FONDATO NEL Dicembre La festa raccontata da Dickens e Disney Natale, sapete tutto? Domani GIANNELLI di Margherita De Bac

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1 SABATO 29 NOVEMBRE In Italia EURO 1,90* (CON IO DONNA ) ANNO N > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel Non solo immigrati SE CAMERON GIOCA SULL EUROPA di Antonio Armellini David Cameron non vuole convincersi che, inseguendo gli estremisti antieuropei dell Ukip sul loro terreno, rischia di finire in un vicolo cieco. Le sue dichiarazioni sull immigrazione sono state accolte con scherno da Nigel Farage il quale ha in mente solo la secessione e non gli consentiranno di recuperare granché dei voti perduti alla sua destra. I conservatori moderati che in Europa ci vorrebbero restare, anche se obtorto collo, potrebbero reagire negativamente ai suoi toni urlati e rivolgersi verso la linea euroscetticamente ragionevole del Labour di David Miliband. Rivendicando il diritto di limitare il welfare per i lavoratori dell Unione Europea in Gran Bretagna, Cameron è stato attento a non attaccare il principio comunitario della libera circolazione. Lo ha anzi ribadito, sia pure in linea generale, al fine di ricavarsi una zona grigia per una trattativa al cui esito ha subordinato la possibilità che Londra resti nell Ue. Non che nelle cose che ha detto sia tutto sbagliato: eccessi nel ricorso a un sistema sociale generoso come quello inglese ce ne sono anche altrove, ma i Trattati esistenti offrono gli strumenti per contrastarli. Nel proporre misure unilaterali egli ha adombrato un mercato del lavoro in cui ai cittadini europei verrebbe riservato un trattamento differenziato a seconda della loro provenienza e delle convenienze politiche (incurante delle battute sugli «idraulici polacchi», si è subito affrettato a rassicurare la Primo ministro di Varsavia, Ewa Kopacz, che le nuove misure non avrebbero discriminato i suoi cittadini). continua a pagina 29 IAN McEWAN Tempi liberi LA BALLATA DI ADAM HENRY EINAUDI FONDATO NEL 1876 GIANNELLI Domani Le idee «Così Don Winslow mi ha insegnato i segreti del noir» Fabio Volo nel supplemento Colloquio con Berlusconi «Per il Quirinale una soluzione condivisa. Amato ha il profilo giusto» «Prima il Colle, poi le riforme» Grillo fa mezzo passo indietro: sono stanchino. Un direttorio lo affiancherà Berlusconi vuole entrare nella partita per il futuro inquilino del Colle. E vuole farlo presto: «Prima il Quirinale, poi le riforme», è la tempistica suggerita a Renzi. Punta a un nome condiviso e indica Amato. Svolta nei 5 Stelle: Grillo si dice «stanchino» e mette alla guida del movimento un direttorio di 5 parlamentari di fiducia. da pagina 2 a pagina 6 Buzzi, Dellacasa, Gasperetti SETTEGIORNI di Francesco Verderami «Niente nomi di partito» ono partigiano» sorride Berlusconi, «S nel senso che è di parte: «E partigianamente penso che prima venga l elezione del presidente della Repubblica e poi vengano le riforme». Renzi è servito, è proprio quello che non voleva sentirsi dire. continua a pagina 6 Il viaggio L incontro con Erdogan Apertura al dialogo con l Islam La scelta del Papa in Turchia di Gian Guido Vecchi 25 Dicembre La festa raccontata da Dickens e Disney Natale, sapete tutto? Sono 11 le morti sospette per i vaccini Possibile il ritiro di altri lotti dell antinfluenzale. Il primo allarme tre settimane fa LA PROCURA: CORRUZIONE «Il pd Di Stefano comprò la laurea» di Fiorenza Sarzanini na laurea in Scienze giuridiche pagata 12 mila euro e U comprata con i soldi della Regione Lazio. È la nuova accusa contro il deputato del Pd Marco Di Stefano della Procura di Roma, che lo ha indagato per corruzione. a pagina 23 Luca Mastrantonio a pagina 31 l Papa in Turchia incontra Erdogan (foto) e chiede I dialogo fra le religioni. Ricorda le violenze patite in Iraq e Siria «specialmente da cristiani e yazidi» e avverte: le armi, contro il terrorismo, non bastano. a pagina 13 - a pagina 29 l analisi di Alberto Melloni di Margherita De Bac ossibile il ritiro di nuove P partite di vaccino antinfluenzale, mentre salgono a 11 le morti sospette e si moltiplicano le segnalazioni di decessi avvenuti a ore dalla somministrazione di Fluad. Sono 500 mila le dosi ritirate perché potenzialmente dannose. Le morti sospette sono state registrate dal sistema di vigilanza dell Agenzia nazionale del farmaco. I pazienti sarebbero deceduti dopo la profilassi. alle pagine 16 e 17 di Gian Antonio Stella CASO DOPING, L ACCUSA Kostner e le bugie Ora rischia 4 anni di Gaia Piccardi a Procura antidoping del L Coni ha chiesto quattro anni e tre mesi di squalifica per la pattinatrice Carolina Kostner con l accusa di omessa denuncia e di aver aiutato il fidanzato Alex Schwazer a eludere i controlli. a pagina 58 Arzilli IL PERSONAGGIO IL PATRIMONIO DILAPIDATO ono un po stanchino», «S ha scritto sul suo blog citando Forrest Gump. C è da credergli: come Tom Hanks nel film di Robert Zemeckis era partito così, senza una meta precisa («Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po») e si era ritrovato con l illusione di avere in pugno il Paese. Dove abbia cominciato, Beppe Grillo, a sprecare l immenso patrimonio che di colpo si era ritrovato in dote alle elezioni del 2013 non si sa. continua a pagina 5 AP / GREGORIO BORGIA Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it INTERVISTA CON D ALEMA «Renzi guarda al passato La Terza Via non serve più» di Paolo Valentino u positiva, anche per «F l Italia. Ma 15 anni fa: oggi non ha nessun significato». Massimo D Alema boccia il ritorno alla Terza Via di cui nel 1999 fu protagonista con Clinton e Blair. Lo «sforzo di far incontrare i principi del socialismo con una visione di tipo liberale» oggi non serve. «Trovo incredibile che dice l ex premier per offrire un retroterra teorico nobile al governo Renzi si faccia un operazione anacronistica». a pagina 9 PIL, RALLENTA IL CALO. 400 MILA POSTI FISSI IN PIÙ Italia a crescita zero Nuovo record dei senza lavoro I disoccupati sono 3,4 milioni, pari al 13,2%: il peggior dato dal 1977, quando sono iniziate le serie Istat. A sorpresa, però, crescono gli occupati: più 122 mila dall ottobre E per il governo sono 400 mila i nuovi posti fissi nell ultimo trimestre. Nello stesso periodo l Istat indica però stagnazione con crescita attesa pari a «zero». a pagina 11 Di Frischia A MARZO LE PAGELLE DI ROMA E PARIGI I giudizi flessibili della Ue irritano Spagna e Irlanda di Luigi Offeddu rancia e Italia «graziate» dall Unione Europea. E scatta la rivolta dei piccoli. La Commis- F sione rinvia a marzo la scelta sulle sanzioni a Roma e Parigi. E Atene, Madrid, Lisbona e Dublino ricordano le cure cavalline subite in questi anni. a pagina 10

2 2 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera Primo piano Il Movimento Il leader crea un direttorio con 5 vice, plebiscito tra gli iscritti al blog Dissidenti in rivolta, gelo dai parlamentari. Il capogruppo: non ci sto «Io stanchino». La svolta di Grillo La vicenda Nel 2010 il M5S elegge 4 consiglieri regionali tra Piemonte ed Emilia, due anni dopo il primo sindaco di un capoluogo: Pizzarotti a Parma L ingresso in Parlamento alle Politiche 2013: con il 25,6%; ottiene 109 seggi alla Camera e 54 al Senato Il 30 aprile 2013 è espulso il senatore Mastrangeli Primavera 2013: una senatrice viene cacciata, lasciano 2 deputati e 3 senatori. È la prima ondata di addii. Ne seguiranno altre a febbraio e marzo 2014: ad aprile sono 19 i fuoriusciti Dopo la campagna #vinciamonoi, il risultato delle Europee (21,2%) delude il M5S, quasi doppiato dal Pd Nuove polemiche, dopo gli scarsi risultati delle Amministrative Altre espulsioni. E ieri Grillo: sono stanchino. Nasce il direttorio a 5 MILANO Una accelerazione nel mezzo della tempesta, con i parlamentari e la base però ancora in subbuglio. Una mossa per uscire più in fretta, più compatti e più organizzati dal caos, almeno secondo le intenzioni del leader. Beppe Grillo, il giorno dopo le espulsioni dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, con il gruppo parlamentare a un passo dalla scissione, apre ufficialmente la nuova fase del Movimento. «Il M5S ha bisogno di una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale. Questo è un dato di fatto. Io, il camper e il blog non bastiamo più. Sono un po stanchino, come direbbe Forrest Gump», scrive il leader. E lancia la sua proposta: «Pur rimanendo nel ruolo di garante del M5S ho deciso di proporre cinque persone, tra le molte valide, che grazie alle loro diverse storie e competenze opereranno come riferimento più ampio del M5S in particolare sul territorio e in Parlamento». I cinque vice del «direttorio» come viene bollato da attivisti ed eletti pentastellati sono tutti fedelissimi: Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia. La scelta apre un polverone tra i parlamentari: «È la fine dell uno vale uno», commentano alcuni esponenti. Federico Pizzarotti è anche più lapidario e sarcastico: «Uno vale», twitta. C è chi promuove campagne sui social network contro il supporto ai colleghi. Un gruppetto di 10 deputati lancia l hashtag #BeppeQuestaVoltaNonCiSto. Tra loro Artini, ma anche il capogruppo alla Camera Andrea Cecconi e gli ex capigruppo Alessio Villarosa e Giuseppe Brescia. «Non è detto poi che sia un incarico a vita», osserva Cecconi. «Se vince il sì diventeremo un partito scrive invece su Facebook Patrizia Terzoni ed io non voglio far parte di un partito. Le sovrastrutture lasciamole al Pd». Altri due parlamentari, Daniele Pesco e Dino Alberti, preannunciano le loro dimissioni in caso di vittoria del sì, Pizzarotti Campagna contro sui social network Pizzarotti commenta: uno vale che puntualmente arriva. Per i cinque nuovi «garanti» è un plebiscito: il 91,7% vota a favore. Sul blog partecipano 37 mila iscritti, diecimila in più rispetto alla consultazione di ventiquattr ore prima su Artini e Pinna (che ieri via web sono stati banditi dal parlare a nome del Movimento, ndr). Grillo commenta: «Siamo pronti a costruire il futuro del M5S». «Grazie a tutti. Sentiamo sinceramente il senso di responsabilità», postano i nuovi «vice». Poche parole spiegano fonti vicine ai pentastellati per «evitare strumentalizzazioni e non dare adito a nuove polemiche». Ma la situazione all interno dei Cinque Stelle è tutt altro che tranquilla. I mal di pancia crescono. Sulla Rete qualche militante polemizza, citando le regole del «Non-statuto», che prevede una rappresentanza politica dei Cinque Stelle «senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi». Ma è chiaro ormai che il Movimento sta cambiando pelle e che queste metamorfosi rischiano anche di lasciare il segno. A Roma vanno in scena due riunioni distinte: da una parte i dissidenti, prossimi alla rottura, dall altra i deputati, soprattutto ortodossi. Il nuovo direttorio viene accolto dal silenzio: in aula solo I numeri Al voto sul web 37 mila iscritti, 10 mila in più rispetto al giorno prima sul caso espulsioni una trentina di deputati (su oltre cento totali) danno l idea del distacco, dello scollamento tra i parlamentari e la decisione dei leader. L ala critica invece si sonda, si pesa, tiene i contatti con Parma, con quella parte del Movimento che si ritiene delusa (ed esclusa) dalle scelte di Grillo e Casaleggio. Artini torna ad attaccare. Ironizza sul collegio dei garanti, «un altro chiaro esempio di democrazia!». E aggiunge: «Sono nomi imposti dall alto, senza la consultazione dei gruppi parlamentari e dell assemblea, che invece doveva potersi esprimere». L assemblea congiunta, in realtà, è stata convocata per martedì: servirà proprio per ratificare le ultime espulsioni, ma potrebbe anche trasformarsi nell ultimo atto dei Cinque Stelle nei modi e nei numeri che hanno avuto finora in Parlamento. E. Bu. La citazione Beppe Grillo come Forrest Gump, che si ferma dopo una corsa durata anni. Il fotomontaggio illustra sul blog la citazione: «Sono un po stanchino» Il sondaggio Tra i cinque «vice» nominati ieri potrebbe emergere il nuovo leader del M5S. Su Corriere.it potete votare quello che vi convince di più La curiosità Il dentista di Beppe: nel mio studio con Piano e Bersani Cosa hanno in comune Giorgio Albertazzi, Beppe Grillo, Gino Paoli, Adriano Celentano? Il dentista: Flavio Gaggero, 78 anni, genovese. È stato Albertazzi a stuzzicare la curiosità raccontando al Fatto di aver conosciuto Grillo «nello studio del mio dentista». «Ah sì dice il dottor Gaggero, da Pegli dove abita mi ricordo quando si sono incontrati. Due personalità fortissime, due mattatori. Si sono stati subito simpatici. Albertazzi lo conosco da almeno 40 anni, Beppe da meno, saranno 25». Gaggero racconta che Albertazzi è andato a trovarlo un mesetto fa: «Ha preso un libro di poesie di Oscar Wilde dalla libreria ha iniziato a leggerlo, poi l ha chiuso e ha continuato a memoria, in inglese. Ha una testa, quell uomo...». Quanto a Grillo è solo di poche settimane fa la «spedizione» che ha fatto insieme con il dentista in un ricovero per anziani: «Beppe ha una dolcezza infinita. Questo è un aspetto che si conosce poco di lui. Da anni il giorno di Natale andiamo insieme in un orfanotrofio, un ospizio, un reparto lungo degenti, e Beppe riesce sempre a far scoppiare la risata. Quanto alla politica, Beppe crede profondamente in quello che dice, sono anni che mi parla di ecologia». Tutti pazienti ma, in realtà, amici: «Io e Renzo Piano da bambini andavamo a scuola insieme, e nella classe vicina c era Gino Paoli, facevamo gruppo». Così capita che nello studio di Gaggero si incontrino anche Bersani o Piano, o Celentano. Pure don Gallo era di casa. Erika Dellacasa PERCHÉ ACCONTENTARSI DI ESSERE PRECISI QUANDO SI PUÒ ESSERE I PIÙ PRECISI? MASTER TOURBILLON DUALTIME. Calibro Jaeger-LeCoultre 978B con data a scatto brevettata. Vincitore del primo Concorso Internazionale di Cronometria del ventunesimo secolo, tenutosi sotto la supervisione dell Osservatorio di Ginevra, il Calibro Jaeger-LeCoultre 978 vanta una precisione impareggiabile in una nuova cassa in oro rosa dal diametro di 41,5 mm. 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3 Corriere della Sera Sabato 29 Novembre I profili Ecco chi sono i cinque incaricati da Grillo come coordinatori del Movimento, decisione poi ratificata dalla Rete 1) Alessandro Di Battista, 36 anni, romano, deputato, già collaboratore del blog di Grillo, è stato cooperatore in Centro e Sudamerica 2) Luigi Di Maio, 28 anni, di Avellino, è vicepresidente della Camera. Quando ha concluso la kermesse del Circo Massimo, a ottobre, si è parlato di lui come leader del M5S 3) Roberto Fico, 40 anni, napoletano, deputato, è presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai da giugno ) Carla Ruocco, 41 anni, di Napoli, deputata, è stata revisore contabile per Ernst & Young. Alla Camera è vicepresidente della commissione Finanze 5) Carlo Sibilia, 28 anni, di Avellino, deputato. È segretario della commissione Esteri. Coinvolto in polemiche per alcune affermazioni: tra cui l aver negato che lo sbarco sulla Luna fosse mai avvenuto Il retroscena di Emanuele Buzzi MILANO Una svolta improvvisa, sì, ma maturata da tempo. Fin dallo scorso marzo, con i primi apprezzamenti pubblici a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. L idea del «direttorio» a Cinque Stelle nasce in primavera, in un momento difficile per il Movimento la campagna elettorale per le Europee alle porte e i problemi di salute di Gianroberto Casaleggio, oltre a uno scenario politico mutato con il governo Renzi e prosegue, si sviluppa nei mesi. A Roma da tempo si parla della «necessità di una struttura organizzativa», come la definisce uno dei fedelissimi. Un domino ramificato questo il quadro che viene esposto da fonti vicine al Movimento che non dovrebbe fermarsi al solo direttorio. La «fase 2.0» dei Cinque Stelle è e vuole essere «più politica» sin dalla forma. «Più snelli, più coesi», recita un ortodosso. E nei fatti questo si traduce anche con una struttura gerarchica più rigida, più simile ai modelli dei partiti, tanto odiati dal popolo pentastellato. Ecco allora i «Cinque vice» (un triumvirato campano e un duo del Lazio, come a voler spostare anche gli assetti geografici del Movimento), Carta bianca ai cinque fedelissimi: ambasciatori anche con il Pd Il piano in cantiere da mesi: l obiettivo di dare al movimento una struttura «più politica» ma non solo. In questi giorni a Milano, negli uffici della Casaleggio associati,ci sono stati contatti e sono transitati alcuni parlamentari ed esponenti locali (in primis Nicola Morra e Massimo Bugani), ma anche appunto gli stessi Di Maio e Fico. E nei prossimi giorni sono attesi altri pentastellati. Filo conduttore: le Regionali, sia quelle appena trascorse sia quelle in programma nel I fondatori puntano sul rilancio. Ecco allora i parlamentari come «referenti per il territorio» dice una fonte : un modo anche per placare l'emorragia di liti tra i meet-up locali e creare un «filo diretto con quello che accade a Roma». Oltre all organizzazione, rispunta l agenda dei temi. Sono allo studio nuove strategie per contrastare il ritorno prepotente della Lega al Nord, senza però snaturare il Movimento. Ma non solo, sarà rivendicato un «maggior pragmatismo» in vista delle prossime elezioni, forse già nella selezione dei candidati. 91,7 la percentuale dei voti favorevoli, ieri sul blog di Grillo, al nuovo direttivo del M5S: i sì, su votanti in totale Il sindaco e la compagna critici sulla linea La fronda di coppia in casa Nogarin Il bacio Anna Mainardi con il compagno Filippo Nogarin LIVORNO Filippo e Anna non lo dicono, ma quelle espulsioni hanno fatto star male anche loro. Che mai avevano criticato le scelte di Beppe Grillo. Non sono una coppia qualunque Filippo Nogarin, sindaco pentastellato di Livorno e la compagna Anna Mainardi, «tesoriera» dei Cinque Stelle locali e le dichiarazioni (di lui) e la decisione (di lei) di unirsi ai cinquanta attivisti che giovedì sera hanno «assediato» la villa di Grillo a Marina di Bibbona fanno discutere. «Sono andata per capire che cosa stesse accadendo», fa sapere Mainardi, ma in molti associano quell esserci a qualcosa di più, e ricordano Anna, professione commercialista, come un attivista razionale, capace di dimostrare le «spese pazze» elettorali del Pd, cento volte superiori a quelle del marito. E lui parla di metodo «inopportuno» e si chiede «se tutto questo fosse davvero così necessario». Marco Gasperetti E proprio in questo contesto entra il nuovo direttorio: i cinque vice saranno, di fatto, gli ambasciatori dei pentastellati, i mediatori per i problemi interni (sia della base sia dei parlamentari) e, in seconda battuta (dopo i passaggi del caso sulla Rete) per eventuali trattative con «metodo 5 Stelle» con altri partiti, Pd in primis. Saranno, insomma, un cuscinetto nelle scelte e nelle noie che affliggono i leader. «I ruoli e le strutture di Camera e Senato non cambieranno», assicurano nel Movimento, spiegando che «quello del direttorio è un organismo indipendente». Grillo e Casaleggio viene ribadito «sono e restano patrimonio dei Cinque Stelle, loro continueranno a gestire l attività». Non è stata ancora rivelata la durata del mandato, che «potrebbe anche non avere limiti temporali». Ma i programmi del direttorio passeranno per forza dal confrontoscontro con i dissidenti. Ieri sera la riunione fiume dell ala critica anche qui una trentina i presenti si è conclusa con un nulla di fatto. Intanto all orizzonte c è l assemblea che dovrebbe ratificare le ultime espulsioni. Lì, probabilmente, ci sarà la resa dei conti. Quello che è certo è che un possibile strappo porterebbe a un distacco di una parte significativa della base in alcune regioni. E anche i meetup si stanno dividendo: alla kermesse organizzata da Federico Pizzarotti a Parma il prossimo 7 dicembre sono attesi rappresentanti degli attivisti dei principali capoluoghi, Genova compresa, e in alcune regioni si stanno organizzando pullman per partecipare all incontro. Quattroruote + Dueruote 6,50 Solo Quattroruote 5,00 NUOVO QUATTRORUOTE L, EVOLUZIONE DELLA SPECIE TANTE NOVITA PER LA PASSIONE DI SEMPRE. Dal 56 Quattroruote nutre la nostra passione per l automobile. Oggi Quattroruote cambia e diventa ancora più inimitabile. 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5 Corriere della Sera Sabato 29 Novembre Primo piano Il Movimento La carriera Beppe Grillo, 66 anni, è nato e cresciuto a Genova, nel quartiere di San Fruttuoso. Ha un diploma in Ragioneria Negli anni 70 si esibisce nei cabaret. Pippo Baudo lo lancia in tv come comico nei programmi Secondo voi, Luna Park e Fantastico. Ha condotto 3 volte il Festival di Sanremo, partecipando in altre edizioni come ospite. Negli anni 80 è il boom con le trasmissioni Te la do io l America e Te lo do io il Brasile Negli anni 90 porta sulle scene i suoi recital incentrati su tematiche ambientali e di denuncia politica Nel 2005 inaugura il suo blog ed è anche ispiratore di liste civiche che portano il suo nome, insieme a Gianroberto Casaleggio. Tra le iniziative da lui lanciate, i Meetup: tramite il blog, promuove la costituzione di questi gruppi di cittadini, con sede nelle varie città italiane e in contatto tramite Internet per organizzare riunioni periodiche ed occuparsi dei problemi locali Nel 2008 Grillo annuncia sul blog l avvio di una fase di partecipazione politica diretta attraverso «liste civiche a 5 stelle», portatrici delle istanze degli attivisti e da lui certificate. Il 4 ottobre 2009 nasce il Movimento 5 Stelle, di cui Grillo si dichiara «garante» SEGUE DALLA PRIMA LA PARABOLA DI GRILLO Crisi di un leader che si era illuso di poter avere il Paese in pugno Ieri e oggi Dalla foto grande in alto in senso orario: Beppe Grillo a maggio con una corona di alghe; con Pippo Baudo nell 86 a Fantastico 7; in piazza Maggiore a Bologna nel marzo 2010; a Marina di Bibbona con il volto completamente coperto; il 10 ottobre 2012 la traversata a nuoto dello Stretto di Messina Forse il giorno in cui apparve sulla spiaggia davanti alla sua villa con quella specie di scafandro, misterioso e inaccessibile come un afghana sotto il burka. Forse quando, avvinazzato dai titoli dei giornali di tutto il mondo, rifiutò per settimane ogni contatto con la «vil razza dannata» dei giornalisti nostrani compresi quelli corteggiati nei tempi di vacche magre. Forse quando, scartando a priori ogni accordo, plaudì ai suoi che rifiutavano perfino di dire buongiorno agli appestati della vecchia politica o si disinfettavano se per sbaglio avevano allungato la mano a Rosy Bindi. O piuttosto la sera in cui strillò al golpe e si precipitò verso Roma invocando onde oceaniche di «indignados»: «Sarò davanti a Montecitorio stasera. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Qui si fa la democrazia o si muore!». Dopo di che, avuta notizia di un atmosfera tiepidina, pubblicò un post scriptum immortale: «P.s. Arriverò a Roma durante la notte e non potrò essere presente in piazza. Domattina organizzeremo un incontro». E le barricate contro i golpisti? Uffa Certo è che mai ora, dopo aver perso tra abbandoni ed espulsioni 15 senatori e 7 deputati con la prospettiva di perderne altri ed essere uscito a pezzi dalle ultime regionali che aveva solennemente annunciato di stravincere («Ci dobbiamo prendere Calabria ed Emilia-Romagna. Sarà un successo, mai stato così sicuro») Grillo si ritrova a fare i conti con un dubbio: non avrà perso il biglietto della lotteria? Non sarebbe il primo. Smarrì il suo biglietto vincente Guglielmo Giannini, dopo aver portato con l Uomo Qualunque trenta deputati (tantissimi: il quadruplo degli azionisti) all Assemblea costituente. Lo smarrì Mario Segni, che dopo il referendum pareva destinato a raccogliere l eredità della Dc. Lo ha smarrito Antonio Di Pietro, del quale Romano Prodi disse «quello si porta dietro i voti come la lumaca il guscio». I voti perduti Il guaio è che lui stesso sembra sempre meno convinto di esser ineluttabilmente destinato a vincere. E fa sempre più fatica a spacciare per vittorie certe batoste. E in ogni caso, ecco il problema principale, sono sempre meno convinti di vincere quanti avevano visto in lui l occasione per ribaltare tutto. Non ripassano, certi autobus. Una volta andati, ciao. Prendete la Calabria: conquistò 233 mila voti (quasi il 25%), alle politiche del Ne ha persi l altra settimana duecentomila. E quando mai li recupererà più? Con questa strategia, poi! «Non ci sono più parole per descrivere il lento e inesorabile, ma tutt altro che inevitabile, suicidio del Movimento 5 Stelle», ha scritto ieri Marco Travaglio, che pure non faceva mistero di averlo votato. «Un suicidio di massa che ricorda, per dimensioni e follia, quello dei 912 adepti della setta Tempio del Popolo, che nel 1978 obbedirono all ultimo ordine del guru, il reverendo Jim Jones, e si tolsero la vita tutti insieme nella giungla della Guyana». Citazione curiosamente appropriata. Basti riprendere un numero di «Sette» del Il titolo di un intervista all allora comico diceva tutto: «Quasi quasi mi faccio una setta». Beppe Grillo non era già più «soltanto» un istrione da teatro. Girava l Italia in 60 tappe con lo show «Energia e informazione», irrompeva all assemblea della Stet rinfacciando all azienda telefonica i numeri hot a pagamento, attaccava le multinazionali, incitava ad «accelerare la catastrofe economica. Per l esplosione del consumismo. Potremmo comprare cose inesistenti: elettroseghe per il burro, spazzolini da due chili monouso che dopo esserti lavato una volta li butti in mare per ammazzare i pesci...». Faceva ridere. E spiegava che proprio per quello gli andavano dietro: «Perché sono un comico. Perché non fabbrico niente. Perché chi parla contro i gas fabbrica le maschere antigas. Invece io, non vendendo né gas né maschere antigas, sono credibile. Che ci guadagno?». Ed è su questa domanda che è andato a sbattere. Brutta bestia, il potere. Guadagnato quello, il bottino più ambito di chi fa politica, è andato avanti sparandola sempre più grossa. Nella convinzione che ogni urlo, ogni invettiva, ogni insulto portasse ancora voti, voti, voti...«ogni voto un calcio in culo ai parassiti che hanno distrutto il Paese». «Facendo a modo nostro saremo più poveri per i prossimi 4-5 anni, ma senza dubbio più felici». «Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno». «Il Parlamento potrebbe chiudere domani. È un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba maleodorante della Seconda Repubblica». «Bisogna ripulire l Italia come fece Ercole con le stalle di Augia, enormi depositi di letame spazzati via da due fiumi deviati dall eroe». Parole pesanti E via così. Anche sui temi più ustionanti, dove non è lecito esercitare il battutismo: «La mafia è emigrata dalla Sicilia, è andata al Nord, qui è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto». «Hanno impedito a Riina e Bagarella di andare al Colle per la deposizione di Napolitano per proteggerli: hanno già avuto il 41 bis, un Napolitano bis sarebbe stato troppo». «La mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale e non scioglieva i bambini nell acido. Non c è differenza tra un uomo d affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d affari no». Una cavalcata pazza. Perdendo uno dopo l altro amici, simpatizzanti, osservatori incuriositi. Di nemico in nemico. «Adesso Schulz dice che io sono come Stalin. Ma un tedesco Stalin dovrebbe ringraziarlo, altrimenti Schulz sarebbe in Parlamento con una svastica sulla fronte. Schulz, siamo un venticello, lo senti? Arriva un tornado, comincia a zavorrarti attaccato alla Merkel perché ti spazzeremo via». «Noi non siamo in guerra con l Isis o con la Russia, ma con la Bce!». «Faremo i conti con i Floris e i Ballarò Io non dimentico niente. Siamo gandhiani ma gli faremo un culo così». E poi barriti contro le tasse: «Siete sicuri che se pagassimo tutti le tasse questo Paese sarebbe governato meglio? Ruberebbero il doppio». Contro l ultimo espulso: «Un pezzo di merda». Contro Equitalia: «È un rapporto criminogeno tra Stato e cittadini». Contro l inceneritore di Parma: «Chi mangerà il parmigiano e i prosciutti imbottiti di diossina?» Contro gli immigrati: «Portano la tubercolosi». Sempre nella convinzione che il «suo» movimento potesse prendere voti a destra e a sinistra, tra i padani e i terroni, tra i qualunquisti e i politicizzati al cubo. Un «partito-tutto» contro tutto e tutti. Finché, di sconfitta in sconfitta, non si è accorto che qualcosa, nel rapporto col «suo» popolo, si stava incrinando. Che lui stesso stava smarrendo l arte superba di saper mischiare insieme la potenza della denuncia e la leggerezza dei toni. Finché arrivò il momento che, in una piazza qualsiasi, si accorse che la solita battuta non tirava più. Capita anche ai clown più ricchi di genio. Ma loro, se vogliono, possono inventarsi un altro numero. Gian Antonio Stella

6 6 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera Primo piano SetteGiorni di Francesco Verderami Il centrodestra «Al Quirinale una figura condivisa Noi voteremmo uno come Amato» Colloquio con Berlusconi: prima il Colle, poi le riforme. Draghi? Mi risulta che non sia disponibile SEGUE DALLA PRIMA Ma visto che il premier sulla legge elettorale aveva «modificato il patto in corso d opera», il Cavaliere ha deciso di prendersi la rivincita, e approfittando dell imminente corsa per il Colle chiede ora di cambiare il timing: intanto si stringa l accordo sul prossimo inquilino del Quirinale, dopo si chiuderà l intesa sull Italicum e le riforme costituzionali. È chiaro che non è più la stessa cosa. Il leader di Forza Italia dà la sua spiegazione «partigiana» in un ritaglio di tempo tra la rituale visita settimanale al Milan e un appuntamento «dove sto arrivando in ritardo». E il quadro che delinea, a suo giudizio, impone il cambio di programma: «Il Paese vive una situazione preoccupante che non so quanto venga percepita fino in fondo. Siamo in un sistema politico che non è democratico, siamo in presenza di una crisi economica strutturale. E nel bel mezzo di questo contesto cade l elezione del nuovo capo dello Stato. Perciò credo che si debba mettere subito in sicurezza la massima carica dello Stato». E va fatto «insieme», ripete Berlusconi: «D altronde, con le Camere per metà delegittimate da una sentenza della Corte costituzionale e per l altra metà non rappresentative del reale peso delle forze politiche, credo non si possa prescindere da una scelta condivisa sul presidente della Repubblica, così da garantire un minimo di equilibrio e mi permetto di aggiungere di credibilità istituzionale». Traduzione: se il prossimo capo dello Stato non fosse il frutto di una scelta condivisa, sarebbe per il Cavaliere una figura delegittimata. Sui motivi che hanno spinto Napolitano ad annunciare il suo addio non vuol parlare, «su certe cose al momento non sono nelle condizioni di parlare. Un giorno forse...». Piuttosto è interessato a delineare il profilo della personalità che vorrebbe vedere al soglio laico della Repubblica: «Una persona che non sia di parte, che non venga da una parte sola. Questo è il mio auspicio». Pochi giorni fa ha pubblicamente espresso la sua contrarietà a figure «di partito». Un veto che è sembrato Le tappe A ottobre Renzi chiede di modificare la legge elettorale nata dal patto del Nazareno siglato con Berlusconi Il leader di FI incontra Renzi il 12 novembre: per Berlusconi il patto regge ma non accetta le modifiche all Italicum su sbarramento e premio di lista L intesa con Renzi non piace a tutti in FI. Ma il leader ribadisce: restiamo in partita sulle riforme, anche in vista del voto per il Colle abbattersi su esponenti del Pd come Veltroni e Fassino. «In effetti è così», risponde Berlusconi dopo aver ascoltato quei nomi. «Ma i nomi non voglio farli io». Non ce n è bisogno. «Io spero che ci venga proposto qualcuno che possa essere votato anche da noi». Dunque non ha senso una domanda su Prodi... «Beh, se non mi viene fatta...». Perché se gliela facessero... «Se me la facessero risponderei che Prodi già mi vuole tanto male, e quindi vorrei evitare di dire cose che potrebbero peggiorare ancor di più i nostri rapporti. Se penso al caso De Gregorio...». Il nome evoca la storia della transumanza del senatore dipietrista, che dal centrosinistra sarebbe passato al centrodestra in cambio di denaro. Di Berlusconi. «Una storia solo politica che per attaccare me è stata trasformata in un processo». No, non è su Prodi che può combaciare l identikit per il Quirinale del Cavaliere. Mentre su Amato... «Amato invece rientra in quel profilo». Per il A febbraio Silvio Berlusconi nella Loggia d onore del Quirinale dopo le consultazioni con il presidente Napolitano lo scorso 15 febbraio Le garanzie Il leader di Forza Italia: «Renzi deve dare garanzie sul percorso E ritengo che lo farà» giurista c è sempre una nomination di Berlusconi ogni qualvolta parte la corsa per il Colle. Stavolta, però, il Palazzo si prepara a una competizione senza rete, il Parlamento sembra la Jugoslavia del dopo Tito, e il rischio è che di votazione in votazione si incendi il Parlamento, condannando la politica alle fiamme della delegittimazione. «Proprio per evitare un simile scenario secondo l ex premier sarà indispensabile trovare un candidato al Quirinale che per storia, prestigio, personalità ed equilibrio, attiri il voto convinto dei grandi elettori. Serve un presidente della Repubblica che rappresenti il popolo italiano. Serve un presidente della Repubblica di tutti gli italiani». L enfasi oratoria del Cavaliere è un peso che sembra gettato sulle spalle di Renzi, a cui tocca l onere di proporre un metodo che smini il sentiero dalle vendette trasversali consumate all ombra del voto segreto. Non è così, perché Berlusconi si riconosce nel ragionamento del premier, secondo cui «un fallimento sarebbe il fallimento di tutti»: «Renzi deve dare garanzie sul percorso. E ritengo che lo farà. Poi però servirà la responsabilità di tutti». La mano tesa verso il leader del Pd richiama al Patto del Nazareno, all accordo «che noi di Forza Italia abbiamo stipulato sulle riforme, in modo da modernizzare il Paese, da dargli un assetto bipolare, con istituzioni capaci di funzionare, con un sistema elettorale che consenta a un governo di durare per la legislatura. In fondo, è un patto con noi stessi, visto che queste riforme il centrodestra le varò ma vennero abrogate dalla sinistra con un referendum». Quanto sia rimasto del Patto originario stretto da Renzi e Berlusconi non è dato sapere. Ma se in politica esiste la categoria della fiducia, il Cavaliere dice «ancora» di riporla verso il leader del Pd: «Io parto sempre da un atteggiamento di fiducia nei confronti dei miei interlocutori. E non ho motivo di non applicare questo atteggiamento verso il presidente del Consiglio». Ora però attende di conoscere la sua mossa. Ed è fortunato, visto che i Cinquestelle si sono spaccati e il Pd non potrà trovare per il Colle sponde nei grillini. «Abbiamo tutti dei problemi in casa», sospira: «Leggo anche oggi sulle agenzie di stampa dichiarazioni da vecchia politica. Politica democristiana». La rasoiata a Fitto, mentre parla di Quirinale, non la vuole risparmiare. Ma evocando le divisioni in casa propria, Berlusconi ripropone il problema dei numeri necessari a formare una maggioranza per il Colle. E se la politica non ci riuscisse, sarebbe Draghi l ultima risorsa? Perché l identikit tracciato dal Cavaliere sembra un indizio che porta fino a Francoforte. «Mi risulta che il presidente della Bce abbia fatto sapere di non essere disponibile». Anche Napolitano, disse di non voler fare il bis, prima che il Palazzo lo richiamasse a gran voce: «Al momento per Draghi la situazione è questa». Lettera al Guardasigilli Minacce a Orlando Solidarietà di politici e toghe Una lettera di minacce è stata recapitata nella mattinata di ieri al ministero della Giustizia all indirizzo del Guardasigilli Andrea Orlando. La busta conteneva polvere sospetta e la missiva riportava minacce di morte e slogan inneggianti all estrema destra. La polizia penitenziaria sta svolgendo indagini sulla vicenda. Solidarietà al ministro è arrivata da diversi partiti, dalla Cgil e dal Consiglio nazionale forense. Giustizia Prescrizione, testo in Cdm lunedì Si valuta lo stralcio Sarà esaminato lunedì in Consiglio dei ministri il disegno di legge del governo sulla prescrizione. Il testo potrebbe essere stralciato dal pacchetto di riforma del processo penale, per accelerarne il percorso (si studia l ipotesi di agganciarlo ad altri provvedimenti pendenti in commissione Giustizia alla Camera). Già esaminato il 29 agosto, il testo sulla prescrizione farà un altro passaggio in Cdm.

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8 8 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera Primo piano Dietro le quinte Vendola-Emiliano, scintille a sinistra: primarie a rischio Si vedranno oggi e forse tutto rientrerà. Certo non era mai accaduto che un voto per le primarie venisse messo in dubbio il giorno prima. Succede in Puglia con il governatore uscente Nichi Vendola furibondo con Michele Emiliano, Pd, in lizza per la successione: «Il centrosinistra non esiste più ha detto e le primarie non si fanno». Lo scontro tra Sel e Pd è tutto pugliese: Vendola accusa Emiliano per il patto con l Udc, Emiliano risponde che i voti dei centristi sono serviti anche a lui. Scintille che il coordinatore nazionale di Sel Fratoianni circoscrive, aggiungendo: «Certo due anni fa una cosa del genere con il Pd forse non sarebbe successa». (Massimo Rebotti) Il consigliere che vuole il Natale «obbligatorio» Giovanni Donzelli, capogruppo in Regione Toscana di Fratelli d Italia, è scatenato. Da quando si è candidato a governatore non si ferma un attimo. Ha occupato la sede delle comunità montane, ha stilato un decalogo nel quale si obbligano gli immigrati a festeggiare Pasqua e Natale. Ha ottenuto commissioni d inchiesta su Asl e alluvioni. Donzelli era riuscito a far arrabbiare anche Renzi quando era sindaco di Firenze: presentò un interrogazione per una poltrona (pagata cara) destinata all ufficio del primo cittadino. (Marco Gasperetti) Quel tandem del renzismo made in Calabria Dentro il Pd s avanza un nuovo tandem. A Montecitorio sono sempre assieme, quando vedi uno scopri che l altro sta nel giro di pochi metri. Affiatatissimi, li chiamano «il gatto e la volpe» del renzismo calabrese. Uno dei due è già un noto fedelissimo del premier, Ernesto Carbone. L altro è Ferdinando Aiello, ex vendoliano. Insieme hanno gestito il delicato passaggio di un pezzo di Sel (Gennaro Migliore e soci) ai democrat. E, alle ultime regionali calabresi, con un candidato semisconosciuto hanno sbaragliato la concorrenza interna del segretario regionale Ernesto Magorno. Una coppia in ascesa. (Tommaso Labate) Il governo 316 i voti con cui la Camera ha dato il via libera al Jobs act il 25 novembre: 6 no, 5 astenuti 165 i sì al Jobs act (111 no, 2 astenuti) l 8 ottobre in Senato, dove il testo è tornato «I contestatori la finiranno» Il premier blinda il testo del Jobs act al Senato, la fiducia è ormai data per certa E dalla minoranza Zoggia lancia l idea di un referendum tra i militanti sul governo A Belpasso Il premier Matteo Renzi ieri in provincia di Catania durante la visita allo stabilimento Condorelli: «È una bellissima storia familiare, una storia d eccellenza ai piedi dell Etna» (Ansa) Nel Mezzogiorno Lungo il tour dedicato alle realtà produttive del Sud anche qualche protesta ROMA «Non mi faccio chiudere nei palazzi, vado ad ascoltarle, come sempre». Poco dopo colazione, mentre escono i dati sulla disoccupazione, che leggerà in modo diverso dai sindacati, Renzi è in volo verso Catania: è una giornata dedicata al Sud, lo scrive e rivendica la scelta. Tra meno di due settimane c è lo sciopero generale, lui sceglie di andare a visitare fabbriche, stabilimenti, operai, prima in Sicilia, poi a Reggio, infine ad Avellino. Il primo appuntamento è all azienda 3Sun, del gruppo Enel Green, poi ci sarà la Condorelli, quindi lo stabilimento della Working Capitale, gruppo Telecom. La lettura dei dati sulla disoccupazione, divergente dai sindacati, è rafforzata dall ottimismo sulle scadenze dei prossimi giorni: oggi la fiducia sulla manovra, la prossima settimana quella (ormai praticamente certa) sul Jobs act al Senato: una delega al governo che costituisce forse il risultato migliore da quando si trova a Palazzo Chigi. Spendibile sui mercati internazionali, attendibile secondo le promesse strette con la Commissione, «un risultato in qualche modo storico», dice ai suoi, visto che subito dopo si troverà in mano una delega piena per riscrivere le norme del mercato del lavoro senza più dover mediare con il Parlamento. La visita è ad alcune delle eccellenza italiane: i pannelli solari della 3Sun «sono i migliori al mondo perché realizzati con la tecnologia maggiormente avanzata». Ci sono anche delle contestazioni, ma il premier sceglie di fermare la macchina e parlare con gli operai della Micron, facendo i complimenti a un distretto tecnologico «straordinariamente forte». E per quanto riguarda tutti gli altri che contestano, a Roma, «si stancheranno prima loro di noi, noi continueremo a stare in mezzo alla gente». Del resto Renzi appare convinto che anche nel Pd alla fine la fronda interna è destinata a spegnersi: oggi è atteso il sì sulla legge di Stabilità, la settimana prossima il Jobs act dovrebbe passare con la fiducia ma anche con meno tensioni. Zanda e Guerini nelle ultime ore hanno lavorato per fare rientrare il dissenso, subito dopo Palazzo Chigi potrà vantare con Bruxelles di aver mantenuto la promessa, poi verrà il turno della delega fiscale, la chiusura della partita sulla P.A., altri risultati che la Commissione attende entro marzo. Mentre lascia la Sicilia, diretto a Reggio, altro stabilimento, questa volta di Ansaldo Breda, il messaggio è ancora di ottimismo: «Bisogna rimboccarsi le maniche, ma riusciremo a cambiare questo Paese, il meglio deve ancora arrivare». Questa volta al posto delle contestazioni ci sono anche gli applausi di alcuni operai. Il travaglio interno del Pd viene trattato di sfuggita, con una battuta, «ero segretario e lo sono ancora», riferimento a coloro che dicono che non può fare contemporaneamente il premier e il capo del partito. C è anche chi propone (Zoggia) un referendum sul governo fra tutti i militanti del Pd. L ultima tappa è in provincia di Avellino. L Europea microfusioni aerospaziali (di Rolls-Royce), conta 450 lavoratori e produce palette per motori aeronautici. A dargli il benvenuto anche l ambasciatore britannico. Renzi ripete ancora: «Vogliono metterci paura, ma rimetteremo in moto il Paese». Marco Galluzzo

9 Corriere della Sera Sabato 29 Novembre Primo piano Gli scenari La storia La Terza Via fu il tentativo, portato avanti dai capi di Stato e di governo progressisti che alla fine degli anni 90 si trovarono a guidare alcune tra le maggiori democrazie occidentali (da Clinton negli Stati Uniti a Blair in Gran Bretagna, Schröder in Germania e D Alema in Italia), di conciliare il capitalismo liberale, con la sua fede nei meriti del libero mercato, e il socialismo democratico, sostenitore dell intervento dello Stato nella società e nell economia L INTERVISTA MASSIMO D ALEMA «Renzi lasci la Terza Via Bisogna riscoprire lo Stato» ROMA Presidente D Alema, siamo in piena rievocazione della Terza Via. Lei ne è stato uno degli iniziatori, nel 1999, con il vertice di Firenze. Quale è il suo significato attuale? «Nessuno. In tempi recenti sono state avanzate critiche anche aspre di quella esperienza: troppo liberismo, troppe concessioni alla deregulation. Ma cosa fu la Terza Via? All indomani della caduta del muro di Berlino, quindi in un clima di grande mutazione, fu lo sforzo di far incontrare i principi del socialismo con una visione di tipo liberale. Penso ancora oggi che abbia avuto un impatto positivo, sia pure con effetti contraddittori che non possono essere nascosti. Ma è un esperienza di 15 anni fa. Allora diede i suoi frutti, anche nel nostro Paese. Fu la sinistra al governo che, sulla base di quella visione, ridusse drasticamente la presenza statale nell economia, avviò le grandi privatizzazioni, lanciò le liberalizzazioni poi continuate nel lavoro di Bersani, riformò le pensioni. Pose fine a una politica di deficit spending, tanto che noi portammo il debito pubblico dal 127 al 102% del Pil, realizzando sistematicamente un avanzo primario del 3% e liberalizzò il mercato del lavoro, per certi aspetti perfino troppo, visto che si produssero forme contrattuali che poi sfociarono in una eccessiva precarizzazione. Quindici anni dopo, i problemi sono completamente diversi. Bill Clinton, non un pericoloso estremista, ha scritto tre anni fa un libro, Back to work, sostenendo che il principale limite di quella esperienza fu di aver sottovalutato il ruolo dello Stato. La Terza Via fu pensata in una prospettiva ottimistica della globalizzazione, che si è rivelata fallace. L eccesso di liberalizzazione ha portato a enormi diseguaglianze sociali, a grave instabilità economica e, in ultima analisi, alla crisi del 2008». La Terza Via corresponsabile della crisi del 2008? «Guardi che la deregulation finanziaria, il liberi tutti per banche e speculatori, in America, la fece Clinton, lui stesso lo ha riconosciuto. Quello che io trovo incredibile è che, nel tentativo di offrire un retroterra teorico nobile al governo Renzi, oggi si faccia un operazione anacronistica. Chi ci spiega che la velocità del mondo, le nuove tecnologie impongono il cambiamento L agenda Oggi e domani a Lione si terrà il congresso del Front national guidato da Marine Le Pen. Tra gli ospiti anche il segretario della Lega Salvini, alleato in Europa col Fn DAL NOSTRO INVIATO LIONE «Alla carica». Salvini distribuisce ottimismo, vola alto nei sondaggi, liquida la possibile avversaria di Zaia in Veneto, Alessandra Moretti («Non credo avremo grossi problemi») e procede diritto nella fondazione del «suo» nuovo partito al centro e sud. Suo perché ormai è ufficiale: porterà il nome del segretario leghista. Insomma, la svolta nazionalista è completata, il passaggio dalla Padania all Italia è nei fatti. Però, il nuovo soggetto non potrà diventare un «ricettacolo di riciclati». Per cui, le pre adesioni saranno valutate. Salvini cerca anche di disperdere le nubi sulla Liga veneta, ma qui, forse, è meno incisivo: la dualità tra il governatore Zaia e il sindaco di Verona Tosi non ha ancora trovato un equilibrio. Il secondo vorrebbe presentare la lista civica a lui intestata a sostegno di Zaia. Il quale non gradisce affatto. Ma Salvini spazza via ogni obiezione: «Ho parlato con entrambi Novembre 99 Da sinistra, l allora premier francese Lionel Jospin, quello italiano Massimo D Alema, il presidente Usa Bill Clinton, il premier britannico Tony Blair e (di spalle) il presidente brasiliano Henrique Cardoso e il presidente della Commissione Ue Romano Prodi alla cena di gala per il meeting tra capi di Stato e di governo progressisti a Firenze (Olycom) L azione pubblica La crisi di oggi nasce dalla debolezza della politica e dell azione pubblica Non se ne esce senza politiche di investimenti, anche pubblici La riforma del lavoro Non credo che con il Jobs act arriveranno investimenti a pioggia o cresceranno i posti di lavoro. Non è l articolo 18 l ostacolo alla ripresa Novembre 14 Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (di spalle) a cena mercoledì scorso a Palazzo Chigi con Tony Blair. A destra dell ex premier britannico, il ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione Marianna Madia e, alla sua sinistra, il ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi per una mia presenza al Consiglio nazionale veneto per iniziare a breve la campagna elettorale che riconfermerà il loro buon governo». Insomma, «clima costruttivo». Ma il nodo andrà sciolto. Il tutto mentre il leader leghista si prepara al bagno di folla in Francia: questo pomeriggio sarà a Lione, ospite del congresso del Front national di Marine Le Pen. La quale giusto ieri su Le Monde, in un articolo che definisce Salvini «il cugino italiano» lo ha elogiato: «È un tipo notevole, ha (Epa) poi ci propone una piattaforma ideologica della fine del secolo scorso come la Grande Novità di oggi. Sul piano culturale è sconcertante. Primo, la riduzione del ruolo dello Stato era il tema di vent anni fa. Secondo lo abbiamo fatto. In qualche caso forse troppo. Terzo, alcuni dei protagonisti riflettono criticamente su quell esercizio. Oggi tutto il pensiero economico ruota intorno ad altri tempi. Ci sono Stiglitz, Piketty, Krugman. Il Financial Times ha dedicato una pagina intera al libro della Mazzuccato sulla necessità di riscoprire il ruolo dello Stato come forza propulsiva dello sviluppo. Quelli che invocano la Terza Via sembra abbiano saltato le letture degli ultimi 10 anni, ammesso che avessero fatto quelle precedenti». E qual è invece il dibattito giusto? «La crisi di oggi ha radici nella debolezza della politica e dell azione pubblica, sia a livello europeo sia nazionale. E non si può uscirne senza politiche in grado di promuovere gli investimenti, anche pubblici. Altro che meno Stato. La crisi ha evidenziato i limiti dell approccio liberista e ha messo la politica di fronte alla responsabilità di promuovere gli investimenti e ridurre le diseguaglianze. La crisi europea si caratterizza soprattutto come crollo della domanda interna. Oggi l Europa è esportatore netto, malgrado l euro. Ma il problema è il crollo dei consumi europei che deriva da un impoverimento delle classi medie e del mondo del lavoro». Lei sta contestando la necessità delle riforme strutturali, che ci chiedono la Commissione, la Banca centrale di Mario Draghi, a cominciare da quella in corso del mercato del lavoro, per dargli più flessibilità? «Secondo i dati Ocse, non miei, il mercato del lavoro è più flessibile in Italia che in Germania e grandi qualità politiche. Ha dato l impulso al momento giusto per fare del suo partito un movimento nazionale. Ha molto fiuto». Al consiglio federale di ieri, Salvini si è presentato con due sondaggisti che hanno certificato il buon momento: la Lega continuerebbe a guadagnare lo 0,8% in più ogni mese. Mentre FI calerebbe dello 0,4%. In prospettiva, il superamento sembrerebbe cosa fatta. Ma Tosi, da tempo candidato alle possibili primarie del centrodestra, non è convinto: «Se in Francia. In ogni caso, trovo stravagante e incomprensibile che oggi, con i dati economici peggiori dell eurozona, sia la riforma elettorale la priorità di un governo che dice di voler rimanere in carica fino al Non credo che l Europa ci chieda questo. Detto ciò, la riforma del mercato del lavoro contiene molti aspetti positivi, io sono favorevole al contratto unico a tutele crescenti perché riduce la precarietà del lavoro. Ma contesto il fatto che la nuova generazione di occupati non possa accedere alla tutela dell articolo 18, che invece rimane per i lavoratori già assunti. A partire dai principi stessi enunciati dal governo, il meccanismo proposto introduce quindi un elemento che li contraddice, fra l altro stabilendo una diseguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, dubbia sotto il profilo costituzionale. Inoltre non credo che, approvato il Jobs act, arriveranno investimenti a pioggia o cresceranno tumultuosamente i posti di lavoro». Quali dovrebbero essere le priorità di un governo di sinistra? «La riforma dello Stato, delle amministrazioni, compreso il funzionamento della giustizia, la sicurezza. A livello europeo, la prima riforma dovrebbe essere quella dei mercati finanziari. Cominciamo, per esempio, a stabilire che all interno dell eurozona non sia possibile la concorrenza fiscale. Non possiamo scoprire solo ora che il Lussemburgo è un paradiso fiscale, magari per indebolire Juncker e con lui la nuova Commissione». E come la mettiamo con i nostri obblighi, quelli che ci impongono i Trattati? «Sono convinto che l austerità come premessa della crescita sia una ricetta sbagliata». Ma su questo c è accordo. Il governo Renzi si è battuto per cambiare i termini dell equazione, privilegiando la crescita. «C è accordo a parole. Nella sostanza siamo di fronte solo ad annunci. Dei 300 miliardi del piano di investimenti di Juncker pare ce ne siano solo 21. I segnali di cambiamento sono estremamente timidi. Siccome non c è più flessibilità nella moneta, si continua a premere su misure di contenimento dei salari. Il punto vero è questo. Ma questa politica è all origine del crollo del mercato interno europeo. Tanto è vero che oggi perfino in Germania si apre un dibattito: gli industriali tedeschi mettono in guardia da un eccessivo contenimento dei salari. All ultimo G20 lo snodo centrale è stata la polemica tra Obama e la Merkel sulla politica dell austerità: è Obama che ha detto alla cancelliera che l Europa deve spendere più nella crescita. È questo il vero ostacolo alla ripresa, non l articolo 18». Siamo alla fine della presidenza semestrale italiana dell Unione Europea. Che bilancio ne fa? «Devo dire che, anche per ragioni oggettive, le vicende della Commissione, la battaglia sulle nomine, non mi pare abbia lasciato un segno così indelebile nella storia dell Unione Europea». Paolo Valentino Berlusconi torna ad avere agibilità politica e usa le tv come Renzi, le primarie le vince lui». Inoltre, non sembra condividere l ostilità di Salvini all Ncd (anche se il segretario la limita ad Alfano): «Per vincere servono anche loro». E annota malizioso: «Io gioco più al centro, sono un perfetto leghista dc». Il sindaco, infatti, da tempo gira l Italia col suo movimento «Ricostruiamo il Paese» in vista delle possibili primarie. Marco Cremonesi Salvini esibisce i sondaggi. E mette il nome nel simbolo del partito +0,8 la percentuale che guadagna ogni mese la Lega secondo un sondaggio commissionato da Salvini

10 10 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera Primo piano I conti pubblici I grandi graziati dall Ue, rivolta dei piccoli La Commissione europea decide di rinviare a marzo la decisione sulle sanzioni a Italia e Francia La Spagna si ribella: basta, non faremo altri sacrifici. Richiamo alla Germania: più investimenti La vicenda La Commissione europea ha deciso ieri che per Italia e Francia non scatteranno le sanzioni previste dal Trattato, l esame sullo stato di avanzamento delle riforme è slittato a marzo L Europa ha approvato un piano di sviluppo che dovrebbe mettere in moto circa 300 miliardi di euro per aiutare la crescita nelle economie europee con risorse pubbliche e private Retroscena di Luigi Offeddu DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Quel che sta succedendo adesso nell Unione Europea, lo si può raccontare con un occhiata all orologio: ore 11 di ieri, la Commissione Europea avverte che la Spagna, l Italia e altri 5 Paesi «rischiano di non rispettare i loro impegni con il Patto di stabilità e crescita della Ue»; ore 13, la Spagna risponde con il suo ministro dell economia Luis De Guindos che non adotterà nuove misure di austerità per evitare «il rischio di violazione dei limiti di deficit per il 2015». Spiegazione diplomatica, ma neanche tanto: «Quanto già previsto nella legge finanziaria 2015, e tenendo conto che siamo un poco più ottimisti di Bruxelles riguardo alla nostra crescita economica, sarà più che sufficiente per raggiungere l obiettivo previsto del 4,2% del Pil». Forse è il massimo che un governo possa dire apertamente. Ma la traduzione in soldoni è: noi siamo in regola, è Bruxelles a sbagliarsi sui nostri conti, in ogni caso non accetteremo imposizioni da nessuno. Madrid non resterà probabilmente la sola a protestare, c è malumore nel Centro-Sud dell Europa. E pure nel Nord, cioè in Germania. Le decisioni di ieri della Commissione, sui DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Il Patto di stabilità e crescita è come un metro, uguale per tutti gli Stati dell Eurozona. Il sarto che lo usa, cioè la Commissione Europea, prende le sue misure e poi decide: se le maniche sono lunghe, a chiunque appartengano, taglia o fa tagliare. Se sono corte, ordina che siano allungate. Ma ieri, per la prima volta, è accaduto che il sarto abbia piegato il metro, trasformandolo in piani di stabilità presentati dai Paesi dell Eurozona, rischiano di scontentare molti. Perché la verità è che Italia e Francia hanno già violato il Patto, l una con il proprio debito pubblico astrale e il mancato pareggio di bilancio, l altra con un deficit sforacchiato da anni: eppure, ieri, la stessa Commissione ha spiegato che a causa di «fattori politici» sono rimandate a marzo con il Belgio, per un secondo esame, e che fino ad allora non verrà presa contro di loro alcuna sanzione. Per l Italia e per le altre nazioni, ha detto il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, «ogni opzione riferita al Patto di stabilità è aperta: se queste saranno usate o no, dipenderà dai vari Stati». E ancora per l Italia, un «piccolo sforzo supplementare» potrebbe essere richiesto, vale a dire una ridotta manovra finanziaria, anche se con Roma resta «un dialogo costruttivo». Dunque, viene concessa una sorta di «grazia» sospesa: Bruxelles menziona «circostanze eccezionali» (non cicloni o terremoti, si parla della crisi economica di tutta l Eurozona) che giustificano le scivolate nei bilanci dei Paesi «rimandati». Ma Atene, Madrid, Lisbona, e anche Dublino (che nel frattempo ha risuscitato la propria Il meccanismo L esame La Commissione europea ha l ultima parola sulla legge di stabilità dei Paesi dell area euro, di cui verifica il rispetto dei parametri del Patto di stabilità e crescita. In caso non vengano rispettati la Commissione può chiedere modifiche e in mancanza aprire una procedura d infrazione Il rischio bocciatura L Italia ha evitato la bocciatura della Legge di Stabilità 2015 presentata a Bruxelles perché la Commissione ritiene che Roma abbia «compiuto alcuni progressi sulla parte strutturale della raccomandazione sul bilancio, ma invita le autorità a compiere ulteriori progressi» Il piano Il piano di investimenti presentato da Jean-Claude Juncker e basato sulla Bei mobiliterà 315 miliardi di euro: secondo il presidente della Commissione Ue, ogni euro investito ne genererà 15. Sarà operativo entro giugno 2015 e la scelta dei progetti sarà affidata a «esperti» Berlino si mette alla finestra Nasce l Europa a due velocità Juncker sceglie la strada della valutazione flessibile un elastico e tagliandolo o allungandolo al posto delle maniche. Solo a beneficio di alcuni clienti, come Italia e Francia, Bruxelles ha applicato quella che può essere definita una «linea flessibilista». L Eurozona è stata divisa nei fatti, non nelle discussioni teoriche in due settori o gironi distinti. L unità di misura non è stata più la stessa per tutti. E forse, senza che nessuno lo dicesse apertamente, è stato un giorno storico, il giorno in cui lo stesso Patto ha subito la sua prima, ufficiosa modifica: cambiamento di una procedura, ma anche parziale archiviazione di alcune norme del Fiscal Compact, il rigido patto di bilancio architettato in gran parte da Berlino. E Berlino, naturalmente, ha saputo dal primo momento, e ha dato il via libera: non foss altro perché nell Eurozona la Francia è la sua prima partner commerciale, che Angela Merkel non ha alcun interesse ad affossare. Per l Italia, a parte le «circostanze economiche eccezionalmente negative», questa scelta è stata motivata nel dettaglio dal commissario agli affari economici, Pierre Moscovici: tre mesi in più di tempo a Roma, per «non precipitare decisioni che avrebbero potute essere contestate» anche alla luce della «situazione economica attuale» e degli «sforzi messi in campo per le riforme». La Commissione è libera di sottolineare fattori politici, più che La deroga La deroga all Italia dovuta alla situazione eccezionalmente negativa dell economia ILLUSTRAZIONI DI VINCENZO PROGIDA economia) fanno qualche paragone e ricordano le ispezioni della «trojka» in casa propria, le cure cavalline di austerità imposte da Bruxelles, i licenziamenti e i prepensionamenti dettati dalla Ue. All estremo opposto, c è l altro polo di scontento, quello della Germania, che per la prima volta becca anch essa un richiamo ad incrementare i suoi investimenti pubblici: solo poche ore fa, Angela Merkel chiedeva «un esame severo» dei bilanci, e ora il suo ministro delle finanze Wolfgang Schauble ripete che «i vincoli di bilancio europei vanno rispettati», pur riconoscendo che «bisogna mostrarsi solidali» con gli alleati che si trovano in una situazione più difficile. I verdetti emessi dalla Commissione europea possono riassumersi così: cinque Stati (Germania, Lussemburgo, Olanda, Slovacchia e la miracolosa Irlanda) risultano in linea con il Piano di stabilità; 4 (Estonia, Lettonia, Slovenia e Finlandia) sono «largamente in linea»; e infine 7 (Italia, Francia, Belgio, Spagna, Malta, Austria, Portogallo) sono «a rischio di violazione» del Patto. Appuntamento a marzo, o forse prima. L. Off. contabili, nel farlo non viola nessuna delle sue regole né va oltre il suo mandato: ma certo la novità lascerà un segno. Ieri a Bruxelles c era chi si chiedeva che cosa succederà, per esempio, se fra un anno o due anche la Slovenia, o la Bulgaria, o qualunque altro Stato, infrangeranno le regole del Patto: «linea flessibilista» anche per loro, o invio immediato della Trojka (la commissione mista Ue-Bce-Fmi) secondo gli stessi criteri già seguiti per la Grecia o il Portogallo? Moscovici ha avuto comunque anche altre parole per l Italia, un po più incoraggianti. Testualmente: «Le politiche che stimolano le prospettive di crescita, tenendo la spesa corrente primaria sotto stretto controllo aumentando al tempo stesso l efficienza complessiva della spesa pubblica, così come le privatizzazioni programmate, dovrebbero contribuire a portare il rapporto debito/pil sulla strada di una riduzione, in linea con la regola del debito entro i prossimi anni». Se non altro, una prospettiva c è. E però si chiude sconsolatamente quando si legge un passo della relazione sull Italia firmata dagli esperti della Commissione: il risultato di bilancio di certe misure annunciate dall Italia, «è caratterizzato da una marcata incertezza». Esempio: «Le entrate aggiuntive derivanti dal gioco d azzardo».

11 Corriere della Sera Sabato 29 Novembre 2014 PRIMO PIANO 11 La crisi e il lavoro Il tasso di disoccupazione 13,4 13,2 13,0 12,8 12,6 12,4 12,2 La disoccupazione giovanile (15-24 anni) ,4% 42,7% 43,3% ott 2013 set ott ,2% +1% rispetto a dodici mesi fa ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set ott L andamento del prodotto interno lordo 0,3 0,2 0,1 0-0,1-0,2-0,3 Dinamica dei prezzi (variazioni tendenziali %) 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0-1,0 3 trim Fonte: Istat Pil, l Istat ora vede crescita zero Disoccupazione record al 13,2% «Ma creati 400 mila posti a tempo indeterminato nel terzo trimestre» Le previsioni per quest anno: recessione, il 2014 chiuderà in calo dello 0,3% Il caso I dati L Istat ha reso noti ieri i dati sull andamento della disoccupazione che si è attestata al 13,2 per cento anche se nell ultimo trimestre sono stati creati 400 mila posti di lavoro Recessione, nel 2015 l Istat stima una crescita negativa per lo 0,1 per cento anche per il prossimo anno 4 trim trim ,5% 2 trim 2014 La variazione prevista del prodotto interno lordo per il quarto trimestre è pari a zero con un intervallo tra +0,2% e -0,2% -0,1% 3 trim trim 2014 Corriere della Sera Bonus mamme, il pasticcio dei 600 euro Si presenta la richiesta ma la cifra (e il limite di reddito) può cambiare ROMA Sarebbero 600 euro netti al mese per sei mesi. Ma potrebbero diventare meno, se i soldi non dovessero bastare. O potrebbero essere esclusi quelli che hanno un reddito superiore ad una certa soglia. Poi si vedrà, intanto state pronti con le domande (che però non si possono ancora presentare e non si sa nemmeno quali documenti servono). L avevano chiamato il «voucher dimenticato», l assegno per le donne che, finito il periodo di maternità obbligatoria, decidono di tornare al lavoro e con quei soldi possono pagare la baby sitter o l asilo nido. Dimenticato perché, lanciato in via sperimentale nel 2012 dal governo Monti, è stato utilizzato solo da 3 mila persone. Un clamoroso flop. Per questo, giusto un mese fa, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva annunciato in Parlamento il rilancio della misura, rispondendo ad un interrogazione di Renate Ghebard, del Südtiroler Volkspartei: raddoppio della cifra, da 300 a 600 euro netti al mese, ed estensione ai dipendenti pubblici, prima esclusi con pericolosa valanga di ricorsi in avvicinamento. Al di là delle buone intenzioni, però, l operazione, per la quale ci sono 40 milioni di euro in due anni, rischia di complicare le cose ancora di più. ROMA Sono 3,4 milioni i cittadini senza un lavoro, 90 mila in più rispetto a settembre. L Istat rivela una disoccupazione ai massimi storici dal 1977, pari al 13,2% a ottobre. Tra i giovani in 700 mila under 25 cercano lavoro (il tasso sale al 43,3%). A sorpresa, però, c è una sostanziale e progressiva crescita degli occupati: più 122 mila tra ottobre 2013 e lo stesso mese di quest anno. Se si paragonano i dati della disoccupazione nazionale a quelli dell eurozona, l Italia ha il peggior valore dopo Spagna e Cipro (e tra i giovani solo in Spagna hanno un dato più negativo del nostro). L economia, inoltre, è ancora ferma: l Istat indica stagnazione nell'ultimo trimestre del 2014 con crescita attesa pari a «zero», con un intervallo di confidenza compreso tra più 0,2 e meno 0,2%. L anno si dovrebbe chiudere con un calo dello 0,3%. E se la stima della crescita «zero» dovesse trascinarsi per tutto il prossimo anno, il Pil nel 2015 avrà un segno negativo (meno 0,1% rispetto al 2014). Ma dal governo arrivano segnali positivi: sono 400 mila i nuovi posti fissi (più 7,1% nel terzo trimestre dell anno rispetto allo stesso periodo del 2013) soprattutto nell industria e nell agricoltura, secondo un anticipazione del ministero del Lavoro. Come possono aumentare sia i disoccupati che gli occupati? L apparente contraddizione è spiegata dal fatto che l incremento del tasso di disoccupazione va messo in relazione alla crescita di chi cerca lavoro: infatti gli inattivi calano di 377 mila unità, per l Istat, perché più cittadini provano a non rimanere con le braccia incrociate. Continua pure la deflazione: i prezzi sono scesi dello 0,2% a novembre rispetto a ottobre mentre sono saliti dello 0,2% nei confronti di novembre Il carrello della spesa (beni più acquistati) ha subito un rincaro dello 0,5% su base annua e dello 0,1 rispetto a ottobre. Ancora giù (come succede dall inizio del 2013) i prezzi alla produzione dei prodotti industriali che scendono a ottobre dello 0,4% se paragonati con Dal giorno dell annuncio, sono stati tanti i cittadini che hanno chiamato l Inps per capire come presentare domanda. Nessuna informazione perché, prima di aprire il bando, è necessario che le parole di Poletti vengano tradotte in un decreto. Il decreto ora è stato firmato ma è ancora in attesa del visto della Corte dei conti, che Cos è Previsto un incentivo per pagare la baby sitter dopo il rientro a lavoro delle mamme L inflazione A novembre l inflazione in aumento dello 0,2% su base annua quelli di settembre e dell 1,2% su base annua. Intanto i ministeri del Lavoro e dell Economia varano un decreto che stanzia altri 503 milioni per il finanziamento della cassa integrazione e della mobilità in deroga fino a fine anno. Dall Irpinia il premier Matteo Renzi prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Il tasso di disoccupazione ci preoccupa, ma guardando i numeri il dato di occupati sta crescendo. Da quando ci siamo noi ci sono più di 100 mila posti di lavoro in più». Poi aggiunge: «La disoccupazione è un problema che non ci fa dormire la notte: chi la nega è da ricoverare». Critiche roventi invece da Renato Brunetta (FI): «L Istat certifica il disastro lavoro, che, dopo 9 mesi di governo, può ben dirsi il disastro Renzi». Serena Sorrentino (Cgil) rincara la dose: «Se non riparte il lavoro, il Paese non cresce: serve un piano del lavoro». Più duro Fabio Rampelli (Fdi-An): «Dopo questo nuovo fallimento, Renzi si dimetta». Se il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, dice di non essere sorpreso dai dati della disoccupazione perché «basta guardarsi in giro», Maurizio Sacconi (Ncd) ammette: «Siamo preoccupati: servono più liquidità e flessibilità». Taglia corto il sottosegretario Graziano Delrio: «Le chiacchiere stanno a zero: i posti di lavoro aumentano». Da parte sua, il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, sottolinea: «L andamento del mercato segue quello altalenante di un economia dove i segnali di ripresa debbono ancora fare i conti con una lunga crisi». E Filippo Taddei (Pd): «La riforma del Jobs act ha questo tra i principali obiettivi: favorire l ingresso nel lavoro stabile». Francesco Di Frischia 43,3 per cento è il tasso di disoccupazione dei giovani secondo l Istat 122 mila la crescita degli occupati tra ottobre 2013 e ottobre mila il calo degli inattivi, cioè quelli che non hanno un lavoro e non lo cercano ha 60 giorni per dare il parere. Fin qui il solito labirinto burocratico che separa gli annunci dalla vita reale delle persone. Ma oltre al problema dei tempi c è il rebus della sostanza. Dice il decreto che le domande saranno accolte «secondo l ordine di presentazione». Chi prima arriva meglio alloggia, senza precedenze legate al reddito o ad altri criteri. Ma forse no. Dice l articolo 3 dello stesso decreto che «in relazione all andamento delle domande», con un successivo decreto «può essere indicato un valore massimo dell Isee, l indicatore delle situazione economica» o, «anche in via concomitante, rideterminata la misura del beneficio». Se le domande saranno tante, cioé, i 600 euro diventeranno meno e qualcuno potrebbe essere escluso. La certezza del diritto.il decreto stabilisce anche che le domande vanno presentate entro il 31 dicembre. Considerato che il bando ancora non c è e che difficilmente arriverà prima di 15 giorni, chi vuole partecipare alla gara per il voucher dimenticato dovrà tenersi pronto anche nei giorni di festa. In realtà la scadenza potrebbe essere rinviata. Almeno questo. Lorenzo Il caso Renzi, Poletti e quel palinsesto della fiducia di Dario Di Vico N el lessico quotidiano dei manager televisivi viene chiamata comunemente controprogrammazione. E funziona grosso modo così: quando sai che un tuo concorrente ha messo in palinsesto in un determinato giorno e a una data ora un programma con forti chance di catalizzare gli ascolti decidi per tempo cosa vuoi giocargli contro. Più riesci ad essere sorprendente più hai la possibilità di catturare una parte del pubblico potenziale e toglierlo così al rivale. Ebbene, ieri il governo ha messo in atto qualcosa del genere: ben sapendo che era attesa in mattinata la pubblicazione della rilevazione mensile Istat sull occupazione e prevedendo facilmente che i dati sarebbero stati negativi, ha dato disposizione al ministero del Lavoro di sfornare delle altre statistiche. Ovviamente di segno opposto e con una fenomenologia non immediatamente confrontabile con la tradizionale rilevazione dell Istat. Così facendo però il governo ha trattato l istituto di statistica come un concorrente dotato di un palinsesto pericoloso per l audience e quindi da tenere a bada ricorrendo alla controprogrammazione. In concreto è avvenuto che mentre l Istat ha comunicato che la disoccupazione nell ultimo mese è aumentata di nuovo toccando il massimo storico, il ministero del Lavoro ha fatto sapere agli italiani che nel terzo trimestre 2014 sono stati creati nuovi 400 mila posti fissi. Il lavoro e gli indicatori di occupazione sono di conseguenza diventati l ennesimo terreno di scontro della battaglia della comunicazione cara a Matteo Renzi, che le assegna un ruolo decisivo per scardinare gli equilibri di potere. La cosa forse non deve scandalizzare più di tanto, la modernizzazione della politica ha i suoi pregi e i suoi difetti. Il dubbio, caso mai, riguarda l opportunità di giocare contro l Istat. Perché una cosa è battagliare tra partiti e schieramenti contrapposti, altro è imbastire un duello de facto tra un ministero con forti responsabilità sociali e un authority indipendente inserita in un organismo europeo come l Eurostat. Speriamo, dunque, che quello di ieri resti un episodio isolato, un unicum e non si abbia in mente di fare il bis magari quando sarà reso noto il dato definitivo del Pil. Se poi l esecutivo vuole dimostrare a tutti i costi la propria capacità di comunicare, il pane per mettere alla prova i suoi denti non manca: si cimenti nel rivitalizzare Garanzia Giovani.

12 12 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera Esteri Diplomazie di Luigi Ippolito Partita a scacchi Mosca-Berlino per i Balcani D i Grande Gioco si parlava nell Ottocento a proposito della partita a scacchi diplomatica (e militare) fra l impero britannico e quello russo per la supremazia nell Asia centrale. Oggi si può parlare di un Piccolo Gioco che vede ancora protagonista la Russia, ma questa volta opposta alla Germania per l influenza sui Balcani. Pochi giorni fa il presidente tedesco Joachim Gauck è stato in visita in Slovenia, con l obiettivo non dichiarato di bilanciare il blitz in Serbia di Vladimir Putin, che a Belgrado aveva ostentatamente passato in rassegna le truppe serbe. I diplomatici tedeschi non fanno mistero del fatto che il viaggio del loro capo di Stato serva a dimostrare l impegno della Germania nella regione, nel momento in cui la Russia si sta affacciando in forze come una possibile rivale. Già al G20 in Australia la Cancelliera Merkel aveva suonato l allarme: «Non si tratta soltanto dell Ucraina», aveva ammonito, «che ne sarà poi della Serbia e dei Balcani occidentali?». I tedeschi temono che il revanscismo di Putin non si limiti all ex Unione Sovietica, ma prenda di mira altri Stati politicamente ed economicamente vulnerabili, in primo luogo nella ex Jugoslavia. Qui, se la Slovenia e la Croazia fanno già parte del club europeo, gli altri Paesi rimangono in lista d attesa. E le «attenzioni» del Cremlino potrebbero indirizzarsi anche a Stati membri dell Unione, che tuttavia conservano forti legami storici ed economici con Mosca, come la Bulgaria, o a Paesi dipendenti dal gas russo, come la Slovacchia e l Ungheria. La Serbia in particolare potrebbe restare facilmente ammaliata dalle sirene russe: il risentimento antioccidentale per le guerre degli anni Novanta è ancora forte e Belgrado non ha mai riconosciuto l indipendenza del Kosovo, sostenuta da Mosca. In più, la Russia ha sempre visto la Serbia come una sorella minore nella famiglia slava: già nel 1876 Ciaikovskij componeva la Marcia slava in onore dei combattenti serbi. E quelle note risuonano oggi familiari. Attacchi Gli attentati recenti più sanguinosi dei Boko Haram. Lunedì 24 novembre: a Damasak 50 morti e 3000 persone in fuga. Martedì 25: 2 donne kamikaze a Maiduguri: 45 morti. Giovedì a Yola: 40 morti Nigeria, strage in moschea Boko Haram fa 120 morti L emiro locale aveva preso posizione contro i terroristi islamici Hanno colpito durante la preghiera del venerdì, con la moschea stipata di fedeli. Due kamikaze si sono fatti saltare in aria nel cortile Grande Moschea di Kano, principale città del nord della Nigeria. E i sopravvissuti che tentavano di mettersi in salvo correndo fuori dal tempio hanno trovato una quindicina di miliziani a crivellarli a colpi di Kalashnikov, mentre un altra esplosione devastava una strada laterale. Fumo, macerie, corpi sbrindellati: 120 morti e 270 feriti sono le cifre del tragico bilancio, purtroppo provvisorio. Ai fratelli «traditori» dell Islam, i miliziani Boko Haram hanno riservato una ferocia «mai vista», secondo alcune testimonianze raccolte dalla stampa locale. Una brutalità che ha scatenato la violenza Terrore Una delle persone ferite nell attacco alla moschea di Kano (Reuters) della folla: quattro attentatatori sono stati linciati, altri sono riusciti a darsi alla fuga, ha riferito il capo della polizia locale. La moschea devastata ieri è guidata dall emiro Lamido Sanusi, la seconda autorità islamica del Paese, che la scorsa settimana aveva dichiarato guerra ai Boko Haram, esortando tutto il nord-est della Nigeria, roccaforte del gruppo estremista, a prendere le armi contro i terroristi. «Questa gente quando attacca uccide tutti, giovani, donne, vecchi e bambini. Rapisce le ragazze per renderle schiave aveva detto l emiro Voi dovete essere forti, dovete capire che dovete difendervi da soli. Non dovete aspettare che siano i soldati a proteggervi». Un uscita forte da parte di Lanusi, già assurto alle cronache internazionali lo scorso anno quando da governatore della Banca centrale nigeriana aveva denunciato un buco da 20 miliardi di dollari nelle casse dello Stato per proventi petroliferi dirottati altrove, sollevando uno scandalo politico-finanziario che gli era costato il posto e lo scontro con il presidente Jonathan Goodluck. Con la «chiamata alle armi» del popolo, la scorsa settimana, Lanusi si è inimicato anche l esercito, ritenuto incapace di proteggere i civili. Subito dopo l esplosione, centinaia di persone sono scese in strada a protestare e lanciare pietre contro gli agenti, urlando contro di loro. L emiro ieri non era a Kano, si trova in Arabia Saudita. Il suo appello è arrivato dopo una serie di stragi firmate dai fanatici del terrore. Il gruppo fondamentalista attivo in Nigeria dal 2009 soltanto quest anno ha ucciso oltre 2mila persone e creato 1 milione di profughi. Ad agosto ha dichiarato nel nord est del Paese la nascita di un califfato simile a quello proclamato dall Isis in Iraq. Il Paese più popoloso d Africa (170 milioni di cui 80 milioni musulmani) e prima economia del continente è nel caos. E le elezioni presidenziali previste a febbraio gettano benzina sul fuoco: la commissione elettorale ha già ammesso che non sarà possibile organizzare lo scrutinio in tre stati del Nord. Borno, Yobe e Adamawa, sono di fatto sotto il controllo degli estremisti islamici. Alessandra Muglia amuglia@corriere.it Cisgiordania Attivista italiano ferito all addome dai militari israeliani Un italiano di 30 anni è rimasto ferito ieri dal fuoco di soldati israeliani durante una manifestazione a Kafr Qaddum, cittadina palestinese della Cisgiordania. Il giovane è stato colpito all addome ma non è in pericolo di vita. Trasferito in ospedale ha dichiarato un nome di fantasia, Patrick Corsi, «per non avere problemi». Di origine lombarda, milita nell International Solidarity movement, gruppo di cui faceva parte anche Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza da un gruppo salafita nel Secondo la ricostruzione ufficiale, i manifestanti hanno lanciato sassi e pneumatici in fiamme verso i militari durante la consueta protesta del venerdì nel villaggio vicino a Nablus. Finché i soldati hanno iniziato a sparare proiettili di acciaio rivestiti di gomma. Ferito anche un palestinese di 18 anni.

13 Corriere della Sera Sabato 29 Novembre 2014 Il Papa in Turchia: dialogo fra religioni contro il terrorismo L incontro con Erdogan e con il Gran Mufti ESTERI 13 Oggi Il Papa vola a Istanbul. In agenda la visita al Patriarca della Chiesa ortodossa, Bartolomeo I Previsto un incontro con la piccola comunità cattolica Quindi visita alla Basilica di Santa Sofia e alla Moschea Blu Domenica incontrerà i rifugiati siriani È lecito fermare l aggressore ingiusto, ma la risposta militare non basta I cittadini musulmani, ebrei e cristiani devono avere gli stessi diritti DAL NOSTRO INVIATO ANKARA - Fu proprio qui, in Anatolia, che Alessandro Magno arrivò da conquistatore e nella tradizione recise con la spada il «nodo gordiano» altrimenti inestricabile. Ma il nodo del Medio Oriente è molto peggio, Francesco ricorda le «violenze disumane» patite in Iraq e Siria «specialmente da cristiani e yazidi» e nel primo giorno di viaggio in Turchia, «ponte naturale tra due continenti e differenti espressioni culturali», avverte che le armi, contro Isis e affini, non possono bastare: «Nel ribadire che e lecito fermare l aggressore ingiusto, sempre pero nel rispetto del diritto internazionale, voglio anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare». Tema planetario: occorre «il coraggio della pace», un «dialogo creativo», usare «tutti i mezzi di trattativa», dice Bergoglio, parlando come sempre in italiano. Ma il Papa che esce mano nella mano col Gran Mufti («noi, musulmani e cristiani», gli aveva detto, prima di concludere: «Il Signore ci benedica») elenca condizioni precise nell incontro non facile con Recep Tayyip Erdogan, a cominciare dalla «libertà religiosa e di espressione» per tutte le fedi. E insiste sulla «grande responsabilità» della Turchia: «Le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà e nell individuare vie praticabili di pace». È necessario un «dialogo interreligioso e interculturale» per «bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo», scandisce, e contrapporre al fanatismo la «solidarietà di tutti i credenti». Non ci sono cattolici, per le strade, il Paese è al 98 per cento musulmano, la sera in nunziatura il pontefice ne incontra una decina d una parrocchia di gesuiti. Da protocollo, ma significativo, che il primo atto di Bergoglio sia deporre i fiori al cenotafio di Atatürk, padre della Turchia moderna e «laica». La tomba, pseudo tempio greco con un viale fiancheggiato da leoni neo-ittiti, è una costruzione sobria rispetto alla «Casa bianca» da 600 milioni che Erdogan inaugura, tra centinaia di agenti e un drone a svolazzare sull ingresso, per ricevere il Papa: «Studio ovale», Faccia a faccia Papa Francesco con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ieri nella capitale Ankara (Ap) mille stanze, una moschea da cinquemila posti. Sullo sfondo, uno Stato «laico» che dà libertà di culto ma non di «proselitismo» ai 53 mila cattolici privi di riconoscimento giuridico, i timori di una deriva autoritaria e islamista, le ambiguità nella lotta Isis, i massacri di là dal confine. Ma anche l accoglienza dei profughi elogiata dal Papa, «la comunità internazionale ha l obbligo morale di aiutare la Turchia». Così Francesco incontra in privato il presidente turco per oltre mezz ora e, co- Violenza «La violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più forte condanna» me base per una «pace solida», sillaba in pubblico, accanto ad Erdogan: «È fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri». Perché «la liberta religiosa e la libertà d espressione stimoleranno il fiorire dell amicizia, diventando un eloquente segno di pace: Il Medio Oriente, l Europa, il mondo attendono questa fioritura». A questo si aggiunge il monito alla Diyanet, il «dipartimento per gli affari religiosi», massima autorità islamica: «In qualità di capi religiosi, abbiamo l obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani; la violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più forte condanna». Francesco non muove un muscolo, mentre Erdogan mescola la denuncia delle «organizzazioni terroristiche come lo Stato islamico, Boko Haram e al-qaeda» con il «terrorismo di Stato» del «tiranno» Assad o di Israele e «l islamofobia in Occidente». Pure il Gran Mufti accusa i media di fomentare «un nuovo genere di razzismo» che «come l antisemitismo» arriverà a «ungere pagine sporche della storia». Poi aggiunge: «Coloro che diffondono violenza e brutalità sono ribelli a Dio». La pace è difficile ma «non possiamo rassegnarci ai conflitti», dice Francesco: «Per quanto tempo dovrà soffrire ancora Medio Oriente?». Gian Guido Vecchi Il colloquio La predicatrice di Istanbul: «Non c è nulla in comune fra l Isis e noi musulmani» di Farian Sabahi Asceta Cemalnur Sargut, 63 anni, predicatrice sufi, è allieva del maestro Ken an Rifai ISTANBUL «L Isis non ha niente a che vedere con l Islam: terrorismo e religione non possono condividere nulla. I sufi non prenderebbero a calci nemmeno un pezzo di legno, per noi è inconcepibile fare violenza ad altri esseri umani!». Sessantatré anni, Cemalnur Sargut è un asceta. Magrissima, vestita di bianco, accoglie i discepoli al piano terra di una palazzina nel quartiere asiatico di Kadiköy. Allieva del maestro sufi Ken an Rifai che negli anni Venti predicava l umiltà, è sunnita ma preferisce non soffermarsi sulle differenze settarie. Attrae folle numerose di turchi più o meno giovani, interviene a dibattiti internazionali facendosi portavoce di un Islam al tempo stesso tradizionale e aperto alla modernità. Lei è spesso in televisione, comunica tramite Facebook e Twitter: quanto sono importanti i social network? «Sono gli strumenti che Dio mi ha dato». Lei accoglie le discepole senza pretendere una conversione radicale. Non impone il velo, che lei stessa indossa solo per pregare... «Il Corano invita le donne a coprire le parti belle senza precisare quali siano. Per me è il seno, dopotutto pregando congiungiamo le mani sul petto. Ma non critico la donna che copre i capelli con il foulard pensando che quella sia la strada verso Dio». Che cosa pensa dei diritti delle donne nell Islam? «Di fronte a Dio siamo tutti uguali». E nel mondo terreno? «Uomo e donna sono come un paio di scarpe: diverse e complementari, hanno necessità l una dell altra. Ma non possono essere uguali». La poligamia? «È una scelta sbagliata. Nel Corano è circostanziata alle guerre, ed è comunque sconsigliata». Quale può essere il contributo del sufismo ai problemi di oggi? «È la soluzione ai mali del mondo laddove oggi tanti musulmani si limitano ad applicare la sharia (legge islamica) senza capire e senza amare Dio». Quale ruolo ha la sharia per i sufi? «Abbiamo bisogno di disciplina, per svegliarci e pregare, ma non dobbiamo pregare come animali. In fin dei conti Dio non ha bisogno delle nostre preghiere, deve essere un modo per controllare il nostro ego. Questa è la nostra jihad». Gli esperti di gioielli saranno in Italia la settimana del 2 dicembre per la preparazione della prossima asta di Magnificent Jewels & Noble Jewels a Ginevra. Per una valutazione gratuita e senza impegnocontattatesara.miconi@sothebys.com sothebys.com/jewels PENSI DI VENDERE I TUOI GIOIELLI? CONTATTA GLI ESPERTI

14 14 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera

15 Corriere della Sera Sabato 29 Novembre 2014 «Taglierò il welfare agli immigrati» Piano anti-europei di Cameron: benefit ridotti, rimpatrio per i disoccupati Una mossa per contenere l Ukip. Ma il premier si è consultato con Merkel ESTERI 15 Incontro al Corriere Da dove vengono i migranti Ue? Numero di nuovi immigrati giunti dai Paesi europei nel Regno Unito nel corso del 2013 Spagna Polonia Francia ITALIA Romania Lituania Germania Portogallo Olanda *(Nel 2014 sono al mese) Fonte: International Passenger Survey/Office for National Statistics CdS Gli italiani di Fabio Cavalera * DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA David Cameron va ancora all attacco: taglierò il welfare ai migranti che arrivano dall Unione Europea. Propone, nel caso di riconferma a Downing Street, di congelare per quattro anni i crediti d imposta e gli aiuti sulla casa ai lavoratori a basso reddito che arrivano dalla Ue. Ipotizza di rispedire in patria chi non trova occupazione entro sei mesi. Promette di rimuovere i contributi per i figli a carico se risiedono fuori dal Regno Unito. E prefigura il blocco per i cittadini dei nuovi paesi aderenti alla Ue se «le loro economie» non convergeranno coi parametri europei. Le parole sono pesanti e, a prima vista, mettono Cameron di nuovo in rotta di collisione con l Europa. Ma dietro al discorso che il leader conservatore ha fatto ieri, tutto centrato sulla necessità di disincentivare i flussi d ingresso attraverso la soppressione dei generosi benefici sociali oggi previsti per la manodopera non qualificata (soprattutto dall Est), c è una lunga mediazione sia con la cancelliera Merkel, con la quale Cameron si è consultato fino a poco prima del suo intervento, sia con il presidente della Commissione, Juncker. Ed è stato proprio il pressing congiunto di Berlino e Bruxelles a mitigare i contenuti della posizione del premier britannico che infatti ha rinunciato a porre la questione delle «quote» (il tetto annuale alle immigrazioni), poi a riconoscere la fondatezza del principio della «libera circolazione» delle persone nell area europea (cardine dei trattati), infine a ribadire che comunque occorrerà negoziare coi partner dell Europa, escludendo atti unilaterali. Così il commento di Juncker è morbido: «La sua posizione va Bruxelles Morbido il commento di Juncker: «La sua posizione va ascoltata senza drammi» E per i ragazzi tricolori in arrivo il futuro diventa un po più incerto ascoltata senza drammi». La sortita di Cameron, in sostanza, occorre leggerla in doppia chiave. Per quello che non dice (ad esempio non cita provvedimenti che sarebbero incompatibili con lo spirito dei patti europei), allineandosi con i «consigli» della signora Merkel ed evitando di isolarsi in un angolo. E per quello che dice, con vigore, ma che risponde tanto alla necessità di lanciare un manifesto elettorale quanto all esigenza di nascondere il fallimento della sua promessa del Allora, correndo per Downing Street e incalzando i laburisti, disse: taglierò il saldo migratorio e lo conterrò in poche migliaia. Sfortunatamente per Cameron i dati, che l Ufficio Nazionale di Statistica ha diffuso proprio alla vigilia del suo discorso, sono una solenne bocciatura di quei vecchi impegni. Nell ultimo anno, dal giugno 2013 al giugno 2014, sono stati registrati 583 mila immigrati (228 mila sono cittadini Ue) e 323 mila emigrati. Il bilancio parla di uno squi- Italians of London 22mila: gli iscritti del più grande sito di italiani a Londra Discorso Il premier David Cameron durante il suo discorso di ieri sull immigrazio ne presso il quartier generare di «Jbc», azienda che produce mezzi agricoli con sede a Rocester, nel Regno Unito (Getty) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA Gli italiani emigrati e ufficialmente censiti nel Regno Unito sono 260 mila. Ma il numero raddoppia, almeno, se si tiene conto della massa che è al di fuori dei registri Aire, ovvero dei registri degli italiani residenti all estero. E il flusso, sempre quello ufficiale, è in costante crescita: sono 2 mila i connazionali che ogni mese si trasferiscono per lavorare a Londra e dintorni. Ovviamente occorre moltiplicare per chissà quanto se aggiungiamo studenti o ragazzi in cerca di una esperienza e di una occupazione temporanea. Ebbene: che cosa ha da temere questo popolo tricolore, grande quanto una metropoli in definitiva, che vive nel Regno Unito? Le parole pronunciate da David Cameron sembrano prefigurare scenari non tranquillizzanti. Ma, al di là delle forzature, la realtà è ben diversa. E l ambasciatore Pasquale Terracciano rassicura: «Non vedo proprio all orizzonte una situazione di cui dovremmo preoccuparci». Invitato al Foreign Office, assieme ai colleghi europei, per assistere in diretta al discorso del leader britannico, il primo rappresentante dell Italia a Londra spegne ogni possibile cattiva interpretazione. I motivi sono tanti. Primo perché si tratta di un progetto futuro che va discusso in Europa. Secondo perché, in ogni caso, «non ci sono implicazioni per i nostri connazionali». La radiografia dell immigrazione ufficiale italiana nel Regno Unito dice che si tratta, per lo più, di manodopera qualificata. Dunque di lavoratori che godono di buone retribuzioni e che non ricorrono alle integrazioni sociali del welfare. Ma il problema potrebbe porsi proprio per i giovani che vengono o per servire nei bar, nei pub, nei ristoranti, o in cerca di un impiego umile e di basso livello qualitativo. Che ne sarà di loro? Premesso che il discorso di Cameron ha, per il momento, una valenza elettorale e che occorrerà vedere nel tempo come (e se) si articolerà nel concreto, l intento principale del premier britannico è quello di disincentivare l arrivo «di chi viene all avventura» senza una garanzia certa occupazionale e di chi ha la prospettiva di un salario minimo da sostenere coi sussidi. In futuro, sulla carta, anche per questa fascia di immigrazione italiana sottotraccia risulterà meno vantaggioso il trasferimento nel Regno Uni- librio di 260 mila unità, con un più 78 mila (quasi la metà rumeni e bulgari) rispetto ai dodici mesi precedenti. Cinque anni di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici hanno prodotto un risultato opposto a ciò che era stato proclamato con enfasi. La forza lavoro di provenienza Ue è di 1,7 milioni su 2,9 milioni complessivi di lavoratori immigrati. Sono i numeri che spiegano gli ultimi strappi di Downing Street. Il leader tory deve destreggiarsi fra l arrembante Nigel Farage che lo accusa di avere fatto sempre «promesse disoneste», il mondo del business che lo invita a «non calpestare il valore europeo della libera circolazione di manodopera» e i partner, Merkel in testa, che lo spingono a maggiore cautela. L intervento di ieri, forte e populista ma non di irrimediabile rottura, è un gioco d equilibrio e d azzardo insieme. La cui efficacia sarà verificata con il voto di primavera. F. to. Ma non vi sarà alcun impedimento. I ragazzi che vorranno mettersi alla prova potranno continuare a farlo. Certo, nel loro bilancio, prima di partire, saranno costretti a tagliare qualche sterlina settimanale di Flusso costante Sono 2 mila i connazionali che ogni mese si trasferiscono a Londra e dintorni sussidio pubblico. Ma parliamo di qualcosa che entrerà in vigore fra qualche anno. E solo se David Cameron sarà rieletto, se la coalizione di governo troverà un accordo, se con l Europa ci sarà una mediazione. Le norme Ogni Paesi dell Unione prevede per gli immigrati Ue una serie di regole che permettono di accedere ai servizi a sfondo sociale. Variano da Stato a Stato, ma ci sono regole stabilite dal diritto comunitario che valgono per tutti I cittadini Ue possono rimanere in uno stato per 3 mesi; se vogliono stare più a lungo, devono avere un lavoro o essere impegnati nella ricerca di un lavoro con concrete possibilità di assunzione. Oppure devono dimostrare di avere abbastanza soldi per non pesare sul servizio pubblico Anche con un permesso di soggiorno, i benefici non sono automatici. Il cittadino di un Paese Ue deve superare il test di «residenza abituale» ai sensi del diritto comunitario, che comprende la durata del soggiorno, l eventuale attività svolta, una fonte di reddito, se si tratta di studenti, lo stato di famiglia e la situazione abitativa Nel Regno Unito, quando un disoccupato «supera» il test di residenza può chiedere un sussidio fino a 90 euro a settimana. Un lavoratore Ue che supera il test può anche richiedere l indennità di alloggio e alcuni benefici fiscali Il «padre» dei Grünen Joschka Fischer L ex premier Enrico Letta Fischer e Letta: «L Europa fallirà se non fermiamo i neo-nazionalismi» MILANO «L Europa ha una terra promessa da raggiungere. Non è lontana, la vediamo. Ma ora che ci troviamo davanti al Giordano gli elettori stanno guardando indietro. Verso il deserto, verso i nazionalismi. Bisogna tornare a parlar loro di quella promessa». Attinge nientemeno che alla Bibbia Joschka Fischer, «padre» dei Grünen ed ex ministro degli Esteri della Germania, per raccontare la sfida che attende la politica filo-europeista, «finora colpevole di silenzio», ed evitare il peggio. «L Europa fallirà?». E partito da questa domanda, diretta e provocatoria, l incontro organizzato ieri dalla Fondazione del Corriere, introdotto dal presidente Piergaetano Marchetti e moderato dall inviato Paolo Valentino, che ha messo a confronto Fischer e l ex presidente del Consiglio italiano Enrico Letta. «Il lato oscuro di tutti noi è il nazionalismo. Una minaccia pericolosa, che Berlino non ha capito: l austerità sta spingendo la crisi dal piano economico a quello politico», sostiene Fischer, che sul tema ha da poco dato alle stampe il saggio Scheitert Europa? (L Europa fallisce?). E una denuncia delle politiche imposte da Frau Merkel agli alleati «un errore fatale» che però non assolve gli altri: l Italia, anche, «che è stata a lungo assente dall Europa», e tutti i partiti europeisti, che «nelle varie elezioni nazionali sono rimasti in silenzio sui temi europei, lasciando parlare i nazionalisti». E una tesi condivisa da Letta che, dopo aver elogiato il «coraggio da leone» di Mario Draghi in un Eurocrazia dove «comanda la Germania», ha sottolineato come «dai prossimi cinque anni dipende il futuro dell Europa, che può oggettivamente fallire se non si cambia il mood negativo», e cioé si riconquista quel 25% di elettori che in Francia come in Italia guarda al nazionalismo. La risposta passa dunque sicuramente dalla Germania che, riconosce Fischer, ha «un grosso problema ad accettare un ruolo di leadership in Europa», ma anche dall Italia che, ribatte Letta, «ha un ruolo potentissimo e deve giocarlo». L approdo finale dell Europa, per il tedesco, non può che essere l integrazione politica, o meglio una Federazione sul modello svizzero in cui, almeno nella prima fase, il ruolo di governo non spetterà alla Commissione «chi la conosce?», dice provocatorio ma al Consiglio europeo dei capi di stato e di governo. Resta da vedere a chi toccherà il ruolo di Giosuè. Sara Gandolfi

16 16 Sabato 29 Novembre 2014 Corriere della Sera Cronache I dubbi Il ministero della Salute fornirà ai cittadini risposte e informazioni sui vaccini antinfluenzali al numero verde 1500 Secondo l Istituto Superiore di Sanità «interrompere la campagna vaccinale sarebbe irresponsabile» Vaccini, salgono a undici le morti sospette «Possibili altri ritiri» Le dosi incriminate sono 500 mila. Analisi entro 30 giorni ROMA Un fenomeno atteso. Un moltiplicarsi di segnalazioni di morti avvenute a ore dalla vaccinazione antinfluenzale con Fluad, il prodotto di Novartis, due lotti da 500 mila dosi ritirati giovedì perché potenzialmente dannosi. Il sistema di vigilanza dell Agenzia nazionale del farmaco, che raccoglie i dati dei medici, ha registrato 11 casi sospetti. I pazienti sarebbero deceduti dopo aver fatto la profilassi. Molto anziani, vicini ai 90 anni. Due a Siracusa, uno a Termoli, Lecce e Prato. Due a Roma. Nella Capitale la prima vittima è una donna di 92 anni ricoverata al policlinico Gemelli. La seconda è un uomo di 77 anni. Le segnalazioni sono state confermate da Luca Pani, direttore di Aifa: «Ci prepariamo a ricevere nuove denunce. Però il collegamento tra farmaco e decesso deve essere provato. Così come la pericolosità delle fiale. Non escludiamo il ritiro di altri lotti a scopo cautelativo». Ci sarebbero altre due storie non chiare. A Genova un 69enne, ex sportivo, a Parma un malato Milano Video anti aborto La Curia sospende il prof Dopo le proteste di alcuni genitori per un video choc mostrato agli alunni dal docente di Religione Cattolica, il «prof» del liceo Cardano di Milano potrebbe esser sospeso dall insegnamento. G.N., 52 anni, laico, ha mostrato un filmato contro l aborto, «L urlo del silenzio», già contestato per «inaccuratezze» da una commissione di medici trenta anni fa. Per porre fine alle polemiche, il responsabile dell insegnamento della Religione Cattolica dell Arcidiocesi di Milano, don Giambattista Rota, ha avviato la procedura di sospensione per il venire meno della necessaria abilità pedagogica. cronico di 80 anni. Indagano quattro Procure, Roma, Siracusa, Prato e Siena, sede dello stabilimento di produzione della multinazionale svizzera. La situazione sembra essere sfuggita di mano, tanto che il ministero della Salute ha attivato un numero verde, il 1500, per informazioni. La gente ha paura. I medici per scrupolo tendono a riportare all Aifa ogni minimo sospetto. E anche gli amministratori assumono decisioni drastiche. Come l assessore alla Salute della Liguria, Claudio Montaldo, che ieri ha deciso di bloccare la campagna vaccinale nei servizi pubblici. Le Regioni vanno lungo strade spesso opposte. La Lombardia ha scelto di confermare il piano di prevenzione antinfluenzale. La Toscana sta per attivare un numero verde, il Lazio ha accusato l Agenzia del farmaco di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali e per prudenza ha ritirato tutti i lotti di Fluad, non solo quelli sul banco degli imputati. L istituto superiore di Sanità La mappa Le coperture della vaccinazione antinfluenzale (stagione , per 100 abitanti) Trento Bolzano Friuli Lombardia Venezia Valle 7,9 13,8 16,9 D'Aosta 12,7 Giulia 11,7 15,7 Veneto 14,7 17 Emilia R. Piemonte 18,5 Umbria 16,5 Marche Liguria 19,4 19,5 14,7 Abruzzo Toscana 16,5 Lazio 18,1 Molise 16,6 13,8 16,4 Sardegna LE VACCINAZIONI NEGLI ULTIMI QUINDICI ANNI Fonte: elaborazioni Ministero della Salute Campania Sicilia 15,9 14,9 Calabria Basilicata 17,8 Puglia 17,5 17,7 19,4 18,6 18,4 19,1 19,6 17,2 17,8 15,6 14,1 14,9 15,6 12,6 10,5 sta analizzando i campioni di vaccino sospetti e avrà i risultati dei test entro trenta giorni. Walter Ricciardi, il commissario straordinario, si sbilancia: «Tendo a credere che non troveremo nulla di anomalo. Quelle persone sono morte perché tutte colpite da gravi Corriere della Sera patologie». Da Novartis, l elenco delle Regioni che avevano ordinato i lotti di Fluad: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e Toscana. M. D. B Rino Rappuoli L italiano di Novartis creatore del Fluad Le ricerche con Venter Immunologo Ha applicato una strategia di sua invenzione basata sulla genomica messa a punto con la collaborazione dell americano che mappò il Dna Chi è Senese, classe 1952, Rino Rappuoli (nella foto) si è specializzato alla Harvard Medical School di Boston e alla Rockefeller University di New York ROMA È uno dei maggiori ricercatori al mondo nel campo dei vaccini. Un personaggio innovatore, con l aria dello scienziato un po svagato, che ha dato un impulso energico a tutto il settore. Rino Rappuoli, è anche il responsabile del centro senese di Novartis. Qui, nell impianto dell ex Sclavo, poi diventata Chiron e infine inglobata dalla multinazionale, sono state costruite le «armi» difensive contro il meningococco di tipo C, uno dei più pericolosi nemici infettivi. Rappuoli ha applicato una strategia di sua invenzione basata sulla genomica. Una manovra di accerchiamento chiamata «vaccinologia inversa» messa a punto con la collaborazione di Craig Venter, l americano che ha decifrato l intero genoma umano. L approccio si fonda sul sequenziamento del genoma dei virus per individuarne le parti più deboli. Rappuoli riuscì ad averla vinta, dopo 20 anni di studio. Il nome di questo senese di 62 anni è legato anche all antinfluenzale Fluad, nell occhio del ciclone per i presunti collegamenti con le 11 morti sospette in Italia. Contiene una sostanza che aumenta la sua efficacia e che è stata usata anche quando si trattò di contrastare la pandemia. Venne messa in cantiere la produzione di un certo numero di dosi che poi furono inutili perché la grande minaccia risultò inferiore alle aspettative. Ieri Rappuoli aveva il morale a terra. Per lui il Fluad è come un figlio. M. D. B Ha pubblicato oltre 400 lavori scientifici originali

17 # Corriere della Sera Sabato 29 Novembre 2014 CRONACHE 17 DALL ALLARME ALLE VERIFICHE Così si indaga sul nesso tra il farmaco e i decessi La produzione, i test, la vendita fino alla prima vittima tre settimane fa I benefici Generalmente tutti gli esperti sono concordi nell affermare che i benefici dei vaccini antinfluenzali sono superiori ai rischi che si possono correre Quando astenersi Non ci si deve vaccinare se si è allergici a qualche componente del vaccino, se si ha meno di 6 mesi d età e nel caso ci siano in corso malattie con febbre alta I tempi Il vaccino dovrebbe essere preso tra metà ottobre e fine dicembre La protezione scatta dopo due settimane dalla somministrazione e dura come minimo un anno Il primo segnale è arrivato il 7 novembre. Un uomo colpito da infarto a distanza di un ora dall inoculazione di un vaccino, il Fluad, prodotto da Novartis. Sembrava un episodio isolato e sul momento non gli è stato dato peso eccessivo, tanto più che quel signore era anziano e non in buono stato di salute. Poi, a distanza di pochi giorni, altre due comunicazioni di allerta. Persone tra gli 80 e i 90 anni, in condizioni fragili. Anche loro avevano da poco fatto la profilassi antinfluenzale, secondo le raccomandazioni del ministero della Salute. Ieri le morti sospette attribuite al prodotto Novartis erano salite a undici. Un sospetto, un ipotesi e basta. Ma tanto è bastato per ordinare l immediato ritiro delle confezioni, suddivise in due lotti, un totale di 500 mila dosi. La campagna vaccinale per la stagione influenzale è in pieno svolgimento in tutta Italia con l obiettivo, sempre meno verosimile, di raggiungere il 75% della copertura, vale a dire proteggere dai tre virus responsabili dell epidemia alle porte i tre quarti della popolazione a rischio (anziani, personale sanitario, donne al 2 e 3 mese di gravidanza, bambini e adulti con patologie gravi). Non si poteva correre il pericolo di mettere a repentaglio altre vite, sebbene il nesso di casualità tra decessi e somministrazione del vaccino sia tutto da dimostrare. Ma cosa può essere accaduto? In quale momento della lavorazione si è verificato il presunto errore? Lo chiariranno le analisi dell Istituto Superiore di Sanità (Iss) dove esiste un centro di ricerca e valutazione immunobiologica che sottoporrà ai test i campioni del medicinale ritirato. Forse già martedì o mercoledì ci saranno le risposte iniziali sulla tossicità. È un vero giallo. I vaccini sono sorvegliati speciali da parte delle autorità regolatorie internazionali proprio perché destinati a decine di milioni di persone. Dunque ci sono sistemi di controllo rigorosi da quando le uova di gallina utilizzate per Roma In clinica per una bronchite, le recidono l arteria Donna muore dopo due settimane di coma Hanno denunciato i responsabili della clinica San Raffaele di Roma, dove la loro parente era stata ricoverata per una bronchite. Il marito e i figli Liliana R., una donna di 58 anni, vogliono fare chiarezza sul decesso avvenuto dopo 43 giorni di sofferenze. I medici del San Camillo, dove la paziente era stata poi 15 Milioni Le vaccinazioni totali in Italia l anno scorso trasferita, hanno constatato che le era stata recisa l arteria femorale: sottoposta a intervento chirurgico, era stata tenuta in coma farmacologico. Nella denuncia i medici della clinica vengono accusati di avere lavorato «con negligenza, imperizia ed imprudenza». mettere in cultura i virus dell influenza, di solito tre, arrivano in azienda fino a quando i lotti ne escono diretti ad Asl e farmacie. Norme di sicurezza e qualità verificate dall Iss. Queste partite di Fluad avevano superato tutti gli esami. Walter Ricciardi, l attuale commissario dell Istituto Superiore di Sanità, ritiene improbabile che qualcosa sia sfuggito durante il percorso produttivo, specie dopo gli incidenti di due anni fa quando però i sospetti ricaddero su lotti, sempre di Novartis, rimasti in magazzino. Fluad non è un vaccino come tutti gli altri. È adiuvato, contiene cioè una sostanza che ne potenzia l efficacia e dunque ne aumenta le capacità di immunizzazione. La sostanza si chiama squalene, un derivato del colesterolo prodotto dal nostro organismo: «In ogni fiala ce ne sono quantità infinitesimali spiega Donato Greco, epidemiologo, ora all Istituto internazionale di ricerca e prevenzione di Lione. Io credo che il caso si sgonfierà. Ogni anno in Italia si contano da 6 a 8 mila morti in eccesso. Persone anziane e già malate che avrebbero finito di vivere pochi mesi dopo se non si fossero aggravate nella stagione invernale a causa di infezioni tipiche del periodo freddo». Un dato però è certo. La credibilità dei vaccini è stata rimessa in discussione. Un colpo «mortale» che allontanerà ancora i cittadini da una pratica di prevenzione risultata fondamentale nell azione di lotta contro gravissime malattie infettive. Margherita De Bac Il prodotto Il Fluad è un vaccino antinfluenzale prodotto dalla Novartis, in commercio in Italia dal 1997 Rispetto ad altri vaccini, contiene un adiuvante, vale a dire una sostanza di origine naturale, il colesterolo, in grado di potenziarne l efficacia

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