Teoria della Architettura Carlo Aymonino (a cura di Domenico Chizzoniti) Sommario. Per Carlo Aymonino, 4 Carlo Magnani.

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Aureliana Blasi
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2 Copyright 2012 CLEAN via Diodato Lioy Napoli telefax Tutti i diritti riservati È vietata ogni riproduzione ISBN Direzione editoriale Domenico Chizzoniti (coordinatore) Lamberto Amistadi Armando Dal Fabbro Luca Monica Editing Anna Maria Cafiero Cosenza Grafica Luca Monica Impaginazione Costanzo Marciano Retrocopertina: Carlo Aymonino, Disegno per il frontespizio del corso di Teoria e Tecnica della Progettazione Architettonica, IUAV 2007 TECA Teorie della Composizione Architettonica L idea di una collana sulle teorie della composizione architettonica nasce dalla consapevolezza di una lenta e inesorabile dispersione di conoscenze, strumenti e pratiche nella costruzione del progetto, comune a diverse scuole. In particolare, una tradizione di studi tra Milano e Venezia, ma anche tra Napoli e Torino, ha puntato sul progetto di architettura come conoscenza e come pratica dell arte, con tutte le implicazioni di ordine letterario, filosofico ed estetico a cui queste scuole non si sono mai sottratte. Ora, i facili entusiasmi della emancipazione tecnica sembrano aver contraffatto la ricerca sul progetto, sulla composizione del progetto di architettura, attraverso procedure standardizzate. Ebbene, questo traslato tende a falsificare quel singolare procedimento artistico in cui ricerca e sperimentazione si combinano in quel segreto religioso che punta al progetto come sintesi poetica di arte e tecnica. La collana editoriale proposta tende a radunare, laddove certe salutari resistenze ancora operano, le esperienze di ricerca che indagano teoria e progetto, critica e pratica architettonica, riservando alla composizione un ruolo privilegiato nell indagine e nella sperimentazione operativa. L obiettivo è di far ri-scoprire agli studenti delle Facoltà di Architettura, a cui la collana si rivolge, l altro aspetto della creatività del progetto di architettura: quello della poesia, della seduzione, del fascino della forma e della figurazione, dell idea, dell affabulazione e della narrazione, dell impegno e del rigore simbolico e ideologico. Sommario Teoria della Architettura Carlo Aymonino (a cura di Domenico Chizzoniti) Per Carlo Aymonino, 4 Carlo Magnani Roma Antica,6 Venere Hope 1985, 34 Colosso 1982/1984. La Villa Reale di Monza, 50 Teatro di Avellino 1987/2002, 74 Roma Centralità Direzionale, Tiburtina Pietralata (SDO) 1996, 102 Nuovo spazio museale nel Giardino Romano in Campidoglio Roma 1993/2005, 130 Carlo Aymonino. Pratica del progetto e teoria dell'architettura, 156 Domenico Chizzoniti Indice dei nomi, 173

Per Carlo Aymonino Carlo Magnani Pur di fronte al venir meno di ogni sistematicità teorica dell ordine del discorso di origine illuministica, ho sempre difeso, come Preside, la presenza dei corsi di

3 Per Carlo Aymonino Carlo Magnani Pur di fronte al venir meno di ogni sistematicità teorica dell ordine del discorso di origine illuministica, ho sempre difeso, come Preside, la presenza dei corsi di teoria dell architettura nell ambito dell ordinamento della Facoltà di Architettura di Venezia. I corsi erano collocati al primo anno del corso di laurea triennale, uno per ogni sdoppiamento, affinché il messaggio fosse chiaro fin dall inizio: l architettura non è solo tecnica, ma anche pensiero critico, visione del mondo. Ma la riflessione teorica vive dell iterazione dell esercizio argomentativo, nel confronto continuo e, nel caso dell architettura, nelle verifiche pratiche. Così i corsi al primo anno furono sostituiti da corsi di caratteri tipologico-distributivi e quelli di teoria, ridotti di numero, furono resi indipendenti dall appartenenza a un anno specifico di corso contribuendo con questo anche a un maggiore interscambio di opinione fra gli studenti. Questa ipotesi è stata al centro di un colloquio con Carlo Aymonino quando da poco era andato in pensione. Il Professore ne ha condivise le intenzionalità e di fronte alla mia proposta di farsi carico di uno di questi corsi accettò con entusiasmo. Poco tempo dopo mi stupì ulteriormente, conoscendolo da quando ero studente, presentandomi il programma del corso, già organizzato per argomenti e sequenza di lezioni, mostrandomi i materiali che pensava di utilizzare, disegni a mano, tratti per lo più dai suoi quaderni di appunti. Ciò che qui si presenta è quasi per intero ciò che è stato utilizzato dal Professore per il Corso di Teoria e Tecnica della Progettazione Architettonica dell A.A che credo sia stato l ultimo corso istituzionale tenuto da Carlo Aymonino. Nel secondo colloquio cui ho accennato, il Professore mi regalò un piccolo volume, L origine delle teorie di Enrico Bellone, consigliandomene la lettura: «tutta la scienza è un affinamento del senso comune, poiché tenta di collegare l esperienza sensibile a un sistema globale di enunciati logicamente connessi questo libro tratta l evoluzione culturale come un fenomeno biologico». Con alcune conseguenze che riguardano «la struttura atemporale delle inferenze logiche» e quella «di eliminare le nozioni di mente e di idea La verità è, semmai, adattamento, e l adattamento nulla ha a che fare con le cose in sé». Tra le modalità di selezione nel divenire dell evoluzione ve n è una che «fa nascere il sospetto che essa possa incidere su credenze consolidate ed esterne alla disciplina di cui fa parte. Spesso in situazioni come queste, la selezione è messa in moto da meccanismi di potere. La condanna di Galilei non dipese certamente da pure controversie sul numero di satelliti di Giove o sull isocronismo del pendolo semplice. Quella con- 4 danna non è un caso isolato nell evoluzione della cultura umana». Nonostante la sequenza delle lezioni accompagni il lettore da Roma a Roma e spesso sia usata la prima persona singolare, non vi è nulla di autobiografico nella esposizione, se con ciò si intende una compiaciuta autocontemplazione o una disposizione teleologica delle cose. I progetti si susseguono come confronto con situazioni determinate dello spazio e del tempo. Tentativi, esperimenti che nell indagine e nel «dar forma» affrontano il rischio di riproporre un ordine del discorso esplorando la storia lunga della costruzione della città e perciò assumendo il carattere di una ostinata ricerca. Nell esplorazione appaiono eventi, cose, reperti, personaggi, architetti e con essi è aperto un colloquio che ne interpreta le intenzioni, come se il presente, attraverso il progetto, restituisse voce e parola agli interlocutori e ai fatti. Tutto ciò ritrova nella tecnica della veduta quella compiutezza che le cose sembravano attendere. Non a caso Aymonino ricorda, in una vecchia intervista, il tempo del disegno come un momento di serenità, il che consente a Domenico Chizzoniti di cogliere i tratti di un certo «razionalismo bucolico» nei materiali. Le pagine sono ricche di annotazioni: date, ricordi di accadimenti, dimensionamenti dei programmi funzionali; il disegno è strumento di analisi e quindi di sintesi delle molteplici forme di conoscenza necessarie che trovano nelle modalità della rappresentazione uno specifico momento di verità. Fin dove il progetto posa lo sguardo sulle cose del mondo non ci sono «resti», tutto appartiene alla città contemporanea in una visione inclusiva di compresenze, senza mimetismi, ma alla ricerca della pertinenza della «soluzione formalmente compiuta» in relazione alla parte di città. Architetture da percorrere per scoprire l adeguato dimensionamento degli spazi e l articolazione delle sezioni, persino il Colosso, estrema sintesi, «macchina» per vedere ed essere visti svela il suo volto solo nella terrazza superiore. Architetture concluse nella asciuttezza delle soluzioni e sempre incompiute come ogni progetto urbano; pronte a porre domande come ogni pensiero critico e sole nell affrontare il loro destino mondano. Un corso di teoria perentorio e dubitativo che non dimentica l ordine tipologico della disposizione delle parti, le condizioni materiali specifiche del «fare architettura» contribuendo a costruire un atteggiamento che consente che la ricerca continui. 5

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