Atti Parlamentari 81 Camera dei Deputati. generali di rilancio dell economia, ma anche e soprattutto ad esigenze di carattere sociale;

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1 Atti Parlamentari 81 Camera dei Deputati generali di rilancio dell economia, ma anche e soprattutto ad esigenze di carattere sociale; in assenza di finanziamenti specifici o di incentivi è però evidente che gli enti gestori non sono in condizione di intervenire sul proprio patrimonio, in quanto, contrariamente al privato proprietario, non hanno nessuna possibilità di recuperare l investimento, né attraverso un aumento dell affitto (vietato dalle leggi regionali che regolano il settore), né attraverso il risparmio conseguito; si paventa il rischio che il piano anticrisi per il rilancio dell economia del paese possa lasciare indietro proprio i soggetti deboli, destinatari di azioni specifiche di troppo debole impatto (social card), ma esclusi da altre azioni ben più strutturali; il provvedimento collega il diritto alla fruizione del bonus fiscale sull acquisto di mobili ed elettrodomestici alla contestuale possibilità di usufruire della deduzione del 36 per cento prevista per le ristrutturazioni edilizie, recentemente prorogata al 2011; questo comporta l applicabilità del diritto al bonus alle sole famiglie proprietarie di alloggio, in possesso di un reddito tale che consente di affrontare contestualmente la spesa della ristrutturazione e quella del rinnovo degli arredi della casa, cioè a persone che sarebbero state probabilmente in condizione di fare a meno del bonus: con risultati sicuramente non significativi sul piano della crescita del settore industriale in crisi; fra gli inquilini del patrimonio in affitto (in particolare quello di edilizia sociale) ci sono i ceti più deboli e gli anziani: investire in questo settore sarebbe per lo Stato non solo un obbligo di solidarietà sociale (e un dovere costituzionale), ma anche un investimento con notevoli rientri dal punto di vista dei risparmi sulla spesa sanitaria (in altri paesi questi conti sono stati fatti) e dei consumi in altri settori, a valutare l opportunità di individuare nell immediato futuro formule di incentivo al recupero energetico del patrimonio residenziale in affitto, di estensione del regime agevolato dell IVA per la riqualificazione del patrimonio di edilizia pubblica e l estensione del diritto al bonus per rinnovo arredamento a tutti gli aventi diritto sulla base di plafond di reddito da individuare da parte delle regioni. 9/2187-A/90. Ciocchetti, Dionisi. il comma 7 dell articolo 1 del provvedimento prevede la rideterminazione della misura dell incentivo per le installazioni degli impianti a GPL e a metano sugli autoveicoli euro 0 e agli attuali standard di emissione, di cui all articolo 29, comma 9, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31; l agevolazione nella misura di 500 euro per le installazioni di impianti a GPL e 650 euro per quelli a metano, decorre dal 7 febbraio 2009 ed opera nei limiti dell autorizzazione di spesa di 100 milioni di euro per il 2009, fissata dall articolo 2, comma 59, del decreto-legge n. 262 del 2006 e successivamente incrementata dall articolo 29, comma 8, del citato decretolegge n. 248 del 2007; l incremento della misura dell incentivo rappresenta un passo in avanti verso l indirizzo di politiche di sostegno al settore dell alimentazione alternativa ma non risolve del tutto le sofferenze che gravano sul completo sviluppo del segmento dei carburanti gassosi, che rappresenta una significativa opportunità per il mercato soprattutto nell attuale contesto di congiuntura economica negativa, in particolare per il segmento delle imprese del mercato cosiddetto after market;

2 Atti Parlamentari 82 Camera dei Deputati nel 2008 secondo le stime conosciute si sono riscontrati notevoli incrementi nelle conversioni after market e, considerando complessivamente anche il mercato del primo impianto, il settore ha coinvolto circa autoveicoli per il GPL e più di per quanto riguarda il parco metano; il settore, che secondo le previsioni prevede un incremento sostanziale del trend per i prossimi anni e rappresenta una significativa opportunità per sostenere le politiche di rispetto ambientale che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi fissati a Kyoto sulle emissioni inquinanti, necessità di misure aggiuntive che ne permettano il completo sviluppo e in particolare il sostegno agli operatori after market di operare in regime di concorrenza leale nei confronti del mercato del primo impianto, per il quale è previsto un incentivo pari a 1500 euro per l acquisto di nuove autovetture; risulterebbe opportuno inoltre garantire un sistema di liquidità maggiore per gli operatori after market in modo tale da permettere l acquisto di più impianti e rispondere meglio alla domanda di mercato, : ad adottare ulteriori iniziative volte: a valutare l introduzione di misure allo scopo di aumentare l eco-incentivo per la conversione dell alimentazione degli autoveicoli con carburanti ecologici per le auto già immatricolate, al fine di evitare l attuale sperequazione economica nella fissazione della quota di incentivo tra i consumatori after market e quelli del segmento primo impianto; a favorire misure di sostegno nei confronti degli installatori di impianti a GPL o metano che prevedano in particolare la possibilità di consentire il credito d imposta a banche ovvero a società finanziarie al fine di consentire maggiore liquidità da poter investire nell acquisto di più impianti. 9/2187-A/91. Libè. le industrie creative sono un motore di sviluppo economico e sociale, che favoriscono la creazione di ricchezza e posti di lavoro, promuovendo l inclusione sociale, la diversità culturale e lo sviluppo umano; il prodotto creativo è considerato sempre più asset di competitività, sia a livello nazionale che a livello territoriale, laddove le regioni guardano con sempre maggiore interesse a settori come la moda e come l audiovisivo, capaci di generare importanti indotti anche attraverso l attivazione di filiere parallele ad esempio il turismo, : ad adottare una legislazione organica in materia di industria creativa che dia una definizione certa e gli strumenti necessari per essere uno dei settori per il rilancio dell economia del nostro paese; ad adottare interventi mirati affinché siano supportate le PMI creative, attraverso il sostegno finanziario e fiscale, la formazione e il supporto allo start-up anche attraverso la promozione di una sinergia tra PMI creative soprattutto nella direzione dell innovazione e dell export. 9/2187-A/92. Peluffo. il quadro strategico nazionale prevede un programma straordinario speciale nazionale per il recupero economico e produttivo di siti industriali Inquinati e che, nell ambito di tale programma, sono stati individuati in linea prioritaria 26 siti; nei 26 siti individuati come priorità c erano (e ci sono) la laguna di Grado e Marano (area in cui è compreso il complesso industriale chimico di Torviscosa) e l area ex depositi petroliferi di Trieste;

3 Atti Parlamentari 83 Camera dei Deputati l intervento, in particolare nell area industriale di Torviscosa, era ed è necessario per avviare il risanamento e il rilancio del polo chimico in cui opera la Chimica Caffaro Spa, azienda in crisi che interessa l intera zona del Basso Friuli e che, tra diretto e indotto, alimenta circa mille posti di lavoro; fonti giornalistiche locali hanno riportato la notizia che, recentemente, il CIPE avrebbe destinato ad altri interventi tali risorse, privando così i siti di Torviscosa e di Trieste dei mezzi necessari per avviare il risanamento ambientale indispensabile nel caso di Torviscosa al rilancio del polo chimico e alla possibile salvezza della Caffaro e dei circa mille posti di lavoro collegati al citato insediamento industriale; non molti giorni fa il ministro dello sviluppo economico, durante una visita nella regione Friuli-Venezia Giulia, aveva manifestato la volontà sia ai rappresentanti dell azienda Caffaro, sia ai rappresentanti delle istituzioni locali e del sindacato di intervenire per ricercare tutte le possibili soluzioni per salvare il polo chimico di Torviscosa che è il terzo per importanza in Italia; il settore chimico ridefinito anche nel quadro di una sostenibilità ambientale ha una valenza strategica per il rilancio complessivo del sistema produttivo italiano e per le ricadute economiche e sociali ad esso collegate, a costituire urgentemente un tavolo nazionale, coinvolgendo la regione Friuli- Venezia Giulia, le istituzioni locali e le rappresentanze economiche e sociali interessate, per definire concreti interventi finalizzati all attivazione di un accordo di programma per il risanamento ambientale nell ambito di un piano di ristrutturazione e di sviluppo nazionale del comparto chimico del sito industriale di Torviscosa e per il rilancio del polo chimico che ricomprende le industrie Caffaro e le attività produttive e di servizio collegate. 9/2187-A/93. Strizzolo, Maran, Rosato, Monai, Cuperlo, Compagnon. da vari anni, all attività ispettiva degli organi di controllo statali si è affiancata l opera di varie società private (oramai alcune centinaia) che svolgono delle attività ispettive relative alla sicurezza di macchine ed impianti sui luoghi di lavoro, per conto dello Stato; il decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001 ha disciplinato l attività di società private, chiamati organismi di ispezione abilitati dal Ministero dello sviluppo economico. Il personale di questi organismi opera con la qualifica di incaricato di pubblico servizio e, nel caso in cui il verbale della loro ispezione riporti un esito negativo, questi segnalano il fatto di rilevanza penale all U.P.G. competente; in questi giorni, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali è in fase di predisposizione la bozza del decreto di modifica del decreto legislativo n. 81 del 2008 (Testo unico sulla sicurezza). Tale decreto è espressamente previsto dalla legge n. 123 del Nella bozza del decreto, a quanto si apprende, si prevede che venga abrogato il decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001 e che le verifiche degli impianti siano assegnate all Ispesl ed alle Asl creando così una situazione di privilegio per detti soggetti rispetto agli altri organismi oggi abilitati; l Autorità garante della concorrenza e del mercato già si era espressa, negli anni passati, con una comunicazione al Governo nella quale faceva presente che «l attribuzione all Ispesl ed alle Asl di attività di verifica, unitamente alle funzioni di vigilanza e controllo sulle verifiche stesse, appare limitare l efficacia stessa dell attività di controllo, potendo la stessa

4 Atti Parlamentari 84 Camera dei Deputati risultare condizionata da un potenziale conflitto di interessi e di conseguenza non essere svolta in modo imparziale. Inoltre, non appare conforme ai principi posti a tutela della concorrenza la circostanza che un soggetto istituzionalmente preposto all esercizio di compiti di vigilanza possa svolgere, nella stessa materia, attività di verifica in concorrenza con altri soggetti»; nell ipotesi di abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001 si arresterebbe il processo di liberalizzazione iniziato, con il rischio che si configuri la seguente situazione: una riduzione dell occupazione sul territorio poiché il personale degli organismi abilitati, oggi in attività, perderebbe il proprio lavoro; un aumento dei costi aziendali per le certificazioni che, in un momento di crisi come quello attuale, equivale a sottrarre risorse indispensabili al mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali delle aziende stesse, poiché le tariffe applicate dalle Asl sono maggiori rispetto a quelle praticate dagli organismi abilitati, soggetti alla libera concorrenza; una conseguente riduzione dei controlli in materia di sicurezza sul lavoro nei settori in cui sono maggiori gli infortuni (ad esempio nei cantieri) poiché le Asl si dedicheranno alle verifiche periodiche degli impianti, pagate dal datore di lavoro, sottraendo risorse ai controlli in materia di sicurezza sul lavoro, a valutare, anche attraverso una consultazione con le parti sociali e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, gli effetti eventualmente derivanti dall abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001, al fine di evitare ripercussioni negative in termini di perdita di competitività e quote di mercato da parte delle imprese che operano ai sensi di detto decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001, con inevitabili conseguenze negative in termini occupazionali, rese ancor più preoccupanti anche alla luce dell attuale crisi economica che sta attraversando il nostro Paese. 9/2187-A/94. Toccafondi, Vignali. il decreto-legge in esame reca tra l altro misure in favore dei distretti produttivi e delle aggregazioni tra imprese; la creazione di forme di collaborazione tra imprese operanti in uno specifico territorio è essenziale per lo sviluppo delle attività economico-commerciali, per ovviare alla generale piccola-media dimensione del tessuto produttivo nazionale e per favorire la crescita nell attuale periodo di crisi mondiale; il turismo è senz altro tra i potenziali fattori di sviluppo economico ed occupazionale per l intero Paese e, più nello specifico, può avere un ruolo decisivo anche per la crescita dei livelli occupazionali nel Mezzogiorno, ma finora le forme di aggregazione previste per il settore (i sistemi turistici locali di cui all articolo 5 della legge n. 135 del 2001) hanno avuto solo una parziale applicazione a macchia di leopardo da parte delle regioni, : ad avviare un attento monitoraggio sui risultati derivanti dall attuazione della disciplina dei sistemi turistici locali di cui alla legge n. 135 del 2001 in modo da valutare, ove necessario, l opportunità di nuovi interventi legislativi o regolamentari volti a potenziarne l efficacia; a valutare l ipotesi di ulteriori e specifici interventi, analoghi a quelli di tipo fiscale previsti dal provvedimento in esame per i distretti produttivi, che siano finalizzati al rafforzamento del turistico. 9/2187-A/95. Cosenza.

5 Atti Parlamentari 85 Camera dei Deputati il disegno di legge in esame prevede misure volte a sostenere il settore auto e ad incentivare l acquisto e l uso di mezzi di trasporto meno inquinanti; dal punto di vista strettamente ambientale, bisogna considerare che nelle aree urbane più grandi, dove il problema congestione e inquinamento rappresenta una vera e propria emergenza quotidiana, più che puntare sul ricambio del parco autovetture meno inquinanti, è necessario indirizzarsi con decisione verso una incentivazione del trasporto pubblico e in particolare il suo svecchiamento, introducendo autobus a metano ed elettrici, e verso una mobilità alternativa e più sostenibile; peraltro, le limitazioni nell accesso nei centri urbani per i veicoli più vecchi, già introdotte in diversi grandi centri urbani, pensiamo a Milano e Roma, hanno prodotto già un consistente ricambio delle autovetture; il fondo per la mobilità sostenibile, previsto dall articolo 1, comma 1121, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è strumento indispensabile per le politiche finalizzate ad incentivare la mobilità urbana ecosostenibile nelle aree urbane; il fondo finanzia diversi interventi tra i quali: a) il potenziamento e l aumento dell efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo a quelli meno inquinanti e a favore dei comuni a maggiore crisi ambientale; b) l incentivazione dell intermodalità; c) la valorizzazione degli strumenti del mobility management e del car sharing; d) la riorganizzazione e razionalizzazione del settore di trasporto e consegna delle merci, attraverso la realizzazione di centri direzionali di smistamento che permetta una migliore organizzazione logistica, nonché il progressivo obbligo di utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale; e) la realizzazione e potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, gpl, elettrica e idrogeno; f) la promozione di reti urbane di percorsi destinati alla mobilità ciclistica, ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere l integrazione della dotazione del fondo per la mobilità sostenibile, quale fondamentale strumento di finanziamento a disposizione delle grandi aree urbane per interventi finalizzati alla riduzione dell inquinamento atmosferico e per lo sviluppo della mobilità urbana a minore impatto ambientale. 9/2187-A/96. Mura. il disegno di legge in esame prevede misure volte a sostenere il settore auto e ad incentivare l acquisto e l uso di mezzi di trasporto meno inquinanti; dal punto di vista strettamente ambientale, bisogna considerare che nelle aree urbane più grandi, dove il problema congestione e inquinamento rappresenta una vera e propria emergenza quotidiana, più che puntare sul ricambio del parco autovetture meno inquinanti, è necessario indirizzarsi con decisione verso una incentivazione del trasporto pubblico e in particolare il suo svecchiamento, introducendo autobus a metano ed elettrici, e verso una mobilità alternativa e più sostenibile; peraltro, le limitazioni nell accesso nei centri urbani per i veicoli più vecchi, già introdotte in diversi grandi centri urbani, pensiamo a Milano e Roma, hanno prodotto già un consistente ricambio delle autovetture; il fondo per la mobilità sostenibile, previsto dall articolo 1, comma 1121, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è strumento indispensabile per le politiche finalizzate ad incentivare la mobilità urbana ecosostenibile nelle aree urbane;

6 Atti Parlamentari 86 Camera dei Deputati il fondo finanzia diversi interventi tra i quali: a) il potenziamento e l aumento dell efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo a quelli meno inquinanti e a favore dei comuni a maggiore crisi ambientale; b) l incentivazione dell intermodalità; c) la valorizzazione degli strumenti del mobility management e del car sharing; d) la riorganizzazione e razionalizzazione del settore di trasporto e consegna delle merci, attraverso la realizzazione di centri direzionali di smistamento che permetta una migliore organizzazione logistica, nonché il progressivo obbligo di utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale; e) la realizzazione e potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, gpl, elettrica e idrogeno; f) la promozione di reti urbane di percorsi destinati alla mobilità ciclistica, a valutare l adozione di ulteriori iniziative volte a prevedere l integrazione della dotazione del fondo per la mobilità sostenibile, quale fondamentale strumento di finanziamento a disposizione delle grandi aree urbane per interventi finalizzati alla riduzione dell inquinamento atmosferico e per lo sviluppo della mobilità urbana a minore impatto ambientale. 9/2187-A/96. (Testo modificato nel corso della seduta) Mura. il disegno di legge in esame introduce incentivi per la sostituzione del parco circolante di autoveicoli, attraverso la rottamazione di autoveicoli più inquinanti e la contestuale sostituzione con auto «euro 4» ed «euro 5»; dette autovetture, per poter effettivamente abbattere le emissioni più inquinanti e in particolare le pericolose «polveri sottili», devono avere installato un filtro antiparticolato in grado di trattenere dette polveri; con precedenti provvedimenti di incentivazione alla rottamazione con conseguente sostituzione di autoveicoli meno inquinanti, si è verificato che auto benché immatricolate come «euro 4» erano sprovviste del filtro antiparticolato e quindi, paradossalmente, bloccate nei giorni di divieto di circolazione al pari delle autovetture più vecchie; in numerosi casi, quindi, venivano vendute autovetture «ecologiche» sprovviste però di filtro antiparticolato, che doveva quindi essere successivamente acquistato e montato a spese dell acquirente stesso, ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere e specificare che gli autoveicoli alimentati a gasolio, oggetto degli incentivi, debbano essere già provvisti dalla fabbrica del relativo filtro antiparticolato, evitando così che l installazione di detto filtro rimanga a carico dell acquirente. 9/2187-A/97. Barbato. il disegno di legge in esame dispone incentivi per la rottamazione di autoveicoli più inquinanti e la contestuale sostituzione con autoveicoli «euro 4» ed «euro 5»; detti incentivi sono peraltro maggiorati in caso di acquisto di veicoli con alimentazione, esclusiva o doppia, a gas metano o elettrica; la vera diffusione e commercializzazione dei motori elettrici, e soprattutto a metano, dipenderà però sempre di più dalle rispettive reti di distribuzione (colonnine di ricarica e stazioni di rifornimento) presenti sul nostro territorio; la vettura a metano, infatti, si vende bene là dove c è una sufficiente rete distributiva. Ci sono regioni, come la Cam-

7 Atti Parlamentari 87 Camera dei Deputati pania, dove è presente una sola pompa di metano, mentre in Sardegna sono totalmente assenti; è fondamentale e indispensabile quindi dare un forte impulso alla rete di rifornimento, se si vuole realmente dare efficacia ai suddetti incentivi; allo stato attuale infatti, se non si interviene in questa direzione, l effetto risulta essere quello per cui si approfitta del bonus per l acquisto di autovetture ecologiche a doppia alimentazione benzina/metano, continuando indisturbati ad andare a benzina, a dare un forte impulso, anche attraverso appositi accordi di programma con gli enti locali coinvolti e le associazioni e le categorie interessate, allo sviluppo della rete di distribuzione sul territorio nazionale di carburanti per autotrazione a minor impatto ambientale, con particolare riferimento al metano, e all alimentazione elettrica. 9/2187-A/98. Palagiano. il disegno di legge in esame dispone misure volte a sostenere il comparto auto e ad incentivare l acquisto e l uso di mezzi di trasporto meno inquinanti; nelle aree urbane più grandi e maggiormente inquinate, accanto al problema relativo alla riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dalle autovetture circolanti, si affianca l esigenza ineludibile di incentivare forme di mobilità alternativa più sostenibile, il potenziamento del trasporto pubblico e la riduzione progressiva del trasporto privato, il tutto per favorire il decongestionamento e la riduzione dei gas inquinanti nelle nostre città; proprio per favorire e incentivare la riduzione di autoveicoli e contestualmente favorire politiche di mobilità sostenibile a vantaggio del trasporto pubblico, la legge finanziaria per il 2007, e successivamente il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito nella legge 28 febbraio 2008, n. 31, avevano disposto in alternativa, a fronte della rottamazione dell autoveicolo senza contestuale acquisto di uno nuovo, la possibilità di beneficiare del bonus rottamazione per ottenere il totale rimborso dell abbonamento al trasporto pubblico locale per tre anni, oppure di beneficiare di un contributo di 800 euro per aderire alla fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing); ricordiamo che l auto condivisa (car-sharing) è un servizio che permette di utilizzare un automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio e pagando in ragione dell utilizzo fatto; è un servizio molto utile, presente da anni in molte città europee e da qualche anno anche in diverse città italiane (Firenze, Bologna, Roma, Genova, Torino, Rimini, Modena, eccetera), favorisce comportamenti individuali più razionali nell uso dell automobile, e ha effetti positivi in termini di riduzione dell inquinamento e soprattutto di riduzione della congestione prodotta dal traffico veicolare nei centri urbani, a prevedere con particolare riferimento alle aree urbane interventi miranti ad incentivare il trasporto pubblico locale e una mobilità alternativa, anche attraverso la riproposizione di importanti strumenti, quali il rimborso dell abbonamento al trasporto pubblico locale e un contributo ai fini della fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing). 9/2187-A/99. Razzi. il disegno di legge in esame dispone misure volte a sostenere il comparto auto

8 Atti Parlamentari 88 Camera dei Deputati e ad incentivare l acquisto e l uso di mezzi di trasporto meno inquinanti; nelle aree urbane più grandi e maggiormente inquinate, accanto al problema relativo alla riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dalle autovetture circolanti, si affianca l esigenza ineludibile di incentivare forme di mobilità alternativa più sostenibile, il potenziamento del trasporto pubblico e la riduzione progressiva del trasporto privato, il tutto per favorire il decongestionamento e la riduzione dei gas inquinanti nelle nostre città; proprio per favorire e incentivare la riduzione di autoveicoli e contestualmente favorire politiche di mobilità sostenibile a vantaggio del trasporto pubblico, la legge finanziaria per il 2007, e successivamente il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito nella legge 28 febbraio 2008, n. 31, avevano disposto in alternativa, a fronte della rottamazione dell autoveicolo senza contestuale acquisto di uno nuovo, la possibilità di beneficiare del bonus rottamazione per ottenere il totale rimborso dell abbonamento al trasporto pubblico locale per tre anni, oppure di beneficiare di un contributo di 800 euro per aderire alla fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing); ricordiamo che l auto condivisa (car-sharing) è un servizio che permette di utilizzare un automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio e pagando in ragione dell utilizzo fatto; è un servizio molto utile, presente da anni in molte città europee e da qualche anno anche in diverse città italiane (Firenze, Bologna, Roma, Genova, Torino, Rimini, Modena, eccetera), favorisce comportamenti individuali più razionali nell uso dell automobile, e ha effetti positivi in termini di riduzione dell inquinamento e soprattutto di riduzione della congestione prodotta dal traffico veicolare nei centri urbani, a valutare la previsione con particolare riferimento alle aree urbane di interventi miranti ad incentivare il trasporto pubblico locale e una mobilità alternativa, anche con strumenti, tra cui il contributo ai fini della fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing). 9/2187-A/99. (Testo modificato nel corso della seduta) Razzi. il disegno di legge in esame prevede interventi finalizzati a sostenere settori produttivi in crisi; in particolare gli articoli 1 e 2 dispongono incentivi sotto forma di contributi per l acquisto di autoveicoli e motoveicoli (articolo 1), nonché detrazioni fiscali per l acquisto di mobili ed elettrodomestici (articolo 2); durante l esame del provvedimento in sede referente nelle Commissioni VI e X, è stato approvato un emendamento che ha previsto, con riferimento alle agevolazioni contenute nei suddetti articoli 1e2, che le medesime agevolazioni «si applicano nei confronti di quelle aziende che si impegnano a non delocalizzare la produzione dei beni per i quali sono previsti gli incentivi di cui al presente decreto», subordinando la norma alla preventiva autorizzazione comunitaria; la norma risulta del tutto fumosa, di difficile se non impossibile attuazione, dal momento che i beneficiari del provvedimento sono i cittadini consumatori e non le imprese, e soprattutto pericolosa se applicata alla lettera, in quanto potrebbe penalizzare i consumatori che stanno beneficiando dei contributi previsti dalle norme del decreto; un possibile effetto pratico è che gli incentivi alla rottamazione delle auto saltino, perché nessuna delle aziende che producono auto ha processi produttivi in

9 Atti Parlamentari 89 Camera dei Deputati un solo Paese. A questo punto il danno è, appunto, a chi ha acquistato l auto nuova; una ulteriore possibile conseguenza è che favorirà il calo della produzione negli stabilimenti italiani: infatti diverrebbe sempre più conveniente produrre auto totalmente in Cina o in India; l emendamento presentato dal Governo, e sul quale ha posto la questione di fiducia, ha tentato di stemperare la portata della norma, prevedendo che gli incentivi si applichino alle aziende che si impegnano a non delocalizzare la produzione di quei beni «al di fuori dei Paesi membri dello spazio economico europeo», a valutare la portata e gli effetti reali della norma in esame per le ditte produttrici, e comunque a prevedere che siano garantiti i diritti dei consumatori relativamente alla possibilità di beneficiare comunque degli incentivi previsti dal decreto. 9/2187-A/100. Pisicchio. il disegno di legge in esame prevede interventi finalizzati principalmente a sostenere settori produttivi in crisi; la crisi economica e industriale in atto fa sentire drammaticamente i suoi effetti, coinvolgendo in pieno anche il comparto automobilistico e tutta la filiera ad esso collegata; un comparto che rappresenta un fattore di innovazione tecnologica e soprattutto un importante volano per la difesa dell occupazione. Tra l altro si ricorda che circa i quattro quinti dell occupazione del settore auto è concentrato nel centro e nel meridione del Paese; un settore, quello dell auto, che fattura come indotto circa 70 miliardi di euro e circa il 7 per cento del Prodotto interno lordo, e quindi importantissimo sia dal punto di vista dell occupazione diretta e indiretta, che per il fatturato; l articolo 1 del decreto in esame prevede incentivi sotto forma di contributi per l acquisto di autoveicoli, autovetture e motoveicoli, e conseguente sconto effettuato dalle ditte produttrici; le medesime ditte provvedono quindi a recuperare dallo Stato le somme relative allo sconto praticato, ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere che una percentuale non inferiore al 50 per cento dei contributi recuperati dalle ditte produttrici degli autoveicoli deve essere destinato al rimborso totale o parziale degli eventuali crediti vantati dalle imprese dell indotto nei confronti delle suddette ditte costruttrici, e che hanno con le medesime contratti di fornitura di componentistica. 9/2187-A/101. Porcino. la crisi economica e industriale in atto ha colpito in maniera diretta anche il comparto agricolo in tutti i suoi settori, compreso quello della meccanizzazione agricola, nel quale il nostro Paese vanta una forte tradizione a livello internazionale, anche in relazione all elevata qualità su cui può contare; il settore agricolo rappresenta per il nostro Paese una risorsa strategica, soprattutto in relazione all altissima qualità su cui può contare; in questi ultimi mesi si è registrata una contrazione del mercato del per cento e non solo per la produzione. Essa ha investito anche l occupazione che nel settore e nel comparto occupa più di 100 mila persone; sono a rischio 35 mila posti di lavoro su 100 mila che il settore coinvolge.

10 Atti Parlamentari 90 Camera dei Deputati Al rischio della perdita dei posti di lavoro si affianca quello di perdere un know-how e un valore aggiunto dell industria italiana dei trattori, delle macchine agricole, con la conseguenza che il personale (chi lavora in questo settore) verrebbe estromesso. Perdere questo mercato, che comunque sarà in espansione nei prossimi anni, sarebbe un gravissimo danno per l industria del nostro Paese; peraltro, proprio l 11 marzo scorso, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata, presentata dall onorevole Di Pietro e vertente proprio sulle iniziative da adottare per far fronte alla crisi del settore agricolo e in particolare della produzione delle macchine agricole, confermava le preoccupazioni del Governo rispetto alla crisi del comparto agricolo, dichiarando che «per incentivare il processo di svecchiamento del parco delle macchine agricole è già stato predisposto e presentato uno specifico emendamento al decreto-legge anticrisi per il settore auto...», : a sostenere, per il settore agricolo, il coordinamento necessario tra le politiche regionali di sviluppo e i piani di intervento nazionale; a prevedere al fine di contribuire allo svecchiamento del parco agro-meccanico e incentivare la sostituzione, realizzata attraverso la demolizione, di macchine agricole anche per gli anni 2009 e 2010, il rinnovo dei contributi alla rottamazione, già previsti dall articolo 17, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n /2187-A/102. Cimadoro. il disegno di legge in esame individua la disciplina tributaria e determina le disposizioni amministrative e finanziarie da applicare ai distretti produttivi; viene prevista, in sintesi, la possibilità, per le imprese appartenenti a distretti produttivi, di dare vita a un ambito comune per la fiscalità, gli adempimenti amministrativi e la finanza; vengono ripristinate le disposizioni previste originariamente dalla Legge finanziaria 2006, in tema di distretti, che erano state modificate sostanzialmente dal decreto-legge n. 112 del 2008; e quindi si ripropone su base comunque opzionale la possibilità di due diverse aggregazioni, costituite rispettivamente dalla tassazione consolidata, secondo cui le società di capitali facenti parte di distretti verrebbero sostanzialmente equiparate ad un gruppo, e la tassazione unitaria (numeri da 3 a 15), che individua il distretto quale soggetto passivo delle imposte sui redditi, dei tributi e delle altre somme dovute agli enti locali, sulla base di un concordato preventivo di durata almeno triennale; sta di fatto che la ripartizione del carico fiscale tra le imprese, e dunque il riconoscimento del risparmio fiscale, che dovrà essere basato su «criteri di trasparenza e parità di trattamento, sulla base di principi di mutualità», non sarà facile da definire, in quanto dipenderà anche dalle caratteristiche delle società in perdita e dalle loro prospettive future; il rischio è che il distretto produttivo possa diventare una sorta di «rifugio» per aziende decotte, e che non favorisce comportamenti «virtuosi» da parte delle imprese che ne vanno a far parte; il consolidato fiscale di distretto, per esempio, invece di premiare comportamenti virtuosi e stimolare aggregazioni per sfruttare economie di scala di filiera, rischia di mettere sullo stesso piano, attraverso il principio della mutualità, le imprese più meritevoli e quelle meno valide che non hanno saputo cambiare; l eventuale vantaggio da parte dell azienda nell aderire al distretto produttivo riteniamo però che debba essere per-

11 Atti Parlamentari 91 Camera dei Deputati lomeno subordinato all assenza per l impresa di qualsivoglia pendenza tributaria in essere, ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere che non possano aderire al distretto produttivo le imprese e i soggetti che hanno pendenze tributarie in essere, contestazioni e accertamenti in corso relativi ad adempimenti fiscali e previdenziali, o qualora, relativamente all adesione dei medesimi soggetti alle norme sul condono fiscale di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modifiche ed integrazioni, non abbiano conclusi tutti i versamenti rateali previsti. 9/2187-A/103. Borghesi. il disegno di legge in esame prevede, all articolo 3, la riproposizione dei distretti produttivi come già normata dalla legge finanziaria per il 2006, ma di fatto mai applicata; con dette norme sono attribuite ai distretti nuove e rilevanti funzioni in materie fiscali, contabili, amministrative e finanziarie al fine di favorire, tra l altro, anche la loro riorganizzazione; è sul piano fiscale e contributivo che le imprese del distretto potranno registrare i maggiori benefici; le norme sui distretti industriali, ora riproposte, non avevano mai avuto concreta attuazione in quanto non sono mai stati emanati i decreti attuativi previsti dalla stesse norme che li avevano originariamente istituiti (comma 368, lettera a), numeri da 1 a 15, della Legge finanziaria 2006); i suddetti decreti sono indispensabili per dare concreta attuazione ad uno dei più complessi istituti del nostro ordinamento; diversi dubbi pone il previsto principio della mutualità tra i soggetti interessati nella ripartizione del carico tributario del distretto, che necessita evidentemente di specifiche regole per essere interpretata e applicata. Così come, per esempio, emergono dubbi di natura applicativa qualora (ed è la maggioranza dei casi) i componenti appartenenti al distretto abbiano diversa natura giuridica e quindi soggetti a diversi tipi di tassazione: ditte individuali, società di persone e/o società di capitali, associazioni; non abbiamo ancora la definizione giuridica di distretto, lasciando aperte delle incertezze enormi che rischiano di costituire un altro incentivo all evasione e all elusione fiscale; le norme di agevolazione fiscale sui distretti appaiono, ad avviso del presentatore, quindi vaghe, di difficile applicazione e dubbia costituzionalità, a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni sui distretti produttivi al fine di verificare la possibilità di prevederne la sospensione dell efficacia, in attesa dell emanazione dei decreti attuativi del Ministero dell economia, di cui al comma 366, articolo 1, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che devono definire le caratteristiche e le modalità di individuazione dei distretti medesimi. 9/2187-A/104. Palomba. secondo la relazione dell Inps presentata alla Camera in occasione del rapporto annuale dell istituto il 17 marzo scorso, più di due milioni di persone sono state interessate nel 2008 dalla crisi occupazionale. Lo scorso anno l Inps ha infatti erogato assegni di disoccupazione a 1,4 milioni di persone mentre sono stati

12 Atti Parlamentari 92 Camera dei Deputati i trattamenti di cassa integrazione. Per la mobilità i beneficiari sono stati ; la spesa per le prestazioni connesse alla sospensione del rapporto di lavoro (Cassa integrazione guadagni) è stata pari a 817 milioni di euro. La suddivisione della spesa per tipologia di intervento fa riferimento per il 57 per cento alla Cig straordinaria per l industria, per il 20,9 per cento alla Cig ordinaria per l industria, il 21,9 per cento alla Cig per l edilizia. La cassa integrazione salariale dei quadri agricoli è di 1,4 milioni di euro, pari allo 0,17 per cento del totale della spesa; nel 2009 la situazione è peggiorata ulteriormente: ne sono testimonianza l aumento delle richieste, del 46 per cento, delle indennità di disoccupazione e le impennate continue, l ultima di oltre il 500 per cento su base annuale, del ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese; un aumento della disoccupazione collegato alla flessione del Pil per il 2009, secondo l Ires-Cgil, indicano un Pil al 2,9 per cento (dato peggiorato ultimamente dalla stessa OCSE che prevede per il nostro Paese un 4,3 per cento). La ripresa potrebbe cominciare dalla seconda metà del 2010, che comunque dovrebbe chiudere con un segno meno (tra 0,1 per cento e 0,3 per cento), anche se questo, dipenderà dalle misure anticrisi che il Governo metterà in campo; le Commissioni di merito hanno approvato un complesso di misure urgenti a tutela dell occupazione, di cui all articolo 7-ter del provvedimento al nostro esame che intervengono, sia pure in maniera del tutto insufficiente in materia di trattamento di integrazione salariale straordinaria, di cassa integrazione in deroga, di anticipazione dei trattamenti INPS e di incremento della tutela dei lavoratori precari; tali misure appaiano del tutto insufficienti: i finanziamenti (cento milioni di euro aggiunti ai medesimi stanziati in precedenza) sono stati messi assieme raschiando dal bilancio del ministero del Welfare; importanti risorse per finanziare il rafforzamento degli ammortizzatori sociali si potrebbero recuperare da una lotta determinata all evasione ed all elusione fiscale; la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale voluto dal secondo Governo Berlusconi conferma quanto già era stato denunciato dall opposizione all epoca: la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica e ha aggravato l iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e di fatto aumentando l onere per i contribuenti onesti; la vicenda del mancato pagamento delle rate successive alla prima non è che il più evidente tra i guasti determinati dalla legge 289 del 2002: basti ricordare le dichiarazioni riservate, la possibilità di mantenere il credito IVA anche in presenza di fatture false, la rottamazione dei ruoli, nonché lo «scudo fiscale» che ha consentito gravi aggiramenti della normativa senza peraltro raggiungere risultati significativi in termini di effettiva regolarizzazione dei capitali all estero; a queste misure si aggiungono: la soppressione dell appena reintrodotto obbligo di allegazione alla dichiarazione Iva degli elenchi clienti/fornitori, che, peraltro, in ragione dell ormai generalizzata informatizzazione nella tenuta delle contabilità, non avrebbe provocato particolari complicazioni gestionali ed oneri aggiuntivi ai contribuenti; l abrogazione di altre norme, anch esse da poco introdotte, in materia di limitazione dell uso di contanti e di assegni, di tracciabilità dei pagamenti e di tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati; con il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, è stata concessa ai contri-

13 Atti Parlamentari 93 Camera dei Deputati buenti oggetto di verifica fiscale da parte della Guardia di finanza o degli uffici la possibilità di aderire integralmente ai rilievi contenuti nel processo verbale di constatazione, mediante il pagamento delle maggiori imposte dovute e delle relative sanzioni, ridotte alla metà rispetto al normale accertamento con adesione (1/8 delle sanzioni minime applicabili invece di 1/4); così facendo l entità della sanzione risultava inferiore a quella dovuta nel caso in cui lo stesso contribuente, mediante ravvedimento operoso, cioè spontaneamente e senza intervento dell amministrazione finanziaria, correggesse la propria dichiarazione fiscale; il decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, a sua volta, contiene un ulteriore intervento a favore dei contribuenti scorretti: vengono infatti ridotte alla metà le sanzioni dovute nel caso di: ravvedimento operoso; adesione ai contenuti dell invito al contraddittorio emesso dal competente ufficio dell Agenzia delle entrate; di fatto, un contribuente (in particolare se titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può: integrare la propria dichiarazione entro l anno successivo pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente; attendere l eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase; tali norme costituiscono un evidente conferma del lassismo fiscale cui sembra ispirarsi l azione del Governo e non deve dunque meravigliare se l evasione fiscale è negli ultimi mesi in costante aumento; viceversa, con le risorse ricavate dalla lotta all evasione, che si possono stimare in decine di miliardi di euro a regime, si potrebbe sia pure gradualmente arrivare ad una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali; il nostro sistema di ammortizzatori sociali è del tutto inadeguato. Ed è oggi, in tempo di crisi, che va radicalmente e urgentemente rivisto, stanziando tutte le risorse necessarie; fatta pari a 100 la spesa sociale pro capite della media dell Unione europea a 15, il dato italiano, dopo una riduzione di 7 punti negli ultimi dieci anni, è arrivato a 75. Se si fanno confronti omogenei, il divario è sensibilmente superiore a quello che emerge dai dati ufficiali. Infatti, nelle statistiche Eurostat le prestazioni previdenziali includono quelle di fine rapporto (pari all 1,5 per cento del Pil, che non sono affatto prestazioni pubbliche) e le ritenute fiscali (pari al 2,5 per cento del Pil, che negli altri paesi sono assenti o comunque inferiori); dall uso di dati omogenei emerge anche che la nostra spesa pensionistica non è affatto anomala; non solo, ma le prestazioni previdenziali al netto delle ritenute fiscali sono inferiori alle entrate contributive per un ammontare pari allo 0,8 per cento del Pil, cosicché il bilancio pubblico è alimentato (non appesantito) dal sistema pensionistico; oltre all inferiorità della spesa, la vera anomalia strutturale del nostro stato sociale è (da tempo) la grande insufficienza degli ammortizzatori sociali; per essi la spesa è pari a circa un terzo della media europea e, per di più, lascia scoperti proprio le categorie di lavoratori più precarie. Inoltre, mentre nell ultimo secolo quasi tutti i sistemi di welfare si sono dotati di misure di sostegno al reddito minimo, in Europa solo Italia e Grecia non garantiscono questo livello di protezione sociale; sia sul piano sociale che su quello economico, si manifesta come del tutto controproducente la posizione di non adeguare gli ammortizzatori sociali per salvaguardare il bilancio pubblico che, in-

14 Atti Parlamentari 94 Camera dei Deputati vece, mai come in questa fase critica deve svolgere una funzione anticiclica richiesta a gran voce dagli stessi mercati. Proporre poi una nuova riduzione delle prestazioni pensionistiche equivale ad aggravare una crisi al cui fondo c è sfiducia e incertezza per il futuro; il Governo considera questa crisi essenzialmente di natura finanziaria e imputabile al comportamento dei banchieri. Il nostro Governo non considera invece che quelle in crisi sono le modalità assunte dal processo di accumulazione negli ultimi tre decenni; la stessa finanziarizzazione dell economia e la conseguente fragilità del sistema esplosa con la crisi attuale sono stati stimolati anche dall esigenza di compensare le difficoltà di realizzare profitti nel settore reale dell economia; è qui, dunque, che sta il nodo principale del problema e per affrontarlo occorrerà migliorare sia le condizioni della domanda (mediante un aumento dei salari e delle prestazioni sociali) sia quelle dell offerta (favorite anche dalla capacità dello stato sociale di stimolare l innovazione aumentando il capitale umano e offrendo reti di sicurezza) sia la distribuzione del reddito (uno dei compiti primari del welfare state), a prendere le opportune iniziative, ferme restando le prerogative del Parlamento, al fine di procedere alla riforma organica degli ammortizzatori sociali che al suo interno preveda il carattere universalistico delle garanzie per tutti i lavoratori inclusi quelli parasubordinati dando priorità e rafforzando, in particolare, gli strumenti che consentano di mantenere in attività il maggior numero possibile di dipendenti adeguando gli orari di lavoro e compensando la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa con specifici ammortizzatori sociali. 9/2187-A/105. Paladini. i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio ha toccato un + 201,6 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà; le ore di CIG ordinaria sono aumentate del 553 per cento, quelle di CIG straordinaria del 44,8 per cento, ovviamente unito a ciò si deve aggiungere il calo dei consumi registrato da Confcommercio, che segnala a gennaio una riduzione tendenziale del 4,6 per cento sul piano quantitativo. Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta CIG in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare tutto il settore dell artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti anche non artigiani non c è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione; secondo l Ires-Cgil, l ufficio studi del maggiore sindacato italiano, si avranno oltre un milione di disoccupati in più in Italia nel prossimo triennio. Secondo lo studio dell Ires, i senza lavoro nel nostro paese passeranno da del 2007 a nel Un milione di persone in più rispetto al 2007 e oltre 690 mila in più rispetto al 2008; il tasso di disoccupazione, sempre secondo le stime dell Ires, si attesterà al 9 per cento nel 2009 e avrà un ulteriore incremento al 10,1 per cento nel Secondo l ufficio studi della Cgil, l area di instabilità occupazionale, che comprende i non occupati, i dipendenti a termine volontari, i dipendenti a termine involontari e parasubordinati, dal 2004 al 2007 è cresciuta del 12,4 per cento, e ammonta a persone. Tra questi, (il 19,3 per cento) sono persone non occupate da non più di 12 mesi, espressione di «fisiologica» discontinuità lavorativa piuttosto che di disoccupazione in senso stretto. Inoltre, sempre per quanto riguarda l instabilità occupazionale, cresce

15 Atti Parlamentari 95 Camera dei Deputati la componente più adulta (45-55 anni) che dall 11,8 per cento cresce al 13,5 per cento; le Commissioni di merito hanno approvato un complesso di misure urgenti a tutela dell occupazione, di cui all articolo 7-ter del provvedimento al nostro esame che intervengono, sia pure in maniera del tutto insufficiente in materia di trattamento di integrazione salariale straordinaria, di cassa integrazione in deroga, di anticipazione dei trattamenti INPS e di incremento della tutela dei lavoratori precari; tali misure appaiono del tutto insufficienti: si prevede il raddoppio rispetto all ultimo provvedimento che stanziava risorse per gli ammortizzatori sociali dei fondi a disposizione di una parte dei precari, i co.co.pro. con un solo committente. Se hanno perso il posto, avranno il diritto di percepire un indennità pari non più al dieci, ma al venti per cento dell ultima retribuzione annuale in una forchetta che va da a euro circa; i finanziamenti (cento milioni di euro aggiunti ai medesimi stanziati in precedenza) sono stati messi assieme raschiando dal bilancio del Ministero del welfare; non sono stati modificati i criteri d accesso dei co.co.pro., ancora troppo stringenti, a questa una tantum: un solo datore di lavoro; avere guadagnato l anno scorso un reddito annuo tra cinquemila e euro; avere tra tre e dieci mesi di versamenti; e nell ultimo anno in corso avere avuto versamenti per almeno tre mesi; le organizzazioni sindacali stimano che solo il dieci per cento degli atipici monocommittenti, alla fine, riusciranno ad avere l integrazione: ottantamila su 800 mila; si è proposto da più parti, sindacali e politiche, di introdurre una tassa temporanea di solidarietà da applicare ai redditi più alti per finanziare misure immediate e contingenti per ampliare gli ammortizzatori sociali, in attesa di una riforma organica degli stessi ammortizzatori sociali, ad adottare le opportune iniziative anche normative volte a reperire i fondi necessari per estendere con tempestività a tutti i dipendenti delle piccole imprese l utilizzo della cassa integrazione guadagni, sostenere il reddito di tutti i lavoratori parasubordinati disoccupati, prolungare la durata della CIG ordinaria, ampliare gli importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e delle indennità di mobilità. 9/2187-A/106. Di Stanislao. l articolo 7-octies del provvedimento al nostro esame prevede, per l anno 2012, un rimborso, tramite un concambio con titoli di Stato di nuova emissione, ai titolari di obbligazioni del prestito obbligazionario «Alitalia 7,5 per cento convertibile» emesso da Alitalia SpA, ora in amministrazione straordinaria, per un importo ridotto del 50 per cento del loro valore e fino ad un tetto di euro per ciascun obbligazionista, fino ad un importo complessivo di 100 milioni di euro; i suddetti obbligazionisti devono rinunciare, al fine di usufruire del rimborso, a qualsiasi pretesa ed iniziativa direttamente o indirettamente connessa alla proprietà dei titoli; le risorse necessarie vengono prelevate dal fondo dei conti bancari definiti come «dormienti» all interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo

16 Atti Parlamentari 96 Camera dei Deputati e finanziario ai sensi dell articolo 1, commi 343 e 345, della legge n. 266 del 2005; mentre per i depositi di somme di denaro il termine per il versamento al Fondo è scaduto il 15 dicembre 2008, per assegni circolari non riscossi, polizze vita prescritte e strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009; l articolo 3, comma 2 del decretolegge n. 134 del 28 agosto 2008, successivamente convertito in legge, recitava: «al fine della tutela del risparmio i piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia- Linee aeree italiane S.p.A., che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, sono ammessi ai benefici di cui all articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono stabilite le condizioni e le altre modalità di attuazione del presente comma»; sono oltre i piccoli azionisti che avevano investito in Alitalia tra i quali molti dipendenti della nostra excompagnia di bandiera che avevano ricevuto le obbligazioni al posto di voci del salario i cui titoli hanno un valore nominale di circa 300 milioni di euro che sarebbero stati salvaguardati dalla vendita ad Air France, secondo l ipotesi originaria in seguito scartata dal Presidente Berlusconi; i dipendenti della vecchia Alitalia, che sono rimasti nella bad company e che sono in cassa integrazione, hanno ricevuto obbligatoriamente le azioni e le obbligazioni e se ne sono visti ridurre il valore senza poter intervenire a causa dell obbligo di non contrattarle per un certo periodo, ormai scaduto da tempo a seguito della sospensione del titolo in borsa; il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell economia e delle finanze dissero chiaramente e dichiararono solennemente, allorché diedero via libera al decreto-legge sulla liquidazione della cosiddetta bad company, che nessun risparmiatore ci avrebbe rimesso un euro; se la società fosse stata venduta prima ad Air France e non dopo per quattro soldi alla cordata CAI, avremmo potuto risparmiare i 300 milioni di euro dati dallo Stato ad Alitalia con il cosiddetto «prestito-ponte», mentre adesso questi 300 milioni di euro devono essere restituiti; senza questo debito di 300 milioni di euro, gli azionisti e gli obbligazionisti di Alitalia avrebbero potuto sperare di avere una percentuale di falcidia molto minore rispetto a quella cui andranno incontro; l articolo 7-octies citato elude infatti il problema, affidando la tutela dei piccoli azionisti di Alitalia al solo strumento costituito dal Fondo di 100 milioni di euro alimentato dai cosiddetti depositi dormienti, somma del tutto insufficiente, e tramite un cambio con titoli di stato con scadenza al 31 dicembre 2012, e per di più con l obbligo di rinuncia a qualsiasi azione di rivalsa ulteriore; il risultato di come è stata condotta dal Governo l operazione Alitalia è stato disastroso ed è davanti agli occhi di tutti: la nostra compagnia aerea venduta «per due soldi» a Air France che di fatto la controlla; l aeroporto di Malpensa declassato; migliaia di lavoratori Alitalia e dell indotto senza lavoro; miliardi di debiti a carico dei contribuenti italiani; migliaia di investitori che si ritrovano adesso non più titoli Alitalia, ma carta straccia e risparmi di una vita andati in fumo, a prendere le opportune iniziative al fine di tutelare effettivamente e per intero gli oltre 40 mila piccoli azionisti Alitalia, e

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