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1 Regione Lazio Assessorato all Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Area Difesa del Suolo Università della Tuscia Dipartimento GEMINI Geologia e Ingegneria Meccanica, Naturalistica e Idraulica per il Territorio monitoraggio dei cantieri pilota DI Ingegneria Naturalistica nel Lazio

2 A cura di: Regione Lazio Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli: l Assessore F. ZARATTI Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli: il Direttore R. DE FILIPPIS Area Difesa del Suolo: il Dirigente A. SANSONI Responsabili: F. GUBERNALE, S. DE BARTOLI, G. FALCO Università degli Studi della Tuscia (VT) Dipartimento Geologia e Ingegneria Meccanica, Naturalistica e Idraulica per il Territorio: Responsabile scientifico: F. PRETI AUTORI Federico Preti Chiara Milanese Professore di Sistemazioni Idraulico-Forestali e di Ingegneria Naturalistica Dipartimento di Ingegneria Agraria Forestale, Università degli Studi di Firenze Dottore Forestale CONTRIBUTI Raniero De Filippis Direttore Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Regione Lazio Francesco Gubernale Funzionario Area Difesa del Suolo, Regione Lazio Florin Florineth Professore Istituto di Ingegneria Naturalistica e Costruzione del Paesaggio,Università di Bodenkultur (A) Willigis Gallmetzer Funzionario Ripartizione Opere idrauliche, Provincia Autonoma Bolzano - Alto Adige Vincenzo Maria Molinari Funzionario Settore Politiche di Prevenzione Tutela e Risanamento Ambientale Attività specialistica per la tutela e il recupero e la sistemazione territoriale e ambientale in applicazione delle tecniche di Ingegneria Naturalistica, Regione Piemonte Antonio Andrich Funzionario U. O. Idrologia e Idrometria del Centro Valanghe Arabba, Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Vene to (ARPAV) Anna Luisa Freschi Funzionario Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l Innovazione nel settore Agricolo-forestale (ARSIA), Regione Toscana Pierluigi Gallozzi Geologo, Dipartimento Difesa del Suolo-Servizio Geologico d Italia, Agenzia per la Protezione dell Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT) Giuliano Sauli Dottore Naturalista Presidente Nazionale AIPIN Paolo Cornelini Ingegnere e Dottore Naturalista Presidente AIPIN sezione Lazio HANNO INOLTRE CONTRIBUITO AI LAVORI Simona De Bartoli, Giovanni Falco, Augusta D andrassi, Alberto Cortese Editing e Stampa: PIN s.c.r.l. - EMILMARC s.r.l. Codice ISBN

3 Si ringraziano le Amministrazioni Locali, i tecnici pubblici, i professionisti privati e le imprese, che a vario titolo hanno operato per la realizzazione dei cantieri pilota di Ingegneria Naturalistica monitorati nel presente Rapporto Tecnico. Un doveroso riconoscimento agli studenti della Facoltà di Agraria dell Università della Tuscia che hanno collaborato al monitoraggio, ai collaboratori, tesisti e tirocinanti (in particolare Augusta D Andrassi e Alberto Cortese) ed ai soci esperti AIPIN che hanno partecipato alle visite in cantiere ed alla redazione delle schede (in particolare Roberto Ferrari e Paolo Cornelini)

4 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Sommario Presentazioni: Assessore Ambiente e Cooperazione tra i Popoli - Regione Lazio Direttore della Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli - Regione Lazio Responsabile scientifico - Università degli Studi della Tuscia Parte prima: 1. Monitoraggio 1.1. Presentazione dell attività (finalità, metodi, struttura delle schede e planimetria generale con ubicazione dei cantieri pilota) 1.2. Analisi dei risultati e considerazioni conclusive 1.3. Schede di alcuni cantieri pilota Parte seconda: Tavola rotonda tra gli addetti ai lavori Bibliografia

5 Regione Lazio - Università Della Tuscia La pubblicazione di questo Rapporto «Monitoraggio dei cantieri pilota di Ingegneria Naturalistica nel Lazio» costituisce un altro importante tassello nel percorso intrapreso dalla Regione Lazio, che considera principio irrinunciabile una nuova cultura di intervento sul territorio che, insieme alla necessità di risolvere i problemi da un punto di vista tecnico funzionale, ricerchi la conservazione massima possibile dell ambiente ed anzi recuperi, ove possibile, le valenze naturalistiche del territorio. In questo modo le conoscenze e le esperienze maturate in questi anni potranno essere ulteriormente divulgate, consolidando quel processo di crescita complessiva che consentirà l utilizzo dell Ingegneria Naturalistica in modo sempre più diffuso. Il Rapporto è il risultato di una proficua collaborazione tra le strutture regionali ed il mondo della ricerca scientifica ed è rivolto ai tecnici progettisti, ai tecnici dei comuni, agli amministratori, agli studenti. Filiberto Zaratti Assessore Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio In questo Rapporto Tecnico sono sintetizzati i risultati più significativi delle attività di monitoraggio svolte, in corso d opera, su oltre trenta interventi realizzati nel Lazio con i programmi della Difesa del Suolo. Questa attività risulta di estrema importanza per diversi motivi legati al fatto che solo da un decennio abbiamo introdotto nel Lazio questa nuova cultura di intervento nella realizzazione delle opere di difesa del suolo che ha come risultato l applicazione delle tecniche a basso impatto ambientale dell Ingegneria Naturalistica. Il monitoraggio di questi interventi realizzati in differenti ambiti e situazioni, quindi, non solo ha come obiettivo la verifica delle strutture in relazione alle sollecitazioni che dovevano progettualmente contrastare, non solo raggiunge lo scopo di valutare la necessità di interventi manutentori, ma, nel nostro caso, ha come ulteriore obiettivo quello di verificare l applicabilità delle tecniche di Ingegneria Naturalistica nella nostra area mediterranea. Questi cantieri pilota sono localizzati su tutto il territorio laziale ed hanno permesso di valutare la rispondenza di queste tecniche alle diverse condizioni climatiche, geologiche e geomorfologiche presenti nel territorio regionale. Il monitoraggio è stato svolto nell ambito delle attività di studio previste da tre convenzioni stipulate con l Università della Tuscia GEMINI (Dipartimento Geologia e Ingegneria Meccanica, Naturalistica e Idraulica per il Territorio). In questa pubblicazione sono riportati ed analizzati i risultati delle attività di verifica e controllo operate su tutti i cantieri pilota e, per i più significativi, sono allegate le schede tecniche descrittive delle elaborazioni svolte. Una interessante tavola rotonda tra addetti ai lavori completa infine, in modo originale, la seconda parte del Rapporto, e dà modo di presentare le esperienze di altre Amministrazioni italiane ed europee grazie al contributo di esperti della materia, che con l occasione ringrazio per il costante e prezioso aiuto che ci affianca in questo nostro percorso verso la conoscenza e la promozione dell Ingegneria Naturalistica nelle opere civili di Difesa delsuolo. Raniero De Filippis Direttore Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio

6 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Il presente Rapporto sul Monitoraggio dei cantieri pilota di Ingegneria Naturalistica nel Lazio è frutto di una pluriennale attività di ricerca svolta dal Dipartimento GEMINI dell Università della Tuscia. Il monitoraggio delle decine di interventi di Ingegneria Naturalistica è stato svolto nell ambito delle varie convenzioni (e di un atto aggiuntivo) con la Regione Lazio (in collaborazione con Naturstudio e con patrocinio dell AIPIN) per la redazione dei Manuali di Ingegneria Naturalistica della Regione Lazio (Vol. 1 Applicabile al settore idraulico; Vol. 2 Applicabile al settore delle strade, cave, discariche e coste sabbiose; Vol. 3 Sistemazione dei versanti). La supervisione e l organizzazione è stata affidata al sottoscritto e a C. Milanese con le valide collaborazioni di, fra gli altri, A. D andrassi, A. Cortese, P. Gaglioppa, T. Falessi, A. Marazzi, E. Missori, P. Prosperi e G. Puddu. Hanno partecipato alle visite in cantiere ed alla compilazione delle schede alcuni soci esperti AIPIN (in particolare R. Ferrari e P. Cornelini) L apporto dei funzionari regionali (in particolare S. De Bartoli, G. Falco e F. Gubernale) è stato sempre stimolante e utile per lo svolgimento dei lavori. I risultati completi del monitoraggio sono stati presentati in occasione delle numerose Giornate di Studio sugli stati di avanzamento delle ricerche e riportati nei Manuali sopra citati e sul sito della Regione Lazio, oltre che nel corso di eventi scientifici nazionali e internazionali. Il presente rapporto ne costituisce una sintesi completa con una presentazione dei cantieri pilota (Prima parte del Rapporto). È opportuno sottolineare che i progetti e le opere sono stati scelti e monitorati non secondo criteri di merito, ma tenendo conto di trovarsi ancora in una fase pioneristica per l Ingegneria Naturalistica nel Lazio e per testare le metodologie di indagine. I risultati fin qui raggiunti fotografano, quindi, le tappe del percorso evidenziandone sia le potenzialità sia i limiti. Oggi appare evidente sia il notevole avanzamento sia la necessità di proseguire nel cammino intrapreso. Anche per questo, il presente rapporto contiene una Tavola Rotonda virtuale fra addetti ai lavori che lo arricchisce con le esperienze e i punti di vista di altre Regioni d Italia e internazionali (Seconda parte del Rapporto). Altri passi del nostro percorso da segnalare qui sono stati le Tesi e i Tirocini numerosi sull argomento, gli insegnamenti della materia (Complementi di Sistemazioni Idraulico-Forestali e Ingegneria Naturalistica) nelle sedi di Viterbo, Cittaducale e, da ora, in quella di Bracciano, integrate con seminari specialistici e cantieri didattici (in Provincia di Viterbo e nel resto della Regione). Ricordo con particolare soddisfazione quando fu accettata la mia suggestiva (e impegnativa ) proposta di denominazione del nuovo Dipartimento in Geologia, Ingegneria Meccanica, Naturalistica e Idraulica per il Territorio (GEMINI), intitolando in Italia forse il primo Dipartimento Universitario alla disciplina. Così come la continuazione del percorso in altre sedi, ad esempio a Firenze con gli insegnamenti di Idronomia e Ingegneria Naturalistica alla Laurea Magistrale in Agroingegneria e quello di Ingegneria Naturalistica e Riqualificazione del Territorio al Master DIAMANTE (Difesa Interdisciplinare dell Ambiente e Manutenzione del Territorio) e con l attivazione del Modulo Professionalizzante in Tecnico Esperto di Ingegneria Naturalistica e lo svolgimento di cantieri didattici anche oltreoceano, in Nicaragua. Ed è significativo che le prime copie del presente rapporto vengano distribuite proprio qui Viterbo in occasione di una Giornata di Studi su L Ingegneria Naturalistica per la difesa del territorio: esperienze, ricerca e didattica, conclusa una sezione pomeridiana (Tavola Rotonda reale ) su L Ingegneria Naturalistica nell Università per valutare lo stato della ricerca ed il consolidamento della didattica anche nelle altre sedi universitarie. prof. ing. Federico Preti Il Responsabile scientifico delle Convenzioni di ricerca docente di Sistemazioni Idraulico-Forestali e di Ingegneria Naturalistica

7 Regione Lazio - Università Della Tuscia Parte prima Il monitoraggio

8 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica 1.1 Presentazione dell attività Uno degli obiettivi primari della politica territoriale nel Lazio negli ultimi dieci anni è stato quello di indirizzare i programmi d intervento e di difesa del suolo verso criteri maggiormente rispettosi dell equilibrio naturale del territorio, riducendo, quando possibile, l impatto ambientale che gli stessi comunque producono; a questo scopo negli ultimi anni sono state realizzate una serie d iniziative tecniche ed amministrative per promuovere l adozione e la diffusione delle tecniche d Ingegneria Naturalistica. La Regione, Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, ha dato corso a tre specifiche convenzioni per la redazione di studi riguardo l applicazione dell Ingegneria Naturalistica negli ambiti di propria competenza (sistemazioni idrauliche, recupero ambientale delle cave e delle discariche, rinaturalizzazione di scarpate stradali, ripascimento delle dune costiere e infine sistemazioni di versante). Tramite tali convenzioni sono state promosse una serie di attività tra le quali il monitoraggio di cantieri pilota, nella realizzazione dei quali fossero applicate tecniche di Ingegneria Naturalistica. Tale monitoraggio è stato svolto su 35 cantieri pilota e i dati sono stati raccolti tramite l impiego di schede di monitoraggio appositamente create. Le schede, così come impostate sono in grado di fornire dati su: inquadramento ambientale del cantiere, monitoraggio delle varie fasi Fig. 1: Localizzazione dei siti selezionati. realizzative, evoluzione nel tempo delle specie messe a dimora; quest ultimo punto è quello fondamentale per verificare la percentuale di attecchimento e l accrescimento nella stagione vegetativa successiva alla messa a dimora. A seguire il paragrafo 1.2 sono riportate, a riguardo, delle schede illustrative dei cantieri più significativi sia in ambito idraulico sia di versante. Nel corso del tempo sono stati raccolti numerosi dati e nel presente rapporto di sintesi si è ritenuto opportuno illustrare quelli ottenuti nel monitoraggio dei cantieri riguardanti le sistemazioni di versante e dei risultati del confronto con il monitoraggio dei cantieri relativi alle sistemazioni idrauliche, riguardanti in particolare la componente viva delle opere. I principali obiettivi dell attività di monitoraggio svolta in questi anni possono essere sintetizzati nei punti di seguito elencati (Regione Lazio, 2002): verificare la corretta esecuzione delle opere d Ingegneria Naturalistica, sia sotto il profilo tecnico che d inserimento paesaggistico; verificare l efficienza e la fattibilità d intervento tramite l impiego di tecniche di Ingegneria Naturalistica nell ambito di zone a clima mediterraneo; determinare quali siano le tecniche e le specie vegetali più idonee affinché queste ultime possano radicare e sopravvivere determinando il successo dell intervento; comprendere quali possano essere i bisogni formativi di ditte e progettisti che lavorano nel campo dell Ingegneria Naturalistica; sottolineare la necessità d impiego di materiale sia vegetale sia inerte di origine locale. Metodologia di monitoraggio Le fasi di lavoro svolte per la realizzazione del monitoraggio possono essere sintetizzate nei seguenti punti: 1. Selezione dei progetti, quindi dei cantieri da sottoporre a monitoraggio 2. Analisi degli elaborati progettuali 3. Definizione dei criteri e realizzazione di idonee schede da utilizzare per il monitoraggio 4. Sopralluoghi nei cantieri e Monitoraggio delle opere di Ingegneria Naturalistica 5. Valutazione qualitativa degli aspetti geologici, geomorfologici e geotecnici degli elaborati progettuali

9 Regione Lazio - Università Della Tuscia 9 Scelta dei cantieri Ai fini del monitoraggio dei cantieri prescelti, tenuta presente la finalità del lavoro di raccolta dei dati, si sono affrontate le tre fasi dei lavori: ante-operam (ex ante), in-opera (in corso d opera), postoperam La scheda di monitoraggio è stata messa a punto da un gruppo multidisciplinare di ingegneri, forestali e geologi affinché fosse completa ed esaustiva per quanto concerne tutti i dati richiesti al fine di poter effettuare un monitoraggio efficace nell ambito della casistica sopra citata. I cantieri sottoposti a monitoraggio sono stati selezionati sulla base dei seguenti criteri: 1 0 Celleno (VT) Bassano in Teverina (VT) 12 Cantalice (RI) Greccio (RI) Configni (RI) Concerviano (RI) Petrella Salto (RI) Frasso Sabino (RI) Nazzano (RM) Percile (RM) Mandela (RM) Affile (RM) Frosinone (FR) Villa S. Stefano (FR) Opere in I.N previste da progetto Opere di I.N. realizzate Falvaterra (FR) Spigno Saturnia (LT) progetto località zona fitoclimatica ambito (area urbana, rurale, protetta) tipologia di dissesto gravitativo importo totale importo Ingegneria Naturalistica tempi di attuazione lavori tipologie degli interventi tipologie delle opere di Ingegneria Naturalistica Terra rinf. rinv. Grata viva Palificata viva doppia Palificata a una parete Briglia in legn. e pietr. Gabbioni rinv. Palizzata viva Fascine drenanti Canaletta legn. e pietr. Viminata viva Gradonata Cordonata Biostuoia in fibra veg. Geostuoia trid. sintetica Idrosemina Piantag. arbusti, alberi Nelle figure 2 e 3 si riportano, in relazione ai criteri riportati negli ultimi due punti di cui sopra, la situazione riscontrata nei 16 cantieri di versante scelti per l attività di monitoraggio. N per tipologia di opera prevista da progetto N per tipologia di opera realizzata In alto: Fig. 2 - N Opere di IN previste e realizzate nei cantieri monitorati. In basso: Fig. 3 - N per ogni tipologia di opera prevista e realizzata nei cantieri monitorati. La scheda di monitoraggio Nell ambito delle attività svolte in questi anni, come sopra riportato, sono state impiegate due differenti schede per il monitoraggio in ambito fluviale ed in ambito di versante. Le due schede sono state realizzate in maniera differente sia perchè sono state impiegate in due diversi contesti, con parametri e problematiche differenziate da mettere in evidenza, sia perché utilizzando la prima scheda ci si è resi conto di alcune difficoltà che comportava la sua applicazione. La scheda di monitoraggio, applicata per il monitoraggio delle opere di versante, si compone di tre parti e di una scheda geologica di approfondimento. Le prime due sono funzionali all individuazione e all inquadramento del sito, delle problematiche che in esso si sono verificate, alla conoscenza delle ditte e del progetto. La terza parte (tabella 1), contiene i dati che descrivono dettagliatamente le tecniche di Ingegneria Naturalistica impiegate e le dimensioni delle opere previste, dando particolare importanza al materiale vegetale impiegato e ai criteri di messa a dimora, fondamentali per il successo dell opera stessa. Tale parte della scheda è particolarmente rilevante poiché rappresenta l anello di congiunzione tra il monitoraggio svolto in ambito idraulico e quello svolto in ambito di versante, essa è, infatti, confrontabile con la scheda realizzata per la fase post operam dei cantieri idraulici e ciò ha consentito, in particolare, delle considerazioni sulle percentuali di attecchimento delle specie vegetali impiegate nei due contesti.

10 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Tab. 1. Estratto della parte terza della scheda di monitoraggio. Tipi Materiali inerti impiegati per tipo Tecniche d Ingegneria Naturalistica Impiegate N /m² di piante radicate e talee messe a dimora per tipo di opera N /m² talee N /m² P.rad Tipo opera Dimensioni dell intervento per tipologia d opera P(m) L (m) H (m) Tipo di opera Specie vegetali impiegate Talee Specie % di attecchimento (n.talee attecchite/n. talee messe a dimora) Ø talee (cm) L talee (cm) n getti \ talea Ø getti (cm) lunghezza getti (cm) Piante radicate Specie % di attecchimento Ø al colletto delle piantine (cm) h delle piantine (cm) Periodo d intervento Messa a dimora Talee: Piante: Nel caso dei movimenti di versante i parametri geologici e le prove geotecniche effettuate assumono particolare rilevanza e per tale motivo si è deciso di affiancare alla scheda sopra citata, una scheda geologica appositamente predisposta per questo monitoraggio. La scheda geologica si basa su quella ufficiale di censimento dei movimenti franosi predisposta dal CNR (CNR - Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche), in particolare per quanto concerne la descrizione geologica e morfologica del versante in frana. Scheda geologica: contiene le notizie che sono state reperite all interno dei singoli progetti. Gli aspetti che principalmente sono presi in considerazione sono quelli geologici, geomorfologici, idrogeologici, sismici, dei siti oggetto di studio con particolare attenzione al tipo di materiale coinvolto nel movimento franoso ed alla tipologia del movimento franoso stesso. I dati riportati hanno lo scopo di fornire un quadro riassuntivo della situazione presente nei siti d intervento, di evidenziare, a livello principalmente geotecnico, quali indagini siano state svolte in campo e in laboratorio (es. prove penetrometriche, verifiche di stabilità, analisi strutturale). Nella sezione cartografia prodotta viene, inoltre, indicato quali carte siano state redatte e allegate al progetto (es. carta geomorfologica scala 1:500). Tale scheda permette una più attenta valutazione della qualità dei progetti stessi, dato che i parametri che riporta sono quelli essenziali dal punto di vista geologico per poter affrontare le problematiche dei dissesti. 1.2 Analisi dei risultati In relazione ai dati raccolti, si è ritenuto di elaborare le schede facendo emergere alcuni parametri che sono stati ritenuti i più significativi ai fini della comprensione delle seguenti tematiche: 10

11 Regione Lazio - Università Della Tuscia qualità dei progetti approvati successo ed efficacia delle opere di Ingegneria Naturalistica realizzate preparazione delle ditte realizzatrici errori comunemente commessi tipologia di materiali vivi ed inerti impiegati valutazione degli aspetti geologici e geomorfologici dei cantieri monitorati valutazione del livello di integrazione 8 tra opere di ingegneria convenzionale e opere di Ingegneria Naturalistica. 6 Di seguito verranno analizzati i risultati di alcuni dei parametri elaborati che hanno dato modo di analizzare le tematiche sopra elencate. 4 2 Per quanto riguarda il successo e l efficacia delle opere di Ingegneria Naturalistica realizzate, si è ritenuto importante riportare il grafico in figura 4 che mostra, per quanto riguarda il monitoraggio delle sistemazioni di versante, quante opere previste vive vengano in realtà realizzate morte, ovvero senza la componente vegetale, rispetto al totale delle opere previste vive da progetto. 0 Terra rinforzata rinverdita Grata viva Palificata viva doppia Palificata a una parete Briglia in legname e pietrame Gabbioni rinverditi Palizzata viva Canaletta legname e pietrame Fascine drenanti o fascinata sommersa Viminata viva Gradonata Cordonata Biost. in fibra vegetale+semina Fig. 4: Opere di Ingegneria Naturalistica previste vive da progetto e realizzate morte Geost. Tridim. sintetica+semina Totale Realizzate Realizzate vive Realizzate Morte È un dato significativo per poter valutare quanta importanza viene data, in fase di realizzazione, alla componente viva nelle opere di Ingegneria Naturalistica. Purtroppo ancora oggi, come si desume dal grafico, sono numerosi i casi in cui tali opere vengono realizzate senza l utilizzo di piantine radicate o talee, compromettendo così, non solo la durabilità dell opera stessa, ma anche la riuscita dell intervento. Questo dato, inoltre ci fa comprendere che in molti casi la parte viva di queste opere viene ritenuta un accessorio o un abbellimento e non una parte fondamentale dell opera. Nelle tabelle di seguito riportate si osservano le specie impiegate per talea in ambito fluviale e di versante. Specie impiegate per talea % d impiego opere idrauliche % d impiego versante Dalle percentuali risulta immediatamente evidente che le specie maggiormente impiegate per talea sono quelle appartenenti al genere Salix spp., sia nel caso delle opere idrauliche, sia di quelle di versante; in particolare le due specie maggiormente impiegate per i versanti sono il Salix alba e il Salix purpurea, mentrenel caso delle opere idrauliche si ha una preponderanza di altre specie di salice, reperite nella maggior parte dei casi sul luogo dell intervento. Si evidenzia, inoltre, nel caso dei versanti, l impiego della Robinia pseudoacacia. Tale specie ha delle ottime caratteristiche biotecniche e di consolidamento dei versanti ed inoltre è una specie rustica e resistente a condizioni ambientali difficili, tuttavia se ne sconsiglia l uso perché è una specie alloctona Salix alba 17.6 % 37.5% Salix purpurea 23.5 % 37.5% Salix spp % 12.5% Robinia pseudoacacia / 6.2% Populus alba 5.9 % 6.2% Tamarix africana 11.8 % 6.2% Fraxinus ornus / 6.2% Ostrya carpinifolia / 6.2% Celtis australis 5.9 % / Tab. 2: Specie impiegate per talea nelle opere in ambito idraulico e di versante 11

12 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica (originaria del nord America) che può diventare infestante e bloccare l innesco di una successione vegetazionale secondaria essenziale, in molti contesti, alla rinaturalizzazione del versante. Si ritiene inoltre utile, ai fini della presente discussione, riportare le specie vegetali maggiormente impiegate per la realizzazione delle piantagioni (tab. 3), effettuate solamente in ambito di versante, e la loro percentuale di attecchimento. Si osserva che è stato impiegato un numero di specie piuttosto ampio e in generale, tranne alcune eccezioni, sono state utilizzate essenze autoctone che, impiantate nel periodo idoneo e sottoposte ad un minimo di cure colturali, hanno dato ottimi risultati di attecchimento (fig. 5). Piante radicate impiegate % d impiego Cornus spp 37.50% Prunus spinosa 25.00% Crataegus monogynna 25.00% Quercus ilex 18.75% Euonymus europaeus 18.75% Spartium junceum 12.50% Ostya carpinifolia 12.50% Olea europea 12.50% Myrtus communis 12.50% Altre specie 6.25% Cornus spp. Euonymus europaeus Prunus spinosa Altre specie Crataegus monogyna Tab. 3. Piante radicate impiegate nella sistemazione dei versanti. Fig. 5. Percentuale di attecchimento delle piante radicate. Si può notare, infatti, come le piantine si distribuiscano sostanzialmente nella prima classe, a più basso attecchimento, oppure in quinta classe, a più alto attecchimento. I risultati positivi probabilmente si devono ad una scelta di specie idonee sia dal punto di vista ecologico, sia dal punto di vista della qualità del materiale vivaistico, in particolare specie rustiche che possano sopportare condizioni climatiche ed edafiche difficili mentre quelli negativi si devono alla mancanza di cure colturali nel primo periodo successivo all impianto e all intensa siccità verificatasi nell estate del Mettendo poi a confronto le percentuali di 6 attecchimento delle talee utilizzate nelle opere di Ingegneria Naturalistica (Fig. 6) in 5 ambito fluviale e di versante, emerge subito 4 l ottimo risultato ottenuto dal salice in ambito fluviale, con risultati che si collocano nelle 3 ultime due classi (dal 60 all 80%). Il salice 2 utilizzato nelle opere di versante, invece, tende a dare risultati che si collocano nella 1 classe centrale e soprattutto nella prima 0 classe (da 0 al 20%) Nei cantieri idraulici, infatti, l esigenza di impiegare specie differenti dal salice è stata avvertita soprattutto nei casi di sistemazione dei tratti di foce dei corsi d acqua, dove le Salix spp. Corsi d acqua Salix spp. Versanti Altre specie Corsi d acqua Altre specie Versanti Fig Confronto tra le percentuali di attecchimento delle specie impiegate come talea all interno delle opere di Ingegneria Naturalistica applicate in ambito fluviale e su versante. 12

13 Regione Lazio - Università Della Tuscia Principali errori commessi N Raccordo opera-versante 6 Dimensione dei materiali (es. diametro dei pali) 6 Verticalità delle opere 5 Disposizione dei traversi 2 Scelta dei materiali 8 Dimensioni delle talee 9 Giunture 6 Chiodature 9 Tab. 4: Principali errori commessi nella realizzazioni delle opere di Ingegneria Naturalistica. Fig. 7. Palificata viva doppia con talee di salice, Spigno Saturnia(LT), maggio 2003, foto di M. Amodio. peculiari condizioni sia del clima sia dell acqua salmastra hanno richiesto l impiego della tamerice che ha dato ottimi risultati. Negli altri casi, lungo i corsi d acqua interni, le condizioni di umidità sono in genere sempre favorevoli ai fini dell attecchimento di specie igrofile ma allo stesso tempo dotate di grande capacità di colonizzazione, come i salici. L esigenza di impiegare specie più idonee al clima mediterraneo è stata avvertita soprattutto in ambito di versante, dove, in alcuni casi, talee che avevano mostrato una soddisfacente percentuale di attecchimento all inizio della stagione vegetativa, in seguito al periodo di aridità estivo. Non sono riuscite a sopravvivere, andando a pregiudicare la stabilità dell opera nel lungo periodo. Si deve, inoltre, considerare che lo scarso attecchimento delle talee in molti casi è anche dovuto ad errori commessi nella fase realizzativa delle opere. Gli errori più comuni che possono pregiudicare l attecchimento delle talee sono: la dimensione ridotta e la scarsa densità di messa a dimora delle talee stesse (es. diametro minimo di circa 2 cm, densità pari a 1 talea ogni cm), l utilizzo di materiali di riempimento delle opere non idonei (es. terreno eccessivamente ricco di scheletro nelle palificate, blocchi di peperino squadrati nelle gabbionate), la realizzazione del fronte dell opera eccessivamente verticale che impedisce lo sviluppo della parte aerea delle talee che sono disposte su più livelli (es. nelle palificate la pendenza del fronte dell opera non deve superare i 60 come in Fig. 7) Celleno (VT) 5 Bassano in Teverina (VT) A tale proposito sono stati messi in evidenza gli errori più frequentemente commessi nella realizzazione delle opere, non solo relativi a quanto riguarda la scelta e le dimensioni della parte viva impiegata, ma anche agli aspetti strutturali e costruttivi delle opere stesse (Tab. 4). Alcuni di questi errori, infatti, risultano piuttosto gravi perché vanno ad inficiare la stabilità delle opere, come, ad esempio, nel caso di errori relativi alle chiodature o alla mancanza di un raccordo tra opera e versante. Il numero di errori effettuati per ogni cantiere è stato poi messo in relazione (vedi figura 8) con gli anni 6 Cantalice (RI) 3 3 Greccio (RI) Configni (RI) 5 Concerviano (RI) 4 Petrella Salto (RI) ERRORI Frasso Sabino (RI) Nazzano (RM) 5 Percile (RM) 10 Mandela (RM) 14 Affile (RM) 4 Frosinone (FR) ANNI DI ESPERIENZA 0 Villa S. Stefano (FR) 14 Falvaterra (FR) 5 Spigno Saturnia (LT) Fig. 8: Anni di esperienza delle ditte nella sistemazione dei versanti con tecniche di Ingegneria Naturalistica comparati con il numero degli errori effettuati 0 13

14 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica di esperienza nel settore dell Ingegneria Naturalistica dichiarati dalle ditte. Si nota come ditte con lunga esperienza commettono un numero di errori pari a ditte con poca o nessuna esperienza, ciò fa ipotizzare una cattiva informazione e formazione nel tempo delle ditte stesse, per le quali sarebbe necessario effettuare un aggiornamento professionale attraverso cantieri didattici. Nella figura 9 si mette in evidenza come l idrosemina e/o la semina, prevista in 12 cantieri su 16, sia poi effettivamente realizzata solo nel 25% dei casi, mentre nel 58% non venga affatto realizzata. Questo dato è stato considerato significativo perché nelle opere di versante, dove il terreno è soggetto a movimentazione è necessario avere una copertura erbacea, anche in attesa che si sviluppi quella arborea ed arbustiva, che protegga il terreno dall erosione. Bisogna comunque affermare che, in molti casi, la semina non è stata effettuata per un sovrabbondante sviluppo della vegetazione 58% Idrosemina Da effettuare erbacea spontanea, il che con uno studio della situazione locale può essere dedotto anticipatamente; ciò potrebbe far sì che in fase di progetto si preveda di attuare, al posto dell idrosemina, una manutenzione di tale vegetazione che spesso determina la morte delle specie radicate messe a dimora. La vegetazione erbacea spontanea, infatti, tende a vincere la competizione con le talee che, in molti casi, devono radicare in situazioni difficili sia dal punto di vista climatico, sia dal punto di vista edafico. Sarebbe, invece, importante favorire la crescita delle talee, che tramite l apparato radicale svolgono un importante funzione consolidante, attraverso interventi di sfalcio della vegetazione spontanea. 8% Semina a spaglio Non effettuata Fig. 9: Realizzazione dell idrosemina e delle altre semine 17% 17% Dall analisi dei dati raccolti tramite l impiego della scheda geologica di approfondimento si è potuta attuare una valutazione degli elaborati di progetto relativi agli aspetti geologici e geomorfologici dei cantieri monitorati. L esito di tale valutazione può essere sintetizzata come di seguito: 1. nella descrizione delle unità litologiche in molti elaborati progettuali si utilizza una terminologia non adeguata. 2. le cartografie geologiche allegate agli elaborati progettuali (presenti solo nell 81% dei casi), spesso sono risultate meno dettagliate rispetto alla cartografia geologica ufficiale nonostante la grande differenza di scala. 3. la carte geomorfologiche (presenti solo nel 69% dei casi) sono estremamente eterogenee. 4. dati geotecnici e idrogeologici talvolta carenti o del tutto assenti. Quanto esposto si riflette sulla scelta di tecniche opportune per la sistemazione di versante e sulla loro effettiva riuscita ed efficacia. Dall attività di monitoraggio inoltre risulta che, nella maggior parte dei casi, il movimento franoso in esame è di tipo roto-traslativo a carico di terreni sciolti a granulometria argilloso-limosa con piano di scivolamento posto a profondità variabile, associati a fenomeni più superficiali di soliflusso o di colamento. Le tecniche di Ingegneria Naturalistica possono essere utilmente impiegate nel caso di interventi di regimazione delle acque di deflusso superficiale e subsuperficiale che, se lasciate libere, in molti casi innescano i fenomeni di dissesto sopra descritti. Possono, inoltre, essere impiegate per interventi di contenimento e consolidamento dei materiali sciolti coinvolti nei movimenti franosi superficiali. Abbastanza numerose sono anche le frane per crollo-ribaltamento, a carico di molteplici tipi di formazioni. In questi casi si è soliti ricorrere all impiego di tecniche convenzionali in quanto più adatte a tale tipo di dissesto. I seguenti grafici a torta (fig. 10 e 11) hanno lo scopo di evidenziare le tipologie di movimento franoso incontrate nei siti monitorati. La classificazione utilizzata è quella di Crudens e Varnes (1997). E importante notare come i movimenti di scorrimento non si presentino mai come unica problematica, ma 14

15 Regione Lazio - Università Della Tuscia facciano sempre parte di frane di tipo complesso. E stata infine effettuata una valutazione sul livello di integrazione tra opere realizzate con tecniche convenzionali e quelle realizzate con tecniche di Ingegneria Naturalistica nell ambito di ogni singolo canttiere Frane complesse Crollo Scorrimento Colamento Colamento e Crollo Scorrimento e Crollo Scorrimento Colamento e Crollo Scorrimento e Colamento Fig. 10: Tipologia dei movimenti franosi. Fig. 11: tipologie di movimento nelle frane complesse. Nella maggior parte dei casi non si raggiunge ancora un buon livello di integrazione e ciò si determina principalmente a causa dei seguenti motivi: 1. mancato inserimento delle specie vegetali nelle opere: non si può pertanto parlare di Ingegneria Naturalistica nè di tecniche a basso impatto ambientale quando, ad esempio si realizzano terre armate o gabbionate prive di talee o inerbimento. 2. mancata realizzazione di drenaggi: le opere di consolidamento di un movimento franoso, anche se realizzate con tecniche di Ingegneria Naturalistica a regola d arte, non hanno spesso efficacia se l acqua non viene adeguatamente drenata dal corpo di frana. Dall analisi dei risultati del monitoraggio si evidenzia come siano ancora molti gli errori fondamentali che vengono commessi soprattutto nella fase di realizzazione delle opere; ciò fa emergere, nell ambito del territorio laziale, bisogni formativi e necessità di ditte che abbiano acquisito delle competenze specifiche nel settore dell Ingegneria Naturalistica. 8 Cantieri in cui è stato raggiunto un buon livello di integrazione tra opere classiche e opere di Ingegneria Naturalistica Cantieri in cui non è stato raggiunto un buon livello di integrazione tra opere classiche e opere di Ingegneria Naturalistica Fig. 12: Livello d integrazione tra opere convenzionali e di Ingegneria Naturalistica. 6 Dall analisi delle specie impiegate e delle loro percentuali di attecchimento emerge, invece, la necessità di sviluppare maggiormente le attività di ricerca volte ad individuare specie idonee da impiegare, nell ambito delle aree a clima mediterraneo, nelle sistemazioni di versante. Altro fattore importante da sottolineare è la necessità di affiancare all attività di ricerca e sperimentazione, sopra citata, un attività vivaistica locale che sia in grado di fornire questo nuovo materiale da costruzione. Il monitoraggio, pertanto, serve sia a mettere a punto una metodologia per la raccolta dei dati utili, al fine di acquisire una informazione sempre più completa, sia a creare standard qualitativi da utilizzare come livello di riferimento per una progettazione efficiente degli interventi di recupero di versanti in frana dal punto di vista tecnico ed economico. Tali progetti, infatti, richiedono di arrivare a determinare quale può e deve essere il livello di integrazione tra opere classiche o convenzionali e opere di Ingegneria Naturalistica, allo scopo di attuare sistemazioni a difesa del territorio che rispettino gli obiettivi di riduzione dell impatto ambientale degli interventi di sistemazione come prescritto dalla politica regionale in materia di ambiente e territorio. 15

16 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Interventi di somma urgenza lungo il Torrente Arrone tra la foce e la linea ferroviaria Roma-Pisa Tarquinia - Viterbo Progettisti Ing. Luciano Natalini (VAMS s.r.l.) Il torrente Arrone, dopo un percorso complessivo di circa 44 km, sfocia nel Mar Tirreno, nella piana compresa tra Montalto di Castro e Tarquinia. Il bacino di competenza raggiunge un altitudine massima di 565 m s.l.m. sul Monte Collere mentre l altitudine media è di187 m. s.l.m. Con tale progetto si è intervenuti proprio nel tratto di foce (0-3 m s.l.m.), compreso tra il ponte della ferrovia Roma Pisa e il mare, per una lunghezza complessiva di 510 m. In questo tratto, in destra idraulica, non vi è alcun insediamento e la zona rappresenta un area di espansione naturale dei deflussi di piena mentre sulla sinistra vi è un area turistica adibita a campeggio. Il progetto aveva come obiettivo principale la messa in sicurezza del complesso turistico, soggetto a frequenti allagamenti; a tal fine è stata realizzata, tramite l impiego di tecniche di Ingegneria Naturalistica, una nuova arginatura in sinistra idraulica, come proseguimento di quella esistente. Il terreno riportato per ricostruire e rialzare l argine è stato protetto dalla messa in opera di materassi rinverditi con talee di Salix spp. Al piede della sponda è stata posta una fila di gabbioni. Inoltre, sulla sommità della sponda sinistra, è stata effettuata la messa a dimora di un filare di talee di Tamarix spp. per una lunghezza corrispondente a quella dei materassi, ovvero circa 500 m. Si è sperimentata, per la prima volta nel Lazio, una tipologia d opera particolare: la palificata spondale con palo verticale frontale rinverdita con fascine di tamerice. In essa sono state create tane per l ittiofauna. I lavori sono stati realizzati in un arco di tempo di circa 17 mesi. I materiali inerti ed il materiale vegetale utilizzati per la realizzazione delle opere di Ingegneria Naturalistica sono stati reperiti in loco. Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. 16

17 Regione Lazio - Università Della Tuscia Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palificata viva semplice spondale con palo frontale Periodo di intervento - Ottobre Febbraio 2001 Descrizione del dissesto La sistemazione delle sponde del tratto di foce del torrente Arrone ha lo scopo di evitare esondazioni a danno del campeggio confinante. Materiali impiegati pali di castagno non scortecciati con Ø =25-34 cm; tondini di ferro per chiodature Ø =14 mm; terreno locale; materiale vegetale: talee di Tamarix sp. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Quest opera si trova quasi alla foce del torrente Arrone e si estende per circa una cinquantina di metri, in destra idrografica. É costituita da una fila di tronchi lunghi 5 m, infissi per circa ¾ della loro lunghezza nel fondo e vanno a costituire i pali frontali, da cui, tale tipologia, prende il nome. I pali frontali sono resi solidali al resto della struttura mediante tondini di acciaio ad aderenza migliorata, del diametro di 14 mm; la struttura principale è costituita da 3 o 4 file di tronchi paralleli alla sponda e 3 o 4 file di tronchi perpendicolari ai precedenti infissi nella sponda stessa. (vedi immagine e particolare costruttivo sottostante) I tronchi utilizzati sono di castagno, non sono scortecciati e hanno un diametro medio di cm. All interno della palificata sono state inserite, nel mese di febbraio, le fascine di tamerice del diametro di cm. Note Le fascine mostrano una percentuale di attecchimento del 40 %. Alla data del sopralluogo, effettuato in occasione del collaudo il 12/12/01, le fascine presentano 2-6 getti ciascuna con diametri di cm e di lunghezza pari a m. Nel complesso la palificata mostra degli ampi vuoti di vegetazione che andrebbero colmati attraverso la messa a dimora di talee o di nuove fascine, al fine di risarcire le fallanze che si sono venute a determinare. Tale azione risulta essenziale ai fini del mantenimento in efficienza dell opera e pertanto della sua funzione di consolidamento della sponda. Particolare costruttivo della palificata. In opera della palificata viva spondale con palo frontale, maggio

18 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Tecnica di Ingegneria Naturalistica Materasso fluviale rinverdito con talee Periodo di intervento - Ottobre Febbraio 2001 Descrizione del dissesto Il tratto di foce è soggetto a frequenti esondazioni che hanno determinato problemi di sicurezza idraulica a causa della presenza di un campeggio. Per tale motivo è stato progettato e realizzato il ripristino degli argini in tale tratto. Materiali impiegati struttura in rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale; pietrame; materiale vegetale: talee di Salix spp, Tamarix spp. Particolare costruttivo del materasso. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive I materassi sono stati messi in opera a protezione del nuovo argine in sinistra idraulica, dalla foce verso monte per circa 500 m. Sono stati rinverditi con talee di salice (0-1 al m²) aventi mediamente un diametro di 2-3 cm e lunghezze di circa 50 cm. Le talee, messe a dimora nel mese di febbraio, sono state inserite negli spazi tra materassi contigui e tra il margine inferiore del materasso ed il gabbione posto al piede della sponda. A monte dei materassi, lungo la strada di servizio per la manutenzione dell argine, è stato effettuato un impianto di un filare di talee di Tamarix spp. (1-3 al m), con diametro medio di cm e lunghezza di cm. Particolare del materasso rinverdito con talee di Salix spp. agosto Note L assenza di manutenzione ha comportato un eccessivo sviluppo della vegetazione erbacea che ha preso il sopravvento sulle talee, messe a dimora in numero non sufficiente, compromettendone lo sviluppo. A dicembre 2001 le talee poste a monte dei materassi mostrano un attecchimento del 70 % con 3-12 getti ciascuna. I getti hanno diametri compresi tra 0.7 e 1.5 cm e sono lunghi cm. a sinistra: Scogliera con talee e materassi rinverditi. In opera, febbraio a destra: Scogliera con talee e materassi rinverditi. In opera, agosto

19 Regione Lazio - Università Della Tuscia Bonifica dei dissesti gravitativi in località Colle Melfa Progettisti Ing. Paolo Cornelini Ing. Mario Pompeo Staffieri Geol. Luigi Rossi Atina Frosinone In seguito a eventi di precipitazioni abbondanti si sono verificati alcuni fenomeni franosi che hanno interessato due zone lungo il versante sud del Colle Melfa, in provincia di Frosinone. Il fenomeno di maggiori dimensioni consiste in uno scivolamento graduale di vasta estensione che ha coinvolto porzione della sede stradale. Le manifestazioni gravitative, con movimenti superficiali di rotazione e colamento, interessano la coltre argillosa. La superficie di scivolamento si trova al contatto con il substrato marnoso. In occasione delle precipitazioni più intense tale piano di contatto viene lubrificato dalle acque di infiltrazione e insorgono dei fenomeni di sovrapressione interstiziale nel sottosuolo. L intervento progettato per il recupero dell area dissestata ha come elemento innovativo e qualificante l impiego di numerose tecniche di Ingegneria Naturalistica per la sistemazione dell area in frana ed il ripristino della viabilità comunale, anche al fine dell aumento della qualità ambientale e paesaggistica dell area stessa. Le opere di Ingegneria Naturalistica realizzate sono: canaletta in terra per la regimazione delle acque meteoriche del versante a monte; trincea drenante profonda tre metri per abbattere il livello di falda freatica ed intercettare le acque infiltrate nella coltre di copertura; rilevato stradale in terra rinforzata rinverdita con l impiego di geogriglie di rinforzo drenanti all interno del corpo della stessa; sistemi di drenaggio: sotterraneo con tubo drenante forato avvolto da geotessuto; superficiale con fascinate vive; palificate vive a doppia parete per il consolidamento al piede della scarpata a monte della strada provinciale; palizzata viva; rimodellamento della scarpata con applicazione di biostuoia rinverdita con talee ed arbusti autoctoni ed idrosemina. I lavori sono stati realizzati in un arco di tempo di circa ventiquattro mesi. I materiali inerti utilizzati per il riempimento delle palificate vive sono stati reperiti in loco e le talee sono state prelevate a distanze comprese tra 5 e 20 km dal cantiere (Salix alba, Salix purpurea, Salix eleagnos, Tamarix spp.). Legenda di riferimento. Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. 19

20 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Tecnica di Ingegneria Naturalistica Terra Armata rinverdita Periodo di intervento Descrizione del dissesto I fenomeni gravitativi sopra descritti hanno determinato l innesco di una frana superficiale. Materiali impiegati pannelli in rete elettrosaldata; rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale zincata; geogriglia di rinforzo; barrette metalliche; tondini elettrosaldati; terreno locale; materiale vegetale: astoni e talee di Salix spp. e Tamarix spp. di diametri 3-8 cm. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La terra armata è stata realizzata con elementi frontali metallici preassemblati uniti congiuntamente con una geogriglia. La geogriglia utilizzata ha la speciale caratteristica di essere stata studiata per l impiego in terreni coesivi in quanto contiene, all interno di ciascun nastro longitudinale, un canale drenante per smaltire le acque dalla componente fine, in modo da accelerare i consolidamenti e modificare le caratteristiche geotecniche dell ammasso terroso. Le talee, appartenenti al genere Salix, sono state messe a dimora in un periodo parzialmente adatto ed hanno mostrato un attecchimento prossimo al 90%. Note L opera è ben realizzata e pertanto la sua funzionalità risulta elevata. Profilo longitudinale del terreno con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. Stato ante-operam del versante in frana, febbraio Terra armata rinverdita con talee, dicembre

21 Regione Lazio - Università Della Tuscia Progettisti Ing. Roberto Cocco Sistemazione idraulica del Fiume Cosa Alatri Frosinone Il progetto è riferito alle opere di sistemazione idraulica del Fiume Cosa in località Bascano e la Mola Vecchia nel comune di Alatri, con l uso di tecniche a basso impatto ambientale. Le problematiche generali del dissesto sono riconducibili a fenomeni di erosione e di rigurgito causati dall utilizzazione dei terreni fino alla parte sommitale delle sponde e dalla cattiva manutenzione. La concomitanza di questi fattori, infatti, comporta l instabilizzazione delle sponde e pertanto il restringimento della sezione di deflusso mettendo in crisi il sistema idrografico, in particolare il regolare deflusso delle portate di piena. Per risolvere le problematiche suddette il progetto prevede la realizzazione delle seguenti tipologie di opere di Ingegneria Naturalistica: gabbionata spondale rinverdita, fascinata spondale, interventi di rivegetazione con idrosemina e con biostuoia in fibra vegetale, piantagione con talee. Il materiale vegetale utilizzato nella realizzazione delle opere è stato reperito in loco. Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Gabbionata spondale rinverdita Periodo di intervento - Settembre Giugno 2003 Descrizione del dissesto I danni agli argini, alle opere d arte e alle aziende ubicate lungo le sponde sono riconducibili ai fenomeni di erosione e rigurgito sopra descritti che hanno creato problemi di scalzamento al piede delle sponde. Per far fronte a ciò sono state realizzate delle gabbionate spondali rinverdite con talee di Salix spp. Materiali impiegati gabbioni a scatola in rete metallica doppia torsione con maglia esagonale; pietrame di riempimento; materiale vegetale: talee di Salix spp. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive I gabbioni sono stati realizzati con una buona rispondenza al progetto. L inserimento delle talee nei gabbioni, 21

22 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica invece, è stato effettuato in un periodo inadatto (fine giugno) e con materiale vegetale di dimensioni non appropriate, pertanto l attecchimento non è assicurato. Note La funzionalità dell opera è buona ma come opera morta, non ascrivibile alle tecniche di Ingegneria Naturalistica. L attecchimento delle talee inserite all interno dei gabbioni è pressoché nullo, sia per le dimensioni esigue delle stesse sia per il periodo in cui sono state messe a dimora. Particolare costruttivo delle gabbionate rinverdite. a sinistra: Ante-operam in sezione 1, novembre a destra: Gabbionate rinverdite sezione 1, novembre Manutenzione idraulica e sistemazione Fosso Pontone e Rio Santa Croce Formia Latina Progettisti Ing. E. F. Sabellico Arch. B. Locci Il progetto è riferito alle opere di sistemazione idraulica di due torrenti nel comune di Formia (provincia di Latina) denominati Fosso Pontone e Rio Santa Croce. La situazione idraulico-ambientale del Fosso Pontone è fortemente compromessa a causa di numerosi restringimenti della sezione in seguito alla costruzione di attraversamenti abusivi nonché per la presenza di muri in cemento armato realizzati per la sistemazione delle sponde. Tutto ciò causa un aumento della velocità della corrente e allo stesso tempo un ostacolo al libero deflusso delle acque, creando fenomeni di rigurgito a monte con successive esondazioni e tracimazioni nelle zone golenali. Anche le sponde e l alveo del Torrente Santa Croce si presentano in condizioni di assoluto degrado sia dal punto di vista della sicurezza idraulica che di quello ambientale. In alcuni tratti le strutture in cemento Stralcio planimetrico del fosso Pontone con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. 22

23 Regione Lazio - Università Della Tuscia armato di contenimento delle sponde sono crollate per fenomeni di sifonamento, con danneggiamento delle opere d attraversamento. L obiettivo del progetto è quindi quello di ripristinare un corretto deflusso delle acque e rinforzare le sponde del torrente. E prevista, pertanto, la realizzazione di opere di Ingegneria Naturalistica con lo scopo di migliorare in questo modo anche la naturalità dei due torrenti, attualmente compromessa. I lavori sono stati realizzati in un arco di tempo di circa 7 mesi. La componente vegetale impiegata, talee radicate di Tamarix spp., è stata reperita ad una distanza compresa tra 5 e 20 Km dal cantiere. Stralcio planimetrico del rio Santa Croce con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palificata viva semplice spondale con palo frontale Periodo di intervento - Settembre Giugno 2003 Descrizione del dissesto Per far fronte alle condizioni di degrado idraulico del Torrente Santa Croce, sono state realizzate delle palificate spondali semplici con palo frontale, rinverdite con talee radicate appartenenti al genere Tamarix. Materiali impiegati paleria di castagno di diametro15-25cm; tondini di ferro per chiodature Ø =10mm; terreno locale; materiale vegetale: talee radicate di Tamarix spp. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La palificata è stata realizzata utilizzando materiali idonei e di dimensioni adatte. Per quando concerne il materiale vegetale sono state utilizzate talee radicate messe a dimora in primavera avanzata. Note Il materiale vegetale è stato messo a dimora in un periodo non idoneo. Per tale motivo le probabilità di attecchimento sono scarse. Palificata spondale con talee di tamerice in corso di realizzazione, giugno Palificata spondale con talee di tamerice ultimata, ottobre

24 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Sistemazione idraulica del Rio fontanelle tratto terminale Cassino Frosinone Progettisti Ing. Roberto Colosimo Il Rio Fontanelle è ubicato nei territori dei comuni di Piedimonte S. Germano, Villa S. Lucia e Cassino. Il suo bacino è compreso tra il crinale del Monte Cairo a N-NE e il bacino del Rio Pioppeto a sud. Il tratto oggetto dell intervento interessa una zona pressoché pianeggiante ad uso prevalentemente agricolo. In tale tratto il Rio Fontanelle è soggetto a fenomeni di erosione spondale, maggiormente accentuati nelle anse. Ciò comporta il totale scalzamento delle opere in calcestruzzo costituenti la savanella centrale del corso d acqua. Due fossati non regimati, in destra idraulica, costituiscono elementi di rischio per le sponde del Rio Fontanelle in corrispondenza delle relative confluenze, dovuto al notevole incremento delle acque provenienti da aree limitrofe in forte espansione urbanistica. Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. A tali problemi si è pensato di ovviare consolidando le sponde del Rio Fontanelle sia mediante la posa in opera di tratti di scogliera rinverdita con talee, sia tramite la messa a dimora di talee lungo le sponde e al piede delle stesse. Sono state, inoltre, consolidate le sponde dei due fossi confluenti (destra idraulica) nel Rio Fontanelle, attraverso la costruzione di palificate vive doppie. Tutte queste opere sono state monitorate anche nella fase post operam. Obbiettivo di questi interventi è anche quello di aumentare la naturalità dei luoghi deturpati dalle precedenti sistemazioni. La durata della realizzazione dei lavori è circa un anno. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palificata viva doppia spondale Periodo di intervento - Luglio Luglio 2000 Descrizione del dissesto I fenomeni di erosione spondale sopra descritti hanno creato problemi di scalzamento al piede dei muri spondali in calcestruzzo esistenti. Sono state quindi realizzate palificate vive a doppia parete. Materiali impiegati pali di castagno non scortecciati e non stagionati; chiodature tondini di ferro per chiodature Ø =14mm; terreno locale; materiale vegetale: talee di Salix purpurea e S. eleagnos. 24

25 Regione Lazio - Università Della Tuscia Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La palificata viva doppia e le scogliere rinverdite mostrano una buona funzionalità dovuta al buon attecchimento delle talee che ha raggiunto valori del 90%. A causa dell utilizzo dei pali di castagno non scortecciati e non stagionati si sono verificati dei riscoppi delle gemme avventizie del castagno stesso. Le talee utilizzate hanno le seguenti dimensioni: diametro 1-3 cm e lunghezza da 70 cm a 2m. Ante-operam del tratto di Rio Fontanelle da sistemare con palificata viva spondale, gennaio Note Le opere risultano correttamente realizzate. E stato, inoltre, raggiunto l obiettivo di aumentare la naturalità del sito eliminando i muri in cls a protezione delle sponde sostituendoli con le scogliere rinverdite. Post-operam del tratto di Rio Fontanelle sistemato con palificata viva spondale, ottobre Palificata viva doppia posta a protezione del fosso più a valle confluente in destra idrografica del Rio Fontanelle. Ottobre

26 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Sistemazione idraulica del Rio Inferno Cassino Frosinone Progettisti Ing. Paolo Cornelini Ing. Celso Crivelli Dott. For. Fabio Palmeri Il progetto è riferito alle opere di sistemazione idraulica del Rio Inferno, il cui bacino risulta interamente ubicato per intero nel comune di Cassino. Le opere realizzate in occasione di precedenti sistemazioni hanno portato, prima di questo nuovo intervento, ad un innalzamento dell alveo per trasporto solido al punto che il deflusso dell acqua risulta irregolare. I problemi più gravi si sono verificati nel tratto di valle dove è stato rilevato un restringimento della sezione naturale dell alveo, a causa di frequenti esondazioni. La mancata manutenzione nonché gli apporti antropici di materiali inerti e rifiuti hanno ulteriormente aggravato tale situazione. Per far fronte a questi problemi il progetto prevede la realizzazione delle seguenti opere di Ingegneria Stralcio planimetrico con ubicazione interventi di Ingegneria Naturalistica. Naturalistica: - Palificata viva doppia spondale; - Scogliera rinverdita con talee; - Fascinata spondale. I lavori sono stati svolti in un arco di tempo che va da febbraio ad aprile La componente vegetale impiegata all interno delle opere (talee di Salix alba e Salix purpurea) è stata reperita nella zona di Santa Apollinare e Sora, in provincia di Frosinone. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palificata viva doppia spondale Periodo di intervento - Febbraio Aprile 2000 Descrizione del dissesto Il tratto di monte del Rio Inferno, come sopra descritto, presenta sponde in erosione ed esonda nei periodi di piena. Sono state, pertanto, realizzate delle palificate spondali vive a doppia parete. Materiali impiegati pali di pino laricio di Ø = cm; tondini di ferro per chiodature Ø =14mm; terreno locale; materiale vegetale: talee di Salix alba, Salix purpurea, Salix eleagnos. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Questa opera, lunga circa 50 m, è costituita da una incastellatura di tronchi di pino laricio provenienti da Vibo Valentia (8 file tra quelli posti paralleli alla sponda, detti correnti, e quelli ad essa perpendicolari detti 26

27 Regione Lazio - Università Della Tuscia Sezione di progetto con l inserimento della palificata viva spondale. tiranti ). I tronchi non sono scortecciati ed hanno un diametro medio che va dai 25 cm a 30 cm. Questi sono fissati l uno all altro con tondini di ferro del diametro di 14 mm, passanti i 2 tronchi. I correnti presentano corrette giunzioni a L. Nella palificata sono state messe a dimora talee di salice (Salix purpurea, S. Alba, S. eleagnos) provenienti dalla provincia di Frosinone (Anagni, in particolare) in quantità di 5-8 per metro lineare in ogni camera. Le talee presentano, come dimensioni medie, un diametro di 4-8 cm ed una lunghezza di circa 2.5 m. L opera è stata realizzata nel periodo che va da febbraio a marzo Ventuno mesi dopo, a dicembre 2001, la percentuale di attecchimento è di circa il 90 % e lo stato di salute delle talee è buono, tanto che mostrano mediamente 3-7 getti ciascuna. Le dimensioni medie dei getti sono: 1-4 cm per quanto riguarda il diametro e m per la lunghezza. Note L opera ha mostrato una buona funzionalità e si è verificato un attecchimento delle talee pari a valori di circa 80-90%. L opera ha resistito, inoltre, ad una piena verificatasi nell autunno del 2000 subito dopo la sua ultimazione. a sinistra in alto: Palificata viva doppia nel tratto di monte. Ottobre a sinistra in basso: Palificata viva doppia nel tratto di monte. Ottobre in alto: Vista della sponda destra nel tratto di monte dove è posta una palificata viva doppia. Ottobre Tecnica di Ingegneria Naturalistica Scogliera rinverdita con talee posta al piede di una palificata viva doppia spondale Periodo di intervento - Febbraio Aprile 2000 Descrizione del dissesto Il dissesto in atto è il medesimo descritto precedentemente. 27

28 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Materiali impiegati pali di pino laricio di Ø = cm; tondini di ferro per chiodature Ø =14mm; terreno locale; massi; materiale vegetale: talee di Salix alba, Salix purpurea, Salix eleagnos. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La scogliera in oggetto è posta al piede di una palificata viva a doppia parete e la ricopre per tutta la sua estensione in lunghezza (50 m) e per 1.4 m in altezza. Presenta in media 4 talee al m² delle stesse specie utilizzate per la palificata, ma di dimensioni medie minori (Ø = 1-4 cm, lunghezza = m). E stata realizzata nello stesso periodo della palificata e presenta, a dicembre 2001, un elevata percentuale di attecchimento delle talee inserite (80%). Il numero medio di getti è 3-10 ed essi presentano diametri di 1-3 cm e lunghezze non inferiori al m, arrivando anche a 2.5 m. Palificata viva doppia spondale prima della posa in opera della scogliera al piede. Marzo Note Opera ben realizzata, lascia qualche dubbio la necessità effettiva della sua costruzione, visto che sullo stesso tratto di sponda è gia presente la palificata. Palificata viva doppia spondale con scogliera al piede. Ottobre Tecnica di Ingegneria Naturalistica Scogliera fluviale rinverdita Periodo di intervento - Febbraio Aprile 2000 Descrizione del dissesto I fenomeni di erosione spondale si verificano anche nel tratto di valle del Rio Inferno. Pertanto è stata realizzata una scogliera rinverdita a protezione delle sponde. Materiali impiegati massi; materiale vegetale: talee di Salix alba, Salix purpurea, Salix eleagnos. Scogliera rinverdita posta poco a monte della palificata viva doppia spondale. Ottobre Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La scogliera è posta nel tratto a valle dell intervento di protezione della sponda in destra idrografica, immediatamente a monte delle opere sopra descritte. La scogliera si estende per 58 m in lunghezza ed è larga circa 2 m rimanendo radente al piede della sponda (una sola fila di massi in altezza). In essa vi sono inserite in media 3-5 talee al m² di buone 28

29 Regione Lazio - Università Della Tuscia dimensioni medie (diametro = 5-9 cm, lunghezza = m) appartenenti al genere Salix e attecchite per l 80 %. Durante il sopralluogo del 6/12/01 le talee presentano mediamente 5-15 getti per talea con diametri varianti tra 0.5 e 2 cm e lunghi m. Note Anche quest opera risulta ben realizzata ed adatta a svolgere la funzione per cui è stata costruita, cioè la protezione del piede della sponda. Inoltre la fascia di salici che si sta costituendo riqualificherà lo stato dei luoghi Sezione di progetto con l inserimento della scogliera rinverdita. Sistemazione idraulica del Rio Valleluce Sant Elia Fiumerapido Frosinone Progettisti Ing. Roberto Colosimo Il bacino del Rio Valleluce ricade nel territorio del comune di S. Elia Fiumerapido e si estende all interno della catena dei Monti Aurunci. L intervento ha lo scopo di ridurre l erosione delle sponde per proteggere le abitazioni situate lungo di esse nonché la strada (in destra idraulica) che porta al vicino centro abitato di S. Maria Maggiore. Con tale progetto si prevede di risolvere le problematiche sopra esposte ripristinando idonee dimensioni della sezione dell alveo del Rio Valleluce e ponendo su entrambe le sponde tratti di gabbionata rinverdita e scogliere con talee. Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Gabbionata spondale rinverdita Periodo di intervento - Agosto 1999 Gennaio 2000 Descrizione del dissesto Forti fenomeni di erosione delle sponde e dell alveo specie durante eventi di piena. 29

30 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Materiali impiegati rete a maglia esagonale a doppia torsione zincata; pietrame; terreno locale; materiale vegetale: talee di Salix alba, S. purpurea e S. eleagnos con diametri da 1-5 cm e lunghezza 2-3m. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Quest opera è stata realizzata su entrambe le sponde del Rio Valleluce, per un tratto di circa 400 m complessivi. I gabbioni sono realizzati con rete a maglie esagonali a doppia torsione protetta da una forte zincatura. Le cuciture tra i gabbioni sono realizzate con filo di ferro del diametro di 3 mm. La gabbionata, nel complesso, risulta costituita da 2 a 4 file di gabbioni sovrapposti a seconda dell altezza del tratto di sponda da proteggere. Nelle prime due file di gabbioni sono state inserite 1-3 talee al m di Salix alba, S.purpurea e S. eleagnos. Note Le opere risultano correttamente realizzate. Le talee inserite hanno emesso 3-5 ricacci ciascuna con diametri medi di cm e lunghi da 2 a 7 m. Regimazione delle acque meteoriche in località Gabbioni rinverditi con talee. In opera, ottobre Sezione di progetto con inserimento della gabbionate spondale. a sinistra: Gabbionata rinverdita con talee, post operam, ottobre 2001 a destra: Ante-operam del tratto interessato dai lavori, luglio

31 Regione Lazio - Università Della Tuscia Campi di Annibale e Pentima Stalla Rocca di Papa Roma Progettisti Ing. Paolo Cornelini Ing. Celso Crivelli Dott. For. Fabio Palmeri Dott. Giuliano Sauli Quest intervento è volto alla risoluzione dei frequenti problemi di allagamento che si verificano nella zona dei Campi d Annibale ubicati nel comune di Rocca di Papa. Tale intervento fa parte di un progetto di sistemazione idraulica più ampio che tende a risolvere problemi di allagamento che si verificano a valle dell area in questione (località Cartabrutta Grottaferrata) ad opera del fosso di Pentima Stalla (o fosso della Mola). Il fosso della Mola appartiene al bacino idrografico del fosso di Tor Sapienza. La parte alta del bacino del Pentima Stalla manca di un sistema drenante sufficiente a smaltire le acque di ruscellamento dovute ad eventi meteorici intensi e di breve durata. I problemi maggiori di allagamento sono causati dai rilevanti apporti di acqua superficiale provenienti dalla parte più meridionale dei Campi di Annibale che non possono percorrere il naturale reticolo drenante. Obiettivo dell intervento è la realizzazione di due vasche di laminazione delle acque di pioggia in località Campi di Annibale onde aumentare il tempo di corrivazione, evitando problemi di esondazione in località Cartabrutta (Grottaferrata-RM). E previsto l utilizzo delle tecniche di Ingegneria Naturalistica per la riqualificazione ambientale dell area. Le tipologie di opere di Ingegneria Naturalistica realizzate sono le seguenti: palificata viva spondale a doppia parete, scogliera rinverdita con talee, semina a spaglio, piantagione di specie arboree. I lavori sono stati realizzati in un arco di tempo di circa otto mesi. La componente vegetale impiegata è stata reperita ad una distanza superiore ai 20 km. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palificata viva doppia posta nella vasca di laminazione in località Pantano Periodo di intervento - Settembre Aprile 2001 Descrizione del dissesto A causa dell insufficiente sistema drenante si verificano fenomeni di esondazione che creano problemi di allagamento dell area oggetto dell intervento. Per far fronte a tale problema sono state realizzate vasche di laminazione con palificate vive a doppia parete a protezione delle sponde. Materiali impiegati pali di castagno con Ø =18-22 cm; tondini di ferro per chiodature Ø =14 mm; terreno locale; materiale vegetale: talee di Salix alba. a sinistra: Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica in Località Pantano. a destra: Palificata viva doppia, in località Pantano, appena ultimata. Settembre

32 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Vasca di laminazione con palificata spondale a doppia parete rinverdita. Località Campo Sportivo, settembre Scavo della vasca di laminazione. Località Campo Sportivo, luglio Modalità di realizzazione e problematiche costruttive L opera si estende per una lunghezza di 155 m ed è alta 1 m. Presenta un totale di 5 strati di tronchi (3 correnti + 2 traversi) di castagno non scortecciati. I tronchi, in media, hanno diametri compresi tra 18 cm e 22 cm e sono uniti da tondini di ferro ad aderenza migliorata. I correnti dello strato di base sono inoltre provvisti di picchetti di ancoraggio (1/m) in acciaio ad aderenza migliorata del diametro di 32 mm e lunghi 2 m. La camera superiore della palificata presenta mediamente 8-13 talee di Salix alba al m, mentre Palificata viva doppia, in località Pantano. Giugno in quella inferiore ne sono state inserite 2 al m; questo perché, in essa, sono stati posizionati anche dei massi onde evitare eventuali svuotamenti della palificata stessa. Le talee, prelevate in Abruzzo (Avezzano), sono di buone dimensioni medie con diametro di 3-7 cm ed lunghezze non inferiori a 1.5 m. Note In seguito a fenomeni di ruscellamento delle acque provenienti dalla strada a monte una parte della palificata si è svuotata, perdendo la sua efficacia. In occasione del sopralluogo effettuato il 25/11/01 (fase post-operam) la palificata appare rinverdita per il 90 % e le talee mostrano ciascuna dai 2 ai 10 getti con diametro medio di cm e lunghezza da 1 a 1.7 m. L opera risulta, nel complesso, realizzata bene e adempie ai suoi scopi: sorreggere le sponde della vasca di laminazione e riqualificare la naturalità dei luoghi. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Scogliera in massi lavici rinverdita con talee in località Campo Sportivo Periodo di intervento - Settembre Aprile 2001 Descrizione del dissesto La scogliera in massi lavici è stata realizzata a protezione della sponda della vasca di laminazione in località 32

33 Regione Lazio - Università Della Tuscia Campo sportivo, per far fronte ai problemi di allagamento sopra descritti. Materiali impiegati massi lavici; materiale vegetale: talee di Salix alba. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La scogliera è lunga circa 75 m. La componente vegetale inserita è costituita da talee di Salix alba aventi lunghezza cm. Sono state messe a dimora una talea a m². Scogliera in massi lavici rinverdita con talee. Vasca di laminazione in località Campo Sportivo, ottobre Note Nelle sue parti strutturali l opera appare ben realizzata. Le talee inserite, invece, non hanno attecchito. Ciò è da imputare probabilmente al loro scarso numero ma soprattutto alla loro lunghezza non opportuna. La marcata siccità dell estate-autunno 2001 e l elevata concorrenza esercitata dalle piante erbacee, qui particolarmente numerose, hanno, inoltre, contribuito a compromettere l attecchimento della componente vegetale. Stralcio planimetrico con ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica in Località Campo Sportivo. Consolidamento località Belvedere, S. Antonio, Mandolo Bassano in Teverina Viterbo Progettisti Ing. Luigi Sabatini Il progetto è relativo alle opere di consolidamento del movimento franoso nelle località Sant Antonio e Mandolo nel comune di Bassano in Teverina (Provincia di Viterbo), con l uso di tecniche a basso impatto ambientale. Il territorio comunale è soggetto a fenomeni di lento ma progressivo dissesto geomorfologico che si manifesta nel tempo con movimenti franosi che hanno provocato il ribaltamento di un muro di contenimento della strada di Via Belvedere. Le principali cause sono da individuarsi in azioni morfogenetiche attribuibili all opera delle acque superficiali, non regimate, e all opera di agenti gravitativi. La mancanza di una rete di drenaggio delle acque meteoriche, lungo la parte centrale e terminale di via Belvedere, determina un ruscellamento disordinato verso valle con conseguente innesco e propagazione di fenomeni erosivi lungo il sottostante pendio. In particolare la rete fognaria di tale zona è carente e fatiscente. L area oggetto dell intervento ricade per ¾ circa della sua superficie in zona soggetta a vincolo idrogeologico. Gli obiettivi progettuali sono la realizzazione di opere finalizzate all eliminazione delle cause predisponenti il dissesto idrogeologico (infiltrazioni idriche, scoli urbani) nonché la realizzazione di opere di sostegno, attivo e passivo, delle parti più acclivi ed instabili del costone tufaceo su cui sorge il centro storico e del sottostante pendio. È quindi prevista la realizzazione delle seguenti opere: 33

34 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica 1. Lungo il tratto centrale e terminale di via Belvedere la realizzazione di un collettore di drenaggio delle acque meteoriche che sia in grado di captare e convogliare le stesse nel fosso a valle della strada; la realizzazione, nel compluvio, di opere di difesa per contenere l erosione, quali una serie di piccole briglie in legname e pietrame e una rampa in pietrame, per dissipare l energia dell acqua; è previsto anche il prolungamento del collettore che attualmente scarica a cielo aperto i liquami provenienti dalle abitazioni di Via Mandolo, nonché il collegamento dello stesso al collettore fognario esistente nell alveo del Fosso di Marifoscola. 2. Interventi di sostegno passivi quali: muri in c.a. rivestiti con blocchetti di tufo; interventi di sostegno attivi quali viminate vive (in variante la realizzazione effettiva di palizzate morte) e piantagione di specie arbustive autoctone; gabbioni in pietrame rinverditi. Ubicazione su carta geologica dell area oggetto dell intervento I lavori sono stati realizzati in un arco di tempo da luglio 2001 a novembre 2003, con un fermo lavori di circa sei mesi, richiesto per effettuare la piantagione in un periodo più idoneo. Il materiale inerte utilizzato per la realizzazione dei gabbioni (blocchetti di peperino) e la paleria di castagno non scortecciato utilizzata per la realizzazione delle briglie sono stati acquistati nella provincia di Viterbo. La componente vegetale impiegata all interno delle opere (talee di Salix alba) è stata reperita in loco mentre le piante radicate utilizzate per la realizzazione della piantagione, sono state acquistate presso un vivaio della zona. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Briglia in legname e pietrame Periodo di intervento - Luglio Novembre 2003 Descrizione del dissesto Il fosso Marifoscola si presenta in fase di scavo. Tale condizione va ad aggravare la situazione di generale dissesto del versante. Per stabilizzare il fondo dell alveo sono state realizzate una serie di piccole briglie in legname e pietrame. Materiali impiegati paleria di castagno non scortecciato di Ø =15 cm e L =4 m; tondini di ferro per chiodature Ø =12mm, chiodi da carpentiere; Pietrame calcareo di pezzatura pari a Ø =10 30 cm. Stralcio del progetto riferito all ubicazione delle Briglie in legname e pietrame. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Le briglie in legname e pietrame sono state realizzate ognuna alta 70 cm e lunga 4,5 m, con una profondità pari a 1,4 m. Le chiodature sono state effettuate con chiodi da carpentiere, tale modalità non risulta corretta e la prassi vuole che vengano utilizzate barre filettate che permettono di avere un ancoraggio migliore, consentendo di perforare 34

35 Regione Lazio - Università Della Tuscia due tronchi sovrapposti senza il bisogno di realizzare degli incastri. In un secondo momento, pertanto, sono state effettuate chiodature supplementari con le barre filettate così come era stato consigliato nel primo sopralluogo del monitoraggio effettuato su tali opere. Note Briglie in legname e petrame, giugno Le briglie in legname e pietrame risultano ben realizzate e non presentano particolari problemi costruttivi. Dopo il primo anno di messa in opera mostrano una buona funzionalità e si presentano in ottimo stato. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Piantagione Periodo di intervento - Novembre 2003 Descrizione del dissesto A consolidamento del versante è stata realizzata una piantagione di specie arbustive ed arboree autoctone, come intervento di sostegno attivo. Materiali impiegati materiale vegetale: piante radicate con diametro al colletto da 3 cm a 5 cm ed altezze comprese tra 50 cm e 170 cm. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Per effettuare la piantagione in un periodo idoneo è stato richiesto un fermo lavori, evitando così la messa a dimora nel periodo estivo. Davanti ai gabbioni sono state realizzate delle siepi vegetali con specie arbustive (Ø =1-2 cm, H = cm) autoctone quali: Crataegus monogina, Prunus spinosa, Corylus avellana, Cornus sanguinea. Sono state messe a dimora, dal proprietario del terreno, anche delle specie fruttifere quali: Castanea sativa cultivar Marrone, Olea europea, Prunus domestica, Prunus armeniaca, Ficus carica. Scogliera in massi lavici rinverdita con talee. Vasca di laminazione in località Campo Sportivo, ottobre Note La percentuale di attecchimento risulta ottima per il biancospino (Crataegus monogyna), il prugnolo e il nocciolo (Corylus avellana), mentre per il sanguinello (Cornus sanguinea) è leggermente inferiore (93,5%). 35

36 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Consolidamento del movimento franoso in località I Castellani Cantalice Rieti Ubicazione su carta geologica dell area oggetto dell intervento Progettisti Ing. Gaetano Capparella Il progetto è riferito alle opere di consolidamento del movimento franoso in località I Castellani nel comune di Cantalice (Provincia di Rieti). Le problematiche generali del dissesto sono riconducibili a fenomeni di crollo e ribaltamento, dovuto alla fratturazione degli ammassi rocciosi che incombono sulle abitazioni e sulla strada sottostante. L area d intervento ricade interamente in zona soggetta a vincolo idrogeologico. Il rischio in cui la probabilità di distacco di massi era elevata la probabilità di distacco di massi, ha richiesto una terra armata per la messa in sicurezza delle case sottostanti. In seguito è stato effettuata la messa in opera della rete metallica a doppia torsione e delle opere di consolidamento dei massi direttamente in parete con l uso di tecniche alpinistiche. Le opere proposte dal progetto vanno a completare, in parte, quelle eseguite in passato, effettuate in seguito all evento franoso del gennaio Le azioni previste da progetto sono le seguenti: 1. prosecuzione del vallo paramassi, con muro in c.a. su fondazione indiretta (pali trivellati) e sovrastante barriera paramassi, simile a quello esistente; 2. difesa in parete tramite imbrigliamento delle rocce con pannelli in rete e funi, previo disgaggio dei massi più pericolosi; 3. terra rinforzata a paramento vegetato, con idrosemina e talee, per rinforzare il muro paramassi e nasconderlo; 4. piantagione di essenze tipiche del bosco sovrastante e piante da frutto già presenti nell area; 5. geostuoia con intasamento di terreno vegetale ed idrosemina a spessore nelle parti di monte, sia del vallo esistente che di quello da realizzare. I lavori hanno avuto inizio nel giugno del 2003 e al maggio 2004 erano stati quasi completati. In questo arco di tempo vi è stato un fermo lavori a causa di un contenzioso con il proprietario del terreno occupato dal cantiere. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Terra armata rinverdita con idrosemina Periodo di intervento - Gennaio Maggio 2004 Descrizione del dissesto Dissesto per crollo e ribaltamento dovuto a fratturazione degli ammassi rocciosi che incombono sulle abitazioni e sulla strada sottostante. 36

37 Regione Lazio - Università Della Tuscia Materiali impiegati pannelli in rete elettrosaldata; rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale zincata-al e rivestimento in PVC; geostuoia tridimensionale in polipropilene; barrette metalliche; tondini elettrosaldati Ø = 0.7; inerte locale; materiale vegetale: sementi. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive La Terra armata poggia su una soglia di cemento ed ha una pendenza di circa 60. Il riempimento è stato effettuato con un inerte locale pietroso e privo di terreno vegetale, il che comporta Terra armata rinverdita con idrosemina, maggio problemi per il rinverdimento. Non sono state inserite le talee, come previsto da progetto. È stata effettuata idrosemina ma la terra armata non è stata riempita con materiale idoneo al rinverdimento sia spontaneo, sia tramite semina; il materiale, infatti, è sassoso, inerte e privo di terreno vegetale. Note Il progetto non prevede un piano di manutenzione. A causa della mancanza di terreno vegetale, che consenta un idoneo rinverdimento, l opera risulta impattante dal punto di vista ambientale. a sinistra: Stralcio planimetrico dell area oggetto dell intervento con ubicazione delle opere di IN. a destra: Sezione del profilo oggetto dell intervento con la Terra armata rinverdita. Consolidamento del movimento franoso nel centro abitato di Concerviano Concerviano Rieti Progettisti Arch. Amedeo Riccini Il progetto è riferito al consolidamento del movimento franoso nel comune di Concerviano, in provincia di Rieti. Il dissesto dell area oggetto dell intervento è causato da un movimento complesso ed è riconducibile ad uno scivolamento rototraslativo e colamento. Tali movimenti sono stati causati da una mancanza di regimazione dell acqua meteorica lungo la strada e ulteriormente accentuati dalla notevole acclività del versante. L area 37

38 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica In grigio l area oggetto dell intervento. dell intervento ricade interamente in zona soggetta a vincolo idrogeologico. Gli obiettivi progettuali sono i seguenti: 1. arrestare lo scivolamento del pendio instabile, prevenendo i rischi del dissesto che incombe sulle abitazioni, in quanto tale scivolamento potrebbe compromettere l integrità del piano di fondazione delle stesse; 2. operare sulla situazione di degrado in cui versa l area ed il terreno circostante ed, al tempo stesso, salvaguardare gli ecosistemi venutisi a creare, anche in seguito agli eventi antropici; 3. regimazione delle acque limitando le infiltrazioni; 4. rafforzamento corticale del suolo; 5. ripristino della viabilità originaria; 6. rimodellamento del versante. Le azioni previste, ai fini del raggiungimento degli obiettivi sopra descritti, consistono in un consolidamento statico del versante per sostenere i terreni e raccogliere le acque, con l uso di travi in calcestruzzo con micropali e gabbionate rinverdite. È stata inoltre effettuata una sistemazione della zona a ridosso del paese realizzando delle palificate vive a doppia parete al fine di sostenere il terreno e risanare la zona. I lavori sono stati realizzati in un arco di tempo di circa 12 mesi. I materiali inerti utilizzati per il riempimento delle palificate vive sono stati reperiti in loco; per quanto riguarda il legname sono stati utilizzati pali in castagno. La componente vegetale impiegata all interno delle opere (talee di Salix purpurea) è stata reperita in loco. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palificata viva doppia Periodo di intervento - Maggio 2003 Maggio 2004 Descrizione del dissesto Fenomeni di scivolamento roto-traslativo e di colamento di masse di terreno, più o meno superficiale, lungo i versanti instabili. La stratigrafia locale è la seguente: dal piano di campagna a m: suolo di alterazione; da metri in poi: depositi conglomeratici. Nei tratti del tracciato stradale vi è una variabilità dello spessore del terreno di copertura e della profondità del substrato conglomeratico che localmente può rinvenirsi direttamente in affioramento. In alcune aree nella parte alta del pendio, prossimi agli edifici, è presente uno spessore variabile da m di terreno di riporto accumulatosi negli anni. I movimenti sono stati causati dalla mancanza di una regimazione delle acque meteoriche lungo la strada, ulteriormente accentuate dalla notevole acclività del versante. Materiali impiegati pali in castagno Ø = cm; tondini in ferro Ø = 14 mm; terreno autoctono; materiale vegetale: talee di Salix purpurea. Ante-operam della scarpata da stabilizzare con la messa in opera di una palificata viva doppia, maggio

39 Regione Lazio - Università Della Tuscia a sinistra: In-opera di una palificata viva doppia, novembre centro: Palificata viva doppia appena ultimata, novembre a destra: Post-operam di una palificata viva doppia rinverdita con talee di Salix purpurea, maggio Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Le palificate sono state ben realizzate anche se la pendenza del fronte opera risulta praticamente verticale. Essa è stata condizionata dalla presenza del muro del fabbricato retrostante. Le talee, utilizzate nelle palificate, sono state reperite in loco e sono state messe a dimora nel periodo idoneo (novembre). Hanno mostrato una percentuale di attecchimento media intorno all 80%. Note È importante sottolineare che in questo progetto è stata prevista una manutenzione dell opera consistente nelle irrigazioni di soccorso estive. In conclusione, l insieme delle opere realizzate e le modalità esecutive determinano il raggiungimento degli obiettivi previsti dal progetto, pur con un inserimento poco ortodosso. Ubicazione su carta geologica dell area oggetto dell intervento Consolidamento del movimento franoso in località Il Colle Configni Rieti Progettisti Arch. Velio Rossini L abitato del comune di Configni è soggetto a dissesto idrogeologico. In località il Colle le abitazioni sono quindi in fase di collasso. Lo strato argilloso sottostante le case subisce una traslazione risultante di due componenti, orizzontale e verticale, a causa della presenza di acqua tra lo strato argilloso ed un secondo strato marnoso (scaglia cinerea). Acque ad alto contenuto limoso compaiono anche a valle della zona d intervento dove affiora un ruscello nel quale sono state realizzate, dai proprietari dei terreni, opere per la regimazione dello stesso. A monte del ruscello vi sono corrugamenti e sprofondamenti del piano di campagna. Tali problematiche sono aggravate da una notevole pendenza. Obiettivo dell intervento è eliminare le cause di ordine idrogeologico che hanno prodotto il dissesto che, su di un fronte di oltre 500 m, coinvolge diverse abitazioni. A tal fine sono previsti interventi di: regimazione delle acque; sistemazione del versante; rimboschimento dell area oggetto dell intervento. 39

40 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Azioni Previste: 1. a ridosso delle case in fase di collasso, realizzazione di una paratia di micropali; 2. alla base del pendio, dove esiste l accumulo di una vecchia frana, trasformazione dell attuale ruscello perenne (piccola sorgente d acqua) in una trincea drenante, al fine di fermare i continui sprofondamenti dei terreni sovrastanti e realizzazione di gabbionate rinverdite con talee di salice. 3. a ridosso della corte delle case, messa in opera di opere di Ingegneria Naturalistica, quali palizzate, viminate e fascinate, e rimboschimento con impianto di specie arboree ed arbustive. Stralcio del progetto riferito all ubicazione delle opere di Ingegneria Naturalistica. I lavori sono stati realizzati tra giugno 2002 e dicembre Per quanto concerne la componente vegetale le talee sono state prelevate sul posto mentre le piante radicate provengono da un vivaio della provincia di Rieti. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Gabbionata rinverdita Periodo di intervento - Giugno Dicembre 2003 Descrizione del dissesto Lo strato argilloso sottostante le case subisce una traslazione risultante in due componenti, orizzontale e verticale, a causa della presenza di acqua tra lo strato argilloso ed un secondo strato marnoso. Materiali impiegati gabbioni a scatola in rete metallica doppia torsione con maglia esagonale; pietrame di riempimento; materiale vegetale: talee di Salix alba. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Le gabbionate risultano ben realizzate dal punto di vista strutturale. In merito al rinverdimento con talee questo è stato effettuato in maniera errata, inserendo le talee all interno dei gabbioni fino alla metà di questi senza raggiungere il versante retrostante l opera. La densità delle talee risulta essere piuttosto scarsa. Sono state messe a dimora anche talee antistanti l opera. Il periodo di messa a dimora non è idoneo in quanto piuttosto tardivo (aprile maggio) e le dimensioni non sono appropriate per garantire una buona percentuale di attecchimento. Note L opera risulta nel complesso non ben realizzata poiché le talee non arrivano a contatto con il substrato terroso a tergo dei gabbioni e il radicamento risulta compromesso. La percentuale di attecchimento rilevata è stata, infatti, dell 1,7% per i motivi sopra descritti. Gabbioni rinverditi con talee di Salix alba. Novembre

41 Regione Lazio - Università Della Tuscia Tecnica di Ingegneria Naturalistica Piantagione Periodo di intervento - Settembre Giugno 2003 Descrizione del dissesto La piantagione è stata effettuata sia a ridosso delle case, come sopra descritto, che nel bosco presente nell area oggetto di intervento, inserendo specie arboree negli spazi vuoti. Materiali impiegati piante radicate: Cupressus sempervirens, Cupressus sempervirens pyramidalis, Cupressus macrocarpa lutea, Spartium junceum, Quercus ilex, Quercus cerris, Populus nigra italica var. pyramidalis, Prunus laurocerasus. Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Le piante radicate sono state messe a dimora nei mesi di aprile - maggio. Le percentuali di attecchimento variano a seconda della specie: 100% per Spartium junceum e Prunus laurocerasus; 73% per il Pioppo; 40% per i Cipressi; 0% per le Querce. Ubicazione su carta geologica dell area oggetto dell intervento Note La piantagione è stata realizzata con specie ornamentali, tipiche delle alberature stradali, ma non idonee agli scopi di riqualificazione dell area in questione. Piantagione di Populus nigra var. italica e Cupressus sempervirens. Novembre

42 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Consolidamento del movimento franoso in località Mazzorile Falvaterra Frosinone Progettisti Ing. Claudio Maggi Ubicazione su carta geologica dell area oggetto dell intervento Il progetto è riferito alle opere di consolidamento del movimento franoso in località Mazzorile nel comune di Falvaterra (Provincia di Frosinone), con l uso di tecniche a basso impatto ambientale. Il dissesto è stato determinato da eventi meteorici particolarmente intensi. Tali eventi, associati allo stato di degrado ed alla rimodellazione antropica dell area in oggetto, hanno determinato fenomeni di frana per uno spessore di circa 2-3 m a discapito dei terreni di superficie, con un movimento di tipo rotazionale traslativo. In seguito a tale movimento principale si sono innescati fenomeni di fluidificazione e colamento, a causa dell imbibizione dei terreni stessi. L area oggetto dell intervento è sottoposta a vincolo idrogeologico. L obiettivo progettuale è la messa in sicurezza del pendio e la rivalutazione dell area in oggetto con opere di stabilizzazione mediante l impiego di tecniche di Ingegneria Naturalistica e con l impianto di specie vegetali autoctone. In progetto sono previste le seguenti tipologie di opere: opere estensive quali: la riprofilatura del pendio preservando, ove possibile, le alberature esistenti; il ripristino e la messa a dimora di specie arboree, arbustive ed erbacee autoctone; opere lineari quali: fossi di guardia in pietrame e terra inerbiti, palizzate vive, viminate vive e semina a spaglio di tutta l area oggetto dell intervento; opere sotterranee quali: trincee drenanti, fascinate drenanti interrate e manufatti di collettamento delle acque. I lavori sono stati realizzati in un periodo di circa quindici mesi. Del materiale inerte il pietrame utilizzato per la realizzazione dei collettori drenanti proviene dalla cava di Pontecorvo. Le piantine radicate sono state acquistate presso un vivaio di Chiusi (SI) mentre le talee sono state prelevate in loco. Tutte le opere sono state realizzate in maniere corretta e pertanto presentano una buona funzionalità che è stata ulteriormente verificata alla data del terzo sopralluogo che qui si riporta. La percentuale di attecchimento degli arbusti costituenti la piantagione è prossima al 100%, mentre nelle opere si hanno dei valori piuttosto variabili dal 30% al 95%. Le percentuali più basse si sono verificate a causa dell intensa siccità verificatasi nell estate del A distanza di un anno dalla realizzazione delle opere queste si presentano in un buono stato di manutenzione. Il piano di manutenzione è stato predisposto da progetto. 42

43 Regione Lazio - Università Della Tuscia Tecnica di Ingegneria Naturalistica Palizzata viva Periodo di intervento - Ottobre 2003 Descrizione del dissesto Dopo una accurata regimazione delle acque sono state realizzate sei palizzate vive, per una lunghezza totale di circa 300 m, al fine di fermare e proteggere il suolo. Materiali impiegati paleria di castagno non scortecciato con Ø=8-10 cm e L=1-3 m; chiodi da carpentiere; terreno autoctono; materiale vegetale: talee e arbusti radicati. in alto: Particolare delle talee di Salix spp. Inserite all interno di una palizzata viva, marzo in basso: Palizzata viva con talee di Salix spp. e piantine inserite a monte, ottobre Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Le palizzate sono state realizzate secondo i criteri dell Ingegneria Naturalistica. Sono costituite da tre pali orizzontali lunghi 3 m e con Ø = cm con talee inserite all interno e piante radicate poste a monte delle stesse. In totale sono state realizzate sei palizzate così ripartite: 32 m; 69.3 m; 56.5 m; 69.5 m; 9 m; 65 m. Le talee appartengono al genere Salix: sono state intervallate Salix alba, Salix purpurea e Salix caprea, circa 4 al m. Le piantine radicate, una al m, messe a dimora a monte delle stesse, appartengono a specie autoctone: Cornus sanguinea, Cornus mas, Prunus spinosa, Euonimus europaeus, Crataegus oxicantha. Sia le piantine radicate che le talee sono state messe a dimora nel periodo idoneo (ottobre). Note Le palizzate risultano ben realizzate ed il periodo di realizzazione idoneo, presentando, pertanto, un ottima funzionalità. A circa 10 mesi dalla realizzazione di tali opere le talee, anche se di dimensioni inferiori a quanto indicato dalla manualistica recente, hanno mostrato un ottimo attecchimento, pari al 95%, ed i getti presentano diametri di circa 1cm e lunghezze da 20 a 50 cm. Tecnica di Ingegneria Naturalistica Viminata viva Periodo di intervento - Ottobre 2003 Descrizione del dissesto Come per le palizzate sopra descritte sono state realizzate delle viminate vive al fine di proteggere e fermare il terreno superficiale, consentendo anche un rinverdimento dell area oggetto dell intervento. Viminata viva con Salix spp, ottobre Materiali impiegati paleria di castagno non scortecciato di Ø=8-10 cm e L=1-3 m; filo di ferro; materiale vegetale: talee e spiante radicate. 43

44 Monitoraggio cantieri Ingegneria Naturalistica Modalità di realizzazione e problematiche costruttive Le viminate sono state realizzate utilizzando circa 5-6 verghe per fascina, interrate solo nella parte posteriore. Dietro alcune viminate sono state inserite fascine drenanti sommerse. La lunghezza di ogni singola viminata è di 3.2 m per un numero di 100, in file distanti circa m. Versante sistemato con opere di Ingegneria Naturalistica ad un anno dall ultimazione dei lavori, maggio Note Come per le palizzate, anche questa opera è stata ben realizzata e presenta ottime percentuali di attecchimento. a sinistra: Viminata viva con talee di Salix spp e piantine radicate a monte, maggio al centro: Ante-operam del versante da sistemare, marzo a destra: Versante sistemato con palizzate vive e viminate vive, ottobre

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