A cura di V.F., casco bianco in Israele-Palestina

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1 GALLERY -VIAGGIO IN CISGIORDANIA A cura di V.F., casco bianco in Israele-Palestina fonte: Il 9 luglio gli attivisti contrari alla costruzione della Barriera di Separazione tra Israele e i Territori Palestinesi hanno festeggiato i cinque anni del parere emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite contro la costruzione che il Governo israeliano ha avviato nel Il muro, nel progetto preventivato, dovrebbe ricoprire una lunghezza di 725 km, tra barriere metalliche e di cemento, fossati, torrette, filo spinato e tutte le strutture necessarie al controllo delle aree coinvolte. Fin'ora è stato portato a termine il 59 % del tracciato, di cui solo il 20% si trova effettivamente sul confine con i Territori Palestinesi, la Green Line, o linea d'armistizio del Sebbene il Governo Israeliano parli di fence, recinto, per la maggior parte del percorso lastre alte 8 metri si stagliano, come una lama, di fronte agli occhi dei Palestinesi della Cisgiordania. Il restante tracciato causa un'annessione de facto del 10% dei Territori Palestinesi, includendo l'83% della popolazione di colonie come Gilo e Ma'ale Adumim e isolando dal resto dei Territori Occupati i 250,000 Palestinesi che vivono a Gerusalemme.

2 fonte: Office for the coordination of humanitarian affairs (OCHA)- Nazioni Unite Il Governo Israeliano ha deciso di costruire il Muro durante la Seconda Intifada, periodo durante il quale si era assistito a un picco di attentati terroristici. Ma chi contesta il muro afferma che questo fosse solo un pretesto per ridisegnare i confini geopolitici della zona, confiscare una quantità sempre maggiore di terra e di risorse preziose alla popolazione palestinese e creare difficoltà talmente grandi da costringere i palestinesi a sovraffollarsi nei grandi centri abitati e abbandonare la propria terra.

3 Il Muro nei pressi del campo profughi di Aida, Betlemme (caschi bianchi, V.F.) La Corte Internazionale di Giustizia, nel 2004, ha dichiarato che la costruzione del muro nei Territori Palestinesi e all'interno e intorno a Gerusalemme e' contraria alle leggi internazionali. Ha anche affermato che Israele dovrebbe abbattere il muro e compensare chi è stato danneggiato dalla sua costruzione. Secondo l'organo giurisdizionale delle Nazioni Unite le violazioni commesse da Israele sono di due tipi. Da una parte "violazioni dei diritti umani": - diritto all'autodeterminazione, - diritto alla libertà di movimento, - diritto al lavoro, - diritto a un adeguato standard di vita, - diritto all'educazione, - diritto alla salute Dall'altra parte - sempre secondo la Corte Internazionale di Giustizia- le violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra del Nello specifico: l'infrazione degli articoli relativi al trasferimento di civili da parte del potere occupante nei Territori Occupati, il divieto di confiscare e distruggere proprietà e annettere terra, e il trasferimento forzato della popolazione del Territorio Occupato.

4 Ancora nei pressi del campo profughi di Aida, Betlemme (caschi bianchi, V.F.) Il parere della Corte delle Nazioni Unite non ha valore di legge -anzi, dalla sua emanazione Israele ha costruiti ulteriori 200 km di barriera e ha avviato altri 113 km-, ma ha di fatto offerto una base giuridica a molti gruppi della società civile, sia israeliana che palestinese, dandogli così la possibilità di ingaggiare forme di resistenza contro la costruzione del muro e le sue conseguenze geografiche, politiche e sociali. In vari villaggi della Cisgiordania, da Bilin a Nilin, da Al Masara a Jayous, si sono formati Comitati Popolari di Resistenza nonviolenta. Secondo i dati della campagna contro il muro dell'apartheid "Stop the wall, dal 2002 ad oggi, sono 16 i manifestanti uccisi dalle forze armate israeliane durante le manifestazioni nonviolente. Il muro stesso è diventato una piattaforma dove esprimere i sentimenti di rabbia e il desiderio di cambiamento, sia per i palestinesi che per i tanti volontari internazionali che affollano i Territori Palestinesi Occupati.

5 Nei pressi della città di Qalqilya al Nord della Cisgiordania (caschi bianchi, V.F.) Nei pressi della città di Qalqilya al Nord della Cisgiordania (caschi bianchi, S.B.) Qalqylia è una delle 60 località completamente circondate dalle colonie e dal muro, che si trovano ad avere una sola via di accesso, rigorosamente controllata dai checkpoint dell'esercito israeliano. In totale sono 257,265 i Palestinesi che vivono in questi "ghetti".

6 Prima della costruzione della barriera Qalqilya vantava una delle economie più floride di tutta la Cisgiordania, con i suoi 85,000 negozianti che rifornivano i 32 villaggi della zona e molte delle aree israeliane limitrofe. Ora la disoccupazione ha raggiunto il 67 %. Nei pressi della città di Qalqilya al Nord della Cisgiordania (caschi bianchi, V.F.)

7 Il 52% delle risorse d'acqua della Cisgiordania si trovano nel Distretto di Qalqilya. Quando la costruzione del muro sarà ultimata 30 pozzi d'acqua si troveranno dal lato israeliano della barriera e i Palestinesi perderanno l'80 % delle loro risorse d'acqua, dovendo ricorrere all'acquisto del prezioso liquido presso la compagnia israeliana dell'acqua. Vista delle terre confiscare di An Numan dal villaggio di Al Khas. Molti dei proprietari terrieri della zona hanno perso le loro terre colitvate in seguito alla costruzione del Muro, che qui assume la forma di una rete di sicurezza. (caschi bianchi, V.F.) An Numan è una delle 17 località palestinesi racchiuse tra il muro e la Green Line. Si tratta di 8,557 persone che, pur vivendo nell'area di Gerusalemme continuano ad avere la carta di identità verde palestinese e a non poter accedere alle aree sotto il controllo israeliano. Devono richiedere permessi per recarsi a visitare i parenti al di là del muro o per coltivare le terre che, in seguito alla costruzione del muro, sono diventate "israeliane". Secondo il Palestinian Central Bureau of Statistics il 30,5 % dei proprietari terrieri cisgiordani è separato dalla famiglia in seguito alla costruzione del muro o delle barriere. In 13 località isolate su 17 incombe il rischio di demolizione della casa, per "ragioni di sicurezza". Significa che 6,314 persone rischiano di diventare "sfollati".

8 Villaggio di Ras Tira. I bulldozer sradicano e distruggono gli alberi di ulivo per fare spazio al muro. Il villaggio costituisce un'altra enclave ( Anne Paq) Casa palestinese lungo il tracciato del muro nei pressi di Betlemme (caschi bianchi, V.F. ) Nelle zone limitrofe al muro, quando le case non sono state demolite si sono spesso viste circondare dal muro. La famiglia Anastas, che abita la casa della foto, aveva un negozio di souvenir sulla strada principale tra Gerusalemme e Betlemme. In seguito alla costruzione del Muro la famiglia ha perso tutti i suoi introiti. Senza contare la trasformazione del paesaggio che si sono ritrovati davanti agli occhi.

9 Checkpoint tra Betlemme e l'area di Gerusalemme (caschi bianchi, V.F.) I checkpoints sono l'altro strumento di controllo adottato dal Governo Israeliano e dalle forze militari. Sono circa 630 i checkpoint attraverso cui quotidianamente i Palestinesi devono passare per accedere a lavoro, scuola, servizi e per recarsi a visitare amici e parenti. A cui si aggiungono i c.d. checkpoints volanti. Nei pressi della città di Qalqilya al Nord della Cisgiordania (caschi bianchi, S.B.) Si tratta di politiche di sicurezza che di fatto costringono i palestinesi a costanti frustrazioni e allo scontro quotidiano con il colore della loro carta di identità, verde, che spesso finisce col circoscrivere gli spostamenti alle zone più vicine.

10 Betlemme, (caschi bianchi, V. F.) Ottenere i permessi per recarsi a Gerusalemme è molto difficile. Secondo l'ocha (l'ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari) si è assisito a un drastico calo degli accessi dei palestinesi agli ospedali specializzati di Gerusalemme, cosi come alle scuole e alle università. Il risultato è stato un peggioramento della situazione sanitaria e un sovraffollamento delle strutture della Cisgiordania.

11 Palestinesi aspettano di attraversare il Checkpoint di Qalandia per recarsi a Gerusalemme, alla moschea di Al Aqsa il quarto e ultimo venerdi del mese del Ramadan. ( Oren Zil) E qui, al checkpoint di Qalandia, tra Ramallah e Gerusalemme, il giorno della fine del Ramadan,migliaia di Palestinesi si sono accalcati per provare a recarsi alla Moschea di Al Aqsa. Molti di loro non sono riusciti a passare per festeggiare un giorno importante come il Natale cristiano. Di fronte a quelle stesse transenne si conclude il nostro viaggio tra i semi della discriminazione, che crescono e si sviluppano tra barriere di cemento e colori diversi sulle carte di identità. In nome della sicurezza, ma col risultato di spegnere le speranze e i sogni di un intero popolo.

12 volesse ulteriori notizie e approfondimenti: L'ultimo rapporto sulle conseguenze del muro pubblicato da Stop the wall Le conseguenze economiche della costruzione del muro- il caso di Gerusalemme Est Una storia di vita Alcuni parlano del muro come il "muro dell'apartheid"... Per farsi un'idea: La convenzione delle Nazioni Unite sui Crimini di apartheid Alcune opinioni Il punto di vista del Governo Israeliano: