Inquisitio, -onis. Approfondimento Storico sul Periodo Inquisitorio. de!a classe IBc, a.s. 2010/11

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1 Liceo Classico G. Carducci - Viareggio Inquisitio, -onis Approfondimento Storico sul Periodo Inquisitorio de!a classe IBc, a.s. 2010/11 Argomenti: 1. Premessa 2. Storia dell Inquisizione 3. Inquisizione Spagnola 4. Inquisizione Romana 5. Gli Eretici e le Streghe 6. Episodi: Streghe e Stregoni 7. Episodi: Eretici ed Ebrei 8. Gli Inquisitori 9. Un Manuale Particolare 10. Le Modalità di Interrogatorio 11. Gli Strumenti di Tortura 1

2 Inquisitio,-onis Premessa Studiando la storia, i ragazzi di tutto il mondo si sentono spinti da un desiderio particolare: quello di andare oltre, provare a vedere ogni aspetto di un evento o di un determinato periodo. C è chi si concentra sulle immagini, chi invece adora leggere i testi redatti secoli e secoli fa, chi, una volta arrivato a casa, apre l enciclopedia e si immerge nella sua lettura. Nella creazione di queste pagine abbiamo voluto dare a chi ci leggerà la possibilità di mescolare le vicende storiche fondamentali con episodi particolari e informazioni suggestive. Accompagnati da una grafica coinvolgente, da alcune animazioni e da una musica di sottofondo, abbiamo viaggiato per circa tre secoli ( ca.) soffermandoci sugli aspetti più interessanti e sui protagonisti del nostro passato. Il periodo storico qui preso in considerazione è quello della Santa Inquisizione, tassello complicato, ma allo stesso tempo importantissimo, per la costruzione del puzzle della nostra vita. Parliamo dunque della creazione di un Istituzione Ecclesiastica il cui compito era quello di punire brutalmente chi poteva facilmente essere considerato pericoloso, chi difendeva le proprie opinioni ostacolando il messaggio formulato da una Chiesa definita corrotta. La prima tappa di questo percorso è, quindi, la storia di questa istituzione. Storia de! Inquisizione L Inquisizione è l istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica per indagare e punire i sostenitori di teorie considerate contrarie all ortodossia cattolica. Storicamente, l Inquisizione si può considerare stabilita già nel Concilio presieduto a Verona nel 1184 da papa Lucio III e dall imperatore Federico Barbarossa; fu successivamente usata per reprimere il movimento cataro, diffuso nella Francia meridionale e nell Italia settentrionale, e per controllare i diversi e attivi movimenti spirituali. Delegando come giudici esperti reclutati per lo più tra gli ordini mendicanti (soprattutto domenicani), il papa predisponeva un nuovo strumento giuridico che si affiancava alle competenze tradizionalmente riservate ai vescovi nelle diocesi. Il termine deriva dal fatto che questi giudici usavano una procedura di tipo inquisitorio. Le prime misure inquisitoriali del 1179 legittimavano la scomunica e le crociate contro gli eretici. Papa Lucio III, nel 1184, con il decreto Ad abolendam stabilì il principio sconosciuto al diritto romano che si potesse formulare un accusa di eresia contro qualcuno e iniziare un processo a suo carico, anche in assenza di testimoni attendibili: si poteva, cioè, instaurare un processo sulla base di semplici sospetti o delazioni. Non solo: chiunque fosse venuto a conoscenza di una possibile eresia doveva immediatamente denunciare il fatto al più vicino tribunale dell Inquisizione, altrimenti sarebbe stato considerato corresponsabile. 2

3 L abiura era la ritrattazione delle proprie convinzioni, quasi sempre estorta sotto tortura, che un eretico scriveva in forma solenne davanti al consiglio dell Inquisizione. Le abiure a cui era sottoposto un eretico erano sempre due perché alla prima ne doveva seguire per legge una seconda di conferma. Normalmente il tempo che intercorreva tra le due era di un anno. L eretico che rifiutava di firmare la seconda abiura, considerato relapso, cioè eretico irriducibile, veniva bruciato vivo. Gli argomenti che maggiormente determinarono le eresie furono la Santissima Trinità, la verginità della Madonna e la sua attribuzione di madre di Gesù che fu fortemente contestata poiché le donne venivano considerate così immonde da essere ritenute prive di anima. L altro motivo che determinò l individuazione degli eretici furono le contestazioni rivolte alla Chiesa per la sua lussuria e la sua ingordigia. Tra gli altri, Arnaldo da Brescia fu bruciato vivo nel 1155 per aver denunciato l immoralità della Chiesa. Innocenzo III si servì delle milizie di Simone de Monfort per distruggere città intere perché gli abitanti si erano rifiutati di consegnare i seguaci di Valdo (Valdesi). Soltanto a Beziers furono massacrati oltre abitanti. Le milizie cattoliche entrarono in queste città e senza curarsi di selezionare gli eretici dai non eretici, eseguirono le carneficine al grido: Uccideteli tutti perché Dio saprà poi riconoscere i suoi!. Tali crimini rappresentavano pienamente l ortodossia cattolica, col pieno consenso dei papi e di tutti gli ordini ecclesiastici. Oggi disponiamo di molti documenti ufficiali, prodotti dalle stesse autorità ecclesiastiche cattoliche, che forniscono le dettagliatissime prove storiche delle stragi compiute in nome di Dio. Tali documenti, visti allora come atto di fede, oggi sono visti come spietata repressione delle opinioni altrui. Alcuni studiosi hanno sostenuto l esistenza di una Leggenda nera dell Inquisizione: essi affermano che l idea di Inquisizione oggi diffusa nell immaginario collettivo non trovi riscontro nella documentazione storica e sia stata inventata ad arte dalla stampa protestante prima e anticlericale a partire dal XVI secolo. Dalla stessa Chiesa Cattolica sono stati santificati alcuni persecutori quali Domenico de Guzman, passato alla storia come uno dei più sanguinari persecutori di tutti i tempi, e il cardinale Roberto Bellarmino, torturatore e assassino di Giordano Bruno, fra gli altri. L Inquisizione Spagnola Le Origini Per Isabella di Castiglia e Ferdinando d Aragona, profondamente religiosi, la lotta agli infedeli era una questione di nazionalismo, non un atto di sottomissione alla Santa Sede. Il re non intendeva la religione se non come uno strumento di controllo sui propri sudditi. Egli voleva eliminare le religioni islamica ed ebraica dai propri domini: l Inquisizione era un mezzo adatto a tale scopo. Molti storici affermano che l Inquisizione fu istituita con il fine di indebolire l opposizione interna a Ferdinando. Alcuni ipotizzano anche ragioni economiche dato che i banchieri ebrei avevano prestato al padre di Ferdinando molti dei soldi impiegati per stipulare l alleanza e il matrimonio tra i Reami spagnoli (e questi debiti si estinsero in gran parte con la condanna dei creditori). L inquisitore d Aragona più importante, Pietro d Arbués da Ferdinando, fu ucciso nella cattedrale di Saragozza dai cristianos nuevos (nuovi cristiani, ovvero convertiti con la forza). Ferdinando d Aragona era una persona astuta ed ebbe stretti rapporti con il papato nell ambito della sua politica di consolidamento dei due Stati (uniti dal matrimonio con Isabella) in un unico Regno. Tuttavia, evitò qualsiasi ingerenza papale nell opera dell Inquisizione locale, geloso del proprio potere all interno dei confini spagnoli. Sollecitato da Isabella di Castiglia e da Ferdinando d Aragona, il 1 novembre 1478 papa Sisto IV ( ), su pressione di Rodrigo Borgia - che diverrà papa con il nome di Alessandro VI -, istituisce l Inquisizione in Castiglia, con giurisdizione soltanto sui cristiani battezzati. In seguito, papa Sisto IV sarà scontento degli eccessi del tribunale e si impegnerà per contenerne gli abusi (definirà, inoltre, l organo spagnolo come un cinico mezzo per sottrarre gli averi agli ebrei). In 3

4 realtà nessun ebreo è stato mai condannato perché tale, mentre sono stati condannati quanti si fingevano cattolici per trarne vantaggi. L Organizzazione Il Consiglio dell Inquisizione Generale e Suprema dava le istruzioni ai Tribunali, esaminava i rapporti dei processi, ordinava le ispezioni, rivedeva le cause e agiva come tribunale per i membri del Inquisizione accusati di reati. Il presidente era Inquisitore Generale. Gli altri membri erano gli inquisitori provinciali (nominati dal re), prelati e avvocati. I Tribunali (Tribunales) giudicavano gli accusati. Erano formati da tre inquisitori, per la maggior parte membri del clero secolare con esperienza giuridica, e altri funzionari come procuratori, segretari, notai e un difensore dell accusato, che normalmente si limitava a informare l accusato di come si svolgeva il procedimento. I Familiari (Familiares) erano senza salario fisso. Incoraggiavano le delazioni, raccoglievano le testimonianze e catturavano gli accusati. Nonostante fossero personaggi odiati dalla popolazione, il loro numero crebbe notevolmente perché venivano esentati dai contributi fiscali e potevano girare armati. Inoltre la familiarità con l Inquisizione era considerata prestigiosa e prova di purezza di sangue. L Espulsione degli Ebrei La difesa e la propagazione della fede costituiscono la preoccupazione principale di Isabella, che a tale scopo chiede e ottiene dal pontefice l istituzione di un tribunale dell Inquisizione, ritenuto necessario per fronteggiare la minaccia rappresentata dalle false conversioni di ebrei e di musulmani. Ferdinando e Isabella affidarono all inquisitore Tomás de Torquemada nel 1481 il compito di trovare e punire i conversi sia ebrei sia mori che si erano convertiti in modo ufficiale al Cristianesimo, ma continuavano ad officiare in segreto i riti della propria religione. I loro censori li chiamavano marrani, un termine dispregiativo che può essere tradotto anche con maiale. Nei regni della penisola iberica gli ebrei, molto numerosi, avevano da secoli uno statuto non scritto di tolleranza e godevano di una protezione particolare da parte dei sovrani. Invece, i rapporti a livello popolare fra ebrei e cristiani erano più difficili, soprattutto perché era consentito ai primi non solo di tenere aperte le botteghe in occasione delle numerose festività religiose, ma anche di effettuare prestiti a interesse, in un epoca in cui il denaro non veniva ancora considerato come un mezzo per ottenere ricchezza. La situazione era complicata dalla presenza di numerosi conversos, cioè di ebrei convertiti al cattolicesimo, che dominavano l economia e la cultura, ma che talora mostravano un adesione puramente formale alla fede cattolica e celebravano in pubblico riti inequivocabilmente giudaici. 4

5 Quando Isabella sale al trono la convivenza fra ebrei e cristiani è molto deteriorata e il problema dei falsi convertiti secondo l autorevole storico della Chiesa Ludwig von Pastor ( ) era tale da mettere in questione l esistenza o la non esistenza della Spagna cristiana. L Inquisizione cominciò a perseguitare i conversi a Siviglia; furono istituiti tribunali speciali in rapida successione a Cordova, Jaén, Ciudad Real e, in seguito, nelle regioni di Aragona, Catalogna e Valencia. Tra il 1486 e il 1492 furono tenuti solamente a Toledo venticinque autodafé (in portoghese atto della fede, ovvero l ultimo atto di un processo contro eretici secondo cui l inquisitore annunciava in pubblico la condanna contro l imputato e lo consegnava alla giustizia civile per l esecuzione) e ne sarebbero stati eseguiti oltre 464 tra il 1492 e il In totale furono processati oltre conversi, dal 1480 fino al decreto di espulsione di tutti gli ebrei dalla Spagna del 31 marzo Negli anni che seguono l istituzione dell Inquisizione è comunque indispensabile procedere all allontanamento degli ebrei dalla Castiglia e dall Aragona. Preoccupati per la crescente infiltrazione dei falsi convertiti nelle alte cariche civili ed ecclesiastiche e dalle gravi tensioni che indeboliscono l unità del paese, Isabella e Ferdinando si vedono costretti a revocare il diritto di soggiorno agli ebrei non convertiti. I due sovrani, sperando nella conversione della grande maggioranza degli ebrei e nella loro permanenza sul posto, fanno precedere il provvedimento da una grande campagna di evangelizzazione. La Spagna musulmana si era rivelata un porto sicuro per gli ebrei, e divenne in breve tempo il centro della vita intellettuale ebraica. Tuttavia, qualche mese dopo la caduta di Granada, arrivò il decreto di espulsione di Ferdinando e Isabella, che ordinava agli Ebrei di tutte le età di lasciare il Paese entro l ultimo giorno di luglio e che permetteva di portare via tutte le proprietà eccetto metalli preziosi o denaro. La motivazione del decreto verteva sul pericolo di ricaduta dei conversi causato dalla vicinanza degli ebrei non convertiti, che li allontanavano dal Cristianesimo e li facevano tornare ai vecchi riti. Non erano menzionate altre ragioni e non si dubita che quella religiosa fosse la principale. L espulsione dalla Spagna portò alla nascita della comunità sefardita; il ritorno, in Spagna, di un membro della comunità sefardita fu comunque impossibile fino al 1858, anno dell annullamento dell editto. Con l espulsione degli ebrei l Inquisizione aveva campo libero, dato che la sua autorità si estendeva per definizione solo sui cristiani e che ora ogni ebreo presente sul territorio era battezzato. Se questi avessero continuato a praticare i propri riti, sarebbero stati condannati come peccatori ricaduti (nell errore). Curiosità: Si dice che Don Isaac Abravanel, che aveva in precedenza riscattato 480 ebrei di Málaga dal Re per dobloni, a quel punto offrì loro corone per la revoca dell editto. Si dice anche che Ferdinando esitò, ma fu preceduto da Torquemada, che lanciò ai piedi del sovrano un crocifisso chiedendogli se avrebbe tradito Cristo per soldi come Giuda. A prescindere dalla veridicità del racconto, non ci furono segnali di ripensamento da parte della monarchia e gli ebrei si prepararono all esilio. Furono espulsi oltre ebrei, che si rifugiarono in Turchia o nel Nord Africa; in molte migliaia morirono nel viaggio. L Inquisizione Romana La Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione o Sant Uffizio fu creata nel 1542 da papa Paolo III con la bolla Licet ab initio. Consisteva di un collegio permanente di cardinali e altri prelati dipendente direttamente dal papa: il suo compito esplicito era mantenere e difendere l integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e le false dottrine. A questo scopo fu anche creato l Indice dei libri proibiti. Il raggio d azione degli inquisitori romani comprendeva tutta la Chiesa cattolica, ma la sua concreta attività, fatta eccezione per alcuni casi (come quello del cardinale inglese Reginald Pole), si restrinse quasi solo all Italia. In breve tempo questo tribunale 5

6 divenne il più importante all interno della cristianità, infatti ad esso potevano appellarsi i condannati da altri tribunali. Inoltre, divenne quasi una sorta di supervisore del lavoro dei tribunali locali. In specifici casi il Sant Uffizio si serviva della consulenza di professionisti esterni (soprattutto teologi ed esperti di diritto canonico, ma anche scienziati come nel caso di Galilei). Non tutti i processi per eresia, ateismo e altre devianze dalla fede cattolica erano gestiti dall Inquisizione. In Francia, per esempio, sotto l ancien régime, atei e bestemmiatori erano processati dai tribunali civili. Tra i nomi celebri inquisiti dal Sant Uffizio: Francesco Patrizi, Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Gerolamo Cardano, Galileo Galilei. Delle inquisizioni nate a partire dal Medioevo è l unica ancora oggi esistente. La caduta dello Stato pontificio con l Unità d Italia privò l Inquisizione delle funzioni repressive prima delegate al braccio secolare, riducendola ad apparato puramente censorio, attento soprattutto a vietare la circolazione di prodotti culturali che l apparato ecclesiastico considerava contrari alla propria etica. Essa non è stata tuttavia abolita: la Romana e Universale Inquisizione fu rinominata in Sacra Congregazione del Sant Uffizio il 29 giugno 1908 da papa Pio X. Il 7 dicembre 1965 papa Paolo VI ne cambiò il nome in Congregazione per la dottrina della fede, ridefinendone i compiti. Papa Giovanni Paolo II (che in un discorso dell 8 marzo 2000 ha chiesto perdono a nome della Chiesa per i peccati dei suoi appartenenti anche riguardo all Inquisizione) ne ha ridefinito i compiti promuovere e tutelare la dottrina della fede e dei costumi cattolici ponendovi a capo nel 1981 Joseph Alois Ratzinger, l attuale papa Benedetto XVI. Gli Eretici e le Streghe Fanatismo e intolleranza di cattolici e protestanti riaccesero i roghi che avevano funestato le piazze delle città medievali, ma in misura minore. Le vittime furono prima di tutto gli esponenti più illustri delle due religioni che, se le interpretavano in modo aperto e libero, venivano accusati di eresia. Due nomi bastano per tutti: il medico e teologo calvinista spagnolo Michele Serveto, bruciato a Ginevra come eretico da Calvino, e il filosofo Giordano Bruno, processato a Roma dal tribunale dell Inquisizione e bruciato vivo in Piazza Campo dei Fiori. Finirono sul rogo anche alcuni dei cardinali che, durante il Concilio di Trento, si erano battuti per avvicinare i cattolici ai protestanti. In seguito il delirio collettivo si riversò sulle streghe e sugli stregoni, cioè su donne e uomini che, secondo la cristianità, stringevano un patto con Satana e lo adoravano in orge terrificanti dette sabba, in cui parodiavano la liturgia. Oggi si calcola che i condannati per stregoneria siano stati tra i e i nel periodo , di cui solo il 20% costituito da uomini. La persecuzione fu una delle grandi macchie della cristianità dell epoca, di cui le due Europe (una cattolica, l altra luterana) si spartirono in parti pressoché uguali la responsabilità. I luterani, con particolare ferocia fra il 1560 e il 1570, mandarono a morte i sospetti di stregoneria nei vari paesi che avevano aderito alla riforma; i cattolici si scatenarono in Francia durante la guerra contro gli ugonotti e nelle città tedesche durante la Guerra dei Trent anni. Poche, invece, furono le streghe finite sul rogo in Spagna, Portogallo e in Italia, dove l antico Tribunale dell Inquisizione agì spesso per controllare e moderare gli eccessi popolari. 6

7 Due inquisitori romani, inviati in Germania da papa Innocenzo VIII per aiutare i loro colleghi nella caccia alle streghe, approntarono un manuale contenente tutte le informazioni utili per riconoscere, interrogare e punire streghe e stregoni. Questo libro, intitolato Ma!eus Malificarum, cui parte del testo è stata inserita in uno dei paragrafi della nostra ricerca, fu pubblicato a Strasburgo tra il 1486 e il Le presunte streghe appartenevano per lo più a classi socialmente inferiori ed erano di solito vedove, prostitute, levatrici ed herbarie. Veniva considerata strega anche chi possedeva gatti neri, chi aveva capelli rossi o un neo nell iride dell occhio (il cosiddetto segno del diavolo ). Anche se le credenze sulle streghe cambiavano di paese in paese, la pena per il reato di stregoneria era sempre, dopo atroci torture, il rogo: infatti la donna veniva torturata finché, quasi morente, confessava di essere una strega. In Germania le accuse di stregoneria colpivano preferibilmente le donne anziane, spesso sole, brutte, povere ed emarginate, quindi rese aggressive dall esasperazione. In Lorena le più sospette erano invece le donne belle, intelligenti e gentili. In quella regione la gente era convinta che l intelligenza non fosse altro che astuzia e che la gentilezza fosse ipocrisia. In Svezia l accusa di stregoneria deriva molto spesso dall adulterio. Succedeva che uomini anziani, al termine di una prestigiosa carriera in magistratura, o nell esercito, sposassero donne povere e giovanissime della comunità puritana. Se la giovane moglie veniva sorpresa da sola con qualche giovanotto finiva sotto processo e veniva accusata di aver catturato l amante con incantesimi. Bisogna dire però che, accanto ai moltissimi innocenti finiti sul rogo, vi erano anche dei veri e propri criminali. In Austria, per esempio, fu scoperta una banda formata da uomini e donne che reclutava orfanelli e poi li spingeva a ogni genere di delitti schiavizzandoli attraverso pratiche terrificanti e l uso di droghe. Gli affiliati che vennero mandati al rogo furono 200; tra loro anche tutti i ragazzi sopra i 12 anni, considerati anch essi ormai contaminati. Streghe e Stregoni Durante il periodo della Controriforma Cattolica si ebbero persecuzioni e accuse da parte della Chiesa verso gli ebrei, coloro che venivano considerati eretici, donne e uomini che si credeva praticassero la stregoneria. Accuse e condanne per presunte pratiche di stregoneria, diffuse già a partire dal periodo medievale, si protrassero e furono particolarmente applicate durante la Controriforma. Di solito, però, le accusate, in maggioranza donne, erano semplicemente diverse da ciò che veniva considerato giusto e rispettabile dalla cristianità dell epoca. Donne in atteggiamenti considerati strani venivano accusate e condannate e si pensa che queste fossero particolarmente colpite perché si credeva che la donna, essendo più vulnerabile e influenzabile, cedesse più facilmente agli inganni e alle tentazioni di Satana. Ad esempio, se una donna veniva trovata da sola in compagnia di un giovane ragazzo poteva essere accusata di averlo attratto grazie a espedienti di magia nera. Di solito a essere processate erano gruppi di donne; il processo singolo era un fenomeno abbastanza raro. Si mirava alla confessione delle accusate, che venivano però giudicate colpevoli e condannate qualunque fosse l atteggiamento tenuto durante il processo. Molto spesso queste, per porre fine alle proprie sofferenze o sperando di essere graziate, facevano nomi di altre donne fornendo agli inquisitori nuovi mezzi per la cattura di nuove presunte streghe. Matteuccia Di Francesco Il 20 marzo 1428 viene messa al rogo Matteuccia Di Francesco, strega tuderte, condannata ad essere arsa viva dal tribunale laico della sua città. Correva l anno 1428, quando gli abitanti di Todi 7

8 nel giorno che precede l equinozio di primavera venivano scossi dalle strazianti urla di una donna, legata mani e piedi su di una pira, alla quale il Capitano della città aveva appiccato il fuoco. I Verbali del Processo I verbali del processo di Matteuccia Di Francesco sono arrivati fino a noi. Oggi sono custoditi nella Biblioteca di Todi e descrivono con dovizia di particolari i motivi per cui la donna venne condannata, e la sentenza eseguita. Nelle pagine, redatte e messe agli atti dal notaio incaricato, vengono elencati tutti i capi d accusa pendenti sulla testa della donna. Si legge di come Matteuccia ricevesse visite da persone provenienti da ogni luogo dell Umbria, per chiedere il suo aiuto in merito a pene d amore o a problemi di salute. E sembra che la strega avesse per ognuno la soluzione giusta. Prescrivendo strani unguenti a base di erbe, singolari ricette gastronomiche, e formule magiche che alle nostre orecchie suonano non più temibili di innocenti filastrocche, pare riuscisse a porre rimedio a ogni sorta di travaglio, sentimentale o fisico. Matteuccia si era fatta un bel giro d affari, e i clienti soddisfatti ritornavano da lei per ulteriori indicazioni e prescrizioni. I rimedi descritti nella prima parte del processo appaiono del tutto innocui, anche se quantomeno curiosi. A una donna che veniva quotidianamente percossa e tradita dal marito, Matteuccia consigliò di conservare l acqua che usava per lavarsi i piedi, per poi darla da bere al fedifrago insieme a una pietanza a base di rondini condite con lo zucchero. Nella seconda parte del processo, però, vengono descritti riti di natura più macabra. Matteuccia avrebbe convinto un uomo alle dipendenze di Braccio da Montone, Signore di Perugia, a procurargli le carni di un annegato per estrarne un olio che alleviasse i dolori di un malato. Sarebbe anche stata in grado di trasformarsi in un gatto e di librarsi in aria in groppa ad un capro per raggiungere il famoso Noce di Benevento, qui per la prima volta indicato come il luogo prediletto dalle streghe per i loro convegni con il diavolo. Comunque, per tutti questi misfatti e per altri ancora giunti all attenzione della corte giudicante come voci di popolo, e ritenute più che sufficienti per imbandire in quattro e quattr otto un bel processo per stregoneria, Matteuccia viene condannata, e la condanna eseguita. Legata e montata a cavallo di un asino, viene condotta fino al luogo dell esecuzione, e là arsa viva. Santina Landini Frate Modesto Scrofeo di Vicenza ci ha lasciato una relazione sul processo per stregoneria contro Santina Lardini di Sondrio, nel Santina viene denunciata come strega da altre donne; arrestata e torturata, confessa di avere avuto rapporti col diavolo; giudicata colpevole, viene bruciata viva. Il Testo Originale: «[...] et procedendo nuy contra Santina moliere de Paulo Lardini, de Sondrio, qui presente et 8

9 costituita a nuyet al ufficio nostro, et infamata et molto sospetta dalla maledetta heresia de apostasia della Ss. Nostra Fede Cattolica e della abominata setta delle strie, avendo avuto contro di ley molte informationi, inditj, accuse et confrontationi, per le quali era fatta molto sospetta delli predetti errori, detta Santina qui presente havemo fatto qui condurre nelle fortine nostre. [ ] Ha confessato che da quel gran signore che era il diavolo ge fu dato un altro diavolo per suo moroso, el quale si domandava Lionardo. Al quale suo moroso la detta Santina ge toccò la man sinistra alla roversa, e fu da quello abbrasata, basata, et desonestamente toccata. Et cum quello poy balò indreto, et con quello commesse el peccato della sodomia. [ ] con matura deliberatione elezzemo da proferir questa nostra sententia definitiva, declaremo, sententiamo et judicamo la sopraddetta Santina essere stata per lo passato, et essere da presente, heretica, apostata, idolatra, sacrilega, malefica, et della prophana et nefandissima setta delle strie, et impenitente, et come tale, et de tale abominanda setta, da esser punita et discazata dalla compagnia delle vere et bone pecorelle de messer Jesù Cristo, come persone infette et amorbate et persone diaboliche, et de esser data e lassata nelle mani del judice seculare, d esser punita secondo comandano le sante decretali lese imperiali». (12 Settembre 1523) Sabbata da Flambruzzo Stante la dichiarazione del vicario foraneo Giovanni Lugaro, la fama di Sabbata, abitante di Flambruzzo, era quella di essere strega e di esercitare arti malefiche. Doveva aver provocato un certo rumore se giunse all orecchio del patriarca di Aquileia, il quale, nonostante la località fosse giurisdizione imperiale, ordinò al vicario foraneo che si recasse a Flambruzzo a fare un inchiesta. Il 9 novembre 1599, a Flambruzzo il vicario iniziò gli interrogatori dai quali risultò che Sabbata era una donna di circa quarant anni, nubile e brutta, di condizione povera, da tutti conosciuta come strega «si dice in questa villa che costei è striga, et va di casa in casa prehntando et di villa in villa, quanto più secretamente che può ciò non si dica striga», non solo, ma che aiutasse «quelli che vengono fatturati et strigati da persone maligne e dal demonio». Nessuno si espresse favorevolmente per un suo castigo perché aiuta i poveri. Nel processo sono descritti anche due episodi di infermità che riuscì a guarire; guarì un uomo, che era affetto da una grande inquietudine e dolore di cuore, guardandolo fìsso per un certo tempo, e un altro che aveva mangiato dei fichi, gamberi e noci stregate facendosi dare la sua cintura essendo anch essa stregata. Le Streghe nel Canavese Il 6 luglio 1630 il magnifico Emmanuele dei signori di Passano, capitano di Rapallo, scriveva al Senato di Genova: «Hieri mi capitò alla porta una povera donna, che va di continuo cercando limosina e mi fu detto che essa è una strega. Io per curiosità la feci chiamare, menassandola di farla porre nelle carceri; allora essa, ancora che non si poteva movere, si pose a fugire, e fu trattenuta. Mi vennero molte persone a dire che questa tale è reputata per strega comunemente, che mi parse farne qualche diligenza et ho trovato due che mi hanno detto che le sono stati guasti ad ognuno di loro doi figliuoli, e che tengono per sicuro che sia stata questa, onde mi parve bene di farla porre in carcere, acciò ve paresse di farlo penetrare al P. Inquisitore, se no ordinarmi quello doverò fare». Quella povera mendica che, pur non potendo muoversi, ebbe ancora tanta forza di fuggire, e che fu presto acciuffata, quella voce pubblica popolare, che insorge ed accusa, quell accozzaglia di particolari,, scritti dal capitano di Rapallo, fece impressione nel cervello del Doge e dei Governatori di Genova, i quali chiesero al mittente di porre in chiaro se la strega aveva fatto morire i bambini, e di inviare informazioni per essere nel caso consegnata al tribunale dell Inquisizione. Ormai il dado era tratto. Il 13 luglio il Capitano rispondeva al Senato: «Per la strega carcerata se ne prenderà quella cognizione che si potrà. In questo capitaneato è tenuta per tale in tutti quelli luoghi dove è conosciuta e, fatto quelle diligenze che intorno a questo si potrà, ne darò subito conto». 9

10 Catherine Deshayes Catherine Deshayes nacque nel 1640 circa in Francia e sposò Monvoisin, gioielliere in fallimento; infatti Catherine iniziò a praticare la magia proprio per invocare la fortuna e la ricchezza. Fedeli aiutanti della donna furono certamente il sacerdote Etienne Guibourg, che celebrava Messe Nere, e il suo amante, l indovino Adam Lecouret. Secondo alcune testimonianze essi riuscirono ad accedere ai registri dell Inquisizione e, dagli atti dei processi, s impadronirono delle conoscenze magiche. Catherine divenne un abile fattucchiera cartomante, chiromante, procuratrice di aborti e gli venne attribuito il soprannome di la Voisin (la Vicina). Fra le sue clienti vi furono sia le donne del popolo che le nobildonne della corte parigina, delle quali divenne la confidente e che la resero molto ricca. Fra queste Olympe Mancini, la contessa de Soissons, che si rivolse alla strega per avvelenare due nobildonne, la duchessa Louise de La Vallière e Françoise Athénais, marchesa di Montespan, la favorita del re Luigi XIV, una donna di straordinaria bellezza e ambizione che, nella speranza di divenire la prossima regina di Francia, chiese alla maga filtri d amore da somministrare al Re per allontanarlo dal letto della moglie e non farlo più avvicinare ad altre donne. Madame Montespan partecipò anche, offrendo il suo corpo nudo come altare, alle messe nere che la Monvoisin, il suo amante e il sacerdote Guibourg celebravano. Ecco la testimonianza: «Ho visto mia madre Catherine accompagnare una donna velata nel padiglione in giardino e aiutarla a stendersi nuda di fronte all altare con le braccia aperte e un cero in ogni mano. Il prete, Étienne Guilbourg, recitò la messa al contrario in onore di Satana e depose sul ventre della donna il calice colmo del sangue tiepido di un bambino appena sacrificato. Ogni volta che avrebbe dovuto baciare l altare, il prete baciava il corpo nudo che vi era steso davanti, consacrava l ostia sui genitali e ve ne inseriva un pezzetto. Terminata la messa, Guilbourg possedette la donna e, dopo essersi bagnato le mani nel calice, lavò il sesso di entrambi». (Confessione di Marguerite Monvoisin). Nel 1678 alla Voisin venne commissionata una messa nera per uccidere il Re e qualcuno venendolo a sapere sporse denuncia anonima lasciando un biglietto in una chiesa secondo l usanza dell epoca. Nicholas de La Reynie, luogotenente generale della polizia del Re arrestò Catherine Monvoisin e altre 360 persone, complici della fattucchiera e di Guilbourg. Secondo i documenti dell epoca, nella casa della fattucchiera la gendarmeria ritrovò resti di ossa umane all interno di un forno e vari oggetti magici. Sappiamo che il luogotenente de La Reynie, consultando i registri della fattucchiera, scoprì che molte dame di corte commissionavano messe nere, si facevano prescrivere filtri d amore, veleni, unguenti a base di grasso di neonato per restare giovani. Luigi XVI si adopererà per salvare dallo scandalo la sua amante, la marchesa Montespan accusata dall indovina di tentato omicidio nei confronti di una nobildonna sua rivale, istituendo un tribunale speciale, parallelo all Inquisizione e segreto, presieduto da de La Reynie e chiamato la Camera Ardente (perché i giudici si radunavano in una stanza con i muri ricoperti di veli neri e illuminata da grossi ceri). Durante il processo e sotto tortura, la Voisin confessò di aver organizzato un mercato molto profittevole basato sui bambini: oltre a quelli abortiti perché prova di adulterio, i piccoli nati non desiderati, venivano o storpiati appena nati e venduti a mendicanti, oppure allevati per divenire 10

11 gli amanti di qualche nobile e ricco pervertito. Dei processati ne furono condannati più della metà (alcuni alla deportazione, altri al carcere a vita, altri ancora a morte). Il prete Guibourg non venne mai processato, ma ritenuto responsabile di decine di omicidi rituali di bambini, ai quali aveva tagliato la gola per sacrificarli a Satana; venne rinchiuso nelle segrete di un castello dove rimase, incatenato a una parete, fino alla morte avvenuta quattro anni dopo. Catherine Monvoisin, detta la Voisin, venne condannata a morte e bruciata sul rogo nel Le Streghe di Salem Uno degli ultimi grandi processi per stregoneria fu quello che ebbe luogo a Salem nel Riportiamo parte dell interrogatorio di Martha Carrier, una delle streghe. «[ ] Il magistrato le disse: siete capaci di posare gli occhi su costoro senza buttarle a terra?, ed ella rispose: se io le guarderò, quelle fingeranno. E egli allora riprese: vedete, adesso voi le guardate, ed esse cadono. Allora Martha Carrier sbottò: è tutto falso. Il diavolo è un mentitore. Da che sono entrata in aula, non ho guardato altro che voi. [ ] Il verbale conclude la descrizione della scena con queste parole: le agonie delle tormentate erano così raccapriccianti che non v era più modo di sopportarle, così che l imputata venne fatta uscire, e si ordinò che fossero legati immediatamente mani e piedi; il reverendo Paris chiude il resoconto dell interrogatorio con la seguente nota: non appena essa fu ben bene legata, ecco che le tormentate risentirono un immediato e strano sollievo. Mary Walcot disse al magistrato che quella donna le aveva raccontato che erano quarant anni che faceva la strega». Anna Göldi Nel 1780 Anna Göldi fu assunta per lavorare presso la famiglia Elmer, nella città svizzera di Glarona. Durante le visite presso gli amici Steinmüller, Anna portava con sé la piccola Anna Maria, di soli 7 anni. Il 19 settembre 1781 la bambina, dopo aver mangiato un biscotto offertole da Anna Göldi, rigurgitò uno spillo. Si pensò allora che il biscotto fosse stato stregato, Anna venne quindi accusata di stregoneria e licenziata. La storia, però, non finì qui. Per molto tempo la bambina continuò ad avere strane convulsioni e vennero trovati sempre più spilli nel suo cibo. Le autorità di Glarona iniziarono a cercare la presunta strega, che nel frattempo si era recata dalla sorella Barbara. Venuta a sapere delle accuse, Anna si nascose a Degersheim dove fu assunta come cameriera. Dopo pochi giorni fu arrestata e riportata a Glarona. La donna sostenne di poter curare la bambina. Dopo alcuni massaggi la piccola Anna Maria smise di rigurgitare spilli. Questa guarigione le costò l accusa di stregoneria e la Göldi fu decapitata il 13 giugno del Solo nel 2008 è stata riabilitata dal parlamento cantonale di Glarona. Emmanouel Hasan Un po più conosciuta è la storia di Emmanouel Hasan, giovane mercante ebreo appartenente ad una ricca famiglia ma che condivideva con lui un ampia passione per gli affari e un elevata fede nell allora recente religione protestante. Sembra che in seguito a un affare concluso per lui assai positivamente, ma svantaggioso per il collega, essi abbiano avuto una discussione comportante gravi contrasti tra le rispettive famiglie. Un predicatore cattolico imparentato con il secondo uomo si fa successivamente avanti e in seguito a una seconda discussione, Emmanuel Hasan viene accusato di aver praticato riti di magia nera e muore sul rogo con estrema gioia da parte del popolo che esulta convinto di essersi liberato di una pericolosissima minaccia. Eretici ed Ebrei Fra Dolcino Le notizie storicamente accertate sulla figura e l opera di Dolcino sono incerte. Secondo alcune fonti, il suo vero nome era Davide Tornielli e la sua città natale era Prato Sesia, anche se si colloca convenzionalmente il suo luogo di nascita nell alto novarese. Alcune ricostruzioni posteriori, probabilmente con l unico scopo di screditarlo, sostennero che 11

12 Dolcino fosse il frutto dell unione di una donna del posto con un prete, forse il parroco di Prato Sesia. Nel 1291 Dolcino entrò a far parte del movimento degli Apostolici, guidato da Gherardo Segalelli. La definizione di frate suscita ancora dei dubbi, perché non si è sicuri che egli abbia mai pronunciato i voti religiosi: probabilmente si limitò a definirsi fratello nell ambito del movimento ereticale. Gli Apostolici, sospettati di eresia e già condannati al rogo da papa Onorio IV, furono repressi dalla Chiesa cattolica e il Segalelli fu arso sul rogo nel La predicazione di fra Dolcino si svolse soprattutto nella zona del lago di Garda. Nel 1303, egli conobbe la giovane Margherita Boninsegna, nativa di Cimego, la quale divenne la sua compa gna e lo affiancò nella predicazione. Dolcino si attirò immediatamente le ire della Chiesa per i contenuti della sua predicazione, ostile sia a Roma che a papa Bonifacio VIII. Egli continuò la sua predicazione effettuando vari spostamenti in Italia e venne ospitato fra il Varcellese e la Valsesia. Qui, a causa delle severe condizioni di vita dei valligiani, le promesse di riscatto dei dolciniani furono accolte positivamente. Per questo, approfittando del sostegno armato offerto da Matteo Visconti, nel 1304 Dolcino decise di occupare militarmente la Valsesia e di farne una sorta di territorio franco dove realizzare concretamente il tipo di comunità teorizzato nella propria predicazione. Di qui, il 10 marzo 1306, tutti i seguaci, abbandonati dal Visconti, si concentrarono sul Monte Rubello sopra Trivero (poco distante dal Bocchetto di Sessera, nel Biellese), nella vana attesa che le profezie millenaristiche proclamate da Dolcino si realizzassero. Contro di loro fu schierato l esercito di una vera e propria Crociata, proclamata da Raniero degli Avogadro, vescovo di Vercelli, che coinvolse anche truppe del Novarese. I dolciniani resistettero a lungo, ma, alla fine, provati dall assedio e dalla mancanza di viveri, che la popolazione locale, divenuta oggetto di vere razzie, non poteva né voleva più fornire loro, furono sconfitti e catturati nella settimana santa del Fra Dolcino fu quindi processato a Vercelli e condannato a morte. L Anonimo Fiorentino riferisce che egli rifiutò di pentirsi e proclamò che se lo avessero ucciso sarebbe resuscitato il terzo giorno. Margherita e Longino Cattaneo, luogotenente di Dolcino, furono arsi vivi sulle rive del torrente Cervo, corso d acqua che scorre vicino a Biella (qui secondo la tradizione esiste un isolotto chiamato Margherita ). Un cronista riferisce che Dolcino venne costretto ad assistere al supplizio dell amata e che egli la consolò in modo dolcissimo e tenero. Inversamente, l Anonimo Fiorentino afferma che Margherita fu giustiziata dopo di lui. Dolcino fu condotto su un carro attraverso la città di Vercelli, torturato a più riprese con tenaglie arroventate e gli furono strappati il naso e il pene. Egli sopportò tutto con molta resistenza, senza gridare né lamentarsi. Fu issato sul rogo e arso vivo, probabilmente nell attuale zona del Tribunale di Vercelli. Gli Apostolici vennero fondati da Segalelli nel 1260 circa. Coloro che ne facevano parte conducevano una vita di preghiera e con frequenti digiuni, lavorando o chiedendo la carità, senza praticare il celibato forzoso. La cerimonia di accettazione dei nuovi seguaci prevedeva che si 12

13 spogliassero pubblicamente nudi, per rappresentare la propria nullità davanti a Dio, come aveva fatto San Francesco. Predicavano: l obbedienza alle Scritture, che conduceva alla disobbedienza ai pontefici; la predicazione ambulante dei laici; l imminenza del castigo celeste provocato dalla corruzione dei costumi ecclesiastici; l osservanza dei precetti evangelici e la povertà assoluta. Ovviamente quest ultimo punto in particolare portò l ostilità della Chiesa di Roma e i dolciniani furono accusati di depredazioni e accaparramenti maggiori di quelli strettamente necessari a garantire la loro semplice sopravvivenza. Dolcino espose la sua dottrina in una serie di lettere indirizzate agli Apostolici: egli riteneva che la storia della Chiesa si dividesse in quattro epoche, e che fosse imminente l avvento dell ultima, un tempo finale in cui si sarebbero ristabiliti l ordine e la pace dopo le degenerazioni della Chiesa; annunciò l approssimarsi della fine dei tempi e la discesa dello Spirito sugli apostoli. Alcuni teologi della Riforma videro in Dolcino un loro antesignano e, nella diffusione della Parola di Dio legata alla liberazione del Nord Europa dal giogo papale, l adempimento della sua profezia. Grifolino d Arezzo Grifolino d Arezzo è un personaggio citato da Dante nell Inferno (XXIX, ). Il poeta fiorentino lo colloca nel girone dei fraudolenti, decima bolgia dei falsari, in particolare tra i falsari di metalli, dove dichiara il suo peccato di alchimia. Di lui si hanno alcune citazioni in alcuni documenti storici: fu iscritto alla società dei Toschi a Bologna nel 1258 e venne giustiziato come eretico prima del 1272, probabilmente a Siena. Dante gli fa raccontare una sorta di novella circa la sua fine, dovuta alla promessa non mantenuta di far librare in volo il nobile senese Albero, che si infuriò e tramite il vescovo lo fece accusare di eresia e ardere. Allor si ruppe lo comun rincalzo; e tremando ciascuno a me si volse con altri che l udiron di rimbalzo. Lo buon maestro a me tutto s accolse, dicendo: "Dì a lor ciò che tu vuoli"; e io incominciai, poscia ch ei volse: "Se la vostra memoria non s imboli nel primo mondo da l umane menti, ma s ella viva sotto molti soli, ditemi chi voi siete e di che genti; la vostra sconcia e fastidiosa pena di palesarvi a me non vi spaventi". "Io fui d Arezzo, e Albero da Siena", rispuose l un, "mi fé mettere al foco; ma quel per ch io mori qui non mi mena. Vero è ch i dissi lui, parlando a gioco: "I mi saprei levar per l aere a volo"; e quei, ch avea vaghezza e senno poco, volle ch i li mostrassi l arte; e solo perch io nol feci Dedalo, mi fece ardere a tal che l avea per figliuolo. Ma ne l ultima bolgia de le diece me per l alchìmia che nel mondo usai dannò Minòs, a cui fallar non lece". (Inferno, canto XXIX, ) 13

14 Girolamo da Praga Girolamo da Praga nasce a Praga nel 1370 e muore a Costanza il 30 maggio del 1416 bruciato al rogo come eretico. Studia all Università di Praga, ottiene il titolo di baccelliere nel 1398 e nei successivi tre anni viaggia per l Europa per completare i suoi studi. Al suo ritorno a Praga nel 1401 porta con sé da Oxford scritti di John Wycliff, di cui è fervido sostenitore, e li fa conoscere a Jan Hus. L anno seguente si trova di nuovo a Oxford, dove viene incarcerato per aver propagandato le tesi di Wycliff. Alla sua liberazione, nel 1403, si reca in Palestina, per poi giungere a Parigi nel 1404, dove consegue una laurea alla Sorbona. Per le sue posizioni è guardato con diffidenza e perciò, nel 1406, Girolamo da Praga preferisce stabilirsi a Colonia, dove ottiene la laurea in lettere. Per un discorso da egli pronunciato, nel quale sostiene le tesi di Wycliff e condanna la corruzione della Chiesa, viene espulso da Colonia e costretto a ritornare a Praga (1407). Nel 1410 si appella al re Sigismondo affinché tenti di riformare la Chiesa: viene nuovamente arrestato, stavolta dall arcivescovo di Esztegorm. Si trova a Vienna dove viene interrogato dall Inquisizione. Riesce a fuggire e si reca a Costanza, dove si stava svolgendo il Concilio, per difendere l amico Jan Hus dalle accuse di eresia. Non riesce nel suo intento perché Hus viene arso sul rogo il 6 luglio Allora Girolamo fug ge, ma viene ricondotto quasi subito a Costanza e tenuto in carcere quasi un anno. Il 16 maggio 1416, di fronte ai suoi inquisitori, ritrattò la sua precedente abiura. L umanista Pog gio Bracciolini, presente a Costanza, in questa lettera ci lascia una diretta testimonianza del processo e della condanna a morte sul rogo di Girolamo: «Condotto in pubblico e comandato di rispondere a ciascuna accusa, per lungo tempo si rifiutò di rispondere, affermando di voler prima chiarire la sua posizione piuttosto che rispondere alle accuse specifiche sostenute dai suoi avversari [...]. Negatagli però questa possibilità, così disse di seguito: Che iniquità è questa, che per ben 340 giorni sono stato in un carcere durissimo, in mille brutture, nella sporcizia, nei ceppi, nella mancanza d ogni cosa, mentre voi avete sempre ascoltato i miei accusatori e detrattori, e ora mi volete ascoltare un ora sola? Avendo dato loro udienza per tanto tempo, vi hanno persuaso che io sia eretico, nemico della fede e persecutore della chiesa. Voi avete giudicato nelle vostre menti che io sia un uomo scelleratissimo, prima di aver potuto sapere quale uomo io sia in realtà. Ma io vi ricordo che voi siete uomini, non dei, siete mortali, non immortali, potete trascorrere, errare, essere ingannati e sedotti [...]. Ma essendo stato più volte interrotto dallo strepito e dal rumore di molti, alla fine si decise nel concilio che Girolamo rispondesse principalmente sugli errori dei quali era accusato, e che poi gli fosse concessa la facoltà di poter parlare quanto volesse [...]». Con grande coraggio Girolamo da Praga nega di essere detrattore della Chiesa romana e nemico della religione cristiana, ma viene insultato meschinamente come ipocrita, cane e asino. L udienza viene rimandata di tre giorni ed è concesso al condannato di parlare: egli ricorda le sorti e le condanne di grandi filosofi come Socrate e mentre tutti si attendono che ritratti le sue tesi, Bracciolini ci narra che «alla fine cominciò a lodare un certo Giovanni Hus, che era stato condannato al rogo e diceva che era stato un uomo buono, giusto, santo e non degno di quella morte. Preparato con forte e costante animo a sostenere qualunque sospetto piuttosto che a 14

15 cedere ai suoi nemici, a quei falsi testimoni, i quali non potranno mentire davanti a Dio, quando dovranno render conto delle cose dette. Il dolore dei circostanti era grande e tutti desideravano che gli fosse risparmiata la morte, se veramente fosse stato sincero. Girolamo, perseverante nelle sue convinzioni, lodava quel Giovanni e confermava di non avergli mai sentito dire alcuna cosa contro lo stato della chiesa di Dio, ma contro le perverse consuetudini dei chierici, contro la superbia e la pompa dei prelati, anche devastatori dei beni delle chiese. Dal momento che i beni delle chiese dovevano prima distribuirsi ai poveri, poi ai pellegrini e alla fabbrica delle chiese, non era cosa degna spenderli con le prostitute, nei banchetti, nei cavalli, nei cani, nella pompa dei vestiti e in tante altre cose indegne della religione di Cristo». Gli sono concessi altri due giorni per confessare le sue colpe, ma egli si rifiuta e viene giudicato eretico dal Concilio e condannato al rogo il 30 Maggio 1416: «Al quale venne con fronte gioconda e con viso lieto, non spaventato dal fuoco, non dai tormenti, non dalla morte, e non vi fu mai nessuno stoico che come lui sostenesse la morte con animo così forte e costante. Quando giunse nel luogo del supplizio, si spogliò da solo dei vestiti e, inginocchiatosi, salutò il palo al quale fu poi legato con molte funi e fu stretto, nudo, con una catena. Dopo che gli fu posta intorno al petto e alle reni molta legna, mista a paglia, e fu appiccato il fuoco, Girolamo cominciò a cantare un certo inno, che fu interrotto dal fumo e dalle fiamme». Michele Serveto Verso il 1550 Ginevra si era procurata la fama di città-rifugio per i riformati francesi e italiani costretti a lasciare il loro paese per sfuggire alle persecuzioni. Questo, però, non voleva dire che la città di Calvino avesse accettato il principio della tolleranza e fosse disposta ad accogliere chiunque. Ciò si vide bene al momento in cui esplose il caso Serveto. Teologo e medico, l umanista spagnolo Michele Serveto ( ) nel trattato Gli errori de!a Trinità (1531) aveva negato il dogma trinitario, trovandosi ad essere osteggiato come eretico sia dai cattolici che dai protestanti. Dopo aver girovagato per vent anni in Europa, nell estate del 1553 giunse a Ginevra dove venne arrestato. Avendo rifiutato di ritrattare le sue dottrine antitrinitarie, fu condannato a morte e messo al rogo il 27 ottobre. Calvino ebbe un ruolo decisivo nel persuadere le autorità cittadine a infliggere una condanna a morte esemplare, approvata dalle autorità religiose di tutta Europa. Prima che le fiamme lo avvolgessero, Serveto disse: «O Gesù, figlio dell eterno Dio, abbi pietà di me!». Se invece avesse detto: «Gesù, eterno figlio di Dio» (ammettendo quindi la corisustanzialità del Figlio con il Padre) si sarebbe potuto salvare. Si trattava di un aggettivo messo al posto sbagliato (secondo Calvino): ma per Serveto fu fatale. Questo è il testo della sentenza emessa nel 1553 dai giudici di Ginevra: «E noi, sindaci, giudici dei casi penali in questa città, avendo presenziato al procedimento promosso dinnanzi a noi su istanza del nostro luogotenente contro di voi, Michele Serveto de Villeneuve del paese di Aragona in Ispagna e avendo visto le vostre volontarie e ripetute confessioni e i vostri libri, giudichiamo che voi, Serveto, abbiate per gran tempo propagandato una dottrina falsa e assolutamente eretica, sprezzante di ogni rimostranza e correzione, e che abbiate con ostinazione malvagia e perversa divulgato perfino in libri stampati opinioni contro Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in una parola, contro i principi fondamentali della religione cristiana, e che voi abbiate cercato di provocare uno scisma e di turbare la Chiesa di Dio, per la qualcosa molte anime possono essere state rovinate e perdute, attività orribile, sconvolgente, scandalosa e contagiosa. E voi non avete avuto né orrore di mettervi contro la divina Maestà e la Santa Trinità, cercando sempre con ostinazione di infettare il mondo con il vostro fetido ed eretico veleno. [...] Per queste e altre ragioni, desiderando di purgare la Chiesa di Dio da tale infezione ed eliminare l arto marcio, dopo esserci consigliati con i cittadini e invocato il nome di Dio per emettere un giusto verdetto [...] avendo dinnanzi agli occhi Dio e le Sacre Scritture, parlando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ora per iscritto emettiamo 15

16 la sentenza finale condanniamo voi, Michele Serveto, a essere legato e portato a Champel e là messo al rogo e bruciato assieme ai vostri libri fin ché non sarete che cenere. E così sarà posto fine ai vostri giorni e sarà dato un esempio a coloro che intendessero commettere simili reati». (Abstract tratto da Roland H. Bainton, La lotta per la libertà religiosa, trad. it. F. Medioli Cavara, Il Mulino, Bologna 1963, pp ) Ambrogio Castenario Correva l anno 1568 nell odierno Friuli Venezia Giulia quando a Udine, nel cupo clima di fanatismo religioso, sospetto e repressione verso ogni diverso, venne processato dalla Santa Inquisizione un umile fabbro di origine tedesca, Ambrogio Castenario, la cui unica colpa era stata quella di aver aderito alla riforma luterana. Il processo a Castenario partito dalla denuncia di tal Giuseppe Daciano che, conosciutolo per caso, rimase scosso dalle sue dichiarazioni cominciò il 26 luglio. Ecco, dagli atti del processo, il racconto del loro primo incontro: «con tale occasione vene alla casa mia circa l hore disdotto, venerdì passato, un povero mendico Schiavo delli colli, che va con doi crozole et se doleva de una infermità che haveva in un zenochio, per quanto esso mi mostrava ai segni, et mi dimandava che io lo volesse medicare, ma perché non intendeva la sua lingua schiava, io li dissi che dovesse andar con Dio, donde che lui andò et ritornò da me con la compagnia di questo Thodesco tolto per interprete, per dimandarmi qualche rimedio alla sua infirmità, et perché io havea alcuni libri ivi, ch io studiava un pezzo di Galleno, in foglio grande, questo tal Thodesco, favro, mi disse subito s io studiava la Biblia et io dicendoli de no et insieme interrogandolo se lui la studiava, me rispose de sì et interrogandolo se lui la intende va, rispose de sì, anci disse che facessimo così noi l opere che insegnava la Biblia, come esso l intendeva et secondo lui operava». Esso avvenne, come già detto, casualmente ed effettivamente Ambrogio cominciò a parlar con lui di religione perché gli vide dei libri in casa e lo reputò una persona colta con cui si poteva discutere tranquillamente; ma in poco tempo tra i due uomini nacque un acceso diverbio di carattere teologico, poiché questo fabbro cominciò a fare dichiarazioni che certamente un cattolico mai avrebbe fatto; ad esempio affermò il principio della Sola fide come si evince sempre dagli atti del processo: «mi respose che non degiunava et che non era obligato». Inoltre, parlando della Chiesa Cattolica Romana e delle indulgenze, egli espresse la sua opinione su di esse in modo netto, chiaro e sicuramente inconfondibile: «Che madre, che romana? l è una scrova et non madre, la romana. Et mi a questo, dicendoli et replicandoli: Perché?, non è questa il capo della quale è successore di S. Pietro? Et lui mi respose de no et che S. Pietro non fu mai a Roma et così non voleva conceder questa voce - Chiesa romana madre nostra, ma ben confessava la cattolica [ ] havendoli fatto mentione delle sante indulgentie, per occasione chel venne nel raggionamento, mi disse: Che vi pare? saranno che amazarà suo padre et vera poi una undulgentia et sarà questo tale asolto, vi pare che sia assolto da tal peccato?». Egli infatti, essendo 16

17 protestante, non negava la chiesa universale, ma disprezzava le pretese di superiorità dei papi romani. Come se non bastasse, egli negava la piena presenza di Cristo nell eucaristia; poi, di fronte all affermazione che, essendo tedesco, doveva obbedire all imperatore che appoggiava i cattolici, affermò che anche i re possono sbagliare. La discussione si protrasse per un altra ora buona, vertendo sostanzialmente sull auctoritas della Chiesa nell interpretazione delle Sacre Scritture, ma non approdò a nulla: i due uomini rimasero delle loro rispettive opinioni. Ma la faccenda non finì lì: quel tale, essendo rimasto scandolezzato, informò del fatto il locale ufficio dell Inquisizione e così si aprì il processo. Proprio durante il processo contro il fabbro vi furono altre accuse, di un tale Daniel Candoto, tramite il quale si venne a sapere che Castenario non si comportava neppure da buon cristiano (ovviamente dal punto di vista cattolico): «lui si burla d essa messa et dice che la messa non è bona et che quando noi andemo in chiesa, che noi andemo ad adorar idoli, et mi in specie mai l ho visto a messa [ ] della comunione el dice che li pretti son traditori, perche non dano il ss.mo sacramento si come comandò il nostro Signore nella cena». Candoto, ovviamente, non fu l unico testimone al processo, né queste sono tutte le accuse: infatti si venne poi a sapere che negava il purgatorio, mangiava carne in quadragesima e, infine, che possedeva un volume in tedesco il cui autore era Martin Luther, il monaco ribelle. Alla fine si trovarono così tanti capi d accusa contro di lui che lo si dovette chiamare a giudizio. Ambrogio non negò nulla e si difese con schiettezza e coraggio. Invitato dagli inquisitori ad abiurare, si rifiutò nettamente: «la fede mia è in Christo, et in Christo voglio morir [ ]. Io non voglio tior l honor a Dio et darlo al papa [ ]. Interrogatus, se crede che si debbe honorar le immagine delli santi et della Vergine, dixit: Noi siamo imagine vive de Cristo [ ] cum ei diceretur, che è ostinato, et il demonio tien legata l anima sua, dixit: Si serà la vostra sententia, ma Iddio farà per me et per voi giusta sententia [ ]. Io credo che le opinioni che io ho tenute fin qui sian state buone et christiane, et quelle sian la pura verità». Ambrogio, visto che era fermamente convinto delle sue tesi, venne torchiato più volte, ma, poiché non cedeva e anzi continuava ad esporre le sue idee con ostinata fermezza, venne condannato a morte. Gli atti del processo, nella loro parte finale, scritti dall inquisitore di Aquileia Antonio Dall Occhio, sono tristemente chiari in proposito. In questi si legge: «Ambrosius Castenarius faber, Theutonicus de Curebia ditionis Lubiane, haereticus, alios in suas haereses pertrahere studens, processatur, carceratur, constituitur, pertinax et impenitens invenitur in suis haeresibus; de nocte in loco carceris strangulatur, eiusque cadaver extra portam Cussignaci humatur (die 2 novembris 1568)». Queste parole, tradotte in italiano, ci informano che il povero fabbro, dopo essere stato processato e incarcerato, venne strangolato in prigione perché non si era pentito delle sue idee il 2 Novembre Menocchio Domenico Scandella, detto Menocchio, era un mugnaio del Friuli, processato e giustiziato per eresia dall Inquisizione. Menocchio non era analfabeta, tanto che ricoprì la carica di podestà nel suo paese, Montereale, e in altri vicini. A causa di una denuncia da parte di un prete del luogo circa la sua presunta eresia, venne interrogato per la prima volta il 7 febbraio 1584, dopo essere stato imprigionato a Concordia per ordine del francescano Felice da Montefalco, inquisitore di Aquileia e Concordia. In questo interrogatorio e in quelli che seguirono espose le sue particolari teorie: sosteneva che all inizio il mondo era come il latte quando caglia, cioè un gran caos, da dove nacquero, come i vermi, Dio e i quattro arcangeli (Lucifero, Gabriele, Michele, Raffaele); Maria non era vergine, ma era chiamata così perché era stata nel tempio delle vergini. Menocchio si scagliò contro la Chiesa e il clero, contro il monopolio ecclesiastico dell interpretazione della Bibbia, contro i sacramenti (tranne l eucaristia); appoggiò i principi della Sola fide, della Sola scriptura e fu favorevole al sacerdozio universale dei fedeli. Negò sempre 17

18 di aver appreso le sue teorie da altri, affermando di averle elaborate partendo dai Via&i di Sir John Mandevi!e, una sorta di milione. Il 17 maggio 1584 fu condannato come eretico ed eresiarca al carcere a vita. Dopo due anni di detenzione il figlio, Ziannuto Scandella, presentò una supplica, che venne accolta a causa della buona condotta tenuta in carcere da Menocchio, delle difficoltà della sua famiglia e della sua ca gionevole salute. Menocchio fu quindi liberato, con l obbligo però di restare a Montereale e di portare l abitello d infamia, ovvero la divisa degli eretici, una veste gialla recante due grandi croci rosse sul petto e sulla schiena. Menocchio, però, continuò a parlare delle sue teorie sebbene sapesse che l Inquisizione l avrebbe punito. Egli non temeva l Inquisizione e non tentò di fuggire a Ginevra; diceva di essere vecchio e solo al mondo (infatti non a veva più un buon rapporto con i figli e Ziannuto era morto). L Inquisizione venne a sapere di ciò e riprese i procedimenti contro di lui. Venne infine condannato a morte. Sappiamo anche che l esecuzione venne preceduta da tortura, durante la quale Menocchio continuò a negare di aver appreso le sue teorie. Un documento notarile del 26 gennaio 1600 definiva Menocchio defunto, quindi l esecuzione deve essere avvenuta poco prima. Giordano Bruno «La qual natura (come devi sapere) non è altro che dio nelle cose». Il ritorno di Bruno in Italia Perché mai, nell autunno del 1591, Giordano Bruno, ricevuto a Francoforte l invito del nobile Giovanni Mocenigo di venire a Venezia, abbia accettato di tornare in Italia dalla quale si era allontanato nel 1578 per sfuggire a un processo di eresia aperto a Napoli nel 1576 e dopo aver abiurato il cattolicesimo aderendo al calvinismo è questione dibattuta che non troverà soluzione. Esclusa dai più l ipotesi del Bartholmèssè di un ritorno nostalgico nella terra che gli diede i natali, ha maggior credito quella dello Spampanato che individua nella relativa liberalità della Repubblica veneta l illusione coltivata dal filosofo di poter vivere e insegnare in terra veneziana senza subire persecuzioni. Un altra ipotesi ancora pretende che Bruno si proponesse di diffondere una religione priva di dogmi, che mantenesse solo la funzione politico-sociale del cristianesimo e che fosse in grado di superare i fossati religiosi e politici che dividevano l Europa, in nome di un platonismo erasmiano che formasse la base comune di una concordia universale. A parte il relativo disinteresse di Bruno verso i problemi strettamente religiosi, resta da capire come il filosofo potesse realmente credere che una tale operazione messianica avrebbe potuto essere diffusa senza subire una repressione da parte dell Inquisizione. Bruno forse credeva di poter conquistare la gerarchia ecclesiastica romana anche attraverso le tecniche magiche descritte, ad esempio, nel De vinculis. È certo che Bruno affermò all inquisitore veneto di essere stato, prima dell arresto, in procinto di ripartire per Francoforte per farsi stampare delle opere da presentare, insieme con altre, «alli piedi de Sua Beatitudine, la qual ho inteso che ama li virtuosi, et esporli il caso mio, et veder de ottener l absolutione di excessi et gratia di poter viver in habito clericale 18

19 fuori della religione». Una scelta di vita tranquilla, dopo tante temperie, da dedicare agli studi e all insegnamento, dunque, fu la spiegazione data, non si sa con quanta sincerità, dallo stesso Bruno. A Venezia si ferma pochi giorni e parte per Padova, dove risiede il suo allievo Girolamo Besler, tedesco di Norimberga, con il quale avrebbe continuato studi di natura cabalistica, e dove spera di occupare la cattedra, resasi vacante, di matematica. Alla fine del marzo 1592 torna a Venezia, ospite del Mocenigo, al quale avrebbe promesso di metterlo a parte delle sue conoscenze sull arte della memoria, la mnemotecnica, di gran moda in quello scorcio del Cinquecento, dopo gli antichi, anticipatori studi del Lullo. L arresto Mocenigo non era soddisfatto del profitto che ricavava dagli insegnamenti di Bruno, forse perché pensava che il filosofo non volesse metterlo a parte delle sue conoscenze. Questo si dovrebbe dedurre dall insistenza con la quale il nobile cercò di trattenerlo, soprattutto quando il filosofo gli comunicò la sua intenzione di partire per Francoforte, e dalla violenza che usò, la notte del 22 maggio 1592, facendolo rinchiudere dai suoi servitori in un solaio. Il giorno dopo Mocenigo mise per iscritto una denuncia contro il Bruno che consegnò subito alla Santa Inquisizione in Venezia nella persona di Giovan Gabriele di Saluzzo. Vi riportò accuse gravissime: Bruno avrebbe sostenuto «che è biastemia grande quella de cattolici il dire che il pane si transustantii in carne; che lui è nemico della messa; che niuna religione gli piace; che Christo fu un tristo et che, se faceva opere triste di sedur popoli, poteva molto ben predire di dover esser impicato; che non vi è distintione in Dio di persone, et che questo sarebbe imperfetion in Dio; che il mondo è eterno, et che sono infiniti mondi, et che Dio ne fa infiniti continuamente, perché dice che vuole quanto che può; che Christo faceva miracoli apparenti et che era un mago, et così gl appostoli, et che a lui daria l animo di far tanto, et più di loro; che Chisto mostrò di morir mal volentieri, et che la fuggì quanto che puoté; che non vi è punitione de peccati, et che le anime create per opera della natura passano d un animal in un altro; et che come nascono gli animali brutti di corrutione, così nascono anco gli huomini, quando doppo i diluvi ritornano a nasser. Ha mostrato dissegnar di voler farsi autore di nuova setta sotto nome di nuova filosofia; ha detto che la Vergine non può haver parturito, et che la nostra fede catholica è tutta di bestemie contro la maestà di Dio; che bisognarebbe levar la disputa e le entrate alli frati, perché imbratano il mondo, che sono tutti asini, et che le nostre openioni sono dotrine d asini; che non habbiamo prova che la nostra fede meriti con Dio; et che il non far ad altri quello che non voressimo che fosse fatto a noi basta per ben vivere; et che se n aride di tutti gl altri peccati; et che si meraviglia come Dio supporti tante heresie di catholici. Dice di voler attendere all arte divinatoria, et che si vuole far correre dietro tutto il mondo; che san Tommaso et tutti li dottori non hanno saputo niente a par di lui, et che chiariria tutti i primi theologhi del mondo, che non sapriano rispondere [...]». La stessa sera del 23 maggio Giordano Bruno è prelevato dalle guardie dalla casa del Mocenigo e trasferito nelle carceri del Sant Uffizio di San Domenico di Castello. In questo carcere, non più esistente e che sorgeva nell attuale via Garibaldi, Bruno divide la cella con altri sette detenuti. Il processo veneziano Dopo una seconda denuncia di Mocenigo, che non aggiunge nulla di nuovo alle accuse già formulate, e gli interrogatori del Capo del Consiglio dei Dieci, Matteo d Avanzo e dei librai Giovan Battista Ciotti e Giacomo Brictano, il 26 maggio 1592 è la volta di Bruno, che racconta del litigio col Mocenigo e inizia a narrare la sua vita, ricordando come fosse stato ordinato frate domenicano e anche di essere stato processato due volte a Napoli dall Ordine e di aver deposto l abito. Il 29 maggio Mocenigo presenta una terza denuncia, il cui elemento nuovo è che a Bruno «piacevano assai le donne, et che non havea arivato ancora al numero di quelle di Salamone; et che la Chiesa faceva un gran peccato nel far peccato con quello con che si serve così bene alla natura». Il 30 maggio, Bruno conclude la narrazione della sua vita, passata in gran parte in 19

20 Svizzera, Inghilterra e Germania, ove tace particolari compromettenti, come la sua conversione al calvinismo; dopo le tre denunce e i due interrogatori, i capi di accusa a suo carico sono: - avere opinioni contrarie alla fede cattolica; - avere opinioni eretiche sulla Trinità, la divinità e l incarnazione di Cristo; - avere opinioni eretiche su Cristo; - avere opinioni eretiche sull eucaristia e la messa; - credere nell esistenza e nell eternità di più mondi; - credere nella metempsicosi; - praticare la divinazione e la magia; - non credere nella verginità di Maria; - essere lussurioso vivere al modo degli eretici protestanti. Il 2 giugno, Bruno presenta la lista scritta di tutte le sue opere, difendendosi dalle diverse accuse di eresia con il distinguere la sua attività intellettuale di filosofo, fondata dall uso della ragione, dalle opinioni che un cristiano deve tenere per fede: «La materia de tutti questi libri, parlando in generale, è materia filosofica et, secondo l intitulation de detti libri, diversa, come si può veder in essi: nelli quali tutti io sempre ho diffinito filosoficamente et secondo li principii et lume naturale, non havendo riguardo principal a quel che secondo la fede deve essere tenuto; et credo che in essi non si ritrova cosa per la quale possa esser giudicato, che de professo più tosto voglia impugnar la religione che essaltar la filosofia, quantonque molte cose impie fondate nel lume mio naturale possa haver esplicate». Gli ultimi anni Il 27 febbraio 1593 Bruno è rinchiuso nelle carceri romane del Palazzo del Sant Uffizio. Alla luce dei nuovi testi del filosofo, l Inquisizione conferma le accuse e ne aggiunge di nuove. Giordano Bruno fu probabilmente torturato alla fine di marzo 1597, secondo la decisione della Congregazione presa il 24 marzo. Giordano Bruno non rinnegò i fondamenti della sua filosofia: ribadì l infinità dell universo, la molteplicità dei mondi, il moto della Terra e la non generazione delle sostanze («queste non possono essere altro che quel che sono state, né saranno altro che quel che sono, né alla loro grandezza o sostanza s aggionge mai, o mancarà ponto alcuno, e solamente accade separatione, e congiuntione, o compositione, o divisione, o translatione da questo luogo a quell altro». A questo proposito spiega che «il modo e la causa del moto della terra e della immobilità del firmamento sono da me prodotte con le sue raggioni et autorità e non pregiudicano all autorità della divina scrittura». All obiezione dell inquisitore, che gli contesta come nella Bibbia sia scritto che la «Terra stat in aeternum» e il sole nasce e tramonta, risponde che vediamo il sole «nascere e tramontare perché la terra se gira circa il proprio centro»; alla contestazione che la sua posizione contrasta con «l autorità dei Santi Padri», risponde che quelli «sono meno de filosofi prattichi e meno attenti alle cose della natura». Bruno sostiene che la terra è dotata di un anima, che le stelle hanno natura angelica, che l anima non è forma del corpo; come unica concessione, è disposto ad ammettere l immortalità dell anima umana. 20

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