SPORT. maneggi: Agriturismo Lungimala: scuola di equitazione, horse trekking, apertura dal 15 maggio al 15 novembre.

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1 SPORT escursionismo: 4 passi per 4 ponti: Ponte della Fabbrica, Ponte del Cresto, Ponte dei Tomà, Ponte della Gorgia. Dislivello: 200 m, durata: 2 ore e 30 minuti Ala di Stura, il paese delle meridiane. ALA DI STURA maneggi: Agriturismo Lungimala: scuola di equitazione, horse trekking, apertura dal 15 maggio al 15 novembre. sci nordico: pista di fondo in frazione Villar, difficoltà media (1100 m 1250 m), percorso di 7,5 km adatto per tecnica classica e skating. Centro noleggio e scuola di sci. sci alpino: 12 km di piste da discesa (1000 m 1900 m), 2 skilift e una seggiovia. Innevamento artificiale, bar, ristorante, noleggio e scuola di sci. pattinaggio su ghiaccio: pista di pattinaggio dotata di sistema computerizzato di raffreddamento, illuminazione, impianto stereo, spogliatoio, noleggio pattini. Bar nelle vicinanze. NUMERI UTILI Comune: 0123/55102 Piazza Centrale, 22 Ufficio postale: 0123/55437 Piazza Centrale, 24 Farmacia: 0123/55370 Piazza Centrale, 22 CURIOSITÀ Altitudine: 1100 m Distanza da Torino: 50 km Denominazione abitanti: Alesi Festa patronale: San Nicola Veduta da Pian del Tetto Testi e immagini tratti da e da

2 Ala di Stura, suggestivo centro della Val d'ala, è immerso in verdi prati e ricchi boschi con caratteristici punti panoramici, come quello posto dopo la breve galleria scavata nella roccia, dal quale si possono ammirare le cime della Bessanese, dell'uja di Mondrone e del Monte Rosso. Il nome di Ala deriva dal celtico all che significa luogo posto in alto. Si pensa infatti, che i primi insediamenti furono di pastori nomadi di origine celticoligure, che nel d. C. pascolavano le loro mandrie in questa zona. Vi sono altre borgate che conservano nel nome la radice celtica: Laietto, Sarti, Chiottero e Martassina. In seguito Ala fu sotto dominio romano e nel secolo X subì le invasioni dei Saraceni e degli Unni. Nel secolo XI il paese ricevette nuovo impulso grazie all'arrivo dei Benedettini, che vi costruirono uno dei più antichi monasteri delle Valli, del quale rimane traccia nella cosiddetta "Casa dei Benedettini". Guglielmo di Monferrato, succeduto ai Vescovi di Torino nella proprietà della Castellania di Lanzo, nel 1267 diede in concessione ai fratelli Barizelo di Gerola tutte le miniere della Val d'ala. A tale scopo vennero costruiti i borghi di Pertusio e Chialambertetto. Da allora in poi la storia di Ala seguì le vicende della Castellania di Lanzo: da feudo dei Savoia a dominio degli Este. Con lo smembramento della Castellania ad opera di Vittorio Amedeo II, Ala venne infeudata da Giorgio Giuseppe Compas de Brichanteau. La Chiesa Parrocchiale, dedicata ai Santi Nicolao e Grato, venne edificata nei secoli XI - XII, ed è tra le più antiche delle valli. Divenuta insufficiente per la popolazione, fu oggetto di ampliamento fra il 1727 e Nel secolo XVIII lo scultore Tommaso Fontana e il doratore Giovanni Crotti eseguirono dei lavori sul tabernacolo, sull'altare della Cappella della Madonna del Rosario e sull'altare della Cappella di San Giuseppe. Quest'ultimo altare era in legno e negli anni '60 venne sostituito con uno in marmo. Interessante è il campanile annesso alla chiesa, in stile gotico lombardo; esso riproduce, in dimensioni ridotte, quello di Ceres (secolo XII). La Cappella di San Giuseppe venne eretta tra la fine del secolo XVI e l'inizio del secolo XVII. All'interno vi sono numerosi affreschi, alcuni dei quali datati 1634 e 1641, attribuiti a Giovanni Vanoti di Ceres. In particolare si possono ammirare: sulla parete sinistra, una santa, forse Maria Maddalena e un martire, San Giovanni Battista, San Pietro, San Bernardo da Chiaravalle; sulla parete di fondo, partendo da sinistra, una Madonna con Gesù Bambino, mentre sulla parete destra una Trinità. Nei riquadri sono rappresentati un santo, l'arcangelo Michele e la Madonna della Misericordia La grotta della cappella del Santuario di Nostra Signora di Lourdes, è nata per un voto fatto da Clara Gilardini, facoltosa villeggiante di Torino. Venne inaugurata il 15 settembre 1912, giorno in cui si festeggia la ricorrenza dell'addolorata. All'interno è collocata la statua in marmo della Madonna a grandezza naturale, opera dello scultore Leonardo Bistolfi. La piccola chiesa, a lato della grotta, è stata realizzata nel 1922 e custodisce un affresco raffigurante Santa Chiara e un trittico opera di Paolo Giovanni Grida. Nei riquadri sono rappresentati un Santo, l'arcangelo Michele e la Madonna della Misericordia. In tutto il territorio di Ala sono numerosi gli edifici che riportano degli affreschi e delle decorazioni sulle pareti esterne; qui di seguito sono segnalati quelli attribuiti al pittore Oldrado Perini della Novalesa. Nella frazione Villar è visibile un affresco, eseguito dal Perini nel 1577, che raffigura la Madonna col Bambino, San Maurizio e la Santissima Trinità. In frazione Prussello si può scorgere un altro affresco risalente al 1588, di cui però rimangono poche tracce. Si sa che fu distrutto nel 1935 in seguito a opere di solidificazione dell'edificio. L'unica testimonianza rimasta è una fotografia che ci consente di ricomporre la pittura: in alto da sinistra erano rappresentati San Giovanni Battista, la Madonna col Bambino, un altro personaggio nella zona scrostata e la Santissima Trinità; in basso da sinistra San Luigi (identificazione incerta), San Pietro e Santa Teresa. Non abbiamo notizie delle altre figure affrescate nella parte sinistra, non comprese nella fotografia. L'ultimo affresco attribuibile al Perini (1588) si trova in frazione Pian del Tetto e attualmente versa in condizione di degrado. È stato mutilato e deturpato in alcune parti in seguito a opere di ristrutturazione dell'edificio, che hanno causato l'eliminazione della figura di un personaggio. Sono ancora ben visibili San Antonio Abate e la Madonna col Bambino.

3 artificiale di Malciaussia e al rifugio Tazzetti. L ascensione più interessante che da qui si può compiere è quella del Rocciamelone (3538 metri), dalla cui sommità si gode uno dei panorami più belli di tutte le Alpi. Una tra le innumerevoli attrazioni di Usseglio è il pattinaggio; posto al centro del paese, rispetta le dimensioni regolamentari per il gioco dell hockey. SPORT USSEGLIO Escursionismo: Lago dietro la Torre-Lago della Rossa, Lago Nero, cresta del Rocciamelone, Colle dell Autaret, Colle dell Arnas, Colle di Costa Fiorita. Pattinaggio su ghiaccio: Usseglio dispone di un ampia pista di più di 1300 mq, dotata di illuminazione notturna, impianto stereo, spogliatoio e noleggio pattini. Sci nordico: la pista si snoda per 11 km ed è costituita da cinque anelli. L impianto è dotato di un centro noleggio, di una scuola di sci e di un impianto per l innevamento programmato. Sci Alpino: l impianto di Pian Benot offre 7 ski-lift e 23 km di piste, tutte provviste, in caso di necessità, di innevamento artificiale. CURIOSITÀ Altitudine: 1265 m Distanza da Torino: 61 km Denominazione abitanti:ussegliesi Festa patronale: Santa Maria Assunta Chiesa Parrocchiale NUMERI UTILI Comune: Piazza Vittorio Veneto, 2 Tel.0123/83702 Ufficio Postale: Piazza XXIV maggio,12 Viù Tel. 0123/ Farmacia: Dott. Bruno Viale Rimembranza, 1 Viù Tel 0123/ Testi e immagini tratti da

4 Usseglio: situato a nord-ovest di Torino, Usseglio è l ultimo comune della Valle di Viù, la più meridionale delle tre Valli di Lanzo. Importante località climatica, il paese sorge al centro di un ampio pianoro circondato da praterie e da boschi e bagnato dalle acque della Stura di Viù, che qui assume il nome di Chiara. Il toponimo, presente nella forma Uxeillo in documenti del 1224, Uxello nel 1269, nonché Uxellis nel 1288, viene fatto risalire al celtico uxeilos, col significato di alto, sublime, riferito appunto all altitudine del sito in cui si trova il paese. L origine di Usseglio è antica. A testimoniare il fatto che già in epoca romana esistevano insediamenti nella zona, sono state ritrovate, oltre a numerose monete, due are votive, una dedicata a Ercole Marco Vibio Marcello e l altra a Giove. A partire dal terzo secolo Usseglio e la sua valle sottostarono al dominio del vescovo di Torino. Dopo la conquista longobarda (568) e la cacciata del vescovo di Torino, le Valli di Lanzo furono cedute, in seguito ad aspre lotte, al Re di Borgogna Gontranno, insieme con le valli d Aosta e di Susa (576). Durante la dominazione borgognona, che durò due secoli, si svilupparono stretti rapporti tra le popolazioni dei due versanti delle Alpi: proprio da Usseglio si poteva facilmente passare in Savoia attraverso il passo del Colle dell Autaret. In seguito alla discesa in Italia di Carlo Magno (773) e alla disfatta dei longobardi, le Valli di Lanzo furono riaggregate alla contea di Torino e alla signoria del vescovo, a opera dello stesso imperatore. Tale signoria continuò anche sotto i re carolingi e poi sotto i marchesi di Torino, la cui ultima discendente, Adelaide, morì nel 1091 dopo aver sposato in terze nozze Oddone di Savoia, il fondatore della dinastia. Nel corso del secolo XIII, mentre vari contendenti lottavano per il possesso del castello di Lanzo, che fu conquistato dai Savoia con alterne vicende, gli ussegliesi seppero approfittare della situazione per rivendicare la propria autonomia: Primi a respingere il dominio del vescovo furono gli ussegliesi, scrive il Cibrario, i quali dopo aver adoperato la forza verso il 1288, patirono più di due secoli sia contro al medesimo, sia contro la badia di Stura. Nel 1309 il possesso della castellania fu pienamente assicurato alla casa di Savoia: il vescovo cedette i suoi diritti temporali su Lanzo. Usseglio, con Forno e Lemie, continuò a far parte dell antico viscontado di Baratonia, dipendendo però dalla giurisdizione della castellania di Lanzo. Verso la metà del Trecento i Provana di Leinì, succeduti ad alcuni dei visconti di Baratonia, furono investiti dal vescovo di ragioni feudali su Usseglio, Lemie e Margone. Contemporaneamente ebbe signoria su Usseglio Ugonino di Savoia, che fu vicario di Torino. Durante le lotte fra i Savoia e il ramo degli Acaia, che culminarono nell assedio di Balangero da parte di Amedeo VI ( ), Ugonino si schierò con gli Acaia, e in seguito a ciò fu spogliato dei suoi feudi. Solo nel 1418, alla morte dell ultimo erede degli Acaia, il duca di Savoia entrò in possesso dell antico territorio della castellania. Da questo momento la storia di Usseglio segue lo stesso corso di quella di Lanzo e delle sue valli. Fra XIV e XV secolo la famiglia dei Baratonia, nei suoi vari rami, subì una profonda crisi e contemporaneamente nasceva una nuova potenza locale, quella degli Arcour (o Harcour), che seppe trarre vantaggio da questa decadenza, acquistando via via i feudi che i Baratonia non riuscivano più a mantenere. Nel 1439 gli Arcour, signori di Fiano e di Altessano, furono investiti dei feudi di Forno, Lemie e Usseglio, ottenendone poi nel 1447 anche la concessione delle miniere. Nel 1586 i documenti parlano di un viscontado di Usseglio, distinto dal feudo, di cui fu investito Giantommaso Arcour; l ultima investitura di questo tipo fu quella a favore di Giuseppe Antonio Arcour, nel Il personaggio più noto della storia ussegliese è il Conte Luigi Cibrario, uomo politico e storico di grande levatura, nato a Torino nel 1802 da una famiglia originaria della zona. Nella sua lunga carriera politica Luigi Cibrario fu nel 1848 senatore del Regno di Sardegna. Fra le altre onorificenze ottenne il titolo di gran cancelliere dell Ordine Mauriziano e in riconoscimento dei servizi resi alla patria venne insignito del Collare dell Annunziata. L abitato e i dintorni Dove termina l abitato, su una piazzetta cinquecentesca, sorge la vecchia Parrocchiale di Santa Maria Vergine Assunta, d origine romanica, riadattata nella prima metà del Seicento. Nel rimaneggiamento la facciata attuale, rivolta a levante, prese il posto dell abside antica. Il campanile, che si ergeva a sinistra dell abside, era romanico. Della costruzione originaria tuttavia non rimangono che i due piani inferiori, con archetti pensili e una cornice formata da pietre orizzontali sostenute da quattro mensole, mentre la parte superiore è stata interamente rifatta. L interno della chiesa conserva due dipinti di buona fattura raffiguranti la Fuga in Egitto e la Pentecoste. Poco distante, all inizio del Novecento fu costruita la nuova Parrocchiale dell Assunta, in stile neobarocco. Numerose e ben conservate sono le cappelle sparse sul territorio comunale. A Piazzette sorgono la Cappella di San Vito e la Cappella di San Desiderio, di notevole valore. A Villaretto sono visibili la Cappella di San Pietro e la Cappella di Santa Maria, mentre a Crot vi è la Cappella di San Giuseppe e a Benot la Cappella di San Lorenzo. Tra le altre piccole chiese della zona, si ricordano anche la Cappella di San Fedele, la Cappella di Sant Antonio, la Cappella di San Giovanni Battista e la Cappella di San Michele. Fuori dell abitato della frazione Crot (1290 metri), la valle si divide in due: verso nord si apre lo stretto vallone d Arnas, dove una mulattiera conduce in quattro ore e mezzo di salita al rifugio Cibrario, base di partenza per le ascensioni alla Croce Rossa (3566 metri) e alla Punta d Arnas (3560 metri); proseguendo invece sulla strada principale si entra nella parte terminale della valle, denominata vallone di Malciaussia e si raggiunge Margone (1410 metri), graziosa località da cui si dipartono interessanti escursioni al lago

5 SPORT escursionismo: Sentiero Frassati, mulattiera ben segnalata con cartelli in legno e segni rossi (dalla piazza della chiesa occorre prendere a sinistra sulla strada che porta verso le frazioni Bertolé-Tese per alcune decine di metri, fino alle indicazioni). Il sentiero conduce al Colle delle Lunelle,1372 m, in circa 2,30 h di cammino e all Uja di Calcante, 1614 m,in circa 3,30 h. arrampicata: palestra di occia delle Lunelle, raggiunte dal Sentiero Frassati. TRAVES NUMERI UTILI Comune: Via Bertolè 1, tel Posta: Piazza Caduti 5, tel Farmacia: Piazza Caduti 5, tel CURIOSITÀ Altitudine: 628 m Distanza da Torino: 40 km Denominazione abitanti: Travesini Festa patronale: San Pietro in Vincoli Ponte di Traves, in pietra a due arcate irregolari, costruito nel 1865 Testi e fotografie tratte dai siti e

6 Traves (628 m), piccolo centro abitato, sorge sulle pendici orientali del Monte Calcante alla confluenza dei due rami del torrente Stura provenienti dalla Val Grande - Val d'ala e dalla Val di Viù. Alcuni fanno derivare il nome del paese proprio dalla sua posizione: entraives significherebbe infatti entro le acque, altri sostengono invece che il nome derivi da travi, le travi che venivano sospinte dai boscaioli lungo i dirupi fino ai torrenti per facilitarne il trasporto a valle. Traves appartenne fino all'inizio del secolo XVII al Comune di Lanzo. In seguito alla costituzione del Comune di Germagnano, ne fece parte per qualche anno fino a quando si staccò definitivamente formando un comune autonomo. Nel 1724, con lo smembramento della castellania di Lanzo, Traves venne infeudato all avvocato Michele Rebuffo di Villafranca. Le montagne intorno a Traves furono sede di attività mineraria almeno dal medioevo: al 1298 risale infatti la fondazione del borgo di Pessinetto, sviluppatosi intorno al forno realizzato per la fusione del minerale estratto nella zona dell'uja di Calcante. Dalle miniere locali si ricavarono ferro, rame, nichelio, e tra il 1860 e il 1870 si estrasse della pirrotina nichilifera a cura di una società inglese. Nel XIV secolo nei paesi di Mezzenile e Traves si diffuse la lavorazione del metallo, sorsero così numerose fucine inizialmente adibite alla costruzione di bombarde poi specializzatesi nella produzione di oggetti di uso comune: principalmente chiodi da scarpe e da lavoro. Ancora oggi si possono trovare le testimonianze delle antiche attività: nelle frazioni Tese e Villa sono visibili le fucine in disuso mentre sulle falde delle Lunelle, andando verso il Monte Calcante si ha traccia dell'ingresso di una miniera, chiamata la miniera d'oro. Favoleggiando sulla presenza del prezioso metallo nelle valli i vecchi dicevano che Calcant e Pera Cagni o valont più che Fransi e Spagni ovvero Il Monte Calcante e la Pietra Cagna (a Groscavallo) valgono più di Francia e Spagna. Secondo le leggende il fatto che nessuno abbia mai trovato questo oro è da attribuirsi all intervento malevolo delle masche dispettose nonché all antipatia che il Diavolo in persona nutre per i valligiani. Altro luogo avvolto da un aura di leggenda sono le Grotte di Pugnetto (frazione sul territorio del Comune di Mezzenile ma raggiungibile in auto solamente da Traves). Secondo i racconti un cunicolo segreto collegherebbe Pugnetto ai Tornetti di Viù. Poiché costituiscono un'area di notevole rilevanza ambientale e naturalistica le Grotte di Pugnetto sono state inserite dalla Regione Piemonte nel censimento dei "biotopi" (cioè luogo in cui vive una singola popolazione animale o vegetale), nell'ambito di programmi di tutela ambientale della Comunità Europea. Nella piazza principale del paese si può ammirare la chiesa parrocchiale, costruita nel 1616, dedicata a San Pietro in Vincoli probabilmente a ricordo dell'appartenenza medioevale alla parrocchia di Lanzo. All'interno si trova il dossale barocco con colonne tortili e una grande pala raffigurante appunto San Pietro in Vincoli. Sulla sinistra è collocata la cappella dedicata alla Madonna di Lourdes, mentre sulla destra la cappella del Santo Rosario con una statua lignea settecentesca raffigurante la Vergine. La festa patronale si celebra in agosto. Sul piazzale della stazione ferroviaria si trova il monumento ai caduti che ricorda un triste periodo per Traves e non solo. Il 6 gennaio 1944 infatti ci fu una rappresaglia e otto persone persero la vita, coinvolgendo in modo drammatico tutto il paese.

7 CAPPELLA DI SAN VITTORE Nei pressi del Bric Forcola, al confine con il Comune di Corio, sorge l'edicola dedicata a San Vittore. Non si hanno notizie sicure che permettano di stabilire alla data di costruzione della cappella, tuttavia la struttura romanica potrebbe far ipotizzare il secolo XI. L'edificio a pianta quadrata è suddiviso in due corpi distinti: un corpo centrale e un vestibolo (forse aggiunto più tardi nel secolo XV). BALANGERO CHIESA DI SAN ROCCO La Confraternita di San Rocco e Santa Croce commissionò intorno alla prima metà del secolo XVII la costruzione della chiesa dedicata a San Rocco. Costituì il principale centro religioso sino alla costruzione della parrocchiale di San Giacomo. Alla fine della II Guerra Mondiale l'attività della Confraternita cessò e la chiesa venne abbandonata. Da alcuni anni, per opera di un comitato di borghigiani, si è iniziato il restauro e si sono riprese le tradizionali feste in onore di San Rocco. SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MARTIRI La cappella è situata in regione Corsani, lungo l'antica strada che da Chivasso portava a Lanzo. Risalente all'inizio del XVIII secolo, venne edificata sui resti di un antico oratorio. Anche se non ci sono riscontri sicuri, i martiri a cui si deve la dedicazione del santuario, potrebbero essere i soldati della Legione Tebea, che nel III secolo dopo Cristo fuggirono alla persecuzione di Massenzio attraversando le Alpi, dalla Francia verso il Canavese NUMERI UTILI Comune: 0123/ Vl. Copperi, 16 Ufficio postale: 0123/ Piazza 10 Martiri, 1 Farmacia: 0123/ Vl. Europa, 42 CURIOSITÀ Altitudine: 440 m Distanza da Torino: 30 km Denominazione abitanti: Balangeresi Festa patronale: San Giacomo Chiesa Parrocchiale di San Giacomo Testi e immagini tratti da e da

8 Il territorio di Balangero si estende fra la riva sinistra del torrente Stura, il Monte Giovetto e il Bric Forcola, che fa da spartiacque con i comuni di Corio e Coassolo. Dal punto di vista morfologico è diviso in due zone ben distinte, una pianeggiante e una pedemontana; quest'ultima è particolarmente ricca dal punto di vista mineralogico. BREVI CENNI STORICI Non si è certi dell'origine del nome Balangero: alcuni studiosi ipotizzano che derivi da Balantum Geruli o da Berengario II, Marchese d'ivrea e in seguito Re d'italia, che vi pose un accampamento militare (Castrum Berengarii) citato nei documenti del Il territorio di Balangero era originariamente abitato da tribù di stirpe celtica; tuttavia le testimonianze, ora custodite nel Museo di antichità greco-romane di Torino e provenienti dal sepolcreto rinvenuto nella Regione Murassi, mostrano i segni dell'influenza romana, come anche la lapide in pietra murata nella scala d'accesso della Chiesa Parrocchiale. Durante l'epoca romana il territorio di Balangero era accorpato al Municipio di Germagnano, smantellato nel Medio Evo a opera dei Longobardi. Per volontà del loro già citato re Berengario II d'ivrea si costruì il castello, quale centro militare contro le invasioni degli Ungari. Nel corso del secolo XIV subì quattro assedi, l'ultimo dei quali portò alla vittoria di Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso. Nel secolo XVI il feudo passò ai Provana di Leinì. Nel secolo successivo divenne la dimora di campagna del consigliere di stato Lelio Cauda e venne distrutto durante la guerra civile tra madamisti e principisti. Da allora in poi la storia di Balangero si identifica con quella del Piemonte e della Savoia. CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO Di notevole interesse storico-artistico è la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Giacomo, che, posta in posizione elevata, sovrasta l'abitato del paese. Di stile barocco, il grande edificio venne iniziato nel 1771 su disegno di Mario Ludovico Quarini, allievo di Guarino Guarini, famoso architetto esponente del tardo barocco piemontese e terminata nel La pianta è a croce latina con navata centrale e alte cappelle laterali. L'interno della chiesa è decorato da affreschi del Fea e di Rocco Manedi e da pregevoli stucchi. La facciata presenta un pronao in stile neoclassico, mentre la cupola, ultimata nel 1811, è una riproduzione in scala ridotta di quella della chiesa di San Lorenzo a Torino. Vi sono conservati un pulpito finemente intagliato e una tela del secolo XVIII, collocata dietro l'altare maggiore, di autore ignoto, raffigurante San Giacomo. IL CASTELLO Venne costruito dai Longobardi nel secolo X sulla cima del Truc (dietro la Chiesa Parrocchiale). Protagonista di molte guerre, soprattutto nei secoli XIV e XV, più volte danneggiato e ricostruito, raggiunse la sua massima espansione con Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, che lo dotò di quattro alte torri denominate: la Bianca, la Nera, del Visconte o di Donna Ambrosia e la Turris Portae. Alla base di ogni torre erano situati dei sotterranei e lungo le mura merlate vi erano dei passaggi che collegavano le torri. Lungo il perimetro delle mura vi era un fossato, alimentato dall'acqua proveniente dal piccolo lago posto tra la montagna di S. Vittore e il Monte Giovetto. Nel complesso fortificato erano collocati due edifici, a diversa quota, collegati da una gradinata esterna: nella parte inferiore vi era il Gran Palazzo, che era l'abitazione del Castellano dotata di granai, cucine, forno, mulino a mano, alloggi e cappella; mentre, nella parte superiore si trovava il palazzo del Signore. Fra tutti gli assedi subiti il più significativo fu quello del Durante tale assedio si racconta che vi fossero falò accesi tutta la notte su grandi candelabri di ferro, che macchine da guerra simili a fionde lanciassero grandi quantità di sassi e che il castello venne espugnato grazie all'uso della polvere da sparo e all'utilizzo di una macchina simile allo schioppo. Ogni anno alla fine di giugno, inizio luglio, sul suo sito, ove oggi rimangono dei ruderi, vi è la rievocazione storica con costumi medioevali.

9 escursionismo: Antica Strada per Viù, sentiero natura che unisce il Parco Ponte del Diavolo nel comune di Lanzo al Parco della Resistenza del Colle del Lys, passando dall area attrezzata di Germagnano. Il percorso può essere suddiviso nei seguenti tratti: parco del Ponte del Diavolo-area attrezzata di Germagnano (1h e 20 circa); area attrezzata di Germagnano-Colle San Giovanni e frazione di Castagnole (1h 20 circa). Inoltre numerose escursioni a partire dalle vicine Valli di Viù, Ala e Grande. GERMAGNANO pesca: possibilità di pesca a spinning della trota presso la riserva comunale. La struttura è aperta da Marzo ad Ottobre ed i requisiti per accedervi sono il possesso della licenza di tipo B e del permesso del comune di Germagnano. Per informazioni contattare la polizia municipale competente al numero Comune: via Celso Miglietti, 5; Tel.: 0123/ Ufficio Postale: via Celso Miglietti, 33; Tel.: 0123/ Farmacia: via Celso Miglietti, 33b; Tel.: 0123/27416 Altitudine: 486 m.s.l. Distanza da Torino: 31 Km Denominazione abitanti: Germagnanesi Festa patronale: Festa di San Rocco e San Grato, che si svolge ogni anno il 7 di Settembre e prevede la Santa messa con benedizione delle cerità al mattino e ballo dei Priori nel pomeriggio. Veduta della frazione di Funghera Testi e fotografie tratti dal sito

10 Germagnano: centro di origine romana (a provarlo il ritrovamento di numerosi reperti dell epoca), è situato all imbocco della Valle di Lanzo e si presenta al centro di un piccolo pianoro circondato da monti. Diverse sono le ipotesi sull origine del toponimo che si farebbe derivare da un ampio ghiaieto (glarea magna) collocato alle pendici del Monte Basso oppure dal nome gentilizio romano Germanius, da cui fundus Germanius. La località potrebbe identificarsi con la città romana di Forum Germanorum, oppure con un villaggio posto lungo l antica via di collegamento che saliva verso i valichi alpini dell Autaret e dell Arnas in direzione delle Gallie. Le prime notizie sul paese risalgono al 1034 e una certa importanza rivestono le famiglie che vi abitarono e vi possedettero delle terre: i Visconti di Baratonia, nel secolo XI; i signori di Lanzo loro successori e Guglielmo VII il Grande, marchese del Monferrato (1260 /1270). Dopo complesse vicende, che videro alternarsi i Savoia e i marchesi del Monferrato, nel 1577 Germagnano, con il marchesato di Lanzo, fu assegnato a Filippo d Este. Particolare rilevanza riveste un incendio che, nel 1622, distrusse quasi completamente il paese: da questa vicenda trae origine la fiamma portata in mano dal leone nel gonfalone comunale. Nel 1725 la cittadina, ormai sabauda, fu eretta a contado e passò a Luigi Ignazio Faussone, e ai suoi discendenti. La Chiesa Parrocchiale di San Grato e San rocco: originariamente l edificio era dedicato a San Pietro e risulta già esistente nel XIV secolo anche se, durante i lavori di ristrutturazione della casa parrocchiale effettuati negli anni settanta del 1900, è stato ritrovato un blocco di pietra con epigrafe risalente addirittura al I secolo. La successiva dedica ai Santi Grato e Rocco risale al 1500 e la chiesa divenne parrocchia autonoma nel La Crocifissione: si tratta di un affresco risalente probabilmente al XVI secolo e raffigurante Cristo in croce e due santi, probabilmente apostoli. Sulla sinistra del crocifisso è dipinto anche il Ponte del Diavolo, purtroppo ora difficilmente visibile. L affresco si trova sulla parete esterna di un edificio del centro storico in via Stura ma, a causa della presenza di un balcone, è solo parzialmente visibile. Il ponte Nuovo di Barolo: a due archi e in muratura, venne edificato nel 1842 con la costruzione della strada carrozzabile. È chiamato così in ricordo della generosità del Marchese Tancredi Faletti di Barolo che anticipò al comune di Viù la somma necessaria per la sua edificazione senza pretenderne gli interessi. Fatto esplodere dalle forze di occupazione tedesca durante la II Guerra Mondiale, fu ricostruito a un unico arco in calcestruzzo armato nel secondo dopoguerra (da qui l appellativo di Nuovo). Il ponte di Germagnano: posto sulla strada provinciale per Viù, conserva la struttura originaria del 1700, nonostante i rimaneggiamenti avvenuti negli anni ottanta del Era stato costruito per sostituire la planca che garantiva il collegamento con le valli fin dall epoca romana, ma che veniva periodicamente distrutta dalle alluvioni, un tempo molto frequenti. Il Museo del Vino: si trova in via R. Miglietti 26 e raccoglie testimonianze concrete dell antica produzione vinicola locale. Per maggiori informazioni sugli orari di visita rivolgersi all ATL delle Valli di Lanzo e del Canavese (0123/28080) o al Consorzio degli operatori turistici delle Valli di Lanzo (0123/521149). Il Museo degli Oggetti di Uso Quotidiano: si trova in frazione Castagnole, località Molar. In attività dal 1981, il piccolo museo raccoglie oggetti che vogliono essere uno spaccato accurato dell ambiente alpino di inizio secolo. Il nome degli oggetti esposti è citato anche nella parlata franco-provenzale del luogo e la mostra si suddivide in tre sezioni: le castagne, il fieno, la stalla ; dall albero... (strumenti di lavoro dei boscaioli);...al laboratorio del mastro di bosco (oggetti legati all attività dei falegnami). L esposizione è visibile in occasione di manifestazioni locali o su appuntamento. Per ulteriori informazioni rivolgersi ai numeri già citati per il Museo del Vino. Entrambe le strutture fanno parte dell Itinerario dei Musei delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone e sono visitabili con la Carta Musei apposita. Per ulteriori informazioni rivolgersi al Gruppo di Azione Locale (G.A.L.) al numero 011/ La stazione: tutte le stazioni della linea ferroviaria Torino-Ceres furono costruite fra la fine dell Ottocento e il 1915 in stile svizzero dell epoca. La stazione di Germagnano ne è un esempio tipico.

11 SPORT escursionismo: Sentiero Balcone della Val Grande di Lanzo, percorso panoramico da Chialamberto a Forno Alpi Graie suddiviso in 4 tappe (tempo di percorrenza di ogni tappa da 1 h 30 a 3 h 30 ). Anello Escursionistico degli Alboni (partenza da fraz. Alboni, tempo di percorrenza 1 h). Possibili escursioni alla Levanna Orientale (m 3555), al Colle di Sea (m 3100), al Colle della Crocetta (m 2641) e al Col Girard (m 3034). Magnifiche passeggiate ai laghi d'unghiasse (m 2500), di Sagnasse (m 2083) e di Trione (m 2164). GROSCAVALLO parapendio: decollo da frazione Rivotti e atterraggio a Pialpetta. Grazie al Club Baratonga Flyers Valli di Lanzo è possibile eseguire voli in coppia con un istruttore qualificato. (Per informazioni Osteria degli Amici, Via Roma 179, Cantoira; Tel ; sci nordico: pista di fondo della Val Grande (900 m 1300 m). Percorso da Chialamberto a Forno Alpi Graie. Lunghezza 30 km. Noleggio sci in frazione Pialpetta (località campo sportivo). NUMERI UTILI Comune: 0123/81003 Corso Roma, 9, Fraz. Pialpetta Ufficio postale: 0123/81017 Corso Roma, 17, Fraz. Pialpetta Farmacia (Cantoira): 0123/ Via Roma, 130 CURIOSITÀ Altitudine: 1102 m Distanza da Torino: 54 km Denominazione abitanti: Groscavellesi Festa patronale: Santa Maria Maddalena Chiesa di San Rocco in frazione Migliere Sullo sfondo i ghiacciai della Levanna Orientale Testo tratto da

12 Il territorio di Groscavallo (1102 m) si estende dalla frazione Bonzo sino alla testata della Val Grande, in cui spiccano le cime imponenti e maestose dell'uja di Ciamarella, dell'uja della Gura e della Levanna Orientale. L'origine del nome è incerta: secondo alcuni studiosi deriverebbe dai vocaboli celtici graus e wald cioé verde valle, data l'origine celtico - ligure dei primi abitatori; altri ritengono derivi dal latino grossa vallis, ossia Valle Grande. Secondo un documento del XIV secolo un conte di Casa Savoia lasciò in feudo una casaforte in Forno di Groscavallo ai fratelli Amedeo e Reinardo Gonterio; inoltre è nominato tra le località cedute dal Monastero di San Mauro Pulcherada al Conte di Savoia. Tra il XIV e il XVII secolo iniziò a svilupparsi l'attività mineraria con l'estrazione di rame, ferro e argento. Questo territorio diventò terra di miniere di espertissimi minatori, la cui fama si diffuse non solo nelle Valli di Lanzo, ma anche in tutto il Ducato di Savoia. Dopo il XVII secolo l'attività cedette il posto all'agricoltura e alla pastorizia. Nella prima metà del secolo XVIII, in seguito allo smembramento della Castellania di Lanzo, i feudi di Bonzo, Groscavallo e Forno Alpi Graie furono concessi con titolo comitale a Bernardino Valfré di Brà, G. Antonio Cavalleri e Giuseppe Dalmazio. Nel 1927 i territori dei tre paesi vennero accorpati nel Comune di Groscavallo. Le sue frazioni sono: Bonzo, Migliere, Pialpetta, Ricchiardi, Borgo, Campo della Pietra, Forno Alpi Graie e le due piccole borgate superiori Rivotti e Alboni. La Chiesa Parrocchiale di Groscavallo, dedicata a Santa Maria Maddalena, venne costruita sul sito dell antica chiesa medioevale che potrebbe risalire al secolo XV. La croce del campanile venne realizzata nel L'attuale edificio risale alla seconda metà del secolo XIX. Si presenta con la facciata semplice e armoniosa, con un frontone triangolare. Nel 1867 soggiornò a Groscavallo il celebre pittore piemontese Andrea Gastaldi che, a testimonianza dell'affetto per la Val Grande, eseguì un affresco all'interno della chiesa raffigurando Maria Maddalena ai piedi di Gesù Nazareno. Nel 1878, il Raffaele e la Spurgazzi, due suoi allievi, dipinsero i quattro Evangelisti. A fianco della chiesa si segnala un'elegante costruzione in stile liberty datata 1663 e restaurata alla fine del secolo XIX. Il Santuario di Nostra Signora di Loreto (Forno Alpi Graie) sorge all'imbocco del selvaggio Vallone di Sea. Vi si accede attraverso i 444 gradini della scalinata che un tempo i pellegrini salivano in ginocchio. Il santuario trae origine dalla devozione di Pietro Garino, abitante a Torino ma nativo di Forno Alpi Graie, nei confronti della Madonna del Rocciamelone che le apparve il 30 settembre 1630 nel luogo dove oggi sorge il santuario. L attuale edificio, che risale al , venne progettato dagli ingegneri luganesi Francesco Brilli e Giovanni Battista Gagliardi. Il santuario venne completato nel 1869 da Luigi Baretta che ne realizzò la facciata. All'interno sono custoditi circa trecento ex voto, (il più antico è datato 1751). L'altare maggiore è in noce d'india e avorio e nel suo tronetto viene esposta la statua lignea della Madonna, opera dello scultore Raimondo Santifaller di Ortisei, che sostituisce quella antica rubata nel È alta circa 90 cm e il capo della Madonna e del Bambino sono in legno d'ebano. Il colore nero giustifica l'appellativo popolare di "Madonna Nera". Villa Pastrone (Ricchiardi), elegante villa in stile liberty, è appartenuta a Giovanni Pastrone, regista di Cabiria (1914) e creatore del cinema muto italiano. Si narra che alcune scene del film, scritto in parte da Gabriele D Annunzio, vennero proprio girate in queste stanze. La villa è formata da tre piani e attorno vi è un grande parco abbellito da alberi secolari e da un elegante fontana. Curioso è l uovo gigante, fatto costruire successivamente, che veniva usato come pollaio. La villa è di proprietà privata ed è possibile ammirarla solo dall esterno. Altre ville in stile liberty da citare sono Casa Drappero a Bonzo, Villa Braya a Borgo, Villa Merletti a Groscavallo, Villa Mattirolo e Villa Navone a Pialpetta.

13 anche una statua della Madonna Nera, tutt ora conservata nella chiesa e portata in processione la prima domenica di settembre. L origine storica è probabilmente frutto dell opera dei Gesuiti. L altare marmoreo risale al 1880 e alle pareti ci sono una serie di ex- voto, segno della devozione dei lanzesi alla Madonna. Il Museo della Silmax: ricavato all interno dell opificio settecentesco, in cui sono esposte le macchine utensili, alcuni arnesi e cataloghi dell epoca che documentano i progressi della metallurgia. Vi è inoltre un esposizione di materiale fotografico raccolto per documentare la storia e lo sviluppo dell utensileria. Le macchine sono tuttora funzionanti grazie al restauro della grande ruota a pale che attinge energia dalle acque del torrente Tesso. Per informazioni e visite guidate (su appuntamento): Museo Silmax Via Fucine, Lanzo Torinese LANZO TORINESE CURIOSITÀ Distanza da Torino: 28 km Altitudine: 515 m Denominazione abitanti: Lanzesi Festa patronale: San Martino NUMERI UTILI Comune: via Don Bosco, 33, 0123/ Ufficio Postale: via Savant, 4, 0123/30111 Farmacia della Torre: via Usseglio, 3, 0123/29071 Farmacia Bruno: via Cibrario, 33, 0123/29016 Farmacia Santa Croce: via XI settembre 2001, 2, 0123/29012 Ospedale: via Marchesi della Rocca, 30, 0123/ Torre Ajmone di Challant

14 Il nome Lanzo compare per la prima volta in un Diploma del 26 gennaio 1159, in questo documento Federico I Barbarossa conferma a Carlo, vescovo scismatico di Torino, i possessi della Chiesa Torinese, tra cui la Curtem de Lances. Secondo alcuni Lanzo avrebbe preso il nome dalla sua forma allungata come se fosse una lancia. In realtà l identità del nome di questo borgo non è chiara. Lo stemma di Lanzo reca in campo rosso la Croce Sabauda coi bracci orizzontali, tagliati perpendicolarmente da due lance. La stazione ferroviaria: come tutte le stazioni delle linee Torino-Ceres, è molto elegante e s ispira agli Chalet Svizzeri. Questo stile venne scelto dagli architetti perché dalla fine dell Ottocento agli inizi del Novecento le Valli di Lanzo erano il luogo ideale per la villeggiatura della nobiltà e della borghesia di Torino: perciò anche le stazioni ferroviarie dovevano essere adeguatamente eleganti e ben inserite nel paesaggio, proprio come in Svizzera che, all epoca, rappresentava il modello di riferimento per lo sfruttamento turistico del territorio alpino. Nell atrio della stazione di Lanzo, costruita nel 1916, sulla parete sinistra è collocata una lapide per il costruttore Luciano Gaulard di Parigi che vinse le difficoltà della trasmissione a grandi distanze dell energia elettrica. La Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo (più nota come sede della Confraternita di Santa Croce) Questa Chiesa antichissima conserva, oltre i resti di decorazione in cotto sull esterno verso la strada principale, una meridiana restaurata e tracce di alcuni affreschi del Cinquecento. Al suo interno sono custoditi un Crocifisso Processionale in legno, della fine del Quattrocento, un Cristo Crocifisso, del Settecento, un quadro raffigurante S. Antonio Abate, una pala che rappresenta la Madonna col Bambino e un gruppo di santi. Il Ponte del Diavolo: nel 1378 la Credenza di Lanzo riunita con il castellano Provana, deliberò la costruzione di un ponte che collegasse il borgo con la riva destra della Stura. Il collegamento al di là della Stura era un esigenza di sicurezza in caso di ostilità con Balangero, Mathi e Villanova. La cappella di San Rocco è situata all ingresso del Ponte del Diavolo, sulla sponda sinistra della Stura. La cappella deve la sua consacrazione a San Rocco, protettore dell epidemia in virtù della sua posizione. Trovandosi all ingresso della città, aveva il compito di scongiurare il pericolo di contagi che potevano arrivare dal ponte. All interno conservava un icona seicentesca, oggi perduta, raffigurante la Madonna con S. Rocco e S. Sebastiano. La cappella di San Giacinto: è identificata sulla roccia del Monte Buriasco, lungo il sentiero che da Piazza Albert porta al Ponte del Diavolo. Questa chiesetta fu benedetta dal vicario di Lanzo, Orazio Visconti, il 16 agosto 1760, ma esistono documenti che risalgono al San Pietro in Vincoli: considerata la chiesa parrocchiale di Lanzo, si trova sulla sommità del Monte Buriasco (in Piazza Albert). La vecchia chiesa fu fatta abbattere da Giacomo de Medici nel 1543 per rendere il castello isolato da qualsiasi edificio. Una volta distrutto il castello, sorse nello stesso luogo una seconda parrocchiale e venne aperta al pubblico nel Durante la dominazione francese si volle sostituire questa chiesa con una più ampia, cioè quell attuale. Al suo interno si trovano: alcune pale seicentesche raffiguranti i Santi Romualbo e Bonifacio, San Francesco stigmatizzato e San Pietro che predica nel deserto. All interno possiamo anche trovare un organo a canne costruito nel 1894 da Giuseppe Mola, situato in una cassa in stile Barocco, degna di nota per le cornici, decorazioni e stemmi. Piazza Albert: ricca di storia in quanto in essa hanno trovato sede il castello medioevale, distrutto nel 1551 dalle truppe del Duca di Brissac; il convento dei frati Minori Cappuccini e l ex collegio salesiano San Filippo Neri, voluto da Don Giovanni Bosco nel La Torre Ajmone di Challant: della porta che limita l accesso al borgo nuovo sappiamo che la sua attuale struttura è dovuta alla ristrutturazione eseguita nella prima metà del XIV secolo dal castellano e ingegnere Ajmone di Challant, per volontà di Margherita di Savoia. Attualmente ospita al suo interno la fornita biblioteca comunale. La Cappella di Loreto: fu edificata nel 1618 sotto la guida della Duchessa Margherita di Savoia. La tradizione narra che Lanzo era all epoca infestata dai lupi e che, dopo numerosi tentativi di porre fine al flagello, i lanzesi pensavano di chiedere l intercessione della Madonna dedicandole una cappella, che ricordasse nella forma il famoso santuario di Loreto. La posa della prima pietra sarebbe stata opera della Duchessa Margherita in persona, la quale donò alla cappella

15 SPORT Racchete da neve: l itinerario parte da Case Fontane e arriva fino alla Frazione Chiandusseglio. Il percorso è facile ma riserva grande soddisfazione per il maestoso ambiente dominato dalla Torre D Ovarda. LEMIE CURIOSITÀ CURIOSITA Altitudine: 957 m Distanza da Torino: 53 km Denominazione abitanti: Lemiesi Festa patronale: San Michele La Chiesa Parrocchiale NUMERI UTILI Comune: via Roma, 3, 0123/ / Ufficio Postale: via Roma, 3 Tel. 0123/ Farmacia: Dott. Bruno Viale Rimembranza, 1 Viù, Tel. 0123/ Informazioni tratte dal sito

16 Lemie Lemie ha origini molto remote ma anche molto incerte: il teologo Bricco fa risalire il toponimo al latino Lamiae luogo delle streghe, delle fate, altri a Limina luogo posto ai confini. Secondo le memorie lasciate dal lemiese don Periolati, prevosto di Fiano, l'antico villaggio sorgeva nei prati chiamati Casali e fu poi distrutto da un'alluvione nel XV secolo. Di certo un nubifragio nell'agosto 1465 colpì duramente la zona tanto da indurre Amedeo IX, visconte di Baratonia, a sgravarla per 10 anni da ogni tributo. I visconti di Baratonia ebbero giurisdizione feudale su Lemie e altri paesi della valle; a essi seguirono poi i Provana di Leinì. Nel borgo e nei dintorni Il centro abitato si colloca sulla riva sinistra del fiume Stura allo sbocco del vallone della Torre di Ovarda, ove il torrente omonimo ha creato un cono alluvionale. Sul punto più alto del promontorio si delinea la Parrocchiale di San Michele Arcangelo. Riedificata tra il 1689 e il 1701 sopra l'antica costruzione gotica, la chiesa è decorata da pregiati affreschi del pittore Fino di Viù, del quale è pure il quadro posto sull'altare maggiore. Il campanile venne ricostruito nel 1808 grazie all'impegno della popolazione locale. Di fronte alla parrocchiale si trova l'oratorio del Gesù; con affreschi del 1546 che rappresentano episodi della Vita di Gesù e della Vergine. Sul monte Colombardo a 1898 metri di altezza sorge l'antico Santuario della Madonna degli Angeli, fondato dal benedettino Giambattista Giorgis. Al di là del torrente Ovarda, oltre la borgata di Chiandusseglio è situata la Cappella degli Olmetti che presenta un singolare porticato. Essa fu eretta nel 1721 sul sito di un pilone esistente. Nei pressi della Cappella degli Olmetti è presente un grande monolite prodotto da smottamenti delle alture circostanti. Nella frazione Forno, il cui nome allude chiaramente all'attività fusoria esercitata sul luogo (nel XIV secolo si fondevano rame e ferro ricavati dalle vicine montagne), si trova un antico ponte in pietra del 1477, con un'edicola al centro. Lemie è un centro prevalentemente agricolo, notevole anche la produzione casearia per i molti pascoli che favoriscono l'allevamento bovino e ovino.

17 SPORT escursionismo: Sentiero Balcone della Val Grande di Lanzo, percorso panoramico da Chialamberto a Forno Alpi Graie suddiviso in 4 tappe (percorrenza di ogni tappa da 1 h 30 a 3 h 30 ). Sentieri natura: Castej d le Rive (partenza Fraz. Vonzo, percorrenza 0,35 h), Roc D le Masche (partenza Fraz. Vonzo, percorrenza 0,40 h). Santuario della Madonna del Carmine (1874 metri, percorrenza 1 h 45, dislivello 124 metri). Laghi del Seone (2540 metri, percorrenza 4 h, dislivello 1231 metri). CHIALAMBERTO maneggi: lezioni, passeggiate, giri in carrozza, trekking, giornate didattiche, allevamento cavalli bardigiani, vendita, addestramento e pensione cavalli. Via Mottera Chialamberto (To), Tel-Fax , trekkinghouse@yahoo.it. sci nordico: pista di fondo della Val Grande (900 m 1300 m) percorso: da Chialamberto a Forno Alpi Graie lunghezza: 30 km. parapendio: presenza di vari punti di decollo e atterraggio nelle vicinanze di Chialamberto. Con l associazione Baratonga Flyers voli in coppia con un istruttore qualificato. (Per informazioni Osteria degli Amici, Via Roma Cantoira; Tel ; pattinaggio su ghiaccio: pista di pattinaggio che permette di ospitare dimostrazioni di pattinaggio artistico, velocità e hockey. Possiede un centro noleggio con spogliatoio e caffetteria. NUMERI UTILI Comune: 0123/ Via Roma, 2 Ufficio postale: 0123/ Via Roma, 2 Farmacia (Cantoira): 0123/ Via Roma, 150 CURIOSITÀ Altitudine: 850 m Distanza da Torino: 49 km Denominazione abitanti: Chialambertesi Festa patronale: Santi Filippo e Giacomo 11 maggio Campanile della Chiesa Parrocchiale SS. Filippo e Giacomo (Secolo XI) Testi e foto tratti da: AA.VV., Chialamberto ieri e oggi,

18 IL COMUNE DI CHIALAMBERTO Comune montano della Val Grande di Lanzo, Chialamberto (850 metri) sorge sulla sinistra della Stura fra praterie e boschi, il fondovalle è caratterizzato dall imponente mole della Levanna Orientale, la cima più elevata della Val Grande, con un altezza di 3500 metri circa. Il territorio comunale occupa la parte mediana dell'ampio fondovalle della Stura della Val Grande ed è compreso tra gli spartiacque della Val d'ala e della Valle di Locana. Il nome del comune risale presumibilmente da quello della famiglia Lamberto che nel XIV secolo si è insediata nella zona, dando vita al nucleo insediativo principale. Nel periodo che va dal XV al XVIII secolo si verifica un espansione del centro abitato, in favore di frazioni e borghi, all interno dei quali si sviluppano numerose attività legate all ambiente alpino, come l agricoltura con prevalenza dell allevamento, ma anche estrazione del ferro e sua lavorazione, testimoniata dalla presenza di fucine, forni e mulini. Fino al 1831 il territorio era suddiviso in tre comunità ben distinte, quelle di Vonzo, Mottera e Chialamberto, che poi furono riunite sotto il Comune di Chialamberto. Oggi rappresentano, assieme a Breno, le frazioni principali del comune. Non dobbiamo inoltre dimenticarci delle numerose borgate presenti sul territorio comunale, che rappresentano delle vere e proprie testimonianze dell insediamento umano sulle Alpi. Di particolare pregio è la Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santi Filippo e Giacomo. È situata nel centro dell abitato di Chialamberto. Sorse nel secolo XVII accanto al campanile romanico risalente al secolo XI, unico resto del primitivo complesso sacro che, come altri nella zona, faceva parte del circuito di abbazie del Ciriacese e delle Valli di Lanzo dipendenti dai monaci benedettini di San Mauro di Pulcherada. Il Santuario della Madonna della Neve (Breno): la struttura della cappella di Breno è molto semplice, l'ingresso è costituito da un ampio pronao con capriate lignee sostenuto da due pilastri cilindrici; mentre l'interno è un'aula rettangolare, con volta a crociera, illuminata a ponente da due aperture poste ai lati dell'ingresso. L'edificio risale al secolo XVII e al suo interno custodisce una tela raffigurante una Madonna con Bambino posta sullo sfondo di un paesaggio silvestre. L'opera reca la firma "Tana", ma la sua attribuzione non può essere certa poiché nella prima metà del secolo XVIII operarono in Piemonte due pittori con questo nome. Santuario della Madonna del Carmine o del Ciavanis: si trova a un altitudine di 1874 metri, in un luogo caratterizzato da pascoli e le tipiche costruzioni in pietra dei pastori. La costruzione è di origine settecentesca e presenta un architettura molto semplice, caratteristica delle piccole chiese alpine. Momenti della transumanza a Chialamberto, inizio del Secolo Novecento.

19 CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO La chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo, in frazione Gisola, è secondo la tradizione la più antica delle Valli di Lanzo. Della primitiva cappella non rimangono che due capitelli romanici in pietra, ora utilizzati come sedute ai lati dell'ingresso, infatti l edificio attuale risale al La chiesa ha una pianta a croce e contiene tre altari e due interessanti dipinti: la pala dell'altare maggiore, realizzata dal pittore Rocco Commedi, riproducente il Martirio di San Giacomo (1801) e un dipinto che raffigura l'istruzione di Maria, attribuibile al secolo XVIII. PESSINETTO NUMERI UTILI Comune: 0123/ Via Roma, 58 Ufficio postale: 0123/ Via Roma, 86 Farmacia: 0123/ Via Roma, 81 bis CURIOSITÀ Altitudine: 500 m Distanza da Torino: 38 km Denominazione abitanti: Pessinettesi Festa patronale: San Giovanni Battista Veduta dall alto Testi e immagini tratti da e da

20 Pessinetto sorge sulle pendici del Monte Oreasco, sulla riva sinistra della Stura di Lanzo. La strada che da Germagnano sale verso Ceres e la Val d Ala lo attraversa faticosamente, fendendo con le sue strette curve le vecchie case del paese. L'origine del nome deriva probabilmente da piscina, ossia luogo abbondante per la pesca, con questa interpretazione concorda anche lo stemma municipale che raffigura due pesci. Il primo documento ufficiale che riguarda Pessinetto è l'albergamento del territorio concesso dal Marchese Guglielmo VII di Monferrato, allora Signore di Lanzo, ad alcuni valligiani, a patto che vi installassero un forno per la fusione del minerale ferroso, tant'é che il paese venne battezzato Forno di Pessinetto. La concessione venne rinnovata più volte nel corso dei secoli dai principi di casa Savoia: da Ludovico in nome del padre Amedeo (1437) e da Carlo III Duca di Savoia (1507). Nel corso del secolo XVIII Pessinetto venne infeudato alla famiglia nobiliare dei Craveri di Bra. Dopo lo smembramento della Castellania di Lanzo, il feudo passò prima ai Beltramo di Monasterolo, poi alla famiglia Francesetti. Il paese andò ampliandosi grazie alla metallurgia, prima ospitando le abitazioni degli operai, poi di coloro che esercitavano attività collaterali. L'attività metallurgica e in particolare la fucinatura di chiodi, continuò per secoli. Alla fine del secolo XIX il territorio di Pessinetto contava trentacinque fucine. L'inizio del secolo XX, con l'avvento dell'industrializzazione, segnò la fine di questa secolare lavorazione artigianale. Nel 1896 nei pressi della Stura venne impiantata un'altra attività manifatturiera, il Cotonificio Valli di Lanzo; venne chiuso tra la fine degli anni 60 e la fine degli anni 70. SANTUARIO DI SANT IGNAZIO Il Santuario di Sant'Ignazio sorge sul Monte Bastia, detto anche del Castellazzo, a indicare un luogo anticamente fortificato. Fu Don G. B. Teppati, sacerdote di Pessinetto, a promuovere la devozione per questo santo. Nel 1629, in seguito alla guarigione del bestiame da una malattia detta neiretto, ottenuta, secondo la leggenda, per intercessione del Santo, gli abitanti di Mezzenile costruirono una cappella in suo onore sulla cima del Monte Bastia. Si pensa che possa essere stata inglobata nell'attuale santuario e che occupasse lo spazio che oggi occupa la camera attigua alla chiesa, sul lato destro di chi entra. La grande diffusione della devozione verso Sant'Ignazio indusse il Comune di Mezzenile ad affidare la cappella ai gesuiti, che, a partire dal 1720, fecero costruire una nuova chiesa in sostituzione della cappella ormai troppo piccola e poco decorosa. L'attribuzione del progetto all'architetto B. A. Vittone non sembra così sicura, poiché allora egli avrebbe avuto appena sedici anni. L'edificio presenta una pianta centrale simile a una croce greca con al centro, poggiate sulla cima del monte, le statue di Sant'Ignazio e del suo compagno così come erano apparse all'epoca della costruzione della cappella. Il vano dell'aula era un grande chiostro a due piani coperto da una volta a vela; sulle pareti laterali esterne vi erano due porticati, poi chiusi durante il secolo XIX per la costruzione di camere per il soggiorno degli esercenti. CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA La Chiesa Parrocchiale, consacrata a San Giovanni Battista, venne edificata sui resti di una preesistente cappella dedicata alla Santissima Annunziata, distrutta nell'alluvione del La chiesa, costruita in più riprese, non ha una pianta regolare e ha una facciata in stile neogotico. Oltre all'altare maggiore dedicato a San Giovanni Battista, ve ne sono altri due dedicati uno alla Madonna del Carmine e l'altro a San Giuseppe. Particolare è il campanile, separato dalla chiesa dalla vecchia carrozzabile, costruito interamente a spese dell'arcivescovo Monsignor Rorengo di Rorà.

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