Capitolo sesto L EREDITÀ DI ROMA

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1 99 Capitolo sesto L EREDITÀ DI ROMA

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3 Venosa. Mosaico della Chiesa Vecchia Sappiamo molto poco dell uso funerario di epoca romana in Basilicata. I luoghi di sepoltura si trovavano spesso al di fuori dell abitato, lungo le principali vie d accesso, come potevano essere l Appia, la l Herculea e la Popilia, e spesso sono confuse con l epoca cristiana o medievale, se non anche indigena. Le tombe presentano spesso una grande varietà di tipologie, che variavano dalle diverse richieste dei committenti. In Basilicata, ad esclusione della Tomba di Marcello a Venosa, non abbiamo alcun mausoleo, che ebbe come modello il primo e più maestoso, quello a pianta circolare e sormontato da un tumulo dell imperatore Adriano volle che in riva al Tevere ( d.c.), l attuale Castel Sant Angelo. Per iniziare un confronto di tipo monumentale dobbiamo andare un po indietro, quando a Roma un certo Marco Virgilio Eurisace, nel primo decennio a.c., si fa costruire una tomba gigantesca con una serie di decorazioni e bassorilievi raffiguranti i vari momenti della panificazione. Monumenti grandiosi in Basilicata ce ne sono pochi, ma si ricorda il sarcofago microasiatico, del II secolo d.c., trovato in località Albero in Piano a Rapolla, ora al Museo Nazionale di Melfi. Esso faceva parte di una serie di insediamenti lungo l Appia; tra questi anche la villa sul bordo del Lago 101

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5 Matera, necropoli di Timmari. Sullo stesso insediamento sorse un esteso bosco Rendina, con muri in opus incertum. Altre tombe di epoca romana imperiale in una serie di grotte furono trovate a San Mauro Forte, Campomaggiore, Accettura, Muro Lucano e Melfi. Infatti per i meno abbienti e per i liberti esistevano anche i colombari, cioè tombe comuni formate da centinaia di nicchie segnate da una semplice targa in cui venivano deposte le ceneri dei defunti. Talora le camere funerarie erano scavate nel fianco di una montagna, come è accaduto per la tomba del Sarcofago di Rapolla e le loro facciate erano incise a rilievo nella viva roccia. La presenza di questo sarcofago indicava non solo il passaggio ma anche la necessità di un culto, che in epoca romana è piuttosto vario, anche se esso era collegato, ovviamente al tempio, ovvero all edificio consacrato al culto delle divinità concepito come dimora permanente o temporanea della divinità stessa. L edificio sacro non è un fenomeno esistente in tutte le religioni. Il termine templum, deriva da una radice che indica l atto di recintare, cioè delimitare il luogo del culto. Templum, era anche lo spazio che l augure di volta in volta circoscriveva nel cielo per osservare i presagi: un esempio è nel Museo Archeologico Nazionale di Venosa, ed un altro è legato alla presenza di àuguri a Banzi, non distante dal famoso Monastero di S. Maria. Qui, nel periodo romano si designavano gli edifici inaugurati, mentre quelli non costituiti per atto augurale si chiamavano aedes sacrae. Per costruire si adoperavano tre sistemi denominanti opus incertum, opus reticulatum ed opus latericium. L opus incertum era un modo di costruire che adoperava pietre squadrate irregolari, a volte a secco e senza alcun legante, mentre l opus reticolatum era fatto con blocchetti di pietra disposti in modo trasversale quasi a formare una rete; l opus latericium era invece composto da mattoni. Quando venne scoperto il calcestruzzo, queste tecniche costruttive non furono più utilizzate per costruire muri portanti ma per ricoprire quelli costruiti con il calcestruzzo. Diversi sono i muri in numerose opere romane in Basilicata: dall Anfiteatro a Venosa e Grmentum sino alle abitazioni della stessa Venosa. L Anfiteatro venosino fu costruito in parte su terrapieno artificiale adattandosi su un fianco del colle, con una serie di pilastri che circondano tre livelli: la ima cavea, la media cavea e la summa cavea. Il passaggio alle gradinate era ottenuto tramite l ambulacro, costruito in opera cementizia e plinti in pietra. Al centro vi era l arena con alcuni vani sotterranei. Il restante edificio è costruito in opera reti- 103

6 colata, cioè intorno al I sec. d.c., con ulteriori restauri e rifacimenti nel ebbe grossi interventi di consolidamento strutturale durante il II secolo. Agli anfiteatri, maestosi edifici ben visibili, si associano anche in quanto a monumentalità gli acquedotti. L edificio termale si trova in Basilicata a partire dal III sec. a.c., come quello che si riferisce alla fattoria di Moltone a Tolve, oltre a quelle citate di Venosa, dove sono presenti degli ipocausti, e quelli di età tardorepubblicana sono documentati da epigrafi rinvenute ad Acerenza e Grumentum. Nonostante la natura ancora frammentaria della documentazione sinora raccolta, lo scavo di un complesso rurale in località Braide a Brienza ci documenta un piccolo vano in cocciopesto ed un locale con caldaia per impianto di riscaldamento ad aria calda. Un altro grande complesso termale è quello di Cugno dei Vagni, presso Herakleia, mentre un calidarium si trova a Masseria Ciccotti vicino Oppido Lucano. Mentre queste sono di epoca repubblicana nel periodo tardoantico troveremo terme a Grumentum, le cui iscrizioni indicano una restauro e abbellimento (balnea restituit), e quelle di Casa del Diavolo a Lavello. In effetti l architettura romana in Basilicata è nota grazie ai tanti edifici privati e pubblici giunti fino a noi, e può essere studiata anche attraverso l unico trattato del tempo conservato, il De architectura di Vitruvio, della seconda metà del I secolo a.c., dove vi erano tutte le prescrizioni necessarie a realizzare una costruzione. Pietra, travi di legno, tegole e mattoni d argilla furono i principali materiali da costruzione romani fin dai tempi della repubblica. Molto usati erano il tufo e il travertino centroitaliani e, per costru- L evoluzione della Basilicata: insediamenti antichi, fattorie e strade, vengono abbandonati, per essere rioccupati nel corso dell altomedioevo, dando vita ad una nuova tipologia insediativa, quella d altura e rupestre 104

7 Oggetti ed iscrizioni di epoca tardoromana ed altomedioevale. Il territorio lucano è diventato del tutto una cultura che verrà inserita nell odierna Basilicata zioni più ricche e prestigiose, il marmo bianco importato dalla Grecia e dall Asia Minore o, a partire dall epoca di Cesare, da Luni, vicino a Carrara; marmi multicolori giungevano inoltre a Roma da tutto il mondo antico, usati spesso per rivestire muri realizzati con materiali più economici. Il marmo diede vita a monumenti splendidi; ma anche pietre normali e ritagliate fecero in modo che mosaici come la casa di Grumentum e quelli delle Terme di Venosa. Spesso, nei mosaici, troviamo fasce decorative utilizzate per contornare gli emblemata. Alcune delle decorazioni più frequenti sono le greche e a pelte (un esempio è a Malvaccaro di Potenza ), ma sono presenti svastiche, quadrati, denti di sega, linee spezzate a meandro, a girandole, a nodo di Salomone, che ha anche un significato esoterico. Mosaici più semplici furono trovati nei pressi di Melfi, in località Leonessa, ma anche a Rapolla. Una casa che possiede ancora in situ il proprio mosaico è una casa a Grumentum. 105

8 La Basilicata, regione ancora sconosciuta e ricca allo stesso tempo, ha subìto una notavole influenza da parte di Roma. Essa fu segnata così profondamente e definitivamente, nell anima e nella cultura, che pose i premesse per la trasformazione del territorio. La civiltà lucana, lo spirito che nel passato sembrava guerriero, divenne poi un cammino civile, una forma di immagine antica e misteriosa, per la storia e l architettura intera della regione. La Roma antica, con le sue fattorie, i grandi agglomerati, divenne con l arco a tutto sesto e con l evoluzione della primitiva casa italica, i soggetti primari di un eredità che poi divenne tardoantica e romanica. La Basilicata, con la sua anima latina è, ancora oggi, eredità dei Romani. 106