GLI DEI EGIZI. Immagini, nomi e piccola descrizione degli attributi AMON-RA

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1 GLI DEI EGIZI Immagini, nomi e piccola descrizione degli attributi AMON-RA Dio guerriero, il cui nome significa il nascosto, il misterioso, originariamente era un dio primordiale noto soltanto ad una stretta cerchia di teologi. Per ragioni politiche, durante il Primo Periodo Intermedio, venne adottato dai principi tebani come divinità principale di Tebe. Durante l XI dinastia con l Egitto nuovamente unificato (inizio del Medio Regno), il santuario di Amon a Karnak divenne il tempio dinastico. Per molti secoli la funzione di Amon fu esclusivamente politica; in seguito il clero tebano, d accordo con i sacerdoti di Eliopoli, lo assimilò a Ra, in modo da conferire ad Amon il titolo di divinità cosmica, da qui il nuovo nome Amon-Ra, una nuova figura che si aggiungeva ai due dei Amon e Ra. Rappresentato in forma umana, il suo emblema era un casco cilindrico sormontato da due lunghe piume verticali (come si vede in foto). In un bellissimo inno dedicato a Amon- Ra il dio viene onorato per tutte le cose che ha creato, in sostanza quando venne propagato il culto di questo dio altro non si fece che predicare per lui le stesse cose che prima erano dedicate al dio Ra. Drioton, lo studioso francese, riconosce in Amon il dio della regione celeste, a suffragare questa ipotesi le due piume che sovrastano il capo, il colore azzurro delle sue membra e a volte anche del suo trono. Durante la XVIII dinastia Thutmosi I e Tuthmosi III, conquistarono, come sapete, molti

2 territori in Nubia. L Egitto divenne così una delle più grandi potenze dell Oriente e a beneficiarne fu proprio Amon che ricevette non solo la gloria, ma anche una parte notevole dei bottini di guerra e dei tributi annuali versati dai popoli sottomessi; così il clero di Amon divenne un potentissimo proprietario terriero ed elemento di primo piano nella politica egizia. Da questo momento comincia lo strapotere dei sacerdoti che porterà l Egitto verso la decadenza. ANUBI Questa divinità è raffigurata con la testa di cane (ritenuta a torto di sciacallo). Non si sa con esattezza quale sia la sua origine ma, già dall'epoca di Aha, una tavoletta menziona la sua festa e, fino alla fine della V dinastia, quando comparirà Osiride, è Anubi soltanto a presiedere al culto funerario. Anubi era inoltre l'emblema del XVII nomos del Sud, la cui capitale, Kasa (Cynopolis = Città del cane), gli tributava un culto particolare. Il suo animale sacro era il cane errante della valle del Nilo che, al contrario del dio, raffigurato come un cane nero o un uomo dalla testa canina nera, è raramente nero. Si pensa comunque che tale colore non sia un simbolo luttuoso, ma la tinta specifica utilizza per la mummificazione, quindi un simbolo di rinascita. Gli veniva attribuita l'invenzione della tecnica della mummificazione e, nella leggenda osiriana, Ra lo inviava presso Osiride per rendergli gli onori funebri e sottoporlo a mummificazione, dopo la sua avventura con Seth. Tale leggenda appare su una tomba nel Medio Regno ma, senza alcun dubbio, rimonta ad epoca più alta: sicché il rito del mummificare si configura soltanto come la ripetizione di un rituale divino mutuato da un archetipo, il sacerdote che lo officia si assimila ad Anubi, indossando una maschera che riproduce le fattezze del dio. Le denominazioni più comuni di Anubi sono "colui che preside all'imbalsamazione", "colui che vive sulla montagna (la montagna che conduce alla dimora dei morti e nella quale sono scavati gli ipogei), "signore della Necropoli" e colui che possiede l'ut (Im-Ut, si chiamano Ut le bende delle mummie). Il nome di Anubi è in egiziano Inpu o Anepu. BASTET Era una divinità rappresentata come una donna dalla testa di gatta. Con ogni probabilità all'origine era una leonessa. Dea della città di Bubastis che da lei prese il nome. Fu onorata particolarmente dai sovrani della XXII dinastia e considerata talvolta come una forma poco caratterizzata di Hathor o di Sekmet, ma contrariamente a quest'ultima, che rappresentava i raggi del sole nella loro specificità bruciante, Bastet avrebbe avrebbe i tratti di una dea benevola. Nell'epoca del sincretismo, momento religioso dominato dall'influenza del culto solare, Bastet fu assimilata anche alla "dea lontana". Racconta una leggenda che Bastet, morsa da uno scorpione, fu guarita da Ra.

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4 HORUS Il dio Horus si identifica, sia in Egitto sia in Nubia, con diverse divinità locali: come divinità solare è Haroeris, Harakhthe, Harmakhis, Horo di Behedet. Come figlio di Iside è Arpocrate (Horus bambino) Harsiesi, (figlio di Iside) Harendotef (Horus vendicatore del padre). Horus è soprattutto il dio dinastico, è "colui che siede sul trono di suo padre Osiride e nel quale ogni sovrano vivente si identifica. L'origine di questo dio è oscura, proprio perché esistevano numerosissimi santuari e in ognuno aveva un nome diverso. Sembra che all'inizio sia esistito sottoforma di falcone, che identificato nei testi dell'antico Regno con il "Dio Grande" veniva considerato dio del cielo e perciò assimilato ad un animale che viveva nel cielo. Parallelamente all'unificazione politica dell'egitto, ci fu un'unificazione anche degli dei e Horus venne identificato con Ra nella forma Ra-Hrakhte (Horus dell'orizzonte) rappresentato in epoca tinita come un uomo dalla testa di falcone, che sembra sia stato l'horus di Letopolis (II nomos del Delta) chiamato Hor Khenti irti, "Horo che preside ai due occhi, cioè il sole e la lna. A Behedet (l'attuale Damanhur, nel XVII nomos del Delta) troviamo un Horus chiamato l'antico (o il Grande) Horoeris confuso con l'horus di Chemmis detto il Giovane (o il Fanciullo) Arpocrate. Questo Horus, figlio di Iside ed Osiride, ebbe un ruolo determinante nella lotta tra Seth ed Osiride. Un'antica leggenda che si trova nei Testi delle Piramidi, racconta che Iside sotto forma di avvoltoio si posò sul cadavere di Osiride, concepì Horus e lo allevò perché vendicasse la morte di suo padre. Horus, diventato adulto, provocò Seth che reagì strappandogli un occhio durante un combattimento, ma Horus lo riprese, vinse Seth e lo evirò. A questo punto l'assemblea degli dei pose Horus sul trono di suo padre, mentre per Seth ci fu la condanna a portare Osiride eternamente. Quando l'egitto si divise nuovamente alla fine del periodo predinastico, Horus rimase divinità ufficiale dell'alta Egitto, a Nekhem (Hierakonpolis). In Alto Egitto c'era un altro santuario di Horus, quello di Edfu. Il faraone era considerato l'incarnazione di Horo e ciò legittimava il suo regno. HATHOR Probabilmente originariamente Hathor era la dea del cielo, raffigurata come una vacca dal pelo stellato. Nel ciclo di Ra, appare come l'occhio del sole che assumendo l'aspetto di leonessa, della dea Sekhmet, distrugge gli uomini. Nel suo aspetto felino diventa "la Fiammeggiante" che divora la virtù del fuoco, la "fiamma d'oro", il fuoco divorante dell'amore, la dea della Gioia e del Piacere. La troviamo ancora rappresentata come la "Vacca d'oro", l'amata di Horo, colei che "Ra ama", la "Dorata che è negli stagni pieni di uccelli, nei luoghi del suo piacere". Dea della fecondità, Hathor abita gli alberi ed è la "Signora del Sicomoro del Sud", a Menfi oltre ad essere la "Signora dell'occidente", dunque la signora dei morti. Non è risaputo perché gli egizi ne abbiano fatto anche la signora del "Punt", del Sinai e di Byblos, ma certamente in quelle zone la dea dovette essere identificata con qualche divinità locale. L'ambito del potere divino di Hathor appare immenso. I canti infatti raccontano che la sua fama è giunta fino alle isole che stanno in mezzo al mare (Egeo). Alla dea era consacrato il sistro che la accompagnava quando appariva come una donna dalla testa di giovenca.

5 APIS Fin dalla I Dinastia il culto del toro Apis (Hop nella lingua locale) vive nell'antico Egitto come divinità rurale simbolo della generazione e della forza fecondatrice. Adorato a Menfi, fu presto assimilato a Ptah, patrono della città, di cui fu riconosciuto come incarnazione. A Ra, Apis deve il disco solare piantato, con l'ureus tra le sue corna. I sacerdoti di Apis a Menfi, conosciuti durante l'antico Regno come "Bastoni di Apis", battevano la campagna alla ricerca del toro recante il marchio divino, marchio che doveva essere presente su più parti del corpo dell'animale. Lo scopo era quello di fare di esso il successore dell'apis regnante; quando un Apis moriva, veniva sepolto secondo un rituale preciso, dopo essere stato sottoposto a mummificazione. Al termine del cerimoniale funebre, veniva calato nei sotterranei del Serapeum (luogo di sepoltura usato a partire dalla XXVI dinastia, quella che comincia con Psammetico), dove andava a raggiungere le precedenti incarnazioni del dio, posto in enormi sarcofagi di granito. Veniva allora posto sul trono il nuovo Apis, fatto che costituiva un'occasione di festa. Dopo essere

6 stato mostrato al popolo, il toro divino veniva condotto nel santuario, dove era destinato a vivere con il suo harem di giovenche, per non uscire più se non in occasioni di processioni che richiedessero la sua presenza. Oltre a ricevere offerte dai fedeli, nell'apeion, il dio-toro rendeva anche responsi in qualità di oracolo. ISIDE Sposa e sorella di Osiride, a lei si doveva l'istituzione della famiglia e l'insegnamento alle donne della tessitura e del ricamo. I due sposi regnavano felici sull'egitto, ma la sorte aveva in serbo una sorpresa per loro. Il loro malvagio fratello Seth, geloso del loro successo aveva ordito un inganno ai danni del fratello Osiride. Aveva fatto preparare un ricco scrigno, promettendo che ne avrebbe fatto dono a chiunque, entrandovi, l'avesse occupato interamente con il proprio corpo. Lo scrigno aveva le misure esatte di Osiride. Osiride cadde nel tranello ed entrò nello scrigno-trappola preparato per lui. Subito Seth e i suoi complici serrarono il coperchio e gettarono lo scrigno nel Nilo. A questo punto cominciarono le peregrinazioni di Iside alla ricerca del corpo del marito. Durante uno dei suoi viaggi venne a sapere che lo scrigno era stato trasportato dalla corrente del Nilo fino al mare. Qui, giunto a Biblo, si era arenato vicino a un cespuglio. Il cespuglio, come per incanto, si era allora trasformato in una splendida acacia, racchiudendo nel suo tronco lo scrigno. Il re di Biblo aveva visto l'albero e l'aveva fatto tagliare, ricavandone una colonna per il suo palazzo. Iside, giunta a Biblo, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzando intorno alla colonna lanciava gridi strazianti a cui però nessuno faceva caso.

7 Allora, dopo essere divenuta governante del figlioletto del re, riuscì ad avere in dono lo scrigno. Apertolo cercò di ridare vita allo sposo, ma invano. E' in questo momento che rimase fecondata da Osiride, quando, trasformatasi in avvoltoio, fece vento con le ali sul corpo senza vita dello sposo. Nascose allora la bara a Buto, in un luogo paludoso. Ma il malvagio Seth, mentre andava a caccia, trovò la bara del fratello e lacerò il corpo in quattordici pezzi che poi disperse. Iniziò allora la ricerca di Iside delle parti del cadavere dello sposo. Furono tutte recuperate tranne il membro virile. In ognuna delle città dove furono recuperate le parti del corpo di Osiride sorse un tempio. Ricomposto il corpo di Osiride si cercò di ridargli la vita. Il tentativo riuscì a metà, perché Osiride ricominciò a regnare ma non più sulla terra, bensì sul "Sito che è oltre l'occidente", l'oltretomba. OSIRIDE La più antica versione delle gesta osiriane si trova nei Testi delle Piramidi dove il dio viene integrato all'enneade eliopolitana e presentato come figlio di Geb e di Nut e fratello di Iside, Seth e Nefti. Seth, aiutato da Thot, fa morire Osiride, succeduto a suo padre Geb, per usurpagli il trono celeste. Allora Iside e Nefti cercano il corpo del fratello e, ritrovatolo, lo consegnano ad altri dei perché gli restituiscano la vita. Alcuni elementi della leggenda osiriana appaiono comunque in epoca più tarda, tra questi l'imbalsamazione ad opera di Anubis di cui si parla in uno dei Testi dei Sarcofagi ( Medio Regno ). La leggenda, di cui si è già detto parlando di Iside, conosce la possibilità di due epiloghi diversi: l'uno vuole che Osiride rimanga nel regno dei morti e ne divenga il sovrano; l'altro, che Thot, Anubi, Iside e Nefti riuniscano i pezzi del suo corpo smembrato e lo rendano immortale attraverso la mummificazione. Le due versioni, hanno fatto in modo che si costituisse la leggenda di un Osiride sovrano divinizzato, ma, a questo punto, è intervenuto un fattore determinante: il sovrano Osiride comincia a distinguersi per il forte contrasto che intercorre tra la sua condotta in vita e

8 l'efferatezza della sua morte, ed è esattamente questa componente a decretare la fortuna e la diffusione della sua leggenda. Gardiner (lo storico di cui abbiamo parlato relativamente al papiro Tulli) ha sottolineato fortemente la relazione che intercorre tra il mito osiriano e il carattere specifico della monarchia egiziana. Infatti, il dio è sempre rappresentato come sovrano dell'egitto nella sua interezza, nonostante non rechi che la corona bianca del Sud. Egli viene sempre considerato come il re morto che diventa dio, mentre il suo successore è l'incarnazione di Horo, il figlio di Osiride. Le feste osiriane, che si tenevano alla fine dell'inondazione, assunsero soltanto tardivamente un carattere agrario, in quanto furono da principio celebrazioni della resurrezione del sovrano defunto in suo figlio. Il cerimoniale relativo alle feste di resurrezione dunque, rinnovava la storia mistica di Osiride e di Horo, leggenda in cui trovavano la loro giustificazione e le loro radici altri elementi legati al culto osiriano. Osiride è in relazione con le acque del Nilo alle quali il suo corpo dona la forza fecondatrice. In alcune versioni della leggenda infatti, invece di discendere il Nilo in un bara di fortuna, Osiride viene direttamente annegato nel fiume; inoltre, quando Seth lo fa a pezzi, il suo membro virile non viene ritrovato perché, caduto nel Nilo, è stato divorato dall'ossirinco, pesce che nel nomos omonimo veniva assimilato a Seth. Dio fecondatore, Osiride è anche signore della vegetazione e, come questa, muore nel periodo dell'inondazione per rinascere a primavera, dopo aver soggiornato sottoterra come il grano seminato. Questo specifico aspetto era tenuto in gran conto dagli Egiziani che, in occasione della festa del dio, che aveva luogo prima della semina, riproducevano con il limo un modello del suo corpo e vi ponevano all'interno dei semi destinati a germogliare ricoprendo la statuetta di fitte foglioline. Nelle tombe sono stati ritrovati numerosi esemplari di questo tipo di oggetto votivo. Inoltre, la speculazione eliopolitana ha fatto di Osiride un dio cosmico. Tale concezione si spiega solo se si ammette che, dall'epoca predinastica, il sovrano defunto fosse assimilato ad Osiride. Una simile assimilazione del resto fu subito inserita nel quadro del dogma del destino solare del re: quest'ultimo raggiunge Ra nel cielo, mentre Osiride riveste nello stesso tempo il carattere divino del re morto. Alla fine dell'antico Regno Osiride venne anche assimilato al "Dio Grande" (dio celeste) come, prima di lui, Horo, Questa concezione è legata inoltre a quella di Osiride dio dei morti. Il re

9 defunto continua a regnare nel mondo interno, che è immagine del mondo terreno, come Osiride morto regna in questo mondo "antipodico". D'altro canto, visto che il sole illumina il mondo dei vivi e la luna quello dei morti, Osiride fu identificato anche con la luna (Aha). Sicuramente la dottrina del sovrano che continua a vivere e a regnare nell' al di là fece sì che alla fine Osiride diventasse anche dio dei morti e che venisse identificato con le divinità funerarie delle città egiziane, primo tra tutti Khentiamentiu, "il Signore (colui che presiede) degli Occidentali" ad Abido, nei pressi di This che sarà la culla delle prime dinastie tinite. La morte di Osiride e la sua resurrezione conoscevano una riproduzione rituale. La resurrezione in particolare era resa con la rappresentazione del ritorno del dio su di una barca sacra tra il gran giubilo della folla. RA Deificazione del sole visibile, fu adorato in diverse località dell'egitto prima che ne prendesse possesso la teologia eliopolitana. Il primo aspetto del mito, è il dio che nella sua imbarcazione diurna percorre il cielo durante il giorno, per poi salire la notte, nella barca notturna che percorre allo stesso modo il mondo inferiore. Per conciliare la sua esistenza con quella di altre due divinità solari, lo scarabeo Khepri e Atum, fu al mattino Khepri sotto forma d'un bambino (ma soprattutto come scarabeo), a mezzogiorno Ra trionfante sotto forma d'un adulto, e la sera Atum, sole calante, sotto forma di un vecchio. Si trattava anche in questo caso di un richiamo al mito del regno terrestre di Ra. Dio creatore, Ra regnava sulla terra tra gli uomini e gli dei. Durante il suo regno, conobbe le vicende umane e invecchiò e fu in quel momento che approfittando della sua debolezza, gli uomini gli si rivoltarono contro ed egli dovette difendersi inviando il suo occhio (Hathor - Sekmet) per castigarli. Anche Iside approfittò della sua vecchiaia per rubargli la sua potenza magica. E' senza dubbio questo regno terreno all'origine dei tempi che giustificò l'appellativo di "Figlio di Ra" (Sa Re) che i faraoni prenderanno a partire da Chefren e che seguirà il loro nome, quinto del

10 titolo. Durante tutta la storia egizia, Ra saprà conservare una sorta di preminenza, solarizzando il pantheon; i grandi dei saranno Amon-Ra, Mont-Ra, Khnum-Ra, Sobek-Ra. THOT Thot, il signore della luna, è rappresentato sotto forma di un ibis o di un uomo recante la testa di un ibis o di babbuino o di babbuino con testa di cane. L origine è ignota, tuttavia si sa che divenne dio di Ermopoli in tempi antichi, dove ebbe un ruolo molto importante e fu identificato con un diobabbuino locale e divenne sposo di Seshat. Nel mito di Osiride, Thot interviene per curare i feriti, rendere a Horus il suo occhio e a Seth i suoi testicoli. Secondo i Testi delle Piramidi, proprio a Ermopoli fu risolta la contesa tra i due, consistente nella spartizione del territorio sotto la presidenza di Thot. Thot oltre che a essere dio della scrittura, era anche patrono degli scribi, dio del computo cronologico e guardiano del calendario. Era lo scriba sacro del regno terreno di Osiride, signore della scrittura e di conseguenza della parola e del pensiero. Lingua di Ptah e Cuore di Ra. I suoi poteri lo resero un mago temibile, patrono della magia. Sotto quest'aspetto fu assimilato dai Greci al dio Hermes.

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