Relazione tra morte e aree sacre: paleopatologia di un campione scheletrico dal sito tardoantico di San Pietro, a Canosa (BAT)

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1 Relazione tra morte e aree sacre: paleopatologia di un campione scheletrico dal sito tardoantico di San Pietro, a Canosa (BAT) di Sandro Sublimi Saponetti, Laura De Nicola, Vito Scattarella * Relationship between death and sacred areas: paleopatology of skeletal sample from Late Antique site of Saint Peter, in Canosa (BAT) In the archeological site of the early Christian complex of Saint Peter, in Canosa of Apulia (BAT, Italy), in the course of archaeological excavations, tombs were discovered. These have been dated between the sixth and the seventh century AD by means of Carbon 14 methodology. Saint Peter cemetery seems a selective one, by means of cultural and medical reasons. The specimen presents high frequency (77%) of osteological evidences of paleopathologies, mainly related to tuberculosis (45%). Itʼs important to point out the occurrence of other pathologies: according to one case of spastic diplegia, two cases of skeletal fluorosis, a case of cranial trepanation and a case of meningeal cyst of a dorsal vertebra. Some individuals show signs of intentional injures and interpersonal violence, as a case of decapitation, not due to an execution but looking as the result of a violent fight during a battle. Introduzione, materiali e metodi Nell ambito del progetto P.R.I.N. 2006, dal titolo Élites e ceti subalterni nel Meridione tardoantico: stratificazioni e dinamiche sociali, condizioni materiali e assetti produttivi, spazi urbani e rurali in Apulia e Lucania (ricerche integrate di storia, archeologia e scienze applicate) 1, è stata condotta l investigazione dei resti scheletrici riferibili a 60 individui recuperati in 23 tombe all interno dell area archeologica paleocristiana di San Pietro, a Canosa (Bari). In particolare, si fa riferimento ad un area divisa in tre saggi di scavo (saggi I, II e III), da cui provengono 60 individui, di cui 28 recuperati da 7 tombe del saggio I, 19 distribuiti all interno di 9 tombe del saggio II e 13 in 7 tombe del saggio III. Il materiale osseo in studio si presentava mediamente in discrete condizioni di conservazione e di completezza, con un colorito variabile dal bianco al giallo ocraceo. Il rilevamento dei caratteri morfometrici ha seguito le indicazioni di Martin e Saller ( ). La determinazione dell età e del sesso è stata compiuta secondo le metodologie di Ferembach et alii ( ), Lovejoy et alii (1985). Il rilevamento degli indicatori di stress nutrizionali e/o da malattia ha seguito, per * Dipartimento di Zoologia, sez. di Antropologia, Università degli Studi di Bari; s.sublimi@biologia.uniba.it; lauradenicola@ .it; v.scattarella@biologia.uniba.it. 1 Prot quanto riguarda il rilevamento di parodontopatie e carie, le indicazioni di Brothwell (1981); le valutazioni dei depositi di tartaro e del grado di usura dentaria sono state compiute, rispettivamente, secondo le indicazioni di Dobney e Brothwell (1987) e Molnar (1971). Lo studio delle linee di ipoplasia dello smalto è stato eseguito secondo Goodman et alii (1980). L indagine sui marcatori scheletrici di stress biomeccanici è stata effettuata, per quanto concerne la valutazione e l interpretazione delle sindesmopatie, delle entesopatie, delle faccette articolari sovrannumerarie, e delle malattie degenerative delle articolazioni seguendo i lavori di Kennedy (1989), Lai e Lovell (1992), Robb (1994), Robb e Mallegni (1994), Rogers et alii (1987). Per la valutazione delle alterazioni a carico della colonna vertebrale sono state seguite le indicazioni di Borgognini Tarli e Repetto (1986). La determinazione della biomassa corporea è stata stimata secondo le metodiche di Ruff et alii (1997). L applicazione delle tecniche di geometria sulle sezioni trasverse di omero e femore ha seguito le indicazioni di Larsen (1999), Capasso et alii (1999), Ledger et alii (2000) e Tracey et alii (1994). Elementi di archeotanatologia e tipologia delle sepolture Lo studio tafonomico delle sepolture rivela che la decomposizione dei corpi avvenne in uno spazio vuoto; il corpo era deposto supino, gli arti superiori mo- 167

2 Sandro Sublimi Saponetti, Laura De Nicola, Vito Scattarella stravano braccia distese e avambracci piegati sul torace o sull addome, gli arti inferiori estesi. Nelle tombe plurime si assiste alla riduzione delle deposizioni precedenti ad ogni nuova inumazione oppure alla tumulazione del cadavere sulle stesse, dopo averle coperte con uno strato di terra. Nel saggio I sono state scavate 7 tombe, di cui 1 tomba (T. 32) monosoma (14%), 2 tombe (T. 30, T. 31) bisome (28%), 4 tombe (T. 27, T. 28, T. 29, T. 33) plurime (58%), con una media di 5 soggetti per sepoltura. Sono stati recuperati 28 individui, 4 dei quali molto incompleti. L indice relativo al N. individui/tombe è pari a 4. Nel saggio II sono state recuperate 9 tombe tra cui 4 (T. 12, T. 87, T. 2, T. 3) monosome (45%), 3 (T. 43, T. 53, T. 88) bisome (33%), 2 tombe (T. 38, T. 39) multiple (22%) con una media di 4 individui per sepolcro. Le sepolture hanno restituito 19 individui, di cui 4 presentavano pochi resti ossei. L indice relativo al N. individui/tombe è pari a 2, risulta essere molto più basso rispetto al saggio I. Nel saggio III le sepolture indagate sono 7 di cui 2 tombe (T. 24, T. 26) monosome (28%), 4 tombe (T. 35, T. 36, T. 25, T. 34) bisome (58%), 1 tomba (T. 23) multipla (14%) che conteneva 3 individui. Gli individui rinvenuti sono 13, di cui 3 con pochi frammenti. L indice N. individui/tombe è di 1,8 che si rivela più basso rispetto agli altri saggi. Complessivamente nel sito di San Pietro sono state fin ora indagate 23 tombe così suddivise, di cui 7 tombe monosome (30%), 9 tombe bisome (40%), 7 tombe plurime (30%). Gli individui recuperati sono 60, è stato possibile effettuare uno studio antropologico completo su 49 soggetti. Distribuzione delle sepolture e demografia La distribuzione del sesso all interno del campione (60 individui in 23 tombe), evidenzia 31 soggetti di sesso maschile, 18 di sesso femminile e 11 di sesso incerto. Per quanto concerne la determinazione dell età di morte, è stato possibile inquadrare in classi di età (Vallois, 1960) 56 individui, di cui il 12,5% corrisponde alla classe Infantile I, il 12,5% alla classe Infantile II, il 9% alla classe Giovanile, il 26,8% a quella Adulta, il 32,1% alla classe Matura ed il 7,1% alla classe Senile. La frequenza dei sub-adulti nel campione analizzato è pari al 34%, la Sex Ratio, indicante la percentuale tra le presenze maschili e quelle femminili, risulta essere pari al 182,3%, che rileva una grande maggioranza di soggetti maschili, quasi il doppio rispetto a quelli femminili. Risulta interessante notare che: una lieve maggioranza di soggetti femminili nella classe Infantile I ( 4 sogg. su 7); una uguale ripartizione dei sessi nelle classi Infantile II e Giovanile; una percentuale molto bassa di individui femminili nelle classi Adulta (26,7%) e Matura (27,7%). nessun soggetto femminile nella classe Senile. Dei 28 individui studiati nel saggio I, 16 risultano di sesso maschile, 7 di sesso femminile e 5 di sesso incerto; tutti sono analizzabili per classi d età. In questo saggio è stato individuato il valore più alto di soggetti sub-adulti (42,8%) e di soggetti della classe Infantile I (21,4%). Il valore della sex ratio è di 229% e indica una grande maggioranza di soggetti maschili rispetto a quelli femminili. Tra i 19 individui del saggio II, 10 sono soggetti maschili, 6 soggetti femminili e 3 soggetti di sesso incerto. A parte due dei soggetti di sesso incerto, tutti gli altri individui risultano analizzabili per classi d età. Nel saggio II si riscontra il maggiore numero di individui adulti (44,5% sul totale adulti) e maturi (39% sul totale maturi), mentre sono assenti soggetti giovanili e senili. La sex ratio è pari al 166%, e ripete la maggioranza di soggetti maschili rispetto a quelli femminili. Gli individui studiati nel saggio III sono 13 di cui 5 maschi, 5 femmine e 3 soggetti di sesso incerto. I soggetti analizzabili per classi d età sono invece: 5 maschi, 4 femmine, 1 di sesso incerto. La presenza dei soggetti sub-adulti è pari al 40% di cui: il 30% corrisponde a soggetti della classe Infantile II; il 10% a soggetti della classe Giovanile. Non vi sono soggetti riferibili alla classe Infantile I. I soggetti adulti costituiscono la parte più numerosa con 168

3 1. - Vertebre dorsali con cavitazioni osteolitiche ed estesa distruzione trabecolare e corticale del corpo della X vertebra Tratto di scheletro assile con caverne di osteolisi. il 30%; i maturi si presentano per il 20%. Il valore più basso è rappresentato dalla classe Senile con il 10%. Il valore della sex ratio pari al 100%, indica, solo per questo saggio, la presenza di soggetti maschili e femminili in ugual numero. Paleopatologia Dei 60 soggetti recuperati solo 49 (81,7%) risultano osservabili ai fini dei rilevamenti paleopatologici. L indagine evidenzia lesioni scheletriche di natura patologica nel 77,5% degli individui osservabili (38 individui su 49). Nei diversi saggi tale percentuale è pari all 83% (20 su 24 individui) nel saggio I, all 80% (12 su 15) nel saggio II e al 60% (6 su 10) nel saggio III. Di seguito elenchiamo le patologie specifiche riconosciute, escludendo dal computo tutte quelle malattie croniche, spesso di origine carenziale, che caratterizzano la maggior parte degli individui esaminati. Tubercolosi Nel saggio I il 71% dei soggetti esaminabili (17 su 24) evidenzia lesioni ossee di tipo infiammatorio, verosimilmente riferibili ad una patologia infettiva specifica quale la tubercolosi. Considerando anche altri 5 soggetti provenienti dagli altri due saggi, l incidenza dei malati di tubercolosi sul totale degli individui patologici risulterebbe pari al 58% (22 su 38) e del 45% (22 su 49) in relazione a tutti gli individui osservabili. È noto che approssimativamente solo il 5-7% di tutti i casi di tubercolosi (sia polmonare che linfatica) coinvolge ossa e articolazioni, e che le tre regioni scheletriche maggiormente coinvolte dalla tubercolosi sono: la colonna vertebrale (25-50%) (morbo di Pott), l osso coxale (15-30%), il ginocchio (10-20%). È probabile, quindi, che il dato dell incidenza di tale malattia, nel campione in studio, risulti sottostimato. La diagnosi differenziale ha permesso di escludere alcune patologie quali l actinomicosi, la coccidiodomicosi, la malattia di Paget, la sindrome di Reiter, i neoplasmi come l emangioma, le cisti ossee da aneurisma, i carcinomi metastatici. Le lesioni più comuni riscontrate sugli scheletri riguardano lo scheletro assile, seguite dalle ossa lunghe e dalle coste. Per quanto concerne la colonna vertebrale, i corpi dei tratti toracico e lombari dell 82% dei soggetti affetti da tubercolosi mostrano una condizione di slargamento dei fori vascolari e la presenza di caverne di osteolisi o di vere e proprie cavità cistiche nel 68% dei casi (figg. 1-2). In un caso si assiste al collasso di un elemento vertebrale toracico con la tipica formazione a cuneo. È presente, inoltre, la flogosi diffusa delle diafisi delle ossa lunghe (soprattutto fibula, tibia e secondariamente femore) come periostite, osteite ed in alcuni casi osteomielite, nel 77% dei soggetti patologici esa- 169

4 Sandro Sublimi Saponetti, Laura De Nicola, Vito Scattarella 3. - Periostite-osteite della fibula con osteoproliferazione Infiorescenze esostosiche bottoniformi sulla superficie pleurica di una costa. minati (fig. 3). Accanto a questa è piuttosto diffusa (91% dei casi) una condizione di slargamento porotico delle epifisi distali delle ossa lunghe, ed in particolare di femore e tibia. Si evidenziano, nel 59% dei casi, infiorescenze esostosiche bottoniformi sulla superficie pleurica delle coste e nel 41% dei casi alterazioni della superficie viscerale dello sterno, quali esiti flogistici delle vie respiratorie (fig. 4). Nel 14% degli individui affetti da tubercolosi (2 infantili ed 1 adulto) la superficie endocranica mostra le tracce di una reazione flogistica ancora attiva al momento del decesso dell individuo, e caratterizzata sia da apposizione subperiostale che da aree di osteorarefazione. Le lesioni flogistiche in studio indicherebbero casi di meningite, quasi certamente di natura tubercolare. Il 9% dei soggetti patologici evidenzia la flogosi delle prime vie aeree sotto forma di lesioni osteoblastiche ed osteolitiche dei turbinati e del palato. Quando il bacillo della tubercolosi è trasportato dal flusso sanguigno può causare una infiammazione trabecolare nell osso o nella membrana sinoviale della giuntura dell anca. Un individuo del saggio III (4,5%) mostra gli esiti di una coxite di probabile origine tubercolare. Fluorosi ossea Un soggetto del saggio I (tomba n. 33) ed uno del saggio II (tomba n. 38) mostrano una serie di lesioni ossee la cui morfologia e distribuzione sembrerebbe riconducibile alla fluorosi ossea (fig. 5). In particolare il primo soggetto mostra un artrosi 5. - Estesa degenerazione ossea delle articolazioni delle prime dita dei piedi in individuo con sospetta fluorosi (tomba n. 33). deformante diffusa che si evidenzia particolarmente a carico delle articolazioni della colonna vertebrale e delle ossa del piede. La fluorosi è particolarmente diffusa nei paesi nei quali abbondano rocce ignee arricchite in fluoro. Il fluoro viene introdotto nell organismo essenzialmente con l acqua. Lo ione floruro (F-) è essenziale per la salute umana ed in particolare per la buona conservazione di denti ed ossa. Tuttavia, quando ingerito in eccesso, provoca una serie di sintomatologie classificate 170

5 Relazione tra morte e aree sacre: paleopatologia di un campione scheletrico dal sito tardoantico di San Pietro, a Canosa (BAT) affetto da una grave condizione anemica (cribra orbitalia e cribra cranii, strie e slargatamento porotico delle aree periarticolari delle ossa lunghe) e da una malattia del parodonto di grado severo. Il quadro clinico farebbe supporre condizioni malnutrizionali caratterizzate da una massiccia e prolungata carenza di acido ascorbico (vitamina C) ed esitate in una malattia nota come scorbuto. Sulle ossa parietali del cranio dell individuo si evidenziano due fori di forma grossolanamente triangolare quale esito di due craniectomie eseguite sul vivente (fig. 6). Le lesioni risultano approssimativamente simmetriche e speculari e localizzate intorno all ubicazione dei fori parietali. Il referto radiografico e la T.A.C. effettuata evidenziano una sopravvivenza dell individuo all intervento chirurgico, di qualche mese. Non sarebbe inverosimile, in tal caso, correlare l intervento chirurgico allo scorbuto, che è caratterizzato, tra l altro, da fragilità capillare ed emorragie anomale, ipotizzando un tentativo terapeutico di arginare gli esiti di una possibile emorragia subaracnoidea Trapanazione cranica doppia su ossa parietali dellʼindividuo della tomba n. 2. come fluorosi dentaria (denti chiazzati e fragili) e scheletrica (dolori alla schiena e al collo fino a deformazioni permanenti delle ossa). D altra parte, la deficienza di fluoro aumenta la vulnerabilità dei denti alle carie. È questa la ragione basilare per la quale la fluorosi è particolarmente diffusa nei paesi cosiddetti in via di sviluppo (Ghana, Tanzania, Kenia, Senegal, India, Sri Lanka, ed in particolare in Cina), nei quali abbondano rocce ignee arricchite in fluoro e l acqua potabile è attinta normalmente da pozzi scavati nel substrato roccioso e quindi anch essa relativamente ricca in fluoro. In quelle regioni, la geochimica del fluoro nelle acque sotterranee assume pertanto una grande rilevanza sociale in termini di etiologia della fluorosi. Gli effetti della fluorosi sono permanenti ed incurabili. Un area geografica con acque ricche di fluoro, vicina al sito archeologico in studio, è quella circumvesuviana, a oriente di Napoli. Trapanazioni craniche L individuo sepolto nella tomba n. 2 del saggio II era un giovane adulto (21-25 anni) di sesso maschile, Traumatologia Se riferita all intero campione la percentuale di individui traumatizzati è pari al 12% (6 su 49); nell ambito dei soggetti patologici tale percentuale sale al 16% (6 su 38). Il caso più interessante riguarda un soggetto adulto (20-25) di sesso maschile (tomba n. 53, saggio II), i cui resti scheletrici evidenziano l esito di una decapitazione. Il riscontro sullo scheletro di numerose lesioni sia da punta che da taglio, prive di esiti cicatriziali, ed il trattamento di scalping del cuoio capelluto post-mortale, rendono l evento non attribuibile ad una esecuzione ma piuttosto come il risultato di un combattimento avvenuto nel corso di un evento bellico (figg. 7-9). Lo studio paleopatologico dell individuo, è stato trattato in due pubblicazioni mirate a cui si rimanda 2. Due individui maschili ed in età matura, i cui resti scheletrici sono stati recuperati dalla tomba n. 38 del saggio II, risultano traumatizzati. Il primo (38a) rivela, sul temporale dx, l obliterazione ossea del meato acustico del temporale destro. 2 Sublimi Saponetti et alii 2006; Iid

6 7. - Lesione da fendente su branca mandibolare e processo mastoideo del lato sinistro dellʼindividuo della tomba n Lesioni da scalping su cranio dellʼindividuo della tomba n Lesione da parata su superficie dorsale di radio ed ulna dellʼavambraccio sinistro, individuo della tomba n Cranio dellʼindividuo della sepoltura n. 26 con lesione da fendente a tutto spessore su parietale destro e lesione a stampo su frontale. Le cause di tale lesione possono ricercarsi in un evento traumatico da impatto che interessò il volto e quindi il condilo mandibolare dell uomo, con conseguente frattura del margine anteriore del meato acustico esterno. Al trauma seguì una probabile lunga sopravvivenza con ipoacusia laterale destra. Il secondo (38b) evidenzia, tra frontale e grande ala destra dello sfenoide, una lesione a tutto spessore, certamente causa di morte, provocata da un oggetto contundente a sezione trapezoidale, riferibile ad un arma da lancio. Il soggetto di sesso maschile ed in età senile della sepoltura n. 26 del saggio III, rivela, sul parietale destro una lesione a tutto spessore e senza esiti cicatriziali, inferta da un arma tagliente assimilabile ad un ascia. Sull osso frontale è visibile una lesione a stampo di vec- 172

7 Relazione tra morte e aree sacre: paleopatologia di un campione scheletrico dal sito tardoantico di San Pietro, a Canosa (BAT) Cinto pelvico e ossa degli arti inferiori dellʼindividuo della tomba n. 24 affetto da diplegia spastica: sublussazione dellʼanca dx., iperantiversione femorale, valgismo delle ginocchia, piede torto. chia data, con esito di guarigione (fig. 10). Il soggetto rinvenuto nella tomba n. 12 del saggio II era un maschio in età matura. L omero sn. mostra una frattura da schiacciamento dell epifisi distale con probabile coinvogimento dell arteria brachiale esitata in retrazione muscolare ischemica di Volkmann (mano ad artiglio). Inoltre la clavicola dx. evidenzia la frattura del terzo laterale con sovrapposizione dei monconi in callo di frattura. L ulna dello stesso lato mostra un infiammazione osteomielitica con formazione di una cloaca, quale esito di una frattura da taglio (lesione da parata). In conclusione si trattava di un individuo con ridotta funzionalità od impotenza funzionale di entrambi gi arti superiori. L omero sinistro dell individuo b, maschile ed in età maturo-senile della tomba 23, rivela l esito di una frattura in callo osseo non ancora completamente calcificata e modesta deviazione angolare dei monconi. Anche la clavicola destra evidenzia una frattura del terzo medio. Diplegia spastica Un individuo adulto e di sesso maschile recuperato nel saggio III (tomba n. 24) evidenzia tutta una serie di degenerazioni ostearticolari e di modificazioni dei rapporti angolari tra i segmenti ossei, che rendono possibile una diagnosi di diplegia spastica. Tale affezione troverebbe causa in cerebropatie indotte o congenite causante tutta una serie di deformità che si manifestano a seguito della graduale strutturazione (attraverso retrazioni capsulari, muscolari e tendinee) degli atteggiamenti coatti determinati dall ipertonia muscolare. Le deformità riscontrate consistono in rigidità in flessione del polso, sublussazione dell anca destra, iperantiversione femorale, valgismo delle ginocchia, piede torto (fig. 11). Meningocele (tomba n. 12, saggio II) L individuo multitraumatizzato della tomba n. 12 del saggio II mostra la V vertebra toracica con un estesa perdita di sostanza a margini lisci interessante la metà destra del corpo e dell arco neurale. Gli accertamenti diagnostici, tuttora in corso, prefigurerebbero un meningocele oppure l impronta di una formazione tumorale. Conclusioni L investigazione antropologica del campionamento scheletrico proveniente dal cimitero tardoantico di Canosa San Pietro, mette in luce una situazione paleopatologica abnorme, sia per la frequenza che per la gravità dei quadri patologici riscontrati. Tale condizione non sembra assimilabile a quello di una comune necropoli e caratterizzerebbe un cimitero selettivo, e cioè non riferibile ad un campionamento causale della popolazione tardoantica di Canosa. Tale selezione e concentrazione di soggetti patologici non può certamente essere dovuta al caso e sarebbe il riflesso dell addensamento, dalle zone circostanti, di un gran numero di individui malati o sofferenti, e ciò fornisce un buon supporto all ipotesi che il sito, per la presenza del vescovo Sabino o delle sue spoglie mortali, costituisse una sorta di Lourdes del medioevo, dove i malati incurabili accorrevano cercando la guarigione. La ricostruzione della vita quotidiana dei soggetti in studio, effettuata attraverso le tracce di indicatori di stress nutrizionali e occupazionali e dai risultati 173

8 Sandro Sublimi Saponetti, Laura De Nicola, Vito Scattarella della geometria delle sezioni diafisarie trasverse di omero e femore, mostrerebbe un campione socialmente eterogeneo il cui denominatore comune era una condizione di malattia cronica e/o invalidante e di fatto incurabile per i canoni della medicina dell epoca. Inoltre, la presenza nel campione scheletrico esaminato, di un individuo sottoposto ad un operazione chirurgica al cranio, rende plausibile la presenza nel sito tardoantico, di personale medico e di una struttura ospedaliera. Bibliografia Borgognini Tarli S. M., Repetto E. 1986, Skeletal indicators of subsistence patterns and activity regime in the Mesolithic sample from Grotta dell Uzzo (Trapani, Sicily): a case in study. Human Evolution, I (4): Brothwell D.R. 1981, Digging up bones, Oxford University Press, Oxford. Capasso L., Kenneth A.R., Kennedy C., Wilczak A. 1999, Atlas of occupational markers on human remains, Edigrafital S.p.A., Teramo, Italy. Dobney K., Brothwell D.R. 1987, A method for evaluating the amount of dental calculus on teeth from archaeological sites, J. Archaeol. Sci., 14, Ferembach D., Schwidetzky I., Stloukal M , Raccomandazioni per la determinazione dell età e del sesso sullo scheletro, Rivista di Antropologia, 60, Goodman A.H., Martin D.L., Armelagos G.J. 1980, Indications of stress from bone and teeth, in : Paleopathology at the origins of the agriculture, Academic Press, Kennedy K.A.R. 1989, Skeletal markers of occupational stress. In: Reconstruction of Life from the skeleton, Alan R. Liss, inc., Lai P., Lovell N.C. 1992, Skeletal markers of occupational stress in the Fur Trade: a case study from Hudson s Bay Company Fur Trade Post. International Journal of Osteoarchaeology, 2, Larsen C.S. 1999, Bioarchaeology interpreting behaviour from the human skeleton, Cambridge University Press, Cambridge. Ledger, M., Holtzhausen, L., Constant, D., and Morris, A. G. 2000, Biomechanical beam analysis of long bones from a late 18 th century slave cemetery in Cape Town, South Africa. American Journal of Physical Anthropology, 112: Lovejoy C.O., Meindl S., Pryzbeck T.R., Mensforth R.P. 1985, Chronological metamorphosis of the auricolar surface of the ilium: a new method for the determination of adult skeletal age at death, American Journal of Physical Anthropology, 68, Martin R., Saller K , Lehrbuch der Anthropologie, Stuttgart. Molnar S. 1971, Human tooth wear, tooth function and cultural variability. American Journal of Physical Anthropology, 34: Robb J. E. 1994, Issues in the skeletal interpretation of muscle attachments, paper presented at the Annual Meeting of the Paleoanthropology Society, Anaheim, California, April Robb. J., Mallegni F. 1994, Anthropology and paleopathology of Neolithic human remains from Catignano (Pescara, Italy), Rivista di antropologia, vol. 72, Rogers J., Waldron T., Dieppe, Watt I. 1987, Arthropaties in paleopatology. The basis of the classification according to most probable cause, Journal of Archaeological Science, 14, Ruff C. R., Trinkaus E. & Holliday T. W. 1997, Body mass and encephalization in Pleistocene Homo, Nature, vol. 387, 8 may 97. Sublimi Saponetti S., Scattarella V., Emanuel P., Volpe G. 2006, Un caso di decapitazione nella Canosa tardo antica (VI-VII sec.), in Guerci A., Consigliere S., Castagno S. (eds.), Il processo di umanizzazione, Atti XVI Congresso degli Antropologi Italiani (Genova ottobre 2005), Edicolors Publishing. Milano, Sublimi Saponetti S., Scattarella V., Emanuel P., Di Nunno N., Di Nunno C. 2008, A case of decapitation in Canosa, South Italy (5th-6th century A.D.). Forensic Science International, 176, Tracey A.R., Ruff C.B., and Plato C.C. (1994) Hand dominance and bilateral asymmetry in the structure of the second metacarpal. American Journal of Physical Anthropology, 94: Vallois H.V. 1960, Vital statistic in prehistoric population as determined from archaeological data, in Heizer R.F., Cook S.F. (eds.), The application of quantitative methods in archaeology, Chicago,

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