Schegge di Storia Salerno e l operazione Avalanche Documenti, diari, memorie e reperti

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1 Pubblicazioni degli archivi di stato Archivio di Stato di Salerno Schegge di Storia Salerno e l operazione Avalanche Documenti, diari, memorie e reperti Catalogo della mostra Archivio di Stato di Salerno, aprile-dicembre 2013 a cura di Renato Dentoni Litta MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI 2014

2 DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI Servizio III - Studi e ricerca Direttore generale per gli archivi ad interim: Rossana Rummo Direttore del Servizio III - Studi e ricerca: Mauro Tosti Croce 2014 Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo Direzione Generale per gli Archivi Servizio III - Studi di ricerca ISBN Stampato nel mese di novembre 2014 a cura della Tipografia Gutenberg S.r.l. - Fisciano (SA)

3 Sommario Introduzione...pag. 7 di Renato Dentoni Litta Interventi di apertura Salerno » 13 di Massimo Mazzetti In guerra con le parole...» 19 di Fabio Caffarena I fatti del 43 nelle fonti orali...» 31 di Giuseppe Colitti Arrivano...» 39 di Renato Dentoni Litta Vivere sotto le bombe Diari, memorie e testimonianze di guerra...» 47 di Eugenia Granito Ideologie della guerra e paesaggi della sconfitta Diari e testimonianze dai campi di battaglia...» di Maria Teresa Schiavino 225. I danni di guerra a Battipaglia...» 273 di Francesco Innella Salerno e gli alleati...» 279 di Anna Sole Danni di guerra e ricostruzione a Salerno e Provincia...» di Fernanda Maria Volpe La condanna del fascismo...» di Anna Sole L associazione Salerno » 323 di Matteo Pierro 3

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5 Schegge di Storia. Salerno e l operazione Avalanche Catalogo della mostra documentaria, bibliografica iconografica Ricerca documentaria e bibliografica, organizzazione Renato Dentoni Litta, Eugenia Granito, Francesco Innella, Maria Teresa Schiavino, Anna Sole, Fernanda Maria Volpe Riproduzioni fotografiche Michele Di Lorenzo, Enzo Di Somma Grafica e comunicazione Maria Teresa Schiavino, Nicola Gallucci, Antonio Gentile Gestione finanziaria della pubblicazione Francescantonio Lippi, Sonia Nardiello Associazione Salerno 1943 Ercole Adamo, Adamo Addesso, Vincenzo Avallone, Raffaele Bianco, Pietro Brundu, Carlo Boseggia, Adriano Calabrese, Rocco Vincenzo Calabrese, Fiorenzo Capone, Pasquale Capozzolo, Gerardo Capuano, Ettore Ciotta, Generoso Conforti, Gianni Coscia, Gennaro Costantino, Raul Cristoforetti, Francesco De Cesare, Vittorio De Maio, Mario Dello Russo, Marco De Piano, Agostino e Michele Di Feo, Luigi Di Maio, Michele Favulli, Andrea Fiore, Antonio Forlano, Antonio Fortunato, Luigi Fortunato, Clemente Fratusco, Antonio Gigliello, Daniele Gioiello, Matteo e Michele Giordano, Gianluca Guerriero, Pierpaolo Irpino, Valerio Lai, Giuseppe Li Pizzi, Carmine Luongo, Vincenzo Maglione, Antonio Malatesta, Rosalino Margagnoni, Giovanni Marino, Francesco Marra, Angelo Martucciello, Antonio Migliorino, Carmine Monetta, Adriano Napoli, Walter Padovani, Giuseppe Parisi, Alfonso Pierro, Francesco Plumidallo, Michele Potenza, Matteo Ragone, Fabio Raimondi, Matteo Pierro, Alessandro Russo, Giancarlo Salines, Aniello Sansone, Gerardo Savino, Mario e Donato Serio, Michele Sessa, Aniello Siniscalchi, Marco Soggetto, Geremia Soriano, Gerardo e Giovanni Stoppiello, Pasquale Tancredi, Mario Testa, Raffaele Torluccio, Valentino Tranfaglia, Alfredo Varriale, Gigino Vitolo, Sergio Zinna ed inoltre Sandra Baker, Dave Barry, Mark Bischof, Mark Evans, Sharon Farr, Craig Fuller, Colin James, Alf Egil Johannessen, Ron Johnson, Jeremy Hagg, Dennis Heter, Dennis Hill, Rosalie Hoek, Calvin Lee, Arne Mostad-Jensen, Roy Neighbour, Elynedd Owens, Chris e Charles Pearson, Deborah Sousa, William Staehely, Cheri Stewart, David Stoloff, Lino von Gartzen, Randy Watkins, Garry Weston. Un ringraziamento particolarmente sentito va a quanti hanno aderito alla richiesta dell Archivio di Stato per fornire documenti, memorie e reperti utili alla ricerca e all esposizione e sono stati singolarmente citati nelle varie sezioni, mentre è doveroso esprimere una segnalazione particolare ai signori Salvatore Conforti e Massimo Mazzetti che hanno donato all Archivio di Stato di Salerno i cimeli e i reperti che erano stati esposti nel corso della mostra. Si ringrazia tutto il personale dell Archivio di Stato di Salerno che ha contribuito con il consueto entusiasmo ma anche con ottima professionalità alla buona riuscita dell iniziativa 5.

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7 Introduzione di Renato Dentoni Litta Il settantesimo anniversario dello sbarco a Salerno delle forze alleate, avvenuto nella notte tra l 8 e il 9 settembre 1943, ha dato ancora una volta l occasione all Archivio di Stato di trasformarsi da luogo di conservazione a luogo di memoria e addirittura, come in questo caso, a laboratorio di ricordi. La scelta, naturalmente, è legata all indirizzo che gli archivisti hanno voluto dare alle ricerche dimostrando, ancora una volta, come focalizzare l attenzione su alcuni documenti determini il ritorno alla luce di fatti ignorati o semplicemente dimenticati dalla maggioranza della collettività. L allestimento di una mostra porta in evidenza come questo mestiere sia particolare che, oltre ad essere sconosciuto o travisato dai più, si sviluppa attraverso anni di esperienza e, certamente, non è possibile autoreferenziarsi, tanto che un illustre archivista quale Isabella Zanni Rosiello ebbe a dire che si tratta di un lavoro dove non esistono certezze acquisite una volta per tutte, neppure quando ci si attribuisce, per anzianità più che per merito o per conoscenze acquisite, l etichetta di maestro. E in queste circostanze che l archivio si trasforma da istituto di conservazione a luogo di cultura e, dunque, le ricerche condotte sulla documentazione per la realizzazione della mostra sul settantesimo dallo sbarco a Salerno hanno aperto la strada al creare sinergie con altre realtà locali ugualmente interessate allo stesso tema. Il fondo su cui si sono focalizzate le attenzioni degli archivisti è stato quello prodotto dall Intendenza di Finanza per il disbrigo delle pratiche relative ai danni di guerra. Le decisioni strategiche di scelta del teatro delle operazioni, le forze in campo, la reazione tedesca, la vicenda dell esercito italiano dopo l armistizio sono grandi temi trattati in ampie disamine condotte da valenti studiosi di storia politica e militare cui poco o nulla avrebbe potuto aggiungere una mostra sviluppata attraverso la documentazione conservata dall Archivio di Stato di Salerno. Nel settantesimo dallo sbarco si è deciso di appuntare l attenzione su quella parte di storie e vicende personali di quanti ebbero a subire le operazioni militari più che a condurle o a determinarle. L analisi della documentazione ha portato alla luce una serie di avvenimenti letti con la chiave dal basso : non analisi strategiche dei comandi militari o considerazioni politiche, ma le vicende delle famiglie che subirono sia le une che le altre pagando a volte il prezzo di morti e feriti e la distruzione o il danneggiamento della casa. Da questa semplice considerazione è nata l attenzione degli archivisti sulla storia condotta dal basso, sulle storie raccontate dai diari e, per fortuna, anche sui 7

8 Catalogo della mostra ricordi personali di quanti possono ancora ricordare quegli anni tragici. I genitori e i nonni dei frequentatori della mostra hanno vissuto quella guerra, l unica che veniva ripetuta in tanti racconti senza bisogno di ulteriori aggiunte identificative, quella che ne ha segnato i ricordi e ha inciso profondamente sui loro percorsi di vita. Le privazioni, le sofferenze, le umiliazioni di quei giorni hanno determinato, successivamente, scelte di vita votate al risparmio, al mettere da parte per le future avversità, privandosi spesso di quelle piccole soddisfazioni materiali che avrebbero potuto dare qualche beneficio immediato ma che, in compenso, sono servite a creare un benessere di cui si sono goduti a lungo i frutti. Un ulteriore elemento di coesione ai ricordi e alla documentazione è venuta da una ottima collaborazione nata con l Associazione Salerno 1943, aggregazione di un gruppetto di appassionati, che, con coraggio e innegabile forza di volontà, ispezionano gli antichi campi di battaglia della Provincia per scovare anche i più piccoli frammenti di storie sopite ma non dimenticate. Ascoltano i racconti degli abitanti del luogo prescelto, leggono resoconti bellici e, infine, risalgono pendii scoscesi, superano boscaglie di rovi e riportano alla luce quello che resta di un aereo abbattuto o rinvengono oggetti lasciati da militari deceduti in battaglia o semplicemente dimenticati nella foga dell assalto o in una convulsa ritirata. Il frutto del lavoro svolto dai soci è costituito, dunque, dalle schegge, i frammenti di equipaggiamenti e oggetti personali di soldati che, combattendo sotto tutte le bandiere, hanno perso la vita su terreni per loro sconosciuti. Il vero percorso della mostra è dunque l emozione che nasce da ricordi non nostri ma vissuti e rivissuti in tante occasioni fino a divenire parte della nostra stessa memoria. Il documento scritto, base della ricostruzione storica, è stato accompagnato dalle testimonianze visive che si collegano direttamente agli avvenimenti e alla nostra sensibilità: come dimenticare che l elmetto forato, di uno qualsiasi dei belligeranti, è stato indossato da un uomo con un suo vissuto, una famiglia, dei ricordi troncati nettamente da quel foro nel metallo. Le fotografie delle macerie a lato delle vie cittadine con i carri armati alleati e i militari sorridenti non possono non suscitare il rapido collegamento con altri fronti di guerra, spesso neanche dichiarata, dove altri militari, ma in realtà si tratta degli stessi ragazzi, e mezzi ben più efficaci nel loro crudele scopo, quotidianamente propongono gli stessi atteggiamenti di ieri. Nella successione espositiva si persegue la linea della storia dal basso attraverso l esame dei diari delle donne e degli uomini che si trovarono a vivere giorno per giorno quei momenti. Dalle loro pagine traspaiono i momenti contraddittori di quei giorni: dalla prima brutale incursione aerea del 21 giugno alle esultanze suscitate dalla notizia del 25. luglio, seguita subito dopo dalla delusione derivante dall affermazione la guerra continua. Il fragore delle esplosioni, i risvegli notturni causati dalle sirene di allarme, la corsa ai soffocanti e maleodoranti rifugi, la triste teoria di sfollati che, con i mezzi più disparati, tentavano di raggiungere le località dei dintorni ritenute più sicure rispetto ai centri urbani, non sono che tasselli 8

9 Introduzione di una sicurezza infranta dove prevale la legge del più forte rispetto alla normale convivenza civile che gli anni di guerra già trascorsi non avevano ancora lasciato provare ai salernitani. L ultima amara beffa fu costituita dell annuncio dell 8 settembre che fu inteso come la fine di tutto e costituì, invece, l inizio della tragedia, come amaramente provarono sia chi rimase in città sia chi fuggì nei presunti centri sicuri della Valle dell Irno che si trovarono, di lì a poco, al centro degli scontri tra gli avanzanti alleati e i tedeschi in lenta ritirata. Eppure qualche avvisaglia c era stata! Nessuno aveva interpretato la presenza di quel ricognitore soprannominato, con la consueta bonomia, dalla popolazione don ciccio o ferroviere che con straordinaria puntualità e per diversi giorni aveva sorvolato la linea ferroviaria da Battipaglia a Salerno, come un preoccupante segnale dell avvicinarsi della guerra. Inaspettatamente il giorno 20 giugno don ciccio arrivò puntuale al suo appuntamento, percorse la linea ferroviaria da est a ovest ma, con grande sorpresa, invece di virare sulla stazione e tornare indietro, questa volta sganciò una bomba provocando il primo di una lunga serie di decessi. Attirata l attenzione in questo modo crudele, don ciccio lasciò cadere una miriade di bigliettini, contenenti un avvertimento di un imminente bombardamento sulla città ma furono pochi quelli che gli diedero la giusta importanza. Il giorno successivo, all ora di pranzo, come ci testimoniano alcuni resoconti, una prima incursione sorprese molti ancora nell atto di desinare o forse intenti alle proprie occupazioni. Molti perirono in questo bombardamento ma molti di più li seguirono durante l imponente incursione scatenata nella notte successiva. Al cimitero di Salerno, nella zona denominata piazzale degli eroi, dove sono sepolti i soldati di tutte le guerre, è tuttora possibile rendersi conto dell accaduto vedendo quante lapidi rechino la data del 21 giugno 1943 e dove spessa è incisa la parola ignoto. L operazione avalanche, nonostante i segni premonitori, colse tutti di sorpresa: la V armata americana sbarcò a Paestum e per avere strada libera verso Salerno, fu costretta a superare la strenua difesa tedesca organizzata per bloccare i ponti sul fiume Sele. Nello scontro Battipaglia fu tra i centri maggiormente danneggiati, come testimoniano le fotografie dedicate alle vicende belliche dell importante snodo viario e ferroviario. Il percorso dell incendio bellico prosegue con le testimonianze di Salerno e di alcune dei centri maggiori dell agro nocerino-sarnese dove si esaurirono gli ultimi fragori della guerra, lasciando alle spalle morte, carestia, con la penuria di alimenti e lo strangolamento della borsa nera, e malattie. Un ulteriore e non marginale problema è rappresentato dai difficili rapporti con i vincitori, che ostentavano l evidente forza militare, larga disponibilità di beni e di denaro, fossero anche le amlire, il cui corso poco controllato finì per dare un ulteriore spallata alla già traballante economia italiana ed infine, ma non ultima un enorme differenza culturale. 9

10 Catalogo della mostra Si apriva così l altrettanto drammatico capitolo del rimborso dei danni di guerra patiti dai civili nel corso di questi mesi cruciali, con migliaia di richieste di risarcimento da cui emerge l immagine un po scolorita e tutto sommato patetica di una Italietta legata a beni che ai nostri occhi risultano di scarso rilievo (mobili, stoviglie, telerie) ma importantissimi in una società decisamente agricola. Come dimenticare la delicata richiesta della signora ottantanovenne che in calce alla sua ennesima richiesta di risarcimento, scriveva: «Se voi mi volete mandare qualche cosa della mobilia me lo mandate nella posta [poi rinnova il ricordo delle traversie subite] primo mio marito che appena che scoppiò la guerra al 41, che era Guardia di Finanza come voi, poi fu il disastro della casa tutta a terra, al suolo, poi fu una perdita di una figlia giovine che andò a morire nello spedale civile di Nocera Inferiore che mio figlio non c era in casa stava sotto le armi, in guerra, io era non lo so come mi devo spiecare, non mi prolungo perché mi chiamate seccante» segue poi, dopo la firma, un ultimo post scriptum «scusatemi di questa seccatura che vi ho dato». Altre schegge di storie sono le odissee raccontate dai nostri soldati che, trascinati da un vento di follia, hanno vagato per l Europa e l Africa, con equipaggiamenti approssimativi e sempre inadeguati per poter affrontare situazioni climatiche estreme. Molti tra loro hanno dovuto subire anche l umiliazione della prigionia in luoghi sconosciuti e remoti, come l India inglese, ovvero subire i rastrellamenti degli ex alleati tedeschi ed essere posti di fronte alla scelta di collaborare o finire nei campi di concentramento e di lavoro coatto nazisti. Intanto la città doveva affrontare i problemi della presenza degli alleati che, nel frattempo mediante le proprie organizzazioni di sussistenza, avevano provveduto a requisire alberghi e alloggi per i militari che a lungo restarono nei vari centri della Provincia. A questo già grave problema si affiancò la necessità di operare altre requisizioni per fornire un adeguata sistemazione al Governo provvisorio che stabilì a Salerno la propria sede. Accanto alla difficile opera della ricostruzione materiale si diede avvio anche a quella ancora più ardua della ricostruzione civile e morale del Paese con l avvio della cosiddetta defascistizzazione. Vari provvedimenti legislativi furono emanati nel tentativo di individuare i veri responsabili del precedente regime separandoli da quanti avevano aderito per necessità senza tuttavia prendere parte alle attività decisionali. In realtà mancò, per calcolo politico o per negligenza, la volontà precisa di procedere ad una vera epurazione e, quindi, non vi furono gravi conseguenze per i precedenti amministratori della vita pubblica cittadina. Sono frammenti di storie che ci colpiscono con le loro tristi vicende, ma quelle che più di tutti devono invitarci a riflettere sono le vere schegge, quelle provenienti da un arsenale bellico che, per quanto ormai datato, resta pur sempre un terribile esempio di come qualsiasi guerra, ovunque si combatta e per qualsiasi motivo, debba essere sempre evitata. 10

11 Interventi di apertura

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13 Salerno 43 di Massimo Mazzetti Il trasferimento della capitale provvisoria dello Stato italiano da Brindisi a Salerno è stato preceduto dalle vicende drammatiche del settembre Lo sbarco di Salerno, avvenuto in concomitanza con l armistizio tra l Italia e gli anglo-americani, è stato una delle operazioni meno felici della seconda guerra mondiale. Innanzitutto è doveroso ricordare che la scelta del luogo dello sbarco, Salerno per l appunto, fu motivo di forte discordia tra gli inglesi e gli americani. Infatti gli americani, che non percepirono mai realmente gli italiani come popolazione nemica, volevano sbarcare in altro luogo più a nord dell antica capitale del Principato Citeriore, per costringere così le truppe tedesche ad una rapida ritirata. Tale posizione non era condivisa dagli inglesi che vedevano nell Italia un antagonista del proprio predominio nel Mediterraneo e nello sbarco un proficuo mezzo per stroncare le velleità mediterranee del bel paese. I britannici, tramite il sofisticatissimo sistema di decrittazione Ultra erano riusciti a venir a conoscenza dei piani nazisti nel caso l Italia avesse intrapreso la strada dell armistizio separato. Tali piani prevedevano la distruzione dell esercito italiano e la ritirata delle forze tedesche su quella che sarebbe stata poi la Linea Gotica. Da qui l intento inglese a non contrastare l azione tedesca, ma anzi a cercar di dare ai teutoni il maggior tempo possibile per annichilire le truppe italiane. La combinazione di tali fattori avrebbe messo gli italiani in una condizione di totale dipendenza dal governo di Londra. Il trasferimento del Governo italiano da Roma non fu imposto dagli alleati ma fu conseguenza della loro richiesta di inviare presso di loro un delegato italiano munito dei più estesi poteri. Era chiaro che con ciò si intendeva disporre di un personaggio che avrebbe finito per essere manovrato a loro piacere. Questo costrinse gli italiani a decidere il trasferimento del Governo. Bisogna considerare che gli alleati occidentali erano così fiduciosi della tenuta del Governo italiano, visto che i tedeschi erano pronti a colpire, da far passi per ottenere che la radio vaticana trasmettesse l annuncio dell armistizio, nel caso che i tedeschi si fossero impadroniti delle stazioni radiofoniche italiane. Gli inglesi non avevano considerato né desiderato una collaborazione operativa italiana, come dichiararono orgogliosamente nella loro prima relazione ufficiale. Diverso fu l atteggiamento degli americani, il cui interesse non era quello di annichilire gli italiani ma quello di sconfiggere i tedeschi. A questo punto va precisato 13

14 Interventi di apertura che l operazione Giant Two, non era uno stratagemma per indurre gli italiani a firmare l armistizio. Eisenhower era fortemente intenzionato a condurre l aerosbarco della 82 Divisione aerotrasportata a Roma. Per tale operazione era anche previsto che mezzi da sbarco, risalissero il Tevere, per rinforzare le truppe aviotrasportate con cannoni anticarro e semoventi. I mezzi approntati per tale compito rimasero a lungo in mare salvo però essere richiamati all ultimo minuto. Il generale americano, in qualità di comandate alleato nel Mediterraneo, tenne in allerta e pronte a partire le unità aviotrasportate mettendole a disposizione della 5. a Armata, solo quando fu informato che i combattimenti intorno a Roma erano cessati. Indubbiamente la decisione di Ike, diminutivo con il quale veniva chiamato il generale Eisenhower dai suoi commilitoni, fu influenzata dagli avvenimenti in Africa settentrionale di alcuni mesi prima. Anche in quel frangente l operazione fu anticipata come fu anticipato l annuncio dell armistizio italiano. Nonostante che tale anticipo avesse messo inizialmente in gravi difficoltà i francesi che collaboravano con gli anglo-americani, le cose presto si volsero a favore degli Alleati. In quel periodo l ammiraglio Darlan si trovava in Algeria ed in qualità di vice Capo di Stato ordinò di cessare la resistenza alle truppe francesi. L assoluta mancanza di truppe italo-tedesche nel territorio algerino facilitò non poco l operazione alleata. Nel caso italiano i tedeschi non erano solo presenti in forze, ma erano addirittura già pronti a colpire gli italiani. Era indubbiamente ingenuo pensare che, una volta sopraffatti gli italiani, i tedeschi si sarebbero limitati ad andarsene tranquillamente. Tanto più ingenuamente dato che il comandante in capo tedesco in Italia Kesselring era un deciso sostenitore della difesa di ogni palmo di terreno. L illusione alleata che i tedeschi, una volta liquidati gli italiani, si sarebbero accontentati di ritirarsi verso nord, durò per qualche tempo anche dopo che i fatti di Salerno avevano dimostrato la fallacia delle illusioni alleate. In effetti gli anglo-americani scelsero di sbarcare in un luogo molto favorevole alla difesa, pur consci di doversi scontrare con l unica divisione corazzata a pieno organico tedesca posizionata in Italia centro-meridionale. Gli inglesi riuscirono anche a far fallire il progetto del generale americano Clark, comandante della 5. a Armata americana e stretto collaboratore del generale Eisenhower. Il piano di Clark prevedeva lo sbarco a nord di Napoli. Ma gli inglesi si opposero strenuamente a tale progetto adducendo falsamente la mancanza di copertura aerea. Va considerato che in uno sbarco fra Napoli ed il Volturno non si sarebbero incontrate le resistenze iniziali che pure si verificarono a Salerno poiché non vi erano truppe tedesche sulle spiagge. Le forze tedesche del settore erano costituite dalla divisione corazzata Goering. Tale divisione non solo era arretrata e quindi non a ridosso delle zone di sbarco, ma era anche in fase di ricostituzione poiché era stata semidistrutta in Sicilia. Uno sbarco in questa area avrebbe permesso quindi agli anglo-americani di disporre da subito di Napoli, del suo porto intatto 14

15 Salerno 43 e del suo aeroporto. Da non sottovalutare che la situazione in città era molto fluida. L avanzata alleata non avrebbe incontrato ostacoli tattici di rilievo ed avrebbe permesso anche la rapida occupazione dell aeroporto di Marcianise. Tale aeroporto non era esposto come quello di Pontecagnano che fu inutilizzabile per tutta la durata della battaglia. Infatti i tedeschi lo batterono utilizzando sia l artiglieria sia i mortai. Per quanto è possibile intendere, gli alleati ritenevano che le due divisioni tedesche schierate in Calabria si sarebbero rapidamente ritirate lungo la costa adriatica per evitare l avvolgimento, visto che gli inglesi erano contemporaneamente sbarcati a Taranto. Ciò avrebbe permesso alla 5. a Armata americana di effettuare una manovra ad ala. Infatti facendo perno sui passi della costiera amalfitana, tenuta dagli alleati con i due corpi d armata sbarcati, quello inglese a sinistra e l americano a destra, le truppe alleate avrebbero raggiunto l allineamento Salerno Avellino, costringendo i tedeschi, minacciati di avvolgimento, a ripiegare. Ma le cose non andarono come avevano previsto gli anglo-americani. Infatti le divisioni tedesche che erano in Calabria non si lasciarono minimamente impressionare dallo sbarco a Taranto e puntarono direttamente su Salerno. La valutazione delle truppe tedesche fu senza dubbio una valutazione esatta. La prima divisione paracadutisti britannica poté sbarcare nella città pugliese solo poiché accolta nella base controllata dagli italiani. Questa essendo priva di mezzi da trasporto, ad eccezione dei pochi messi a disposizione dagli italiani, non era assolutamente in condizione di manovrare. I tedeschi, a Salerno, riunito anche qualche altro piccolo rinforzo, furono in grado di contrattaccare e, facendo pressione nel punto di congiunzione dei corpi d armata inglese ed americano, riuscirono quasi a raggiungere le spiagge. La battaglia divenne uno scontro durissimo; la cittadina di Battipaglia, aspramente contesa, fu quasi completamente distrutta. Alla fine gli anglo-americani, sostenuti dal fuoco delle artiglierie navali e da una superiorità aerea schiacciante, riuscirono ad avere la meglio. I tedeschi, minacciati anche dalla non velocissima ma costante avanzata dell 8 a Armata inglese dalla Calabria, dovettero iniziare il ripiegamento che effettuarono regolarmente lasciandosi dietro una cospicua serie di demolizioni. Alla conclusione della lotta la situazione del salernitano era assai grave. A parte le zone che erano state teatro di intensi combattimenti, molti luoghi risentirono anche dei bombardamenti precedenti allo sbarco. Salerno aveva avuto pochi danni nel centro storico, ma la parte sud dell area vicina alla stazione ferroviaria fino al rione di Pastena era stata duramente colpita. Zona fortemente colpita dai bombardamenti anche perché, oltre alla stazione ferroviaria, vi erano due caserme ed una fabbrica che costruiva parti indispensabili per l assembramento dei siluri. La viabilità sia stradale che ferroviaria fu gravemente compromessa. In questa situazione di estrema confusione fu molto importante l atteggiamento del clero che, animato dall esempio e dalle disposizioni dell arcivescovo primate di Salerno Monterisi, rimase costantemente al fianco dei fedeli. Elemento di non 15.

16 Interventi di apertura scarso interesse fu la destituzione in tronco dell unico parroco di Salerno che abbandonò il proprio posto durante questi difficili e tragici momenti. Potrà sembrare strano che sia stata scelta proprio Salerno, che pure aveva tutti i problemi a cui abbiamo fatto cenno, per sostituire Brindisi nel ruolo di capitale provvisoria d Italia. Infatti per molti sarebbe stato più opportuno trasferirla a Napoli. A tal proposito s è detto e scritto che ciò non è avvenuto perché la città partenopea doveva rimanere completamente sotto il controllo delle autorità alleate, in quanto principale base logistica della 5. a Armata americana. In realtà, vi erano molte altre ragioni che, in qualche modo, imponevano questa scelta. Se è vero che Salerno aveva subito danni per i bombardamenti, Napoli era stata attaccata cento volte e benché gli obiettivi erano essenzialmente nella zona portuale, le incursioni, fatte quasi esclusivamente di notte, avevano provocato danni in buona parte della città. Oltre a ciò va considerato che sarebbe stato indispensabile far sì che la situazione alimentare della popolazione della capitale provvisoria non fosse eccessivamente critica anche per la presenza di numerosi giornalisti dei paesi neutrali. Era quindi molto più facile aumentare un poco la magra razione alimentare di una cittadina di circa cinquantamila abitanti che non quella di una città enorme che per di più aveva dietro di sé un entroterra di dimensioni modeste. La provincia di Salerno, invece, non solo era molto estesa, ma prima della seconda guerra mondiale produceva da sola il dieci per cento dell intera produzione ortofrutticola italiana e quindi far ricadere la scelta su tale cittadina significava, in termini alimentari e di sussistenza, poter trovare qualcosa da mangiare. Prova di quanto affermato vive nel fatto che all epoca si cantava una canzoncina che era in realtà una lamentazione per il cibo: se a Napoli il ritornello era Se non fosse per il contrabbando finivamo tutti al camposanto a Salerno si cantava se non era per i loti e i legnesante, finivamo al camposanto. Appariva quindi chiarissimo che a Salerno qualche alimento poteva essere reperito in loco, mentre la popolazione napoletana poteva contare solo sul compro-vendo-baratto e rubo dei rifornimenti americani. Bisogna anche dire che i contadini salernitani si mostrarono abili ed intraprendenti poiché in Inghilterra e negli Stati Uniti il vino aveva costi molto elevati. Fu così che s instaurò subito un notevole mercato in questa direzione accompagnato dalla vendita di uova fresche, particolarmente apprezzate dagli anglo-americani che mal si adeguavano al gusto delle uova in polvere di cui erano stati forniti. Va detto, infine, che nonostante la scarsità di ogni tipo di materiale, gli italiani si mostrarono attivi ed abili nel risolvere le situazioni più critiche. Ogni giorno si aggiustava qualcosa scrisse qualche anno dopo gli eventi uno dei membri del Governo di Salerno. I mesi che contraddistinsero la presenza dell esecutivo nella città campana sono segnati dal costante sforzo di riorganizzare la struttura dello Stato conclusasi con l impresa, per altro coronata dal successo, di rimettere in funzione la stessa Corte dei Conti. È proprio dovuto a questi sforzi di riorganizzazione se fu possibile risolvere la difficilissima 16

17 Salerno 43 situazione annonaria con la rimessa in funzione, alla fine della primavera, della preesistente organizzazione italiana. Per quanto riguarda poi la struttura amministrativa, furono conseguiti non trascurabili risultati, mentre per le forze armate le cose andarono diversamente. Per l esercito i primi mesi furono contraddistinti dagli sforzi delle autorità militari italiane per ridurre la smobilitazione delle numerose unità disponibili in Italia meridionale e nelle isole dopo l 8 settembre del 43. Si giunse a costringere i reparti di salmerie italiane, stanziate in Corsica, ad abbandonare i loro muli sull isola per poi andarne a comprare finanche in Brasile. Nota di rilievo è il sottolineare come tali animali si dimostrarono indispensabili per le operazioni sugli Appennini. In realtà gli Alleati e gli inglesi in particolare erano lietissimi di impiegare gli italiani per compiti logistici e di controllo del territorio; ma non intendevano far entrare in linea molte unità italiane. L intento inglese era quello di limitare l aiuto e l impiego delle forze italiane per evitare che tale sforzo avesse un peso politico al momento delle trattative di pace. Salerno fu anche teatro della celebre svolta. In effetti il ritorno di Togliatti capovolse una situazione che vedeva i social-comunisti, spalleggiati dal partito d Azione, in procinto di scontrarsi non solo con il Governo Badoglio ma anche con gli Alleati. Ciò avrebbe comportato la rottura tra sinistra e moderati nel comitato di Liberazione Nazionale e la fatale emarginazione delle stesse sinistre. Togliatti, con grande spregiudicatezza ma con non minore autorità, capovolse la situazione propugnando la linea della solidarietà nazionale con il rinvio di ogni altro problema alla conclusione del conflitto. Nel primo dopoguerra avevano non poco nuociuto, alle sinistre, la pretesa della collettivizzazione delle terre. Togliatti rovesciò completamente questa impostazione lanciando immediatamente il programma la terra ai contadini. Tutto ciò permise al partito comunista di svolgere un ruolo molto importante nella Resistenza (anche se non così importante come fu poi successivamente scritto). In definitiva a Salerno fu rimessa in funzione la struttura dello Stato italiano e furono anche stabilite, nel bene e nel male, le linee in cui si sarebbe sviluppata la politica italiana negli anni successivi. 17

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19 In guerra con le parole L esperienza bellica nelle scritture della gente comune di Fabio Caffarena La ricerca storica locale: archivi e fonti del territorio Dalla metà degli anni Settanta la storia locale è diventata un terreno di ricerca sempre più battuto e nelle consolidate prospettive di studio, basate spesso su macromodelli rivolti alla formulazione di un improbabile storia globale, si sono aperti squarci metodologici basati sulle fonti qualitative, cui la ricerca locale è profondamente intrecciata 1. Il principio della microstoria consiste nello stabilire un dialogo tra piccolo e grande, far emergere la tensione, talvolta il cortocircuito, tra macrofenomeni e le ricadute che questi hanno negli eventi minuti, ma non per questo periferici, delle singole comunità e degli individui 2. L interazione fra piano locale e piano generale ha il compito e non solo l effetto di rendere maggiormente frastagliati i confini spesso troppo netti e levigati delle ricostruzioni complessive degli eventi, di restituire sfumature ad un quadro d assieme appiattito e composto da colori troppo definiti. Le ricerche condotte partendo da tale prospettiva, che affondano le radici negli archivi e nei vari tipi di documenti offerti dal terreno frequentato dallo studioso, forniscono una visione articolata della realtà, oltre a costituire efficaci strumenti didattici per affrontare sul campo lo studio del passato 3. Nell ambito di uno studio limitato ad un ristretto campo geografico e cronologico, la possibilità di tessere una trama fitta di fonti eterogenee aumenta sensibilmente, soprattutto per quanto riguarda l epoca contemporanea. Il territorio, inteso come spazio materiale che raccoglie il vissuto di una comunità e dei singoli, nonché le loro relazioni, si configura proprio come fonte estesa e capillarmente diffusa 1 Cfr. AA.VV., La storia locale. Percorsi e prospettive, Brescia, Grafo edizioni, Per un inquadramento generale cfr. Paola Lanaro, Microstoria. A venticinque anni da L eredità immateriale, Milano, Franco Angeli, Sugli aspetti metodologici si rimanda ai fondamentali studi di Edoardo Grendi, tra cui Storia locale e storia delle comunità, in Paolo Macry (a cura di), Fra storia e storiografia. Studi in onore di Pasquale Villani, Bologna, Il Mulino, 1995., pp Cfr. inoltre Jerzy Topolski, Microstoria e macrostoria (problemi metodologici), Università di Perugia Dipartimento di Scienze Storiche, 1985., pp. 3-13; Giovanni Levi, Il piccolo, il grande e il piccolo, in «Meridiana» 10 (1990), pp ; Angelo Torre, La produzione storica dei luoghi, in «Quaderni storici» 110 (2002), pp e, del medesimo autore, Luoghi. La produzione di località in età moderna e contemporanea, Roma, Donzelli, Cfr. ad esempio i saggi concepiti espressamente per l utilizzo didattico raccolti in Davide Montino (a cura di), La storia dietro l angolo. Luoghi e percorsi della ricerca locale, Savona, Società Savonese di Storia Patria Istituto internazionale di studi ligure (Sezione Valbormida),

20 Interventi di apertura in cui il ricercatore è immerso attivamente 4. Allo storico, ancor più allo studioso che opera nel suo contesto sociale di origine, non si chiede di essere mero narratore distaccato delle vicende, a patto che ciò non significhi cadere nel circolo vizioso di un edificante storia di paese, in grado di condizionare anche inconsapevolmente la scelta, la valutazione ed infine l interpretazione delle fonti. Gli archivi pubblici e privati presenti sul territorio, a partire ad esempio da quelli comunali, custodiscono un patrimonio documentario irrinunciabile cui attingere per qualunque tipo di studio locale, sebbene non di rado la scarsa accessibilità di tali archivi oggettiva o di comodo ponga gravi ostacoli alla ricerca, superabili con una paziente opera di sensibilizzazione culturale. Documenti amministrativi, testimonianze orali e scritte, fotografie e audiovisivi costituiscono giacimenti preziosi di informazioni rintracciabili sul territorio con una metodica e costante opera di scavo, che non di rado fa emergere depositi dalle dimensioni inattese. Si pensi ad esempio all enorme sommerso di scritture popolari giacenti nell oblio domestico o all ingente quantità di testimonianze dirette dei protagonisti che ancora oggi è possibile acquisire su alcune rilevanze del Novecento 5.. Si tratta di un sistema integrato e diffuso di fonti che a livello locale può essere sfruttato proficuamente proprio per la possibilità di interazione offerta dalla scala quantitativamente ma non qualitativamente ridotta della ricerca. In tale contesto si possono inserire l opera di raccolta di fonti orali e scritte promossa dall Archivio di Stato di Salerno e le attività dell Associazione Salerno 1943 e del Parco della memoria della Campania confluite in attività espositive che al di là del valore museale dei reperti esposti hanno contribuito a riattivare l attenzione e l interesse della popolazione su un fatto, lo sbarco di Salerno del 1943, che appartiene tanto alla storia locale quanto alla cosiddetta Grande Storia 6. Tali iniziative hanno avuto il merito di smuovere il terreno degli archivi privati, di riportare alla luce e valorizzare documenti spesso dimenticati nei cassetti, riattivando sbiadite memorie familiari intrecciate ai grandi eventi. 4 Cfr. Luisa Bonesio, Paesaggio, identità e comunità tra locale e globale, Reggio Emilia, Diabasis, 2007 e Carlo Tosco, Il paesaggio come storia, Bologna, Il Mulino, Sui centri nazionali ed internazionali di raccolta di fonti orali cfr. Cesare Bermani (a cura di), Introduzione alla storia orale, Vol. II, Esperienze di ricerca, Roma, Odradek, I principali istituti di raccolta e studio italiani di scritture popolari sono l Archivio Ligure della Scrittura Popolare di Genova (da ora ALSP), l Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (da ora ADN) e l Archivio della Scrittura Popolare di Trento. 6 Oltre al percorso espositivo del Museo dello sbarco e Salerno Capitale si vedano le mostre allestite presso l Archivio di Stato di Salerno: Salerno e l Operazione Avalanche. Cimeli, documenti e storie di guerra (14 aprile-30 dicembre 2012) e Salerno Schegge di storia: documenti, cimeli, diari, testimonianze (20 aprile-31 dicembre 2013). Tra le ricerche disponibili cfr. Angelo Pesce, Salerno Operation Avalanche, Parma, Albertelli, 1993; Giuseppe Del Priore, Salerno. Avalanche contro Orkau, Salerno, Palladio, 1995.; Giovanni Conforti, Salerno 43, Cava de Tirreni, Edizioni del Calotipo, 1996; Gianfranco De Biasi, Salerno-Napoli Lo sbarco degli Alleati attraverso i filmati, Angri-Salerno, Editrice Gaia,

21 In guerra con le parole. L esperienza bellica nelle scritture della gente comune La storia, le storie Dal piccolo sentiero del vissuto soggettivo può riemergere il tracciato del grande percorso storico attraverso una paziente opera di assemblaggio di tante tessere, in grado di restituire, come una lente, le particolarità degli eventi collettivi attraverso un proficuo intreccio delle fonti disponibili: tra queste, le scritture prodotte dalla gente comune rappresentano un patrimonio di enorme interesse. Durante il Primo conflitto mondiale, che causò circa venti milioni di morti, oltre tra i combattenti italiani, l Italia arruolò a partire dal quasi sei milioni di uomini, un sesto dell intera popolazione censita nel Il tasso medio di analfabetismo del periodo, attestato intorno al 40%, con picchi nel Mezzogiorno fino al 70%, induce a pensare che molti militari partirono per il fronte senza aver preso mai carta e penna in mano, tuttavia le statistiche postali rivelano un enorme mole di corrispondenza mobilitata durante il conflitto: di missive inviate dal fronte verso il Paese, dal Paese al fronte, 263 milioni scambiate dai militari nelle zone di guerra. Insomma, quasi quattro miliardi di invii fra lettere e cartoline postali 7. Tutti scrissero, per stabilire un ponte fra le «terre matte» del fronte questa l espressione usata da molti soldati e il proprio paese d origine, gli affetti domestici, divisi da un conflitto molto spesso tanto destabilizzante da essere indescrivibile. La Seconda guerra mondiale fu una guerra totale: i bombardamenti aerei, con il conseguente e pesante coinvolgimento di civili, annullarono il confine che si era formato trenta anni prima fra le trincee e il fronte interno 8. Degli oltre 5.0 milioni di morti la metà furono civili: in Italia le vittime furono circa , quelle civili causate dai bombardamenti aerei più di , sebbene altre stime riportino dati addirittura doppi 9. La guerra arrivò letteralmente nelle case, esponendo indistintamente tutta la popolazione ai medesimi rischi dei combattenti: una drammatica situazione che le missive puntualmente registrano. Se per il Primo conflitto mondiale è lecito distinguere testimonianze e carteggi da e per il fronte, per il Secondo si può genericamente parlare di carteggi di guerra Dati ricavati da B[.?.] Maineri, Le lettere dei nostri ex-combattenti, in «La Lettura» 10 (1 ottobre 1919). Su tale argomento cfr. anche Beniamino Cadioli, Aldo Cecchi, La posta militare italiana nella Prima guerra mondiale, Roma, Ufficio Storico dell Esercito, Per un inquadramento metodologico e storiografico sull epistolografia della prima guerra mondiale rimando al mio Lettere dalla Grande Guerra. Scritture del quotidiano, monumenti della memoria, fonti per la storia. Il caso italiano, Milano, Unicopli, Su questi aspetti, con particolare riferimento all area campana, cfr. Gabriella Gribaudi, Guerra totale. Tra bombe alleate e violenze naziste. Napoli e il fronte meridionale, , Torino, Bollati Boringhieri, Sul valore, anche in chiave etico-politica, del tributo di vite umane causato dal Secondo conflitto mondiale cfr. Leonardo Paggi, «Il popolo dei morti». La Repubblica italiana nata dalla guerra ( ), Bologna, Il Mulino, Antonio Gibelli, L epistolografia popolare tra Prima e seconda guerra mondiale, in Anna Lisa Carlotti (a cura di), Italia : storia e memoria, Milano, Vita e pensiero, 1996, pp

22 Interventi di apertura Mancano statistiche dettagliate sulla posta movimentata dai tre milioni e mezzo di soldati mobilitati dal 1940 al 1943 e dai loro parenti, ma quel che è certo è che all epoca il tasso medio di analfabetismo si era quasi dimezzato rispetto agli anni della Grande Guerra (21%, dati censimento 1931). Le poche informazioni disponibili riguardano il secondo semestre 1942, uno dei periodi di maggior impegno militare ed attestano una movimentazione postale imponente: di lettere ordinarie; di lettere aeree e lettere raccomandate ed assicurate. In tutto tonnellate di carta corrispondenti ad una movimentazione postale media di di lettere ordinarie; lettere aeree; raccomandate e assicurate. Inoltre, viaggiarono telegrammi verso il fronte, telegrammi dal fronte al Paese. Nei primi mesi del 1943 si contarono di lettere ordinarie 11. La posta rappresentò per il regime fascista uno strumento utile ad esercitare il controllo capillare su civili e militari, soprattutto in relazione al morale ed alle «strategie di sopravvivenza» alla guerra 12 : i riscontri furono subito poco confortanti per la politica bellicista in atto, come dimostrano alcune informative conservate oggi all Archivio Centrale dello Stato di Roma 13 : «La guerra di liberazione, scrive un informatore da Genova il 29 maggio 1940 a pochi giorni dall entrata in guerra dell Italia era nelle coscienze, nell anima italiana. Purtroppo non è possibile affermare la stessa cosa per una partecipazione alla guerra attuale: l idea imperiale, la coscienza imperiale, il potenziamento dell Impero, sono tutte cose estranee al popolo, non sono comprese, sembrano, per la massa grigia, un lusso». Impressioni confermate dagli umori popolari provenienti da Milano il successivo 6 giugno, secondo cui «l idea della guerra in Italia non ha fatto alcun progresso» 14. Come ha evidenziato George L. Mosse, alla vigilia della Seconda guerra mondiale «gli umori moderati prevalenti nella maggioranza della popolazione, testimoniati da tutte le fonti, bastano a mostrare che [...] il mito dell esperienza della guerra aveva perso gran parte del suo lustro» 15.. A tale proposito il panorama epistolare popolare restituisce un quadro estremamente variegato: alcune missive scritte dal- 11 Dati riportati in Aldo Cecchi, Beniamino Cadioli, La posta militare italiana nella Seconda guerra mondiale, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, 1991, pp Sul funzionamento del servizio postale in tempo di guerra e l importanza della corrispondenza per il morale delle truppe si veda Luciano Salvi, La posta militare, in «Le vie d Italia» 8 (1943), pp Cfr. Elena Cortesi, Reti dentro la guerra. Corrispondenza postale e strategia di sopravvivenza ( ), Roma, Carocci, Cfr. Pietro Cavallo, Italiani in guerra. Sentimenti e immagini dal 1940 al 1943, Bologna, Il Mulino, Citazioni tratte da Pietro Cavallo, La rappresentazione della seconda guerra mondiale nell immaginario collettivo ( ), in Anna Lisa Carlotti, op. cit., p George L. Mosse, Le Guerre Mondiali, dalla tragedia al mito dei caduti, Roma-Bari, Laterza, 1990, p

23 In guerra con le parole. L esperienza bellica nelle scritture della gente comune la madre di un noto aviatore italiano, Stefano Cagna, sono di estremo interesse per comprendere il sovvertimento dei confini fra fronte e interno, in una mescolanza di elementi retorici di regime inneggianti alla vittoria. In loro si innestano religiosità e aneliti di pace che evidenziano il cortocircuito emotivo fra l orgoglio materno per il figlio, giovanissimo generale a capo della X Brigata aerea da bombardamento terrestre Marte di Cagliari Elmas, e la paura dei bombardamenti subiti da chi sta compiendo il medesimo «dovere» del figlio: Carissimo figlio così il 19 giugno 1940 da Finale Ligure Ieri abbiamo avuto la gioia di ricevere la tua tanto carissima lettera, e ora capisco perché non sei più potuto venire fino a casa a farti vedere e scambiarci i più teneri ed affettuosi saluti, che fanno tanto bene in questi momenti di ansia. Tu hai dovuto subito recarti al comando assegnati, e se tu sei contento fiero di questo posto; noi pure siamo sempre più orgogliosi e contenti di te, che siamo sicuri e tranquilli che eseguirai col massimo scrupolo tutto il tuo dovere. Io prego sempre per te e Aldo, ed ho riposto tutta la mia fiducia nell Altissimo che sempre vi assisti. Ti allego pure questa immagine della R. della Pace che ci ha distribuito Fra Ginepro nella chiesa dei cappuccini da mandare ai nostri combattenti, ed un altra la mando pure a Aldo affinché la Madonna affretti la S. Pace. [...] Da quanto abbiamo già potuto sperimentare Finale non è proprio quel posto tranquillo che ci credevamo, fin dal primo momento abbiamo avuto alle 2 di notte un primo segnale allarme che è durato due ore con incursioni aeree, e cessate quello un altro ancora, e tutte le notti così, sentiamo i bombardamenti come se fossero sopra la casa, ma noi siamo tranquilli col ricovero che ci siamo procurati in quel passaggio della vasca l abbiamo turato con cassette piene di terra, e messo un bel po di paglia per coricarci e al primo allarme della notte corriamo a rifugiarsi e ci restiamo fino al mattino senza alcun timore, una notte c eravamo in otto tutti distesi a terra fra questi Erminio e sua moglie. Papà ha avuto l ordine di rimanere sempre in ufficio giorno e notte e così con materasso e coperta si aggiusta un letto sul tavolo, stamattina m ha detto che t ha scritto una cartolina ma assonnato come era non sa più cosa t abbia detto. Tutto questo per noi è niente in confronto dei sacrifici che dovete sopportare tutti voi combattenti. Sta sempre di animo sereno e lieti come è tuo naturale e appena hai un po di tempo scrivi anche all Aldo che ti senta sempre vicino in questi tempi difficili così pure a noi ed abbiti i più affettuosi saluti e baci da papà e mamma. In una missiva non datata, ma risalente agli stessi giorni della precedente, la descrizione degli attacchi dal cielo è ancora più precisa: Carissimo figlio Per non farti stare in pensiero per i fatti della scorsa notte, prima cosa ieri mattina ho detto a papà di telegrafare subito tanto a te che ad Amelia per rassicurarvi che noi stiamo bene. Dopo tanti tentativi per bombardare questo stabilimento 16, la scorsa notte ci sono riusciti col favore di un chiaro di luna che illuminava tutto come fosse stato giorno. Saranno state le tre di notte quando abbiamo sentito questa forte esplosione, prima ancora di sentire il segnale allarmi, tanto sono arrivati silenziosi sul loro obiettivo. Noi nel nostro rifugio non ci siamo impauriti per nulla tanto siamo sicuri sotto quelle massicce mura, in quel momento sono venute a ricoverarsi quattro o cinque persone della contrada fuggite da casa spaventate. Stanotte ha continuato a piovere a dirotto così non ci hanno disturbati. 16 Lo stabilimento aeronautico Piaggio, obiettivo dei bombardamenti alleati. 23

24 Interventi di apertura Chissà Aldo come sarà stato contento dell abbraccio che li hai mandato dal tuo collega! E come ti sarà riconoscente di tanto affetto, non c è niente di più consolante per me che di sapervi volere così bene. Rivolgi pure un mesto pensiero ed una fervida preghiera al nostro caro Cesare che compie adesso quindici anni dalla sua dipartita. Lui dal cielo pregherà tanto il Signore per te e per tutti che ci salvi da tutti i pericoli Io spero che il Signore affretti presto la fine di questa dolorosa vicenda, e che non sia più lontano il giorno che possiamo io e papà abbracciarvi vittoriosi. Continua la tua assistenza ad Aldo e Amelia che anche lei è rimasta la sola in mezzo a mille affanni, eppure qua non ci poteva venire, e poi il nostro paese è nella medesima situazione del suo. Sta bene e sta tranquillo per te e per noi e scrivi più che puoi che noi siamo contenti. Tanti affettuosi saluti e baci da papà e dalla tua aff.ma mamma 17. Pochi mesi dopo, a Salerno, le speranze di pace e di una «fulminea vittoria» manifestate da Felice De Santis, fortunatamente esonerato dal servizio militare, saranno le stesse espresse dalla mamma del generale Cagna: in questo caso destinatario della missiva è il fratello Giacomo che sta combattendo in Africa, membro di un armata cristiana destinata per questo al successo. Difficile dire a cosa si riferisca il mittente con tale espressione, ma indubbiamente si percepisce l eco della martellante propaganda di regime che da tempo insisteva sulla predilezione (sacrilega?) di Dio per l esercito e le ragioni degli italiani: 17 L epistolario di Stefano Cagna è conservato presso l Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell Aeronautica (USSMA) di Roma e in copia digitale presso l ALSP. Cfr. Fabio Caffarena, Carlo Stiaccini, Chi vola vale. L immagine della Regia Aeronautica nell archivio del generale Cagna, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore Aeronautica,

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