subambito meridionale in seguito devia verso est per portarsi all esterno dell ambito. Il drenaggio delle acque meteoriche è al giorno d oggi effettuato attraverso la rete fognaria interna. Idrogeologia. Come descritto in precedenza, il quadro litostratigrafico del primo sottosuolo dell ambito in studio risulta alquanto complesso e variabile soprattutto in senso sud-nord (Figura 2). Nel sottosuolo del subambito meridionale le Argille del Torrente Tiepido, che costituiscono la base impermeabile del così detto BIPER (Regione Emilia-Romagna, ENI-AGIP, 1998) descritto al punto n. 3.4 della presente relazione, sono state rinvenute in diversi sondaggi ad una profondità di circa m dal p.c. Al contrario nel subambito settentrionale si è riscontrato che le Argille plioceniche si collocano generalmente a profondità di diverse decine di m rispetto al p.c., al di sotto di una potente copertura sedimentaria di ambiente fluviale formata dall alternanza di orizzonti ghiaiosi ed orizzonti pedogenizzati limo-argillosi. Tali diversità stratigrafiche hanno effetti diretti anche sulla circolazione idrica delle acque sotterranee. Nel settore a sud della vecchia SS n. 467 si riscontra la presenza di un unico acquifero formato dalle ghiaie dell unità di Vignola e dalle Sabbie di Castelvetro (quando presenti) con base coincidente con le argille Plioceniche. Tale acquifero unico riunisce quindi tutti e tre i Gruppi Acquiferi A, B e C del BIPER (Regione Emilia-Romagna-ENI-AGIP, 1998) 6. Nel settore meridionale le acque superficiali, dove il piano campagna non sia stato impermeabilizzato, si infiltrano e scendono attraversando le ghiaie dell unità di Vignola e le Sabbie di Castelvetro, fino a che non raggiungono le Argille del Torrente Tiepido in corrispondenza delle quale si pone la base dell acquifero. La falda in quest area presenta valori di soggiacenza dell ordine dei m dal.p.c. Seguendo quindi il gradiente stratigrafico laterale (le argille plioceniche tendono ad approfondirsi verso nord) le acque di falda scendono verso nord dove, oltre la vecchia SS 467 l acquifero unico si suddivide in compartimenti distinti corrispondenti ai diversi orizzonti ghiaiosi, separati da orizzonti acquitardi 7. 6 Di fatto manca il Gruppo Acquifero B in quanto non sono presenti i depositi ghiaiosi e argillosi ascrivibili all Unità di Cà di Sola, mentre l unità di Vignola rappresenta qui il Gruppo Acquifero A, mentre le Sabbie di Castelvetro rappresentano il Gruppo Axcquifero C. 7 Qui si viene a delineare la suddivisione in Gruppi Acquiferi A, B e C, suddivisione che si accentua maggiormente procedendo in direzione nord verso la media pianura. Pag. 19

23 In questo settore l unità di Vignola spesso non ospita una falda ma tende a drenare verso il basso verso gli orizzonti permeabili più profondi, tanto che i livelli misurati nei pozzi per acqua si approfondiscono a valori di soggiacenza generalmente superiori ai m dal p.c. Le falde captate, inoltre, presentano caratteristiche di confinamento o semiconfinamento con salienza parziale all interno dei pozzi. Pertanto, mentre nel settore sud si riscontrano acque libere a profondità inferiore di 15 m, nel settore settentrionale i terreni che costituiscono i primi m del sottosuolo sono tendenzialmente drenati. Non si può tuttavia escludere l eventuale esistenza localizzata di falde sospese a bassa profondità dal p.c. Geotecnica. Come già descritto il primo sottosuolo dell ambito in studio è caratterizzato dalla presenza di alcuni m di limi e limi argillosi seguiti da un orizzonte plurimetrico di ghiaie (Figura 2). I terreni superficiali limosi e limo-argillosi, dal punto di vista geotecnico, presentano caratteristiche di resistenza dinamica alla punta 8 dell ordine di Kg/cm 2 e un certo grado di compressibilità. In generale sono indicati come terreni di sottofondazione per edifici non eccessivamente sviluppati in elevazione (alcuni piani). Le ghiaie sottostanti presentano invece ottime caratteristiche di resistenza e bassa compressibilità, qualità che le rendono ottimi terreni di sottofondazione. Considerazioni. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR (S-F). Per l ambito AR(S-F) valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione. Considerata la vastità dell ambito in parola e tenuto conto delle grandi trasformazioni urbanistiche previste nonché della collocazione dell ambito (a cavallo della zona di passaggio tra collina e pianura, caratterizzata da variazioni repentine della morfologia, della geologia e dell idrogeologia nonché della presenza di una struttura neotettonica sepolta ritenuta attiva) occorrerà in fase di definizione, progettazione e d attuazione osservare le seguenti prescrizioni specifiche: occorrerà provvedere alla realizzazione di un indagine di approfondimento geologica geotecnica e geognostica preliminare mirata per lo meno a: a) 8 Viene usata l unità del sistema pratico Kg/cm 2 e non l unità del Sistema Internazionale MPa in quanto ancora molto diffusa ed utilizzata dai software di elaborazione dei dati di prove penetrometriche. La conversione tra le due unità è espressa dalla seguente equazione 1 Kg/cm 2 = 0,1 MPa. Pag. 20

24 esecuzione di rilievo geologico-geomorfologico dell intera area di ambito (con rilievo anche delle morfologie di natura antropica) e con redazione di carta geologica, carta geomorfologica e carta litotecnica alla scala 1: Data la pressoché quasi completa assenza di affioramenti le unità litologiche potranno essere individuate anche attraverso la disamina critica delle notizie stratigrafiche disponibili da prove penetrometriche, pozzi e sondaggi di archivio, nonché dai dati scaturiti da indagini geognostiche originali. Particolare attenzione andrà prestata all individuazione di eventuali aree con presenza di materiali di riporto; b) esecuzione di indagini geognostiche, eventualmente coadiuvate da indagini di natura geofisica; c) definizione su tutto l ambito della litostratigrafia del sottosuolo, sia verticalmente sia lateralmente, (spessori e continuità dei diversi orizzonti con particolare riferimento ai primi 15 m di sottosuolo a partire dal p.c.); d) caratterizzazione geotecnica e/o geomeccanica della unità individuate nel sottosuolo; e) ricerca di eventuali strati formati da terreni suscettibili di liquefazione in condizioni sismiche o suscettibili di instabilità da terremoto; f) individuazione dei terreni e/o rocce più idonee come terreni di sottofondazione verificando la possibilità di evitare tutto il primo orizzonte superficiale di terreni prevalentemente limosi e limo-argillosi; g) caratterizzazione idrogeologica dei dettaglio: profondità degli orizzonti acquiferi principali, natura delle falde, soggiacenza ed escursione stagionale, piezometria; i) definizione della microzonazione sismica dell intera area di ambito con individuazione di eventuali strutture o terreni suscettibili di ingenerare effetti di amplificazione sismica locale o di instabilità da terremoto e dei limiti laterali tra unità litotecniche con caratteristiche marcatamente diverse; l edificazione non dovrà essere impostata in coincidenza di limiti fra unità litotecniche con caratteristiche marcatamente diverse; la fase di attuazione, eventualmente effettuata per comparti o attraverso stralci dovrà essere supportata da indagini geognostiche e geotecniche di approfondimento specifico locale. Per gli interventi di natura strategica (edifici pubblici o con funzioni pubbliche (scuole, sedi enti, centro commerciale, ecc.) l approfondimento geognostico dovrà comprendere prove in situ o di laboratorio finalizzate alla definizione su ciascuna verticale indagata dell andamento con la profondità della velocità delle onde di taglio (Vs) (ottenibile con prove dinamiche in sito), del modulo di taglio, del rapporto di smorzamento e loro leggi di variazione con l ampiezza della deformazione di taglio e di tutti quei parametri necessari per un adeguata progettazione secondo criteri antisismici; Pag. 21

25 occorrerà inoltre provvedere alla redazione di uno studio di caratterizzazione, ai sensi del D.M. 471 del 1999, finalizzato alla valutazione dell idoneità ambientale dell ambito AR(S-F) agli usi previsti dal PSC, tenuto conto delle modifiche di destinazione d uso previste rispetto alla condizione attuale (usi industriali). Lo studio dovrà verificare se vi siano o se non vi siano eventuali aree da bonificare (localizzazione, estensione areale ed in profondità, natura dei materiali, ecc.) ed indicarne anche le modalità di intervento AR.1 - RIQUALIFICAZIONE DIFFUSA - RECUPERO URBANO AR.1a Quartiere Artigianale Via Radici in Piano Ferrovia L ambito AR.1a è posizionato nel settore nord orientale del territorio comunale (All. n. 1) in un area pressoché completamente urbanizzata. La morfologia è subpianeggiante (All. n. 5b) ed il primo sottosuolo è formato da sedimenti riferibili all unità della Pianura alluvionale che si sovrappongono con spessori modesti su terreni grossolani, prevalentemente ciottolosi e ghiaiosi riferibili all unità di Vignola (All. nn. 2 e 5b). Figura 3 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area nord est del Comune (ambiti AR.1a ed AR.3a). Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5b) suggeriscono (Figura 3) la presenza nel primo sottosuolo di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa o limo-argillosa dello spessore di circa 1,5-2,0 m e caratterizzato da valori di Resistenza dinamica alla punta 9 dell ordine di Kg/cm 2. Al di sotto dello strato superficiale si rinvengono prevalentemente terreni ghiaiosi e ciottolosi caratterizzati da valori elevati di resistenza (Figura 3). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.1a. 9 Rpd. Pag. 22

26 Per l ambito AR.1a valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.1b - Quattro Ponti - Via Radici in Piano L ambito AR.1b è posizionato nel settore nord del capoluogo comunale (All. n. 1) in un area quasi completamente urbanizzata. La morfologia è subpianeggiante (All. n. 5c) ed il primo sottosuolo è formato da sedimenti riferibili all unità della Pianura alluvionale che si sovrappongono con spessori modesti su terreni grossolani, prevalentemente ciottolosi e ghiaiosi riferibili all unità di Vignola che è subaffiorante presso il margine occidentale dell ambito (All. nn. 2 e 5c). Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5c) suggeriscono (Figura 4) la presenza nel primo sottosuolo di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa o limo-argillosa di spessore variabile, tendenzialmente crescente da ovest verso est, tra 1 e 2,5 m e caratterizzato comunque da valori di Rpd medio-alti (30-50 Kg/cm 2 ). Sotto tali terreni di copertura sono presenti le ghiaie e i ciottoli dell unità di Vignola, caratterizzati da valori di resistenza tendenzialmente elevati (Figura 4). Figura 4 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area nord est del Comune (ambiti AR.1b, AR.2b, AR.2d, AR.2h ed AN.2c). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.1b. Per l ambito AR.1b valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.1c - Borgo Venezia L ambito AR.1c si colloca nella zona ovest del capoluogo comunale (All. n. 1) al limite con l area fluviale del F. Secchia subito a nord del tracciato della ferrovia per Reggio Emilia (All. nn. 2 e 5d). Nel settore sud, l area in studio è fortemente urbanizzata, mentre a nord la fascia parallela al fiume è sostanzialmente naturalizzata. Pag. 23

27 Il primo sottosuolo è formato in generale da terreni grossolani ghiaiosi e ciottolosi ascrivibili all unità dei corsi d acqua principali (All. n. 2) e più in particolare ai depositi fluviali terrazzati depositati tra il XV ed il XX secolo (All. nn. 2 e 5d). Dal punto di vista litologico i dati desumibili sia da stratigrafie di pozzi e sondaggi da archivio sia dalle osservazioni dirette eseguibili nell alveo del Secchia (Figura 5), evidenziano che il primo sottosuolo è formato in prevalenza da sedimenti grossolani ghiaiosi e ciottolosi ascrivibili oltre che all unità dei corsi d acqua principali, anche all unità di Cà di Sola ed alle Sabbie di Castelvetro. A profondità di oltre 7-8 m non si esclude quindi la possibilità di rinvenire orizzonti e corpi sedimentari sabbiosi, ghiaioso argillosi o di conglomerati cementati, come osservabile nell alveo del fiume dove, attualmente, l erosione marcata dovuta al salto idraulico determinato dalla traversa a protezione del ponte per Veggia sta mettendo sempre più in evidenza le unità litostratigrafiche del Pleistocene inferiore e medio. I valori di resistenza alla punta ascrivibili ai terreni che costituiscono il primo sottosuolo, data la natura prevalentemente molto grossolana, sono da alti ad elevati e tendono sempre a mantenersi al di sopra dei 100 Kg/cm 2, con esclusione del primo orizzonte superficiale che solitamente non presenta grossi spessori (Figura n. 5). Figura 5 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio, nonché da osservazioni dirette nell alveo del F. Secchia a valle del ponte che collega Sassuolo con Veggia) per l area occidentale del territorio comunale (ambiti AR.1c, AR.2a, AR.2c ed AR.2f). Dal punto di vista geomorfologico l area di ambito si presenta decisamente subpianeggiante (All. n. 5d). Il margine ovest (verso fiume) è delimitato dalla scarpata subverticale che borda il terrazzo fluviale di secondo ordine 10 sul quale si colloca l ambito AR.1c (All. n. 5d). 10 Vengono considerate di primo ordine le alluvioni dell alveo attuale di piena che sono comunque anch esse terrazzate, essendo l alveo di magra è marcatamente inciso entro le formazioni di ambiente continentale e di transizione del Pleistocene inferiore-medio. Pag. 24

28 Tale scarpata presenta un altezza variabile in quanto localmente si individuano lembi residuali di depositi terrazzati dell alveo attuale che spezzano il profilo della sponda fluviale destra ed interrompono la scarpate che delimita il terrazzo di secondo ordine (b2 nell All. n. 5d). Il dislivello tra p.c. dell Ambito in oggetto e alveo fluviale ordinario è dell ordine di 8-10 m se si considerano le quote riportate dalla Base Topografica Comunale. Tale dislivello, attualmente, è da ritenere più elevato. In effetti la base topografica comunale è stata rilevata con un volo aereo del 1997 e pertanto le quote in essa riportate risalgono a tale periodo. Durante gli anni successivi si è venuto ad accentuare il fenomeno di erosione dell alveo del Secchia nel tratto compreso tra il ponte della strada pedemontana ed il ponte tra Sassuolo e Veggia determinatosi in seguito al crollo della traversa posta circa 1 Km a monte dell ambito AR.1c a protezione del ponte della strada pedemontana. Pertanto il p.c. dell ambito AR.1c si pone ad una quota di oltre 10 m superiore a quella dell alveo di magra. Secondo quanto riportato nella relazione, redatta dall ARPA di Modena, e che fa parte della documentazione che costituisce il Quadro Conoscitivo del PSC, la riva destra del Secchia, nei pressi del Ponte della Veggia, e che pertanto coincide con il bordo occidentale dell ambito in studio era, nel 1996 anno dei rilievi, soggetta ad accentuata erosione. Tale fenomeno attualmente appare ancora in atto, ma si è tendenzialmente spostato verso la zona centrale dell alveo in seguito all approfondimento del canale di magra che scorre incassato all interno dei sedimenti ghiaiosi, sabbiosi e argilloso-ghiaiosi dell unità di Cà di Sola. Nella citata relazione di ARPA erano poi riportati i risultati di uno studio idraulico del tratto di Secchia compreso tra due sezioni rappresentative, la prima posta circa 600 m a monte del Ponte Sassuolo-Veggia, la seconda posta poco a monte del ponte della strada pedemontana. I risultati dello studio mettevano in evidenza che: a) per la sezione idraulica a monte del ponte Sassuolo e Veggia (circa 600 m a monte dell ambito in studio) la sicurezza idraulica era verificata solo per la piena con tempo di ritorno di 10 anni ma non per la piena secolare; b) per la sezione presso il ponte sulla strada pedemontana (circa un chilometro a valle dell ambito in studio la sicurezza idraulica era verificata. A tale proposito occorre osservare che dalla cartografia inerente le fasce fluviali del Piano stralcio per l assetto idrogeologico (PAI) del Bacino del F. Po si evince che l ambito AR.1c è compreso quasi completamente nella fascia C, cioè in quell area il Pag. 25

29 ARKIGEO di Gasparini Dott. Geol. Giorgio Dott. Prof. Antonio Rossi cui pericolo idraulico è definito dalla piena di riferimento con tempo di ricorrenza cinquecentennale (Figura n. 6). Figura 6 Individuazione delle fasce fluviali secondo il Piano Stralcio per l assetto idrogeologico del Bacino del F. Po (ambiti AR.1c, AR.2a, AR.2d, AR.2e, AN.2a ed AN.2b). Una piccola porzione marginale sul lato occidentale dell ambito è invece compresa all interno della fascia A11 maggiore pericolo, per la sua estremità sud, e nella fascia B, per la sua estremità nord. Da osservare inoltre che la parte di ambito che è posta a nord e che è compresa all interno della fascia fluviale C è anche delimitata dal così detto limite di progetto tra fascia B e fascia C. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.1c. 11 In questo tratto del corso fluviale si ha la coincidenza delle fasce A e B. Pag. 26

30 Per l ambito AR.1c oltre che alle prescrizioni generali e specifiche elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Preliminarmente alla fase esecutiva occorrerà provvedere alla redazione di uno studio di caratterizzazione ambientale (ai sensi del DM 471/1999) dell area di ex frantoio presente all interno dell ambito per la quale si prevede il cambiamento d uso da area industriale a residenziale e a verde. All ambito AR.1c si applica inoltre quanto previsto dalle Norme del PSC in merito alle aree ricadenti all interno delle delimitazioni delle fasce fluviali A, B, C e BC di progetto specificatamente per le singole porzioni ricadenti all interno delle diverse fasce (artt. 8, 9 e 10 delle norme del PSC). In fase attuativa occorrerà mantenere gli edifici di nuova edificaizone ad una distanza di almeno 50 m dalla scarpata fluviale che delimita ad ovest il perimetro di ambito AR.1d-Via Pia-via Peschiera L ambito AR.1d si colloca nella zona occidentale del territorio comunale nell area immediatamente a sud del tracciato della vecchia S.S. 467 (All. n. 1). L andamento morfologico è caratterizzato da una leggera inclinazione verso ovest per gran parte dell ambito. Solo il settore che si estende per una larghezza di circa un centinaio di m a partire dal margine est del comparto in studio presenta acclività apprezzabili mediamente dell ordine di 1-2. Il substrato dell area in studio è dato prevalentemente da depositi grossolani ascrivibili all unità dei corsi d acqua principali (All. nn. 2 e 5e). Dal punto di vista litologico i dati desumibili sia da stratigrafie di pozzi sia da sondaggi da archivio (Figura 7) evidenziano la presenza nel sottosuolo di un primo orizzonte superficiale di sedimenti prevalentemente limosi di spessore variabile dell ordine di circa 1-2,5 m caratterizzato da valori di Rpd dell ordine di Kg/cm 2. Al di sotto di tali terreni si rinvengono i depositi ghiaiosi e ciottolosi riferibili all unità dei corsi d acqua principali (Figura 7). Questi terreni appoggiano sulle argille azzurre del Pliocene ad una profondità superiore ai 10 m rispetto il p.c. Tale dato è confermato da diverse stratigrafie di pozzi di archivio e da osservazioni eseguite nell alveo del F. Secchia. Pag. 27

31 Figura 7 Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area sud occidentale del capoluogo comunale (ambiti AR.1d ed AR.2e). Per quanto riguarda il rischio idraulico (Figura n. 8) valgono alcune considerazioni fatte al punto della presente relazione. L ambito infatti si colloca a monte del ponte che collega Sassuolo con Veggia (All. nn.1, 2 e 5e) a ridosso dell area per la quale l indagine curata da ARPA e che è compresa negli studi per il Quadro Conoscitivo del PSC indica un certo grado di pericolosità idraulica. Inoltre, dall analisi della cartografia inerente l individuazione delle fasce fluviali del Piano stralcio per l assetto idrogeologico (PAI) del Bacino del F. Po si deduce che l ambito AR.1d ricade pressoché quasi completamente nella fascia C, cioè in quell area il cui pericolo idraulico è definito dalla piena di riferimento con tempo di ricorrenza cinquecentennale (Figura n. 8). Solo la fascia posta al margine orientale, citata in precedenza e caratterizzata da valori di acclività apprezzabili di 1-2, nonché da quote sul p.c. superiori di 1-3 m circa rispetto alle quote medie dell'ambito, è posta al di fuori della fascia fluviale C del PAI (Figura n. 8). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.1d. Per l ambito AR.1d oltre che alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. In tutta la porzione dell ambito AR.1d, compreso entro la fascia fluviale C del PAI, si applicano le disposizioni specifiche delle norme del PSC (art. 10). Pag. 28

32 ARKIGEO di Gasparini Dott. Geol. Giorgio Dott. Prof. Antonio Rossi Figura 8 Individuazione delle fasce fluviali secondo il Piano Stralcio per l assetto idrogeologico del Bacino del F. Po (ambiti AR.1d, AR.2g ed AN.1a). per gli ambiti AR.1d e AN.1a si individua un settore posto a est che non ricade entro le fasce fluviali AR.1e-Braida L ambito AR.1e è posto nella zona orientale del capoluogo (All. nn. 1 e 2) in un area pressoché urbanizzata (All. n. 5a). L andamento morfologico è subpianeggiante mentre i terreni che formano i primi orizzonti superficiali sono riferibili all unità Pianura alluvionale (All. nn. 2 e 5a). Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5a) suggeriscono la presenza nel primo sottosuolo (Figura 9) di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa di circa 3-4 m di spessore e caratterizzato da valori di Rpd medio-alti (20-40 Kg/cm2) con esclusione del primo strato pedogenizzato spesso meno di un m (Figura 9). Sotto tali terreni di copertura sono presenti le ghiaie e i ciottoli dell unità di Vignola, Pag. 29

33 caratterizzati da valori di resistenza tendenzialmente elevati (Figura 9) e che presentano uno spessore 12 valutabile in oltre 8-10 m. Figura 9 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area sud orientale del capoluogo comunale (ambiti AR.1e, AR.2g). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.1e. Per l ambito AR.1e valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.2 - TRASFORMAZIONE URBANISTICA AR.2a-Collegio Vecchio L ambito AR.2a è posto nella zona nord del capoluogo (All. n. 1) in un area subpianeggiante (All. n. 5. Il primo sottosuolo è formato da sedimenti riferibili all unità della Pianura alluvionale che si sovrappongono con spessori modesti su terreni grossolani, prevalentemente ciottolosi e ghiaiosi riferibili all unità di Vignola (All. nn. 2 e 5c). Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5c) suggeriscono (Figura 4) la presenza nel primo sottosuolo di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa o limo-argillosa di spessore variabile, tendenzialmente crescente da ovest verso est, tra 1 e 2,5 m e caratterizzato comunque da valori di Rpd medio-alti (30-50 Kg/cm 2 ). Sotto tali terreni di copertura sono presenti le ghiaie e i ciottoli dell unità di Vignola, caratterizzati da valori di resistenza tendenzialmente elevati (Figura 4). I depositi ghiaiosi, secondo alcune stratigrafie di pozzo, presenterebbero spessori elevati raggiungendo una profondità di m dal p.c. 12 le stratigrafie di alcuni sondaggi indicherebbero la presenza di intercalazioni limo-argillose pedogenizzate all interno delle ghiaie. Probabilmente potrebbe trattarsi del paleosuolo che separa l unità di Vignola del Pleistocene superiore dalla sottostante unità di Ubersetto del Pleistocene medio. Pag. 30

34 Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2a. Per l ambito AR.2a valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.2b - ex Ragno-ovest L ambito AR.2b è posto nella zona nord occidentale del capoluogo (All. n. 1). L area è quasi completamente urbanizzata essendo occupata da uno stabilimento industriale attualmente utilizzato con funzione di magazzinaggio. Il substrato litologico è riferibile all unità dei corsi d acqua principali ed è formato da sedimenti prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi (All. nn. 2 e 5d). Sulla base di prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio è possibile descrivere il primo sottosuolo (allo stato naturale) come formato da un orizzonte superficiale a granulometria limosa, dello spessore di circa 1-2,5 m e caratterizzato mediamente da valori di Rpd dell ordine di Kg/cm 2, al di sotto del quale sono presenti terreni grossolani ghiaioso-ciottolosi di spessore superiore agli 8-10 m (Figura n. 4). Come messo in evidenza dalla Figura n. 6 l ambito AR.2b è compreso in parte all interno della fascia fluviale C del PAI. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2b. Per l ambito AR.2b oltre che alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Preliminarmente alla fase attuativa occorrerà provvedere alla redazione di uno studio di caratterizzazione ambientale (ai sensi del DM 471/1999) delle parti di ambito per le quali sia prevista la variazione di destinazione d uso dall attuale industriale a quella residenziale. Per la parte di ambito che ricade, come messo in evidenza nella Figura n. 6, all interno della fascia fluviale C del PAI si applicano le disposizioni specifiche previste dalle norme del PSC (art. 10) AR.2c-ex Fincibec L ambito AR.2c è posizionato nel settore nord del capoluogo comunale (All. n. 1) in un area quasi completamente urbanizzata. La morfologia è subpianeggiante (All. n. 5c) ed il primo sottosuolo è formato da sedimenti riferibili all unità della Pianura alluvionale che si sovrappongono con spessori modesti ai terreni Pag. 31

35 prevalentemente ciottolosi e ghiaiosi dell unità di Vignola, la quale è subaffiorante presso il margine occidentale dell ambito (All. nn. 2 e 5c). Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5c) suggeriscono (Figura 4) la presenza nel primo sottosuolo di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa o limoargillosa di spessore variabile, tendenzialmente crescente da ovest verso est, tra 1 e 2,5 m e caratterizzato comunque da valori di Rpd medio-alti (30-50 Kg/cm 2 ). Sotto tali terreni di copertura sono presenti le ghiaie e i ciottoli dell unità di Vignola, caratterizzati da valori di resistenza tendenzialmente elevati (Figura 4). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2c. Per l ambito AR.2c valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.2d- Marazzi sud L ambito AR.2d è posto nella zona occidentale del capoluogo a ridosso e a nord del tracciato della ferrovia Sassuolo-ReggioEmilia (All. n. 1). L area è completamente urbanizzata essendo occupata dai capannoni di un grande stabilimento ceramico attualmente utilizzati con funzione di magazzinaggio. Il substrato litologico è riferibile all unità dei corsi d acqua principali ed è formato da sedimenti prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi (All. nn. 2 e 5d). Sulla base di prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio è possibile descrivere il primo sottosuolo (allo stato naturale) come formato da un orizzonte superficiale a granulometria limosa dello spessore di circa 1-2 m al quale seguono per spessori probabilmente superiori a 10 m dei terreni ghiaiosi e ciottolosi in matrice limosa (Figura 5). La morfologia dell area è pressoché pianeggiante (All. n. 5d). Come messo in evidenza dalla Figura n. 6 l ambito AR.2a è compreso interamente all interno della fascia fluviale C del PAI e valgono praticamente le medesime osservazioni fatte al punto della presente relazione anche se occorre sottolineare che l ambito in oggetto si trova in posizione più protetta rispetto l ambito AR.1c essendo più lontano dal Fiume, posto a circa oltre 300 m verso ovest. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2d. Pag. 32

36 Per l ambito AR.2d oltre che alle prescrizioni generali e specifiche elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Preliminarmente alla fase attuattiva occorrerà provvedere alla redazione di uno studio di caratterizzazione ambientale (ai sensi del DM 471/1999) delle parti di ambito per le quali sia prevista la variazione di destinazione d uso dall attuale industriale a quella residenziale. All ambito AR.2d, che è compreso all interno della fascia fluviale C del PAI, si applicano le disposizioni specifiche previste dalle norme del PSC (art. 10) AR.2e-Stazione ovest L ambito AR.2e è posto nella zona occidentale del capoluogo a ridosso del tracciato della ferrovia Sassuolo-Reggio Emilia (All. n. 1). L area è completamente urbanizzata, la morfologia è subpianeggiante ed il substrato litologico è riferibile all unità dei corsi d acqua principali e pertanto è formato da sedimenti prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi (All. nn. 2 e 5d). Sulla base di prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio è possibile descrivere il primo sottosuolo (allo stato naturale) come formato da un orizzonte superficiale a granulometria limosa dello spessore di circa 1-2 m al quale seguono per spessori probabilmente superiori a 10 m dei terreni ghiaiosi e ciottolosi in matrice limosa (Figura 5). Come messo in evidenza dalla Figura n. 6 una modesta parte dell ambito AR.2c è compresa all interno della fascia fluviale C del PAI. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2e. Per l ambito AR.2e oltre che alle prescrizioni generali e specifiche elencate nel capitolo finale Conclusioni valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Per la parte di ambito che ricade all interno della fascia fluviale C del PAI (Figura n. 6) si applicano le disposizioni specifiche previste dalle norme del PSC (art. 10) AR.2f-Stazione L ambito AR.2f è posto nella zona centrale del capoluogo (All. n. 1). L area è quasi completamente urbanizzata, la morfologia è subpianeggiante ed il substrato litologico è riferibile all unità Pianura alluvionale con sedimenti prevalentemente Pag. 33

37 limosi e all unità dei corsi d acqua principali data da depositi prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi (All. nn. 2 e 5d). Sulla base di prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio è possibile descrivere il primo sottosuolo (allo stato naturale) come formato da un orizzonte superficiale a granulometria limosa dello spessore di circa 1-2 m al quale seguono, per spessori probabilmente superiori a 10 m, dei terreni ghiaiosi e ciottolosi in matrice limosa (Figura 5). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2f. Per l ambito AR.2f valgono le prescrizioni generali e specifiche elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.2g- ex Piano Particolareggiato Y L ambito AR.2g è posto nel settore occidentale del territorio comunale e si identifica come una fascia larga circa 250 m parallela al corso del F. Secchia (All. n. 1) in parte occupata da attività produttive ed in parte a campagna, mentre la striscia prospiciente il Fiume coincide sostanzialmente con l area golenale (All. n. 5e). L assetto morfologico è subpianeggiante con acclività pressoché quasi impercettibile diretta verso nord. Il substrato è formato da sedimenti alluvionali grossolani riferibili all unità dei corsi d acqua principali ed ai depositi d alveo attuali (All. nn. 2 e 5e). In base ai dati di prove penetrometriche e di stratigrafie di pozzi di archivio, nonché alle osservazioni dirette lungo l alveo del F. Secchia, è possibile delineare il quadro litostratigrafico del primo sottosuolo (Figura 10). Si identifica dapprima un orizzonte superficiale pedogenizzato di esiguo spessore (da pochi decimetri ad un metro) a tessitura limosa, che sovrasta i depositi ghiaiosi recenti che in quest area presentano uno spessore variabile tra 4 e 7 m. Tali terreni s appoggiano poi in discordanza sulle Argille del T. Tiepido del Pliocene che affiorano localmente al fondo dell alveo del Secchia. Non sono disponibili dati inerenti la falda la quale tuttavia non dovrebbe collocarsi a grande profondità sia per il fatto che l acquitardo basale si trova a meno di 10 m dal p.c. e sia perché dati inerenti aree limitrofe indicano valori di soggiacenza dell ordine di 1,5-2,5 metri. Pag. 34

38 Figura 10 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio nonché dai dati rilevati direttamente nell alveo del F. Secchia) per l area sud occidentale del capoluogo comunale (ambito AR.2e). Per verificare il quadro litotecnico appena descritto (Figura n. 10) sono state seguite due prove penetrometriche dinamiche (All. n. 6 prove nn. 5 e 6). Queste hanno fornito risultati molto simili evidenziando la presenza di un orizzonte superificiale dello spessore di cm e caratterizzato da valori di Rpd di Kg/cm 2 che sovrasta terreni caratterizzati da resistenza molto elevata (Rpd mediamente superiore ai Kg/cm 2 che non è stato possibile attraversare e che ha determinato il rifiuto strumentale alla penetrazione a profondità oscillanti tra i 2,4 m e i 3,2 m (All. n. 6: prove nn. 5 e 6). Dal punto di vista idraulico occorre sottolineare che essendo la fascia ovest dell ambito coincidente con l area golenale, essa è suscettibile di essere allagata durante le piene. Nella già citata relazione, redatta dall ARPA di Modena, e che fa parte della documentazione che costituisce il Quadro Conoscitivo del PSC, sono riportati i risultati di uno studio idraulico del tratto di Secchia compreso tra due sezioni rappresentative, la prima posta circa 600 m a monte del Ponte Sassuolo-Veggia e quindi all altezza dell ambito in studio, la seconda posta poco a monte del ponte della strada pedemontana oltre un Km più a valle. I risultati dello studio hanno messo in evidenza che per la sezione di monte la sicurezza idraulica sarebbe verificata solamente per la piena con tempo di ritorno di 10 anni ma non per la piena secolare. Ne consegue che l area dell Ambito AR.2e è da ritenere ad alta pericolosità idraulica. A tale proposito occorre osservare che dalla cartografia inerente l individuazione delle fasce fluviali del Piano stralcio per l assetto idrogeologico (PAI) del Bacino del F. Po si deduce che l ambito AR.2e ricade in parte nella fascia A (che in questo tratto fluviale coincide con la fascia B) a maggiore rischio di esondazione, mentre tutto il resto dell ambito è posto all interno della fascia C cioè in quell area il cui pericolo idraulico è definito dalla piena di riferimento con tempo di ricorrenza cinquecentennale (Figura n.8). Pag. 35

39 Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2g Per l ambito AR.2g oltre che alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Preliminarmente alla fase attuattiva occorrerà provvedere alla redazione di uno studio di caratterizzazione ambientale (ai sensi del DM 471/1999) delle parti di ambito per le quali sia prevista la variazione di destinazione d uso dall attuale industriale a quella residenziale. Alla parte d ambito ricadente all interno della fascia fluviale A del PAI (che qui coincide con la fascia B) si applicano le disposizioni specifiche delle norme del PSC (art. 8). In tutta la restante porzione di ambito che ricade nella fasci fluviale C si applicano le disposizioni specifiche stabilite dalle norme del PSC (art. 10) AR.2h- Mezzavia L ambito AR.2h si colloca nella zona centrale del capoluogo (All. n. 1) in un area interamente urbanizzata (All. n. 5f). Dal punto di vista morfologico l area è subpianeggiante con leggere pendenze dirette verso i quadranti settentrionali, mentre il substrato è dato da terreni prevalentemente limosi e limo-argillosi riferibili all unità di Maranello (All. nn. 2 e 5f). Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5f) suggeriscono la presenza nel primo sottosuolo (Figura 9) di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa di circa 3-4 m e caratterizzato da valori di Rpd medio-alti (20-40 Kg/cm 2 ) con esclusione del primo strato superficiale spesso meno di un m (Figura 9). Tali terreni ricoprono le ghiaie e i ciottoli dell unità di Vignola, caratterizzati da valori di resistenza tendenzialmente elevati (Figura 9) e che presentano uno spessore 13 valutabile in oltre 8-10 m. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2h. Per l ambito AR.2h valgono le prescrizioni generali e specifiche elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione. 13 Le stratigrafie di alcuni sondaggi indicherebbero la presenza di intercalazioni limo-argillose pedogenizzate all interno delle ghiaie. Potrebbe trattarsi del paleosuolo che separa l unità di Vignola del Pleistocene superiore dalla sottostante unità di Ubersetto del Pleistocene medio. Pag. 36

40 AR.2i-Ex Ballarini L ambito AR.2i è posto nella zona sudoccidentale del capoluogo comunale (All. n. 1) in un area subpianeggiante (terrazzo fluviale) caratterizzata da un substrato ascrivibile all unità dei corsi d acqua principali (All. nn. 2 e 5h). A partire dai dati derivati da prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi e sondaggi di archivio è possibile ricostruire lo schema litostratigrafico del primo substrato (Figura 11). Figura 11- Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area sud occidentale capoluogo (ambiti AR.2i e AN.1a). In superficie sono presenti suoli e terreni prevalentemente limosi, di spessore variabile tra pochi decimetri e circa 2 m, che ricoprono ghiaie e ciottoli in matrice limosa e che presentano uno spessore di circa 4-5 m. Questi sedimenti grossolani giacciono in discordanza angolare sulle Argille del T. Tiepido (Figura 14). Le argille plioceniche costituiscono l acquitardo basale della falda freatica ospitata all interno dei sedimenti sovrastanti. I valori di soggiacenza delle acque sotterranee sono variabili stagionalmente e possono durante la stagione umida attestarsi tra 1 e 2 m dal p.c. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.2i. Per l ambito AR.2i valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.3-RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE AR.3a-Pedemontana-Casiglia L ambito AR.3a è posizionato nel settore nord del territorio comunale (All. n. 1) in un area quasi completamente non edificata. La morfologia è subpianeggiante (All. n. 5b) ed il primo sottosuolo è formato da sedimenti riferibili all unità della Pianura alluvionale, che si sovrappongono con spessori modesti su terreni grossolani, prevalentemente ciottolosi e ghiaiosi riferibili all unità di Vignola (All. nn. 2 e 5b). Pag. 37

41 Dati bibliografici e di archivio inerenti stratigrafie di pozzi per acqua e prove penetrometriche (All. n. 5b) suggeriscono (Figura 3) la presenza nel primo sottosuolo di un orizzonte di copertura superficiale a tessitura prevalentemente limosa o limoargillosa dello spessore di circa 1,5-2,0 m e caratterizzato da valori di Resistenza dinamica alla punta dell ordine di Kg/cm 2. Al di sotto dello strato superficiale si rinvengono prevalentemente terreni ghiaiosi e ciottolosi caratterizzati da valori elevati di resistenza (Figura 3). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.3a. Per l ambito AR.3a valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione AR.3b-Vallurbana L ambito AR.3b è posto nella zona SO del territorio comunale in un area prospiciente l alveo del F. Secchia (All. n. 1). La morfologia generale dell ambito è subpianeggiante tuttavia nel settore ovest si identificano alcune scarpate e brusche rotture di pendio che corrispondono che vecchie sponde del F. Secchia. L ambito, pertanto, a piccola scala assume un andamento a lunghi ripiani raccordati da scarpate e brusche variazioni di inclinazione. Alcune di tali scarpate possono essere artificiali data la presenza in zona di attività di trasformazione di materiale ghiaioso e roccioso (frantoio) che hanno contribuito a modellare la morfologia del territorio in un ampia zona subpianeggiante (All. n. 5i). La porzione d ambito che si pone sul margine ovest si colloca in area golenale. Attualmente tuttavia il pericolo di allagamento è fortemente ridotto perché il fiume ha subito durante gli ultimi anni un rapido e progressivo abbassamento della quota dell alveo dovuto ad un fenomeno di erosione accelerata (Bonazzi, 1996; 1997) correlato con la presenza di due sbarramenti fluviali posti più a monte dei quali uno crollato nell autunno Gran parte dell ambito in studio si trova ad una quota anche di oltre 10 m più in alto rispetto l attuale alveo di magra inciso entro le formazioni del substrato roccioso (Argille del T. Tiepido in prevalenza). Tale fenomeno di abbassamento dell alveo ha inoltre comportato il passaggio da rapporti di alimentazione a rapporti di drenanza del fiume nei confronti della falda freatica ospitata all interno delle alluvioni grossolane. Pag. 38

42 Figura 12- Litostratigrafia tipo (basata su osservazioni eseguite nell alveo del F. Secchia) per l area sud occidentale del territorio comunale al margine del corso del F. Secchia(ambito AR.3b). Sulla base di osservazioni effettuate nell alveo del F. Secchia è possibile delineare la composizione stratigrafica del primo sottosuolo dell ambito in studio. In superficie si rinvengono depositi e suoli a tessitura prevalentemente limosa dello spessore di circa 1,5 m e che sovrastano terreni prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi riferibili ai depositi fluviali recenti e che presentano uno spessore di circa 3-4 m. I sedimenti fluviali si appoggiano in discordanza sulle argille grigio azzurre ascrivibili alla formazione delle Argille del T. Tiepido (Figura n. 12). Dal punto di vista idraulico occorre osservare che nella cartografia inerente l individuazione delle fasce fluviali del Piano stralcio per l assetto idrogeologico (PAI) del Bacino del F. Po la porzione NO dell ambito AR.3b è compresa all interno della fascia A (che in questo tratto fluviale coincide con la fascia B e la Fascia C) a maggiore rischio di esondazione (Figura n. 13). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.3b. Per l ambito AR.3b oltre che alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Nella porzione d ambito prospiciente il F. Secchia e ricadente entro la fascia fluviale A (coincidente qui con la fascia B e la fascia C) valgono le disposizioni specifiche previste dalle norme del PSC (art. 8). Pag. 39

43 Figura 13- Individuazione delle fasce fluviali secondo il Piano Stralcio per l assetto idrogeologico del Bacino del F. Po (ambiti AR.3b) AR.3c-Montegibbio L ambito AR.3c si colloca nella zona collinare sud del territorio comunale (All. n. 1), a quote comprese tra circa 360 e 395 m s.l.m., lungo un versante esposto verso i quadranti orientali e caratterizzato da valori di inclinazione media dell ordine di 12 e che giunge a comprendere la zona del crinale. Il substrato roccioso è formato in prevalenza da rocce a composizione marnosa o arenacea riferibili alla Formazione del Termina (All. nn. 2 e 5g). L ambito è suddivisibile in due settori distinti: settore di monte e settore di valle. Il settore di monte coincide con l area attualmente adibita a parcheggio e che si colloca a cavallo del crinale. Dal punto di vista morfologico si tratta di una superficie asfaltata, inclinata verso sud di circa 5, delimitata ad est e ad ovest da rotture di pendio e scarpatine che danno su versanti caratterizzati da valori d inclinazione dell ordine di Questo settore, posizionato a cavallo della dorsale, non presenta elementi di instabilità ed ha un substrato è prevalentemente roccioso (arenarie e marne) (All. n. 5g). Pag. 40

44 Il settore di valle è posto ad una quota di circa 360 m s.l.m. I questo settore la morfologia del versante è stata fortemente modificata da interventi antropici che hanno determinato l accumulo di terrapieni di materiale di riporto a ridosso della strada provinciale e che sono delimitati da scarpate verso valle (All. n. 5g). Il versante in condizioni naturali presenta un inclinazione di circa 12 ed è esposto verso oriente. Poco a SE ad una distanza inferiore ai 50 m si localizza, all interno di un impluvio, un corpo franoso attivo (All. n. 5g). Poco a monte di questa frana è possibile individuare, sia a carico del versante sia a carico della strada, elementi di instabilità localizzata che hanno portato alla formazione di piccoli smottamenti anche all interno del settore d ambito in studio, nonché fessurazioni nella carreggiata stradale e rottura del muretto posto sul lato di monte della strada. Tali fenomeni d instabilità del versante sono da imputare, almeno in parte, alla non ottimale gestione delle acque superficiali e degli scarichi. Ad es., a valle della strada, grossomodo al limite sud dell ambito in studio, è stata individuata la terminazione di un tubo che scarica acque all interno di un fossetto rudimentale non ben impermeabilizzato che percorre trasversalmente la parte alta dell impluvio all interno del quale si individua la frana attiva descritta in precedenza (All. n. 5g). Data la relativa scarsa manutenzione di tale fosso non si possono escludere perdite ed infiltrazioni al sottosuolo e quindi verso il corpo di frana posto a valle. Lo scarso controllo delle acque superficiali potrebbe essere la causa anche dei dissesti localizzati identificati a quota più elevata nei pressi della strada provinciale e che hanno determinato anche la rottura localizzata del muretto posto a monte della carreggiata. Il substrato roccioso ha una composizione prevalentemente marnosa che tende, se soggetta ad infiltrazioni di acqua e agli effetti del clima, a degradare anche per alcuni metri di spessore fino a formare una coltre superficiale alterata a composizione prevalentemente argillosa che può, se le condizioni geometriche del versante lo consentono, dare luogo a dissesti, smottamenti e a vere e proprie frane per scivolamento in massa o per colata. Per meglio caratterizzare dal punto di vista litotecnico il primo sottosuolo del settore di valle dell ambito AR.3c sono state eseguite due prove penetrometriche dinamiche pesanti (All. n. 6: prove nn. 1 e 2) ubicate come da All. n. 5g). La prova n. 1 (All. n. 6) è stata eseguita nella zona nord del settore d ambito in studio (All. n. 5g) ed ha interessato anche i terreni che costituiscono il terrapieno sul quale è presente un area di parcheggio. L indagine ha messo in evidenza un primo sottosuolo costituito da almeno tre orizzonti distinti per caratteristiche di resistenza. Pag. 41

45 Tra il p.c. e la profondità di circa 1,4 m sono presenti terreni di riporto caratterizzati da valori discreti di Rpd dell ordine di Kg/cm 2, che giacciono su materiali con caratteristiche pelitico-argillose (All. n. 6: prova n. 1) che si trovano fino a profondità dell ordine di 3,2 m a partire dal p.c. Questi terreni sono infatti caratterizzati da valori di resistenza dinamica alla punta progressivamente crescenti con la profondità e che passano da un minimo di 60 Kg/cm 2 ad un massimo di oltre 150 Kg/cm 2. Tali terreni potrebbero rappresentare la porzione decompressa e parzialmente alterata (con grado di alterazione decrescente con la profondità) delle rocce marnose che costituiscono il substrato roccioso. La prova penetrometrica, a profondità comprese tra 3,4 e 4 m dal p.c. ha incontrato terreni a resistenza molto elevata (Rpd superiore ai 300 Kg/cm 2 ) che possono essere attribuiti alle rocce marnose riferibili alla F. del Termina che qui costituisce il substrato. La prova n. 2 (All. n. 6) è stata eseguita nella zona sud del settore di valle dell ambito AR.3c. Più precisamente la prova è ubicata alla testata dell impluvio nel quale, poco più a valle, è presente una frana attiva nella zona dove è stato individuato anche lo sbocco di un tubo che scarica acqua in un fossetto e dove sono stati osservati piccoli smottamenti locali (All. n. 5g). In quest area il sottosuolo, dal punto di vista litotecnico, è suddivisibile in almeno quattro orizzonti. A partire dal piano campagna fino alla profondità di circa 1,2 m è presente un orizzonte pedogenizzato e rimaneggiato dalle lavorazioni agricole che risente fortemente degli effetti delle variazioni climatiche stagionali. Al momento dell esecuzione della prova tale strato superficiale ha evidenziato ingenerale alti valori di Rpd (superiori ai 50 Kg/cm 2 ) che tuttavia devono essere da imputare a condizioni di indurimento correlate con le condizioni climatiche stagionali. A profondità comprese tra 1,2 m e 3, 8 m dal p.c. è stato individuato un orizzonte caratterizzato da terreni poco resistenti caratterizzati da valori di Rpd dell ordine di Kg/cm 2. Tali terreni corrispondono presumibilmente ad un orizzonte rammollito e molto alterato che danno luogo ai cedimenti e smottamenti osservati lungo il versante. Si tratta probabilmente di un orizzonte di marne fortemente alterate e decarbonatate che ormai sono descrivibili più come terre argillose che rocce marnose e il cui comportamento geotecnico risente molto degli effetti delle variazioni del contenuto in acqua. Tra la profondità di 3,8 e 4,4 m dal p.c. è presente un altro orizzonte decompresso e alterato, ma che presenta caratteristiche di resistenza leggermente migliori (Rpd di Kg/cm 2 ) al di sotto del quale la prova ha attraversato fino alla profondità di 6,4 m dal p.c. terreni dotati di resistenza discreta Pag. 42

46 (Rpd attorno ai 50 Kg/cm 2 ) che può essere interpretato come la parte decompressa e mediamente alterata della formazione rocciosa in posto (marne della F. del Termina). Oltre la profondità di 6,4 m dal p.c., l indagine ha messo in evidenza un progressivo aumento dei valori di Rpd che passano da oltre 50 Kg/cm 2 a oltre 250 Kg/cm 2 corrispondenti, con tutta probabilità, alla roccia in posto (F. del Termina) a composizione marnosa prevalente. Da sottolineare inoltre che durante l esecuzione della prova penetrometrica n. 2 si è ravvisata la presenza di acque libere nel sottosuolo alla profondità di circa 2,2 m dal p.c., proprio all interno dell orizzonte di terreni caratterizzati da valori di resistenza tendenzialmente bassi ed a testimoniare la non ottimale regimazione delle acque superficiali che si infiltrano facilmente nel sottosuolo. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AR.3c. Per l ambito AR.3c oltre alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le specifiche prescrizioni qui di seguito riportate. Durante l esecuzione della prevista indagine di approfondimento geologicogeotecnico, per gli interventi da eseguire nella parte di valle dell ambito (con esclusione quindi dell attuale parcheggio in zona di crinale) occorrerà provvedere allo studio della stabilità della frana attiva posta nelle immediate vicinanza (a SE) dell ambito AR.3c della quale si dovrà per lo meno eseguire un rilievo di dettaglio con lo scopo di ricostruirne la geometria nonché di individuare eventuali elementi di progressione del fenomeno verso monte. In fase attuativa occorrerà inoltre mettere in atto quegli accorgimenti di stabilizzazione che si riterranno necessari (in seguito allo studio di approfondimento) per evitare che l ambito possa essere coinvolto dall eventuale evoluzione del movimento franoso. Occorrerà pertanto garantire il controllo delle acque superficiali e ed inoltre razionalizzare l attuale rete di scarichi che appare attualmente in non ottimali condizioni di manutenzione. Tutte le nuove reti di scarico delle acque bianche e nere dovranno essere a tenuta e dotate di pozzetti ispezionabili e dovranno recapitare le acque lontano dal corpo di frana presente poco a SE dell ambito AR.3c. Nella piccola porzione di ambito che rientra all interno della area definita come frana quiescente (o della fascia di rispetto di 20 m) (Figura 14) valgono le prescrizioni specifiche previste dalla normativa di PSC che tra l altro prevede che siano consentiti, oltre agli interventi sul patrimonio edilizio esistente, esclusivamente Pag. 43

47 interventi di sistemazione, bonifica e regimazione delle acque superficiali e sotterranee, volti al consolidamento delle aree in dissesto. Le pratiche colturali eventualmente in atto dovranno essere coerenti con il riassetto idrogeologico delle aree interessate ed essere corredate dalle necessarie opere di regimazione idrica superficiale. Sono inoltre consentiti interventi di mantenimento e consolidamento strutturale e funzionale delle infrastrutture esistenti per documentate esigenze di sicurezza e/o pubblica utilità. Dei citati interventi sugli edifici esistenti sono consentiti solo quelli riportati nell elenco che segue e sempre a condizione che non comportino aumento di abitanti teorici insediabili: opere interne, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro scientifico, restauro e risanamento conservativo di tipo A e B, demolizione senza ricostruzione, recupero e risanamento delle aree libere. Nella porzione di ambito che ricade invece all interno dell area di tutela (Fig. 14) della frana valgono inoltre le prescrizioni previste dalla normativa di PSC che tra l altro prevede che ogni intervento edilizio, ad eccezione degli interventi di cui all elenco precedente, sia subordinato alla presentazione, unitamente al progetto, di una relazione geologico-geotecnica basata su specifiche indagini, che fornisca le prescrizioni per l intervento previsto in maniera da garantire non solo la stabilità generale presente, ma anche il miglioramento della stabilità stessa almeno nei confronti della situazione idrogeologica. Pag. 44

48 Figura 14 Frana attiva e relativa fascia di tutela nei pressi del margine SE dell ambito AR.3g AN.1 - AMBITI DI NUOVO INSEDIAMENTO PREVISTI DAL PSC AN.1a-Via Indipendenza-via Muraglie L ambito AN.1a si colloca nella zona SO del capoluogo comunale (All. n. 1) in un area prevalentemente occupata da campi. L andamento morfologico è subpianeggiante ed il substrato è ascrivibile all unità dei corsi d acqua principali (All. nn. 2 e 5h). A partire dai dati derivati da prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi e sondaggi di archivio è possibile ricostruire lo schema litostratigrafico del primo substrato (Figura 15). In superficie sono presenti suoli e terreni prevalentemente limosi, di spessore variabile tra pochi decimetri e circa 2 m, che ricoprono ghiaie e ciottoli in matrice limosa e che presentano uno spessore di circa 4-5 m. Questi sedimenti grossolani giacciono in discordanza angolare sulle Argille del T. Tiepido (Figura 15). Le argille plioceniche costituiscono l acquitardo basale della falda freatica ospitata all interno dei sedimenti sovrastanti. I valori di soggiacenza delle acque sotterranee sono variabili stagionalmente e possono durante la stagione umida attestarsi anche profondità dell ordine di 1-1,5 m dal p.c. Dal punto di vista del rischio idraulico, l ambito si colloca a ridosso dell area per la quale l indagine curata da ARPA, e che è compresa negli studi per il Quadro Conoscitivo del PSC, indica un certo grado di pericolosità idraulica. Inoltre, Pag. 45

49 dall analisi della cartografia inerente l individuazione delle fasce fluviali del Piano stralcio per l assetto idrogeologico (PAI) del Bacino del F. Po si deduce che l ambito AN1a ricade pressoché quasi completamente all interno della fascia C, cioè in quell area il cui pericolo idraulico è definito dalla piena di riferimento con tempo di ricorrenza cinquecentennale (Figura n. 8). Solo una piccola porzione dell ambito (parte SE) non è compresa all interno delle fasce fluviali del PAI (Figura 8). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AN.1a. Per l ambito AN.1a oltre che alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Alla parte di AN.1a compresa entro la fascia fluviale C del Pai si applicano le disposizioni specifiche previste dalle norme del PSC (art. 10) AN.1b-San Michele L ambito AN.1b si trova nella zona SO del territorio comunale, nella frazione di San Michele dei Mucchietti (All. n. 1) al di sopra di un ampio terrazzo morfologico collinare. L abitato di San Michele sorge infatti su di una superficie relitta subpianeggiante interpretabile come un terrazzo fluviale di ordine 5-6 ricoperto da sedimenti ghiaiosi, sabbiosi, limosi di età pleistocenica. Il terrazzo di San Michele si pone ad una quota che è superiore di oltre m rispetto l alveo attuale del Secchia ed è delimitato verso fiume da una scarpata che in certi punti tende alla subverticalità. L ambito in studio è suddivisibile in tre subambiti distinti denominati subambito a valle, subambito a monte e subambito centro (All. n. 5j) con i primi due che si prevede siano collegati tra di loro da nuova viabilità comunale (All. n. 5j). Il subambito di valle è posto nella parte sudorientale del territorio comunale (All. nn. 1 e 5j). Esso dal punto di vista morfologico si colloca in corrispondenza di un versante esposto verso i quadranti settentrionali e caratterizzato da valori medi di pendenza attorno ai 12. L acclività tende comunque ad essere più elevata sul bordo orientale dell ambito (All. n. 5j) che coincide con il fianco di una vallecola profondamente incisa da un fosso minore (All. n. 5j). Durante il sopralluogo non sono stati ravvisati elementi di instabilità anche perché il substrato roccioso è qui costituito da Flysch di Monte Cassio formato principalmente da strati e banchi di torbiditi calcareo marnose e marne ed è ricoperto da esigui spessori di depositi Pag. 46

50 eluviali-colluviali e da terreni grossolani di ambiente fluviale antichi (All. nn. 2 e 5j). Per meglio caratterizzare dal punto di vista litotecnico il primo sottosuolo del subambito di valle, è stata eseguita una prova penetrometrica dinamica (All. n. 6: prova n. 4) ubicata come da All. n. 5j. Questa ha messo in evidenza la presenza di un esigua coltre pedogenizzata dell ordine di 40 cm di spessore al di sotto della quale sono presenti terreni caratterizzati da valori di resistenza medio-alti, ma molto variabili per la presenza di trovanti rocciosi mescolati a detriti. Tali materiali, che sono interpretabili come la parte decompressa ed alterata della Flysch di Monte Cassio, sono presenti fino alla profondità di circa 2,6 m a partire dal p.c., profondità a partire della quale si è osservato un progressivo incremento verso valori elevati della Rpd (da oltre 100 a oltre 300 Kg/cm 2 ) ad indicare la presenza del substrato roccioso sempre meno decompresso e sempre meno alterato. Il subambito di monte (All. n. 5j) è suddivisibile a sua volta in due porzioni che si trovano rispettivamente a valle ed a monte di via della Resistenza (All. n. 5j). La porzione a valle della via citata presenta un andamento subpianeggiante ed è limitata sia ad est che ad ovest da scarpate di incisione torrentizia di altezza variabile, che in certi punti superano gli 8-10 m e che delimitano due fossi minori (All. n. 5j). A nord questa parte di subambito è delimitata da una brusca rottura di pendio che coincide con la nicchia di distacco di una frana attiva classificabile come scivolamento rotazionale evolvente in colata al piede. Questo fenomeno d instabilità sembra coinvolgere, almeno nella parte inferiore, rocce argilloso marnose di colore rosato che dal punto di vista litologico presentano affinità con le Argille di Viano o con le Marne di Montepiano. Secondo una testimonianza raccolta in loco la frana coinvolgerebbe soprattutto materiali riportati. Per caratterizzare meglio dal punto di vista litotecnico il primo sottosuolo è stata eseguita una prova penetrometrica dinamica pesante (Allegato n. 6: prova n. 3) ubicata come da All. n. 5j che ha messo in evidenza la presenza di almeno tre orizzonti litotecnici distinti. A partire dal p.c. fino alla profondità di circa 2 m sono presenti terreni ad alta resistenza (Rpd dell ordine dei 100 Kg/cm 2 ) che sono interpretabili come i sedimenti di ambiente fluviale che ricoprono il terrazzo antico del pleistocene superiore. Al di sotto di tali materiali grossolani (sabbie e ghiaie in matrice limosa) la prova ha attraversato terreni argilloso-limosi caratterizzati comunque da valori di resistenza medio-alti (Rpd sempre superiore ai 50 Kg/cm 2 ) e che corrispondono alla porzione decompressa e parzialmente alterata della roccia sottostante (Argille di Viano o Marne di Pag. 47

51 Montepiano) individuata dall indagine penetrometrica alla profondità di circa 5 m (all. n. 6: prova n. 3) La porzione di subambito posta a monte di via della Resistenza presenta un assetto subpianeggiante e non evidenzia elementi di instabilità geomorfologica. Il substrato è formato (All. nn. 2 e 5j) da rocce a composizione prevalentemente pelitico-argillosa o argillosa con inclusi lapidei, ricoperte da sedimenti di ambiente fluviale sabbioso-limosi oppure ciottolosi e ghiaiosi in abbondante matrice limosa che rappresentano la copertura del terrazzo antico di ordine 5 /6. Essi hanno uno spessore molto variabile, da circa 2-3 m fino a pochi decimetri o nullo spostandosi da nord (valle) verso sud (verso monte) (All. n. 5j). Per collegare i subambiti a valle e a monte è prevista la realizzazione di una strada. Il tracciato proposto ha uno sviluppo di circa 380 m, con un dislivello totale di 27,5 ed una pendenza dell'8% (tratto a valle) e il 7% (tratto a monte). Il tracciato si sviluppa per il primo tratto (200 m) in trincea/galleria superficiale, per un secondo tratto in viadotto (80 m.) e per il tratto terminale in trincea (100 m) (All. n. 5j). Come messo in evidenza dalla carta morfologica di cui All. n. 5j una parte dell ultimo tratto della strada sarebbe posta a ridosso dell area interessata dalla frana attiva descritta in precedenza, all incirca al passaggio tra il tratto in viadotto e ed il tratto terminale in trincea. Il subambito centro è posto nella zona centrale dell abitato di San Michele dei Mucchietti (All. nn. 1, 2 e 5j). L area in oggetto non presenta particolari elementi morfologici, è sostanzialmente regolare e leggermente acclive verso nord (pendenze dell ordine di 1-2 gradi). Secondo i dati derivanti da prove penetrometriche di archivio nell area è presente una copertura limoso-sabbioso-ghiaiosa di spessore variabile tra 1 e 3 m circa che ricopre le torbiditi calcareo marnose e le marne che formano il Flysch di Monte Cassio. Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AN.1b. Per l ambito AN.1b oltre che alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Per il subambito a valle e per il subambito centro non sono previste prescrizioni specifiche. In ogni caso, trattandosi di aree collinare occorrerà garantire il controllo delle acque superficiali. Gli sbancamenti ed i riporti dovranno essere limitati allo Pag. 48

52 stretto necessario ed i materiali derivanti dagli scavi non dovranno essere abbandonati sui versanti per evitare di incrementare il pericolo di instabilità. Per il subambito di monte sarà opportuno mantenere le nuove edificazioni a monte dell attuale via Resistenza, mentre per la porzione valle occorrerà intervenire per la stabilizzazione dei fenomeni franosi identificati al margine nord del subambito. In ogni caso andrà mantenuta una fascia di rispetto di 20 m dal coronamento del fenomeno franoso. La realizzazione della nuova viabilità di collegamento è compatibile con la presenza della frana. L intervento andrà realizzatta anche con il fine di stabilizzare il versante adottando tutti quegli accorgimenti che l indagine di approfondimento geologico-geotecnica indicherà per raggiungere tale scopo AN.2 - AMBITI PREVISTI DAL PRG PREVIGENTE, CONVENZIONATI, IN CORSO DI ATTUAZIONE Vengono qui di seguito riportati i risultati dell indagine geologica condotta nelle aree di ambiti del PSC che coincidono con ambiti previsti dal PRG previgente, convenzionati ed in corso di attuazione. Viene fatto riferimento, quando disponibili, anche alle indagini specifiche di fattibilità eseguite a supporto di tali ambiti e consultate presso il Comune di Sassuolo AN.2a-Ambito via Pista-via Ancora (ex Piano Particolareggiato W) L ambito AN.2a è posto nella zona nord occidentale del territorio comunale sulla riva destra del F. Secchia e limitato a nord dal tracciato della strada pedemontana (All. nn. 1 e 5d). Si tratta di un comparto quasi completamente inedificato oggetto in passato di attività estrattive e nel quale è presente una collina artificiale sede di una vecchia discarica di rifiuti (lato ovest dell ambito: All. n. 5d). La morfologia dell ambito, pertanto, risulta essere stata modificata da diverse tipologia di intervento che la rendono marcatamente diversa dal suo originario aspetto naturale. Secondo l indagine geologica redatta a supporto del piano particolareggiato di iniziativa pubblica comparto W la morfologia ed il sottosuolo dell ambito sono suddivisibili in diversi settori. Nella zona orientale (All. n. 5d) dell ambito s identifica un area scavata e ritombata a piano campagna di oltre m 2 di estensione dove l originario substrato a composizione prevalentemente ghiaiosa è stato sostituito sul finire degli anni 70 del XX secolo soprattutto da materiali inerti. Quest area si situa nella zona orientale dell ambito. Il settore centrale dell area in studio è stato anch esso oggetto Pag. 49

53 di escavazioni in passato ma l attività di ripristino non ha completato il tombamento e pertanto si individua un area depressa con quote di diversi metri più basse rispetto il piano campagna originario e scarpate inclinate mediamente di 26 (All. n. 5d). Il settore NO dell ambito in oggetto è caratterizzato dalla presenza di una collina alta oltre venti metri basata sull area golenale del Fiume Secchia. Si tratta di una discarica di rifiuti prevalentemente solidi urbani in attività negli anni 70 e 80 del XX secolo che originariamente costituiva un corpo unico, ma che attualmente è suddivisa in due porzioni dal tracciato della strada pedemontana. Pertanto, solo la porzione di discarica posta a sud della strada gravita sull ambito AN.2b. Altre porzioni, più limitate, dell ambito in studio risultano poi urbanizzate o sede di attività oppure sono vegetate. Considerato quindi che l area ha subito diverse trasformazioni antropiche nel recente passato appare difficoltoso delineare una stratigrafia tipo valida per tutto l ambito (Figura 15). Figura 15 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area nord occidentale del capoluogo (ambiti AN.2a e AN.2b). La stratigrafia riportata nella colonna di destra è valida per le aree che non sono state soggette ad attività estrattiva (ambito AN.2b ed ambito AN.2a p.p.) la stratigrafia riportata nella colonna di sinistra è valida per la parte orientale dell ambito AN.2a che è sta soggetta in passato ad attività estrattiva poi ritombata a piano campagna). Le stratigrafie non sono valide per la zona della discarica (parte NO dell ambito AN.2a). Dati derivati da prove penetrometriche, sondaggi e stratigrafie di pozzi da archivio e da osservazioni dirette eseguiti nell alveo del F. Secchia, suggeriscono che allo stato naturale il substrato è costituito da sedimenti ghiaiosi e ciottolosi in matrice limosa (unità dei corsi d acqua principali: All. nn. 2 e 5d). Sono inoltre localmente presenti ghiaie, conglomerati debolmente cementati e orizzonti argillosi giallastri riferibili all unità di Cà di Sola che affiora nel Secchia a seguito di un fenomeno di erosione accelerata che sta interessando l alveo da alcuni anni, in seguito al crollo di una traversa posta poche centinaia di metri più a valle. Tali sedimenti fluviali sono ricoperti a tetto da depositi pedogenizzati di modesto spessore (1-2 m) a tessitura prevalentemente limosa. Pag. 50

54 Nella zona orientale dell ambito (Figura 15) il sottosuolo presenta una composizione diversa essendo stato soggetto, come accennato, ad attività estrattiva con successivo ripristino a piano campagna. Sono pertanto presenti materiali di riporto, per lo più inerti di risulta, per uno spessore di circa 7-9 m che appoggiano direttamente sui sedimenti grossolani fluviali. Nel sottosuolo dell ambito è presente una falda freatica alimentata prevalentemente dalle precipitazioni meteoriche, dati misurati circa 2-3 anni fa evidenziavano valori di soggiacenza dell ordine di 4 m dal p.c. nella zona centrale (settore morfologicamente depresso) dell area in studio che se estrapolati al settore orientale (settore oggetto di ripristino a p.c.) indicherebbero per esso valori di soggiacenza attorno ai 10 m rispetto il p.c. La falda probabilmente è drenata dal F. Secchia. Poco a sud, infatti, lungo l alveo è stato osservato un lungo allineamento di scaturigini in corrispondenza di un orizzonte argilloso giallastro poco permeabile. Dal punto di vista idraulico occorre di nuovo ricordare la relazione, redatta dall ARPA di Modena e che fa parte della documentazione che costituisce il Quadro Conoscitivo del PSC, dove sono riportati i risultati di uno studio idraulico del tratto di Secchia compreso tra due sezioni rappresentative, la prima posta circa 600 m a monte del Ponte Sassuolo-Veggia, la seconda posta poco a monte del ponte della strada pedemontana e pertanto in corrispondenza dell ambito AN.2a. I risultati dello studio mettono in evidenza che per la sezione in corrispondenza dell area qui presa in considerazione la sicurezza idraulica era verificata. I risultati di tale studio (condotto nella seconda metà degli anni 90 del XX secolo) possono essere ritenuti ancora validi in quanto con l approfondimento che l alveo fluviale ha subito in questi ultimi anni a seguito del fenomeno di erosione accelerata di cui si è fatto menzione in precedenza l area della sezione fluviale si è ampliata. A tale proposito occorre comunque osservare che dalla cartografia inerente le fasce fluviali del Piano stralcio per l assetto idrogeologico (PAI) del Bacino del F. Po si deduce che la porzione NO dell ambito AN.2a ricade all interno della fascia fluviale B del PAI (Figura 6) mentre tutta la restante porzione dell ambito è compresa all interno della fascia fluviale C, delimitata verso fiume dal così detto limite di progetto tra fascia B e fascia C (Figura n. 6). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AN.2a. Pag. 51

55 Per l ambito AN.2a oltre che alle prescrizioni generali e specifiche elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Essendo l area dell ambito stata oggetto in passato di attività estrattive ed essendo stati gli scavi tombati con materiale di riporto ed essendo l area in prossimità di una ex discarica, occorrerà provvedere, preliminarmente alla fase attuattiva, alla redazione di uno studio di caratterizzazione ambientale (ai sensi del DM 471/1999) onde verificare l assenza di sostanze contaminate nel sottosuolo. Dal momento che tutto l ambito è compreso entro la fascia B, oppure entro la fascia C delimitata dal limite di progetto tra fascia B e C, del PAI, si applicano le disposizioni specifiche delle norme del PSC (artt. 9 e 10) AN.2b-Pista L ambito AN.2b è posto nel settore nord ovest dal capoluogo in un area pressoché inedificata (All. n. 1). La morfologia è subpianeggiate ed il substrato è formato da sedimenti prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi riferibili all unità dei corsi d acqua principali. L assetto stratigrafico è simile a quello descritto per le aree non soggette ad attività estrattive dell Ambito AN.2a (Figura 15). Il primo sottosuolo è formato da un orizzonte superificiale pedogenizzato a tessitura prevalentemente limosa, dello spessore di 1-2 m, che sovrasta terreni prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi che presentano spessori superiori ai 10 m. Da osservare inoltre che la porzione SO dell ambito AN.2b è compresa all interno della fascia fluviale C del PAI delimitata verso fiume dal così detto limite di progetto tra fascia B e Fascia C (Figura 6). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AN.2b. Per l ambito AN.2b oltre che le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni della presente relazione valgono anche le seguenti prescrizioni specifiche. Per la porzione di ambito compresa entro la fascia C del PAI delimitata verso fiume dal limite di progetto tra fascia B e fascia C valgono le disposizioni specifiche delle norme di PSC (artt. 9 e 10). Pag. 52

56 AN.2c-ex Ragno est L ambito AN.2c si colloca nei pressi della zona centrale del capoluogo (All. n. 1). L area è pressoché completamente urbanizzata essendo occupata da uno stabilimento industriale. Il substrato litologico è riferibile all unità dei corsi d acqua principali o all unità di Vignola ed è formato da sedimenti prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi che, in condizioni naturali, sono ricoperti in superficie da sedimenti a tessitura limosa di 1-2 m di spessore (All. nn. 2 e 5c). Sulla base di prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio è infatti possibile descrivere il primo sottosuolo (allo stato naturale) come formato da un orizzonte superficiale a granulometria limosa, dello spessore di circa 1-2,5 m e caratterizzato mediamente da valori di Rpd dell ordine di Kg/cm 2, al di sotto del quale sono presenti terreni grossolani ghiaioso-ciottolosi di spessore superiore agli 8-10 m (Figura n. 4). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito AN.2c. Per l ambito AN.2c valgono le prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Preliminarmente alla fase attuattiva occorrerà provvedere alla redazione di uno studio di caratterizzazione ambientale (ai sensi del DM 471/1999) delle parti di ambito per le quali sia prevista la variazione di destinazione d uso dall attuale industriale a quella residenziale AMBITO CON CARATTERISTICHE DI POLO FUNZIONALE PF1 (Polo logistica merci) L ambito PF1 si colloca nella zona nord del territorio comunale (All. n. 1) in un area generalmente subpianeggiante caratterizzata da un substrato riferibile all unità dei corsi d acqua principali (All. nn. 2 e 5k). Nella parte sud e nella parte est dell ambito sono presenti due zone depresse coincidenti con aree che sono state soggette ad attività estrattive di ghiaia che si pongono ad alcuni m di quota inferiore rispetto il p.c. naturale e che sono delimitate da scarpate artificiali (All. n. 5k). Pag. 53

57 Figura 16 - Litostratigrafia tipo (basata su prove penetrometriche e stratigrafie di pozzi da archivio) per l area nord del territorio comunale (ambiti PF1 e APS.i1). La litostratigrafia è valida per le aree non soggette ad escavazione. Per le aree di cava occorre considerare l assenza dell orizzonte limoso superficiale e la presenza comunque di depositi fluviali grossolani di diversi m di spessore. Sulla base di prove penetrometriche e di stratigrafie di pozzi per acqua di archivio è possibile descrivere la stratigrafia del primo sottosuolo (Figura 16) come formata in prevalenza da sedimenti grossolani e/o molto grossolani (ghiaie e ciottoli prevalenti) di ambiente fluviale dello spessore di oltre 10 m, ricoperti a tetto da un orizzonte superficiale di sedimenti a tessitura limosa di spessore generalmente esiguo (inferiore a 1,5 m). Gran parte dell area d ambito è compresa all interno delle zone di rispetto dei pozzi acquedottistici (Figura 17). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito PF.1. Per l ambito PF.1 oltre alle prescrizioni generali elencate nel capitolo finale Conclusioni valgono le seguenti prescrizioni specifiche. Per tutte le porzioni di ambito comprese all interno delle zone di rispetto dei pozzi acquedottistici (Figura 17) si applicano le disposizioni specifiche del RUE (artt. 66 e 67). Pag. 54

58 ARKIGEO di Gasparini Dott. Geol. Giorgio Dott. Prof. Antonio Rossi Figura 17 Zona di rispetto di pozzi per acqua ad uso acquedottistico (ambito PF1) SUBAMBITI SOGGETTI A INTERVENTI UNITARI CONVENZIONATI Ambito specializzato per attività produttive di tipo industriale APS.i1 L ambito APS.i1 è posto nella zona nord ovest del territorio comunale (All. n. 1) in un area subpianeggiante di terrazzo fluviale caratterizzata da un substrato a composizione prevalentemente ghiaiosa e ciottolosa riferibile all unità dei corsi d acqua principali (All. nn. 2 e 5k). Il primo sottosuolo è formato da un orizzonte superficiale a tessitura prevalentemente limosa, pedogenizzato, di spessore variabile tra 0,5 e 1,5 m. A profondità superiori sono presenti ghiaie e ciottoli in matrice limosa per uno spessore che supera i 10 m. Quasi tutto l ambito è compreso all interno della zona di rispetto allargata dei pozzi acquedottistici (Figura 17). Sulla base dei dati analizzati e descritti è possibile avallare la fattibilità geologica degli interventi previsti per l ambito APS.i1. Pag. 55

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