STRUTTURE MASSIVE IN CALCESTRUZZO

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO FACOLTÀ DI INGEGNERIA STRUTTURE MASSIVE IN CALCESTRUZZO Prof. Ing. Luigi Coppola

2 REAZIONI ESOTERMICHE Tutte le reazioni dei costituenti del cemento sono di tipo esotermico SVILUPPO DI CALORE

3 SITUAZIONE IDEALE 1.- aumento di temperatura uniforme in tutto lo spessore del getto; 2.- struttura libera di muoversi senza alcun impedimento 1) espansione del manufatto; 2) fase di raffreddamento con una contrazione dell elemento strutturale

4 SITUAZIONE IDEALE Nella realtà, quindi, l aumento di temperatura non è affatto uniforme ed, inoltre, le espansioni/contrazioni del conglomerato per effetto del riscaldamento/raffreddamento sono impedite dalla presenza di vincoli: - INTERNI ad uno stesso elemento strutturale; - ESTERNI all elemento interessato dalle variazioni di temperatura.

5 DISUNIFORMITÀ DI TEMPERATURA La disuniformità dei valori di temperatura all interno di un elemento in calcestruzzo di grande spessore è determinata dal fatto che: 1.gli strati corticali dissipano una maggiore quantità di calore rispetto al nucleo; 2. per la ridotta conducibilità termica del conglomerato, il nucleo non può dissipare il calore prodottosi nel «cuore» della struttura.

6 STRUTTURE MASSIVE Nelle STRUTTURE DI GRANDE SPESSORE - quali le platee di fondazione di edifici multipiano, i blocchi di fondazione delle turbine negli impianti di produzione dell energia elettrica, gli impalcati da ponte a struttura monolitica, i muri di sostegno di notevole altezza a causa della modesta conducibilità termica del conglomerato (5.5 8 KJ/(mh C)) gli strati più esterni del getto si comportano come materiale isolante impedendo la dissipazione verso l esterno del calore sviluppato

7 TEMPERATURA DEL CALCESTRUZZO REAZIONE DI IDRATAZIONE DEL CEMENTO Aumento della TEMPERATURA DEL CALCESTRUZZO NEL «CUORE» SVILUPPO DI CALORE ISOLAMENTO DEGLI STRATI PIÙ ESTERNI CHE IMPEDISCONO LA DISSIPAZIONE

8 DISSIPAZIONE DI CALORE DIVERSE DISSIPAZIONI STRATI CORTICALI BASSE TEMPERATURE «CUORE» ALTE TEMPERATURE GRADIENTE TERMICO

9 QUADRI FESSURATIVI Il gradiente termico nella sezione dell elemento strutturale interessato dal riscaldamento può determinare la comparsa di indesiderati quadri fessurativi nel calcestruzzo i quali possono interessare la struttura già dopo qualche ora dalla ultimazione dei getti.

10 VINCOLI INTERNI :FASE INIZIALE Trazione negli strati esterni (fessure) Compressione negli strati interni T C

11 LESIONI IMMEDIATE Le lesioni si manifestano già il giorno successivo alla posa del conglomerato e, generalmente, interessano l elemento in calcestruzzo per una profondità non superiore allo spessore del copriferro.

12 DIGA DELLE TRE GOLE - CINA

13 DIGA DELLE TRE GOLE - CINA

14 DIGA DELLE TRE GOLE - CINA

15 FASE DI RAFFREDDAMENTO Il problema della fessurazione dei getti può manifestarsi anche nella fase di raffreddamento della struttura allorquando, esauritosi lo sviluppo di calore, essa tende ad equilibrare la propria temperatura con quella ambientale.

16 RAFFREDDAMENTO DIVERSE DISSIPAZIONI STRATI CORTICALI TEMPERATURA AMBIENTALE «CUORE» ALTE TEMPERATURE GRADIENTE TERMICO

17 VINCOLI INTERNI : FASE AVANZATA Compressione negli strati esterni Trazione negli strati interni FESSURE C T

18 VINCOLI INTERNI : FASE AVANZATA Queste fessure risultano particolarmente deleterie per quelle strutture ove la tenuta idraulica risulta un requisito di fondamentale importanza come accade, ad esempio, per le dighe.

19 VINCOLI ESTERNI In assenza di gradienti termici interni (come, ad esempio, avviene se vengono predisposti degli strati di materiale isolante sulle superfici non casserate e direttamente sugli stessi casseri) l incremento di temperatura prodotto dalla reazione esotermica di idratazione può risultare pericolosa se nella fase di raffreddamento la contrazione dell intero elemento strutturale è impedita da vincoli esterni all elemento rappresentati da porzioni di struttura precedentemente realizzate che sono in equilibrio, dal punto di vista termico, con l ambiente.

20 IMPEDIMENTO ALLA CONTRAZIONE GIUNTO WATER-STOP t =0 t =3-15 giorni

21 CASSERI TERMOOISOLANTI MURO T m T CASSERO TERMOISOLANTE T m >> T f FONDAZIONE T f = T amb

22 RIDUZIONE DEL RISCHIO DI FESSURAZIONE NEI GETTI MASSIVI IN ASSENZA DI VINCOLI ESTERNI (PLATEE E BLOCCHI DI FONDAZIONE) RIDUZIONE DEL GRADIENTE TERMICO TRA CUORE E PERIFERIA DELLA STRUTTURA DIMINUZIONE DELLA QUANTITA DI CALORE DISSIPATA VERSO L AMBIENTE MEDIANTE PROTEZIONI TERMOISOLANTI DIMINUZIONE DELLA QUANTITA DI CALORE SVILUPPATO DALLA REAZIONE DI IDRATAZIONE IN PRESENZA DI VINCOLI ESTERNI (MURI E IMPALCATI) RIDUZIONE DEL GRADIENTE TERMICO TRA NUCLEO E PERIFERIA DELLA STRUTTURA RIDUZIONE DEL GRADIENTE TERMICO TRA L ELEMENTO STRUTTURALE DA REALIZZARE E QUELLO A CUI È VINCOLATO CHE SI TROVA GIÀ IN EQUILIBRIO CON LA TEMPERATURA AMBIENTALE DIMINUZIONE DELLA QUANTITÀ DI CALORE SVILUPPATO DALLA REAZIONE DI IDRATAZIONE E DELLA TEMPERATURA MASSIMA RAGGIUNTA NEL CUORE DEL GETTO

23 VELOCITÁ SVILUPPO DEL CALORE Da un punto di vista pratico, ai fini della riduzione dei quadri fessurativi, è importante sottolineare come non risulti importante la quantità totale di calore sviluppato, quanto la velocità con cui esso si produce.

24 Calore Sviluppato Calore Dissipato VELOCITÁ SVILUPPO DEL CALORE δt = 0

25 Calore Sviluppato Calore Dissipato VELOCITÁ SVILUPPO DEL CALORE δt 0 Cuore Superficie

26 PLINTO 21 VP4 1. DIMENSIONI PLINTO = 13.4 m x 9.00 m x 3.00 m 2. VOLUME COMPLESSIVO DI CALCESTRUZZO = m 3 3. DATA DI GETTO : 15 Ottobre 2004

27 PLINTO 21 VP4

28 PLINTO 21 VP4

29 Temperatura ( C) "Cuore" 2. Superficie laterale 3. Superficie superiore 4. Ambiente Tempo (ore) CUORE DEL GETTO 2. SUPERFICIE LATERALE; 3. SUPERFICIE SUPERIORE; 4. TEMPERATURA AMBIENTE.

30 ATTENUAZIONE GRADIENTE L attenuazione del gradiente termico nelle strutture di grande massa si deve perseguire attraverso: 1. riduzione della temperatura massima raggiunta nel «cuore» del getto; 2. protezione degli strati più esterni da realizzarsi attraverso una adeguata protezione termoisolante tesa a limitare la dissipazione del calore verso l ambiente

31 PROTEZIONE STRATI ESTERNI

32 Temperatura ( C) Tempo (ore) CUORE DEL GETTO 2.SUPERFICIE SUPERIORE NON CASSERATA PROTETTA DA PANNELLI DI POLISTIRENE (spessore 5cm); 3.SUPERFICIE LATERALE A 5 CM DALLA SPONDA DEL CASSERO IN ACCIAIO PROTETTA CON PANNELLI DI POLISTIRENE 4.SUPERFICIE LATERALE A 5 CM DALLA SPONDA DEL CASSERO DI ACCIAIO 5. TEMPERATURA AMBIENTALE

33 FESSURAZIONE In assenza di questa protezione il calcestruzzo per via della maggiore dissipazione di calore verso l ambiente esterno, acquisisce, IN SUPERFICIE, una temperatura inferiore a quella del cuore del getto determinando la nascita di un gradiente termico pericoloso per la possibile fessurazione del conglomerato delle zone superficiali

34 FESSURE DA GRADIENTE TERMICO

35 DURATA DELLA PROTEZIONE Al fine di evitare la comparsa di dannosi quadri fessurativi è indispensabile che queste protezioni vengano lasciate per un periodo «sufficientemente» lungo. Posticipare la rimozione dei materassini coibenti ha anche il vantaggio di garantire che il conglomerato raggiunga una resistenza a trazione sufficiente a fronteggiare le tensioni indotte dal gradiente termico.

36 DURATA DELLA PROTEZIONE La durata della protezione termoisolante dipende da : lo spessore del manufatto; la temperatura ambientale. Da un punto di vista pratico è opportuno che i pannelli protettivi vengano lasciati per almeno 7 o 15 giorni per gli elementi strutturali di spessore rispettivamente inferiore o superiore ai 2 m.

37 ARMATURA Accanto a questi provvedimenti si possono controbattere gli effetti derivanti da gradienti termici elevati mediante la predisposizione di una quantità di armatura sufficiente a ridistribuire le fessure in modo, sia pur da aumentarne il numero, di diminuirne l ampiezza. Questo obiettivo si persegue disponendo ferri preferibilmente di piccolo diametro con passo non superiore a 30 cm nella direzione del massimo sforzo di trazione generato dall impedimento alla dilatazione/contrazione.

38 ARMATURA

39 ARMATURA COPRIFERRO

40 GRADIENTE TERMICO La riduzione del gradiente termico tra cuore e periferia del getto si deve perseguire accompagnando i provvedimenti sopramenzionati con la RIDUZIONE DELLA VELOCITÀ E DEL CALORE TOTALE SVILUPPATO DALLA REAZIONE DI IDRATAZIONE DEL CEMENTO in modo da attenuare il riscaldamento e il conseguente aumento della temperatura del calcestruzzo nelle zone centrali dell elemento strutturale.

41 INCREMENTO DI TEMPERATURA (ΔT) Lo sviluppo di calore ed il conseguente incremento di temperatura del getto (ΔT) sono funzione di: tipo e della classe di resistenza del cemento dosaggio del cemento spessore dei getti caratteristiche isolanti della casseratura

42 CONDIZIONI ADIABATICHE Nel cuore della struttura si realizzano condizioni prossime a quelle adiabatiche per un periodo di tempo funzione dello spessore della struttura. In queste condizioni l incremento di temperatura per un dato calcestruzzo è indipendente dalle condizioni al contorno

43 Incremento di temperatura in elementi di calcestruzzo al variare dello spessore (CEM IV//A 32.5; a/c = 0.58; c = 320 kg/m 3 ). 60 Incremento di temperatura: T ( C) cm 50 cm Condizioni adiabatiche 2 m 3 m Tempo (ore)

44 RISCHIO FESSURATIVO Queste condizioni persistono per un periodo di tempo variabile da UNA decina di ore per le strutture sottili (15-30 cm di spessore) a circa 3-7 giorni per quelle aventi dimensioni superiori a 2 m. Ne consegue che l incremento conseguente di temperatura sarà tanto maggiore quanto più è lungo il periodo in cui sussistono queste condizioni adiabatiche. Per questo motivo, si ritiene che IL RISCHIO FESSURATIVO DI ORIGINE TERMICA RISULTI INGEGNERISTICAMENTE POCO RILEVANTE IN QUELLE STRUTTURE DI SPESSORE INFERIORE A cm.

45 CALORE TOTALE E MASSIMO RISCALDAMENTO Nella ipotesi che non avvengano scambi termici di calore tra le superfici del getto e l ambiente esterno, il massimo riscaldamento ad un certo tempo t (ΔT t,ad ) risulta esclusivamente funzione del calore totale sviluppato a quel tempo (Q t ) dalla reazione di idratazione del cemento e può calcolarsi con la seguente espressione: Q t ΔT t, ad m ρ ΔT t,ad = incremento di temperatura del getto IN CONDIZIONI ADIABATICHE ad un determinato tempo t; m = massa volumica del calcestruzzo FRESCO (Kg/m 3 ); ρ = calore specifico del calcestruzzo ( ~1,1 KJ/ (kg C)).

46 MASSIMO RISCALDAMENTO IN CONDIZIONI ADIABATICHE Il calore totale sviluppato è, a sua volta, dipendente dal calore unitario sviluppato al tempo t dal cemento utilizzato (q t ) e dal dosaggio (c) dello stesso nell impasto (Q t = c q t ). L incremento di temperatura in condizioni adiabatiche ad un determinato tempo t, ΔT t,ad, pertanto, vale: ΔT t,ad c q t ρ m c = dosaggio di cemento nel calcestruzzo (kg/m 3 ) q t = calore di idratazione unitario del cemento (kj/kg) al tempo t

47 COSTITUENTI Relativamente al calore di idratazione unitario del cemento, si fa notare come tutti i costituenti del clinker contribuiscano allo sviluppo di calore. Il silicato tricalcico e l alluminato tricalcico, tuttavia, sono quelli caratterizzati dalla maggiore quantità di calore sviluppato. L alluminato, inoltre, rispetto alla fase ferrica, e il silicato tricalcico (nei confronti di quello bicalcico) sono caratterizzati anche da una maggiore rapidità nel reagire con l acqua e sviluppare calore.

48 COSTITUENTI COSTITUENTE MINERALOGICO CALORE DI IDRATAZIONE A 7 GIORNI (J/g) C S C S C A C AF 4 420

49 SILICATO TRICALCICO L alluminato tricalcico è il costituente che in assoluto sviluppa la maggiore quantità di calore, tuttavia, essendo presente nel clinker in percentuali inferiori rispetto al silicato tricalcico, il calore di idratazione unitario del cemento sarà pesantemente influenzato dalla percentuale con cui quest ultimo costituente è presente nel clinker.

50 FINEZZA Lo sviluppo di calore, inoltre, aumenta con la finezza del cemento per via della maggiore frazione di cemento che ad un certo tempo ha reagito con l acqua. Da questo punto di vista se si tiene conto che per uno stesso tipo di cemento la percentuale di C 3 S aumenta (oppure aumenta la finezza) passando dalla classe 32.5 alla 32.5R o a quelle successive (42.5, etc.), l impiego di cementi con classe di resistenza elevata (a pari dosaggio) determina un incremento sia della velocità che del calore totale sviluppato.

51 CLASSE DI RESISTENZA DEL CEMENTO CLASSE DI RESISTENZA; C 3 S; FINEZZA dq/dt

52 CEMENTI RESISTENTI AI SOLFATI A pari contenuto di silicato tricalcico e a pari finezza (il che equivale a dire a pari classe di resistenza del cemento) una riduzione del quantitativo di alluminato tricalcico determina una diminuzione del calore unitario sviluppato. Per questo motivo nelle prescrizioni di capitolato relative alle opere massive spesso viene richiesto l impiego di cementi resistenti al solfato (che contengono un ridotto tenore di C 3 A).

53 CEMENTI RESISTENTI AI SOLFATI (FERRICI o FERRARI) C 3 S C 3 A; dq/dt

54 FUORVIANTE La prescrizione risulta «fuorviante» in quanto sarebbe opportuno specificare il valore massimo del calore di idratazione unitario del cemento ad un certo tempo piuttosto che far riferimento ad una proprietà (la resistenza al solfato) di interesse nullo relativamente al problema dei gradienti termici nelle strutture massive.

55 NORMA UNI EN 197-1/2011 Relativamente a questo aspetto, è da segnalare che nella ultima versione della norma UNI EN entrata in vigore il 06 ottobre 2011, al punto 7.2.3, viene specificato che i cementi comuni che a 7 giorni sviluppano un calore di idratazione inferiore ai 270 J/g (determinato in accordo alla EN oppure a 41h secondo la EN 196-9) sono classificati a basso sviluppo di calore e vengono identificati con la sigla LH (Low Heat) nella denominazione normalizzata (es. CEM III/B 32.5 N-LH). Inoltre, al punto dei criteri di conformità del cemento si prescrive che qualunque sia la classe di resistenza per i cementi LH è imposto un limite superiore al calore di idratazione pari a 300 J/g.

56 MATERIALI POZZOLANICI Un ulteriore beneficio in termini di riduzione del calore unitario si ottiene ricorrendo all impiego di cementi pozzolanici, d altoforno o compositi dove la parziale sostituzione del clinker con i materiali pozzolanici determina una riduzione della velocità di sviluppo del calore per la lentezza che caratterizza la reazione pozzolanica rispetto a quella del clinker.

57 CEMENTI POZZOLANICI POZZOLANA CLINKER dq/dt

58 CEMENTI FREDDI I cementi contraddistinti dal calore di idratazione unitario più basso sono tipo: Pozzolanico; Composito; D altoforno confezionati con clinker a ridotto tenore di silicato e alluminato tricalcico (cementi ferrico-pozzolanici) di classe 32.5 Nella eventualità che questi cementi non fossero disponibili nel confezionamento dell impasto si può ricorrere all impiego delle ceneri volanti siliciche in parziale sostituzione del cemento.

59 MASSIMO RISCALDAMENTO IN CONDIZIONI ADIABATICHE calore totale sviluppato al tempo t 1. impiegare cementi caratterizzati da un basso calore di idratazione unitario; 2. adottare tutti quei provvedimenti finalizzati a contenere il dosaggio di cemento.

60 CALORE UNITARIO CEMENTO Tipo Cemento Classe Cemento q 3 (KJ/Kg) q 7 (KJ/Kg) I 52.5 R II/A-LL 42.5 R II/B-LL 32.5 N II/B-M 32.5 R II/A-S 42.5 R III/A 32.5 R III/B 32.5 N IV/A (ARS) 32.5 R ( ) ( ) IV/A 42.5 R IV/B 32.5 R

61 ACCORGIMENTI Ai fini della riduzione dell incremento di temperatura, unitamente ad una oculata scelta del tipo/classe di cemento, si possono adottare tutti quegli accorgimenti finalizzati a ridurre l acqua di impasto e, conseguentemente, a pari classe di resistenza del calcestruzzo, a diminuire il dosaggio di cemento, quali: utilizzo di aggregati di grossa pezzatura e l adozione di fusi granulometrici sottosabbiati ; impiego di efficaci additivi super-riduttori di acqua; riduzione della lavorabilità del calcestruzzo.

62 AUMENTARE PROVVEDIMENTI Additivo D max ΔT Classe CEM Clinker Lavorabilità DIMINUIRE

63 GETTI MASSIVI

64 HVFA Indicati per la realizzazione delle strutture massive sono i calcestruzzi ad alto volume di cenere volante (High Volume Fly-Ash: HVFA). Questo tipo di conglomerato è stato, ad esempio, utilizzato per l appesantimento della fondazione di un muro controterra per aumentare la resistenza allo scivolamento del muro. La composizione del calcestruzzo (C16/20) era contraddistinta da: cemento CE II/A-L 42.5 R: 200 (150) Kg/m 3 ; cenere volante: 150 Kg/m 3 (200); additivo superiduttore d acqua (HRWR): 4.8 Kg/m 3 ; acqua: 155 Kg/m 3 ; aggregati (D max 25 mm): 1735 Kg/m 3.

65 GRADIENTE TERMICO Il calcolo di ΔT t,ad in condizioni adiabatiche attraverso l espressione risulta particolarmente semplice noto il calore di idratazione unitario del cemento e la composizione del calcestruzzo. Non altrettanto avviene per la quantificazione del gradiente di temperatura al tempo t tra due differenti punti della struttura (δt).

66 FATTORI DI DIFFICILE QUANTIFICAZIONE Questo valore, infatti, è di difficile determinazione in quanto risulta funzione: dei fattori che influenzano ΔT t,ad ; da quei parametri che determinano la quantità di calore dissipato verso l ambiente quali la temperatura esterna, la ventilazione esistente sul cantiere, le dimensioni e la geometria del getto.

67 GRADIENTE TERMICO T cuoremax T ambiente ΔT max T SUPERFICIE T cuoremax = T ambiente + ΔT max

68 Calcolo del gradiente di temperatura tra cuore e superficie del getto Ammettendo che: T clsgetto = T ambiente = T clssuperficie δt = T cuoremax T clssuperficie T cuoremax = T clsgetto + ΔT max,ad

69 Calcolo del gradiente di temperatura tra cuore e superficie del getto Ammettendo che: δt = T clsgetto + ΔT max,ad T clssuperficie δt = T clsgetto + ΔT max,ad T clsgetto δt = ΔT max,ad

70 VANTAGGIO DI SICUREZZA In sicurezza si assume che il gradiente termico tra nocciolo e periferia della struttura coincida con il massimo riscaldamento in condizioni adiabatiche. Nella realtà, come già menzionato, il gradiente è di fatto minore in quanto anche le zone corticali subiscono un riscaldamento per effetto dello sviluppo di calore.

71 GRADIENTE TERMICO T cuoremax T ambiente δt = ΔT max,ad T SUPERFICIE T cuoremax = T ambiente + ΔT max

72 Calcolo del gradiente di temperatura tra cuore e superficie del getto Se il massimo incremento di temperatura si registra dopo 3 e 7 giorni rispettivamente per strutture di spessore pari o superiore a 2 metri, si può porre: strutture con spessore < 2 m : δt 3,max = (ΔT 3 ) ad : c q δt 3 3,max ρ m strutture con spessore > 2 m: δ T7,max = (ΔT 7 ) ad : c q δt 7 7,max ρ m

73 VALORE LIMITE Stabilito in che modo valutare il massimo gradiente termico nelle strutture si pone il problema di fissare un valore limite a questa grandezza che possa scongiurare il rischio di fessurazione nelle strutture. A tal proposito la Norma ENV 206 del 1992, suggeriva di adottare calcestruzzi che sviluppassero un incremento di temperatura in condizioni adiabatiche (ΔT max ) 20 C.

74 PRESCRIZIONI DI CAPITOLATO Per la definizione delle specifiche di capitolato di calcestruzzi destinati alla realizzazione di strutture massive si debbono, pertanto, integrare quelle rivolte alle normali opere in calcestruzzo ponendo delle limitazioni in termini di tipo/classe e dosaggio di cemento al fine di ottenere un gradiente termico (MASSIMO RISCALDAMENTO IN CONDIZIONI ADIABATICHE) inferiore a 35 C.

75 CHIPS DI GHIACCIO Nella realizzazione delle grandi dighe unitamente all impiego di cementi a basso sviluppo di calore e a calcestruzzi con ridotto dosaggio di cemento si ricorre all utilizzo di chips di ghiaccio in parziale sostituzione dell acqua di impasto con l obiettivo di abbassare la temperatura iniziale del calcestruzzo.

76 MASSIMO RISCALDAMENTO Il ghiaccio consente non tanto di modificare il massimo incremento di temperatura, che rimane sostanzialmente identico a quello che il conglomerato avrebbe se impastato solo con acqua, quanto di ridurre, grazie alla minore temperatura del calcestruzzo al momento del getto, la temperatura massima raggiunta nel «cuore» della struttura e, conseguentemente, il gradiente termico tra nucleo e zone cortecciali

77 MASSIMO RISCALDAMENTO T ( C) CONDIZIONI ADIABATICHE T cuore,max T 1 T cuore,max con ghiaccio T 2 T ambiente Acqua T cls,getto Acqua + chips di ghiaccio Tempo

78 GETTI NOTTURNI L aggiunta di ghiaccio all impasto è equivalente all accorgimento di confezionare e gettare il calcestruzzo nelle ore notturne o di mattina molto presto. Questo accorgimento, infatti, consente di ridurre la temperatura iniziale del conglomerato.

79 VINCOLI ESTERNI La riduzione del rischio fessurativo negli elementi massivi vincolati a strutture che si trovano già in equilibrio con la temperatura ambientale non può limitarsi alla sola minimizzazione dei gradienti termici tra cuore e corteccia del getto, ma deve avere come obiettivo la riduzione della massima temperatura raggiunta dal cuore della struttura.

80 CASSEFORMI TERMOISOLANTI? L impiego di casseforme termoisolanti può non risultare sufficiente se non si provvede ad una drastica diminuzione del massimo incremento di temperatura in condizioni adiabatiche. In queste situazioni, soprattutto nei muri di modesto spessore vincolati alla fondazione dove il gradiente interno al getto è generalmente piccolo, il problema principale è rappresentato dalle tensioni di trazione generate dall impedimento esercitato dalla fondazione alla contrazione del muro in fase di raffreddamento.

81 PROFILI IMPERMEABILI Predisposizione di profili impermeabili ad aletta per l impermeabilizzazione dei giunti predisposti per fronteggiare le contrazioni dovute al raffreddamento del muro

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