Vincono la pachistana Malala e l indiano Satyarthi

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1 Sabato 11 ottobre 2014 ANNO XLVII n 240 1,40 San Filippo diacono Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell Infinito 4,00 Quotidiano di ispirazione cattolica Politica Marini in campo Si allarga la galassia moderata GRASSO, PICARIELLO A PAGINA 12 Calabria Una bomba carta alla casa dei poveri del prete antimafia GUALTIERI A PAGINA 21 Allarme Ebola La Ue alza i controlli Possibile invio di truppe in Africa ALFIERI A PAGINA 22 Speciale Auto Al Salone di Parigi tornano fiducia e un tocco italiano INSERTO ALLE PAGINE EDITORIALE STAVOLTA SPLENDIDA LA SCELTA DI OSLO IL GRAN PESO DI UN PREMIO ANDREA LAVAZZA Con la scelta di Malala Yousafzai e Kailash Satyarthi, gratificata di un indiscusso plauso mondiale, il Comitato di O- slo ha ridato al Nobel per la Pace quel prestigio che premi dati e mancati del passato avevano intaccato. Non c è solo l emozione superficiale per un riconoscimento che va idealmente ai bambini del mondo nella designazione della più giovane laureata della storia e dell attivista contro la schiavitù minorile. Attraverso il conferimento di un sigillo planetario si dà concreto sostegno alla battaglia per i diritti fondamentali dei più indifesi e allo sviluppo civile di un area chiave del mondo. Non può sfuggire, infatti, che saranno insieme davanti ai riflettori a ricevere il premio una donna pachistana di fede islamica e un indiano di fede indù, proprio mentre i loro Paesi tornano a spararsi lungo la linea di confine del Kashmir e le religioni vengono strumentalmente usate per alimentare odii e violenze. Già tale circostanza, insieme alla sensibilizzazione sul dramma di milioni di minori cui è impedita l istruzione o che sono costretti a lavorare in condizioni più che precarie, sarebbe un risultato da salutare con soddisfazione. Eppure, senza nulla togliere allo sforzo trentennale di Satyarthi, che è valso la salvezza per almeno 80mila bambini, sottratti a forme solo mascherate di schiavitù e che continuerà d ora in poi con maggior appoggio e favore, ci piace concentrarci sul successo ottenuto da Malala e sul fardello che è stato posto sulle sue giovani, fragili e insieme fortissime spalle. Verrebbe quasi da chiedere se qualcuno si è preoccupato di considerare che cosa significhi per lei questo premio, di quale responsabilità la gravi e di quanto, verosimilmente, segnerà la sua vita. Certo, è stata consacrata a simbolo del riscatto delle ragazze cui l oscurantismo vuole negare l accesso alla scuola e alla conoscenza, lei che è stata ferita dai taleban per avere osato tentare di vivere ciò che per tanti suoi coetanei è la normalità quotidiana, lei che davanti all Assemblea generale dell Onu, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, aveva proclamato: "Le penne e i libri sono la nostra arma più forte". Oggi è già di fatto esiliata dal suo Paese che, malgrado le felicitazioni del premier Sharif ("è l orgoglio del Pakistan"), non si schiera certo unanime nell apprezzarne parole e gesti estranei a una tradizione di subordinazione femminile. Domani andrà ancora a lezione nel liceo che frequenta in Gran Bretagna, dove è ospitata con la famiglia, ma ciascuno da lei si a- spetterà qualcosa di speciale, il suo destino - segnato da quelle pallottole che la ridussero in fin di vita mentre era sull autobus con le compagne - forse definitivamente e prematuramente scritto nel segno di una esistenza pubblica al servizio di una causa tanto nobile quanto esigente. Malala può diventare un grande esempio per molte sue coetanee di ogni nazione, un elemento di speranza per coloro che sono costantemente nel mirino, come le ragazze rapite da Boko Haram in Nigeria, per le quali si sta battendo da mesi con una campagna internazionale. Sarà però condannata, come non molti altri premiati nella storia, al timore del fanatismo sempre in agguato e a una costante protezione perché quel fanatismo non la raggiunga. Donne e uomini veramente di pace, profeti disarmati quale è più di ogni altro una ragazza che chiede solo di andare a scuola, nel nostro mondo imperfetto sono esposti alla minaccia di chi vuole imporre il proprio potere o la propria ideologia. Ieri, uscita da scuola, Malala ha detto che il riconoscimento non è un traguardo ma un inizio, che le dà coraggio, perché tutte le bambine accedano all istruzione. E ha invitato i leader di India e Pakistan alla cerimonia di consegna. Una passerella che forse accetteranno. Ma non è questo (solo) il seme che vorremmo crescesse con il Nobel. La vera vittoria sarebbe, e sarà, il ritorno di Malala, senza una scorta militare, nella propria casa nella valle dello Swat o in qualunque altro luogo dove il fondamentalismo cerca di prevalere con la forza e l imposizione dell ignoranza. Nella innocente, disarmata e disarmante determinazione di una diciassettenne sta il futuro di un nuovo sogno alla Martin Luther King. A tanti il dovere di accompagnarla e di sostenerla perché diventi realtà. Lo dobbiamo, oltre che a tutte le bambine e i bambini senza diritti, a quella ragazza loro portavoce cui abbiamo consegnato l onere maggiore, seppure sotto forma di un grande premio. Il fatto. Riconoscimento alla ragazza paladina del diritto all istruzione e all uomo che ha riscattato 80mila minori dalla piaga del lavoro forzato Nobel per la pace nel segno dei piccoli Vincono la pachistana Malala e l indiano Satyarthi La 17enne Yousafzai è la più giovane premiata della storia. «Voglio vedere andare a scuola i 58 milioni di minori che ancora non possono farlo», ha detto prima di invitare i premier di Islamabad e New Delhi alla cerimonia di consegna del 10 dicembre ad Oslo. L attivista Kailal, che ha riscattato dalla schiavitù 83mila ragazzini, ha invitato la collega: «Lavoriamo insieme per la pace». Scontro sui conti Padoan: «La Ue non boccerà la manovra» Pier Carlo Padoan Il ministro dell Economia risponde alle indiscrezioni secondo le quali Bruxelles a- vrebbe chiesto ai governi di Roma e di Parigi di cambiare le manovre annunciate: «Non c è nessun negoziato in corso e non vedo nessuna chance che la legge sia respinta». Renzi ai suoi: sarebbe una follia Dibattito Tecnoscienza e pensiero unico: parlano Amaldi e Ricci Sindoni ALFIERI, CAPUZZI, DEL SOLDATO, VECCHIA E ZAPPALÀ NEL PRIMOPIANO ALLE PAGINE 6 E 7 CASTAGNA A PAGINA 27 Inchiesta La Formula 1 a Sochi: arriva in Russia lo sport più capitalista CICCARONE A PAGINA 30 UN MORTO, SCUOLE E STRADE CHIUSE, LA CITTÀ IN GINOCCHIO Genova di nuovo sott acqua VIVIANA DALOISO L altro orizzonte Credo che la prima domanda sulla realtà dell uomo debba nascere dalla contemplazione degli occhi dei neonati. Lo sguardo che si muove, ancora coperto dal velo lattiginoso della vita uterina, sembra venire da un mondo molto lontano. Succede qualcosa di molto simile nel morente: a un tratto, lo sguardo si storna, un altro orizzonte lo chiama. Fin dai tempi più antichi, l uomo ha mostrato la tendenza a credere in una realtà che prosegue dopo la morte. Dato che ogni cosa, per esistere, necessita del suo opposto, è chiaro che, se c è un dopo, ci deve essere anche un prima. Da dove viene dunque la parte non misurabile di un bambino? Dove va la parte non n cuore pensante Fenomeno globale Scuola negata a 58 milioni di «under 11» Le cerate fosforescenti, il rumore costante delle pale che sfregano contro l asfalto. Senza quelli, nel marrone informe che confonde fango e cielo, Genova sembrerebbe morta. Sono passate da poco le quattro di pomeriggio, sedici ore dall esplosione. D acqua. Una signora abbraccia un ragazzo all angolo, come fosse tornato dalla guerra. Lo sfondo della scena è un groviglio di automobili aperte come scatolette di tonno. Fango, morte, distruzione. Pensava d aver pagato il suo tributo al maltempo, Genova. Susanna Tamaro misurabile di un morente? Il viaggio dell anima è un viaggio coperto da una fitta discrezione, non si può indagare, misurare, classificare. Veniamo da un oscurità e ci dirigiamo verso un altra oscurità. E allora? Che senso ha perdere tempo con qualcosa che non potremo mai conoscere davvero? Non è meglio rimanere ancorati alla concretezza dei giorni? Sì, certo lo è se, davanti allo sguardo di un neonato, non proviamo turbamento, se, di fronte al corpo di un defunto, pensiamo unicamente ai pezzi di ricambio, alle ceneri fertilizzanti o ai collemboli pasciuti che si nutriranno a breve delle sue carni. Il lavoro minorile coinvolge invece 200 milioni di minorenni, 70 milioni dei quali sotto i 14 anni. A PAGINA 6 PINI A PAGINA 11 FRAMBATI, SALINARO, TORTI E VIANA NEL PRIMOPIANO ALLE PAGINE 8/9 Fede al femminile Suor Papa: la donna non occupa spazi, ma è chiamata a esserci BADARACCHI A PAGINA 26 I NOSTRI TEMI L analisi Città metropolitane una rivoluzione tutta da inventare MARCO IASEVOLI Listoni, larghissime intese, accordi sottobanco, spartizioni e veleni. Dopo la tornata del 28 settembre, si chiude domani, con appuntamenti clou a Napoli, Torino e Bari, il primo test elettorale delle Città metropolitane e delle "nuove" Province. Ed è un bilancio con più ombre che luci. A PAGINA 3 I lavori del Sinodo Divorziati risposati: c è chi chiede percorsi penitenziali GIANNI CARDINALE In otto Congregazioni generali il Sinodo dei vescovi sulla famiglia ha registrato ben 181 interventi, a cui si devono aggiungere gli 80 avvenuti nelle ore di dibattito libero. Queste certificano più di ogni discorso l ampio dibattito i padri sinodali sono infatti 191 che ha caratterizzato la prima settimana delle assise convocate da papa Francesco. PRIMOPIANO ALLE PAGINE 4 E 5 Il caso trascrizioni La Curia di Milano: no alle "nozze" gay Renzi: presto la legge PINO CIOCIOLA La diocesi milanese scende in campo, dopo la trascrizione dei sette matrimoni o- mosessuali celebrati all estero fatta dal sindaco Pisapia, per ricordare che le leggi vanno rispettate. Poco prima il Prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, aveva chiesto al Comune gli atti delle trascrizioni. E Renzi dice che la legge sulle unioni gay «si farà». A PAGINA 13

2 La sfida che la Chiesa vive non è tanto quello di "calarsi" "nella" realtà ma quella di "partire" con Cristo "dalla" realtà 2 IDEE Antonio Spadaro SJ Sabato «Il Governo merita sostegno non critiche» Evidenti forza e idee, ma anche i problemi il direttore risponde di Marco Tarquinio Magatti, nella sua analisi, ha colto un punto cruciale: le domande degli italiani rischiano di tornare a correre più delle risposte che il pur veloce premier riesce a dare «QUEI DIVORZIATI RISPOSATI IN SITUAZIONI IRREVERSIBILI» Caro direttore, nell esperienza pastorale di ogni parroco e di ogni confessore, il problema dei divorziati risposati che desiderano riconciliarsi si pone, nella stragrande maggioranza dei casi, dal di dentro di situazioni irreversibili. Mi sono messo nei panni di un fedele fra i tanti che si sono confidati con me e ho pensato a una lettera che ciascuno di loro potrebbe scrivere ai padri sinodali: «Cari Padri sinodali, ho alle mie spalle una famiglia distrutta per fortuna senza figli. Ho fatto molti errori e ho peccato: lo riconosco e me ne pento. Ora ho una nuova famiglia con due bambini; uno farà quest anno la Prima Comunione. Voglio osservare le regole; non farò, se pure con molto turbamento, la Comunione con lui. Il confessore, per assolvermi, mi chiede di rispettare la indissolubilità del mio primo matrimonio e, se la mia prima moglie rifiuta di ritornare con me, di accettare di restare solo. Ma posso, per far questo, abbandonare la mia nuova famiglia? Non commetterei così un altra gravissima colpa? Peggiore della prima, perché toglierei ai miei figli la gioia di una famiglia unita e la cura di un padre e una madre, uniti nell amore. Per uscire da una situazione di peccato devo crearne una nuova? O vivere tutta la vita senza il perdono? Da voi attendo una risposta che mi aiuti a vivere nella grazia di Dio senza, per questo, dover far soffrire la donna che amo e i miei bambini. Che Dio vi aiuti a trovare le vie giuste per poter restare i ministri della sua misericordia». don Severino Dianich «CI SI PUÒ SPOSARE ANCHE OGGI CON UN PO DI CORAGGIO» Gentile direttore, trovo discutibile quanto affermato dai responsabili nazionali dei Centri di preparazione al matrimonio, e pubblicato su Avvenire di ieri 10 ottobre. Non sto a ribattere frase per frase alle opinioni espresse. Cito solo: «Oggi... la convivenza non viene vissuta come una scelta di leggerezza morale, ma come una prassi dettata dal cambiamento dei costumi in senso globale e dalla distanza, spesso enorme dal punto di vista cronologico, che passa dall innamoramento al momento del matrimonio». Una contraddizione in termini: non si vede perché ci debba essere questa distanza tra innamoramento e Gentile direttore, il commento apparso su Avvenire del 9 ottobre a firma di Mauro Magatti, a mio parere, colma la misura. L analisi di partenza pare esatta, ma poi l autore scivola sulle solite critiche prive di rapporto con la realtà verso il governo Renzi di cui sono pieni i giornali di ogni tendenza Montanelli, dando efficace forma a un antica consapevolezza di chi fa il mio mestiere senza deliri di onnipotenza, era solito dire che «se un lettore non capisce, la colpa è del giornalista». La penso come lui, da sempre. Purché anche in chi legge ci sia buona fede o anche solo buona disposizione. Sia chiaro: penso che lei sia in buonissima fede, gentile signor Stolfa. Ma mi pare che lei non sia altrettanto disposto a ragionare serenamente su valutazioni e critiche costruttive sul Governo per cui fa comprensibilmente il tifo. Per di più tra le diverse doti di Mauro Magatti che non è un giornalista, ma uno dei più importanti e acuti sociologi economisti italiani c è quella di una notevole e brillante chiarezza espositiva. Mettere in evidenza la forza (oggettiva), la spinta riformatrice (evidente) e il sostegno popolare (ampio) a un leader politico che è, oggi, segretario di partito e anche presidente del Consiglio e individuare limiti e rischi (altrettanto oggettivi ed evidenti) della sua azione di governo significa «addossare» a lui errori e omissioni ereditati da altri? Ma via Quando, poi, lei scrive che Renzi, oggi, «comunque non ha alternative credibili» e che «gli italiani vogliono vedere lettere@avvenire.it a voi la parola matrimonio, quando non c è tra innamoramento e convivenza. La verità è che molti vanno a convivere senza sposarsi perché non hanno il coraggio di una scelta impegnativa, per tutta la vita, perché vogliono un periodo di prova, perché vogliono una facile scappatoia da quel rapporto di coppia. Insomma, proprio per quella «leggerezza morale». Oppure, e secondo me questo dimostra ancora di più l immaturità di molti, perché non hanno i soldi necessari a un matrimonio da favola. Molti, forse la maggior parte. Poi però ci sono molti altri, che forse sono pochi a livello statistico, che si dicono cattolici perché osservano quanto scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Io, nel mio piccolo, mi sono sposato con una donna che si è trasferita nella mia città da un altra regione. Non abbiamo fatto un matrimonio sfarzoso, ma semplice, con una quarantina di invitati e senza (dico senza) fare il viaggio di nozze. Per i primi tre anni abbiamo vissuto in un bilocale di 24 metri quadrati, senza riscaldamento. Due anni fa abbiamo faticosamente ottenuto un mutuo per comprarci un appartamento più grande (60 metri quadrati) e sognare un figlio. Tutto questo cominciando dal matrimonio, non dalla convivenza: non sarebbe cambiato nulla, salvo il fatto che ci saremmo messi fuori dalla Chiesa, ci saremmo stoltamente privati del sostegno dei sacramenti e dell azione della grazia di Dio, l unica cosa che non ci è mai mancata, insieme al freddo quando a Genova ci sono stati zero gradi per due settimane di fila e a tanti altri guai che non sto a elencare. E al nostro a- more, che a cinque anni dal matrimonio è ancora saldo, è anche più saldo, proprio in virtù di quel matrimonio e di quella scelta. Che si può compiere, anche oggi, con un po di coraggio. Emanuele Gavi Genova Le lettere vanno indirizzate ad Avvenire, Redazione Forum, piazza Carbonari 3, Milano. lettere@avvenire.it Fax I testi non devono superare le battute spazi inclusi e non devono avere allegati. Oltre alla firma e alla città chiediamo l indicazione dei recapiti che non divulgheremo. Ci scusiamo per quanto non potremo pubblicare. e colore. E invece è esatto proprio ciò che dice in partenza l articolista e cioè che gli italiani sono fermamente convinti che a Renzi bisogna dare la possibilità di governare il Paese. Ma è semplicemente ridicolo addossare al premier responsabilità e colpe per fatti addebitabili ai governi precedenti (la mancata ripresa economica) o pretendere di veder concretizzare in pochissimi mesi risultati che i governi precedenti non hanno conseguito e in anni e anni di governo (e di errori). Gli italiani non C sono così ingenui da non vedere che Renzi è sulla strada giusta e che comunque non ha alternative credibili. Critiche assurde e prive di costrutto servono solo a creare un clima di incertezza permanente nel Paese e negli italiani i quali, proprio per questo, non investono e non consumano. Gli italiani vogliono vedere quello che Renzi riuscirà a fare, ma vogliono concedergli anche i giusti tempi. Francesco Stolfa Corato (Ba) quello che riuscirà a fare» riprende esattamente concetti espressi nell editoriale di Magatti. Assurdo e ridicolo sarebbe intonare un tutto va ben, madama la marchesa Non è così, e si vede a occhio nudo. Così come si vede a occhio nudo che la battaglia di Matteo Renzi per fare passa da un Parlamento non esattamente e sempre in sintonia col premier in carica. Magatti, nella sua analisi, ha colto a mio avviso un punto cruciale: le domande degli italiani che rischiano di tornare a correre più delle risposte che il pur veloce Renzi riesce a dare. Rispetto a questo, gentile lettore, torno su quello che poco più su ho definito il suo legittimissimo, sia chiaro «fare il tifo». Credo che nel nostro Paese si debba ritrovare una passione per la politica che si nutra anche di questo tipo di atteggiamenti, ma li razionalizzi dopo le sbornie faziose degli ultimi due decenni. Per quanto ci riguarda, poi, noi facciamo un giornale d ispirazione cattolica, non un giornale di partito o di corrente, e facciamo il tifo solo per l Italia. Per questo esprimiamo senza timidezze, e con l equilibrio e la profondità di cui siamo capaci, il nostro giudizio sui fatti che riguardano tutti, sulle scelte delle persone che ne sono protagoniste e responsabili, sui processi riformatori in corso o al palo. È un dovere di cittadinanza, e una libertà d opinione alla quale non abbiamo mai rinunciato e non rinunceremo. LA VIGNETTA Non il nero ma la solidarietà va conteggiata nel nostro Pil Scripta manent aro direttore, vi è un nesso tra solidarietà e incremento del Pil? La necessità della crescita economica e del lavoro catalizza oggi il dibattito, le attenzioni e le nostre ansie. E in questa fase depressiva l accoglienza dell altro, specie se straniero, sembra svantaggiosa perché pare togliere pane, lavoro e sussidi agli italiani. Il zizzanioso dibattito politico rischia così di generare una guerra fra poveri. Ma la domanda che invece bisogna farsi è: in che rapporto sta con il benessere? È un di più che si fa quando tutto va bene per salvarci l anima? È un ornamento esterno all economia o un elemento costitutivo? Si può fare economia senza solidarietà? La legge del mercato è forse sufficiente a garantire opportunità e giustizia sociale? Il cardinale Martini diceva nel 2002 al Consiglio Comunale di Milano: «L invito a creare legami di solidarietà non è solo uno sfizio di anime belle... per funzionare la città abbisogna di gesti di dedizione e non di investimenti in separatezza» (donazione civica). È utile ricordare che economia ha la radice eco che dal greco oikos significa casa e quindi le economie hanno il senso di provvedere al bene comune. La solidarietà è, dunque, nel Dna dell economia. Del resto tante imprese e le stesse banche nascono storicamente da forme associate di mutuo soccorso. Senza dimenticare l apporto delle comunità monastiche alla costruzione delle polis tant è che san Benedetto è patrono d Europa e san Francesco d Italia. Invece, con il capitalismo finanziarizzato e duramente speculativo ha prevalso l idea dell economia che, in primis, produce ricchezza per fini particolari e specifici che poi indirettamente producono benessere collettivo. La buona economia poi si fa se si conosce l essere umano che è anche essere spirituale mosso da fattori non misurabili con le algide regole economiche. Ciò che spinge l uomo a dare oltre le regole e i contratti il di più deriva dall ispirazione di sentimenti di gratuità e dono. Inoltre se non vi fosse la solidarietà organizzata del non profit, quali e quanti sarebbero i costi in più per lo Stato? E se non vi fosse la primaria rete di solidarietà familiare che attutisce la crisi, come farebbero a reggere i bilanci pubblici? Insomma, quanto pesa e incide la solidarietà nel Pil? E se invece delle attività illegali conteggiassimo nel Pil la solidarietà? Forse ne a- vremmo un incremento da record. Concepire l economia e le sue imprese partendo da principi di bene comune è utile e genera valore. Alberto Mattioli Di fronte ai desideri individuali diventati «diritti civili» UNA SOCIETÀ IN SERIA CRISI E LE RISPOSTE DEI CREDENTI di Sandro Lagomarsini Nel 1958, don Lorenzo Milani concludeva Esperienze pastorali, il suo capolavoro teologico e letterario, con tre proposte, da valutare in alternativa. La prima era il ritorno al non expedit, cioè una nuova proibizione ai cattolici di compromettere il nome cristiano in una politica liberal-capitalistica. Seconda ipotesi: affrontare le ingiustizie sociali con una radicalità superiore a quella dei comunisti. Al terzo posto una separazione totale dei ruoli: i laici cristiani impegnati in politica come «privati cittadini», i preti occupati ad annunciare «l ideale cristiano alto e puro» e pronti a parlare di governi e di politici solo per criticarli duramente. Erano proposte fatte per provocare riflessione e discussione. Oggi non siamo più in concorrenza col comunismo, il capitalismo è in crisi ed è sparito il "partito cattolico", che comprometteva la Chiesa. Ma la situazione di oggi sembra aver realizzato la terza proposta di don Milani. Chi si aspetta più che un politico agisca «da cattolico»? La legge sul divorzio non è nata dai cattolici, ma oggi un Parlamento e un governo dove stanno molti cattolici approvano il "divorzio breve". Forse la legge sull aborto era, nello spirito, una depenalizzazione del reato, ma è stata gestita come la protezione di un "diritto civile" e ora sembra superata dalla diffusione delle pillole abortive. Abbiamo difeso (come male minore) la fecondazione omologa in vitro e ora i governatori regionali (cattolici e no) fanno a gara per offrire il il santo del giorno di Matteo Liut Giovanni XXIII ORRORE IN MESSICO Favorì il dialogo tra fede e mondo contemporaneo È miglior servizio di fecondazione eterologa. Quanto reggerà il fronte contro il matrimonio omosessuale e la maternità surrogata? Quanto la resistenza contro la ricerca attraverso la dissezione degli embrioni soprannumerari? E la deriva eutanasica? La voce dei preti, su cui contava don Milani, arriva appena al piccolo gregge dei praticanti, mentre la gran massa dei battezzati "in sonno" ascolta altri maestri. E se la voce oltrepassa le navate della chiesa, scatta l accusa di ingerenza indebita. Eppure, non siamo soltanto davanti a nicchie di paganesimo, come ce ne sono state tante in passato, in basso come in alto. La trasformazione dei desideri individuali in "diritti civili" (oggi primaria preoccupazione della politica) sta mettendo in crisi le fondamenta della società. Alcuni politici sono arrivati a contestare l obiezione di coscienza all aborto, tutelata per legge. Io mi chiedo: quante occasioni di obiezione di coscienza (non tutelata) si presenteranno in futuro? Per quanto ancora i cristiani potranno sentirsi partecipi di un ordinamento civile così permeabile al disprezzo verso la vita nascente, verso la famiglia, verso i figli? I cristiani dei primi secoli si posero il problema della collaborazione con le istituzioni statali dell epoca, in pieno declino. Sant Agostino giunse a vedere nella devastazione di Roma del 410 un giudizio di Dio che delegittimava del tutto lo Stato romano. Che dire, davanti alle devastazioni che da tanto tempo si operano in tutti i campi delle relazioni umane? Forse non serve sognare una nuova "città di Dio", visti anche i tanti fallimenti del passato, ma certo è tempo di dare uno sguardo complessivo ai cambiamenti in corso. E chiederci poi se le risposte che stiamo dando come credenti sono adeguate alla gravità del momento. Studenti scomparsi, trovate altre quattro fosse Le autorità messicane hanno scoperto altre quattro fosse clandestine nell ambito dell inchiesta sulla scomparsa due settimane fa di 43 studenti: lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Jesus Murillo Karam. Il ministro ha detto di ignorare il numero di corpi che si trovano nelle fosse comuni. Questa settimana due presunti membri di una banda criminale hanno confessato di aver ucciso 17 dei 43 studenti scomparsi. Nella foto Lapresse la manifestazione di giovedì scorso a Città del Messico. stato per tutti un uomo della misericordia, un padre umile, una guida sicura e un "Papa buono", ma la "rivoluzione" di san Giovanni XIII non si è limitata a mostrare a tutti il volto umano del Vangelo. La sua eredità, infatti, sta anche in una rinnovata visione teologica della Chiesa, così come fu espressa dal Concilio Vaticano II da lui voluto, e in un ritrovato ruolo mondiale della comunità dei credenti come baluardo per la costruzione della pace. In Angelo Roncalli ( ), che oggi la Chiesa celebra per la prima volta come santo dopo la canonizzazione dello scorso 27 aprile, insomma si ritrova la formula dell incontro efficace tra fede e società. Complesso e articolato il suo percorso: figlio di contadini, cappellano militare, visitatore a- postolico, nunzio, patriarca e infine Papa dal Altri santi. San Filippo, diacono (I sec.); san Firmino di U- zes, vescovo (VI sec.). Letture. Gal 3, 22-29; Sal 104; Lc 11, Ambrosiano. Dt 24,10-22; Sal 94; 1 Cor 12,12-27; Mt 18,23-35 / Gv 20,19-23.

3 @ Sabato Domani è la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down: cioccolato in 200 piazze per sostenerle IDEE 3 Una seria "novità" politica e la storia d Italia NEL «RENZISMO» C È QUALCOSA DI ANTICO di Marco Olivetti Dell ascesa di Matteo Renzi e del nuovo ceto politico che gli si è costruito attorno si è sinora ragionato in termini di radicale novità anzitutto, ma non solo, generazionale o di continuità con un recente passato contrapposto alla parte politica di cui è espressione: così l immagine del "rottamatore" che sblocca un Paese bloccato accredita la prima ricostruzione, mentre i denigratori del presidente del Consiglio tendono a evidenziarne alcuni tratti che, soprattutto nel linguaggio e nell uso spregiudicato dei mezzi di comunicazione, lo avvicinerebbero a Silvio Berlusconi. Non sono mancati, certo, altri tentativi di individuare qualche "pedigree" politico per il renzismo: da quello di chi ha richiamato il filone rutelliano-veltroniano (e, in ultima istanza, prodiano) del centrosinistra degli ultimi due decenni a chi (Galli della Loggia) ha sottolineato la novità del cattolicesimo «decomplessato» di Renzi, sottolineandone i noti legami con lo scautismo, per finire con le opinioni che hanno evidenziato la rottura del leader Pd con le due grandi tradizioni del centrosinistra italiano, quella post-democristiana e quella post-comunista, alle quali il renzismo avrebbe posto la parola "fine". Al di là degli elementi di verità che ciascuna di queste ricostruzioni, in misura diversa, contiene, ci si può forse chiedere se non sia più utile un tentativo di interpretazione della nuova stagione politica alla luce di alcune tendenze assai risalenti della storia politica italiana. La quale, dal momento in cui, a metà del XIX secolo, ha importato gli ordinamenti rappresentativi di matrice britannica attraverso la mediazione franco-belga incorporata nello Statuto albertino, si è caratterizzata per la prevalenza di un modo di interpretare l azione politica che è antitetico a quello tendenzialmente bipartitico che ha reso celebre (e celebrato) il parlamentarismo britannico. La storia italiana, invece, è stata caratterizzata, certo, dalla presenza di "partiti" (intesi dapprima come orientamenti ideali e come raggruppamenti di notabili e solo dopo come organizzazioni di massa) con orientamenti diversi, ma non si è sviluppata attraverso una chiara alternanza al potere fra i partiti stessi, sul modello reso celebre ai tempi di Gladstone e Disraeli e che da noi parve delinearsi in una fugace stagione con la «rivoluzione parlamentare» del 18 marzo 1876, quando Agostino Depretis, leader della Sinistra storica, successe a Marco Minghetti, leader della Destra come presidente del Consiglio. Ma questo caso di alternanza non si verificò a seguito di elezioni: esso seguì piuttosto a una sconfitta del governo Minghetti alla Camera e le elezioni furono poi vinte da Depretis alcuni mesi dopo, grazie all uso dei prefetti a opera del suo ministro dell Interno, Giovanni Nicotera. Mai, dal 1848 al 2001, un governo in carica fu battuto alle elezioni e sostituito dall opposizione parlamentare secondo l archetipo britannico e solo le prime elezioni del XXI secolo hanno visto apparire l alternanza Westminster Style in Italia. L accesso al potere è invece sempre avvenuto grazie a voti parlamentari e a mediazioni prima regie e poi presidenziali. Ma soprattutto la caratteristica strutturante del sistema politico italiano è stata la costruzione di alleanze al centro, tagliando le estreme: così fece Cavour nel 1852, grazie al "Connubio" con la sinistra moderata di Rattazzi; poi Depretis, nel 1882, con quel che restava della destra di Minghetti; indi perfezionando la tecnica Giolitti, nel quindicennio che porta il suo nome. E non è mancato chi ha visto persino nel fascismo quei tratti "trasformistici" che avevano caratterizzato la storia precedente e che riapparvero in tutto il loro splendore nel cinquantennio democristiano, sia pure in modi diversi nelle fasi del centrismo degasperiano, del centro-sinistra fanfaniano e moroteo, della solidarietà nazionale e dello stesso pentapartito. Questa tradizione nazionale, è vero, si è interrotta fra il 1996 e il 2011, ma è poi prepotentemente ritornata in auge, con i governi Monti e Letta, in nome dell emergenza e della governabilità, grazie alla maieutica del Quirinale retto da Giorgio Napolitano. E Matteo Renzi, con il suo «mai più le larghe intese» e con l invocazione di un governo che sia noto «la sera delle elezioni» ha inteso più volte rimarcare una distanza fra il suo esecutivo e i governi degli anni , al punto da impostare la riforma elettorale proprio in questa prospettiva. Ma i primi sette mesi del governo Renzi lasciano intravedere, assieme a questi elementi, anche una continuità con la tradizione trasformistica e centrista nazionale: il taglio delle estreme (si veda la riforma del Senato), il ricorso a coalizioni al centro, la ricerca di un discorso politico de-ideologizzato su cui possono convergere e "trasformarsi" tradizioni politiche diverse, ritenute un residuo del passato e in tal modo svuotate. È sicuramente troppo presto per trarre conclusioni, anche perché il renzismo deve ancora dimostrare di essere un epoca e non solo un episodio. Ma alcuni passaggi di questi mesi inducono a guardare con attenzione alla storia patria: il tessitore dell unità d Italia (il Conte di Cavour), l «irto spettral vinattier di Stradella» (Agostino Depretis), il «ministro della buonavita» (Giovanni Giolitti) e tutta la storia democristiana aleggiano alle spalle del più giovane e innovatore premier della storia repubblicana. E vitiamo malintesi e facciamoci subito un augurio: alla fine non succederà nulla di irreparabile, i cocci torneranno ordinatamente ai loro posti e i catastrofici timori degli i- perpessimisti, qualcuno potrebbe chiamarli gufi, svaniranno. E questo Paese tornerà prima o poi a vivere in tranquilla serenità. Detto questo però, il cannocchiale di un osservatore oggi ingrandirebbe situazioni diverse. Pare aggirarsi una sorta di cupio dissolvi, come vivessimo gli anni dell autocombustione, della miccia sempre accesa. E sembrano potersi sbriciolare dal di dentro molti pilastri o ADDIO ALLE PROVINCE, DOMANI IL SECONDO GIRO DI ELEZIONI Città metropolitane si parte La rivoluzione da inventare Democrazia, competenze e risorse: tutte le sfide aperte di Marco Iasevoli Listoni, larghissime intese, accordi sottobanco, spartizioni e veleni. Dopo la tornata del 28 settembre, si chiude domani, con appuntamenti clou a Napoli, Torino e Bari, il primo test elettorale delle Città metropolitane e delle "nuove" Province. Ed è un bilancio con più ombre che luci. Nel complesso, da lunedì avranno votato i loro nuovi Consigli 64 Province e 8 aree metropolitane corrispondenti alle vecchie Province di Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Bari. Dopo, mancheranno all appello Venezia (prima si deve scegliere il sindaco del comune capoluogo) e Reggio Calabria (bloccata dal commissariamento). La prima vera novità è che, per effetto del disegno di legge Delrio (legge 56/2014), alle urne ci sono andati non i cittadini, ma solo amministratori e consiglieri comunali. Affluenze sostenute, mai inferiori al 70% e spesso superiori all 80. Ma con un paradosso: la gran parte degli esiti era già scritta. Poco o nessun pathos anche per conoscere i vertici delle nuove istituzioni: i sindaci metropolitani sono, di diritto, i sindaci dei comuni capoluogo; i presidenti di Provincia nella gran parte dei casi sono stati predeterminati da ampi accordi trasversali tra partiti e liste civiche. I consiglieri eletti sono suddivisi in modo più o meno proporzionale al peso provinciale dei singoli partiti. E le eventuali deleghe amministrative (vicepresidenti, consiglieri con portafogli ) saranno distribuite in base ad accordi precedenti il voto. N almeno tali considerati del Paese. Sbriciolarsi dal di dentro. Prendiamo i partiti, quelli che secondo la Costituzione sono lo strumento affinché i cittadini possano «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Roba non da poco, quindi. Eppure, molti di loro paiono a rischio di autocombustione. Il Pd, neanche 5 mesi fa al voto europeo aveva superato il 40 per cento. Un trionfo. Garanzia di stabilità? Neanche per sogno: tra protagonismi, livori, ripicche, sapori di normalizzazione, per il tuttofare-segretario-premier Renzi sono arrivati tempi duri. Inconsistente o caotica l opposizione fuori dal partito, severa a volte durissima quella interna. Di solito sono i nuovi arrivati a disturbare gli anziani manovratori; nel giovane Pd renziano è il contrario: il detonatore è nelle ei fatti, le prime elezioni di secondo livello si sono trasformate in elezioni-fantasma, programmate a tavolino, totalmente oscure ed enigmatiche per i Italia: il gioco rischioso della miccia sempre accesa smemorati e dintorni di Tiziano Resca CITTÀ NELLA NOTTE. Una foto area del Nord italia mani della vecchia guardia. E in Forza Italia scricchiolii ben più forti, col ventennale regno berlusconiano sempre meno omaggiato (come cambiano i tempi!) e sempre più nel mirino di gruppi rampanti. Verrebbe da dire che avevano visto quasi giusto quelli dell altro grande raggruppamento, i grillini che tempo fa avevano profetizzato la fine imminente dei partiti. "Quasi" giusto, perché in realtà il big bang incombe sempre, ma non arriva e perché quanto a grane interne neppure il Movimento sta molto bene. I partiti col fiatone, certo. E poi la magistratura. Avete presente il pool di Mani Pulite, quei magistrati anticorruzione che da vent anni sono parte attiva secondo qualcuno troppo attiva nella vita del Paese? Hanno resistito nel tempo a ogni attacco, a leggi e leggine che parevano fatte ad hoc per metterli fuorigioco, a cittadini e l opinione pubblica. Colpa anche delle dinamiche interne alla politica locale e alla sostanziale indifferenza delle segreterie nazionali. I numerosi casi di listone unico Pd-Forza Italia-Ncd sono stati letti come un mero "inciucio" anziché come una legittima necessità derivante dai comuni problemi amministrativi. Situazioni ambigue aggravate da una grossa carenza di comunicazione: alle liste non è infatti stato associato uno straccio di programma pubblico, i candidati si sono spesi più nelle stanze di partito che tra la gente, nessuno ha avuto cura di spiegare se, come e perché queste "nuove" istituzioni che sono le Città metropolitane (in realtà molto simili alle vecchie Province) potranno cambiare la vita ai cittadini. Serve una risposta ai sospetti sugli accordi politici trasversali, alimentati in alcuni casi anche da listoni unici Pd-Fi-Ncd. Sfruttando le potenzialità della legge, le nuove istituzioni operative da gennaio 2015 possono cambiare in meglio la vita delle grandi aree urbane. Primo test: Statuti che aprano strade nuove U na "raddrizzata" democratica è necessaria, in modo particolare per le Città metropolitane, che dal ddl Delrio ottengono un sostanzioso ruolo politico e interessanti prospettive di crescita. Per parlare chiaro: il nuovo assetto come avviene in altri Stati delega la scelta degli amministratori di "area vasta" al ceto politico locale, ma allo stesso tempo i nuovi enti restano potenti centrali di spesa. A fronte di un risparmio da 100 milioni annui sui costi della politica (via le spese per le elezioni e via gli indennizzi per consiglieri e amministratori, ci si auspica un analogo embargo per tutte le spese per personale e staff ispezioni e tentati trasferimenti. Ma adesso quella squadra a lungo granitica s è accesa da sola la miccia in casa, un magistrato contro l altro, accuse reciproche e polemiche pubbliche, storie tutte da chiarire. E ancora: si parva licet... il calcio. Ecco, il calcio. Che poi non è solo un gioco, ma un importante valvola sociale. E qui servirebbe un lungo discorso: non tanto sulle legittime polemiche di un post-partita (non è questa la sede per dire Juve o Roma) quanto su quegli ultrà da scrivania che quelle polemiche le trasformano in bile, violenza verbale, insulti a- troci, complotti planetari. Altro che miccia accesa. Ce n è abbastanza per temere l incendio. Ma alla fine il rogo non divamperà: anche perché in questo Paese chi sta in basso è spesso meglio di chi sta in alto. parapolitici), restano circa 10 miliardi di uscite delle vecchie Province (2 di stipendi, 8 per appalti, servizi, prestazioni sociali ) che la politica ora gestirà senza aver avuto un consenso popolare. Fin quando non ci sarà una vera redistribuzione delle funzioni, delle risorse e delle competenze tra Stato, Regioni e Comuni, l attuale delega in bianco ai partiti va corretta, integrata, aggiustata. I nuovi enti entreranno nel pieno esercizio delle funzioni l 1 gennaio Tra i primi compiti dei nuovi consigli delle Province e delle Città metropolitane ci sarà quello di stendere uno Statuto. È questo il luogo per recuperare democraticità, per imporre regole più stringenti al momento elettorale, per garantire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, per garantire equilibrio tra grandi centri e periferie, per introdurre serrati controlli sugli atti politici e amministrativi. Per stabilire gli effettivi poteri di proposta e di controllo dei Consigli e delle Conferenze dei sindaci (una sorta di Assemblea plenaria del territorio). Alcuni sindaci metropolitani già si sono sbilanciati sull ipotesi di chiamare i cittadini a votare quantomeno il vertice del nuovo ente. Potrebbe essere una strada almeno per la Città metropolitana, dove è forte il rischio di un predominio del Comune capoluogo sulle periferie. Massima vigilanza, dunque, su un sistema che è stato faticosamente costruito in modo da anticipare la vera riforma, quella che farà sparire dalla Costituzione la parola "Province". L idea è condivisibile, avvia lo snellimento istituzionale di cui il Paese ha bisogno, ma se mal gestita potrebbe suonare come un campanello d allarme in vista del superamento del bicameralismo perfetto, che prevede elezioni di secondo livello anche per il Senato della Repubblica. Sul fronte delle funzioni e delle competenze, nei fatti non è cambiato nulla. Le Città metropolitane e le Province si occuperanno, come gli enti che sostituiscono, di strade intercomunali, edilizia scolastica, politiche attive del lavoro, formazione professionale. Roba che pesa. Erediteranno entrate e spese, e gli obiettivi di spending review. Quanto alle risorse, i nuovi presidenti provinciali e sindaci metropolitani già sono sul piede di guerra con il governo. Ma con un deficit nazionale che balla pericolosamente intorno al 3% del Pil, i loro appelli resteranno inascoltati. Si sta vagliando la strada di incassare parte dell Irpef regionale, prendendosi però in carico servizi che i governatori non riescono a gestire su una scala territoriale troppo ampia. L a vera grande sfida dei nuovi enti, e in modo speciale delle Città metropolitane, è insomma quella di passare a una pianificazione territoriale integrata, provare a fare "sistema", a disegnare lo spazio facendo in modo che i Comuni condividano non solo regole e prassi urbanistiche (già sarebbe tanto), ma soprattutto il progetto complessivo, un idea di sviluppo industriale e mobilità collegata, un indirizzo forte su istruzione secondaria e formazione professionale, ricerca, servizi, commercio, Terzo settore. Una rivoluzione culturale per la politica "del campanile" di casa nostra, dove gran parte del potere del sindaco nel Comune medio-piccolo si esercita nella concessione di licenze edilizie, permessi a costruire e nella gestione clientelare di piccoli appalti, dove magari la stessa strada ha livelli di manutenzione diversi a seconda dell amministrazione competente, dove nell incapacità di condividerne i benefici con i vicini ci si prende a capelli per avere una scuola, un ospedale, un insediamento produttivo a casa propria. Nella stessa logica va inquadrata la possibilità di dare alla Città metropolitana il potere di fungere da stazione appaltante per i propri Comuni e addirittura di organizzare per loro concorsi e selezioni: una mossa contro la frammentazione e il rischio-corruzione che però dovrà vincere tante resistenze. G li Statuti ancora da scrivere dei nuovi enti potranno essere il banco di prova per aprire strade innovative anche sul fronte dei servizi digitali, sociali ed educativi. Attraverso convenzioni con le Regioni, ma anche attraverso un trapasso parziale e volontario di competenze dai Comuni, si potrebbe volendo ragionare in modo sistemico, e non parcellizzato, su banda larga, accesso all istruzione e lotta all evasione scolastica, sostegno al lavoro femminile, sistema dei nidi e assistenza alla famiglia. Il ddl Delrio, per le Città metropolitane, parla apertamente di «strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici e organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale». Un fronte ampio in cui rientrano anche ambiente e rifiuti. E che, potenzialmente, può spalancare le porte a una bella rivoluzione. Passati i primi mesi di rodaggio, inizieremo a capire se i nuovi enti hanno accolto davvero la sfida oppure se siamo di fronte all ennesimo caso di trasformismo istituzionale. Per togliere i dubbi a chi ha guardato con disincanto, distacco e indifferenza a queste strane elezioni, si potrebbe iniziare con un piccolo gesto di coraggio: qualcuno ha capito mai a cosa serve la polizia provinciale?

4 PRIMO PIANO ASSIEME A PIETRO 4 Sabato L per sempre di Elio Guerriero a bellezza viene da Dio e a lui conduce. Hans Urs von Balthasar ha posto questa verità alla base della sua imponente estetica teologica. Chiara Luce Badano l ha testimoniata con la sua vita radiosa. I genitori, Ruggero e Maria Teresa abitanti a Sassello in provincia di Savona, l avevano attesa a lungo e quando lei arrivò nel 1971 fu una gioia piena. Chiara era una bambina con grandi occhi limpidi e il sorriso aperto. A nove anni conobbe il movimento dei Focolari e l incontro con tanti ra- Chiara Luce Badano e l invito alla gioia gazzi, che coltivavano l ideale dell unità nell amore che viene da Gesù, la rese più altruista, più bella. Quando la ragazza finisce le scuole medie nel paese natale si trasferiscono a Savona per consentire a Chiara di iscriversi al liceo classico. Anche in città la ragazza non si perde d animo: si abitua facilmente al nuovo ambiente, ha nuovi amici, pratica diversi sport. Durante una partita di tennis, tuttavia, accade l imprevedibile. La ragazza avverte un forte, persistente dolore alla spalla che inizialmente sembra dovuto a un banale incidente. Le analisi, invece, danno un responso impietoso: sarcoma osseo, senza tante possibilità di guarigione. Comincia la lunga trafila di visite e i ricoveri in ospedale, ma nulla sembra poter togliere il sorriso dal volto di Chiara. La sua cameretta diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di preghiera. A tutti lei ripete: «L importante è fare la volontà di Dio» e la sua o- monima, la fondatrice dei Focolari, le attribuisce un secondo nome: Luce, perché dai suoi grandi occhi promana una luce di gioia. Si avvicina ormai il momento del distacco e la giovane non ancora ventenne ne è pienamente cosciente. È il suo incontro con lo sposo Gesù e lei vuole presentarsi bella ed elegante. Si sceglie l abito bianco, i canti per la Messa, raccomanda a tutti di non piangere. Alla mamma lascia le sue ultime parole: «Mamma sii felice, perché io lo sono già». Muore all alba del 7 ottobre Disse di lei il suo vescovo: «Si sentiva in lei la presenza dello Spirito Santo che la rendeva capace di imprimere nelle persone che l avvicinavano il suo modo di amare Dio e gli uomini». Il 25 settembre 2010 alla celebrazione per la beatificazione di Chiara c erano tanti giovani. Ricordava mamma Maria Teresa: all inizio sentivo forte la sua mancanza. Poi sono venuti tanti giovani, gli amici di Chiara di un tempo e quelli nuovi. Il loro entusiasmo e la loro presenza hanno asciugato le lacrime sul volto dei genitori. VAI SUL L evento giorno per giorno Su è possibile seguire il Sinodo in diretta, grazie agli aggiornamenti e al «punto» nel corso della giornata. Nel dossier tutti i testi Gli articoli di Avvenire si trovano nei quattro «contenutori» del Dossier Sinodo: cronache, editoriali, interviste, le parole del Papa. «Amore, i metodi della verità» La presidente dei centri per la fertilità: non contraccezione ma stile di vita che esalta la bellezza del rapporto di coppia Giancarla Stevanella con il marito Daniele Soave METODI NATURALI Per «osservare» i tempi giusti I metodi di regolazione naturale della fertilità consentono di individuare all interno del ciclo femminile il periodo fertile ed i tempi sterili, attraverso l osservazione quotidiana di alcuni segni e sintomi naturali di fertilità strettamente dipendenti dall andamento ormonale proprio di ciascun ciclo. Questa conoscenza può essere utilizzata dalla coppia per la ricerca della gravidanza o per rinviare il concepimento. Possono essere applicati in ogni circostanza della vita della donna. LUCIANO MOIA «I metodi naturali non sono mezzi contraccettivi, ma uno stile di vita. E non possono neppure essere chiamati contraccettivi naturali. Sono metodi per la regolazione naturale della fertilità che, al di là della loro scientificità oggi assolutamente indiscutibile, poggiano originalmente sulla struttura stessa dell essere umano, sulla differenza maschile femminile, sulla dinamica iscritta nell unica verità della sessualità coniugale possibile, quella tra uomo e donna, in ogni suo atto». È un torrente impetuoso Giancarla Stevanella, presidente della Confederazione italiana dei Centri per la regolazione naturale della fertilità. Da quando, l altro ieri, nel dibattito sinodale, è emerso il tema dei metodi naturali, non riesce più a trattenersi. Se avesse potuto intervenire alla discussione cos avrebbe detto? Che i metodi naturali non sono in alcun modo un alternativa alla contraccezione, ma sono uno stile che la coppia sceglie per vivere la pienezza e la bellezza dell amore coniugale. E la sua verità. La coppia brasiliana intervenuta al Sinodo ha fatto notare che i metodi sono una "buona cosa ma che nella cultura attuale sembrano privi di Giancarla Stevanella: giusto che se ne sia parlato anche al Sinodo. La sessualità nel matrimonio è vera, solo se è donazione e accoglienza l uno dell altra praticità". Cosa non va in quest affermazione? Ma la praticità non c entra nulla con l amore. L amore non ha bisogno di praticità, l amore dal punto di vista cristiano ma anche dal punto di vista umano, è innanzi tutto ricercare il bene dell altro. La proposta, chiara e trasparente, dei metodi naturali è l unica via capace di permettere, proteggere e promuovere l amore di coppia, come donazione e accoglienza totale l uno dell altra. In che modo i metodi naturali si legano al senso profondo del matrimonio cristiano? Perché donazione e accoglienza senza riserve sono parte integrante della possibilità di fare esperienza della verità dell amore coniugale, di verificare, cioè di fare vero ogni giorno, nella carne degli sposi, cioè che è avvenuto nella celebrazione del matrimonio. In questa visione perché rifiutare la contraccezione? Perché la scelta contraccettiva riduce l uomo a una sola dimensione, quella di un erotismo malato. Quando l uomo e la donna umano i "mezzi contraccettivi" e non i "metodi" non fanno che rifiutare il dono della vita, cioè rifiutarsi reciprocamente, perché non si danno né si accolgono nella totalità di quello che sono. Il significato primo della contraccezione non è infatti anti-concezionale ma anti-coniugale. Qualcuno accusa la Chiesa di promuovere i metodi naturali con propositi moralistici. È un accusa condivisibile? «Quando l uomo e la donna ricorrono ai mezzi contraccettivi non si accolgono nella totalità di quello che sono. Fanno cioé una scelta anti-coniugale» Niente affatto. Chi afferma questo non ha capito assolutamente la realtà dei "metodi", che non si usano come fossero qualcosa di estrinseco alla persona, ma si "vivono" nella dimensione della coppia, si a- bitano. Chi fa tale esperienza, fa l esperienza di sentirsi a casa, perché non fa altro che essere radicalmente se stesso nel proprio corpo e con il proprio corpo. Lei sostiene che la scientificità dei "metodi" è ampiamente dimostrata. Esistono dei dati per attestarlo? Certo, abbiamo una mole straordinaria di studi. Non solo, a breve pubblicheremo un saggio che dimostra come sono sempre più numerose le coppie che si rivolgono ai "metodi" dopo il fallimento della fecondazione assistita. Quando una coppia conosce i tempi del suo periodo fertile il concepimento in assenza di gravi patologie è assicurato. E lo posso anche affermare sulla base della mia lunga esperienza di insegnante di "metodi". Quindi è sbagliato parlare dei "metodi" come pratica cattolica? È vero che la Chiesa ha investito molto in questa direzione, promuovendo la ricerca scientifica, ma è altrettanto vero che i metodi naturali non sono un invenzione della Chiesa. Il caso Il dibattito sul ricatto all Africa: aiuti economici «in cambio» di aborti e unioni omosessuali «Le donne, pilastro della pastorale» L arcivescovo Kaigama: «In Nigeria la Chiesa è come la famiglia» MIMMO MUOLO ROMA S I padri sinodali hanno messo in luce i rischi della propaganda che vuole far passare queste pratiche per «diritti umani e alla salute» os dall Africa al Sinodo. Nei confronti dei Paesi più poveri viene spesso messo in atto un autentico ricatto. Aiuti economici solo in cambio di alcuni cambiamenti culturali. E i padri sinodali non hanno esitato a denunciarlo. «Da più parti si legge infatti nella sintesi dell ottava congregazione generale diffusa dalla Sala Stampa vaticana è stata evidenziata la tendenza di alcuni Paesi ed organizzazioni del mondo occidentale di presentare, in particolare nel contesto dell Africa, alcuni concetti (tra cui l aborto e le unioni omosessuali), come "diritti umani", legando gli aiuti economici e forti campagne di pressione alla recezione di tali concetti». Riflettori puntati anche sull ambigua espressione «diritti alla salute sessuale e riproduttiva». A tal proposito, è stato anche evidenziato che questo concetto «non ha, nell ambito del diritto internazionale, una definizione precisa, finendo per racchiudere in sé principi in contraddizione tra loro, come la condanna dell aborto forzato e la promozione dell aborto sicuro, oppure la tutela della maternità e la promozione della contraccezione». I partecipanti al Sinodo fanno notare che «pur se tali "diritti" sono privi di valore vincolante, tuttavia la loro promozione rappresenta un rischio, perché può influenzare l interpretazione di altre norme, in particolare nel campo della lotta contro la discriminazione della donna». E a proposito di questo, «ferma condanna è stata espressa per tutte le forme di violenza domestica, in particolare sulle donne, evidenziando come spesso essa sia perpetrata da persone giovani». Tra i temi affini a quello relativo alla cosiddetta «salute riproduttiva», bisogna registrare la posizione dei padri sinodali riguardo alla Humanae vitae, l enciclica di Paolo VI sulla contraccezione. Ribadita «la vocazione alla vita come e- lemento fondante della famiglia», i cardinali e vescovi che partecipano all assise invitano «i fedeli ad approfondire la conoscenza» di questo documento «comprendendo così meglio anche il significato del ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità e della non accettazione della contraccezione. Unione e procreazione si è detto non sono separate dall atto coniugale». Su questo argomento anche il cardinale Luis Antonio Tagle, giovedì sera, rispondendo alle domande dei giornalisti su possibili modifiche all enciclica montiniana, a- veva detto: «Prima di tutto occorre rileggerla». Il Sinodo inoltre ripropone «con forza la condanna della manipolazione genetica e della crioconservazione degli embrioni». Infine notevole attenzione è stata dedicata al tema delle migrazioni e al rapporto con la famiglia, sottolineando che «il nucleo familiare è un diritto fondamentale da riconoscere per ogni migrante ed esortando le politiche migratorie internazionali a tutelare il diritto all unità familiare. Per i migranti si è detto la famiglia è elemento essenziale per l integrazione nei Paesi di destinazione». Fin qui la discussione nelle congregazioni generali. La prossima settimana anche questi temi continueranno ad essere approfonditi nei circoli linguistici prima della votazione finale. L incontro di Azione cattolica sul Sinodo L iniziativa. Alla Gregoriana incontro sul Medio Oriente «Uno sguardo di verità e di misericordia sulle famiglie in Medio Oriente». È il titolo del convegno promosso dalla Fondazione vaticana «Centro Internazionale Famiglia di Nazareth» in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la famiglia, in occasione della III Assemblea straordinaria dei vescovi sulla famiglia. L appuntamento è per le presso l Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana. Un convegno che giunge all indomani di un vero e proprio Messaggio che i padri sinodali hanno voluto inviare alle famiglie dei Paesi in conflitto, in particolare Iraq e Siria (di cui riferiamo più ampiamente in altra pagina). E dopo il saluto iniziale affidato al presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, l arcivescovo Vincenzo Paglia, e l introduzione sul significato dell incontro a cura di Salvatore Martinez, presidente della Fondazione vaticana «Centro Internazionale Famiglia di Nazareth», interverranno quattro patriarchi della Chiesa medio orientali: il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti; Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini, presidente della Conferenza episcopale dei Paesi arabi; Ignace Youssif III Younan patriarca di Antiochia dei Siri,; Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei. (Siciliani) STEFANIA CAREDDU ROMA F amiglia, scuola e Chiesa: tre elementi indispensabili perché ci sia «il fervore dell evangelizzazione». I- gnatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana, ricorre ad un esempio tratto dalla cultura africana per spiegare quanto le tre realtà siano legate tra loro: «quando devono cucinare, le donne del mio Paese prendono tre pietre e sopra vi appoggiano la pentola. Se ne manca una, la pentola si sbilancia». La «famiglia è il primo ambiente in cui si riceve la vita», ma servono anche «degli insegnanti che diano una buona formazione e dei bravi sacerdoti che comunichino la gioia della fede». I laici hanno dunque un ruolo strategico Nel mio Paese ci sono uomini e donne impegnate per diffondere il Vangelo. Le donne in particolare sono il pilastro della pastorale. I sacerdoti sono pochi, servono i laici. Ci sono poi i giovani, spesso però pecore senza pastore che si lasciano attrarre dai nuovi gruppi pentecostali, capaci di raggiungerli personalmente. Cosa ha da dire la Chiesa africana al mondo occidentale? La Chiesa è una famiglia, una famiglia grande dove ci sono grande gioia, ma anche grandi sfide e problemi. E quando ci sono dei problemi, dobbiamo stare insieme, in spirito di comunione con il Papa e con Gesù al centro per cercare soluzioni. Questo è quello che stiamo cercando di fare in questo Sinodo. Quali sono le principali diffi- «Custodire e promuovere la vita per noi è normale Quando sentite parlare di Boko Haram, dovete pensare che sono persone che hanno perso la ragione» L arcivescovo Kaigama (Siciliani) coltà in Africa nell inculturazione della dottrina sul matrimonio e la famiglia? La famiglia africana è estesa, non è formata soltanto da un uomo, una donna e dei bambini, ma da diverse famiglie che fanno una famiglia. C è spirito di comunione, di condivisione: non sono solo i parenti biologici che educano i figli, si fa insieme. Nella famiglia trovano rifugio i malati, i bambini, coloro che hanno problemi. C è la questione della poligamia: fa parte della nostra cultura, ma avendo ricevuto il messaggio del Vangelo dobbiamo cambiare e praticare la monogamia. Non è facile, ma si deve. Poligamia, ma anche infibulazione, piani di controllo delle nascite. Come si fa a promuovere la cultura della vita? Custodire e promuovere la vita per noi è normale. Quando voi sentite che in Africa ci sono uccisioni da parte di estremisti, di Boko Haram, dovete pensare che queste sono persone che hanno perso la ragione. Gli africani normali rispettano la vita: il matrimonio è per avere figli, un gran numero di figli, la vita è al primo posto, non si può giocare con essa e limitarla con la contraccezione. Questa è per noi un imposizione che viene da fuori. Quale è la situazione dei cristiani in Nigeria oggi? Continuano i problemi con Boko Haram e con i fondamentalisti islamici che stanno uccidendo, distruggendo, facendo violenze. Nel nord del Paese una diocesi è stata completamente distrutta, i seminari e i conventi bruciati. Gli e- stremisti hanno proclamato un Califfato e vogliono espandersi in tutta la nazione. Sono sorpreso di come vadano avanti, senza che nessuno li fermi. A- spettiamo che il Governo possa fare qualcosa. I cristiani soffrono, ma sono saldi nella loro fede tanto che nessuno si è convertito. Anche le ragazze rapite qualche mese fa, qualora diventino musulmane, lo faranno solo perché costrette e non perché convinte. Vi chiedo quindi di ricordare la mia gente: nonostante la situazione difficile, i cristiani nigeriani non rinunceranno alla loro fede, ma affronteranno la persecuzione.

5 ASSIEME A PIETRO Sabato PRIMO PIANO 5 I lavori Nella prima settimana di Sinodo registrati 181 interventi su 191 padri sinodali. Ieri l intera nona Congregazione generale dedicata alle comunicazioni dei laici (6 coppie e 9 singoli), tutti impegnati nell ambito della pastorale familiare. Costituiti i «circuli minores» sui singoli temi affrontati in questi giorni La conferenza stampa di ieri mattina in Sala Stampa per raccontare argomenti e lavori del Sinodo dei vescovi Sono stati 181 gli interventi nelle Congregazioni e 80 nelle ore di dibattito libero Ieri mattina un intera Congregazione è stata dedicata agli interventi dei laici presenti Preparazione al matrimonio riscoprire la vocazione per la vita Divorziati risposati: chiesti percorso penitenziale e tutela dei figli GIANNI CARDINALE ROMA I n otto Congregazioni generali il Sinodo dei vescovi ha registrato ben 181 interventi, a cui si devono aggiungere gli 80 avvenuti nelle ore di dibattito libero. Queste certificano più di ogni discorso l ampio dibattito i padri sinodali sono infatti 191 che ha caratterizzato la prima settimana delle assise convocate da papa Francesco per discutere delle sfide pastorali sulla famiglia. Sui contenuti dell ultima riunione dedicata agli interventi dei padri sinodali, quella di giovedì pomeriggio, ha riferito ieri il "portavoce" vaticano padre Federico Lombardi. Molteplici gli argomenti (alcuni dei quali vengono trattati in un separato articolo). Preparazione al matrimonio. A questo riguardo si è tornati a ribadire l importanza di una adeguata preparazione, poiché la sua celebrazione sembra ridursi sempre più alla dimensione sociale e giuridica, invece che religiosa e spirituale. Il percorso preparatorio - è stato notato - spesso viene percepito dai nubendi come un imposizione, un compito da assolvere senza convincimento e risulta essere troppo breve. Poiché, invece, il matrimonio è una vocazione per la vita, la sua preparazione dovrebbe essere lunga ed approfondita, come avviene per la vita religiosa. ALESSANDRA TURRISI PALERMO «G (Siciliani) esù non porta la soluzione dei problemi, ma l annuncio di una vita grande, capace di fedeltà e di fecondità, capace di amore, nonostante i nostri limiti e dentro i nostri limiti». Allarga lo sguardo alla grande risorsa della famiglia monsignor Livio Melina, presidente del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, affrontando il tema dell Esodo della famiglia nel tempo della crisi assieme ai vescovi di Sicilia e alle rappresentanze delle Chiese siciliane, riunite nella seconda giornata del seminario organizzato al centro Cardinale Pappalardo di Baida a Palermo. Un momento di riflessione coordinato da Giuseppe Savagnone, responsabile dell Ufficio di «P Processi matrimoniali. Sullo snellimento delle procedure per verificare la nullità del vincolo, è stata ricordata la Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, da poco istituita da papa Francesco, ed è stato poi auspicato il raggiungimento di una procedura più pastorale della Cultura dell arcidiocesi di Palermo, che ha tenuto a precisare lo stretto legame di questo incontro con il Sinodo, «con uno stile laico di confronto, dove l intenzione è quella di discutere davvero e non di assumere posizioni precostituite». «Se la Chiesa può essere paragonata ad un ospedale da campo, che cura le ferite e riabilita al cammino sottolinea monsignor Melina, certamente non deve avere per nulla l aspetto di un centro benessere, che si limita a far sentire tutti felici e contenti, come u- na qualsiasi delle proposte spirituali che oggi sono sul mercato, perdendo così la sua differenza profetica rispetto al mondo. La vera tragedia delle famiglie non sono tanto le difficoltà e i problemi che devono affrontare (difficoltà e problemi che sempre ci sono stati e ci saranno), quanto piuttosto la diario uò prendere la parola il cardinale Karl Marx». Karl? Momenti di imbarazzo e qualche risolino l altro ieri al Sinodo. Qualcuno avrà pensato: «Ora ci manca solo che arrivi l esortazione: "cardinali di tutto il mondo unitevi"». Ma si è trattato solo di un lapsus. Il cardinale invitato a prendere la parola non era evidentemente Karl, ma Tra i moderatori Filoni e Bagnasco Menichelli e Fisichella tra i relatori Coppie vere per il dialogo interreligioso Reinhard, arcivescovo di Monaco, che con il fondatore del marxismo condivide soltanto il cognome. Ma, al di là delle battute, e- merge con sempre maggior evidenza che la questione dei divorziati risposati pur drammatica e importante ha contorni essenzialmente occidentali. Non caso, più di un vescovo asiatico ha invitato a spostare il discorso sullo stile di vita delle famiglie cristiane e sulla qualità del matrimonio. A Palermo il seminario del Centro Pappalardo sulla crisi del matrimonio oggi, con i presuli dell Isola semplice, purché una ed unica per tutta la Chiesa. Nello specifico, sulla doppia sentenza conforme conseguente all obbligatorietà dell appello, inoltre, ci si è chiesti se sia possibile ipotizzare di lasciare al discernimento del vescovo la determinazione di ricorrere o meno in appello. Al contempo, si è auspicata una maggiore presenza di giudici laici opportunamente preparati, in particolare anche donne, nei Tribunali ecclesiastici. Divorziati risposati. L argomento è stato di nuovo toccato durante l ora dedicata al dibattito libero. Al riguardo è stata evidenziata in primis la necessità Papa Francesco ha scelto ieri alcuni padri sinodali che affiancheranno il relatore generale (il cardinale di Budapest Peter Erdo), il segretario speciale (l arcivescovo di Chieti Bruno Forte) e il segretario generale (il cardinale Lorenzo Baldisseri) per la stesura della Relatio Synodi finale. I nominati sono i cardinali Gianfranco Ravasi (presidente Consiglio per la cultura) e Donald W. Wuerl (arcivescovo di Washington); gli arcivescovi Victor Manuel Fernandez (rettore Università Cattolica di Buenos Aires) e Carlos Aguiar Retes (messicano, presidente del Celam); il vescovo di Cheju Peter Kang U-Il (presidente episcopato coreano) e padre Adolfo Nicolás Pachón, generale dei gesuiti. Sempre ieri nelle prime riunioni dei dieci Circoli minori sono stati eletti i moderatori e i relatori. Nei tre circoli di lingua italiana essi saranno, rispettivamente: il cardinale Fernando Filoni (prefetto Propaganda Fide) e l arcivescovo di Ancona, Edoardo Menichelli; il cardinale di Genova Angelo Bagnasco (presidente Cei) e l arcivescovo Rino Fisichella (presidente Consiglio nuova evangelizzazione); l arcivescovo Angelo Massafra (arcivescovo di Scutari in Albania) e padre Manuel Jesus Arroba Conde (claretiano spagnolo, decano alla Lateranense). Nei due in lingua francese saranno: il cardinale africano Robert Sarah (presidente Cor Unum) e padre Francois-Xavier Dumortier (gesuita francese, rettore della Gregoriana); il cardinale di Vienna Christoph Schönborn e l arcivescovo di Malines- Bruxelles André Léonard. Nei tre circoli in lingua inglese saranno invece: il cardinale statunitense Raymond L. Burke (presidente Segnatura Apostolica) e l arcivescovo di Wellington in Nuova Zelanda John A. Dew; il cardinale di Durban in Sud Africa Wilfrid F. Napier e l arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin; l arcivescovo di Louisville Joseph E. Kurtz (presidente episcopato Usa) e l arcivescovo di Cape Town Stephen Brislin (presidente episcopati sudafricani). Infine i due circoli di lingua spagnola avranno come moderatori e relatori, rispettivamente: il cardinale di Guadalajara Francisco Robles Ortega (presidente episcopato messicano) e l arcivescovo di Tunja Luis Augusto Castro Quiroga (presidente episcopato colombiano); il cardinale di Barcellona Lluis Martinez Sistach e il vescovo di Vera Paz Rodolfo Valenzuela Nuñez (presidente vescovi Guatemala). (G.C.) perdita dell orizzonte di una vita più grande, quella che Gesù è venuto a portare, con l annuncio e col dono di grazia del suo Spirito». Le sfide pastorali sono davvero tante, ma occorre portare «la gioia del Vangelo alle famiglie concrete, le quali talvolta, soprattutto ai nostri giorni, attraversano una profonda crisi culturale dovuta ad un radicale individualismo e che soffrono tante fragilità e attacchi a quei legami che le costituiscono e che sono fondati sul sacramento del matrimonio tra l uomo e la donna». Ma, secondo monsignor Melina, bisogna cambiare prospettiva per rendere efficace il lavoro da svolgere: non guardare più solo i problemi della famiglia, ma tirarne fuori le risorse e la bella notizia. «Vorrei suggerire che molte delle difficoltà derivano proprio dal fatto di concentrarsi sul primo aspetto, dimenticando il primato del secondo e del terzo. Solo invertendo l ordine delle considerazioni la Chiesa può illuminare e importare adeguatamente la sua azione pastorale verso la famiglia». E, dunque, «per impostare adeguatamente un azione pastorale si devono ricordare bene due elementi: la famiglia è il luogo dove le persone apprendono i parametri fondamentali della vocazione all amore, indispensabili per raggiungere la propria identità; inoltre la famiglia, La testimonianza forte deve arrivare da lì. È noto come nella maggior parte dei Paesi asiatici i cattolici siano minoranza più o meno esigua. Ma la simpatia con cui le altre religioni, a partire dai buddisti, guardano al cristianesimo hanno in sostanza spiegato i presuli dell estremo Oriente è direttamente proporzionale alla capacità delle coppie cristiane di testimoniare la bellezza del matrimonio in Cristo. Da qui la richiesta di un percorso più accurato per la preparazione alle nozze e di una catechesi specifica per accompagnare le coppie. Dai vescovi africani invece forte accento sull emergenza povertà che tritura tanti nuclei familiari. Mentre dalla Grecia è arrivato un appello: «Basta con i pacchetti turistici che includono le più belle isole dell Egeo come "location" per il matrimonio». Luciano Moia di un percorso penitenziale, accompagnato anche da una riflessione sui divorziati rimasti soli, che spesso soffrono in silenzio, ai margini della vita sociale. Mentre in secondo luogo, poi si è sottolineato il bisogno di tutelare i figli di coniugi divorziati dalle ricadute psicologiche del divorzio su di loro. E in quest ambito, è stato ricordato che un adeguata pastorale dei bambini spesso può riavvicinare i loro genitori alla Chiesa. Ieri mattina si sono costituiti i dieci "circuli minores" che la prossima settimana approfondiranno i temi toccati nelle assemblee generali. I padri sinodali sono stati divisi in dieci gruppi: tre in lingua inglese e italiana, e due in lingua francese e spagnola. Ciascuno di questi "circoli" ha eletto il presidente e il relatore (ne parliamo in altro articolo). Sempre ieri mattina, nella nona Congregazione generale, c è stata l audizione di 15 interventi (6 di coppie e 9 di singoli uditori), quasi tutti laici impegnati nell ambito della pastorale familiare, della bioetica e dell ecologia u- mana. Provenienti da diverse Paesi del mondo, in rappresentanza di quasi tutti i continenti, gli uditori hanno portato in Aula la loro testimonianza viva, di apostolato familiare vissuto nella quotidianità. Ieri pomeriggio invece sono intervenuti in Aula sette delegati fraterni delle altre Chiese e comunità cristiane. Sicilia. La Chiesa? Ospedale da campo, non centro benessere fondata sul Sacramento del matrimonio in cui uomo e donna diventano u- na sola carne nell amore, è anche la cellula fondamentale della vita di quell organismo che è la Chiesa». «Occorre aggiunge Melina imparare a guardare e a parlare alle persone in chiave familiare: le persone non sono mai un individuo autonomo, ma sono sempre identificate dalle relazioni costitutive». Da qui le conclusioni di monsignor Calogero Peri, vescovo delegato per la famiglia della Conferenza episcopale siciliana: «Siamo in un tempo di crisi, attaccando la famiglia si attacca l uomo. C è un antropologia scristianizzante. Ma dobbiamo cogliere la sfida di e- vangelizzare questo tempo e tentare di trasformare la crisi in un opportunità, dimostrare la bellezza di una famiglia alternativa che è quella cristiana». Matrimonio Indissolubilità Azione cattolica Arancedo: serve più profezia, meno nostalgia del passato STEFANIA CAREDDU ROMA I l Sinodo «non viene a cancellare ciò che si è detto finora, la dottrina non cambia». Di fronte «alle difficoltà e alle sfide del mondo di oggi» però la Chiesa «deve ascoltare, prestare attenzione e rispondere». Monsignor José Maria Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz e presidente della Conferenza episcopale argentina, ha voluto ribadirlo nel corso dell appuntamento su Famiglia, parrocchia, formazione, santità» organizzato dall Azione cattolica. «La famiglia è attualità e profezia, non nostalgia del passato: promuoverla significa promuovere l uomo», ha affermato Arancedo. Non si tratta infatti di una realtà a sé stante, ma «pienamente inserita nella storia». Ecco allora che «le domande che si fanno in famiglia sono quelle che si fanno nella Chiesa». Senza nascondere «gli attacchi, i conflitti, il fatto che molti bambini siano orfani di padri vivi», il presidente dei vescovi argentini ha Il presidente della Conferenza episcopale argentina all incontro svoltosi a Roma la parola Dal punto di vista teologico l indissolubilità del sacramento del matrimonio rimanda all unione indissolubile di Cristo con la sua Chiesa. È stato Cristo stesso, «sposo della Chiesa sposa» che ha elevato il matrimonio a dignità di sacramento. Tra i vari passaggi evangelici tradizionalmente citati per sottolineare il valore dell indissolubilità c è quello di Matteo (19, 3-6): «Ed egli rispose: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l uomo non lo separi"». Il richiamo all essere "una carne sola" non è dato per acquisito, ma sembra configurare anche dal punto di vista antropologico un cammino a due, un processo di crescita della coppia garantito e protetto in qualche modo dall indissolubilità. Non un peso che grava sui destini dei coniugi, ma un aiuto, un conforto per procedere insieme sulla strada della reciproca conoscenza che, nella luce della fede, è anche strada di santità. Solo condividendo e donandosi reciprocamente la vita su una base di stabilità la coppia può aspirare a un benessere reale che si estende anche ai figli. Un impegno che dura nel tempo e diventa anche garanzia sociale. ricordato «la misericordia è l impronta del Papa e che non si può capire Cristo senza di essa». Nel suo intervento, Arancedo ha evidenziato che sono diversi i temi che i padri sinodali stanno affrontando in un clima «cordiale»: «c è ha commentato grande libertà, ognuno può parlare, dire cosa pensa e gli altri ascoltano». «Oserei dire che c è un largheggiare di sorrisi che dà il senso dell incontro, si respira un aria di simpatia della Chiesa per l uomo», ha confermato Pina De Simone che insieme al marito Franco Miano partecipa ai lavori. «Le posizioni ha sottolineato sono nette e spesso anche molto diverse tra loro, ma vengono espresse nel rispetto, nell accoglienza reciproca, nella volontà di procedere insieme». Un altra nota positiva è certamente la presenza «continua, semplice, familiare» di papa Francesco: «la mattina arriva a piedi, a- scolta tutti, e anche nel tempo delle pause la gente si avvicina e gli parla». Quello del Sinodo, ha aggiunto Miano, «è un tempo bellissimo di semina, che impegna i laici a raccogliere uno stile: di apertura, di ricerca, di freschezza, di libertà». «Noi laici ha osservato rischiamo di cadere nel clericalismo che noi stessi contestiamo, mentre la dimensione di apertura ci mette in cammino, ci provoca, ci chiede di osare di più». Perché «la famiglia è una risorsa fondamentale per la vita delle persone e della società, per l educazione umana e spirituale», ha concluso Matteo Truffelli, presidente nazionale di Ac, che ha moderato l incontro al quale hanno preso parte anche il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, e monsignor I- gnatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana.

6 PRIMO PIANO LA SCELTA DI OSLO 6 Sabato Fenomeno globale Esiste una chiara relazione tra mancanza di formazione e schiavitù dei più piccoli Per questo anche il Sud del mondo ha messo la scolarizzazione in cima alle priorità: gli investimenti sono triplicati in dieci anni Non è però abbastanza 58milioni I BAMBINI, TRA I 6 E GLI 11 ANNI, CHE NON HANNO POSSIBILITÀ DI ACCESSO ALLE SCUOLE Pakistan: bimbi sfollati per gli scontri con i taleban studiano l alfabeto urdu (Ap) 70milioni SONO I PICCOLI, DA 4 A 14 ANNI, COSTRETTI A LAVORARE IN MOLTE AREE DEL MONDO Lavoro forzato e scuola negata a troppi L insegnamento Soltanto l Asia fa passi avanti nell educazione per tutti Lo sfruttamento Cala il numero di minorenni Ma la battaglia è ancora lunga DANIELE ZAPPALÀ I l loro cammino verso una scuola è stato negato da violenze sociali e familiari, situazioni di schiavitù e lavoro forzato, guerre, miseria, forme estreme d intolleranza ed e- sclusione etnica o religiosa, flagelli sanitari come la malaria. E il Nobel assegnato a Malala, come sottolineava ieri il segretario generale dell Onu, Ban Ki-moon, premia idealmente pure le sofferenze e gli sforzi dei bambini di ogni Continente privati d istruzione. Secondo l Unesco, l agenzia delle Nazioni Unite specializzata nel diritto allo studio, i bambini fra i 6 e gli 11 anni tenuti lontani dai banchi sarebbero ancora circa 58 milioni, un dato simile a quello del «I progressi verso l educazione per tutti stagnano, ma certi Paesi mostrano la strada da seguire», ha appena sintetizzato l agenzia Onu, lanciando in proposito un nuovo allarme: «Se la tendenza attuale è confermata, circa il 43 per cento dei bambini non scolarizzati, cioè 15 milioni di bambine e 10 milioni di bambini, non andranno probabilmente mai a scuola». Nell Africa subsahariana straziata non di rado da guerre o epidemie endemiche, i bambini non scolarizzati sono circa 29,6 milioni. In tutta l area, per chi è riuscito a varcare la soglia di una scuola, il rischio di uscire rapidamente dal mondo dell istruzione resta sempre in agguato: più di un terzo dei bambini entrati in prima elementare nel 2012 non riuscirà a completare il ciclo delle primarie. L Asia della più giovane Nobel della storia ha compiuto fra il 2000 e il 2012 notevoli progressi, ma i bambini non scolarizzati sarebbero ancora almeno 9,9 milioni, contro i 33,8 milioni al giro di boa del millennio. Il Pakistan di Malala, sotto il giogo dell intolleranza taleban, rappresenta il principale buco nero, con ben 5,4 milioni di bambini fuori dal sistema scolastico. A livello di un singolo Stato, su scala mondiale, la piaga è ancora più diffusa solo in Nigeria, dove i bambini esclusi restano circa 8,7 milioni. Gli altri Paesi maggiormente feriti sono, nell ordine, il Sudan (2,8 milioni), l India (1,4) e l Indonesia (1,3). Al di fuori dell Africa e dell Asia, soffre molto pure la Colombia, con 600mila bambini lontani dai banchi. Malala è divenuta un simbolo planetario anche perché storicamente il dramma è stato soprattutto femminile. Nel 2000, fra i piccoli non scolarizzati in Asia, le bambine erano i due terzi del totale. Ma nel grande Continente, da allora, lo scenario è mutato: l esclusione infantile assoluta dalla scuola è oggi maschile nel 51,5% dei casi. LA FORNACE. Bimbo al lavoro in India (Reuters) STEFANO VECCHIA E siste una stretta ma chiara correlazione tra istruzione e lotta allo sfruttamento dei minori. Per gli attivisti come Kailash Satyarthi se non si affrontano le cause culturali, che sono anzitutto nella povertà e arretratezza di troppe famiglie e di intere comunità costrette a spingere i propri figli nelle mani di sfruttatori senza scrupoli, la soluzione sarà sempre lontana. Di conseguenza, l istruzione è alla base di ogni prospettiva di crescita e di sviluppo, individuale e nazionale. Una teoria provata sul campo e convalidata da dati globali. I Paesi in via di sviluppo hanno compreso il valore dell educazione e lo hanno messo in cima alle priorità delle richieste di aiuto allo sviluppo. Risultato, gli investimenti in questo settore sono cresciuti di tre volte nel primo decennio del secolo, arrivando a oltre 300 milioni di dollari. Come conseguenza, i lavoratori stimati nella fascia di età 4-14 anni sono scesi nel mondo da 130 milioni a 70 milioni. Un dato incoraggiante, che accompagna il calo da 250 a 200 milioni dei minori fino a 16 anni complessivamente coinvolti in sfruttamento lavorativo nello stesso periodo. Una tendenza che non ha registrato significativi rallentamenti nonostante l impatto della crisi globale ma che non va sopravvalutata per non allentare la guardia. Contano impegno della comunità internazionale e il miglioramento delle legislazioni. Conta anche molto, come ricordava tempo fa il neo Nobel per la Pace, «la crescita della responsabilità delle aziende più esposte alle pressioni dell opinione pubblica locale e internazionale». Molte aree del pianeta restano ad alto rischio: Asia meridionale e Africa subsahariana, soprattutto. La situazione va migliorando in A- sia sudorientale e America Latina. Grandi Paesi che stanno combattendo con successo la loro battaglia a difesa dei minori, oltre all India, sono Brasile, Kenya e Sudafrica. «Si potrebbe pensare che il fenomeno dello sfruttamento sia più esteso dove la povertà è maggiore, ma non sempre è così segnalava Satyarthi. In realtà, in molti parti del mondo la crescita economica non va di pari passo con una maggiore giustizia sociale. Fondamentale è la volontà politica. Nel caso dell India ci sono miglioramenti in alcuni settori, come industria o artigianato, ma il numero dei bambini-lavoratori è cresciuto nel settore domestico e non vede sostanziali miglioramenti in quello agricolo». Gli esempi concreti delle Ong: vincere si può AVSI «Il primo giorno di scuola non avevo neppure un paio di scarpe Mi hanno valorizzato e oggi sono all università di Nairobi» Vivo a Kibera, Kenya, uno dei più grandi slum del mondo. Prima di frequentare la scuola la mia vita era molto dura. Da bambino mi svegliavo la mattina, andavo in giro a chiedere soldi tutto il giorno. Tutto quello che desideravo erano un po di denaro, di cibo e qualche caramella. A quel tempo andare a scuola era un sogno. La mia vita è cambiata grazie all incontro con gli insegnanti della Little Prince, una scuola speciale, dove ti senti accolto, sostenuta dalla Ignatius Juma Fondazione Avsi. All inizio è stato molto difficile passare dalla vita di strada ai banchi. I risultati erano disastrosi, ma dopo il primo anno ho cominciato a crederci e ad amare tutto ciò che mi trovavo davanti, e la mia autostima ha cominciato a crescere. Un giorno un assistente sociale mi chiese cosa volessi fare da grande e io le risposi La 16enne Maud Chifamba timidamente: «Il presidente». Lei, dandomi una pacca sulla spalla, mi disse: «Sarai il presidente di questo Paese». E pensai: «Se questa donna crede davvero che io possa farlo, significa che è possibile». Da quel momento ho cominciato a credere nel mio sogno. Ora frequento la prestigiosa università di Nairobi e seguo il corso di laurea in Diplomazia e Politica internazionale. Il più vivido ricordo della Little Prince è che mi ha accolto in tutti i miei bisogni: il primo giorno di scuola non avevo le scarpe, così andai a piedi nudi ma venni accolto. A quel tempo, non capivo quanto fosse speciale questo per me. Alla Little Prince mi hanno aiutato a diventare la persona che sono oggi, uno che sa di valere e che guarda la vita in maniera positiva. Ignatius Juma VIS «In Bolivia ragazzi strappati alla strada e alla droga scoprono l accoglienza, i libri e imparano un mestiere» «Siamo certi che il presente e il futuro della nostra società dipenda da quanto sapremo promuovere e proteggere i diritti dei bambini, delle bambine e dei giovani, soprattutto di quelli che vivono in condizione di povertà e vulnerabilità estrema» dice Nico Lotta, presidente della Ong Vis, volontariato internazionale per lo sviluppo. «In Bolivia a Santa Cruz de la Sierra, per portare un esempio del nostro lavoro nel mondo, sono circa i bambini, le bambine e gli adolescenti accolti in uno dei sei Centri del Progetto Don Bosco. Sono bambini e ragazzi con una storia difficile alle spalle: vivevano in strada, senza dimora, vittime di violenza e di sfruttamento sessuale o lavorativo, oltre che di dipendenza da droghe. Sono i figli e le figlie di famiglie vulnerabili, vittime di abbandono, povertà e maltrattamenti, anche tra le mura domestiche». Il Vis e i Salesiani, in una realtà come quella boliviana, realizzano complessi interventi sociali ed educativi finalizzati a togliere i bambini o gli adolescenti dalla strada, accogliendoli in un luogo sicuro, protetto, dove poter crescere, studiare e apprendere un mestiere. L accompagnamento verso la vita adulta attraverso un itinerario educativo e di formazione professionale costituisce il pilastro fondante dell azione del Vis e dei Salesiani di Don Bosco. «È un percorso spiegano dal Vis che mette al centro i bambini, le bambine, i giovani e li rende protagonisti della (Bozzalla) loro vita». La storia. Maud, orfana, la più giovane universitaria d Africa PAOLO M. ALFIERI P arla così bene e con così tanta passione che ti chiedi se alla fine davvero farà il revisore contabile, come dice, o se, invece, il suo destino sia di fare altro. Ispirare la gente con la sua storia, testimoniare che si può, se ci si crede davvero, realizzare le proprie aspirazioni. Originaria dello Zimbabwe, Maud Chifamba, 16 anni, è la più giovane universitaria d Africa e, secondo Forbes, tra le 10 giovani donne più influenti del continente. In questi giorni è in Italia per il lancio della campagna di Terre des Hommes Indifesa, che ha l obiettivo di difendere i diritti di bambine e ragazze, ad esempio contro i matrimoni precoci, e farne le protagoniste del futuro. Proprio come Maud. «Sono rimasta orfana molto piccola racconta ad Avvenire mio padre è morto quando a- vevo cinque anni e a quel tempo mia madre era già malata di cancro. È stato mio padre a insegnarmi a pregare e a trasmettermi quello che diceva Nelson Mandela: l educazione è il modo in cui puoi cambiare il mondo». Immaginate una bambina esile di sei anni, che ogni mattina cammina per sei chilometri su una strada non asfaltata per raggiungere la scuola. «Eravamo poveri e non avevo i soldi per il pranzo, ed è difficile concentrarsi se non hai mangiato niente. E poi la scuola: non aveva mobili, solo delle panche sulle quali appoggiavamo i libri. E c erano appena tre insegnanti per sette classi. Ma anche se le cose erano difficili ho sempre pensato che ci fosse Dio a occuparsi di me». Forza di volontà, fede, tenacia, gli insegnamenti del padre: Maud cresce nel villaggio di Wedgedraai e, nonostante le difficili condizioni di partenza, a È stata aiutata dal governo dello Zimbabwe, dove a 16 anni è un esempio per i coatanei: «L istruzione diventi prioritaria» L impegno tra i ragazzi di strada scuola brucia le tappe, superando in anticipo esami di livello superiore. Fino a quando viene notata dal ministero dell Istruzione ed aiutata con una borsa di studio. Nel 2012, ad appena 14 anni, Maud, una passione per i numeri, è la matricola più giovane dell Università di Harare e lì punta a laurearsi nell agosto del 2016, quando avrà appena 18 anni. «Guarda dove sono nata e dove sono adesso sorride. Non è solo questione di diplomi o certificati: l istruzione ti rende più matura. E può essere lo strumento per combattere anche la violenza sulle donne e i matrimoni precoci, un dramma per molte bambine». Nel mondo sono 39mila ogni giorno le nozze con spose bambine. Maud ragiona di un educazione che «ti fa vedere gli effetti delle tue azioni, come il dolore emotivo per le ragazze, i rischi a cui sono sottoposte». «È sbagliato affrontare una tale questione guardando solo agli effetti e non anche alle cause. Spesso le famiglie povere danno in sposa una bambina per denaro: bisogna educare sulle conseguenze, far capire le opportunità perse da quella bambina». Per i suoi compagni Maud è diventata un modello. Viaggiare le piace, ma alla fine torna sempre a casa. «Fuori ci sono tante opportunità nota si può guadagnare di più. Ma non puoi comprare la felicità. La cosa più importante è che anche altri possano avere le mie chance. Perché troppi bambini non hanno scelta. Bisogna offrirne una, soprattutto alle ragazze. Per questo ho lanciato una petizione internazionale su Change.org: chiedo che la loro istruzione diventi un obiettivo prioritario della comunità internazionale. E serve l impegno di tutti».

7 LA SCELTA DI OSLO Sabato PRIMO PIANO 7 La proclamazione La 17enne Yousafzai, già insignita dall Ue del Sakharov, è la più giovane premiata della storia. All annuncio era in classe: «Voglio vedere tutti i piccoli andare a scuola». Il «neolaureato» Kailash ha riscattato dallo sfruttamento 83mila minori Una donna con il figlio alla ricerca di materiale da vendere in una gigantesca discarica alle porte di New Delhi in India (Ap) I Nobel per la pace Negli ultimi anni 2014 Malala (Pakistan) Kailash Satyarthi (India) 2013 Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) 2012 Unione europea 2011 Ellen J. Sirleaf (Liberia), Leymah Gbowee (Liberia), Tawakkul Karman (Yemen) 2010 Liu Xiaobo (Cina) 2009 Barack Obama (Usa) 2008 Martti Ahtisaari (Finlandia) 2007 Al Gore (Usa) 2006 Muhammad Yunus (Bangladesh) Personaggi insigniti 86 uomini Organismi internazionali Distribuzione dei personaggi premiati Nord America Europa Occidentale 45 America latina 10 3 Europa Orientale Africa ANSA donne Asia Il Nobel per la Pace dedicato ai bambini La pachistana Malala e l indiano Satyarthi vincono: «Lavoriamo insieme» LUCIA CAPUZZI H anno vinto i bambini. E non solo perché Malala Yousafzai è la più giovane premiata nella storia del Nobel. La scelta di insignire con il premio per la Pace la 17enne pachistana e l indiano Kailal Satyarthi, 62 La giuria: «Segnale forte». L adolescente ha invitato alla cerimonia del 10 dicembre a Oslo i premier dei due Paesi «rivali» anni, storico attivista contro lo sfruttamento infantile, ha voluto catalizzare l attenzione globale sui diritti dei minori. In un anno simbolico: il 25esimo anniversario della Convenzione per i diritti dei bimbi. Del resto, sono questi ultimi come ha detto l Unicef «la forza del cambiamento». Una forza fiaccata dagli abusi, soprattutto nel Sud del pianeta. Dove i più piccoli sono privati delle prerogative basilari, inclusa quella di immaginarsi una vita migliore. Poiché l istruzione è innanzitutto questo: possibilità di riscatto, umano prima ancora che sociale. Come ama ripetere Malala «un libro, una penna, un allievo e un insegnante» possono cambiare il destino proprio e dell intero mondo. Anche la battaglia pluridecennale di Satyarthi per strappare i bambini alla schiavitù delle fabbriche di tappeti è iniziata sui gradini di scuola. Là, Kailal, a sei anni, si è imbattuto per la prima volta in un baby-lustrascarpe che, a differenza sua, era costretto a star fuori dalla classe, per lavorare. «Abbiamo attribuito il riconoscimento a due persone che combattono per la stessa causa: una viene dal Pakistan, l altro dall India ha detto Thorbjorn Jagland, portavoce del Comitato norvegese del Nobel. È un forte segnale». Entrambi i premiati lo hanno subito colto. «Uniamo le nostre mani per la nuova battaglia per la pace nel sub-continente», ha e- sclamato Satyarthi appena saputo del Nobel. «Sono onorata di ricevere questo premio con Kailash, anche se non riesco a pronunciare bene il suo nome», gli ha risposto in tono scherzoso Malala, qualche ora dopo. Giusto il tempo di terminare la giornata di studio e di tornare dalla Edgbaston High School di Birmingham, la città inglese dove è stata curata dopo l attacco dei taleban due anni e un giorno fa. E dove ormai si è trasferita. La 17enne insignita un anno fa del premio Sakharov per i diritti umani dell Ue stava seguendo una lezione di chimica mentre ad Oslo veniva annunciato il suo nome. Le dichiarazioni ufficiali sono arrivate nel pomeriggio, durante una toccante conferenza stampa. «Sono fiera di essere la prima pachistana a ricevere il Nobel. Questo non è, però, il punto di arrivo ma l inizio di una più forte battaglia per il diritto allo studio. Voglio vedere tutti i bambini andare a scuola: 58 milioni non possono farlo», ha detto la giovane attivista. Poi ha invitato i premier di Pakistan e India Nawaz Sharif e Nerendra Modi a partecipare alla cerimonia di consegna, il 10 dicembre, a Oslo. Allora, la coppia riceverà oltre alla medaglia d oro da circa 200 grammi la somma di otto milioni di corone norvegesi (quasi 900mila euro), divisi in parti u- guali. Come li impiegheranno è quasi scontato: per progetti in tutela dei bam- La diciassettenne. «Pensavate di zittirmi con le pallottole» ELISABETTA DEL SOLDATO D a vittima a simbolo vivente. Malala nasce il 12 luglio 1997 da una famiglia sunnita di etnia pashtun, a Mingora, nella Valle di Swat, in Pakistan. Cresce ispirata da un padre poeta e insegnante che si impegna a istruirla e educarla in una zona dove l influenza dei taleban diventa ogni giorno sempre più oppressiva. Ed è proprio il padre che un giorno, è il settembre del 2008, la porta con se a Peshawar per parlare al club della stampa locale. «Chi sono i taleban dice con impeto la ragazzina davanti a una folta platea per negarmi il mio diritto fondamentale allo studio?». Un anno dopo, quando non ha compiuto neanche 12 anni, comincia a scrivere, usando uno pseudonimo, un diario in urdu per la Bbc dove racconta delle privazioni sotto l occupazione taleban. Ma la sua storia subisce una svolta drastica il 9 ottobre del 2012, quando tornando da scuola in autobus la studentessa ormai quindicenne viene ferita al collo e alla testa da un miliziano dei taleban. «Chi è Malala?», chiede il killer dopo essere salito sul mezzo. Nessuno risponde ma alcuni ragazzi si voltano verso la giovane e così l uomo spara. Le condizioni di Malala sono gravi: la giovane viene trasferita d urgenza all ospedale di Peshawar con un elicottero messo a disposizione dall allora premier Raja Pervez Ashraf ma poco dopo i medici decidono di trasferirla all estero. Viene scelto l ospedale Queen Elizabeth di Birmingham in Inghilterra dove Malala subisce diverse operazioni tra cui una complicata ricostruzione del cranio. L 8 febbraio del 2013 viene dimessa ma non torna in Pakistan. Si iscrive alla Edgbaston High School di Birmingham e con la sua famiglia comincia la sua vita lontana dal Pakistan. «Mi manca il mio Paese», dirà più tardi, «e le mie amicizie». Ma tornare è un rischio che non può correre. Scrive un libro in cui racconta la sua storia, «I m Malala» e il 12 luglio del 2013, il giorno del suo compleanno, parla alle Nazioni Unite e qui per la prima volta rivolge una sfida ai taleban: «Pensavate di potermi zittire con una pallottola ma non ci siete riusciti». In testa ha uno scialle, appartenuto all ex premier pachistana Benazir Bhutto assassinata dagli estremisti. bini. «In ognuno di loro vedo il volto di Dio», ha affermato il neolaureato Satyarthi, definito dal Comitato di Oslo «il nuovo Gandhi». La sua lotta contro lo sfruttamento lavorativo dei ragazzini picchiati, abusati, sottopagati, portata avanti con l associazione Bachpan Bachao Andolan, si basa sulla mobilitazione sociale non violenta. Con questo sistema, l attivista ha riscattato finora 83mila minori. Eppure fino a ieri il nome dell ideatore della Global March era meno noto di quello della giovanissima collega, divenuta notissima per essere sopravvissuta all agguato con cui i taleban hanno voluto punirla per aver sfidato il divieto all istruzione femminile, imposto dagli e- stremisti nella valle di Swat fin dal Per questo, il premio «è una buona notizia» in quanto «rimette al centro la questione dei diritti delle donne», ha detto all agenzia Fides Ataurehman Saman, della commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pachistana. C PREMIATI Kailash Satyarthi e Malala Yousafzai: il Comitato del Nobel norvegese li ha affiancati, come segno anche di pacificazione tra Pakistan e India (Reuters/LaPresse) L attivista. Una Global March contro la «baby-schiavitù» STEFANO VECCHIA N el suo modo schivo, alla notizia dell assegnazione del Nobel, Kailash Satyarthi ha ringraziato il Comitato per avere «riconosciuto la sofferenza di milioni di bambini in quest epoca moderna». Uno stile semplice, pratico, il suo. Quello di un ingegnere elettronico oggi 60enne, sposato e padre di due figli, che ha deciso 28 anni fa di dare una svolta alla sua vita e con essa a quella di decine di migliaia di piccoli connazionali. Sono 83mila quelli stimati che il movimento da lui fondato, il Bachpan Bachao Andolan (Movimento per la salvezza dei bambini) ha liberato da una condizione che acquista sovente aspetto di vera schiavitù. «Un uomo che si è posto in prima linea contro il lavoro minorile», ha segnalato il presidente del Comitato per il Nobel, Thobjorn Jagland guidando per questo marce di protesta nel suo Paese e in altre parti del mondo». Un personaggio non molto noto nemmeno nella sua in India, ma a capo anche dell impegno globale per la sicurezza e la scolarizzazione dei minori. Satyarthi è infatti presidente della Global March contro il lavoro minorile, aggregazione di 2000 organizzazioni di impegno sociale e sindacale attivi in 140 Paesi. «Basterebbero tre giorni di spesa militare mondiale, pari a 11 miliardi di dollari, per far sparire la piaga del lavoro minorile attraverso l istruzione data ai 246 milioni di bambini lavoratori», aveva ricordato nel maggio 2004 intervenendo a un convegno organizzato da Cgil, Cisl, Uil e Mani Tese. Il nuovo Nobel per la Pace ha voluto ieri anzitutto dare credito al suo Paese per essere guidato da una democrazia «viva» e «vibrante» che consente non solo l azione di una società civile forte, ma anche di «qualcosa che nato in India è diventata un movimento globale contro il lavoro minorile». L India, e con essa molti Paesi interessati dal lavoro di Satyarthi, hanno leggi di prim ordine per contrastare fenomeni di abusi e sfruttamento, ma vastità di problemi, interessi locali, corruzione, rendono sovente impossibile un contrasto radicale di certi fenomeni. Il movimento di Satyarthy non potrà che ricevere nuovo impulso dal prestigioso riconoscimento arrivato da Oslo, e con esso la causa dei piccoli lavoratori-schiavi. Islamabad e Delhi devono imparare FABIO CARMINATI è una storia che in qualche modo unisce la pachistana MalalaYousufzai e l indiano Kailal Satyarthi. È quella di I- qbal Masih, un ragazzino cristiano del Pakistan liberato dalla schiavitù del lavoro minorile all età di dieci anni: il Fronte contro il lavoro forzato (oggi parte della Global March guidata da Satyarthi) lo aveva strappato alla mafia dei tappeti, trasformandolo in un promotore tra i suoi coetanei dei diritti dei minori. Qualche anno più tardi, nel 1995, Iqbal pagò con la vita il suo impegno contro le mafie. Una storia senza un lieto fine, come quella delle decine di migliaia di ragazzi che non conosceranno mai l infanzia perché rinchiusi nelle fabbriche di mattoni o in qualche conceria delle periferie del mondo. Ieri il premier indiano Modi ha manifestato l «orgoglio del proprio Paese» per il Nobel a Satyarthi. Lo stesso «orgoglio» espresso dal collega pachistano Sharif per Malala. Ma quanto appare lontano il mondo della politica da questi due simboli. Una distanza inversamente proporzionale forse a quanto sono invece vicini una diciassettenne islamica e un sessantaduenne indù. Una simbolo, l altro artefice della speranza per tante piccole vittime. Simboli di due nazioni divise, due potenze nucleari che anche in questi giorni si stanno sparando cannonate nella provincia contesa del Kashmir. Due nazioni nate da una divisione e rimaste tali contro ogni logica. Due realtà geopolitiche con al loro interno contraddizioni gigantesche. Il peggiore integralismo dei taleban o delle persecuzioni religiose che possono riassumersi con l esempio della Legge antiblasfemia in Pakistan, che si scontra con una divisione di credo che in India relega le minoranze in aree (per nulla protette) in cui spesso la violenza trionfa e la giustizia latita. Può essere forse puerile sperare che due simboli possano smuovere gli animi. Ma sperarlo costa veramente poco. PADRE LOMBARDI «Due figure significative» «Riteniamo che siano state premiate due figure significative, siamo contenti che abbiano avuto questo riconoscimento, e speriamo che sia un appoggio per cause positive». BAN KI-MOON «I bambini i veri vincitori» «I veri vincitori oggi sono i bambini. Malala è una ragazza coraggiosa e gentile che ha difeso la pace. E quello portato avanti da Kailash Satyarthi è un lavoro eroico». MODI «L India orgogliosa di lui» «L'intera nazione è orgogliosa di questo risultato importantissimo. Satyarthi ha dedicato la sua vita ad una causa che è estremamente importante». SHARIF «Esempio per i ragazzi» «Malala è l'orgoglio del Pakistan. I suoi risultati sono incomparabili. Le ragazze ed i ragazzi del mondo dovrebbero assumere la responsabilità della sua lotta». MOGHERINI «Riconosciuto il coraggio» «Il Nobel a Malala e Satyarthi è un grande riconoscimento a due persone che si battono con coraggio per la tutela dei diritti».

8 PRIMO PIANO LA LANTERNA SOTT ACQUA 8 Sabato I precedenti 4 NOVEMBRE 2011 Sei persone perdono la vita nel nubifragio che inonda Genova 25 OTTOBRE 2011 Dodici vittime nell alluvione che devasta 5 Terre e Lunigiana 8 OTTOBRE 1970 In un ora cade la pioggia di un anno. In Liguria 40 morti Canali, idrovore e cantieri Prevenire costa 8 miliardi In Liguria 112 scuole e 12 ospedali a rischio PAOLO VIANA S i sapeva prima, che gli italiani vivono in un territorio a rischio. E lo sapremo anche tra qualche mese, quando non si parlerà più del Bisagno. Si sapeva prima di Olbia (2013), di Genova (2011) di Atrani (2010), di Messina (2009): la difesa del suolo è da anni una litania di distruzione e di morte. Con l aggravante che le informazioni sulle criticità sono note a tutti. Secondo la Protezione civile l 82% dei Comuni ricade in aree ad alto rischio idrogeologico: 6 milioni di italiani, 22 se si considera il rischio medio, vivono sotto la minaccia di una frana o di un alluvione. Per loro, finora, lo Stato non ha fatto molto. Quello che fa il governo Renzi lo annuncia via web: su italiasicura.governo.it si può consultare lo stato di avanzamento dei cantieri aperti e il sito passodopopasso.governo.it presenta «il primo database degli ultimi 15 anni di investimenti pubblici per la difesa da frane e alluvioni». Con una goccia di veleno: in base alle risorse assegnate a Regioni ed Enti locali opere e interventi «dovevano essere già conclusi». La tesi è che non tutti i governi sono uguali. Effettivamente, se all indomani del disastro di Messina il centrodestra cancellò il dipartimento da cui dipendeva la difesa del suolo, qualche settimana fa Renzi ha varato un unità di missione ad hoc per drenare 2,4 miliardi di euro che serviranno ad a- prire 3mila cantieri. Valore L associazione nazionale delle bonifiche: fatti molti errori, ora l obiettivo è voltare pagina totale di 3,5 miliardi. «Finalmente si volta pagina» dice Massimo Gargano, che da qualche settimana è direttore generale dell Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane, dopo esserne stato a lungo il presidente. L Anbi è l associazione dei consorzi da cui dipende gran parte della rete irrigua nazionale: chilometri e chilometri di canali, idrovore e una competenza di alto livello in materia idraulica. In questi anni, l Anbi è sempre stata dall altra parte della barricata, rispetto ai governi: è suo il piano nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico, che ogni anno viene presentato e al quale vanno solo le briciole. Sua la denuncia secondo cui «dal 2002 al 2014 si sono registrati circa 2mila eventi alluvionali che hanno determinato 293 perdite di vite umane e ancora vi sono edifici a rischio frane; di questi sono e- difici scolastici e 531 ospedali». Le richieste non sono cambiate. «Per mitigare il rischio bisogna aprire cantieri e disporre di 8 miliardi di euro, ma l istituzione della nuova struttura governativa, fa pensare che si stia passando dall emergenza alla protezione». Non siamo ancora alla prevenzione, ma si cambia registro: Gargano è convinto che i fondi necessari per risolvere il problema si possano trovare e che si debbano «finanziare gli interventi con mutui quindicinali della Cassa Depositi e Prestiti». Pollice verso rispetto alle nuove imposte: è di ieri la denuncia della Cgia di Mestre sull utilizzo di quelle ambientali pagate dai contribuenti per finanziare la realizzazione delle opere di protezione ambientale e finite «da più di vent anni a coprire altre voci di spesa». Stando ai dati Cgia sono andati a bersaglio solo 463 milioni su quasi 47,2 miliardi versati. «La prevenzione costa meno dell emergenza ricorda Gargano. Parliamo di un rapporto da uno a cinque, senza contare che l emergenza non produce solo danni ma anche vittime» ricorda. Vale anche per Genova e la Liguria: il 90% della superficie del capoluogo è a rischio, peggio sta solo La Spezia. Secondo i dati Anbi, in Liguria ci sono 112 scuole e 12 ospedali tuttora soggetti a rischio elevato. «Realizzare le opere di mitigazione del rischio che proponiamo spiega ha un efficacia e lo sanno a Orvieto, dove l anno scorso non c è stata alcuna alluvione perché quando è arrivata la bomba d acqua si è riempita la nuova vasca di laminazione di 70 ettari realizzata dal locale consorzio di bonifica, che ha salvato la città». Ma i cantieri non bastano ed infatti ieri il presidente dell associazione, Francesco Vincenzi, ha difeso la proposta di legge del governo Renzi contro il consumo del suolo «perché continuare a cementificare il Paese accresce il rischio, la spesa pubblica e il numero delle vittime». Il meteorologo «Eventi sempre più estremi Ma il disastro era prevedibile» Domande & Risposte Quanta pioggia è caduta a Genova giovedì notte? NELLA ZONA DEL BISAGNO IN UN ORA SONO CADUTI AL SUOLO 150 MM D ACQUA. SIGNIFICA CHE SU OGNI PORZIONE DI UN METRO QUADRO DI STRADA SI SONO RIVERSATI 150 LITRI D ACQUA Perché così tante alluvioni in Liguria? PERCHÉ LE MASSE D ARIA FREDDA DEL NORD E IL CALDO PROVENIENTE DAL MERIDIONE SI SCONTRANO CON VIOLENZA PROPRIO IN CONCOMITANZA DELLA CORONA APPENNINICA, SCARICANDOSI A VALLE Perché le previsioni hanno fallito? LA METEOROLOGIA NON È UNA SCIENZA ESATTA: SE È POSSIBILE STABILIRE CON CERTEZZA QUANDO E DOVE PIOVERÀ, L INTENSITÀ DEI FENOMENI PUÒ SFUGGIRE AI CALCOLI S e un fulmine cade su un campanile non vuol dire che, successo una volta, non accadrà mai più. Al contrario. Le complicate leggi della meteorologia ai tempi dei social netowork scardinate dal fai-da-te dicono che se un evento straordinario si verifica in una zona, molto probabilmente ricapiterà proprio lì, nella stessa porzione di territorio. E questo indipendentemente dalle previsioni del giorno. «Come è accaduto a Genova», spiega il meteorologo Francesco Laurenzi. Il bollettino meteo locale diramato dall Arpal non parlava di fenomeni straordinari e ora quelle previsioni sono finite sotto accusa... La meteorologia ha fatto passi da gigante in questi ultimi anni: possiamo dire se pioverà o non pioverà su una determinata area e per quanto, anche se ancora non possiamo indicare con precisione strade o quartieri che saranno più colpiti. Ma qui il punto credo sia un altro. E quale? Ottobre e novembre sono da sempre i mesi in cui in Italia si verificano le alluvioni. Questo avviene perché all arrivo delle prime perturbazioni fredde dal Nord il nostro Paese si trova ancora avvolto, soprattutto al Sud, dal caldo del Mediterraneo. Le due diverse masse d aria si scontrano e in prossimità delle zone montane come la Liguria e la Toscana creano sempre fenomeni intensi. A ciò va aggiunto il fatto che le cosiddette "depressioni sottovento" fenomeni di intensificazione ancora maggiore delle piogge sono tipiche del mare davanti a Genova e al Levante. Sta dicendo che lì ogni anno avvengono disastri e che, in questo senso, ciò che accaduto a Genova era prevedibile? Sto dicendo che da sempre quella zona è soggetta ad alluvioni. Ecco perché quello che è accaduto a Genova c entra più che con la prevenzione che con la meteorologia. Se so che ho costruito una casa su un fiume, e che quel fiume esonda, faccio tutto quello che posso per mettere in sicurezza il fiume e la mia casa. La prevenzione si fa carico della storia di un territorio. La meteorologia con questo non c entra. Che autunno dobbiamo aspettarci? Assisteremo sempre più spesso a fenomeni estremizzati: pioverà moltissimo o non pioverà per settimane, fara caldissimo oppure si gelerà. A questo cambiamento dovremo al più presto abituarci anche culturalmente. (V. Dal.) La vittima. L infermiere che amava il Bisagno «Vado a controllare la piena». Non è più tornato Ha salutato Mirco, barista di via Canevari, battendo il cinque: «Vado un pò a vedere il Bisagno gli ha detto, chissà se è in piena». Sono state queste le sue ultime parole. Poi ha percorso qualche decina di metri sul marciapiede che porta a Borgo Incrociati prima di venire travolto e ucciso dalla piena del torrente. È morto sul colpo Antonio Campanella, 57 anni, conosciuto da tutti come Aldo, operatore sanitario all ospedale San Martino in pensione da quattro anni. Voleva raggiungere alcuni amici che lo attendevano in un bar di Brignole ma non ha fatto in tempo. Il suo corpo è stato trascinato per metri dalla furia delle acque del torrente fino a finire contro il palo di una fermata del bus. È lì che lo hanno trovato i primi soccorritori arrivati subito dopo la piena. Tutti immediatamente hanno capito che non c era più nulla da fare per lui, se non quello di coprire la salma con un lenzuolo e tenere lontani chi voleva vedere il morto del fiume. Campanella abitava in via Bobbio, a Staglieno, all ultimo piano di un abitazione che s affaccia proprio su quel Bisagno che lo ha ucciso. E quel fiume con il quale è cresciuto lo ha strappato alla vita. Infermiere dal carattere gentile e disponibile, preparato e competente, era cambiato da qualche anno. Da quando la madre era morta lasciandolo solo. Per lui, senza moglie e figli, lei rappresentava tutto quanto, la sua famiglia e il suo mondo. E da quel giorno non si era più ripreso completamente. «Era una persona gentile e disponibile raccontano i vicini certo era molto riservato e non parlava mai di sé. Ma se avevi bisogno di lui potevi farci affidamento». Che fosse una persona gentile lo hanno anche confermato i colleghi di lavoro dell ospedale San Martino. Aveva lavorato per anni al Monoblocco poi, prima di andare in pensione, era passato al pronto soccorso. Il Bisagno l ha aspettato dietro Antonio Campanella l angolo del suo bar preferito. E l ha portato via con sé. Doria: misure strutturali. Negozi in ginocchio DINO FRAMBATI GENOVA Q uattrocento millimetri di acqua sul bacino del Bisagno in meno di 36 ore in una città come Genova, che ne accoglie mediamente tra i ed i l anno. È la storia che si ripete di una città fragile ai frequenti eventi meteo avversi, per orografia e posizione geografica ma soprattutto per un urbanistica mal concepita ed una speculazione edilizia che l ha cementificata come poche altre. In questi parametri ci sono le cause del nuovo disastro che ha colpito il capoluogo ligure nelle stesse zone e quartieri nel giro di tre anni, superando però, quanto a dimensioni, quello del Lo ha ricordato ieri mattina il sindaco Marco Doria, nel corso di un conferenza stampa che ha aperto esprimendo cordoglio per la vittima ed annunciando un giorno di lutto cittadino. «Non posso dirvi: state tranquilli. Vorrei, ma non posso. Genova è fragile e malata e non si può curare con l aspirina, necessita di interventi strutturali» ha detto, sottolineando come finora ricorsi al Tar e burocrazia abbiano impedito di realizzare lo scolmatore e la copertura del tratto finale del Bisagno. Doria ha poi ricostruito le varie fasi delle due giornate tra le più difficili nella storia di Genova, quando ha ricordato come per giovedì ci fosse soltanto uno stato di attenzione e non di allerta. «Non voglio fare il meteorologo che poi dice: a- vevo ragione. Preferisco sia la scienza a decidere ed indicare cosa potrà accadere». Ha ricordato il dispiego di pattuglie per il controllo e la chiusura decisa per scuole ed altre strutture pubbliche, avvenuta pur in assenza di allerta. Quindi ha sottolineato come dei circa 400 millimetri di pioggia caduti, la metà si sia concentrata in un paio di ore, giovedì sera. Ha detto che inviterà la Regione a chiedere lo stato di calamità ed ha sottolineato la necessità per Genova di interventi radicali, illustrando come si siano puliti rivi ed abbattuto un palazzo che ostruiva un fiume nel Ponente genovese. Intanto però la città appare in ginocchio, per quasi metà paralizzata da fango e acqua, con decine di auto accatastate l una sull altra ed un numero ancora imprecisato di negozi distrutti, in massima parte già sconvolti nell alluvione del 2011, con l aggravante che adesso devono far fronte ad un momento di fortissima crisi. Già in molti avevano chiuso tre anni fa. «Non so come faremo a salvarli afferma Silvia Avanzino, segretario Fisascat Cisl Genova dal momento che allora si era ricorsi alla cassa integrazione in deroga, che oggi non esiste più». Mentre Ascom ha aperto un unità di crisi per assistere le attività danneggiate, Confesercenti invita il Governo ad una moratoria, «almeno fino a fine anno, dei tributi e dei contributi nelle aree colpite, avviando allo stesso tempo un piano di intervento anche economico finalizzato al ripristino della normale attività delle imprese». Anche per Antonio Graniero, segretario Cisl Genova, è necessario un «atto di solidarietà» del Comune, verso chi ha subito danni.

9 LA LANTERNA SOTT ACQUA Sabato PRIMO PIANO 9 Macchine accartocciate, voragini nell asfalto, fango e distruzione. La città di Genova si sveglia dopo la violenta pioggia che nella notte di giovedì ha provocato un morto e allagamenti in varie parti della città. Qui a destra, una strada vicino alla stazione di Brignole completamente sommersa Il disastro L allarme mancato impedisce, proprio come avvenne tre anni fa, di arginare i danni. Volontari da ogni parte della regione per pulire le vie dal fango. Anche l entroterra in ginocchio: la gente disperata si mette in salvo sui tetti. Ferrovie e autostrade bloccate Scuole chiuse, la città nel caos A Genova un incubo senza fine Allerta meteo fino a oggi. La gente: «Traditi dalle istituzioni» VIVIANA DALOISO L e cerate fosforescenti, il rumore costante delle pale che sfregano contro l asfalto. Senza quelli, nel marrone informe che confonde fango e cielo, Genova sembrerebbe morta. Sono passate da poco le quattro di pomeriggio, sedici ore dall esplosione. D acqua. Una signora abbraccia un ragazzo all angolo, come fosse tornato dalla guerra. Lo sfondo della scena è un groviglio di automobili aperte come scatolette di tonno. Qualcuno scatta una fotografia. Fango, morte, distruzione. Pensava d aver pagato il suo tributo al maltempo, Genova. Quella mattina di tre anni fa corpi e motorini galleggiavano indistinti nell acqua del Fereggiano e del Bisagno. S erano presi tutto, i bulldozer travestiti da rigagnoli, strade e piazze e negozi. Giovedì notte l hanno fatto ancora. È successo in un attimo. Qualcuno si difende già dicendo che per questo la gente non è stata avvertita, per questo giovedì sera la vita procedeva come nulla fosse, con le famiglie che Bufera sulle previsioni dell Arpal, che avevano indicato «criticità ordinaria». Bisagno e Fereggiano esondati negli stessi punti del Disagi anche nell entroterra: chiusa per ore l autostrada A7 uscivano dal cinema e il via vai di ombrelli in via XX Settembre. Invece i fiumi sfioravano i ponti, i tombini ribollivano come gaiser, finché il Bisagno ha urlato tutta la sua rabbia fuori dagli argini, invadendo Sant Agata, Molassana. Brignole. Niente, sulla sua strada, a impedire che il copione si ripetesse. La gente scappa e urla, le macchine cominciano a scivolare via in una folle carambola. Bisogna salvarsi la vita nello tsunami di segnali re sott occhio, a modo suo. L hanno ritrovato senza vita a una fermata dell autobus, le scarpe affioranti dall acqua e il volto tumefatto. Ora tocca al Rio Fereggiano sfogare la sua furia. La zona dietro lo stadio Ferraris in un attimo è sott acqua. Un unica, enorme piscina solcata soltanto soltanto adesso dai mezzi della Protezione Civile, che cominciano a girare nelle zone alluvionate con sirene e altoparlanti invitando i cittadini a non uscire di casa e a salire ai piani alti. A guardarla da lì, Genova, fa ancora più male. Specie con le luci dell alba. La devastazione fa il paio con la rabbia della gente che comincia a riversarsi per le strade e scopre ora, dagli inviati dei giornali e dei telegiornali, che l allarme non è stato dato in tempo, che i lavori per mettere in sicurezza i torrenti promessi tre anni fa non sono mai stati fatti. I residenti del quartiere del Fereggiano aggrediscono e insultato gli agenti della Polizia municipale e i tecnici della Protezione civile che si sono recati nel quartiere per verificare il colmo di piena del torrente. «Non è questo il momento del- spiega il governatore della Regione Claudio Burlando. Ma non basta per spiegare la catastrofe. Ci vuole che arrivi il colpo di grazia e che il sindaco Marco Doria spieghi che i lavori per la messa in sicurezza dei torrenti e per gli scolmatori non si sono fatti per i ritardi legati a tribunali e burocrazia: «Le pratiche sono rimaste ferme sei mesi all attenzione della Corte dei Conti». Il resto lo hanno fatto i ricorsi al Tar. Le scuole restano chiuse, la circolazione è bloccata, la città è isolata con l uscita di Genova Est chiusa. C è qualcuno che pensa persino di approfittarsene: quattro sciacalli vengono arrestati per aver rubato in due negozi devastati dall alluvione. Ci si sfoga online, intanto, sui social network, dove torna in vita la pagina "Angeli con il fango sulle magliette", quella creata per l alluvione del 2011: a centinaia si rendono disponibili a tornare nelle strade per aiutare e spalare via il fango. I video e le riprese del disastro corrono in Rete, lasciando l Italia senza parole. Se Genova è in ginocchio, non va meglio nell entroterra. Il torrente Scrivia è una furia: e- La reazione del governo Lo Stato lotta contro lo Stato Renzi: bloccati dalla burocrazia VITO SALINARO S ui fatti di Genova il governo esprime vicinanza ai familiari della vittima e alla popolazione colpita, ma non nasconde rabbia e nervosismo, attribuendo gran parte delle colpe alla burocrazia statale e a quella direttamente prodotta dagli enti locali. Così il premier Matteo Renzi dall Emilia, dove si trova per una visita ad un nuovo insediamento industriale, spiega il paradosso: l esecutivo «ha messo al centro il dissesto i- drogeologico. Purtroppo in tante vicende emergono fenomeni difficili e sconcertanti, ad esempio il fatto che le opere pubbliche siano bloccate dalla burocrazia». Anche se «non è detto che sia stata la mancanza di quell opera pubblica l unica causa di ciò che è accaduto», la vicenda di Genova è definita comunque dal presidente del Consiglio «molto grave». Renzi e- sprime vicinanza alla famiglia della vittima e solidarietà ai commercianti «in ginocchio. Non lasceremo solo chi vuole ripartire», afferma. E promette, annunciando una sua visita nel capoluogo dopo la prima fase: «Se il problema non è solo l acqua ma è anche la mancanza di opere pubbliche perché ci sono finanziamenti ma ci sono ricorsi al Tar allora bisogna cambiare qualcosa a livello di norme». E il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, ammette che eventi come quelli liguri si ripetono nel tempo «perché purtroppo non abbiamo avuto cura sufficiente del nostro territorio. Le risorse ci sono, sono disponibili 2 miliardi di euro per la prevenzione e l adeguamento ma non sono stati spesi e decine di accordi quadro non sono stati attuati». «Questo è un fatto grave prosegue Delrio, abbiamo un ritardo grave da colmare nel più breve tempo possibile, per questo il premier ha dato l unità di missione a Palazzo Chigi, siamo riusciti a sbloccare opere per 250 milioni. Dobbiamo cambiare passo, lo dobbiamo alle persone che hanno perso la vita» in calamità naturali come quella di Genova. Il sottosegretario Graziano Delrio Il sottosegretario Delrio: ci sono 2 miliardi per la prevenzione ma non sono stati spesi. Il ministro dell Ambiente Galletti: limitare il consumo di suolo e mai più condoni edilizi in questo Paese Nel capoluogo, il ministro della Difesa Roberta Pinotti indica la possibilità che «venga riconosciuto lo stato di calamità naturale» e assicura che «il governo non lascerà sola Genova. Ho detto al prefetto, al sindaco, al commissario della Provincia e al presidente della Regione che siamo a disposizione per qualsiasi esigenza» e che «le forze armate sono allertate». Il ministro dell Ambiente Gian Luca Galletti non si lascia sfuggire l occasione per denunciare che «i lavori per la messa in sicurezza del Bisagno, con 35 milioni già stanziati e pronti da spendere, sono rimasti bloccati per 3 anni per un contenzioso». Nel luglio scorso, «la questione giuridica è stata risolta, ma intanto contiamo un altra vittima e altri ingenti danni». Guardando a domani, il titolare del dicastero dell Ambiente, evidenzia che «nel decreto "Sblocca Italia" abbiamo inserito norme che consentono di velocizzare le procedure per la messa in sicurezza del territorio. È doloroso ripetere che questi cantieri devono partire con decisione estrema, trasparenza e velocità». Perché «il dissesto non aspetta i contenziosi, uccide e travolge». Galletti ricorda il varo dell unità di missione per il dissesto che ha proprio nel Bisagno, nel Sarno e nel Seveso, le «emergenze assolute», e avverte: basta ritardi e inefficienze. Anche se, riconosce, «ci vogliono tante risorse e poi, in uno, due anni è impossibile sistemare tutte le situazioni a rischio. Siamo intervenuti sulle semplificazioni», ma «abbiamo bisogno di più risorse e lo faremo con i fondi europei». Il ministro rileva poi che il problema delle alluvioni è legato ai cambiamenti climatici che riguardano tutto il pianeta. Dunque, occorre «limitare il consumo di suolo. Ristrutturare e non costruire. E poi mai più condoni edilizi in questo Paese». Un imperativo condiviso dal presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci mentre il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta chiede al premier di riferire al più presto in Aula. Come funziona il sistema di allerta della Protezione Civile REGIONI O PROVINCE AUTONOME Con centri funzionali autonomi Con centri parzialmente autonomi Senza centri Prov. Bolzano Valle d Aosta Prov. Trento Piemonte Liguria Lombardia E. Romagna Toscana Sardegna ANSA Umbria Lazio Abruzzo Molise Campania Basilicata Calabria Sicilia Puglia (dall 1 dic 2013) Friuli V.G. Veneto stradali divelti, tronchi che arrivano da chissà dove, scooter e ruote di biciclette. La città entra in black out. Alle undici e mezza Antonio Campanella esce dal bar dopo una partita a carte e quattro chiacchiere coi vecchi amici. «Vado a controllare il Bisagno», dice. Nessuno lo vede tornare, l infermiere di 57 anni. Così innamorato della sua Genova da volerla tene- le polemiche. La situazione è critica, serve o- peratività» commentano dall Arpal, l organo meteorologico regionale. Quello che avrebbe dovuto diramare l allerta e che invece, nel suo bollettino, parlava di «criticità ordinaria per rischio idrogeologico localizzato». Una discrepanza tra previsione e realtà «che non c è mai stata in tanti anni che usiamo questo modello», sonda a Montoggio, trasformando il paese in un fiume in piena di detriti e automobili. Campogrande di Savignone viene spazzato via: un gruppo di persone si rifugia sui tetti e aspetta l arrivo di un elicottero per evacuare. A Chiavari tocca all Entella, le 5 Terre tremano. L allerta 2, oltre che a Genova e a tutta la provincia di Savona, viene estesa al Levante e alla provincia della Spezia fino al mezzogiorno di oggi. Anche la viabilità è impazzita: una frana sui binari della linea Genova Torino, nei pressi della località Fegino, fa deragliare il il treno Frecciabianca 9764 partito dal capoluogo ligure alle 12. Il macchinista del treno è ferito, i 200 passeggeri nel panico. All A7 tocca cedere nel tardo pomeriggio: il traffico automobilistico da Milano viene interrotto sempre a causa di una frana. Genova è un isola devastata. E piove, non smette di piovere. Bagnasco. «La Chiesa in strada con la gente» Il cardinale esprime vicinanza alla famiglia della vittima e ai colpiti e ringrazia comunità e associazioni Marche ADRIANO TORTI GENOVA RETE DEI CENTRI FUNZIONALI Centro funzionale delocalizzato (presso Regioni e Prov. autonome) Monitora i fenomeni meteo locali Centro funzionale centrale (presso Dip. Protezione Civile Roma) Può sostituire i Centri funzionali delocalizzati se assenti Raccoglie i bollettini dei centri delocalizzati e li trasmette a altri centri delocalizzati Min. Interno Min. Politiche agricole Min. Infrastrutture e trasporti Min. Ambiente Per criticità elevata allerta la Regione che allerta i Comuni P revenzione per evitare nuove ferite alla città. È il pensiero dichiarato a TV2000 dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a Roma per il Sinodo, che ha espresso vicinanza «alle persone colpite dalla nuova esondazione del torrente Bisagno e del torrente Sturla, a cominciare dai parenti della vittima per cui prego e chiedo di pregare». «Genova è nuovamente ferita ha ricordato, ma soprattutto ripropone il problema della propria sicurezza, della viabilità, della logistica». Il porporato ha detto che «Genova è una striscia di terra» e che «dai monti scende l acqua attraverso, torrenti, piccoli fiumi, rivoli e rigagnoli. Bisogna che siano sempre liberi da qualunque forma di ingombro per poter accogliere bombe d acqua che fanno esondare i fiumi invadendo negozi e case». Bagnasco ha quindi messo in evidenza «il problema della prevenzione, che ci deve essere sempre. Genova da questo punto di vista deve fare molto di più». «Ho sentito i sacerdoti delle zone colpite ha aggiunto da ieri Informano le proprie strutture La rabbia dei genovesi online e sulle strade: aggredita una volante dei vigili, arrestati quattro sciacalli Frana sul tratto ferroviario verso Torino: deraglia un treno, ferito il macchinista notte sono in strada accanto alla gente. Questo fa onore ai miei sacerdoti e li ringrazio». Poi ha ricordato «le comunità cristiane e le altre associazioni che subito in queste emergenze si mettono in campo. In simili momenti si sprigionano in tutti le energie migliori». Per monsignor Marino Poggi, direttore della Caritas genovese, «sono situazioni che si ripetono e non siamo pronti ad affrontarle». Da ieri mattina la Caritas è in contatto con parroci e centri di ascolto per verificare i bisogni. «Sono colpite le stesse zone già coinvolte nell alluvione del 2011», ha spiegato Maria Rita Olianas, coordinatrice dei progetti di emergenza. La stessa Caritas ha subito danni. Il punto di emergenza del centro storico è allagato. Alcune chiese tra cui San Fruttuoso e Santa Zita, hanno avuto i piani inferiori allagati. Nei fondi della chiesa di San Gottardo a Molassana si è registrato almeno mezzo metro di acqua. «La maggior parte di questi edifici erano stati ripristinati dopo i fatti nel 2011 ha dichiarato Poggi : soldi e fatica buttati». Anche gli scout si sono subito attivati aiutando a sgomberare il campo nomadi di Molassana.

10 10 ATTUALITÀ Sabato I dati del ministero certificano i ritardi delle Regioni. E il bonus assunzioni è meno conveniente di quello Letta (già poco efficace) Disoccupati. Garanzia non garantita per 85mila giovani I l nuovo aggiornamento del monitoraggio di Garanzia giovani, effettuato dal Ministero del Lavoro, evidenzia ancora una leggera crescita dei ragazzi iscritti. Ma certifica soprattutto i forti ritardi delle Regioni nell implementazione del piano. E, di fatto, l inadempienza rispetto a ben 85mila giovani. I dati.al 9 ottobre risultano iscritti al portale nazionale e a quelli regionali giovani, dei quali il 20% è laureato, il 56% è diplomato e il 24% risulta avere solo un titolo di studio di terza media o inferiore. Di questi hanno effettuato il primo colloquio e sono quindi stati presi in carico e "profilati" ragazzi under-30. Le inadempienze. La prima scadenza del programma europeo prevede che un giovane che si iscrive al portale abbia diritto ecco la garanzia appunto di effettuare il primo colloquio (ed essere "profilato") entro 2 mesi dall iscrizione. Se si considera che a fine luglio (cioè oltre due mesi fa) gli iscritti al portale erano già 138mila, si vede come i 53mila che fino ad oggi sono stati chiamati rappresentano solo poco più di un terzo di quelli che avrebbero dovuto essere presi in carico. E quindi per 85mila giovani la garanzia non è stata garantita. Le offerte di lavoro. Finora sono state pubblicate opportunità di impiego (per il 71% al Nord), ma in realtà quelle attive al 9 ottobre sono appena Veramente poche rispetto al numero degli iscritti. Il Bonus. Uno studio di Adapt ha inoltre analizzato il bonus Garanzia giovani per le assunzioni, scoprendo che è meno conveniente per le imprese di quello messo in campo dal governo Letta. E se il secondo ha funzionato poco (ha prodotto un quarto delle assunzioni previste) perché il nuovo bonus dovrebbe dare migliori risultati? Per le assunzioni a tempo indeterminato, infatti, il massimo ottenibile attraverso Garanzia Giovani è euro. Mentre l incentivo del Pacchetto Letta, valido fino al 30 giugno 2015, arriva sino a euro. Francesco Riccardi Riforme, «ancora molto da fare» Renzi e Napolitano all unisono. Costo del lavoro, dubbi sul taglio I dissidenti Pd Matteo ricuce: «Col 40 per cento no al pensiero unico» MARCO IASEVOLI ROMA P rima di partire per «l Emilia che riapre le saracinesche», ieri mattina Matteo Renzi ha tenuto una riunione di quattro ore con il suo staff economico per rivedere tutte le voci della Legge di stabilità. L indiscrezione di un pressing Ue per rivedere i conti su deficit e debito pubblico già era nell aria. E il premier non è riuscito a nascondere la sua ira: «Non scherziamo, è una roba irricevibile, stiamo lavorando per dare all Europa un Italia completamente diversa, siamo dentro tutti i parametri, non siamo come la Francia. Se davvero ci chiedessero di portare il deficit dal 3 al 2,2 metterebbero a rischio il patto di integrazione, darebbero da mangiare alla protesta anti-euro... Stiamo parlando di 10 miliardi in più di tasse e tagli!». «Follie», dicono a Palazzo Chigi. Ma «follie» con un effetto pratico, perché ora i numeri della manovra sono un enigma. E il premier potrebbe dover accettare dolorosi compromessi: «Ci sarà una misura di riduzione del costo del lavoro per le imprese dice in serata da Medolla, mentre lancia la volata per la Regione a Stefano Bonaccini. Per i lavoratori già c è stata con gli 80 euro. Stiamo verificando le compatibilità perché non vogliamo aumentare le tasse». Quest ultima frase apre a delle domande. Il governo si prepara a ridurre le ambizioni per prevenire procedure d infrazione? La trattativa con Bruxelles è più aperta che mai. Le notizie europee guastano il venerdì del premier, e arrivano giusto a metà tra l inaugurazione del nuovo stabilimento della Philip Morris e il co- Nelle Regioni Vitalizi per tutti ai 65 anni Ma restano i 170 milioni spesi per quelli già maturati ROMA D opo aver abolito i vitalizi tra il 2012 e il 2013 in tutte le Regioni - ma il provvedimento entra in vigore dalla legislatura successiva a quella in cui è stato assunto - ieri i Consigli regionali riuniti in plenaria hanno fatto un altro passo per dare un colpo al tanto criticato istituto del vitalizio. Con un ordine del giorno approvato all unanimità nella seduta presieduta da Eros Brega (Umbria) hanno stabilito che in tutte le Regioni per ottenere il vitalizio si dovranno avere 65 anni, se si è fatta una legislatura, e 60 con più di una, analogamente a quanto previsto dai regolamenti del Parlamento. Si eviteranno così - una volta che le singole Regioni avranno approvato una legge ad hoc - situazioni imbarazzanti come quella del Lazio, che consente agli ex consiglieri di ottenere il vitalizio già a 55 L assemblea dei Consigli approva un odg che stabilisce anche criteri di riduzione degli assegni Il capo dello Stato promuove il Jobs act. Ma le nubi europee mettono a rischio la riduzione delle tasse per le imprese anni. Non solo: è stato anche deciso di ridurre per tre anni i vitalizi, con percentuali che variano secondo l entità. Il vitalizio è stato abolito già in 10 Regioni (Trentino, Lazio, Lombardia, Molise, Basilicata, Friuli, Sardegna, Sicilia, A- bruzzo e Piemonte), lo sarà a breve in Calabria ed Emilia Romagna, dove si andrà al voto nelle prossime settimane. E dalla primavera 2015, quando si voterà nelle altre Regioni, sarà abolito del tutto. Resta però il problema dei vitalizi maturati dai consiglieri delle legislature passate: circa 3.200, che assorbono 170 milioni. «Auspico che le Regioni che vanno a votare in primavera adottino la legge prima», commenta Brega. Per quanto riguarda la riduzione temporanea dei vitalizi, per il triennio , l odg spiega che «tenuto conto della necessità di rivedere l entità del diritto secondo criteri di temporaneità, ragionevolezza e proporzionalità rispetto alle finalità di contenimento della spesa pubblica e alle esigenze di bilancio», si adottano queste misure: -6% di riduzione dell importo lordo fino a euro, -9% per l importo lordo superiore, fino a 3.500; -12% quelli eccedenti tale cifra. Infine -15% oltre i 6mila. Chi ha un reddito annuo inferiore o pari a 18mila euro può chiedere l esenzione. Le aliquote sono, invece, maggiorate del 40% se il beneficiario è titolare di un altro vitalizio, erogato dal Parlamento italiano e/o europeo. Grillo al Massimo cerca la scossa «Meglio Berlusconi della sinistra» Beppe-show, ma spazi vuoti. «Noi con più iscritti del Pd» LUCA MAZZA ROMA U sa ogni volta espressioni diverse, ma il concetto di fondo è sempre lo stesso. Beppe Grillo lo ripete ossessivamente per tutta la giornata d esordio del primo "congresso" dei Cinque Stelle, come per esorcizzare u- na difficoltà che in realtà è palese. E che ora come non mai rischia di far implodere il movimento. Inizia appena esce dall albergo, dopo un lieve malore notturno: «Non abbiamo un problema di leadership. Io sono il garante e faccio rispettare le regole affinché non entrino persone che possano disintegrarci», afferma prima di raggiungere Gianroberto Casaleggio in un altro hotel, a pochi metri dal Circo Massimo. Nel tardo pomeriggio ribadisce il suo pensiero, quando improvvisa una sorta di pre-comizio davanti a giornalisti e attivisti: «Renzi è un leader senza base, noi siamo una base senza leader». Infine, durante lo showsul palco, l ex comico esalta il lavoro di squadra svolto finora: «In 5 anni abbiamo fatto un miracolo. Non è più il tempo di dire o noi o loro. Siamo l ultimo baluardo di democrazia del Paese. E dunque, o noi... o noi. Ognuno di voi deve di- mizio presso la Menu, simbolo della ricostruzione post-sismica. Certo pesano sull umore di Renzi più della contestazione a distanza della Fiom («Con Landini mi sento tutti i giorni») o degli sfottò dei Cinquestelle locali («Noi non andiamo a dar noia al Circo Massimo...», replica il premier). La legge di stabilità conta più di ogni cosa: ci sarà uno sblocco parziale del Patto di stabilità interno da un miliardo di euro, in attesa di cancellarlo del tutto perché «fa arrabbiare anche i santi». E poi il governo chiederà la delega per riscrivere la Tasi, trasformandola in una tassa unica che accorpa tutti i dazi comunali. Si estende da 3 a 5 anni il credito d imposta per la ricerca e, soprattutto, «non si aumentano le tasse». Promessa che però si può mantenere se l Europa consentirà di deviare dagli o- biettivi di medio termine sul deficit fino al 2017 oppure aumentando i tagli di spesa. Ma dove mettere le forbici a 4 giorni dal varo? Le buone notizie provengono dal fronte-lavoro. Anche Giorgio Napolitano promuove di fatto il Jobs act: «È un passo avanti in un quadro di riforme che contiene molti altri elementi ancora da coltivare», dice il capo dello Stato. E il premier è d accordo: «Ha ragione, c è ancora molto da fare». Con le sue parole, il Quirinale replica indirettamente a chi gli ha sollevato un problema di costituzionalità. Anche in Emilia Renzi ha fatto appello all orgoglio patriottico: «Se facciamo le cose giuste tra venti anni saremo un Paese leader. Ma dobbiamo rimuovere gli ostacoli alla crescita o sarà colpa nostra». Un passaggio politico importante è l invito all ex governatore Vasco Errani a «venire a Roma, il partito e il Paese hanno bisogno di te». Alla luce del mini-rimpasto che seguirà il passaggio di Federica Mogherini nel ruolo di "lady Pesc", sembra u- na chiamata in un posto di governo. ventare me». Non mancano le stoccate a Federico Pizzarotti, che arriverà solo oggi a Roma: «Poverino, abbiamo sindaci bravi e meno bravi». Casaleggio parla poco. Il guru si limita a un giro sull auto elettrica in compagnia di Grillo e prova a rassicurare sulla compattezza di M5S: «Una kermesse per serrare le fila? Sono già serrate». ALFANO (NCD) «Lavoro, decisioni rapide La fiducia è giustificata» «Il Jobs act è un provvedimento che dà un identità riformatrice al governo ed è di tale rilievo che il ricorso alla fiducia è giustificato. Il Parlamento è fatto per discutere e poi decidere, serve una decisione rapida perché la riforma ha lo scopo di creare più posti di lavoro», lo ha detto il ministro dell Interno, a margine di un convegno al Centro studi americani. Via alla festa M5S Il comico critica il Jobs act: è licenziare uno per prendere 3 precari. Il messaggio: «Ognuno di voi deve diventare me»» Durante il discorso, Grillo attacca soprattutto i suoi nemici "storici": «Napolitano doveva darci l incarico di formare il governo». Poi arriva il turno del premier. «Abbiamo più iscritti del Pd». Seguono altri affondi contro l inquilino di Palazzo Chigi: «Vi devo chiedere scusa perché quando sono andato a incontrare Renzi ho agito d istinto. Adesso lo prenderei per la testa e gli direi "Matteo, per favore fai presto a distruggere il Paese, vai più veloce". Noi abbiamo bisogno di uno choc e questo sta arrivando. È il Jobs act». Per Grillo il piano sull occupazione è destinato a fallire: «Vuol dire prendere uno che ha un lavoro normale, licenziarlo e mettere tre precari al suo posto». È un fiume in piena: «Meglio Berlusconi dei finti della sinistra». Il monologo si interrompe solo quando sveste i panni del politico e si piazza alle tastiere lanciandosi in un giro di blues. Il pubblico, però, non si scalda quasi mai. Del resto, in piazza ci sono poche migliaia di persone. È un arena con ampi spazi vuoti. In confronto alla folla oceanica di febbraio 2013 a piazza San Giovanni o ai "Vaffa day" del passato, l evento assomiglia a un ritrovo per pochi intimi. E non mancano i pentastellati delusi: «Non ho ricevuto il programma né ho la più pallida idea di cosa accadrà fino a domenica - racconta il deputato Sebastiano Barbanti -. Anzi, ho saputo solo adesso che dovevo accreditarmi». Walter Rizzetto, dissidente di vecchia data, se ne sta in un angolo e sceglie la carta dell ironia: «Il mio contributo alla festa? Ho dato 10 euro per a- vere il badge. Più di così non saprei davvero cosa fare». LANDINI (FIOM) «Non è il líder maximo, il consenso che ha è finto» «Renzi non è il líder maximo di questo Paese a cui non abbiamo alternative. Bisogna far capire che lui ha la fiducia finta in questo Paese, ma non quella vera, lui ha preso il 40% ma non ha la maggioranza che non è andata a votare o ha votato per i partiti dell opposizione», attacca il sindacalista dei metalmeccanici. Canone Rai nel mirino A ncora il canone Rai nel mirino. Stavolta persino del direttore generale Luigi Gubitosi. Il balzello più detestato ed evaso dagli italiani è stato infatti al centro di un convegno di Eurovisioni a Roma. «Se il canone fosse pagato da tutti dice Gubitosi, potrebbe anche diminuire. Anzi, il canone dovrebbe essere inferiore in generale e dovrebbe poi essere ridotto o eliminato per le fasce più deboli». Poi però cita la virtuosa Germania «dove il canone è più alto, lo pagano tutti e genera un gettito doppio, anche se i tedeschi non sono il doppio degli italiani». Insomma, l addio al canone («nato in Inghilterra per evitare la dipendenza dei broadcaster dai governi», spiega Gubitosi) non sarà più un tabù, ma per ora non si tocca. «Non spetta a noi dire come cambiare il canone continua il dg, riferendosi all annunciata riforma del canone da parte del governo che vedrebbe la presentazione del ROMA D opo i venti di scissione e di espulsioni ventilate, nel Pd si prova anzi a ricucire. «Un partito del 40 per cento non può avere il pensiero unico», stempera Matteo Renzi. Il vicesegretario Lorenzo Guerini preannuncia anche un ruolo per Vasco Errani. «In segreteria nessuno ha parlato di processo ai dissidenti. Guerini ha semplicemente detto che esiste questo problema, ma da qui a parlare di espulsioni ce ne corre», assicura David Ermini, presidente della Commissione di Garanzia, l organo che infligge le sanzioni. Curiosamente tocca a uno dei leader della minoranza, Matteo Orfini, ricordare che «il partito è uno solo, chi non rispetta le regole non rispetta il Pd. Bisogna ritrovare le ragioni dello stare insieme», dice il presidente dell assemblea. «Cancellerei dal vocabolario: espulsione, dissidenti», interviene Gianni Cuperlo. Toni più distesi al Senato, dove la riforma del lavoro ha avuto il primo sì. Giovedì ci sarà la riunione del gruppo, dove si affronterà la questione dei tre senatori dissidenti che non Stemperata l ira, stop alle espulsioni. E il premier difende i bersaniani dagli attacchi di M5S. Orfini: «Il partito è uno» hanno votato la fiducia, ma «non sarà assolutamente un processo, bensì un momento per decidere le modalità dello stare insieme», assicura il vicepresidente dei senatori Giorgio Tonini. «Il Pd è vincolato dall orientamento della Direzione», ricorda però Simona Bonafé: «Rispettiamo il dissenso, ma chiediamo anche che le regole che ci siamo dati non siano considerate carta straccia». Getta acqua sul fuoco Dario Nardella: «La gente è stufa di vedere politici che litigano», dice il sindaco di Firenze. «Troviamo punti di contatto e mettiamo davanti a tutto l interesse dei cittadini». Ma la tensione resta. «Un grande partito non può espellere o sanzionare chi dissente: non avviene in nessun altro partito riformista che abbia l ambizione di definirsi democratico e in nessuno tra quelli europei», interviene la vicepresidente Sandra Zampa. E i parlamentari del Pd che minacciano ma poi votano a favore - Cuperlo, D Alema, Bersani, Civati - finiscono nel mirino di M5S. Sul blog di Beppe Grillo in un post intitolato "le pecore belanti" Aldo Giannuli attacca la minoranza Pd: «Non ha alcuna strategia alternativa a quella renziana: ha fatto un po di capricci per rilanciarsi ma alla stretta finale si è data indietro. Hanno pensato: "per ora s teniamoci Renzi e non rischiamo un espulsione che si tradurrebbe nell avventura di una scissione. Aspettiamo tempi migliori"». A.Pic. decreto già nelle prossime settimane e il disegno di riforma della Rai entro l anno, ma è evidente quanto sia obsoleta la legge del Ci deve però essere certezza di risorse per consentire una pianificazione pluriennale». Un concetto sottolineato anche dal presidente Anna Maria Tarantola, secondo cui il finanziamento del servizio pubblico deve essere «equo, adeguato, certo e stabile». Certezza e stabilità che vengono garantiti in larga parte anche dalla pubblicità. Un dato di fatto che dà il destro a Gubitosi per replicare a chi vorrebbe u- na rete senza spot. «Sarebbe necessariamente piccola, con programmi non visti da una vasta platea che sono quelli che attraggono le risorse pubblicitarie». Intanto da alcuni parlamentari del Pd arriva l invito al governo ad avviare la citata riforma Rai per poter rinnovare i vertici, in scadenza a maggio 2015, con la nuova legge. (M.Ion.)

11 Sabato ATTUALITÀ 11 La Grifa, che fa capo a un fondo brasiliano e alcuni ex dirigenti Fiat, rivelerà il ramo d azienda per produrre auto elettriche e ibride Lavoratori a Termini Imerese Lavoro. Accordo per Termini Imerese: salvi i 768 dipendenti L avoratori salvi e produzione che riprende. Finisce bene il lungo incubo dei dipendenti dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese, chiuso dal novembre del Il suo futuro si chiama "Grifa" (Gruppo Italiano Fabbrica, costituito da un fondo brasiliano e alcuni ex dirigenti Fiat): entro il 30 dicembre verrà infatti effettuata la cessione del ramo d azienda, passo decisivo per la nuova realtà industriale che produrrà auto ibride ed elettriche. L accordo decisivo si è chiuso ieri sera al Ministero dello Sviluppo economico, dove è stato firmato dalle parti un verbale d incontro che, registrando gli impegni presi dalle due aziende interessate all operazione (Fiat e Grifa), costituisce la premessa per la ripartenza del sito palermitano, quindi per il reimpiego di tutti i 768 lavoratori diretti dell ex Fiat (ad eccezione di quelli che aderiranno alla mobilità volontaria ancora da definire) e, in prospettiva, anche di quelli dell indotto. «La firma odierna ha detto il vice-ministro Claudio De Vincenti è un passaggio fondamentale per poter dare un futuro produttivo e occupazionale a Termini Imerese. Ora ci sono tutte le condizioni perché riparta a breve». Già da domani, infatti, le organizzazioni sindacali sottoporranno il testo siglato alla consultazione dei lavoratori e, se tutto procederà senza intoppi, dal primo gennaio 2015 i dipendenti da anni in cassa integrazione potranno tornare al lavoro. «Abbiamo costruito un importante risultato, unico sul piano della reindustrializzazione», ha sottolineato il segretario nazionale Fim-Cisl Ferdinando Uliano. «Sorge finalmente il sole su Termini I- merese gli ha fatto eco Paolo Di Giovine (Fismic). Non sarà licenziato alcun lavoratore e ripartirà la produzione». Più prudente Michele De Palma, coordinatore del gruppo Fiat per la Fiom-Cgil: «Oggi abbiamo costruito una premessa pure per i lavoratori dell indotto ma è tutta da verificare la conclusione definitiva», ha detto. «La Ue non boccerà la manovra» Padoan risponde a Bruxelles che chiede correzioni (anche a Parigi) NICOLA PINI ROMA T ra l Italia e la Commissione Ue sarebbe in atto un braccio di ferro sotterraneo sulla legge di stabilità, che sarà ufficialmente inviata a Bruxelles il prossimo 15 ottobre. Dopo l approvazione dell aggiornamento al Def, che ha sancito il rinvio al 2017 del pareggio strutturale di bilancio e lo stop alla discesa del deficit nominale (che è e resterà anche il prossimo anno appena sotto il tetto del 3%), l Europa sta cercando di convincere l esecutivo italiano a modificare il disegno di legge in arrivo in direzione di una maggiore disciplina di bilancio. Un pressing analogo viene svolto in queste stesse ore verso la Francia che ha sfidato le regole di Bruxelles in maniera ancora più eclatante dell Italia annunciando che si prenderà altri due anni per far scendere il deficit, oggi al 4,4% sotto il limite del 3%. Nel braccio di ferro si inserisce il Fondo Monetario Internazionale, schierandosi contro l eccesso di austerity: «I Paesi Ue dove gli obiettivi di bilancio non sono stati centrati a causa di una minore crescita non dovrebbero compensare con nuove misure di aggiustamento», ha detto ieri il responsabile europeo dell Fmi. «La legge ancora non è stata scritta, come è possibile che qualcuno abbia chiesto di modificarla?», ha risposto ieri Matteo Renzi a chi gli chiedeva conto delle voci sulle pressioni Ue. E in un intervista alla Cnn, il ministro dell Economia Pier Carlo Padoan ha negato a sua volta che sia in corso un negoziato preventivo con Bruxelles. «Non ve- IL MINISTRO DELL ECONOMIA. Pier Carlo Padoan Invito finale della Ue a cambiare i conti nei due Paesi. Il Fmi: no all austerità con la crescita bassa (Epa) do possibilità che la legge di stabilità venga rigettata. Abbiano i numeri giusti e abbiamo fatto gli aggiustamenti giusti», ha rimarcato il ministro, dunque «non mi a- spetto problemi». Ma la nettezza delle sue parole potrebbe anche essere letta come un avvertimento: non insistete perché non cambieremo linea. Per rispettare integralmente le richieste europee, l Italia dovrebbe ridurre il deficit strutturale quasi a zero nel 2015 e raggiungere il pieno pareggio nel Ma per farlo ci vorrebbe una manovra correttiva fino a 35 miliardi già nel prossimo anno. Le voci sull atteggiamento poco benevolo di Bruxelles vanno infatti a- vanti da giorni e secondo l agenzia economico-finanziaria Reuters durante l ultimo vertice europeo di mercoledì scorso a Milano sarebbe stato lo stesso presidente del Consiglio europeo Van Rompuy a fare pressione riservatamente su Renzi e sul presidente francese Hollande. Avvertendo in sostanza che se le decisioni annunciate dai due governi saranno confermate, da Bruxelles arriverebbe una bocciatura delle due manovre. Nel caso di Parigi l intenzione è esplicita. Il presidente dell eurogruppo Dijsselbloem ha detto ieri che la Francia ha già ottenuto due anni di tempo per rientrare nei parametri Ue e non ne ha approfittato per fare le riforme. «Quindi non dobbiamo dare altro tempo», ha sentenziato. L Italia si attende un trattamento diverso perché è uscita dalla procedura per deficit eccessivo e si impegna a rispettare il limite del 3%. Inoltre Roma invoca il riconoscimento delle "circostanze eccezionali" dovute alla recessione in corso ed evidenzia il cammino intrapreso sulle riforme strutturali, come il jobs act. A nostro sfavore gioca però l enorme debito pubblico che supera il 130% del Pil ed è ancora in aumento. I- noltre preoccupa Bruxelles che circa la metà della manovra annunciata da miliardi sarà fatta in deficit mentre il taglio strutturale delle spese sarà di soli 4-5 miliardi di euro, molto al di sotto di quanto era stato annunciato con il defunto Piano Cottarelli. Stabilità. Da ministeri ed enti locali 4 miliardi ROMA C Nonostante l apparente stabilità sociale garantita dal rigore dei conti pubblici, anche la piccola Finlandia del super-commissario europeo Jyrki Katainen, considerato un falco dell austerità, è rimasta impigliata nelle maglie della crisi economica che, propagata dagli Stati Uniti, avvolge gran parte dell Europa con effetti devastanti sul tenore di vita di larghi strati della popolazione. Una crisi, quella finlandese, assai più grave di quanto non risulti dalle statistiche ufficiali (ieri l agenzia S&P ha tagliato il rating ad «AA» da «AAA», facendo perdere al Paese, appunto, l eccellenza della "tripla A"). Un importante centro di ricerca economica di Helsinki (Pellervo Economic Research Institute, PTT) sostiene che la disoccupazione effettiva sia assai superiore a quella dichiarata. O- ve infatti venisse considerata anche la disoccupazione nascosta e cioè l insieme delle persone che hanno rinunciato a cercare lavoro irca 3 miliardi dai ministeri e un altro dagli enti locali, che potranno contare, però, su un allentamento del patto di stabilità interno. La legge di stabilità 2015 si baserà anche su queste coperture, abbandonando parzialmente la logica della spending review alla Cottarelli e optando per tagli che appaiono sempre di più come "semilineari". Dopo gli input arrivati direttamente dalla presidenza del Consiglio sui risparmi da effettuare (indicativamente intorno al 3% dei budget), i ministeri hanno consegnato a Palazzo Chigi i loro dossier. Secondo le anticipazioni del Sole24Ore si tratterebbe di tagli sul deficit per 3 miliardi che, calcolati come «saldo netto da finanziare», diventerebbero nella legge di stabilità «coperture» per circa 6 miliardi. Il risparmio maggiore arriverebbe dai ministeri del Lavoro (600 milioni di deficit, 2,2 miliardi per il saldo netto) e dell Istruzione (840 milioni di deficit, per il saldo netto). Sarebbero previsti, tra gli altri, tagli mirati a sgravi contributivi per i contratti aziendali, ai Caf, agli scatti di anzianità degli insegnanti, ai contributi del canone Rai. Sul tavolo dovranno arrivare però anche nuovi risparmi di Regioni e Comuni. I contatti del presidente del Consiglio Matteo Renzi con il presidente dell Anci Piero Fassino e il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino sono continui. I Comuni avranno come contropartita Coperture garantite da tagli «semilineari» La contropartita per i Comuni: l allentamento del Patto interno un allentamento del patto di stabilità interno che potrebbe, secondo il viceministro dell Economia, Enrico Morando, essere superiore al miliardo inizialmente annunciato e arrivare anche a 2,5. «Il Patto di stabilità è cosa che farebbe arrabbiare anche i santi», ha sottolineato Renzi, ribadendo che «nella legge di stabilità ci sarà una misura di riduzione del costo del lavoro per le imprese». L obiettivo, secondo il sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta, sarebbe quindi quello più complessivo di abbandonare totalmente il meccanismo entro il Il premier preme inoltre perché già nel testo in arrivo il 15 ottobre ci sia la Tassa unica comunale (unione di Tasi e I- mu), i cui proventi andrebbero tutti ai Comuni. I tempi sono però molto stretti. Tra le misure sembra si stia ragionando anche sull introduzione di una polizza anticalamità sulla casa. Un idea ricorrente che torna di attualità dopo l alluvione di Genova. Molti sarebbero, però, i nodi da sciogliere: il primo riguarda l obbligatorietà dell assicurazione, ma da valutare resta anche quali calamità eventualmente coprire. Tutto da definire anche il ruolo dello Stato come garante di ultima istanza nel caso di vera e propria catastrofe che il settore privato non sarebbe in grado di coprire in toto. Dallo Sviluppo economico sarebbe in arrivo, infine, il credito d imposta per ricerca e sviluppo esteso a 5 anni, con risorse stimate intorno a 400 milioni l anno, mentre si cerca ancora la copertura per il piano Made in I- taly dello Sblocca Italia. La Finlandia perde la tripla A e la disoccupazione fa boom ALESSANDRO MONTI* I MERCATI Ripresa vacilla Borse ai minimi Le Borse europee vanno a picco, Parigi, Berlino e Londra ai minimi di un anno, con gli investitori sempre più preoccupati dai crescenti segnali di una ripresa globale che vacilla, e l Europa fulcro delle preoccupazioni. Alle tensioni europee si aggiunge la Finlandia, bocciata da Standard & Poor s che ha tagliato il rating. Le parole di Mario Draghi, che ieri ha ribadito che «se dovesse essere necessario» la Bce è pronta «a usare ulteriori strumenti non convenzionali», stanno cominciando a provocare scetticismo dopo la presa di posizione della Germania, con la Bundesbank di Jens Weidmann e lo stesso ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble apertamente contrari agli acquisti di Abs varati a giugno e che dovrebbero partire entro questo trimestre. Fra le voci di un imminente revisione al ribasso delle stime di Berlino sul Pil tedesco, intanto, la produzione industriale tedesca ha segnato una caduta mensile del 4%, con gli ordini industriali a -5,7%. Dopo il calo dell export tedesco pubblicato giovedì, il peggiore dal gennaio 2009, e nonostante i segnali positivi dall Italia (produzione industriale +0,3% ad agosto), per i mercati ce ne è abbastanza per mettersi sulla difensiva. Il Dax della Borsa di Francoforte ha segnato il peggior calo fra le Borse europee, con un 2,4% ai minimi di un anno, dopo aver perso quasi il 10% da inizio Milano -0,94%. In Francia, dove la produzione industriale è risultata stagnante ad agosto, il Cac-40 ha ceduto l 1,6%. Tensione crescente anche sui titoli di Stato dove la fuga dal rischio provoca un afflusso verso il porto sicuro dei titoli tedeschi: lo spread Btpbund ha chiuso in rialzo a 144 punti base. il tasso di disoccupazione salirebbe a ben il 12% della popolazione attiva: vicino al nostro 12,6% (secondo il Fmi), più del doppio di quello tedesco (5,1%), quasi quattro volte quello norvegese (3,3%). L entità dello scostamento del tasso di disoccupazione reale da quello ufficiale in Finlandia è rilevante e appare dilatarsi: il tasso medio di disoccupazione ammesso ufficialmente era 9,6% nel primo trimestre 2014 e appena 7,4% nell ultima rilevazione di agosto. Coloro che non cercano più un occupazione sono infatti in forte crescita: ad agosto 2014 sfioravano le 150mila unità rispetto alle meno di 120mila nel Il persistente calo della produzione industriale e della domanda di forza di lavoro da parte delle imprese si accompagna così all aumento dei disoccupati che abbandonano definitivamente il mercato del lavoro: ritenendo privi di chance i tentativi di ricerca di un nuovo posto, preferiscono occuparsi dei figli o riprendere gli studi grazie anche ai generosi sussidi statali. La progressiva demotivazione a trovare lavoro rischia però di trasformarsi in disoccupazione strutturale: una perdita secca di capitale umano. Si stima che, per invertire la tendenza all aumento della disoccupazione, il Pil dovrebbe crescere nel 2015 di almeno l 1,5%, mentre le stime si fermano ad appena lo 0,5% (per Nordea Bank solo 0,3%). L attuale sistema di welfare, uno fra i più sviluppati in Europa non solo per i cittadini finlandesi, ma anche per tutti i residenti nel Paese, è considerato dal partito conservatore addirittura un deterrente alla ricerca di lavoro e intende quindi ridimensionarlo. Il centro di ricerca economica PTT prevede ampi tagli sia pure prevedendo forti resistenze e, per una solida ripresa economica, suggerisce un graduale abbandono del settore industriale e un deciso sostegno finanziario agli investimenti nei nuovi comparti del terziario avanzato. Nonostante le differenze storiche, culturali e climatiche che ci separano da un paese con un decimo della popolazione italiana, l esperienza finlandese offre preziosi spunti di riflessione, per evitare magari di commettere errori, nella ridefinizione in atto della nostra politica economica e di quella dell Unione europea. Puntando piuttosto a estendere a tutti e non a restringere i livelli di protezione sociale raggiunti. *Consiglio scientifico della Fondazione Bruno Visentini, già professore ordinario di Politica economica, Università di Camerino C Profit e non profit uniti per il welfare (Con gli assessori) è una nuova missione per il non profit: educare gli assessori. Aiutare i pubblici amministratori a comprendere che il modello dirigista nella gestione dei servizi sociali e del welfare non è più adeguato, non regge. Oggi se si vuole continuare a mantenere in vita un sistema di Stato sociale che arrivi a tutti, un welfare universale, è necessario rivoluzionare l approccio nella produzione dei servizi: da un sistema nel quale il pubblico produce in proprio, e al limite "delega" al Terzo settore e ai soggetti del privato sociale, a un modello di co-produzione. Dove la Pubblica amministrazione controlla, regola, accompagna, ma soprattuto co-produce, co-costruisce, cogestisce insieme ai protagonisti, sempre più in rapporto tra loro, dell economia sociale e del mercato "for profit". È, come si dice, un cambio di paradigma, di cultura. Ed è per questo che l economista bolognese Stefano Zamagni lancia una sfida a chi opera nel Terzo settore: andate ed educate alla sussidiarietà gli amministratori, non limitatevi a fare bene il vostro lavoro, ma cercate di avere una funzione "civilizzante" nel pubblico come nel privato for profit. Il contesto è quello delle Giornate di Bertinoro per l Economia civile, 14esima edizione dell appuntamento dell Aiccon (l Associazione per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit dell Università di Bologna) dedicato alle questioni dello sviluppo sostenibile. Il tema di quest anno porta a riflettere su «Dualismo e coproduzione». In buona sostanza: come superare i molti dualismi che frenano il nostro Paese, nello sviluppo regionale, ma anche nella contrapposizione tra sfera economica e sfera civile e sociale, tra reddito e fiducia; e come indirizzare il Welfare State verso un sistema fondato sulla co-produzione dei servizi. Dove, e questa è una conseguenza necessaria, non si arriva più a parlare di utenti o di clienti, ma finalmente di «cittadini». Il modello che pone la Pubblica Amministrazione al centro è superato nella percezione diffusa. L avanzata del non profit che come ha rilevato il presidente dell Istat Giorgio Alleva negli ultimi 10 anni ha visto crescere gli addetti del 40% e i volontari di un milione e mezzo, ne è la prova. Ma a metterlo in rilievo è anche un indagine Aiccon. Il 47% degli intervistati tra operatori del non profit, della pubblica amministrazione e imprenditori è convinto che per superare i dualismi nel nostro Paese occorra un nuovo paradigma di sviluppo che valorizzi i soggetti dell economia sociale e coinvolga ancora di più le imprese for profit. Solo il 13% ritiene più utile rafforzare l intervento del pubblico. Nell assicurare l universalismo del sistema di welfare, nemmeno chi lavora nella Pubblica amministrazione sembra credere in essa: il 20% di chi vi opera ritiene fondamentale affidare il compito anche al mercato. Invece il 77% degli intervistati crede in un modello condiviso tra imprese dell economia sociale e Pubblica amministrazione. Significativo anche il fatto che il 57% giudichi adeguati i contenuti della delega al Governo per la riforma del Terzo Settore, e che l apprezzamento venga proprio dal mondo del non profit e della cooperazione, mentre ad essere meno convinto è la metà chi appartiene alla Pubblica amministrazione. Come a dire che la strada da fare è soprattutto educativa, verso gli amministratori. Mentre è forte la consapevolezza circa la necessità di assegnare al non profit un ruolo da protagonista, sviluppando forti relazioni con le imprese for profit. Qui il discorso porta dritto alla questione della misurazione dell impatto prodotto dall economia sociale, tema controverso. È possibile farlo? Zamagni ne è certo: il valore qualitativo può essere misurato. E anche la maggioranza del campione dell indagine (55%) ritiene possibile raggiungere una metrica condivisa. Come, e insieme a chi, è la prossima sfida dell economia sociale. Massimo Calvi

12 12 Sabato ATTUALITÀ Scenari Lo spazio politico ed elettorale che si colloca alla destra di Matteo Renzi un territorio sterminato che rappresenta milioni di persone è trasformato in un grande campo di battaglia tra eserciti divisi anche al proprio interno La galassia moderata in cerca di una bussola Le manovre al centro tra prove d intesa e scontri GIOVANNI GRASSO I n principio c era la Dc. Con un forte e radicato consenso la "Balena Bianca" ha avuto la capacità di rappresentare, per cinquant anni, la maggioranza, moderata e riformatrice, degli italiani e di essere il centro (in senso politico ma anche geografico) dell Italia politica. Con un netto argine a destra. Alla sua scomparsa, dopo il 1994, sembrava che Forza Italia, la nuova creatura di Silvio Berlusconi, ne avesse preso grosso modo il posto, rompendo però i confini sulla destra, inglobata nell alleanza. Il "miracolo" di Berlusconi fu indubbiamente quello di tenere insieme dentro il patto elettorale forze che sembravano inconciliabili: la destra nazionalista (che non si era ancora del tutto affrancata dalle suggestioni neofasciste), la Lega, che oscillava tra autonomia e separatismo, e la costola cattolica-moderata di Casini, sorta a destra dalle ceneri della Dc Con il ridimensionamento (non solo elettorale) di Silvio Berlusconi, legato alle vicende giudiziarie ma anche a un fisiologico logoramento di una leadership ventennale, lo spazio che per estrema semplificazione si colloca alla destra del Pd di Renzi un territorio sterminato con milioni di elettori e grandissime potenzialità sembra oggi trasformato in grande un campo di battaglia, con eserciti divisi anche al proprio interno. Prove di intesa a destra. La crisi del Pdl e il ritorno alle vecchie (o nuove) sigle ha intanto determinato un evidente fenomeno di affrancamento da Berlusconi (e di radicalizzazione) dei partiti alla destra dello schieramento: Giorgia Meloni, con i suoi Fratelli d Italia, e la nuova Lega di Matteo Salvini, La galassia alla destra del Pd AREA PPE-LIBERALI L. Dellai A. Olivero L. Romano M. Giro B. Tabacci P. Pisicchio ne o alle inevitabili rivalità presenti e passate. A dividerli c è anche la questione delle alleanze future. I rapporti tra Ncd e Forza Italia rimangono pessimi (vedi la questione delle Regionali in Calabria dove l accordo è sfumato) e questo non agevola il progetto di nuovo polo moderato. In più Mauro ha messo il veto a o- gni possibile alleanza con Lega e Fdi. Proprio ieri il presidente dell Udc Giampiero D Alia ha annunciato un nuovo stop: «No alla fusione S. Giannini G. Susta I. Tinagli C. Passera M. Mauro A. Alfano G. Quagliariello M. Lupi M. Sacconi GAL COSTITUENTE POPOLARE S. Berlusconi G. Toti D. Verdini R. Fitto R. Brunetta M. Ferrara G. Tremonti P. Naccarato L. Cesa P. Casini G. Galletti DESTRA G. Meloni I. La Russa M. Salvini R. Maroni F. Storace Casapound La Dc e poi Berlusconi hanno costituito per decenni il baricentro della rappresentanza moderata. Oggi la rotta del polo alternativo al Pd non è ancora segnata il giovane "condottiero" padano, che ha battuto sul campo il leader storico Umberto Bossi. Tra Fdi e Lega un tempo saldamente in area di governo, con propri ministri ci sono prove di apparentamento. Terreno comune: il no all immigrazione, sul quale potrebbe formarsi un cartello in grado di attrarre anche gruppuscoli di estrema destra. Lo scontro dentro Fi. Forza Italia, come raccontano le cronache recenti, è dilaniata al suo interno secondo uno schema che sarebbe riduttivo descrivere solo come uno scontro di potere tra filo-berlusconiani (Toti, Verdini e il "cerchio magico") ed ex democristiani come Raffaele Fitto. In realtà nella contesa interna entrano motivi legati al programma (basti pensare alla "conversione" dei berlusconiani più stretti al tema dei matrimoni gay o agli attacchi del Cavaliere all Ue, mal visti in casa Ppe) e all idea della forma partito. Sempre più «liquida», «leggera» e mediatica quella proposta dai fedelissimi del Cavaliere, più tradizionale e legata ai territori quella di Fitto e dei suoi seguaci. La travagliata intesa popolare. L appartenenza convinta al Ppe, ai suoi valori e alla sua politica, accomuna una serie di sigle e di personalità: il Ncd di Alfano e Quagliariello, nato da una scissione di Forza Italia, l Udc di Cesa e Casini, i Popolari per l Italia di Mario Mauro (proveniente da Scelta Civica). Quest ultimo, in particolare, si è fatto recentemente promotore della Costituente Popolare, sperando di federare tutti i soggetti che guardano al Ppe. Ma la fusione tra i tre partiti, che avrebbe dovuto cominciare da quella dei gruppi parlamentari, tarda a realizzarsi. Non ci sono solo motivi legati alla scelta della leadership comufredda con Ndc». La diaspora dei montiani. La vicenda convulsa di Scelta Civica illustra in modo lampante le difficoltà dell area di centro. Dopo il polemico addio di Monti, il partito si è spaccato in due proprio sulla collocazione europea: da una parte un area cattolico-democratica (Dellai, Olivero e inizialmente Mario Mauro) che guardava al Ppe, dall altra un area liberal, con Stefania Giannini, filo-alde. Ma anche le due nuove costole hanno avuto vita travagliata. Dalla prima (che ora si chiama Democrazia e solidarietà e guarda all alleanza con il Pd, nel rispetto di valori specifici della tradizione cattolica democratica) si è staccato Mauro. Nella parte restante di Scelta Civica, che ha subito prima le dimissioni di Stefania Giannini da segretario e poi il passaggio del "reggente" Renato Balduzzi al Csm, si confrontano diverse anime: Irene Tinagli e altri pensano a confluire direttamente nel Pd, i capigruppo Susta e Rabino si barcamenano, sperando di mantenere simbolo e partito, mentre Causin, Vitelli e Vargiu guardano ad Alfano. Alleati del Pd e outsider Corrado Passera, ex ministro di Monti, ha fondato "Italia Unica", con l ambizione non di essere l ennesima sigla ma il nucleo fondante del nuovo polo moderato. I riferimenti? Sturzo, De Gasperi ed Einaudi. Nel campo moderato Si parla di una possibile scesa in campo dell imprenditore Diego Della Valle. Il Centro democratico dell ex dc lombardo Bruno Tabacci, alleato con il Pdi, ha deciso di aderire in Europa al gruppo dei Liberali (Alde). In dissenso con il leader meridionale del movimento, Pino Pisicchio, che avrebbe preferito il Ppe. ANGELO PICARIELLO ROMA S arà il partito della Gente, «con una sola G, ma maiuscola. Serve un partito vero e proprio». Sergio Marini fino a un anno fa è stato presidente della Coldiretti, una delle più numerose e fattive associazioni di area cattolica. Il quartier generale dove ci riceve è in corso Vittorio Emanuele: la fondazione di Italia spa (Sostenibile per azioni). Della precedente esperienza si porta dietro un po di cose: l esperienza organizzativa, la matrice cristiana, e quell idea di concretezza e rispetto dell ambiente che caratterizzano il mondo agricolo. Saltate le categorie "geografiche" sinistra-destra-centro, a chi guardate? Ci rivolgiamo alle forze che hanno a cuore il futuro del Paese e non si rassegnano a quest assenza di alternativa. In primo luogo ai cattolici, anche se le nostre proposte saranno laicissime. Le abbiamo tentate tutte, e non siamo interessati a nessuno dei modelli fallimentari presenti in Parlamento. Ormai il 50 per cento non vota e molti votano Urbani: il nuovo bipolarismo? Le carte le darà l Ue ROMA «B «Questo Paese è privo di alternative Ora ci vuole il partito della Gente» Dalla Coldiretti all impegno politico, Sergio Marini fonda una "rete" R esponsabilità» e «fratellanza» sono le due categorie del nuovo movimento politico lanciato ieri mattina alla Domus Pacis da un comitato promotore presieduto da Sergio Marini. A fronte di u- na politica che rischia di andare in direzione opposta: crisi di rappresentanza, smarrimento del senso di comunità e bene comune. Circa un migliaio i partecipanti, ieri, «niente truppe cammellate, ognuno ha pagato il viaggio da sé», sottolineano gli organizzatori di «Verso il partito della gente, riprendiamoci l Italia». Famiglia, impresa e società i tre «potenti motori» dell iniziativa, «da essi dipendono lavoro, sviluppo e progresso del Paese». Un partito «diverso», sul modello M5S quanto a leggerezza, «che punterà sulla Rete, ma anche sull incontro, sulla stretta di mano. Non un partito virtuale», spiega Marini. Nessun contatto con le forze politiche in campo, dialogo aperto invece con le altre iniziative che partono fuori dal Parlamento. In prima fila c era ieri anche Lelio Alfonso, portavoce di Italia u- nica, la formazione di Corrado Passera. (A.Pic.) en presto le parole centrodestra e centrosinistra non avranno molto senso. Il nuovo bipolarismo sarà tra chi accetterà le dure condizioni che ci verranno chieste dall Europa e chi chiederà di uscire, sia pure momentaneamente, dalla zona euro». Il professor Giuliano Urbani, tra i fondatori di Forza Italia, preferisce oggi la qualifica di «politologo» a quella di «politico». E guarda con «molta amarezza» a quel patrimonio di elettorato moderato disperso in tanti frammenti. Spiega: «Oggi nella politica italiana c è una sola calamita ed è quella di Renzi, ma i nodi verranno al pettine anche per lui». Non c è dubbio, però gli chiediamo che il grande consenso a Matteo Renzi arrivi anche da elettori in libera uscita che prima a- veva votato Pdl. Urbani risponde: «Sicuramente sì. Nei confronti di Renzi, però, l elettorato di centrodestra oscilla tra una posizione di attrazione, perché il premier dice di fare le cose che avrebbe dovuto fare Berlusconi, e una di rabbia, perché si accorge che alle parole dell attuale premier seguono pochi fatti. Il gioco, secondo me, non durerà. Perché prima o poi l Europa ci chiederà il conto e sarà un conto assai salato». Il politologo è piuttosto pessimista: «Penso spiega che arriverà il commissariamento da parte dell Europa, della Germania: del resto tutti gli indicatori economici italiani vanno male. Non dico che questa tutela europea sarà necessariamente negativa: certo, perderemmo anche quel poco di sovranità residua che ci rimane. Ma saremo anche obbligati a fare le riforme e il risanamento che non abbiamo fatto per anni... Non sarà una passeggiata: per tagliare il debito pubblico, bisognerà tagliare le spese. A cominciare dall esercito sterminato dei dipendenti pubblici. Saranno dolori, ma dolori necessari. E questo determinerà il nuovo scenario politico». Uno scenario, sembra di capire, che farà saltare le tradizionali categorie di destra e sinistra? Urbani annuisce: «Ci sono alcune cose che l Italia deve assolutamente fare: e non sono né di destra né di sinistra, sono gli interessi nazionali. Pensiamo alla questione dell immigrazione. Gli sbarchi continuano e l Europa non ci dà retta. L interesse nazionale sarebbe che tutti i partiti italiani si u- nissero attorno a un tavolo per chiedere insieme all Europa di intervenire. E così dovrebbe accadere per molti altri temi. Poi, certo, ci sarà qualcuno, magari i più giovani, che chiederanno di provare ad andare avanti facendo a meno, almeno per un po della tutela europea. La linea tra i due poli passerà da qui: tra un area politica che accetterà le direttive europee e un altra che le rifiuterà». Ma allora gli chiediamo tra i tanti soggetti e le tante persone che si muovo nell area «Bisogna sforare il 3%. Renzi leader delle "prime letture". In Parlamento non vedo interlocutori. Passera? Ci guarderemo intorno...» moderata chi prenderà in mano l eredità di Berlusconi? Urbani sospira: «L eredità di Berlusconi è ridotta a ben poco. Nel 1994 con la nascita di Forza Italia avevamo suscitato speranza ed entusiasmo. Avevamo promesso la grande rivoluzione liberale. Non so se per colpa degli alleati di Berlusconi, penso a Casini, Bossi e Fini, o per altre responsabilità, non abbiamo fatto né la riforma fiscale, né quella della burocrazia, né quella della giustizia... Oggi tutto questo affollamento nel centrodestra mi ricorda i "Personaggi in cerca d autore" di Pirandello. I moderati, e comprendo tra questi anche Renzi, avranno il compito di gestire nel modo più intelligente possibile i rapporti con l Europa che ci commissaria. Non conterà molto se saranno del Ppe o del Pse: la strada da questo punto di vista è una sola e l ha segnata Angela Merkel». Giovanni Grasso per protesta. Metteremo insieme gli innamorati della verità, che non vogliono perdere altro tempo con gli effetti speciali. Va detto con chiarezza che il Paese va male, malissimo e non c è tempo da perdere. Tutto sbagliato, finora? Non sono sbagliati gli obiettivi in a- stratto, ma le soluzioni: legge elettorale, riforma del Senato, del lavoro, così non fanno altro che togliere diritti e diritto di parola ai cittadini. Senza contare che se si tornasse a votare avremmo di nuovo un Parlamento ingovernabile. La legge in vigore resta la stessa... Siamo passati dall effetto annuncio all effetto prima lettura. Si spinge sull acceleratore per l approvazione di una delle Camere. Poi se ne perdono le tracce, e forse è meglio così. Dalla legge e- lettorale al Jobs act passando per la legge anti omofobia. Come se ne esce, che proponete? Sarà un partito di scopo, per realizzare alcuni obiettivi. Sulle riforme, per ridare parola alla gente. Poi l Europa. È stato fatto un errore di fondo. All Italia sarebbe servito un commissario all Economia, mentre è Giuliano Urbani Il colloquio Il politologo, che fu tra i fondatori di Forza Italia: «La grande sfida del domani sarà sull Europa» stata fatta una battaglia di immagine sulla Mogherini. Infine la riforma del fisco. Siamo nel semestre italiano: che cosa chiedere all Europa? Anche qui le soluzioni hanno disatteso gli obiettivi iniziali. Si era detto più flessibilità, invece ci siamo a- deguati allo strapotere della Germania che affama il resto d Europa. Che fare invece? Inutile girarci intorno, è necessario sforare il finto parametro del 3 per cento. Lo hanno fatto già gli altri (Francia in primis), bisogna quindi andare per qualche anno al tre e mezzo per finanziare piccole opere pubbliche, il recupero di strade, scuole, nuove piattaforme informatiche e la tutela del paesaggio. Sono queste le priorità minimali irrinunciabili per rimettere un po in moto l economia. A ciò dovevano servire gli 80 euro. Gli 80 euro sono andati a chi ha già qualcosa, e per la paura che c è in giro non sono stati spesi, non hanno rimesso un moto un ben niente. Mentre ci sono sempre più famiglie sotto la soglia di povertà, senza lavoro, e per loro non c è niente. Poi, diceva, la riforma del fisco. In Italia bisogna essere matti oggi per mettere in piedi un impresa, purtroppo non è diverso per mettere su una famiglia. La semplificazione è l unica strada per alleggerire la onerosa macchina dello Stato e restituire risorse e libertà ai cittadini. Altri indicano obiettivi simili. Lei aveva guardato anche all iniziativa di Passera. Un nuovo partito non rischia di aumentare la frammentazione? Ci guarderemo intorno, non vogliamo fare da soli. Abbiamo messo al centro i principi fondanti di una nuova politica che non vediamo attualmente rappresentati. Se troveremo la possibilità di incontrarci con altri ne saremo lieti, ma senza recedere dai principi che ci siamo dati. Sarete presenti alle elezioni? Per cambiare le cose bisogna sporcarsi le mani. Se il progetto andrà vanti e si strutturerà sul territorio saremo presenti di certo alle prossime politiche. Ma potremmo già valutare la presenza alle Regionali e alle amministrative.

13 Sabato ATTUALITÀ 13 India. Utero in affitto, gemellino rifiutato da coppia australiana I due giovani avevano già un figlio e hanno deciso di accettare unicamente il neonato di sesso diverso Il fatto sarebbe avvenuto nel 2012 LORENZO SCHOEPFLIN L a notizia è emersa in questi giorni, ma riguarda un fatto avvenuto nel Una coppia australiana ha abbandonato uno dei due gemelli avuto attraverso utero in affitto, lasciandolo in India dove era nato. Alla base della decisione dei genitori committenti ci sarebbe la scelta del sesso: i due avevano già un figlio ed hanno optato per accettare unicamente il gemello del sesso diverso. Non si sa se ad essere abbandonato sia stato il maschio o la femmina, ma le autorità confermano questa versione dei fatti. Sono molte le testate che riportano le parole di Diana Bryant, giudice capo della Corte australiana che si occupa di questioni di diritto familiare. Secondo quanto riferito dalla Bryant, il personale del consolato australiano a Nuova Delhi, venuto a conoscenza dei fatti, provò a convincere i due genitori a portare con loro entrambi i gemelli, ritardando nel frattempo il rilascio dei permessi per tornare in patria. Ma, sempre stando a quanto affermato dal giudice Bryant, dall Australia arrivarono pressioni affinché si accelerasse il rimpatrio. Le autorità consolari riferirono anche di aver assistito ad un passaggio di denaro nell ambito dell affidamento del gemello abbandonato ad un altra famiglia. Se ciò fosse accertato, ha detto senza mezzi termini Diana Bryant, si tratterebbe di «traffico di bambini». Ulteriori indagini riporta il quotidiano inglese Guardian avrebbero evidenziato che non ci sarebbe stata tale compravendita, ma che i due cittadini australiani avrebbero lasciato il bambino ad amici indiani. I diplomatici australiani hanno comunque manifestato il loro disappunto ed una forte preoccupazione per un bimbo che rischia di trovarsi senza una padre e una madre ufficialmente registrati all anagrafe e privo di cittadinanza indiana o australiana. Proprio pochi giorni fa, fu il Commissario australiano per l infanzia, Megan Mitchell, a mettere in guardia circa le possibili conseguenze della maternità surrogata. In un contributo sul tabloid Newcastle Herald, la Mitchell parlò esplicitamente del rischio di traffico di esseri umani, riferendosi al fatto che i pedofili potrebbero usare l utero in affitto per procurarsi bambini. Altri no alla trascrizione dei «matrimoni» gay La diocesi di Milano: si tuteli la natura della famiglia. Renzi: legge sulle unioni PALAZZO MARINO. Comune di Milano al centro delle polemiche per il caso delle unioni omosessuali PINO CIOCIOLA ROMA L Il dibattito Lupi frena su un intervento legislativo Il prefetto chiede la documentazione a Pisapia per fare chiarezza a diocesi milanese scende in campo, dopo la trascrizione dei sette matrimoni omosessuali celebrati all estero fatta dal sindaco ambrosiano Giuliano Pisapia, per ricordare anzitutto che le leggi vanno rispettate. Poco prima il Prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, aveva chiesto al Comune gli atti di quelle trascrizioni. Ed anche Renzi aveva lasciato intuire la stessa preoccupazione, assicurando che la legge sulle unioni gay «si farà» (sebbene non tutti nel governo e nella maggioranza si dicano d accordo). «È auspicabile che si possa ottenere presto una legislazione adeguata in materia di famiglia che sappia tutelare i diritti di tutti» e però occorre «rispettare la natura delle cose», si legge in un comunicato del "Servizio per la famiglia" della diocesi milanese. Visto che «anche nel Comune di Milano è stata autorizzata la trascrizione di unioni sancite all estero tra persone dello stesso sesso, in contrasto con la normativa vigente in Italia» e «generando un conflitto istituzionale tra organismi con competenze diverse». Così scrive ancora la diocesi «ai termini "famiglia" e "matrimonio" la definizione della realtà dell unione stabile di un uomo e una donna aperta alla vita; per altri tipi di unione altri nomi». Guardando alla realtà ambrosiana, «risalta come in questo tempo di crisi si aggravi sempre più la situazione economica delle famiglie, spesso in difficoltà nel far fronte anche ai beni essenziali», quindi «è quanto mai necessario fare in modo che non si ponga in secondo piano l attenzione e l impegno verso la tutela di tutti i diritti, affinché a genitori, figli e nonni non manchino la casa, il cibo, le cure, l educazione. Impegno e tutela dovuti in modo particolare alle famiglia che generano figli e garantiscono il futuro alla nostra società». Sul fronte politico, il dibattito torna a riguardare il Parlamento (e il governo) col premier Matteo Renzi che assicura: «Sulle unioni gay faremo una legge e non è una battuta, ma la verità». Il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, la vede diversamente: «Prima di una nuova legge bisogna che i sindaci rispettino quelle già esistenti». Intanto il ministro dell Interno, Angelino Alfano, torna sulla sua circolare ai Prefetti: «Non c è nessuna i- deologia, voglio fare applicare la legge che non consente unioni tra persone dello stesso sesso. I sindaci agiscono come ufficiali di governo, se fanno cose contro la legge, ho chiesto ai Prefetti di annullarle». La precisazione era arrivata di buon mattino da Nitto Francesco Palma, FI, presidente della Commissione Giustizia del Senato. Seccato, perché se «nel dibattito sulle cosiddette unioni civili» si chiede «un sollecito intervento del legislatore», precisa che «i disegni di legge in tema di unioni civili sono stati oggetto di approfondita discussione in Commissione Giustizia del Senato, tanto da avere redatto il testo unificato da parte della relatrice Cirinnà», non votato «su richiesta del governo» preannunciando un suo disegno di legge. Non essendo mai arrivato, «la Commissione», esaurita la trattazione dei decreti legge attualmente in esame, «voterà quel testo». Senza dimenticare però che «il legislatore non potrà prescindere dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, secondo cui la famiglia, di cui all articolo 29 Costituzione, è solo quella costituita da un uomo e una donna» e che «l eventuale disciplina delle coppie di persone dello stesso sesso non può avere contenuti identici a quelli del matrimonio». Il capogruppo Ncd a Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, invita a trovare «soluzioni pragmatiche e non divisive della nazione», cosa possibile «se vengono rimosse le istanze ideologiche ispirate a teorie che potremmo definire post-umane». Le convivenze, dunque, si possono regolare «senza per questo generalizzare il matrimonio e il concetto di famiglia». Sempre dal Ncd Carlo Giovanardi concorda «pienamente col presidente Nitto Palma» sulla distinzione di termini. E anche Mara Carfagna (Fi), dopo le polemiche, "benedice" i colleghi Ncd: «Ben venga la loro collaborazione». Diverso l accento di Alessandro Pagano, Ncd: al nostro Paese adesso «occorre saggezza e pragmatismo». E Renzi scelga di «accelerare con le sterzate necessarie sul mercato del lavoro e sul taglio delle tasse per famiglie e imprese» invece di cedere a chi vuole alzare nuove barricate ideologiche». Il sindaco Pd: registri inutili No alle forzature dal basso Del Bono (Brescia): ora si muova il Parlamento A tutti è chiesto il rispetto della legge. Anche a noi DIEGO MOTTA MILANO L Italia non può diventare un Paese a geografia variabile sui temi eticamente sensibili. È quanto sostiene Emilio Del Bono, sindaco di Brescia ed esponente del Partito democratico, rispetto al dibattito in corso sulle u- nioni omosessuali, che hanno scatenato un duello a distanza tra il ministero dell Interno e alcuni primi cittadini. Una posizione, quella di Del Bono, da «sostenitore convinto della linea del governo. La linea di Renzi mi sembra condivisibile e i modelli in materia non mancano, a partire dalla Germania». Più duro il giudizio sull operato di altri primi cittadini. «Mi pare che ci si trovi davanti a una sorta di "arlecchino", fatto di decisioni municipali che rischiano di aggiungere ulteriore caos istituzionale a una situazione di per sé già non facile per chi è chiamato al governo del territorio» osserva Del Bono. Piero Fassino, a nome dell Anci, ha chiesto un chiarimento al governo, facendo intendere che occorre una legge nazionale sul tema delle convivenze. Che ne pensa? Penso innanzitutto che non siano condivisibili le forzature operate da alcuni colleghi di fronte all attuale quadro normativo. Ognuno partecipa al dibattito politico come meglio ritiene, ma quando si ha un ruolo istituzionale come nel caso di noi sindaci, è chiesto il rispetto della legge e dell ordinamento giuridico anche quando non si è d accordo. Il quadro normativo, in questo momento, non può che essere nazionale e guardo in modo negativo a tante forzature che si sono verificate in questi giorni. Cosa pensa dello strumento dei registri comunali in materia di coppie omosessuali? PRIMO CITTADINO. Emilio Del Bono L intervista «La prima sfida da affrontare è il rilancio della natalità: il nostro è un Paese che sta invecchiando e sta facendo sempre meno figli» I registri delle unioni mi sembrano tanto clamorosi quanto inutili. Per intenderci, tantissime persone che convivono non intendono minimamente iscriversi ai registri. Capisco la battaglia politica, che può essere utile per arrivare a una nuova disciplina sull argomento ma, ripeto, non condivido le forzature fatte. La nostra legislazione ci permette di fotografare le convivenze senza bisogno di enfasi. Cosa si aspetta dal governo? Mi sembra che, in questa fase, tocchi semmai al Parlamento un eventuale decisione, da prendere con legge ordinaria. Il Paese è maturo per una decisione di questo tipo, ma le accelerazioni dal basso non servono: non si può eludere la Costituzione, che definisce prima di tutto la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Complessivamente, come sindaco e come sostenitore di questo esecutivo, mi sento invece di mettere in guardia Palazzo Chigi da eventuali nuovi tagli diretti ai territori. Qual è la priorità, a vostro parere? I Comuni rappresentano il 7% della spesa pubblica, dopo aver contributo alla sua riduzione per il 30%. È evidente che adesso la cura dimagrante deve riguardare altri settori dello Stato, perché non si può pensare di ridurre ulteriormente servizi sociali essenziali. Detto questo, la prima sfida da affrontare è il rilancio della natalità: il nostro è un Paese che sta invecchiando e sta facendo sempre meno figli, ma una società senza bambini è una società senza futuro. Nel suo programma elettorale, lei parlava anche di incentivi alla genitorialità. A che punto siamo? È una sfida che voglio vincere, anche se le poche risorse pubbliche a disposizione rappresentano un ostacolo gigantesco da superare.

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15 Sabato SALONE DI PARIGI Pagine a cura di Alberto Caprotti A Parigi vince l Italia che sa guidare Il Salone La nuova Fiat 500X protagonista assoluta della rassegna francese dove l automobile torna a respirare un po di fiducia mentre il mercato (ma solo da noi) resta condizionato dalla crisi e dai paradossi La nuova Fiat 500X che arriverà sul mercato italiano a gennaio 2015 I prezzi (ancora non ufficiali) dovrebbero partire da euro circa DI ALBERTO CAPROTTI INVIATO A PARIGI N on è facile che u- na nuova automobile tolga i veli provocando un applauso spontaneo. Specie se si è a Parigi, e soprattutto se l auto non è francese. Invece non solo è successo. E per di più con un auto di casa nostra, con nuove derive americane, ma costruita a Melfi, profondo Sud. E allora, diciamolo, per u- na volta, si può essere orgogliosi di essere italiani. Ma il consenso unanime che la nuova Fiat 500X ha sollevato al Salone di Parigi rubando la scena ad altri attesi debutti, va oltre la soddisfazione per un modello che pare ben riuscito e che attende ora il giudizio del mercato. Perchè, sia chiaro, non è un assoluto capolavoro nè di originalità nè di contenuti l ultima nata della famiglia 500, la prima crossover in un segmento dal quale Fiat mancava del tutto, la prima anche con trazione integrale, la prima vera auto globale del Lingotto (per il progetto congiunto con Jeep) e che sarà venduta in oltre 100 Paesi, inclusi gli Stati Uniti. Sembra invece solo una vettura ben riuscita, adulta, moderna, ricca di personalità, semplice e funzionale. Che conferma che le cose l Italia che lavora e produce sa ancora farle bene. Specie se si concentra su ciò che da sempre l ha fatta eccellere, senza sconfinare, senza esagerare. In ritardo rispetto alla concorrenza magari e Fiat in questo è maestra ma in tempo per recuperare il tempo perduto con un prodotto maturo, interessante, trasversale. Quello insomma che si chiede oggi ad un automobile, in assoluto e soprattutto in Italia, palcoscenico surreale dove il mercato è tornato indietro di 35 anni, con un calo delle immatricolazioni del 47,7% rispetto ai livelli ante crisi. Solo noi o quasi, però. Perchè in tutto il resto del mondo invece, il mercato automobilistico continua a crescere, e nel 2014 le vendite mondiali supereranno quelle del Di contro, alla soddisfazione fuoriluogo degli ambientalisti più integrali che ritengono un grande traguardo di civiltà la diminuzione delle vendite delle quattro ruote, l 82,7% degli italiani l hanno scorso ha scelto l auto privata come primo mezzo di mobilità (era meno, l 81,4% nel 2008). Quindi, in soldoni, i dati indicano che la crisi non ha fatto diminuire l uso delle auto, ma ha solo portato ad un aumento dell età media delle vetture circolanti, cresciuta del 30% dal 2007 al 2013 (ora è di 9 anni e 9 mesi), e quindi della loro pericolosità e del loro potenziale grado di inquinamento. Non è a Parigi dunque dove fino al 19 ottobre va in scena un Salone finalmente tornato ai fasti passati e dove si respira un aria se non di ottimismo, almeno di rinnovata fiducia che la nostra automobile deve cercare le risposte a certe contraddizioni. Quelle dovrebbero fornirle le istituzioni, magari riflettendo che, anche senza eccedere nel nazionalismo di un entusiasta presidende Francoise Hollande che si aggirava tra gli stand dei marchi francesi promettendo appoggi a pioggia all industria di casa sua, un po di attenzione finalmente non guasterebbe. C è l Italia che lavora e che produce da difendere, l Italia che fa e che stavolta fa anche bene. Tra gli applausi di chi, purtroppo solo a Parigi, l ha capito. 12,9% la quota di monovolume vendute in Italia rispetto al totale del mercato nei primi sei mesi del Fiat 500L guida la classifica di quelle di taglia piccola, Ford C-Max e Ford S-Max tra le medie e le grandi La seconda generazione della Ford S-Max debutta al Salone La tendenza A 30 anni dal lancio del modello che inventò un genere, Renault presenta la nuova Espace Ma arricchiscono il segmento anche la nuova Ford S-Max e la Bmw Serie 2 Active Tourer, prima trazione anteriore del marchio tedesco La nuova Renault Espace, a Parigi in anteprima mondiale Bentornata monovolume La famiglia sale e ringrazia -23% l entità della diminuzione di immatricolazione auto in Europa dal 2007 ad oggi. Nei primi otto mesi del 2014 il mercato è cresciuto del 5,8% ma Italia, Francia e Germania restano in forte sofferenza DI FERDINANDO SARNO L automobile cresce, cambia, si elettrifica, si connette, immagina già di guidarsi da sola. Poi però, quando realismo e senso del presente diventano predominanti, ecco che cerca risposte e conforto nel passato. Inevitabile pensarlo di fronte ad una delle tendenze più marcate espresse dal Salone di Parigi: le grandi monovolume sono tornate. Un esempio per tutti è l anteprima mondiale della nuova Renault Espace. Auto che il segmento delle monovolume l ha inventato contaminando poi anche quelli inferiori con il gran successo della Scenic. Sono passati trent anni dal lancio della prima versione ma l obiettivo è sempre lo stesso: rivoluzionare il panorama automobilistico. La nuova Espace in realtà si discosta parecchio dallo stile classico del monovolume 82,7% la percentuale degli spostamenti effettuati in automobile in Italia nel 2013 nonostante la crisi e il calo di oltre il 20% dei consumi di carburanti per autotrazione (dati Centro Studi Promotor) per adottare quello dinamico e filante di u- na grande crossover, ma a distanza di generazioni ed epoche, si presenta ancora oggi come il simbolo del rinnovamento stilistico e tecnologico di Renault. Dove eleganza e robustezza si coniugano alla modularità tipica di un auto familiare che non rinuncia ad un piacere di guida portato ai massimi livelli. Ma i patiti della classica auto da famiglia, stradista per eccellenza, tutto spazio e guida alta, troveranno molto interessante anche la seconda generazione della Ford S-Max, altra novità di Parigi. Vista dal vivo al Salone spicca ancora per l avantreno massiccio e muscoloso ma si distingue per l inedito frontale che la integra nell ormai noto family feeling di Ford. Le linee delle fiancate ne slanciano le dimensioni importanti. Quello che però colpisce di più è la qualità percepita (migliorata) unita alla dotazione tecnologica più ricca di prima. Del resto la S-Max vuole rimanere un punto di riferimento per le monovolume. Un altro aspetto che salta subito agli occhi sono i rivestimenti degli interni, che sono stati sottoposti ad una particolare serie di test di resistenza. Essendo la S-Max una vettura studiata appositamente per la famiglia è utile l idea di utilizzare tessuti lavabili a prova di bambino. Sotto il cofano c è un TDCi 2.0 declinato in tre varianti di potenza: 120 cavalli (con cambio manuale a 6 marce), 150 o 180 cavalli (con cambio sia manuale che automatico Powershift a doppia frizione). Sul fronte benzina ricordiamo che ci sono il nuovo EcoBoost 1.5 da 160 cavalli con cambio manuale e l EcoBoost 2.0 da 240 cavalli, con cambio automatico. Ma che questo segmento di mercato faccia a gola a tutti, lo dimostra la scelta di Bmw che in un colpo solo con la nuova Serie 2 Active Tourer rinuncia ai suoi integralismi lanciandosi nelle monovolume addirittura con la prima vettura a trazione anteriore della sua storia. Chiaro l obiettivo di conquistare nuovi clienti: la Serie 2 Active Tourer richiama nelle forme (specie nel posteriore) la Mercedes Classe B che proprio a Parigi si ripresenta in versione rinnovata e pur introducendo concetti nuovi per la casa bavarese, coma la guida rialzata, non rinuncia ad offrire una guida dimnamica e precisa come da tradizione. Sotto al cofano non solo la nuova architettura a trazione anteriore con motore trasversale (parzialmente condivisa con l ultima generazione Mini) ma anche una nuova famiglia di motori modulari a 3 e 4 cilindri, benzina e diesel. Altra novità il posizionamento prezzi. Porta d ingresso al mondo Bmw, Serie 2 Active Tourer è infatti proposta con un listino che parte da euro ma prevede anche una versione d ingresso (la 218i) da euro. Il debutto nelle concessionarie è previsto per il prossimo 27 settembre.

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17 Sabato Protagoniste Concept car e tanti modelli già su strada: Citroën, con una visione dell auto moderna e ottimista, e Peugeot con la sua gamma rinnovata completamente in due anni e mezzo, stupiscono il Salone La Peugeot Exalt, vettura che prefigura l evoluzione della classica berlina a tre volumi (foto Reuter) Sotto, l avveniristica Citroën DS Divine Le francesi accelerano Il futuro è già adesso LA NOVITÀ 17 La constatazione amichevole? Presto si farà con lo smartphone Tra le tante cose che si possono fare con uno smartphone, presto ci sarà anche la constatazione amichevole dopo un incidente automobilistico, grazie alla App E-Statement che a inizio 2015 sarà disponibile in Italia. Sviluppata dal Gruppo Euresa - che riunisce 14 compagnie assicurative internazionali - è attualmente in fase di test per i principali sistemi operativi mobili e sarà un prezioso strumento per compilare in meno di 6 minuti la constatazione amichevole. A incidente avvenuto, E-Statement geolocalizza il luogo dell impatto e permette di disegnare lo schema che descrive le auto coinvolte e la dinamica; è anche possibile caricare delle foto in tempo reale e, una volta inseriti tutti i dati, l app genera in automatico la constatazione amichevole, pronta per essere inviata via mail alle compagnie assicurative. Gli automobilisti negli ultimi mesi hanno assistito a una proliferazione di software utilissimi che ricordano, per esempio, quando sta per scadere la patente e quanti punti rimangono, oppure quando bisogna fare la revisione o pagare il bollo. Diversi comuni inoltre permettono di pagare direttamente dallo smartphone il parcheggio sulle strisce blu. DI ALBERTO CAPROTTI INVIATO A PARIGI L e forme, certo. ma anche la sostanza. Fedele al proprio Dna, Citroën si presenta in forza al Salone dell auto di Parigi per confermarsi come marca attenta a bisogni individuali, con la creatività e la tecnologia al servizio del benessere. È questo il manifesto di un costruttore in piena espansione, che ha recentemente deciso di promuovere DS, il suo brand più esclusivo, a marchio nel marchio. Una distinzione per segnare ancora di più la volontà di sviluppare autonomamente l anima premium di Citroën per erodere mercato alla concorrenza tedesca. Inevitabile dunque far scintillare davanti agli occhi del pubblico di Parigi un modello di grande impatto scenico come la Divine DS, in assoluto una delle concept più affascinanti e spettacolari viste al Salone. Si tratta di un prototipo che non preannuncia alcun modello di serie. Tuttavia la Divine Concept preannuncia la visione futura del marchio DS, una visione autonoma ed indipendente: apertura a forbice delle portiere, design futuristico, assenza di lunotto posteriore e tetto a pelle di serpente. Il nuovo posizionamento di Citroën dunque continua attraverso una costante implementazione, che spazia dal prodotto al rapporto con il cliente, passando per la tec- DI CORRADO CANALI N egli ultimi due anni e mezzo ha rinnovato tutte le sue vetture: dalla 208 alla 308 SW, dalla 108 alla 2008: ora chiude con il cerchio con il restyling della 508, presentando la gamma più giovane della sua storia e dell intero panorama automobilistico mondiale. Ha fatto le cose, davvero, in grande Peugeot al Salone di Parigi. D accordo, gioca in casa, ma il marchio del Leone ha fatto di tutto per rendere omaggio alla propria nazionalità esponendo tante novità che confermano il suo ritrovato dinamismo. Punto di partenza i prototipi, una visione sul futuro. La 208 Hybrid Air 2L, con i suoi 860 kg, mette in mostra come la tecnologia ad aria compressa brevettata dal Gruppo PSA potrà permettere a Peugeot nei prossimi anni di ottenere risultati di rilievo sulle piccole. La Quartz, invece, è un crossover dalle linee sportive e un po estreme, con soluzioni stilistiche inedite che sulla nuova piattaforma modulare del Gruppo supportano un motore ibrido plug-in con un unità termica, il 1600 cc THP da 270 CV e due motori elettrici da 115 CV. In totale fanno addirittura 500 CV. «È il Suv compatto del futuro per il marchio: ha uno stile intrigante e soluzioni raffinate ed ecologiche», spiega Eugenio Franzetti, responsabile della comunicazione di Peugeot in Italia. CITROËN Creatività e tecnologia al servizio del benessere di chi guida: è il nuovo manifesto del marchio che mantiene alta la sua vocazione generalista con la C4 Cactus ma investe decisamente sull esclusività della linea DS PEUGEOT Lo sviluppo della tecnologia ibrida ad aria compressa, una GT per la 308, il restyling della 508, il salto in avanti con la Exalt, avveniristica berlina dagli interni in carta riciclata: il marchio del Leone non è mai stato così giovane nologia. Quello che è stato adottato dal costruttore francese è un nuovo approccio all auto, più globale e fluido, più conviviale e leggero. E gli ultimi prodotti della Casa del Double Chevron sono la dimostrazione di questa visione dell auto decisamente moderna e ottimista. Tra le auto esposte a Parigi, la C4 Cactus - altro modello manifesto del nuovo posizionamento, questa volta nella fascia generalista - è la dimostrazione di tale strategia. Vera e innovativa alternativa alle berline compatte del segmento C, segna un nuovo corso nell auto. Va in questa direzione anche la nuova Citroën C1, lanciata da poche settimane. Pratica e confortevole, fa della città il suo ambiente naturale, con una nota in più di confort rappresentata dal tetto Airscape. Nella fascia superiore, C4 Picasso e Grand C4 Picasso sono invece la dimostrazione concreta della ricerca del feel good di Citrëon e lo dimostra il fatto di essere diventate in pochi mesi leader del segmento dei monovolume in Europa, con oltre veicoli ordinati dal lancio. Nel futuro della Casa del Double Chevron ci sono però anche soluzioni fortemente innovative, destinate a favorire u- na guida più rilassata, a ridurre i consumi, i costi di utilizzo e l impatto ambientale. È quanto propone il concept C4 Cactus AirFlow 2l, vero laboratorio su ruote che dimostra come dall unione di design, aerodinamica, alleggerimento e innovazione nella catena di trazione sia potenzialmente possibile proporre una vettura producibile in grande serie e che sia capace di consumare meno di 2 litri ogni 100 km massimizzando anche la riduzione delle emissioni. Una filosofia, quella che allarga a tutte le componenti dell auto l impegno per limitare l impatto ambientale, che è destinata a caratterizzare tutti i prodotti della gamma Citroën. Lo dimostra la presenza nello stand al Mondial de l Automobile delle nuove famiglie di motori benzina Pure- Tech e diesel Blue HDi, compatibili con le norme Euro 6 e in fase d introduzione in tutta la gamma per incrementare ancora le prestazioni e ridurre i consumi. CURIOSITÀ AL SALONE C1 Urban Rider Il pubblico decide se produrla o no Si chiama Citroen Urban Rider ed è la versione Suv della nuova C1 con un altezza da terra maggiorata, carreggiate allargate e carenature sui paraurti. Se il marchio francese dovrà produrla o meno però lo deciderà il pubblico del Salone di Parigi, invitato a votare attraverso un terminale posto nello stand accanto al prototipo. Di sicuro impatto scenografico la Exalt, una vettura che prefigura l evoluzione della classica berlina a tre volumi e le future linee del design della Casa del Leone. «Fra le innovazioni che si trovano nell Exalt spiega Gilles Vidal, direttore dello Stile Peugeot c è l impiego di particolari materiali per alcuni componenti dell abitacolo attraverso una tecnica che definiamo upcycling. Apparentemente alcuni elementi della plancia e del tunnel centrale sembrano di legno o di marmo, in realtà si tratta di carta. È un materiale ottenuto riciclando e pressando vecchi quotidiani fino a ottenere dei grossi blocchi che poi sagomiamo nelle forme più varie». E veniamo alle vetture stradali. La 208, passando per la 308, fino all ammiraglia 508 recentemente rinnovata. La famiglia 208 rende omaggio alla mitica progenitrice, la 205 GTI con la serie speciale la 30th Edition, aggressiva nell aspetto, ma anche molto veloce grazie al 1600 cc THP a benzina da 208 CV. «È il risultato di una cura meticolosa di Peugeot Sport che ne ha esaltato le qualità sportive. Ma non è una show car: arriverà a novembre al prezzo di euro», conferma Franzetti. La 308, invece, vede aggiungersi agli allestimenti la versione GT. «Un allargamento di gamma logico, che aggiunge qualcosa di più ad un modello di gran successo». Una variante aggressiva, ma non troppo, anzi persino discreta nelle colorazioni scure che quando arriverà sul mercato verrà equipaggiata coi motori più potenti a disposizione del marchio: il 1600 cc THP 205 CV a benzina e il 2000 cc BlueHDI da 180 CV a gasolio. Completa la presenza al Salone la ristilizzata 508: il nuovo frontale con i gruppi ottici a led ha visivamente ringiovanito la vettura che in Italia sarà disponibile soltanto in versione station wagon. E l abitacolo guadagna una diversa console centrale e un sistema d infotainment di nuova generazione. In aggiunta, i motori della 508 sono tutti aggiornati per rispettare la normativa Euro 6. Al vertice dell offerta 508, si conferma la RXH, cioè la versione ibrida (diesel+elettrico, un invenzione di Peugeot) a trazione integrale.

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19 Sabato 19 L incubo del 2020: i costruttori chiedono pietà alla Ue «Ridurre le emissioni costa euro in più a vettura» D al Salone dell auto di Parigi i costruttori europei lanciano a Bruxelles l allarme sulle prospettive che creerà l abbassamento dei target di emissioni ai 95 grammi di Co2 entro il 2020 deciso dal Parlamento Europeo. «Auspichiamo la creazione di una normativa sull ambiente più equilibrata in Europa, che permetta alle imprese di continuare a innovare con costi minori», ha detto nella riunione dell Acea (l associazione dei costruttori europei dell auto) che si è tenuta a margine del Salone il presidente di turno, nonchè patron dell Alleanza Renault- Nissan Carlos Ghon. E l amministratore delegato di Fiat Chrysler Sergio Marchionne che ha partecipato all incontro ha precisato che «se si abbassa la soglia cambia la natura industriale, i prezzi salirebbero e venderemmo meno auto. Con la nuova soglia fissata per il ha aggiunto Marchionne - si parla di euro di costi in più a vettura». «Bisogna consentire alle imprese di mantenere e rafforzare la leadership tecnologica e il ruolo di traino a livello di normativa che la nostra industria ha svolto tradizionalmente in Europa», ha detto Ghosn ricordando che l industria europea dell auto dà «occupa 12,7 milioni di persone, investe in ricerca e sviluppo 32,3 miliardi di euro all anno ed ha un fatturato di 843,4 miliardi, pari al 6,6% del Pil europeo». «Imporre regole ancora più stringenti prima che si crei un mercato per le auto elettriche e ibride plug-in», ha aggiunto Martin Winterkorn, numero uno del gruppo Volkswagen, primo costruttore in Europa (e nei primi 6 mesi dell anno anche mondiale), potrebbe essere «fatale» per l industria dell auto europea e per la sua competitività nello scenario mondiale. Winterkon ha ricordato che il gruppo Volkswagen investe da solo oltre 10 miliardi di euro all anno in ricerca e sviluppo. «In concreto - ha precisato - ogni singolo grammo di CO2 che noi tagliamo nella nostra flotta europea ci costa quasi 100 milioni di euro, che noi investiamo senza sapere se il nostro investimento verrà ripagato. Penso quindi che sia compito del business e della politica fare di tutto per confermare i target già decisi e rendere le auto elettriche e ibride plug-in un successo in larga scala». (Ferdinando Sarno) Si chiama Fresh Breeze il prototipo di un auto volante a emissioni zero testato nei giorni scorsi in Germania L intervista Ogni anno 1,3 milioni di morti sulle strade. L appello del presidente Fia, Todt: «Si investono somme ingenti contro malattie come Aids e Ebola che causano molte meno vittime Preziosa la tecnologia della Formula 1» Jean Todt, presidente Fia Sicurezza al volante «Va coinvolta l Onu» DI PAOLO CICCARONE È un pallino che ha in testa da anni Jean Todt, presidente della Federazione Internazionale dell Automobile, a proposito della relazione fra le corse e la strada, soprattutto in materia di sicurezza. Si batte da anni per trasferire poi su strada quello che si è imparato, eppure, come dimostra l incidente di Jules Bianchi domenica scorsa nel GP del Giappone, per quanto si faccia, non basta mai. Il concetto base è uno solo: se in pista si va forte e si rispettano le regole, non si capisce perché su strada, dove si va meno forte, non si possa fare lo stesso e salvare delle vite. Ogni anni nel mondo 1,3 milioni di persone muoiono e 50 milioni restano ferite in seguito ad incidenti stradali. Cosa si può fare per frenare questa strage? «Fondamentale è coinvolgere i grandi organismi internazionali. L Onu ad esempio investe somme ingenti per combattere malattie come Aids, Ebola o altre che causano molte meno vittime, mentre non fanno nulla per questa emergenza». Il comportamento corretto di chi guida però rimane fondamentale... «Certo. Quando si parla di vittime della strada, invece, dipende solo da noi e dal comportamento che manteniamo, della mancanza di rispetto verso pedoni e ciclisti e delle regole elementari. In Italia, abbiamo 3600 morti l anno, molti meno rispetto al passato ma sempre troppi. E lo dobbiamo principalmente alla mancanza di rispetto delle norme basilari. Su questo possiamo intervenire e se un pilota, una competizione, sono un esempio, devono esserlo positivo per far capire, specie ai giovani, che la pista è una palestra di vita, dove anche andando veloci tutti devono rispettare le regole». A Monza, nei giorni del Gran Premio, lei ha parlato anche di un altro aspetto che miete tante vittime, il colpo di sonno... «Sì, oltre il 20% dei morti sono dovuti a questa patologia di cui molti soffrono ma non ne sono consapevoli. Riferendosi all Italia si tratta di 800 vittime dovuti a questa patologia che colpisce all improvviso e non lascia scampo. Dobbiamo lavorare per limitare le vittime e conoscere anche questo fenomeno». Quando si parla di circuiti si parla anche di infrastrutture, negli ultimi anni sono migliorati e cambiati, invece le nostre strade non sempre sono a questo livello «In Formula 1 quello di Bianchi è il LA NOVITÀ Ford lancia le cinture con air-bag integrato A Bimbinfiera, la kermesse dedicata al mondo delle famiglie e dei bambini svoltasi a Novegro, Ford ha presentato per la prima al pubblico italiano le innovative cinture di sicurezza con airbag integrato inventate per incrementare la sicurezza dei passeggeri che siedono sui sedili posteriori dell auto in caso di impatto. Il sistema è progettato per proteggere testa, collo e busto, specialmente nel caso di passeggeri più vulnerabili, come i bambini e le persone anziane. Grazie all air-bag, la forza dell urto viene assorbita da un area cinque volte superiore rispetto a quella di una cintura tradizionale. Debutteranno a bordo della nuova Ford Mondeo, che sarà lanciata all inizio del 2015, e saranno successivamente offerte a bordo di altri modelli Ford. primo incidente grave da 20 anni a questa parte. Il travaso alle auto stradali delle tecnologie che garantiscono l incolumità dei piloti in F.1 è fondamentale. Per quanto riguarda le strade invece, molto dipende dai governi e dai loro investimenti. In alcuni paesi la situazione è buona, in altri meno. Diciamo che sotto questo aspetto si può fare molto, non solo per la sicurezza ma anche per le nuove forme di mobilità, penso a quella elettrica, che necessita di apposite strutture». Quest anno in Formula 1 ci sono i motori ibridi, con la stessa potenza di quelli dell anno scorso, ma con consumi più bassi del 40 per cento «Avere la stessa potenza dei motori e consumare il 40% meno vuol dire che domani possiamo trasferire sulle strade questi concetti. È una rivoluzione importante per la diminuzione dell inquinamento, delle cilindrate più piccole dei motori e per la durata delle batterie. Peccato che questa rivoluzione, così importante per le Case auto e per la salute dei nostri figli, non sia stata divulgata in maniera corretta e come a- vrebbe dovuto essere, invece si parla di formula noia e altro ancora, dimenticandosi che abbiamo auto potenti, quasi più veloci di quelle dell anno scorso, meno inquinanti e con meno consumo». E poi è partita la Formula E, la serie con La tendenza monoposto elettriche «È una nuova sfida. Importante per tutti. A Pechino c è stata la prima gara, vedremo come evolverà, ma anche in questo caso abbiamo il dovere morale di sostenere questa nuova serie, che propone u- na mobilità che potrebbe essere il futuro delle nostre città». Una Smart dopo il crash-test EuroN Cap al quale viene sottoposta ogni vettura per valutarne la sicurezza Ma dove vai se l ibrido non ce l hai? L attacco della ricarica della Mercedes S500 Plug-in hybrid DI FERDINANDO SARNO A lle prese con vincoli ambientali e normative sempre più severe, l auto del futuro diventerà più frugale e dotata di tecnologie ibride, mentre il diesel perderà la sua attrattiva. Prospettive ancora una volta rimandate invece per l auto elettrica che, anche se sovvenzionata dal governo in alcuni Paesi e da massicci investimenti di importanti produttori, sta ancora lottando per mantenere le sue promesse. Le cifre lo dicono con chiarezza: su modelli di vetture prodotti nel 2013, solo due erano elettrici e diventeranno 9 su mille nel 2020, mentre gli ibridi dovrebbero raggiungere il 4,7% del mercato mondiale in sei anni, contro il 2,9% del La tendenza insomma è segnata. Anche se il diesel in Europa rappresenta ancora la scelta preferita dalla maggior parte degli acquirenti che vogliono risparmiare sui consumi, il mercato è sceso dell 8% dal 2012 e tutti gli esperti sono d accordo sul fatto che i costi della motorizzazione aumenteranno con lo sviluppo delle nuove norme Euro 6 rendendolo meno conveniente. Normale che i costruttori si adeguino, così al Salone di Parigi va in scena una specie di festival Volkswagen, con la Passat GTE, e Ford con la Mondeo si adeguano. Ma anche i marchi di lusso non possono più farne a meno: così ora la Lamborghini Asterion ha 910 CV ma emissioni nocive uguali a quelle della Panda dell ibrido che ha contagiato tutti i marchi (Fiat a parte) e invaso ormai anche il segmento del lusso. Significativo che marchi di assoluta elite come Lamborghini presenti un mostro ecologico come la Asterion LPI che a fronte di 910 CV ottenuti con un 5.2 litri 10V e tre motori elettrici, promette le stesse e- DA SAPERE IL BOOM DELLE IBRIDE PLUG-IN Variante dell ibrida pura (nella quale il motore elettrico si alimenta automaticamente attraverso l impianto frenante a recupero d energia o tramite il generatore di bordo), l auto ibrida elettrica plug-in (in sigla PHEV: plug-in hybrid electric vehicle) è un tipo di vettura le cui batterie possono essere caricate anche senza l ausilio del motore a combustione, utilizzando una fonte di energia elettrica esterna collegata attraverso sistemi a cavo. missioni nocive di una Panda. Nel club del lusso green svetta poi Porsche che presenta l inedita Cayennne S E- Hybrid annuncia consumi medi di 3,4 litri/100 km (29,4 km/litro) ed emissioni di CO2 non superiori a 79g/km. Ma la signora delle ibride è la Mercedes Classe S Plug-in Hybrid che sposa un motore elettrico da 85 kw con un V6 biturbo benzina da 245 Cv, per un consumo medio di 2.8 litri per 100 km. Tornando sulla terra, alle vetture cioè accessibili dai comuni mortali, non è un caso che Volkswagen e Ford abbiano inserito in gamma la doppia alimentazione anche sui loro modelli più popolari. Il costruttore tedesco a Parigi lancia così la Passat in versione GTE, con motore TFSI da 156 Cv, combinato con un elettrico da 115 Cv e 400 Nm di coppia per raggiungere 220 km/h di velocità. Dopo diversi stadi di sviluppo invece Ford introduce l ultima generazione Mondeo che in versione ibrida contiene le emissioni di CO2 in 99 g/km. Variazione sul tema per il gruppo PSA Peugeot-Citroen, che ha optato per un sistema ibrido inedito: al posto di essere stoccata all interno della batterie, pesanti e complesse, l energia risiede dentro un serbatoio d aria ad alta pressione comandato da una valvola idraulica. Montato sulla Peugeot 2008 e sulla Citroen C4 Cactus, secondo la PSA questo propulsore permette di limitare i consumi a due litri ogni cento chilometri. Ancor meglio (ma a livello per ora ci concept car) dice di aver fatto Renault, che ha annunciato di aver raggiunto la cifra simbolica di un litro ogni 100 km in una vettura di taglia simile a quella della Clio. Il veicolo, l Eolab, è un i- brido che ricorre a materiali alleggeriti e un aerodinamica studiata per ridurre i consumi. Protagonista per l impegno speso nel progresso dei veicoli ibridi è il gruppo Toyota che con Lexus a Parigi espone la NX, prima crossover compatta premium ibrida, e il trasgressivo C-HR concept al cui design sarà ispirato il futuro linguaggio dello stile Toyota. Ma il gigante giapponese va oltre con il grande successo della Yaris Ibrida e con la FCV, prima berlina di serie alimentata da fuel cell a idrogeno, dal prossimo anno disponibile anche in Italia.

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