La fede di un cristiano adulto

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1 Diocesi di Treviso - Ufficio diocesano per il coordinamento della pastorale Anno pastorale Formare cristiani adulti in una Chiesa adulta Anno secondo La fede di un cristiano adulto Schede di riflessione e condivisione per gli adulti e gli operatori pastorali A cura dell Azione Cattolica di Treviso

2 Obiettivo, destinatari e struttura del sussidio Questo sussidio si pone a servizio del cammino diocesano accompagnando un approfondimento dei tratti della fede adulta indicati nella quarta parte della lettera pastorale Una meraviglia ai nostri occhi. Esso è pensato per tutti gli adulti, affinché continuino a lasciarsi interpellare sulla propria fede. La riflessione è sviluppata ripercorrendo alcune vicende della vita dell apostolo Pietro, riferimento per ogni discepolo chiamato a diventare adulto nella fede lasciandosi affascinare e guidare da Gesù nella comunità dei credenti. L itinerario tiene conto del contesto ecclesiale particolare di quest anno pastorale, che vede la celebrazione dell Anno della Fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dall inizio del Concilio Vaticano II. Per questo la riflessione fa riferimento al Motu Proprio Porta Fidei di Benedetto XVI e riporta alcuni passi dalle costituzioni conciliari e dal Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato per la prima volta vent anni fa. Le sette schede che compongono il fascicolo costituiscono una proposta organica che può sostenere i cammini formativi di gruppi di adulti, di coppie, di operatori o di organismi pastorali. Ogni scheda mette a fuoco uno dei tratti indicati dal Vescovo e può essere utilizzata anche autonomamente per singoli incontri. Il percorso tracciato dal sussidio è il seguente: 1. «Abbiamo trovato il Messia» (Gv 1,41) La fede come incontro decisivo con Gesù Cristo; 2. «...ella li serviva» (Lc 4,13) Una fede operosa; 3. «Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5,5) La fede come risposta libera e personale; 4. «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,27) La fede come affidamento; 5. «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15) La fede come conoscenza; 6. «È bello per noi essere qui!» (Mt 17,4) La fede come dono, meraviglia di fronte al Dio inatteso; 7. «Mi vuoi bene?... Pasci le mie pecore» (Gv 21,17) Una fede bisognosa di mediazioni sempre fragili. Ogni scheda si compone di cinque parti, secondo la dinamica dei percorsi formativi dell Azione cattolica dalla vita alla Parola e dalla Parola alla vita : - la preghiera iniziale, con un canto e un salmo o una preghiera corale; - un breve testo per introdurci nella riflessione, seguito da qualche domanda che provoca ad interrogarsi ed apre all ascolto del Vangelo; - la parte centrale, intitolata In ascolto, che propone un passo evangelico, un commento e un paio di brevi testi dalle costituzioni conciliari e dal catechismo; - alcune domande per riflettere insieme; - una preghiera a Maria per concludere l incontro. Le domande suggerite per il confronto sono soprattutto di natura personale, ma i testi e i commenti offrono spunti anche per riflessioni di carattere più pastorale.

3 Abbiamo trovato il Messia (Gv 1,41) La fede come incontro decisivo con Gesù Cristo Scheda n. 1 La fede di un cristiano adulto Preghiera iniziale Guida Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti Amen. Canto: Vocazione Era un giorno come tanti altri e quel giorno Lui passò. Era un uomo come tanti altri e passando mi chiamò. Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello, come mai vedesse proprio me nella sua vita, non lo so. Era un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò. Tu, Dio, che conosci il nome mio fa che, ascoltando la Tua voce, io ricordi dove porta la mia strada nella vita all incontro con Te. Era l alba triste e senza vita e qualcuno mi chiamò. Era un uomo come tanti altri, ma la voce, quella no. Quante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato, una volta sola l ho sentito pronunciare con amore. Era un uomo come nessun altro, e quel giorno mi chiamò. Rit.

4 Dal Salmo 62 Tutti Ha sete di te, Signore, l anima mia. Lett. O Dio, tu sei il mio Dio, dall aurora io ti cerco, ha sete di te l anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz acqua. Tutti Ha sete di te, Signore, l anima mia. Lett. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. Tutti Ha sete di te, Signore, l anima mia. Lett. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Tutti Ha sete di te, Signore, l anima mia. Lett. Quando penso a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all ombra delle tue ali. A te si stringe l anima mia: la tua destra mi sostiene. Tutti Ha sete di te, Signore, l anima mia. Guida Preghiamo. O Padre, che da sempre hai racchiuso in noi il desiderio di Te, apri i nostri cuori e rendili docili e disponibili ad accoglierti nella nostra vita per conformarla alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore. Tutti Amen. Per introdurci nella riflessione «La fede non è un esperienza o una dimensione tra le altre, ma si colloca al cuore di tutte le altre, le quali, illuminate da Cristo e dallo Spirito Santo, trovano nel rapporto con Dio un significato nuovo e pieno» (A. G. Gardin, Una meraviglia ai nostri occhi, 32). «Sei grande, Signore, e degno di altissima lode: grande è la tua potenza e incommensurabile la tua sapienza. E vuole celebrarti l uomo, questa particella della tua creazione, l uomo che si porta dietro la sua morte, che si porta dietro la testimonianza del suo peccato, e della tua resistenza ai superbi: eppure vuole celebrarti l uomo, questa particella della tua creazione. Tu lo risvegli al piacere di cantare le tue lodi, perché per te ci hai fatti e il nostro cuore è inquieto finché in te non trovi pace. Di questo, mio Signore, concedimi intelligenza e conoscenza: bisogna invocarti prima di renderti lode? E bisogna invocarti prima di incontrarti? Come si può invocarti senza conoscerti? Si rischia, non sapendolo, di invocare una cosa per un altra, e cader nell equivoco. O piuttosto bisogna invocarti, per incontrarti? Ma come invocheranno quello in cui non hanno ancora creduto? E come credere, se nessuno l annuncia? Loderà Dio chi ne sente la mancanza. Perché chi lo cerca lo troverà e chi lo trova gli renderà lode. Voglio cercarti, mio Signore, invocandoti, e invocarti credendo in te: perché l annuncio di te ci è dato. Ti invoca, mio Signore, la mia fede - quella che tu mi hai dato, che l umanità del tuo Figlio e l ufficio di chi ti annuncia mi hanno ispirato» (Sant Agostino, Le Confessioni, Libro Primo, 1). Quali interrogativi, quali inquietudini, quali grandi domande assetano il mio cuore e quello di ogni altro uomo, muovendoci alla ricerca della verità sulla nostra esistenza? In ascolto Dal Vangelo di Giovanni (1,35-42) Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa

5 Maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro. L incontro decisivo con Gesù Cristo è, essenzialmente, esperienza di Gesù. E non è solo per chi, non credente, giunto ad un certo punto della vita, incontra sulla sua strada Dio, come San Paolo lungo la via di Damasco. No, l incontro decisivo con Cristo attende ciascuno di noi: anche chi si professa cristiano, vive nella Chiesa, è praticante, ma non è ancora mai entrato in relazione vera, piena, con il Signore; non ha cioè ancora fatto esperienza personale dell incontro con lui. Perché quest incontro, come scrive il nostro Vescovo, è «incontro di due libertà»: quella di Dio, che sta alla nostra porta e bussa, e la nostra, che deve permettere a Dio di entrare. È un incontro importante, quello che può dare una svolta decisiva alla nostra vita, e che, dunque, ha bisogno di tempi e modi diversi e si rende possibile solo a determinate condizioni. Il brano del Vangelo di Giovanni su cui siamo chiamati a riflettere ci aiuta a capire. «Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due suoi discepoli» (Gv 1,35). I due discepoli sono Andrea e Giovanni: hanno accolto l annuncio di salvezza del Battista ed hanno deciso di stare con lui, ad attendere il Messia. Li ha mossi sicuramente un bisogno profondo, vitale, una vera e propria sete dell anima: sete di luce, di verità, di amore, di senso per la loro vita. E quando il Battista indica loro Gesù, l Agnello di Dio, Andrea e Giovanni non hanno esitazioni e lo seguono. «Che cosa cercate?», chiede Gesù, che legge nei loro cuori, sa quale sia la loro sete di salvezza, e accoglie il loro desiderio: «Venite e vedrete». Lo stesso bisogno profondo, la stessa sete che ha portato Andrea e Giovanni dal Battista è anche quella che ogni uomo porta in sé; un inquietudine che, per essere appagata, ci spinge lungo strade diverse, in molte direzioni persone o cose nelle quali e con le quali cerchiamo di acquietare il nostro disagio, di colmare la nostra insoddisfazione, di dare risposte ai nostri perché. Quell inquietudine, alla quale non sappiamo dare un nome, non è altro che la sete di Dio, e si spegnerà solo in lui. Solo Dio, infatti, nel suo amore ci permette di tenere insieme tutti i pezzi della nostra esistenza: vita, gioie, dolori, morte... dando a tutto un senso; «un senso globale per l esistenza», leggiamo nella lettera pastorale del Vescovo, «un significato che la unifica attorno ad un esperienza fondamentale, decisiva: tale esperienza è data dall incontro con Gesù» (Una meraviglia ai nostri occhi, 32). Dunque, la ricerca del senso ultimo e della verità definitiva, unificante, sulla vita e sul mondo è il punto di partenza, «autentico preambolo alla fede», scrive Benedetto XVI nel Motu Proprio Porta Fidei, «perché muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio... un invito permanente, inscritto indelebilmente nel cuore umano, a mettersi in cammino per trovare Colui che non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro» (n. 10). Ma dobbiamo ammettere che nel nostro tempo e nel nostro contesto culturale non è facile essere persone che si incamminano in una ricerca di questo tipo. Tutto intorno a noi sembra voler spegnere il pensiero, ogni domanda, ogni dubbio, proponendo sempre la via più facile. Il nostro è il tempo delle soluzioni facili, delle relazioni facili, delle risposte facili; è il tempo della leggerezza, della superficialità. È impegnativo fare silenzio intorno a noi, allontanarci dal chiasso e dalla velocità che ci vengono imposti, sottrarci al bombardamento di stimoli e informazioni veloci e assolutamente prive di approfondimento. È difficile, nel tempo di Twitter, riconoscere come un valore ed una sfida importante per ogni uomo affrontare se stesso, dare ascolto alle proprie inquietudini, lasciarsi mettere in discussione dal dubbio, dare un nome alle proprie paure, accettare

6 lo scacco dei propri limiti e fragilità, farsi domande sul senso della gioia, della sofferenza, del dolore... È difficile essere persone alla ricerca della verità che illumini le nostre vite, in un mondo che rifiuta l idea stessa di Verità, di una verità assoluta, e preferisce la scelta facile di scendere lungo la china del relativismo: tanti uomini, tante verità. Eppure l inquietudine persiste ed il desiderio di fuggire da essa, rifugiandosi nei tanti idoli di questo mondo (successo, denaro, potere...) continua ad essere sempre più forte. Una vita dove non ci sono più né gli spazi né i tempi per porsi domande, che non si pone dubbi, che ha smesso di pensare, che si lascia trasportare dalla corrente del mondo e degli eventi, difficilmente può aprirsi all incontro con Dio. Mentre, è proprio nelle nostre inquietudini, nelle nostre domande di senso, nei nostri grazie e nelle nostre suppliche, quando la vita ci sorprende con le sue gioie ed i suoi dolori, che possiamo scorgere lo sguardo di Gesù fisso su di noi, che legge nel nostro cuore, che è lì ad attenderci e che, solo quando gli apriamo il nostro cuore per affidarci a lui, ci prende per mano, dicendo anche a noi, come ad Andrea e Giovanni: «Venite e vedrete». Per lasciarci incontrare da Gesù sono necessari la nostra disponibilità ed il coraggio di distaccarci da occupazioni e preoccupazioni; di lasciarci interrogare; di non accontentarci delle spiegazioni facili; di non cedere alla tentazione dell indifferenza, nemica di ogni relazione e prima di tutto della relazione con Dio. «...e rimasero con lui quel giorno» (Gv 1,39). Andrea e Giovanni rimangono con Gesù: entrano nella sua casa, gli aprono i loro cuori, gli affidano la loro inquietudine, ascoltano le sue parole. È così che possono riconoscere il Messia. E Gesù lascia che siano loro a comprendere, permettendo loro di portare a termine il faticoso cammino di ricerca che li ha condotti fin lì. Il Messia si rivela ai loro occhi a poco a poco, nell intimità della casa, nella semplicità della vita domestica, nelle relazioni della vita quotidiana. Quasi a dirci che è dentro alla semplicità della nostra vita quotidiana che, se lasciamo aperti i nostri cuori, Gesù si rivela a noi illuminando la nostra esistenza, appagando finalmente la sete di senso che da sempre portiamo con noi. Se per Giovanni Battista la rivelazione è dono profetico, «Ecco l Agnello di Dio!», per i discepoli e così anche per noi - la rivelazione deve essere preparata da una ricerca e da una relazione personale, profonda e continua con Gesù. Perché da questa relazione e in questa relazione scaturiranno la volontà e la forza di dare una svolta decisiva alla vita, che per i discepoli ha comportato lasciare famiglia, casa, lavoro per affidare totalmente le loro vite a Gesù, seguendolo lungo le strade di Galilea. Scrive il Papa nel Messaggio per la XXVI Giornata mondiale della gioventù: «La fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l esistenza un dinamismo nuovo». Allora dobbiamo rimanere anche noi con Gesù, nell Eucaristia, ascoltando la sua Parola, nella preghiera costante che accompagna le nostre giornate; perché è in questa relazione che troviamo le risposte che cerchiamo, la luce per il nostro andare nel mondo; è questa la relazione che illumina e sostiene ogni altra relazione, con i fratelli, il marito, la moglie, i figli, i genitori, dandoci la forza di affrontare e superare difficoltà e contraddizioni. La relazione con Gesù è una relazione viva, che vive con noi, che incrocia gli eventi della nostra vita (dolori, tentazioni...), e che a causa della nostra fragilità ed infedeltà non è data una volta per sempre, e per questo deve essere curata, ravvivata dal dialogo continuo con il Signore. C è un incontro decisivo con Gesù, ma possono poi esserci tante tappe, altrettanto decisive per continuare a camminare con lui, sostenuti ancora una volta dal suo sguardo piegato su di noi. «Abbiamo trovato il Messia» (Gv 1,41). Andrea e Giovanni sentono di aver trovato quello che cercavano. Nel loro cuore ora c è pace, gioia, una vita nuova, che non possono che liberare in annuncio ai fratelli: «Abbiamo trovato il Messia», dicono, ma

7 abbiamo anche trovato noi stessi, la verità, la strada della nostra vita!. Perché, scrive ancora il Vescovo, «nel rapporto personale con lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza» (Una meraviglia ai nostri occhi, 32). In tal modo, cioè, si apre dinanzi a noi la strada, il progetto che da sempre Dio ha su ciascuno ed il desiderio di percorrere questa strada, affidandoci a lui. Così, i due discepoli del Battista diventano discepoli di Gesù, del Messia; da uomini in ricerca, diventano ora tramite di salvezza per altri uomini, come loro assetati di verità e parole buone per la vita. Così avviene anche a Simone, fratello di Giovanni, al quale Gesù, rivelando se stesso, darà una nuova identità, quella di Pietro; l identità di una vita completamente rinnovata dall incontro con il Messia, una vita con un progetto speciale - da umile pescatore a pietra, guida del gregge di Dio -; Pietro, come avviene anche per noi, non comprende fino in fondo, non riesce ancora a comprendere il peso ed il valore del progetto che Dio gli ha riservato; ma il Signore lo chiama a spendere tutto se stesso ed a camminare fiducioso lungo la strada che aprirà dinanzi a lui. E su questa fiducia Pietro dice il suo Sì a Dio. Dalla Costituzione pastorale Gaudium et Spes (n. 19): L aspetto più sublime della dignità dell uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l uomo è invitato al dialogo con Dio. Se l uomo esiste, infatti, è perché Dio lo ha creato per amore e, per amore, non cessa di dargli l esistenza; e l uomo non vive pienamente secondo verità se non riconosce liberamente quell amore e se non si abbandona al suo Creatore. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2567): Dio per primo chiama l uomo. Sia che l uomo dimentichi il suo Creatore oppure si nasconda lontano dal suo volto, sia che corra dietro ai propri idoli o accusi la divinità di averlo abbandonato, il Dio vivo e vero chiama incessantemente ogni persona al misterioso incontro della preghiera. Questo passo d amore del Dio fedele viene sempre per primo nella preghiera; il passo dell uomo è sempre una risposta. A mano a mano che Dio si rivela e rivela l uomo a se stesso, la preghiera appare come un appello reciproco, un evento di alleanza. Attraverso parole e atti, questo evento impegna il cuore. Si svela lungo tutta la storia della salvezza. Per riflettere insieme Quali tempi e spazi vi sono, nella mia vita, per aprirmi all incontro con Gesù che mi passa accanto? Riconosco nella mia esperienza un momento di incontro con Gesù che posso definire decisivo? Come ha cambiato la mia vita? Come ha ridefinito la mia i- dentità? Come può la nostra comunità cristiana diventare sempre più capace di intercettare le domande di senso di tante persone che ci vivono accanto, e orientarle verso Gesù Cristo? Preghiera a Maria Affidiamo al tuo Cuore immacolato, o Vergine Madre di Dio, tutto il genere umano; guidalo alla conoscenza di Gesù Cristo, unico e vero Salvatore; allontana da lui i danni che portano con sé i peccati e procuragli la pace che è verità, giustizia, libertà e amore. (Paolo VI)

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9 ...ella li serviva (Lc 4,31) Una fede operosa La fede di un cristiano adulto Scheda n. 2 Preghiera iniziale Guida Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti Amen. Dal Salmo 112 Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est. (cantato) Beato l uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza dei giusti sarà benedetta. Onore e ricchezza nella sua casa, la sua giustizia rimane per sempre. Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est. Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto. Felice l uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli non vacillerà in eterno: Il giusto sarà sempre ricordato. Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est. Non temerà annunzio di sventura, saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme, finché trionferà dei suoi nemici. Egli dona largamente ai poveri,

10 la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza s innalza nella gloria. Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est. Tutti Vieni, o Spirito Santo, dentro di me, nel mio cuore e nella mia intelligenza. Accordami la tua intelligenza, perché io possa conoscere il Padre nel meditare la parola del Vangelo. Accordami il tuo amore, perché anche quest oggi, esortato dalla tua parola, Ti cerchi nei fatti e nelle persone che ho incontrato. Accordami la tua sapienza, perché io sappia rivivere e giudicare, alla luce della tua parola, quello che oggi ho vissuto. Accordami la perseveranza, perché io con pazienza penetri il messaggio di Dio nel Vangelo. (San Tommaso d Aquino) Guida Preghiamo. Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo attuare nelle parole e nelle opere ciò che è conforme alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore. Tutti Amen. Per introdurci nella riflessione Ogni atto docile ci fa ricevere pienamente e donare pienamente Dio in una grande libertà di spirito. Allora la vita è una festa. La più piccola azione è un avvenimento immenso nel quale ci è donato il paradiso, nel quale noi possiamo donare il paradiso. Che importa quel che dobbiamo fare: tenere una scopa o una stilografica, parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Tutto ciò non è che la scorza di una realtà splendida, l incontro dell anima con Dio rinnovata ad ogni minuto, ad ogni minuto accresciuta in grazia, sempre più bella per il suo Dio. Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci. Un informazione?... eccola... è Dio che viene ad amarci. È l ora di mettersi a tavola? Andiamo: è Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare. (Madeleine Delbrêl, Noi delle strade, pp ) Queste parole di Madeleine Delbrêl riguardo alla presenza di Dio in ogni avvenimento della nostra vita ci possono apparire esagerate. Anche se crediamo che Dio non sia estraneo alla nostra quotidianità, spesso riteniamo il nostro agire solo come un mettere in pratica gli insegnamenti, i comandamenti o i consigli evangelici. Poiché vivo una relazione con il Signore nella mia coscienza, nella preghiera personale, nella partecipazione ai Sacramenti e alla liturgia mi comporto in un certo modo, pensiamo. Le nostre azioni, però, non sono solo i frutti della relazione con Dio, ma luoghi in cui viviamo quella relazione. Come scrive il Vescovo al n. 36 di Una meraviglia ai nostri occhi, «dobbiamo riconoscere che spesso fatichiamo a comprendere quale rapporto vi sia tra la fede e la vita familiare, tra la fede e l esercizio di una professione, tra la fede e l inserimento in una determinata società. In realtà la relazione con Dio si attua nelle relazioni che ho appena nominato, non meno che in chiesa e nella preghiera». Come vivo il rapporto tra la fede e la vita quotidiana? In quali ambiti mi risulta difficile integrare la fede con la vita? Come mi sta sostenendo in questo senso la comunità cristiana?

11 In ascolto Dal Vangelo di Luca (4,29-35) E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. In sinagoga Gesù ha impressionato i presenti con l autorità che ha mostrato nell insegnare e nel liberare un uomo da uno spirito impuro. Ora insieme a Giacomo e Giovanni va verso la casa di Simone e di Andrea e gli viene presentata subito un altra situazione di sofferenza: la suocera di Pietro è a letto con la febbre. Una donna ammalata per gli ebrei si trovava in una condizione di impurità e andava evitata, ma evidentemente i discepoli che accompagnano Gesù non gli parlano di lei per metterlo in guardia, bensì perché sono preoccupati per la sua salute e sperano che E- gli intervenga. È l effetto della buona notizia che Gesù ha proclamato nella sinagoga, una notizia che non divide gli uomini tra puri e impuri, ma a tutti comunica il suo amore. Gesù si avvicina a questa donna, si fa prossimo a lei. Non esita a prenderla per mano, benché toccare una persona impura significasse assumere la sua impurità e contravvenire così ai precetti del sabato. Mostra in tal modo che l osservanza della legge di Dio è per il bene dell uomo, e non può essere separata da esso. Egli mette davanti a tutto il bene di questa donna: la fa alzare, cioè non solo la guarisce «la febbre la lasciò» - ma la rimette in piedi, la fa risorgere alla vita, le ridà dignità. Gesù si sporca le mani per far rinascere alla vita la suocera di Pietro, si compromette con lei, «ed ella li serviva». Servire è l espressione concreta della sua riconoscenza, dell amore. «Serviva», all imperfetto, vuol dire che ha cominciato a servirli e non ha ancora finito. Perché solo chi serve per amore, in quanto si riconosce amato dal Signore, può continuare a farlo a lungo, per tutta la vita, in ogni condizione, anche a fronte di insuccessi o ingratitudini. «L amore che fluisce dal Padre attraverso Gesù deve dilatarsi attorno a noi, grazie a noi: non farlo è come far inaridire una linfa vitale», scrive il nostro Vescovo (Una meraviglia ai nostri occhi, 36). «Una relazione con Dio che rifugge dalla relazione con gli altri è semplicemente illusoria» perché «la relazione con gli altri con i più vicini, anzitutto, ma poi con la comunità, con la città, con il mondo è luogo in cui la fede, accoglienza stupita del dono di Dio, si fa vita, si impasta della concretezza del quotidiano». La vita di questa donna assume lo stile di relazione di Gesù, che ha sperimentato nella sua vicenda personale. Come il Figlio di Dio si è fatto servo dell umanità, così lei si mette a servizio di quanti sono nella casa. E lo fa con la sua particolare sensibilità femminile, esprimendo quell attenzione e accoglienza che costituiscono tratti fondamentali di Dio, il suo aspetto materno. Chi ama è debole, offre il fianco al possibile male dell altro. È vulnerabile perché non fa calcoli e perciò si mette dentro anche alle situazioni difficili, mentre chi non ama subito se ne va. Questa donna, nella sua debolezza, nella sua semplicità, nella sua insignificanza secondo la mentalità del tempo, è ciò che Dio sceglie per salvare il mondo. Agli occhi di Dio, non sono le persone importanti che contano. Sono le persone che realmente amano e quindi servono. Il vero miracolo di Gesù è quello di renderci simili a Dio, con la capacità di amare. La fede del cristiano adulto si gioca proprio qui, nel quotidiano dono di sé, umile, semplice, ordinario. Il cristiano non è una persona eccezionale, che fa cose straordinarie, ma una persona

12 che ha preso sul serio la propria vita, e ha scelto di viverla fino in fondo, in nome di Cristo e del Vangelo. La seconda parte di questo passo evangelico rivela altri due tratti del modo di fare di Gesù, che siamo chiamati ad assumere: l universalità e il radicamento nella relazione col Padre. Gesù ha avuto una giornata pesante ha predicato in sinagoga, è stato contestato e ha scacciato uno spirito impuro, si è preso cura della suocera di Pietro ma anche «dopo il tramonto del sole» continua a guarire «molti che erano affetti da varie malattie» e a scacciare «molti demòni». Non sceglie quando e chi servire, ma si mette a servizio di tutti coloro che gli vengono portati innanzi. L amore-servizio di Gesù esprime, per quanto è umanamente possibile, la relazione d amore che sussiste nella Trinità e che si allarga ad abbracciare ogni uomo. La sua disponibilità continua verso tutti è possibile perché è profondamente radicata in questa relazione divina. Per questo Gesù non vive un contrasto tra azione e preghiera: il suo agire ha ritmi sostenuti ma non diventa attivismo, e contemporaneamente Egli non si sottrae a nessuno di quanti hanno bisogno di lui pur senza tralasciare frequenti e prolungati colloqui a tu per tu con il Padre «in un luogo deserto». A conclusione di questa riflessione torniamo per un momento all inizio del passo evangelico, per guardare alle figure dei quattro discepoli che accompagnano Gesù all uscita della sinagoga. Dopo aver lasciato tutto per seguire il Maestro, lo hanno ascoltato predicare con autorità e lo hanno visto guarire un uomo in giorno di sabato. Frequentandolo, cominciano a conoscerlo e non hanno timore di farsi portavoce presso di Lui della sofferenza di chi era considerato marginale in quella società, una donna malata. È la comunità, l insieme dei credenti, che fa esperienza dell amore di Cristo e che opera e testimonia nelle realtà concrete azioni di gratuità e di dono. Come scrive Madeleine Delbrêl: «Non è organizzando il mondo che noi saremo innestati sulle nozze della Chiesa, ma con il portare in noi ciascuno degli uomini di questo mondo, ciascuno di quelli che incontriamo, dando loro non un organizzazione di vita, ma il diritto di vivere nella nostra vita, comunicando loro tutto ciò che noi siamo, tutto ciò che è nostro, dal pane alla grazia» (in La gioia di credere). Dalla Costituzione pastorale Gaudium et Spes: 24. Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli. [...] Perciò l amor di Dio e del prossimo è il primo e più grande comandamento. [...] Anzi, il Signore Gesù, quando prega il Padre perché «tutti siano una cosa sola, come io e tu siamo una cosa sola» (Gv 17,21), aprendoci prospettive inaccessibili alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l unione delle Persone divine e l unione dei figli di Dio nella verità e nell amore. Questa similitudine manifesta che l uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé. 43. Gioiscano piuttosto i cristiani, seguendo l esempio di Cristo che fu un artigiano, di poter esplicare tutte le loro attività terrene unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio. Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità.

13 Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: 898. «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio... A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi vivono strettamente legati, in modo che siano sempre fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore» (LG 31) L iniziativa dei cristiani laici è particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di ideare i mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche. Per riflettere insieme Anche noi, come la suocera di Pietro, siamo invitati a lasciarci incontrare e trasformare da Gesù lì nel luogo dove siamo per rendere la nostra vita un dono sincero. Cosa significa per me servire e amare oggi nel luogo dove vivo? Accetto che le persone che incontro vivano nella mia vita, instaurando con loro relazioni sincere e profonde? È solo amando che possiamo conoscere sempre più la verità che ci abita e crescere così nella fede. Come posso radicare sempre più saldamente in Cristo il mio servizio ecclesiale, i miei impegni familiari, professionali e civici? In che modo la comunità cristiana mi aiuta a integrare le domande che emer gono dal vissuto con le parole del Vangelo, a «reinventare stili di vita che ci aiutino ad es sere cristiani, ogni giorno, lì dove siamo, nei luoghi della nostra vita quotidiana» (Una meraviglia ai nostri occhi, 13), a unificare sempre di più la mia vita, affin ché sia bella, degna di essere vissuta, affascinante? Preghiera a Maria Ave Maria, Donna della fede, prima dei discepoli! Vergine Madre della Chiesa, aiutaci a rendere sempre ragione della speranza che è in noi, confidando nella bontà dell uomo e nell amore del Padre. Insegnaci a costruire il mondo dal di dentro: nella profondità del silenzio e dell orazione, nella gioia dell amore fraterno, nella fecondità insostituibile della Croce. (Giovanni Paolo II)

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15 Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5) La fede come risposta libera e personale Scheda n. 3 La fede di un cristiano adulto Preghiera iniziale Guida Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti Amen. Canto: Eccomi Eccomi, eccomi! Signore, io vengo. Eccomi, eccomi! Si compia in me la tua volontà. Nel mio Signore ho sperato e su di me s è chinato, ha dato ascolto al mio grido, m ha liberato dalla morte. Rit. I miei piedi ha reso saldi, sicuri ha reso i miei passi. Ha messo sulla mia bocca un nuovo canto di lode. Rit. Invocazione allo Spirito Santo Tutti Ora ti supplichiamo, Spirito Santo, Spirito di forza, di conoscenza e di timore, Spirito di sapienza, di scienza e di discernimento, Spirito di compassione e di vero amore: santificaci, corpo e anima, e saremo agnelli splendenti e senza macchia. Guariscici dal nostro egoismo e accendi in noi

16 il fuoco del tuo amore; poni nei nostri spiriti la vera fede degli apostoli, fa penetrare nei nostri cuori la beata speranza e la grande consolazione che ci stabiliranno ben al di sopra delle vanità di questo mondo. Effondi in noi i tuoi doni vivificanti come facesti un tempo con gli apostoli e, ovunque saremo, ti renderemo testimonianza con franchezza, con le nostre stesse vite: nel tempo libero, nel lavoro in parole, in pensieri e in ogni nostro atteggiamento di sera e di mattina, di giorno e di notte. Donaci la vera vita in questo mondo, e in quello futuro ti glorificheremo con le nostre azioni e con le nostre lodi e ti magnificheremo con il Padre e con il Figlio: Trinità vivificante, gloria a te nei secoli dei secoli. Amen. Guida Preghiamo. Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che vive e regna con te, nell unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Tutti Amen. Per introdurci nella riflessione «La fede è un atto personale: è la libera risposta dell uomo all iniziativa di Dio che si rivela», afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica al n Questa caratteristica della fede cristiana è ripresa anche dal Vescovo nella sua lettera pastorale: «La fede è dunque la risposta stupita ad una chiamata che suscita meraviglia. Ma deve trattarsi di una risposta libera. La chiamata di Dio e la risposta della persona sono l incontro e la storia di due libertà, anche se la nostra libertà si colloca sempre all interno di alcuni condizionamenti e limitazioni, che tuttavia non la rendono puramente illusoria» (Una meraviglia ai nostri occhi, 31). La testimonianza di Dag Hammarskjöld ( ), Segretario Generale dell Onu, può aiutarci a comprendere cosa significhi concretamente che la fede è risposta libera all iniziativa gratuita di Dio che si fa vicino all uomo per chiamarlo a vivere: «Ho ereditato la persuasione che nessuna vita dava maggiore soddisfazione di una vita di servizio disinteressato al proprio paese e all umanità. Questo servizio richiedeva il sacrificio di ogni interesse privato, ma nel contempo il coraggio di battersi fermamente per le proprie convinzioni. [...] Essere liberi, potersi alzare e lasciare tutto, senza voltarsi indietro. Dire di sì... Nessuno è umile se non nella fede... Nessuno è fiero se non nella fede... Umile e fiero nella fede: ecco cosa è vivere: in Dio io sono nulla, ma Dio è in me. Dire di sì alla vita è dire di sì anche a se stesso. Sì anche a quanto in me più si oppone a lasciarsi tramutare da tentazione in forza». Una volta pronunciato interiormente questo sì, Hammarskjöld non tornerà più indietro: «Tu azzardi il tuo sì... e percepisci un senso. Tu ripeti il tuo sì... e tutto prende senso [...] Sì a Dio: sì al destino e sì a te stesso. Quando questo è realtà, l anima può essere ferita, ma ha la forza di guarire». [...] «Non so chi o che cosa pose la domanda. Non so quando sia stata posta. Non ricordo cosa risposi. Ma una volta risposi sì a qualcuno o a qualcosa. A quel momento risale la certezza che l esistenza ha un senso e che perciò la mia vita, nella sottomissione, ha un fine. Da quel momento ho saputo cos è non volgersi indietro, non affannarsi per il domani.

17 Guidato nel labirinto della vita dal filo d Arianna della risposta, giunsi a un luogo e a un tempo in cui conobbi che la via porta a un trionfo che è perdizione e a una perdizione che è trionfo, che il prezzo dell impegnare la vita è l oltraggio e il fondo dell umiliazione è l unica elevazione possibile per l uomo. Poi la parola coraggio perse il suo senso dal momento che nulla mi poteva essere tolto». (Da Tracce di Cammino, Qiqajon) Quali sono i sì al Signore che hanno segnato la mia vita? In ascolto Dal Vangelo di Luca (5,1-11) Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Attorniato dalla folla, che si stringe a lui per ascoltare la parola di Dio, Gesù prende una duplice iniziativa: prima chiede ai pescatori di lasciargli spazio nella barca e di distanziarsi un po dalla riva per poter meglio ammaestrare la folla; poi dà l ordine, del tutto inatteso e inadeguato, di pescare di giorno, quando già durante la notte, tempo adatto per la pesca, hanno faticato invano. Una richiesta anomala e una parola, quella di Gesù, di cui Simone non comprende il senso. A questa iniziativa Simone risponde manifestando anzitutto la sua delusione per un lavoro che si è rivelato inutile, perché i risultati hanno smentito il grande impegno posto in atto durante quella notte. Poi lasciandosi comunque provocare da questo invito sorprendente: si fida della parola che Gesù gli rivolge e risponde: «sulla tua parola getterò le reti». Simone compie un atto di fede che mette in gioco la sua persona, la sua storia professionale e la sua credibilità di fronte agli altri, perché la parola che Gesù gli rivolge non è una parola qualunque - un semplice comando, un ordine di fare qualcosa - ma è una parola carica di una promessa, capace di generare fiducia e quindi di suscitare anche una possibile e concreta risposta. La parola che chiama Simone, che è parola con la quale Gesù si fa conoscere e si svela a quel gruppo di pescatori, ha in sé anche la grammatica della possibile risposta da parte di Pietro. In questo breve dialogo sul mare di Galilea comprendiamo ulteriormente il senso delle parole usate del nostro Vescovo: «La fede va intesa come risposta ad un iniziativa che ha per protagonista Dio e che ci giunge attraverso la necessaria mediazione di Gesù di Nazareth» (Una meraviglia ai nostri occhi, 29). La grandezza del miracolo dimostra la potenza divina della parola di Gesù e giustifica l assoluta fiducia posta in essa da Simone, il quale si trova a confidare non più in se stesso, ma su una parola che proviene da un Altro. Il miracolo dimostra la validità e la fecondità di questo atteggiamento di fede adulta che si fa risposta: «fecero così e presero una quantità enorme di pesci». La forza della parola di Gesù spiega anche il gesto e le parole di Simone: dinanzi a Gesù

18 egli sperimenta la prossimità e la vicinanza di Dio e la possibilità concreta dell uomo di aderire a quel Signore percepito per la sua vita come affidabile. Ma la risposta di Pietro rivela che la parola rivoltagli da Gesù genera in lui anche la percezione della propria distanza da Dio: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Davanti alla verità di Dio Pietro scopre la verità della propria vita: si sente lontano e si sente perduto perché sa di non essere quello che deve essere e si coglie come inadeguato. Questo incontro con la verità di Dio, che in Gesù sorprende e cambia la vita dell Apostolo, lo rende progressivamente, in un itinerario che durerà tutta la vita, un uomo libero, cioè capace di dare il nome giusto a ciò che vive. La risposta a Gesù può essere data solo nella libertà, e deve partire da quello che realmente uno è. Da questo primo incontro con il Maestro Pietro intuisce che la libertà non risiede in una possibilità di scelta, ma in una adesione libera alla verità. Come ha affermato anche il XIV Sinodo della Chiesa di Treviso nel 2001: «L esperienza della fede cristiana comporta un cammino in cui il dono gratuito e preveniente di Dio si intreccia con la storia concreta della libertà di ogni uomo. L incontro con il Signore precede e suscita la decisione della persona, invitandola ad affidarsi a Lui; costituisce cioè un appello alla sua libertà» (n. 281). Cristo Gesù diventerà sempre più il protagonista della vita di Pietro e ogni azione e parola dell Apostolo, sia di accoglienza, come di rifiuto e di rinnegamento, sarà vissuta in riferimento a questa relazione con il Maestro. Nel rapporto personale con il Maestro Pietro impara non solo ad ascoltare la voce di Dio che rivela la verità di se stesso, ma a lasciarsi plasmare anche nella risposta, che diventerà sempre più risposta libera capace di realizzare pienamente la sua umanità. Su questo punto è istruttivo il dialogo che riferisce l evangelista Giovanni tra il Risorto e Pietro lungo il lago di Tiberiade e il commento che ne fa il Cardinal Martini. Per tre volte Gesù chiede a Pietro se lo ama, se gli vuole bene. La risposta di Pietro non è un sì, sicuro di sé e non è nemmeno un non so. Il sì ha il rischio della prima risposta di Pietro, quando Gesù aveva annunciato la sua passione e lui aveva risposto «questo non ti accadrà mai» (Mt 16,22). Pietro non osa più azzardare una risposta nella quale mette davanti se stesso, le sue convinzioni e le sue possibilità: la vita gli ha insegnato che queste risposte non sono il segno di una fede autentica. Tuttavia Pietro non può nemmeno, a questo punto, dare una risposta incerta, perché questo amore per Gesù non è Pietro a darselo, a sceglierlo, ma è Gesù che glielo mette nel cuore. E allora la risposta di Pietro non può che essere: «Tu conosci tutto! Tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). È la risposta libera di chi fa un atto di affidamento nei confronti di Dio che dà un infinita certezza alla nostra vita. «Tu sai che ti voglio bene» è l immagine della fede come risposta libera a cui giunge il cammino spirituale di Pietro iniziato con l ascolto dell invito di Gesù a prendere il largo e gettare le reti, della fede come atto della libertà (cfr. Benedetto XVI, Motu proprio Porta fidei, 10). Dopo il miracolo della pesca miracolosa e la confessione di Pietro della sua indegnità di fronte a Dio, il dialogo prende la forma del racconto di vocazione. Gesù rivolgendosi solo a Pietro, anche se Giovanni e Giacomo erano inclusi in quell appello, lo invita a «non temere». Come per ogni vicenda vocazionale, fatta di parola che chiama e parola che si fa risposta, Dio in Gesù invita il chiamato a non aver paura, a non spaventarsi davanti ad una possibile proposta che va oltre l immaginabile. Quel «non temere» non è un ordine, ma una parola profetica che già diventa efficace, in quanto annuncia la futura vocazione dell Apostolo a diventare pescatore di uomini. La fede e la vocazione di Pietro si trovano ancorate a questa parola efficace del Signore, preceduta da un miracolo destinato a mostrare la potenza della sua parola e a rendere la scelta dei discepoli in un certo senso scelta libera e ragionevole. Il racconto si conclude con i tre futuri a- postoli i quali, lasciato tutto, seguono Gesù,

19 anche se l accento non è posto sulla chiamata in se stessa, quanto sull incontro tra Cristo che rivolge una parola di vita a Pietro e la risposta personale, libera e responsabile di quest ultimo, risposta che solo lui può dare. Scrive il Vescovo: «La fede è sempre, in ultima analisi, una risposta personale. Normalmente è mediata, aiutata, accompagnata dagli altri; ma nessun adulto dovrebbe credere solo perché sono credenti i suoi genitori, e nessuno può sostituirsi ad un altro nel credere» (n. 31). L esperienza spirituale e umana di Pietro ci permette di meditare sulla fede come risposta libera e personale. Come discepoli che vivono all interno della comunità cristiana siamo invitati dal nostro Vescovo a non dare per scontata questa dimensione delle fede cristiana dell adulto. Fede come risposta libera e personale evoca la relazione tra chiamata di Dio e libertà dell uomo e pone la questione seria della vita come vocazione. Nel contesto culturale e sociale odierno, basti pensare ai sistemi produttivi della ricchezza e ai meccanismi di speculazione finanziaria, sono molti i segni di un processo di autoreferenzialità che mira ad escludere l idea della vita come vocazione per affermare l idea di u- na vita svincolata da ogni progetto e, soprattutto, da ogni relazione con il mistero di Dio. Già nel 1997 i Vescovi del continente europeo usarono l espressione di uomo senza vocazione. Questo fattore non coinvolge solo la realtà delle vocazioni di speciale consacrazione, ma a monte mette in evidenza una debolezza della fede, non percepita e vissuta come risposta libera ad un Dio che chiama l uomo vivente alla vita, ma eventualmente, ricorda il Vescovo, come «una conquista di Dio, da raggiungere solo con le nostre forze» (n. 29). La fede, invece, è sempre risposta ad un gesto di grazia di Dio. Solo così la vita dell uomo può essere percepita come un avventura di senso, che nasce da un appello proveniente da un Altro, che si connota in senso profetico e provocatorio, capace di suscitare nel cuore dell uomo la nostalgia di Dio, che è nostalgia della verità e della libertà, cioè di una vita autentica, senza paura, dove l uomo è capace di amare realmente, cioè di amare come Dio ci ha amato. Dalla Costituzione dogmatica Dei Verbum (n. 5): A Dio che rivela è dovuta l obbedienza della fede, per la quale l uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell intelletto e della volontà a Dio che rivela e acconsentendo volontariamente alla rivelazione fatta da lui. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: 142. Con la sua Rivelazione «Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé» (DV 2) Con la fede l uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore. La Sacra Scrittura chiama «obbedienza della fede» questa risposta dell uomo a Dio che rivela La fede è innanzitutto una adesione personale dell uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. Dal XIV Sinodo della Diocesi di Treviso (n. 505): Non si dà perfezionamento della vita spirituale senza riferimento alla dimensione vocazionale della fede. Ciò significa che l esperienza cristiana deve essere compresa e vissuta come risposta ad una chiamata di Dio che ha l assoluta iniziativa e che continuamente interpella la persona a decidersi per Gesù e il suo Vangelo. È una chiamata che, con il dono del Battesimo, raggiunge il cuore dell uomo, fino a dargli una nuova identità, quasi un nuovo nome e una nuova destinazione per tutta l intera esistenza.

20 Per riflettere insieme La fede nasce dall ascolto. Nella nostra comunità siamo convinti che la fede nasce e si alimenta da un ascolto autentico della parola che Dio rivolge all uomo? Quali sono gli ostacoli a questo ascolto? L ascolto presuppone qualcuno che parla. Credere non è solo udire qualcosa di specifico, ma è riconoscere qualcuno nel momento in cui lo si sente parlare e riconoscere in quella parola ascoltata la voce stessa di Dio. So riconoscere la voce di Dio che parla a me e alla mia comunità? L ascolto genera la risposta. La risposta alla parola di Dio diventa allora qualcosa di naturale, perché dà senso alla mia esistenza. Quali sono gli appelli che il Signore rivolge alla nostra comunità parrocchiale? Quali risposte il Signore attende da noi e dalla nostra comunità? Preghiera a Maria Vergine obbediente, Madre di Cristo, che, con il tuo docile sì all annuncio dell Angelo, sei diventata Madre dell Onnipotente, aiuta tutti i tuoi figli ad assecondare i disegni che il Padre celeste ha su ciascuno, per cooperare all universale progetto di redenzione, che Cristo ha compiuto morendo sulla croce. (Benedetto XVI)

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