Disoccupazione Immobile

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1 Disoccupazione Immobile La presunta maggiore mobilità che caratterizza sempre più il nostro mercato del lavoro, sembra averne intaccato solo in parte la tradizionale rigidità che lo contraddistingue, additata da sempre come causa di tutti i suoi malesseri e disfunzionalità. Da un lato infatti, la cassetta degli attrezzi predisposta nel 1996 ha in gran parte fluidificato gli accessi al lavoro, rendendo più agevole l entrata nel mercato soprattutto per le fasce giovanili, per chi si trovava alla prima esperienza professionale, non fosse altro perché gli strumenti predisposti (dall apprendistato all interinale) erano in gran parte pensati per questo specifico target di soggetti. Dall altro lato, tuttavia, la stessa strumentazione predisposta non è riuscita a lubrificare più di tanto i canali di transito tra chi sta dentro e chi sta fuori il mercato, con il doppio risultato che, se il nostro è un mercato dal quale continua fortunatamente - ad essere difficile uscire, è però pur vero che continua ad essere altrettanto difficile entrare, e soprattutto rientrare per chi vi è precedentemente uscito. Basti pensare che: a fronte di 1milione394mila posti di lavoro creati tra 1998 e 2002, il numero dei disoccupati è diminuito di 582mila unità, e ciò grazie soprattutto al fatto che si è progressivamente ridotto il numero delle persone che sono rimaste disoccupate nel corso dell anno: se nel 1999 sono entrati nella disoccupazione ex lavoratori o nuove persone in cerca di occupazione, nel corso del 2002 la quota è scesa a 999. Allo stesso tempo però, è diminuito nel corso degli anni il numero dei disoccupati che sono riusciti a trovare lavoro o sono comunque usciti dallo stato di disoccupazione (perché magari diventati inattivi), passato da del 1999 a 971 del 2002; diminuiscono le chances di uscire dalla disoccupazione, come confermato dall aumento negli ultimi tre anni (tra 1999 e 2002) della permanenza media nella disoccupazione, vale a dire della quota di persone che a 12 mesi di distanza si ritrova nella stessa condizione, passata, per quanto riguarda le persone che si trovavano in cerca di occupazione da meno di un anno, dal 51,8% del [1] al 53,9% del 2002, per quanto riguarda le persone in disoccupazione di lunga durata (più di 12 mesi), dal 59,1% del 1999 al 62,1% del 2002; Aumenta quindi per i disoccupati, sia di lunga durata che di breve, la difficoltà ad uscire dalla condizione in cui si trovano, e ciò malgrado il mercato del lavoro tiri, malgrado le politiche, malgrado gli incentivi. E tale considerazione vale tanto più quanto il fenomeno risulta ormai un dato strutturale del mercato del lavoro. Il sud, con i suoi 1milione 389mila disoccupati, è l area del Paese che ha visto in questi ultimi quattro anni diminuire in misura meno significativa il numero dei senza lavoro (i disoccupati sono calati del 15% tra 1998 e 2002, contro un calo del 27% al centro e del 32% al nord) e allo stesso tempo, crescere in modo più vistoso il tasso di permanenza nell occupazione (che già di per sé era notevolmente più alto delle altre aree), passato, per quanto riguarda le persone in cerca di occupazione da meno di un anno, dal 55,6% del 1999 al 60,5% del 2002, per quanto riguarda i disoccupati di lunga durata dal 60,9% al 65,2%. E indubbio, che la gravità con cui il fenomeno si presenta, ma soprattutto tende a peggiorare nel mezzogiorno, non risulta ininfluente nel delineare il quadro nazionale, non fosse altro perché al sud si concentra ben il 64,2% della disoccupazione italiana (nel 1998 se ne concentrava il 59,5%). E lascia poche speranze di cedere ad altri, almeno nel breve tempo, un triste primato che il nostro paese detiene a livello europeo: con la quota più elevata di disoccupazione di lunga durata sul totale dei disoccupati (63,4%) l Italia guida assieme all Irlanda 2[2] la graduatoria della longevità disoccupazionale, seguita da Grecia (52,8%) 1[1] Il dato si riferisce alle persone che si sono dichiarate disoccupate ad aprile 1998 e si trovavano ancora nella stessa condizione ad aprile [2] Il dato per l Irlanda al 2001 non è disponibile, per cui si è fatto riferimento al dato del 1999 che poneva l Irlanda in testa alla graduatoria 1

2 che presenta però un tasso di disoccupazione media più alto - Belgio (51,7%) e Germania (50,4%), e a distanza di quasi 40 punti percentuali, dalla Danimarca, che con il 22,2% di disoccupati di lunga durata sul totale e un tasso di disoccupazione fisiologico del 4% è il paese che presenta la situazione più desiderabile. Naturalmente, la strutturalità con cui il problema si presenta nel nostro Paese, chiama in causa una serie di elementi, che attengono al ritardo nello sviluppo di alcune aree, alla mancata strutturazione di un adeguato sistema di incontro domanda-offerta di lavoro, all ancora basso livello di mobilità interna ed esterna al mercato del lavoro. Ma che interessa soprattutto le politiche. Lo squilibrio evidente tra politiche attive e passive, che va a tutto vantaggio delle seconde (la spesa stimata per il 2003 è di di migliaia di euro per le politiche passive e di di migliaia di euro per quelle attive) risulta ancora più marcato con riferimento alla disoccupazione di lunga durata, dove, a fronte degli oltre di migliaia di euro che verranno spesi nel 2003 per trattamenti di disoccupazione, ammonta a poco più di di migliaia di euro quella effettuata nel corso del 2001 per favorire le assunzioni di disoccupati, cassaintegrati o iscritti in liste di mobilità. Preoccupa in particolare l effetto distorsivo prodotto da politiche passive in assenza di interventi sul versante delle attive, almeno per due motivi: perché rendono meno conveniente l uscita dalla disoccupazione, e la ricerca attiva di nuove opportunità di inserimento nel mercato del lavoro; perché finiscono per alimentare fortemente il ricorso a forme di lavoro sommerso, che permettono di cumulare redditi da lavoro e da disoccupazione. 2

3 Tab. 1 - var.%) Andamento occupazione e disoccupazione, (v.a., val.% e Var Occupati Disoccupati Occupati Disoccupati Occupati Disoccupati v.a. v.a. val.% v.a. v.a. val.% var.ass var % var.ass var % Maschi , , , ,6 Femmine , , , ,8 Nord , , , ,0 Centro , , , ,4 Sud , , , , , , , , , , , , , , , ,0 55 e , ,3 79 3,5-7 -6,9 TOTALE , , , ,2 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat Tab.1.a-Flussi annuali di entrata ed uscita dalla disoccupazione (v.a.) uscite entrate Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 3

4 Tab. 2 - Tassi di permanenza dei disoccupati in condizione di disoccupazione per condizione di disoccupazione Tasso di permanenza nell'occupazione Persone in cerca di Disoccupati da più di un anno occupazione da meno di un anno Maschi 54,1 55,5 62,8 65,3 Femmine 49,6 52,6 55,4 59,4 Nord 42,4 37,0 54,8 49,4 centro 51,5 50,3 55,6 58,1 sud 55,6 60,5 60,9 65,2 Totale 51,8 53,9 59,1 62,1 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat 4

5 Tab. 3 - Tassi di disoccupazione e incidenza dell'occupazione di lunga durata nell'unione Europea, (incidenza dei disoccupati di lunga durata sul totale e tasso di disoccupazione) (*) Incidenza disoccupati di lunga durata (superiore a 12 mesi) Tasso di disoccupazione Incidenza disoccupati di lunga durata (superiore a 12 mesi) Tasso di disoccupazione Irlanda(2) - 3,6 67,2 5,6 Italia 63,4 9,5 61,4 11,7 Grecia(1) 52,8 10,1 54,9 10,7 Belgio 51,7 5,4 60,4 7,6 Germania 50,4 7,3 51,7 8,2 Portogallo 38,1 3,8 41,1 4,5 Spagna 36,9 10,3 46,0 15,7 Francia 36,8 8,0 38,6 11,4 Paesi Bassi (3) 33,1 2,0 43,4 3,4 Svezia (4) 30,7 5,0 29,5 7,2 Lussemburgo 28,4 1,1 32,2 1,6 Regno Unito 27,7 4,5 29,7 6,0 Austria 26,1 3,6 31,3 4,3 Finlandia 23,6 10,1 22,7 11,5 Danimarca 22,2 4,0 20,5 5,0 (*) Per lunga durata si intende 12 mesi e oltre (1) Con riferimento all'anno 1999, i dati si riferiscono all'anno 1998 (2) Con riferimento all'anno 1999, i dati si riferiscono all'anno 1997 (3) Con riferimento all'anno 2001, l'incidenza dei disoccupati di lunga durata è calcolata su un campione ridotto (4) I dati al 2001 si riferiscono all'anno 2000 Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat,

6 Tab. 4 - Incidenza disoccupazione di lunga durata sul totale dei disoccupati per regione (val.%) Campania 73,3 Sicilia 69,0 Lazio 68,4 Puglia 65,5 Calabria 61,8 Molise 60,6 Basilicata 59,7 Sardegna 57,9 Liguria 56,8 Abruzzo 53,0 Piemonte 47,0 Umbria 44,3 Toscana 38,5 Lombardia 36,0 Marche 33,5 Veneto 28,2 Friuli Venezia Giulia 25,1 Emilia Romagna 24,7 Valle d Aosta 18,7 Trentino Alto Adige 11,4 Italia 59,1 Nord Ovest 42,3 Nord Est 25,3 Centro 56,6 Mezzogiorno 67,2 Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat 6