DELIBERAZIONE N. DEL PRESIDENZA DELLA GIUNTA REGIONALE. (Ricci Sonia) IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE

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1 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 07/10/2013 STRUTTURA PROPONENTE STRUTTURE AMMINISTRATIVE GIUNTA REGIONE LAZIO Direzione Regionale: SALUTE E INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA Area: SAN. PUBBL., PROM. SALUTE, SIC. ALIM. SCREENING Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Disposizioni transitorie per l'applicazione del Capo V e del Capo VI del D.P.R. 290/2001, concernenti l'autorizzazione dei locali adibiti al deposito, commercio e vendita dei prodotti fitosanitari, nonché il rilascio ed il rinnovo del certificato di abilitazione alla vendita e dell'autorizzazione all'acquisto, detenzione e impiego dei prodotti fitosanitari, nelle more dell'adozione del nuovo sistema per la formazione e per il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del decreto legislativo 14 agosto 2012, n.150. (DE BAPTISTIS DANIELA) (DANIELA DE BAPTISTIS) (A. VITAGLIANO) (F. DEGRASSI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE PRESIDENZA DELLA GIUNTA REGIONALE (Zingaretti Nicola) IL PRESIDENTE DI CONCERTO AGRICOLTURA, CACCIA E PESCA (Ricci Sonia) IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: Data dell' esame: con osservazioni senza osservazioni IL DIRETTORE DELLA RAGIONERIA SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione 22/10/ prot. 276 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 5 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

2 Oggetto: Disposizioni transitorie per l applicazione del Capo V e del Capo VI del D.P.R. 290/2001, concernenti l autorizzazione dei locali adibiti al deposito, commercio e vendita dei prodotti fitosanitari, nonché il rilascio ed il rinnovo del certificato di abilitazione alla vendita e dell autorizzazione all acquisto, detenzione e impiego dei prodotti fitosanitari, nelle more dell adozione del nuovo sistema per la formazione e per il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del decreto legislativo 14 agosto 2012, n.150. LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA del Presidente della Regione Lazio e dell Assessore all Agricoltura, Caccia e pesca; VISTO lo Statuto della Regione Lazio e successive modificazioni; VISTA la legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6 e successive modificazioni Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza e al personale e successive modificazioni; VISTO il regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta regionale 6 settembre 2002, n. 1, e successive modifiche e integrazioni; VISTO la Delibera del Consiglio dei Ministri del 21 marzo 2013 che ha nominato il Presidente protempore della Giunta della Regione Lazio, Commissario ad acta per la prosecuzione del vigente Piano di rientro disavanzi nel settore sanitario della Regione; VISTA la Direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009 concernente l istituzione di un quadro per l azione comunitaria ai fini dell utilizzo sostenibile dei pesticidi e l assegnazione agli Stati Membri del compito di garantire l implementazione di politiche e di azioni volte alla riduzione dei rischi e degli impatti sulla salute umana, sull ambiente e sulla biodiversità, derivanti dall impiego di prodotti fitosanitari; VISTO il D.P.R. del 23 aprile 2001, n. 290 e successive modificazioni ed integrazioni, concernente: Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti ; VISTO il decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150 concernente Attuazione della Direttiva 2009/128/Ce che istituisce un quadro per l azione comunitaria ai fini dell utilizzo sostenibile dei pesticidi ; VISTO il decreto legislativo 14 marzo 2013, n.33 recante Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni ; VISTA la D.G.R. n. 669 del 31 maggio 2002 concernente Regolamento regionale per il rilascio ed il rinnovo dell autorizzazione all acquisto e all impiego dei prodotti fitosanitari molto tossici, tossici e nocivi e relativi coadiuvanti, ai sensi del D.P.R. del 23 aprile 2001, n.290, con la quale la Giunta Regionale: Pagina 2 / 5 1

3 - approva il Regolamento regionale per il rilascio ed il rinnovo dell autorizzazione all acquisto e all impiego dei prodotti fitosanitari molto tossici, tossici e nocivi e relativi coadiuvanti, ai sensi del D.P.R. del 23 aprile 2001, n.290 ; - affida l effettuazione dei corsi di preparazione per il rilascio ed il rinnovo dell autorizzazione all acquisto e all impiego dei prodotti fitosanitari alle Aree Decentrate Agricoltura della Direzione Regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca, con le modalità indicate nel regolamento; - autorizza la Direzione Regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca ad apportare eventuali modifiche tecniche al Regolamento; VISTA la D.G.R. n. 718 del 25 luglio 2003 concernente il Piano di controllo ufficiale sul commercio ed impiego dei prodotti fitosanitari ; VISTA la D.G.R. n. 219 del 3 aprile 2009 concernente l approvazione del documento Disciplina per il rilascio ed il rinnovo dell autorizzazione all acquisto, detenzione e impiego dei prodotti fitosanitari molto tossici, tossici e nocivi, e relativi coadiuvanti, ai sensi del D.P.R. del 23 aprile 2001, n Sostituzione dell allegato alla deliberazione di Giunta regionale n. 669 del 31 maggio 2002 ; VISTO il manuale per la conduzione dei corsi agli utilizzatori di prodotti fitosanitari Sicurezza in agricoltura e utilizzazione dei prodotti fitosanitari pubblicato nel 2011 a cura degli Assessorati Sanità e Agricoltura in collaborazione con la AUSL di Latina e reperibile sul sito web: ocs/pubblicazioni/testo_completo_del_corso.pdf; VISTA la D.G.R. 25 febbraio 2005 n. 228 concernente: Modifiche alla DGR n. 607 concernente Linee Guida per l attuazione del DPR n. 290 in materia di deposito e vendita di prodotti fitosanitari e di coadiuvanti di prodotti fitosanitari che disciplina in particolare: 1. autorizzazione dei locali adibiti al deposito, commercio e vendita dei prodotti fitosanitari, ai sensi degli artt. 21, 22, 23, 24 del D.P.R. 290/01; 2. certificato di abilitazione alla vendita dei prodotti fitosanitari e loro coadiuvanti ai sensi dell art. 23 del D.P.R. 290/01; 3. flussi informativi ai sensi dell art. 42 del D.P.R. 290/01; CONSIDERATO in particolare l art. 26 del decreto legislativo 150/2012, che al comma 1 prevede l abrogazione delle disposizioni di cui agli artt. 27, 24, comma 3 e 42 e al comma 2 prevede l abrogazione delle disposizioni di cui agli articoli 23 e 26 del D.P.R. 290/2001, fatti salvi gli effetti transitori di cui agli articoli 8 comma 5 e 9, comma 4 dello stesso decreto legislativo; CONSIDERATO l articolo 8, comma 5, del decreto legislativo 150/2012, che fa salve fino alla scadenza, con possibilità di rinnovo, le abilitazioni alla vendita, e l art. 9, comma 4, che fa salve, fino alla scadenza, le abilitazioni all acquisto rilasciate ai sensi del D.P.R. 290/2001, non citando la possibilità di rinnovo; CONSIDERATO l articolo 7 del decreto legislativo 150/2012, che individua le Regioni e le Province Autonome quali autorità competenti per l attuazione del sistema di certificazione relativo ai requisiti e alle procedure per il rilascio e il rinnovo delle abilitazioni alla vendita di prodotti fitosanitari, all attività di consulente e all acquisto e all utilizzo, nonché come autorità responsabili per l istituzione del sistema della formazione e del rilascio delle predette abilitazioni, secondo le indicazioni del PAN (Piano d Azione Nazionale); Pagina 3 / 5 2

4 RITENUTO necessario e urgente garantire la continuità dell azione amministrativa per il rilascio ed il rinnovo delle autorizzazioni al commercio, alla vendita e all acquisto dei prodotti fitosanitari, per non pregiudicare la normale attività delle imprese commerciali e degli operatori agricoli, con conseguenti danni economici alle imprese; CONSIDERATO che le attuali procedure regionali per il rilascio o rinnovo delle suddette autorizzazioni, nelle more dell adozione del PAN, assicurano comunque la formazione finalizzata a fornire agli interessati un adeguata e aggiornata conoscenza dei rischi e dei pericoli per la salute umana e per l ambiente, derivanti dall uso dei prodotti fitosanitari; CONSIDERATO l articolo 8, comma 4 del D.Lgs. 150/2012, che stabilisce per il rinnovo del Certificato di abilitazione alla vendita e all attività di consulente prodotti fitosanitari solo la verifica della partecipazione a specifici corsi o iniziative di aggiornamento; CONSIDERATO l articolo 9, comma 3 del D.Lgs. 150/2012, che stabilisce per il rinnovo del Certificato di abilitazione all acquisto e all utilizzo dei prodotti fitosanitari solo la verifica della partecipazione a specifici corsi o iniziative di aggiornamento; RITENUTO pertanto di adottare un atto di indirizzo per le Aree Decentrate Agricoltura della Direzione Regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca, perché procedano al rilascio e al rinnovo delle autorizzazioni all acquisto e all utilizzo dei prodotti fitosanitari, secondo le modalità attualmente in essere ai sensi della DGR n. 219 del 3 aprile 2009 e della DGR n. 669 del 31 maggio 2002, nelle more dell adozione del nuovo sistema per la formazione e per il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del Decreto Legislativo 14 agosto 2012, n.150 fatta salva la possibilità del rinnovo senza l obbligo del superamento di un esame di verifica; RITENUTO pertanto di adottare un atto di indirizzo per i Dipartimenti di Prevenzione delle Asl, che la D.G.R. 228/05 individua quali autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni dei locali adibiti al deposito, commercio e vendita, nonché il rilascio ed il rinnovo del certificato di abilitazione alla vendita dei prodotti fitosanitari e alla gestione dei flussi informativi relativi ai dati di vendita dei prodotti fitosanitari e loro coadiuvanti ai sensi degli artt. 21, 22, 23, 24 e 42 del D.P.R. 290/01, nelle more dell adozione del nuovo sistema per la formazione e per il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del Decreto Legislativo 14 agosto 2012, n.150, fatta salva la possibilità del rinnovo senza l obbligo del superamento di un esame di verifica; ATTESO che il presente atto non necessita di concertazione; D E L I B E R A Per le motivazioni espresse in premessa che si intendono integralmente richiamate: - di autorizzare le Aree Decentrate Agricoltura della Direzione Regionale Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca, a rilasciare e rinnovare le autorizzazioni all acquisto e all utilizzo dei prodotti fitosanitari, secondo le modalità attualmente in essere, ai sensi della DGR n. 219 del 3 aprile 2009 e della DGR n. 669 del 31 maggio 2002, fatta salva la possibilità del rinnovo senza l obbligo del superamento di un esame di verifica, nelle more dell adozione del nuovo sistema per la formazione e per il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del Decreto Legislativo 14 agosto 2012, n.150; Pagina 4 / 5 3

5 - di autorizzare i Dipartimenti di Prevenzione delle Asl, al rilascio delle autorizzazioni dei locali adibiti al deposito, commercio e vendita, nonché il rilascio ed il rinnovo del certificato di abilitazione alla vendita dei prodotti fitosanitari e alla gestione dei flussi informativi relativi ai dati di vendita dei prodotti fitosanitari e loro coadiuvanti ai sensi degli artt. 21, 22, 23, 24 e 42 del D.P.R. 290/01, fatta salva la possibilità del rinnovo senza l obbligo del superamento di un esame di verifica, nelle more dell adozione del nuovo sistema per la formazione e per il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del Decreto Legislativo 14 agosto 2012, n.150; Dall attuazione delle disposizioni della presente deliberazione non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza regionale. Non ricorrono le condizioni di cui all articolo 23, comma 1, del D.Lgs. n. 33/2013. La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Il Presidente pone ai voti, a norma di legge, il suesteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità. Pagina 5 / 5 4

6 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 18/10/2013 STRUTTURA PROPONENTE STRUTTURE AMMINISTRATIVE GIUNTA REGIONE LAZIO Direzione Regionale: INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE Area: PROGRAMMAZIONE E PROGETTI STRATEGICI Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Approvazione dello schema di Accordo Quadro tra la Regione Lazio e l'ancitel Energia Ambiente S.r.l. per la promozione di un Tavolo Permanente sulle tematiche energetiche e sulla clean economy a supporto dei Comuni sostenibili nel Lazio (GIZZI ANNA LIDIA) (ANNA LIDIA GIZZI) (L. COLOSIMO) (R. DE FILIPPIS) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE INFRASTRUTTURE, POLITICHE ABITATIVE, AMBIENTE (Refrigeri Fabio) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: Data dell' esame: con osservazioni senza osservazioni IL DIRETTORE DELLA RAGIONERIA SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione 15/11/ prot. 305 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 14 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

7 OGGETTO: Approvazione dello schema di Accordo Quadro tra la Regione Lazio e l ANCITEL Energia e Ambiente S.r.l. per la promozione di un Tavolo Permanente sulle tematiche energetiche e sulla clean economy a supporto dei Comuni sostenibili nel Lazio LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell Assessore alle Infrastrutture, Politiche Abitative e Ambiente; VISTO lo Statuto della Regione Lazio; VISTA la Legge regionale 18 febbraio 2002, n.6 concernente Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza ed al personale regionale, e successive modifiche e integrazioni; VISTO il Regolamento regionale 6 settembre 2002, n.1 concernente l organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta regionale, e successive modifiche e integrazioni; VISTA la legge regionale 20 novembre 2001, n.25 recante Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione ; VISTE le Leggi Regionali del 29 Aprile 2013, n.2 e n.3 concernenti rispettivamente la Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2013 e la Legge del Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale ; VISTA la Comunicazione della Commissione COM (2010) 2020 che illustra la Strategia Europa 2020 per una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che punta a rilanciare l'economia dell'ue nel prossimo decennio; CONSIDERATO che la strategia Europa 2020 mira a una crescita che sia: intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell'istruzione, la ricerca e l'innovazione; sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un'economia a basse emissioni di CO2 e della competitività dell'industria; e solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà; CONSIDERATO che per misurare i progressi compiuti nel conseguire, gli obiettivi della strategia Europa 2020, sono stati convenuti 5 obiettivi quantitativi per l'intera Unione Europea, dettagliati poi in obiettivi nazionali, e tra questi l obiettivo relativo ai cambiamenti climatici e la sostenibilità energetica, che prevede: la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; il raggiungimento del 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; l aumento del 20% dell'efficienza energetica; CONSIDERATO che la realizzazione di Europa 2020 dipende in misura determinante dalle strutture e dai processi di governance che l'ue ha cominciato a introdurre dal 2010, e che anche le Regioni e gli enti locali hanno avviato un processo di raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europea 2020 attraverso l attuazione di piani e programmi e interventi sul territorio; CONSIDERATO che la Commissione Europea all interno del nuovo Programma Quadro di Ricerca e Innovazione, che partirà il 1 gennaio 2014 e con il nome di Horizzon 2020, ha individuato tra gli obiettivi strategici le grandi sfide globali: azioni per il clima, efficienza delle risorse e materie prime; Pagina 2 / 14

8 CONSIDERATO che è stata avviata la fase di confronto tecnico sull accordo di partenariato , con particolare riferimento all individuazione delle azioni previste per le 11 aree tematiche individuate dall Unione Europea per la redazione dei Programmi Operativi Regionali che utilizzano i fondi strutturali (FESR, FEASR, FSE), e che sono state individuate linee prioritarie quali il sostegno alla transizione verso un economia a basse emissioni di carbonio, la promozione dell adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi e la tutela dell ambiente e l uso efficiente delle risorse; CONSIDERATO che le politiche regionali e locali dovranno dare attuazione al pacchetto di norme comunitarie e nazionali in materia di sviluppo sostenibile e in materia energetica, con particolare riferimento alla Direttiva 2009/28/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla promozione dell energia da fonti rinnovabili, alla Direttiva 2012/27/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sull efficienza energetica, al Decreto Legge n. 63 del 4 giugno 2013 per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia, e alle altre norme in materia; CONSIDERATO che i Comuni e i differenti ambiti locali sono tra i maggiori consumatori di energia e tra i soggetti più importanti per raggiungere i risultati di sostenibilità ambientale prestabiliti; CONSIDERATO che i Comuni laziali possono rappresentare un luogo di sperimentazione per promuovere i principi e le azioni integrate delle Smart Cities, attraverso la realizzazione di processi integrati di gestione dell edilizia, dell energia, delle risorse idriche, dei rifiuti, della telecomunicazione, dei trasporti e delle altre reti urbane; CONSIDERATO che l ANCI ha istituito un Osservatorio Nazionale Smart City nell aprile 2012 con l obiettivo di elaborare analisi, ricerche e modelli replicabili da mettere a disposizione dei Comuni italiani che vogliono intraprendere il percorso per diventare città intelligenti ; CONSIDERATO che l Osservatorio costituisce uno spazio per la produzione e la condivisione di conoscenza sui temi dell innovazione e della sostenibilità urbana, aperto ai contributi del mondo istituzionale e della ricerca, dell impresa e della società civile, uno strumento per individuare e mettere in rete le migliori pratiche ed esperienze, le soluzioni tecnologiche e gli strumenti di programmazione, una guida per indirizzare le amministrazioni verso le scelte più adatte alla loro particolare realtà territoriale; CONSIDERATO che nel conseguimento degli obiettivi strategici di mitigazione del cambiamento climatico, di produzione di energia da fonti rinnovabili, di risparmio energetico, di attuazione di azioni a favore della mobilità sostenibile, ecc., è di cruciale importanza il ruolo delle città, attraverso l ottimizzazione delle risorse, il coinvolgimento dei cittadini verso un cambiamento culturale e comportamentale, la spinta allo sviluppo verde e la qualificazione dell offerta verso comportamenti virtuosi; CONSIDERATO che il Gruppo di Lavoro Regioni e enti Locali per la green Economy ha individuato come priorità per il rilancio del Paese la definizione di un piano strutturale di sostegno all efficienza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili in grado di valorizzare le potenzialità territoriali e le competenze del sistema produttivo italiano; CONSIDERATO che l ANCI, e/o le strutture ad essa collegate, in particolare, può operare efficacemente come facilitatore e come soggetto di supporto all attuazione delle politiche e degli interventi di tutela ambientale, sviluppo sostenibile e promozione delle fonti rinnovabili e del Pagina 3 / 14

9 risparmio energetico, sia a livello centrale che territoriale, attraverso le sue strutture operative e le sue articolazioni regionali; CONSIDERATO che l Ancitel Energia & Ambiente S.r.l., quale società del gruppo ANCI, affianca e sostiene le Pubbliche Amministrazioni nella gestione operativa delle diverse attività, funzioni e compiti istituzionali con l obiettivo di migliorare i servizi erogati; CONSIDERATO che ad Ancitel E&A è sistematicamente demandata l attuazione degli interventi di implementazione progettuale riguardante i temi ambientali collegati alle attività istituzionali dell ANCI ed è altresì in possesso di qualità e competenze tecniche e conoscenze nei settori rilevanti ai fini dei servizi ambientali ed in particolare nella gestione eco-sostenibile delle risorse e per lo sviluppo della green economy, tale da garantire ai Comuni la più efficace ed efficiente attuazione delle attività oggetto del presente Accordo; CONSIDERATO che Ancitel E&A progetta e implementa sistemi per il monitoraggio dell ambiente attraverso sistemi informatici a sostegno della Smartness nella gestione delle risorse e delle attività presenti nel territorio; CONSIDERATO che Ancitel E&A offre progettualità e promuove soluzioni innovative in campo energetico e ambientale, attraverso lo scambio e la condivisione di buone esperienze tra le Pubbliche Amministrazioni locali, regionali ed Enti territoriali svolgendo in particolare attività di ricerca, promozione, informazione, formazione, sviluppo ed erogazione di servizi di assistenza; CONSIDERATO che a seguito dell iniziativa lanciata dalla Commissione europea per coinvolgere le città nella Strategia , nel Lazio già diversi Comuni italiani hanno aderito al Patto dei Sindaci e altrettanto diffuse sono le iniziative già realizzate dagli enti locali e basate sul concetto di sistema urbano intelligente e sostenibile, a partire da Agenda XXI ed EMAS; CONSIDERATO che la Regione può supportare i Comuni del Lazio a partecipare alle numerose opportunità comunitarie aperte e percorribili, ed in particolare ai programmi europei e nazionali sui temi energetici e dello sviluppo sostenibile fino ai diversi progetti in via di definizione a livello locale sui fondi strutturali disponibili regionali e interregionali, su cui l ANCI ha un ruolo di supporto e assistenza alle amministrazioni comunali; CONSIDERATO che in tale contesto, un accordo quadro tra Ancitel E&A e Regione Lazio consentirebbe di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di innovazione in ambito urbano in modo qualificato e sostenibile; CONSIDERATO che la Regione Lazio intende promuovere l Agenda Verde del Lazio, documento che sarà il risultato di un ampia forma partecipativa che vedrà coinvolti i territori, gli enti locali, le imprese, le forze produttive, sindacali e sociali per un nuovo modello di sviluppo sostenibile a partire dalla green economy e dalle sue capacità di sviluppo alternativo a minore impatto ambientale; CONSIDERATA l opportunità di partecipare alla piattaforma delle città europee sostenibili attraverso la promozione di processi integrati di gestione dell edilizia, dell energia, delle risorse idriche, dei rifiuti, della telecomunicazione, dei trasporti e delle altre reti urbane e di promuovere nell ambito dell iniziativa europea delle Smart Cities, le condizioni per far partire l adozione delle tecnologie a favore dell efficienza energetica, sostenendo le città che intendono trasformare i propri edifici, le reti energetiche e i sistemi di trasporto, in edifici, reti e sistemi del futuro, Pagina 4 / 14

10 consentendo l attuazione della strategia della transizione verso un economia a bassa emissione di carbonio; CONSIDERATA la necessità di promuovere un tavolo permanente sulle tematiche energetiche e sulla clean economy a supporto dei Comuni sostenibili nel Lazio; RITENUTO opportuno provvedere all avvio di una collaborazione sinergica tra la Regione Lazio e l Ancitel Energia & Ambiente S.r.l. per l attuazione di iniziative finalizzate a promuovere la programmazione, l innovazione e la formazione a favore dello sviluppo sostenibile nel Lazio; CONSIDERATO che tale schema di accordo non comporterà alcun onere finanziario a carico del bilancio della Regione; VISTO lo schema dell Accordo Quadro tra la Regione Lazio e l Ancitel E&A, allegato e parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, per la promozione di un tavolo permanente sulle tematiche energetiche e sulla clean economy a supporto dei Comuni sostenibili nel Lazio; RITENUTO opportuno dare attuazione a quanto sopra indicato attraverso l approvazione dello schema di Accordo Quadro in oggetto DELIBERA Per le motivazioni indicate in premessa e che si intendono integralmente richiamate: 1. Di approvare lo schema di Accordo Quadro tra la Regione Lazio e l ANCITEL Energia & Ambiente, allegato e parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, per la promozione di un tavolo permanete sulle tematiche energetiche e sulla clean economy a supporto dei Comuni sostenibili nel Lazio. L Accordo Quadro sarà sottoscritto dal Presidente della Regione o suo delegato. I successivi provvedimenti attuativi saranno assunti dal Direttore della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative. Il presente provvedimento sarà pubblicato sul BURL e sui siti al fine di consentirne la massima divulgazione. Il Presidente pone ai voi, a norma di legge, il suesteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità. Pagina 5 / 14

11 Allegato Schema di ACCORDO QUADRO per la promozione di un tavolo permanente sulle tematiche energetiche e sulla clean economy a supporto dei Comuni sostenibili nel Lazio TRA La Regione Lazio (nel seguito chiamata Regione ) con sede legale in Roma, Via Cristoforo Colombo, n. 212, (Codice Fiscale ), nella persona del, domiciliato per la carica presso la suindicata sede E l ANCITEL Energia e Ambiente S.r.l. ( nel seguito denominata Ancitel E&A), società del Gruppo ANCI, con sede legale in Roma, Via dei Prefetti 46 (Codice Fiscale ) nella persona del.., domiciliato per la carica presso la sede della società. Roma Pagina 6 / 14

12 VISTO lo Statuto della Regione Lazio, approvato con legge statutaria n.1 dell 11/11/2004; lo Statuto di Ancitel E&A, approvato dall Assemblea dei Soci in data 4/06/2013. PREMESSO che la Regione esercita i propri poteri secondo quanto previsto dalla Costituzione e in conformità allo Statuto della Regione Lazio; che la Regione nell ambito dei poteri esercitati, assegna particolare rilevanza alla promozione dello sviluppo economico sostenibile e alla tutela dell ambiente, riconosciuto come scelta strategica fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi indicati dall Unione europea per il 2020 che la Regione è impegnata nell'attività di promozione e supporto rivolta alla diffusione di strumenti e pratiche di sostenibilità sul territorio volti a migliorare la gestione ambientale degli Enti locali, nonché allo sviluppo dell innovazione e della ricerca scientifica applicata agli usi ottimali dell energia, con particolare riguardo alle soluzioni che consentono di ottenere risparmio energetico e benefici ambientali; che la Regione intende fornire agli Enti locali strumenti sempre più appropriati per l'integrazione delle tematiche ambientali nelle politiche gestionali e per l'identificazione di criticità e dei relativi obiettivi di miglioramento nell'introduzione di processi innovativi, nell attivazione di modalità più incisive di comunicazione e sensibilizzazione su tematiche ambientali ed energetiche, con un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori sociali sul territorio nel perseguimento dello sviluppo sostenibile; che la Regione è impegnata nella sperimentazione di modelli innovativi di governance territoriale, specie se allargata a livello di area vasta, anche al fine di ottimizzare le richieste e l utilizzo dei finanziamenti a disposizione e nella facilitazione della partecipazione a programmi di finanziamento nazionali e comunitari, dovuta al miglioramento della qualità progettuale, allo sviluppo di quadri strategici di riferimento condivisi, al miglior approccio alla progettazione integrata; che la Regione ha attivato dal 2006 presso Sviluppo Lazio lo Sportello Kyoto, nato per informare e fornire sostegno ad enti locali, imprese e cittadini sui temi connessi alle fonti rinnovabili, al risparmio energetico, all'inquinamento atmosferico e all'uso rispettoso delle risorse naturali e del territorio, e per offrire supporto tecnico ai decisori regionali e al sistema produttivo mediante attività di approfondimento, networking, diffusione di buone pratiche internazionali; che la Regione promuove e incentiva presso gli Enti Locali la diffusione e l applicazione di modelli, strumenti e procedure rivolte allo sviluppo sostenibile dell azione di governo locale e alla diffusione della green economy; che l ANCI come definito nello Statuto dell Associazione: - tutela e rappresenta gli interessi generali dei Comuni, delle Città metropolitane e degli enti di derivazione comunale, costituendone il sistema di rappresentanza; - ne promuove lo sviluppo e la crescita; Pagina 7 / 14

13 - direttamente, o mediante proprie tecnostrutture, svolge attività di sostegno, assistenza tecnica ed erogazione di servizi nell interesse e nei confronti dei Comuni italiani singoli o associati e delle Città metropolitane e degli enti soci, anche su incarico della Pubblica Amministrazione, ai suoi diversi livelli e articolazioni; che l ANCI nell ambito della sua azione di supporto agli associati, promuove lo studio e l approfondimento dei temi che interessano i Comuni e orienta la propria sensibilità a cogliere tendenze, mutamenti e nuove criticità su ogni aspetto riguardante la pubblica amministrazione. Inoltre l ANCI svolge una funzione di informazione diretta alle realtà locali da essa rappresentate al fine di migliorare l applicazione della normativa comunitaria e nazionale vigente, anche in materia riguardante lo sviluppo sostenibile l energia, l ambiente e la riduzione delle emissioni di CO2, le infrastrutture e le tecnologie dell informazione e della comunicazione, ed è il soggetto più idoneo ad attivare politiche di sensibilizzazione, coinvolgimento e divulgazione di informazioni nei Comuni da essa rappresentati; che l Ancitel E&A è la società del Gruppo ANCI, controllata da Ancitel S.p.A., nata nel 2007 per realizzare progetti e servizi per i Comuni italiani nel settore dell ambiente; che l Ancitel E&A opera sui temi dello sviluppo sostenibile e dell innovazione in campo ambientale, per attivare e diffondere presso gli Enti locali e sul territorio processi innovativi nel settore della gestione dei rifiuti, dell'efficienza energetica e dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, al fine di contribuire ad allineare il nostro paese agli standard europei, di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e, nello stesso tempo, per favorire una maggiore efficienza ed efficacia nella spesa pubblica; che l Ancitel E&A conduce attività di ricerca e indagini, e realizza programmi di informazione, formazione e assistenza tecnica sui temi dell ambiente e dell energia, per rafforzare le competenze degli operatori e degli Amministratori locali e sviluppare una adeguata cultura manageriale e organizzativa presso i Comuni; che l Ancitel E&A realizza progetti di monitoraggio e supporto per conto dell'anci e di Amministrazioni centrali e locali, per promuovere l innovazione e il coordinamento delle politiche ambientali ed energetiche sul territorio; CONSIDERATO che la Commissione Europea, con Comunicazione COM(2010) 2020 del 03/03/2010, ha illustrato la Strategia Europa 2020 per una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che punta a rilanciare l'economia dell'ue nel prossimo decennio; che la suddetta Strategia 2020 mira a una crescita che sia: intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell'istruzione, la ricerca e l'innovazione; sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un'economia a basse emissioni di CO2 e della competitività dell'industria; e solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà; che per misurare i progressi compiuti nel conseguire, gli obiettivi della strategia Europa 2020, sono stati convenuti 5 obiettivi quantitativi per l'intera Unione Europea, dettagliati poi in obiettivi nazionali, e tra questi l obiettivo relativo ai cambiamenti climatici e la sostenibilità energetica, che prevede: la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; Pagina 8 / 14

14 il raggiungimento del 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; l aumento del 20% dell'efficienza energetica; che l attuazione della Strategia Europa 2020 dovrà essere attuata anche nel territorio regionale ed in particolare nei Comuni del Lazio; che a tal fine è in corso di approvazione: la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2013) 246 del 22/04/2013), recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di Sviluppo Regionale, sul Fondo Sociale europeo, sul Fondo europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale e sul Fondo europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca compresi nel Quadro Strategico comune, oltre che le disposizioni generali sul Fondo europeo di Sviluppo Regionale, sul Fondo Sociale europeo e sul Fondo di Coesione, e che abroga il regolamento (CE) n.1083/2006 del Consiglio; la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2011) 614 definitiva del 06/10/2011) relativa al Fondo europeo di sviluppo regionale che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 del Consiglio; la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2011) 607 definitiva/2 del 14/03/2012) relativa al Fondo sociale europeo che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio; la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2012) 553 final del 25/09/2013) recante disposizioni specifiche sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); che la Commissione Europea all interno del nuovo Programma Quadro di Ricerca e Innovazione, che partirà il 1 gennaio 2014 e con il nome di Horizzon 2020, ha individuato tra gli obiettivi strategici le grandi sfide globali: azioni per il clima, efficienza delle risorse e materie prime; che è stata avviata la fase di confronto tecnico sull accordo di partenariato , con particolare riferimento all individuazione delle azioni previste per le 11 aree tematiche individuate dall Unione Europea per la redazione dei Programmi Operativi Regionali, e che sono state individuate linee prioritarie quali il sostegno alla transizione verso un economia a basse emissioni di carbonio, la promozione dell adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi e la tutela dell ambiente e l uso efficiente delle risorse; che le politiche regionali e locali dovranno dare attuazione al pacchetto di norme comunitarie e nazionale in materia di sviluppo sostenibile e in materia energetica, con particolare riferimento alla Direttiva 2009/28/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla promozione dell energia da fonti rinnovabili, alla Direttiva 2012/27/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sull efficienza energetica, al Decreto Legge n. 63 del 4 giugno 2013 per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia, e alle altre norme in materia; che i Comuni e i differenti ambiti locali sono tra i maggiori consumatori di energia e tra i soggetti più importanti per raggiungere i risultati di sostenibilità ambientale prestabiliti; che i Comuni laziali possono rappresentare un luogo di sperimentazione per promuovere i principi e le azioni integrate delle Smart Cities, attraverso la realizzazione di processi integrati di gestione dell edilizia, dell energia, delle risorse idriche, dei rifiuti, della telecomunicazione, dei trasporti e delle altre reti urbane; Pagina 9 / 14

15 che l ANCI ha istituito un Osservatorio Nazionale Smart City nell aprile 2012 con l obiettivo di elaborare analisi, ricerche e modelli replicabili da mettere a disposizione dei Comuni italiani che vogliono intraprendere il percorso per diventare città intelligenti ; che l Osservatorio costituisce uno spazio per la produzione e la condivisione di conoscenza sui temi dell innovazione e della sostenibilità urbana, aperto ai contributi del mondo istituzionale e della ricerca, dell impresa e della società civile, uno strumento per individuare e mettere in rete le migliori pratiche ed esperienze, le soluzioni tecnologiche e gli strumenti di programmazione, una guida per indirizzare le amministrazioni verso le scelte più adatte alla loro particolare realtà territoriale; che nel conseguimento degli obiettivi strategici di mitigazione del cambiamento climatico, di produzione di energia da fonti rinnovabili, di risparmio energetico, di attuazione di azioni a favore della mobilità sostenibile, ecc., è di cruciale importanza il ruolo delle città, attraverso l ottimizzazione delle risorse, il coinvolgimento dei cittadini verso un cambiamento culturale e comportamentale, la spinta allo sviluppo verde e la qualificazione dell offerta verso comportamenti virtuosi; che il Gruppo di Lavoro Regioni e enti Locali per la green Economy ha individuato come priorità per il rilancio del Paese la definizione di un piano strutturale di sostegno all efficienza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili in grado di valorizzare le potenzialità territoriali e le competenza del sistema produttivo italiano; che in particolare l ANCI, e/o le strutture ad essa collegate, può operare efficacemente come facilitatore e come soggetto di supporto all attuazione delle politiche e degli interventi di tutela ambientale, sviluppo sostenibile e promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, sia a livello centrale che territoriale, attraverso le sue strutture operative e le sue articolazioni regionali; che Ancitel E&A affianca e sostiene le Pubbliche Amministrazioni nella gestione operativa delle diverse attività, funzioni e compiti istituzionali con l obiettivo di migliorare i servizi erogati; che ad Ancitel E&A è sistematicamente demandata l attuazione degli interventi di implementazione progettuale riguardante i temi ambientali collegati alle attività istituzionali dell ANCI ed è altresì in possesso di qualità e competenze tecniche e conoscenze nei settori rilevanti ai fini dei servizi ambientali ed in particolare nella gestione eco-sostenibile delle risorse e per lo sviluppo della green economy, tale da garantire ai Comuni la più efficace ed efficiente attuazione delle attività oggetto del presente Accordo; che Ancitel E&A progetta e implementa sistemi per il monitoraggio dell ambiente attraverso sistemi informatici a sostegno della Smartness nella gestione delle risorse e delle attività presenti nel territorio; che Ancitel E&A offre progettualità e promuove soluzioni innovative in campo energetico e ambientale, attraverso lo scambio e la condivisione di buone esperienze tra le Pubbliche Amministrazioni locali, regionali ed Enti territoriali svolgendo in particolare attività di ricerca, promozione, informazione, formazione, sviluppo ed erogazione di servizi di assistenza; Pagina 10 / 14

16 che a seguito dell iniziativa lanciata dalla Commissione europea per coinvolgere le città nella Strategia , nel Lazio già diversi Comuni italiani hanno aderito al Patto dei Sindaci e altrettanto diffuse sono le iniziative già realizzate dagli enti locali e basate sul concetto di sistema urbano intelligente e sostenibile, a partire da Agenda XXI ed EMAS; che la Regione può supportare i Comuni del Lazio a partecipare alle numerose opportunità comunitarie aperte e percorribili, ed in particolare ai programmi europei e nazionali sui temi energetici e dello sviluppo sostenibile fino ai diversi progetti in via di definizione a livello locale sui fondi strutturali disponibili regionali e interregionali, su cui l ANCI ha un ruolo di supporto e assistenza alle amministrazioni comunali; che in tale contesto, un accordo quadro tra Ancitel E&A e Regione Lazio consentirebbe di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di innovazione in ambito urbano in modo qualificato e sostenibile; Tutto ciò premesso, si conviene e si stipula quanto segue Articolo 1 (Premesse) Le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente atto e si intendono integralmente trascritte nel presente articolo. Articolo 2 (Obiettivi) 1. Ancitel E&A e Regione intendono promuovere forme di collaborazione continuativa per lo studio, la promozione e la messa in campo di azione orientate alla promozione dell'efficienza energetica, all'uso delle energie rinnovabili e allo sviluppo della clean economy, attraverso un programma comune di iniziative finalizzate a supportare i Comuni del Lazio per l adeguamento alle normative esistenti, per promuovere l adozione di procedure di certificazione volontaria e di qualificazione ambientale delle attività comunali, per agevolare l accesso ai fondi comunitari, nazionali e regionali del periodo , e per avviare progetti pilota ed attività innovative a favore delle città sostenibili. 2. Ancitel E&A e Regione inoltre intendono sostenere: lo sviluppo di politiche di sostenibilità dei trasporti che mirino all implementazione di una gestione integrata dei servizi e degli strumenti da attuare per ridurre le emissioni di CO 2 ; l efficientamento delle reti di pubblica illuminazione nel rispetto di politiche di risparmio energetico ed economico; la razionalizzazione e l ammodernamento dell edilizia per ridurre i consumi e favorire l utilizzo di materiali innovativi e diffondere la cultura della bioedilizia e della bioarchitettura. Articolo 3 (Oggetto) 1.Per le finalità di cui in premessa, Regione Lazio ed Ancitel E&A si impegnano con il presente accordo quadro all attuazione di un piano integrato di interventi e alla costituzione di un Tavolo permanente a favore dei Comuni sostenibili nel Lazio, attraverso la messa in atto di azioni sinergiche e di sistema per supportare gli Enti locali al raggiungimento degli obiettivi comunitari e nazionali in materia energetica e a favore dello sviluppo di Smart Cities and Communities nel Lazio. Pagina 11 / 14

17 2. Il Tavolo ha la funzione di individuare e sperimentare un quadro di iniziative, strumenti e modalità di intervento finalizzate a garantire un processo integrato e omogeneo su tutti i territori comunali per il raggiungimento degli obiettivi di cui al precedente articolo. 3. Al fine di agevolare una più rapida ed efficace azione da parte delle amministrazioni comunali, il Tavolo potrà essere aperto alla partecipazione degli enti pubblici interessati e agli altri operatori pubblici e privati che abbiano interesse in materia specifiche attinenti il presente accordo. Articolo 4 (Impegni dei soggetti sottoscrittori) 1. I soggetti sottoscrittori del presente Accordo Quadro si impegnano ad accettare ed attuare, sulla base delle specifiche competenze, lo spirito di concertazione, di dialogo e di collaborazione per il quale questo atto di negoziazione viene stipulato. 2. La Regione si impegna altresì a: sensibilizzare e formare gli Amministratori Pubblici sul tema del risparmio energetico, diffondendo le best practices presenti nel territorio nazionale e regionale, favorendo presso i Comuni l impiego di tecnologie innovative, con particolare rilievo per le azioni con permettono una potenziale riduzione dei costi e minori impatti ambientali, anche attraverso l organizzazione di attività di formazione ed alta formazione, attività e sportelli informativi, ed azioni di affiancamento ed assistenza tecnica presso in loco; individuare di concerto con Ancitel E&A gli ambiti prioritari di intervento per l utilizzo delle rinnovabili e il miglioramento dell efficienza energetica nelle Amministrazioni comunali e valutare le tecnologie e le metodologie operative più idonee al conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica assegnati alla pubblica amministrazione locale (a titolo esemplificativo impianti fotovoltaici su tetti di edifici pubblici, pensiline di parcheggi, illuminazione pubblica a led, etc.), anche in ottemperanza alle nuove normative vigenti; identificare di concerto con Ancitel E&A un portafoglio di iniziative da sperimentare con i Comuni, nell ottica di nuovi modelli progettuali ed organizzativi per la promozione dello sviluppo sostenibile e dell'efficienza energetica, anche alla luce delle opportunità di finanziamento comunitarie, nazionali e regionali disponibili; promuovere e favorire l uso di sportelli informativi, anche on-line (a partire dallo Sportello Kyoto e ad altre iniziative da avviare a favore degli Enti Locali) dove fornire supporto alle Amministrazioni Comunali in merito alle diverse tematiche afferenti lo sviluppo sostenibile (green economy, smart cities and communities, energia intelligente, acquisti verdi, ecc.); sensibilizzare e supportare i Comuni per la diffusione della banda larga ed ultralarga, per la realizzazione delle infrastrutture di smart grids e smart cities, e sperimentare, d intesa con Ancitel E&A, interventi orientati alla gestione urbana intelligente dal punto di vista energeticoambientale; promuovere verso i Comuni forme di collaborazione/partnership in tema di efficienza energetica, anche con la partecipazione associazioni di cittadini ed altri operatori privati presenti sul territorio; implementare sistemi di mobilità elettrica attraverso la diffusione di mezzi elettrici, l installazione di infrastrutture di ricarica pubbliche e private per auto elettriche, la promozione di veicoli a pedalata assistita (bici elettriche), e la promozione del car sharing e del bike sharing; promuovere verso i Comuni lo sviluppo di una edilizia sostenibile (bioedilizia) ponendo attenzione al risparmio energetico e alla qualità del costruito, promuovendo l adozione di regolamenti edilizi che adottino criteri innovativi e stimolando tra l altro l utilizzo del legno, come materiale portante, nella costruzione di nuovi edifici; diffondere la cultura della sicurezza in edilizia, con l obiettivo di favorire una adeguata conoscenza della problematica e delle normative tecniche sulla sicurezza degli elementi in Pagina 12 / 14

18 vetro, al fine di promuovere scelte efficaci nella progettazione e nella programmazione degli interventi manutentivi del patrimonio edilizio della Pubblica Amministrazione; supportare le amministrazioni comunali nell attuazione delle procedure del Green Public Procurement (GPP), finalizzate a migliore la sostenibilità ambientale dei contratti pubblici di acquisto di beni e servizi, e nell attuazione dei lavori pubblici; realizzare un progetto in accordo con Ancitel E&A per partecipare alla piattaforma per lo sviluppo urbano sostenibile prevista nella proposta di Regolamento del Parlamento Europea e del Consiglio relativa al FESR per le annualità , al fine di promuovere lo sviluppo di capacità, la creazione di reti tra città e lo scambio di esperienze sulla politica urbana sostenibile; 3. Ancitel E&A, attraverso la realizzazione delle seguenti attività di comunicazione e informazione provvede alle seguenti attività: a) attivazione di servizi di di Help Desk/Sportello Informativi, con attivazione/gestione di numeri verdi e caselle mail dedicate; b) organizzazione di seminari info-formativi regionali, focus groups, eventi di diffusione delle best practices; c) predisposizione nel portale internet di una o più sezioni dedicate alle tematiche afferenti l Accordo; d) creazione di supporti informativi a sostegno delle attività, attivazione di newsletters settimanali/mensili; e) redazione di manuali, linee guida, rapporti, analisi e elaborazione dati, presentazioni, brochure informative; f) supporto tecnico e amministrativo; si impegna a: fornire ogni adeguata pubblicità al presente Accordo, al fine di porre i Comuni in condizione di conoscere tecnologie e servizi più adeguati per intervenire al meglio in ambito energeticoambientale e nella sostenibilità urbana e rispettare gli impegni che il Patto dei Sindaci impone; supportare i Comuni per quanto riguarda le attività di individuazione delle iniziative candidabili a livello regionale, nazionale e comunitario, favorendone la partecipazione, a partire da quelle realizzabili sui programmi regionali e interregionali , anche avvalendosi del supporto e delle competenze della Regione e delle società regionali per innalzare il livello di progettualità locale; sensibilizzare i Comuni ad intraprendere investimenti per migliorare il livello di sostenibilità urbana, ridurre le inefficienze e razionalizzare i consumi energetici a partire da quelli pubblici, stimolando anche quelli privati; al fine di rendere più efficienti ed efficaci le azioni, sensibilizzare e supportare i Comuni a programmare a livello urbano interventi integrati, sia in caso di nuove urbanizzazioni e/o di riqualificazione di aree urbane, sia in caso di gestione di aree esistenti, dotandosi di strumenti di governo adeguati, comprendenti regolamentazioni ad hoc ed orientati alla sostenibilità; sensibilizzare i Comuni affinché, nei casi di ristrutturazioni edilizie, venga valutato e previsto l adeguamento delle dotazioni energetiche all interno degli immobili; facilitare la raccolta delle informazioni relative alla disponibilità dei finanziamenti nazionali e comunitari utilizzabili per le iniziative oggetto del presente accordo, e finalizzati alla realizzazione degli interventi sperimentali individuati. Articolo 5 (Tavolo permanente per l ambiente e lo sviluppo sostenibile) 1.Ancitel E&A e Regione costituiranno, entro 60 giorni dalla firma del presente Accordo Quadro, il Tavolo permanente per l ambiente e lo sviluppo sostenibile - costituito, in una prima fase, da quattro rappresentanti di Ancitel E&A, designati dal Presidente della società e da quattro rappresentanti della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative della Pagina 13 / 14

19 Regione Lazio - che ha il compito di organizzare e coordinare le diverse attività oggetto del presente Accordo, nonché di verificare con cadenza periodica la sua attuazione. Il Tavolo permanente sarà costituito con atto di organizzazione del Direttore della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative. 2. Il Tavolo potrà anche proporre alle Parti ulteriori opportunità di collaborazione tra Regione e Ancitel E&A, individuare gli eventuali soggetti pubblici e privati da coinvolgere e, sulla base di eventuali criticità riscontrate nelle iniziative progettuali avviate, individuare le eventuali misure tecnico-amministrative per facilitare la corretta realizzazione delle azioni avviate in attuazione del presente accordo. 3. Il Tavolo permanente dovrà dare particolare rilievo alla promozione di iniziative a favore dell efficienza energetica e delle fonti rinnovabili (negli edifici pubblici, negli spazi urbani, nell edilizia privata, nel trasporto pubblico, nelle aree interne e marginali del Lazio, nella diffusione di procedure di e-government, ecc..), nell'ambito di un quadro di interventi orientato alla green economy. 4. Il Tavolo, altresì, dovrà verificare un programma di azione regionale per lo sviluppo delle ICT e dell economia digitale nei Comuni del Lazio, al fine di intervenire nella riduzione del digital divide nelle aree meno infrastrutturate della Regione. Articolo 6 (Entrata in vigore, durata e termine dell accordo) 1. La durata del presente Accordo Quadro è di 5 anni (cinque), con decorrenza dalla data della sottoscrizione ed è rinnovabile dietro presentazione di richiesta scritta da parte di entrambe le Parti. L accordo può essere modificato e/o integrato con un atto scritto per concorde volontà dei soggetti sottoscrittori. 2. L accordo potrà essere in qualsiasi momento risolta da una delle parti in caso di inadempimento a quanto previsto nel presente atto. 3. Qualora, a giudizio di entrambe le parti, l oggetto del protocollo fosse ritenuto superato o si ritenessero più opportune altre forme di collaborazione, il presente accordo può essere risolto anticipatamente, senza alcuna penalità. Articolo 7 (Domicilio legale) 1. Per l esecuzione del presente accordo e per ogni altro effetto di legge, le Parti eleggono il proprio domicilio presso le proprie sedi legali. LETTO, APPROVATO E SOTTOSCRITTO Roma.. Regione Lazio.. ANCITEL Energia e Ambiente S.r.l. Pagina 14 / 14

20 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 15/11/2013 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: SVILUPPO ECONOMICO E ATTIVITA PRODUTTIVE Area: CREDITO, INCENT. ALLE IMPRESE, ARTIG. E COOP. Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Cofinanziamento regionale dei "Contratti di Sviluppo" di cui al Decreto interministeriale 24 settembre 2010, in attuazione dell'accordo di Programma sottoscritto in data 2 agosto 2013 tra la Regione Lazio, il Ministero dello Sviluppo Economico, la Provincia di Frosinone e Invitalia S.p.A. (CIASCHETTI LETIZIA) (CIASCHETTI LETIZIA) (G. VASCIMINNO) (R. BELLOTTI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE SVILUPPO ECONOMICO E ATTIVITA' PRODUTTIVE (Fabiani Guido) L'ASSESSORE DI CONCERTO POLITICHE DEL BILANCIO, PATRIMONIO E DEMANIO LAVORO (Sartore Alessandra) (Valente Lucia) IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: Data dell' esame: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO con osservazioni senza osservazioni SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione: 15/11/2013 prot. 306 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 5 Richiesta di pubblicazione sul BUR: NO

21 Oggetto: Cofinanziamento regionale dei Contratti di Sviluppo di cui al Decreto interministeriale 24 settembre 2010, in attuazione dell Accordo di Programma sottoscritto in data 2 agosto 2013 tra la Regione Lazio, il Ministero dello Sviluppo Economico, la Provincia di Frosinone e Invitalia S.p.A. LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell Assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive DI CONCERTO con l Assessore alle Politiche del Bilancio, Patrimonio e Demanio e con l Assessore al Lavoro; VISTI - lo Statuto della Regione Lazio; - il Regolamento Regionale 6 settembre 2002, n. 1, che disciplina il sistema organizzativo regionale; - la legge regionale 20 novembre 2001, n. 25 recante Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione ; - la legge regionale 29 aprile 2013, n. 2 concernente Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2013 (art. 11, legge regionale 20 novembre 2001, n. 25) ; - la legge regionale 29 aprile 2013, n. 3 concernente Bilancio di previsione della Regione Lazio per l esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale ; - il Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267 Testo unico delle leggi sull ordinamento degli Enti Locali e s.m.i. e, in particolare i commi 1 e 4 dell art. 34 Accordi di programma ; - il Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 24 marzo 2010 Individuazione delle aree di crisi industriale. Riforma del sistema degli interventi di reindustrializzazione nelle aree e nei distretti in situazione di crisi industriale e di crisi industriale complessa, in adempimento a quanto disposto dall'articolo 2, comma 7, della legge 23 luglio 2009, n. 99. ; - il Regolamento (CE) N. 800/2008 della Commissione del 6 agosto 2008 che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato comune in applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato (regolamento generale di esenzione per categoria); - la Legge n.134 del 7 agosto 2012, di conversione del Decreto Legge n. 83 del 22 giugno 2012 Misure urgenti per lo sviluppo economico capo I Misure per la crescita sostenibile, ed in particolare l art. 27 concernente Riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa ; - l Accordo di Programma sottoscritto in data 2 agosto 2013 dal Presidente della Regione Lazio, tra la Regione Lazio, il Ministero dello Sviluppo Economico, la Provincia di Frosinone e Invitalia Agenzia Nazionale per l Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo di Impresa S.p.a., per il rilancio e lo sviluppo industriale delle aree interessate dalla crisi del sistema locale di lavoro di Frosinone - Anagni e Comune di Fiuggi; - il Decreto del Presidente della Regione Lazio T00323 del 21/10/2013 che ha recepito l accordo di Programma sopra citato; PREMESSO CHE - l Area di Frosinone presenta una situazione di particolare complessità, soprattutto in relazione alla crisi delle imprese del Settore delle apparecchiature elettroniche e della componentistica per le comunicazioni, tanto che nel corso del 2011 e 2012 è stata oggetto di diversi Tavoli di confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per la politica industriale e la competitività; Pagina 2 / 5

22 - tale situazione ha costituito le premesse per la sottoscrizione dell Accordo di Programma sul sistema locale di lavoro di Frosinone Anagni; - le azioni ritenute prioritarie dalle parti firmatarie sono state individuate in: riqualificazione delle produzioni, tramite incentivazione degli investimenti volti all efficientamento dei processi, all innovazione dei prodotti, alla tutela dei marchi e con particolare attenzione alle forme di aggregazione tra le imprese (c.d. reti di impresa) e all internazionalizzazione, nell'ottica di irrobustirne la presenza sui mercati di sbocco; accrescimento e qualificazione del tessuto imprenditoriale del territorio attraverso interventi di sostegno alla nascita di nuove iniziative ed alla attrazione di nuovi investimenti, anche esteri; ricollocazione dei lavoratori attraverso azioni finalizzate alla creazione di nuove opportunità imprenditoriali start up all incentivazione per le assunzioni di personale in cassa integrazione o mobilità e attraverso altre politiche attive del lavoro; VISTO l art. 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, con il quale si stabilisce che per favorire l'attrazione degli investimenti e la realizzazione di progetti di sviluppo di impresa rilevanti per il rafforzamento della struttura produttiva del Paese, con particolare riferimento alle aree del Mezzogiorno, con decreto di natura non regolamentare del Ministro dello sviluppo economico, sono stabiliti i criteri, le condizioni e le modalità per la concessione di agevolazioni finanziarie a sostegno degli investimenti privati e per la realizzazione di interventi ad essi complementari e funzionali; VISTO il decreto interministeriale del 24 settembre 2010, emanato in attuazione dell'art. 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 citato con il quale è stata introdotta la disciplina dei i criteri, le condizioni e le modalità per la concessione, attraverso la sottoscrizione di contratti di sviluppo per agevolazioni finanziarie dirette a favorire la realizzazione di investimenti rilevanti per il rafforzamento della struttura produttiva del Paese, con particolare riferimento alle aree del Mezzogiorno; VISTO in particolare l art. 3 del DM sopra citato, che prevede che la proposta di contratto di sviluppo possa avere ad oggetto programmi di sviluppo industriale, turistico e commerciale; VISTA la circolare esplicativa del 16 giugno 2011, n Concessione delle agevolazioni a valere sullo strumento dei Contratti di sviluppo di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con il Ministro per la semplificazione normativa e con il Ministro del turismo del 24 settembre 2010, pubblicato nel S.O. alla G.U.R.I. del 24 dicembre 2010, n ; VISTO l articolo 3 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla L. 9 agosto 2013, n. 98, che nel rifinanziare i contratti di sviluppo ha destinato risorse pari a 150 milioni (di cui 30 milioni riservati all accordo di programma sul sistema locale del lavoro di Frosinone-Anagni) di euro al finanziamento dei contratti relativi al settore industriale, ivi inclusi quelli relativi alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, da realizzare nei territori regionali nella sola forma del finanziamento agevolato; CONSIDERATO CHE - il predetto articolo 3, ai fini dell utilizzo delle risorse attribuite dal medesimo articolo, prevede specifiche priorità in favore dei programmi che ricadono nei territori oggetto di accordi, stipulati dal Ministero dello sviluppo economico, per lo sviluppo e riconversione di aree Pagina 3 / 5

23 interessate dalla crisi di comparti produttivi o di rilevanti complessi aziendali ma anche limitazioni settoriali all utilizzo di tali contratti; - la dotazione finanziaria messa a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico sui contratti di sviluppo per l area oggetto di Accordo di Programma, pari ad ,00 (trentamilioni), è limitata al settore industria e ai soli finanziamenti agevolati non ricomprendendo le altre forme di agevolazione previste dai contratti di sviluppo; - le agevolazioni previste in generale per i contratti di sviluppo possono essere concesse nelle forme di aiuto trasparente di cui all articolo 5 del paragrafo 1, lettera a), b) e c) del Regolamento generale di esenzione 800/2008, anche combinate tra loro, e che l utilizzo delle varie forme e la loro combinazione è definita in fase di negoziazione sulla base delle caratteristiche dei progetti e dei relativi ambiti di intervento (art. 5 DM 24 settembre In particolare: (a) gli aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e di contributi in conto interessi; b) gli aiuti concessi sotto forma di prestiti, per i quali l'equivalente sovvenzione lordo è stato calcolato sulla base del tasso di riferimento prevalente al momento della concessione; c) gli aiuti concessi nell ambito di regimi di garanzia); RITENUTO opportuno finanziare con risorse regionali anche contratti di sviluppo relativi al settore del turismo, in considerazione della vocazione del territorio oggetto dell Accordo, e di prevedere, per incrementare l efficacia dell intervento, tra le forme di aiuto trasparente di cui al Regolamento CE 800/2008, anche gli aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e di contributi in conto interessi; RITENUTO opportuno cofinanziare per un importo di ,00 (dieci milioni), sul bilancio regionale 2013, attraverso l istituzione di un nuovo capitolo di bilancio all interno della missione 14, programma 01 che sarà alimentato con le risorse stanziate in bilancio, nell esercizio finanziario 2013 sul fondo di riserva di cui al capitolo C12109: i contratti di sviluppo che siano proposti da imprese con sede nel territorio interessato dall Accordo di Programma, limitatamente a: - programmi di sviluppo turistico aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e di contributi in conto interessi, aiuti concessi sotto forma di prestiti, per i quali l'equivalente sovvenzione lordo è stato calcolato sulla base del tasso di riferimento prevalente al momento della concessione, - programmi di sviluppo industriale, ivi inclusi quelli relativi alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e di contributi in conto interessi; DATO ATTO che le risorse saranno trasferite al Ministero dello Sviluppo Economico, con le modalità definite con atto del Direttore regionale competente in materia di sviluppo economico; RITENUTO opportuno che il Direttore regionale competente in materia di sviluppo economico definisca le modalità per il cofinanziamento regionale dei contratti di sviluppo tenendo conto che lo stesso non potrà riguardare i finanziamenti agevolati nel settore industria che sono invece finanziati con le risorse di cui all art. 3 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, citato; RITENUTO necessario destinare una quota dei ,00 (dieci milioni), pari a ,00 (quattro milioni), al settore turismo, fatta salva la possibilità di utilizzare la quota stessa o parte di essa per gli altri settori nel caso in cui le imprese del settore turismo non manifestassero un interesse tale da giustificare la riserva. In tal caso la Direzione competente fornirà indicazioni al Ministero dello Sviluppo Economico nei tempi utili e comunque entro la data prevista per la conclusione dell accordo; RITENUTO altresì di autorizzare il prelievo della spesa prevista per l importo di ,00 (dieci milioni) sul capitolo C12109, esercizio finanziario 2013; Pagina 4 / 5

24 Per i motivi di cui in premessa, facenti parte integrante e sostanziale del presente provvedimento DELIBERA - di cofinanziare per un importo di ,00 (dieci milioni) sul bilancio regionale 2013, i contratti di sviluppo che siano proposti da imprese con sede nel territorio interessato dall Accordo di Programma sottoscritto in data 2 agosto 2013 dal Presidente della Regione Lazio, tra la Regione Lazio, il Ministero dello Sviluppo Economico, la Provincia di Frosinone e Invitalia sul sistema locale del lavoro di Frosinone-Anagni, attraverso l istituzione di un nuovo capitolo di bilancio all interno della missione 14, programma 01, che sarà alimentato con le risorse stanziate in bilancio, nell esercizio finanziario 2013, sul capitolo C12109; - che il cofinanziamento di cui al punto precedente sia limitato a: - programmi di sviluppo turistico aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e di contributi in conto interessi, aiuti concessi sotto forma di prestiti, per i quali l'equivalente sovvenzione lordo è stato calcolato sulla base del tasso di riferimento prevalente al momento della concessione, - programmi di sviluppo industriale, ivi inclusi quelli relativi alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e di contributi in conto interessi; - che il Direttore regionale competente in materia di sviluppo economico definisca le modalità per il cofinanziamento regionale dei contratti di sviluppo, tenendo conto che lo stesso non potrà riguardare i finanziamenti agevolati nel settore industria che sono invece finanziati con le risorse di cui all art. 3 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, citato; - di destinare una quota dei ,00 (dieci milioni), pari a ,00 (quattro milioni), al settore turismo, fatta salva la possibilità di utilizzare la quota stessa o parte di essa per gli altri settori nel caso in cui le imprese del settore turismo non manifestassero un interesse tale da giustificare la riserva. In tal caso la Direzione competente fornirà indicazioni al Ministero dello Sviluppo Economico nei tempi utili e comunque entro la data prevista per la conclusione dell accordo; - di autorizzare il prelievo della spesa prevista con il presente atto per l importo di ,00 (dieci milioni) sul capitolo C12109, esercizio finanziario 2013; Il presente provvedimento sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Il Presidente pone ai voti, a norma di legge, il su esteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità. Pagina 5 / 5

25 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEC23 DEL 29/10/2013 GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 14/10/2013 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: POL. SVIL. SOCIO-EC. COM., SERV. MIL. E UNIV. AGR. Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Contributi a sostegno dell'associazionismo comunale. Criteri e modalità di assegnazione dei fondi regionali e delle risorse statali da attribuire alle Regioni in base all'intesa n. 936/CU del Esercizio finanziario (RUSCITTI ANTONELLA) (RUSCITTI ANTONELLA) (M. PAGANO) (G. MAGRINI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE PARI OPPORTUNITA', AUTONOMIE LOCALI, SICUREZZA (Ciminiello Concettina) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE X COMMISSIONE CONSILIARE: Data dell' esame: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO con osservazioni senza osservazioni SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione: 29/10/2013 prot ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 6 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

26 OGGETTO: Contributi a sostegno dell associazionismo comunale. Criteri e modalità di assegnazione dei fondi regionali e delle risorse statali da attribuire alle Regioni in base all Intesa n. 936/CU del Esercizio finanziario LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA VISTO VISTA VISTA VISTO VISTA VISTA VISTA VISTA VISTO VISTA VISTA dell Assessore alle Pari opportunità, Autonomie locali, Sicurezza lo Statuto della Regione Lazio; la legge regionale 20 novembre 2001, n. 25, Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione e s.m.i; la legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6, Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza ed al personale regionale e s.m.i.; il Regolamento Giunta Regionale 6 settembre 2002, n. 1 Regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta regionale e s.m.i.; la legge regionale 29 aprile 2013, n. 2, concernente Legge finanziaria regionale per l esercizio 2013 (art. 11, legge regionale 20 novembre 2001, n. 25) ; la legge regionale 29 aprile 2013, n. 3 "Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale "; la legge regionale 30 luglio 1996, n. 30 "Disposizioni in materia di circoscrizioni comunali e sue s.m.i.; la legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 "Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo e sue s.m.i.; il D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 Testo unico delle leggi sull ordinamento degli enti locali ; la legge 5 giugno 2003, n. 131 Disposizioni per l adeguamento dell ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, ed in particolare, l art. 8, comma 6, concernente la promozione di intese in sede di Conferenza Stato-Regioni o di Conferenza Unificata, dirette a favorire l armonizzazione delle rispettive posizioni unitarie o il conseguimento di obiettivi comuni; l Intesa n. 873 del 28 luglio 2005 con la quale la Conferenza Unificata, ai sensi dell art. 8, comma 6, della citata legge n. 131/2003, ha sancito il trasferimento alle Regioni delle risorse finanziarie stanziate dallo Stato per il Pagina 2 / 6

27 sostegno dell associazionismo comunale a decorrere dall anno 2006, fatta salva la quota gestita direttamente dallo Stato per l incentivazione di funzioni di competenza esclusiva dello Stato esercitate dai comuni, nonché ha previsto che le Regioni, secondo le rispettive discipline di incentivazione delle gestioni associate, provvedano alla concessione di contributi alle forme associative degli enti locali; VISTA VISTA CONSIDERATO TENUTO CONTO VISTA PRESO ATTO VISTA VISTO l Intesa n. 936 del 1 marzo 2006 Intesa in ordine ai nuovi criteri per il riparto e la gestione delle risorse statali a sostegno dell associazionismo comunale attuativa dell Intesa sancita con atto n. 873 del 28 luglio 2005 ; la legge regionale 28 dicembre 2007, n. 26 "Legge finanziaria regionale per l esercizio 2008", laddove dispone, all art. 24, comma 3, che le modalità e i criteri per la concessione dei contributi finalizzati al sostegno dell associazionismo comunale sono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, sentita la commissione consiliare competente; inoltre, che l art. 5 dell Intesa n. 936/2006 sancisce l impegno delle Regioni a valutare, con le rappresentanze degli Enti locali e nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti, gli effetti conseguenti all applicazione delle Intese citate e che, al fine di partecipare al riparto delle risorse statali, le Regioni hanno adottato una disciplina conforme ai criteri sopraindicati e intrapreso il processo concertativo con le rappresentanze degli enti locali; che la disciplina regionale di incentivazione delle forme associative, adottata in attuazione dell art. 24 della citata legge regionale n. 26/2007, risulta conforme ai criteri stabiliti dall Intesa n. 936 del 1 marzo 2006, art. 3 -punti da a) ad e)- ricorrendo, dunque, i presupposti per accedere ai fondi statali per l associazionismo comunale con le modalità stabilite nell Intesa stessa; la nota dell Assessore ai Rapporti con gli Enti Locali e Politiche per la Sicurezza del 22 gennaio 2013, prot. n. 4225, con la quale la Regione Lazio ha comunicato alla Presidenza della Conferenza Unificata la propria volontà di partecipare al riparto delle risorse statali per l associazionismo comunale, relativamente all anno 2013; che con l Intesa n. 93/CU del 26 settembre 2013, la Regione Lazio è stata individuata tra le Regioni destinatarie delle risorse statali a sostegno dell associazionismo comunale per l anno 2013, ai sensi dell art. 4 dell intesa sancita con atto n. 936 del 1 marzo 2006; la presa d atto n. 95/CU del 26 settembre 2013, con la quale è stata fissata al 6,5% la percentuale delle risorse da riservare, per il corrente anno, all esercizio associato di funzioni e servizi di competenza esclusiva dello Stato in base all art. 8, comma 2, lett. b) dell Intesa sopra citata; il Comunicato del Ministero dell Interno del 3 ottobre 2013, con cui si porta a conoscenza il riparto delle risorse statali assegnate alle Regioni individuate ai sensi della sopra citata Intesa, per il sostegno delle Unioni di Comuni e Comunità Montane svolgenti l esercizio associato di funzioni comunali, relativamente all anno 2013; Pagina 3 / 6

28 VISTA VISTA CONSIDERATA la nota prot. n del 3 ottobre 2013 con la quale il Ministero dell Interno - Dipartimento per gli affari Interni e Territoriali Direzione Centrale della Finanza Locale comunica di aver provveduto ad effettuare la ripartizione del contributo erariale previsto in materia assegnando a favore della Regione Lazio, per l anno 2013, per l importo di ,44, da iscrivere sul capitolo di entrata Assegnazione dello Stato a sostegno dell'associazionismo comunale di cui all'intesa n. 936 del 01/03/2006 ed imputare sul capitolo R41103 Utilizzazione dell assegnazione dello Stato a sostegno dell associazionismo comunale di cui all Intesa n. 936/2006 Trasferimenti correnti a amministrazioni locali del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013; la D.G.R. n. 91 del , così come modificata dalla D.G.R. n. 298 del , con la quale è stato conferito al dott. Guido Magrini l incarico di Direttore della Direzione regionale Politiche sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport ; pertanto, la necessità di definire le modalità ed i criteri di assegnazione di risorse regionali e statali finalizzate a favorire forme di gestione associata tra comuni per l esercizio finanziario 2013; PRESO ATTO che il comma 31-ter dell art. 14 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni, ha disposto l attuazione obbligatoria di almeno tre delle funzioni fondamentali di cui al comma 28 del decreto legge citato entro il 1 gennaio 2013, nonché delle restanti funzioni fondamentali entro il 1 gennaio 2014, da parte dei comuni interessati; RITENUTO RAVVISATO VISTI PRESO ATTO opportuno, al fine di favorire l adempimento degli obblighi dettati dalla vigente normativa statale e nelle more di un piano regionale di riordino territoriale, garantire il sostegno alle forme associative già esistenti alla data del 31 dicembre 2012 ed effettivamente funzionanti, disponendo l assegnazione delle risorse disponibili con riferimento ai servizi e/o funzioni svolti dalle stesse nell anno 2012; altresì che i criteri medesimi troveranno applicazione anche in caso di ulteriore incremento di risorse regionali da ripartire a sostegno dell associazionismo comunale sul capitolo R41900 del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013; gli allegati A e B, parte integrale e sostanziale del presente atto, riguardanti, rispettivamente Modalità e criteri per l accesso ai contributi finalizzati a favorire forme di gestione associata tra comuni per lo svolgimento di funzioni e/o servizi ed Elenco funzioni/servizi gestiti in forma associata oggetto d incentivazione regionale ; che ai sensi del comma 4 dell art. 24 della citata legge regionale 26/2007, una quota delle risorse regionali stanziate a sostegno dell associazionismo comunale sul capitolo R41900 del bilancio regionale per l esercizio finanziario in corso è destinata all Associazione Regionale delle Autonomie Pagina 4 / 6

29 Locali del Lazio (A.R.A.L.L.) per lo svolgimento di attività di progettazione, assistenza tecnica e tutoraggio ai comuni finalizzate allo sviluppo dell associazionismo intercomunale; RITENUTO ACQUISITO pertanto di fissare la suddetta quota, relativamente alle risorse regionali eventualmente disponibili sul capitolo R41900 del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013, nella misura di 1.000,00, da liquidarsi a seguito di trasmissione alla Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport di una relazione sull attività svolta dall Associazione predetta nell anno 2012 per le finalità di cui sopra; il parere della competente Commissione Consiliare espresso nella seduta del..; all unanimità, DELIBERA Le premesse richiamate si intendono parte integrante e sostanziale del presente atto. 1. Di approvare l allegato A Modalità e criteri per l accesso ai contributi finalizzati a favorire forme di gestione associata tra comuni per lo svolgimento di funzioni e/o servizi e l allegato B Elenco funzioni /servizi gestiti in forma associata oggetto d incentivazione regionale, da applicare al riparto dei fondi regionali eventualmente disponibili in bilancio sul capitolo R41900 per l esercizio finanziario 2013, nonché delle risorse statali assegnate alla Regione Lazio, pari a ,44, da iscriversi sul capitolo di entrata Assegnazione dello Stato a sostegno dell'associazionismo comunale di cui all'intesa n. 936 del 01/03/2006 ed imputare sul capitolo R41103 Utilizzazione dell assegnazione dello Stato a sostegno dell associazionismo comunale di cui all Intesa n. 936/2006 Trasferimenti correnti a amministrazioni locali del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013, che costituiscono parte integrante e sostanziale del presente provvedimento; 2. Di stabilire che i criteri e le modalità di cui alla presente deliberazione troveranno applicazione anche ai fini del riparto delle ulteriori risorse regionali stanziate e/o rese disponibili a sostegno dell associazionismo comunale sul capitolo R41900 del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013; 3. Di destinare, nei limiti delle risorse regionali disponibili, all Associazione Regionale delle Autonomie Locali del Lazio (A.R.A.L.L.) una quota delle risorse stanziate sul capitolo R41900 del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013, pari ad 1.000,00, per lo svolgimento di attività di progettazione, assistenza tecnica e tutoraggio ai comuni finalizzate allo sviluppo dell associazionismo intercomunale, da liquidarsi a seguito a trasmissione alla Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport di una relazione sull attività svolta dall Associazione medesima nell anno 2012, per le finalità sopra indicate. Il Direttore della Direzione regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport provvederà a porre in essere tutti i successivi adempimenti di merito per l esecuzione della presente deliberazione, ivi compresa l approvazione di un apposito Avviso che definirà il termine ultimo per Pagina 5 / 6

30 la presentazione delle domande di contributo, nonché la documentazione da presentare per accedere ai finanziamenti regionali e statali. La presente deliberazione è pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Il Presidente pone ai voti, a norma di legge, il suesteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità. Pagina 6 / 6

31 ALLEGATO A) MODALITA E CRITERI PER L ACCESSO AI CONTRIBUTI FINALIZZATI A FAVORIRE FORME DI GESTIONE ASSOCIATA TRA COMUNI PER LO SVOLGIMENTO DI FUNZIONI E/O SERVIZI Nelle more dell adozione di un piano regionale di riordino dell associazionismo intercomunale, la Regione Lazio promuove lo sviluppo delle Unioni di Comuni e delle Comunità Montane del Lazio, con le modalità ed i criteri di seguito elencati: INDICE 1. Finalità del contributo. 2. Soggetti destinatari del contributo. 3. Spese relative a funzioni/servizi gestiti in forma associata. 4. Modalità di ripartizione dei fondi a sostegno dell associazionismo comunale. 5. Determinazione criteri di attribuzione del contributo per le Unioni di Comuni. 6. Determinazione criteri di attribuzione del contributo per le Comunità Montane. 7. Concessione del contributo. 8. Modalità di erogazione del contributo. 9. Revoca e rideterminazione del contributo. 1. Finalità del contributo. Il contributo è destinato alle forme associative di cui al punto 2, per l effettivo svolgimento di funzioni/servizi rientranti nell elenco riportato nell Allegato B. 2. Soggetti destinatari del contributo. Sono destinatarie del contributo ordinario annuale: a) le Unioni di Comuni del Lazio previste dall art. 32 del d.lgs. n. 267/2000 e s.m.i., già costituite alla data del ed in essere, per l esercizio effettivo di almeno due funzioni o servizi comunali rientranti nell elenco di cui all Allegato B, per un periodo non inferiore a 5 anni; b) le Comunità Montane del Lazio che siano state delegate dai Comuni appartenenti alle stesse alla data del per un periodo non inferiore a 5 anni, a svolgere almeno due funzioni o servizi comunali ai sensi dell art. 28 del d.lgs. n. 267/2000 e s.m.i., rientranti nell elenco di cui all Allegato B. Le Comunità Montane possono richiedere il finanziamento per i soli servizi gestiti su delega dei comuni appartenenti alle stesse.

32 Ai fini della determinazione del contributo, non si terrà conto dei Comuni che, pur usufruendo della funzione e/o servizio, non appartengono all Unione di Comuni o alla Comunità Montana. 3. Spese relative a funzioni/servizi gestiti in forma associata. a) Spese ammesse a contributo. Per le Unioni di Comuni e le Comunità Montane, i contributi sono destinati esclusivamente al finanziamento delle spese correnti impegnate nell esercizio finanziario 2012 per l effettivo svolgimento di funzioni/servizi rientranti nell elenco di cui all Allegato B, certificate a firma del legale rappresentante e del responsabile del servizio finanziario dell ente. b) Spese non ammesse a finanziamento. Non sono finanziabili, per tutte le forme associative di cui al punto 2: - le spese in conto capitale; - le spese relative agli organi istituzionali della forma associativa; - le spese concernenti i servizi demografici; - le spese concernenti i servizi che le Comunità Montane debbono necessariamente gestire ai sensi della vigente normativa; - le spese concernenti i servizi il cui esercizio associato è già finanziato, in tutto o in parte, per gli anni 2012 e 2013, da soggetti pubblici o privati, ivi comprese le altre Direzioni regionali della Regione Lazio. Nel predisporre la richiesta di finanziamento, gli enti interessati sono tenuti a detrarre l importo delle spese non finanziabili sopra indicate, nonché l entità dei finanziamenti ricevuti, dall ammontare delle spese dichiarate nella domanda di contributo. Le stesse non saranno, in ogni caso, prese in considerazione da parte della struttura regionale competente, ai fini della determinazione del contributo. 4. Modalità di ripartizione dei fondi a sostegno dell associazionismo comunale. I fondi disponibili in bilancio regionale a sostegno dell associazionismo intercomunale per l annualità 2013 saranno ripartiti nelle modalità che seguono:

33 Fondi statali. Le risorse di derivazione statale che saranno assegnate alla Regione Lazio a sostengo delle Unioni di Comuni e delle Comunità Montane, quale contributo a sostegno dell associazionismo intercomunale per l annualità 2013, saranno ripartite separando le risorse destinate alle Unioni di Comuni da quelle per le Comunità Montane medesime, nel rispetto dei vincoli di destinazione stabiliti nella legislazione statale. La quota destinata alle Unioni di Comuni e alle Comunità Montane ai sensi dell articolo 53, comma 10, legge n. 388/2000, pari a ,44, è ripartita nelle modalità seguenti: 35%, pari a ,15, in favore delle Unioni di Comuni costituite ai sensi della lett. a) del punto 2; 65%, pari a ,29, in favore delle Comunità Montane di cui alla lett. b) del punto 2. Fondi regionali. I fondi regionali finalizzati ad incentivare le forme associative eventualmente disponibili sul bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013, nonché le ulteriori risorse stanziate per le medesime finalità sul capitolo R41900 per l annualità in corso, saranno ripartiti, al netto di 1.000,00 destinati all A.R.A.L.L., nelle modalità seguenti: 35% in favore delle Unioni di Comuni costituite ai sensi della lett. a) del punto 2; 65% in favore delle Comunità Montane di cui alla lett. b) del punto 2; 5. Determinazione criteri di attribuzione del contributo per le Unioni di Comuni. A seguito della ripartizione di cui al punto 4, ciascun fondo, sia di natura regionale che statale a favore delle Unioni di Comuni, sarà erogato secondo i seguenti criteri: - per il 20%, in ragione della spesa corrente pro capite, per l esercizio associato di funzioni di cui all Allegato B ( 1 ); - per il 20%, in ragione dei seguenti fattori di aggregazione:

34 a) Entità demografica dell Unione ( 2 ) Il punteggio da attribuire a tale variabile è così definito: - fino a abitanti...2 punti oltre i abitanti... 5 punti b) Numero di Comuni associati ( 3 ) Il punteggio da attribuire a tale variabile è così definito: - Unioni costituite da 2 Comuni punto - Unioni costituite da 3 a 5 Comuni punti - Unioni costituite da 3 a 5 Comuni di cui almeno 3 sotto i 3000 abitanti... 3 punti - Unioni costituite da oltre 5 Comuni punti - Unioni costituite da oltre 5 Comuni di cui almeno 5 sotto i 3000 abitanti punti Ai fini della determinazione del contributo, si terrà conto del numero dei Comuni facenti parte dell Unione alla data del c) Densità demografica ( 4 ) Il punteggio da attribuire a tale variabile è così definito: fino a 50 ab/kmq punti da 51 a 100 ab/kmq punti da 101 a 150 ab/kmq punti da 151 a 200 ab/kmq punti oltre 200 ab/kmq punto La popolazione residente nei Comuni dell Unione è valutata alla data del per il 60 %, in ragione del seguente fattore di aggregazione: a) Numero di funzioni e/o servizi conferiti all Unione di Comuni. Ai fini del contributo si computano i soli servizi che: - sono stati trasferiti dai Comuni aderenti alla forma associativa; - sono effettivamente gestiti;

35 - rientrano nell elenco di cui all Allegato B. Il punteggio da attribuire a tale variabile è definito secondo la tabella di cui all Allegato B. Ai fini della determinazione del contributo, saranno computati esclusivamente i servizi finanziabili ai sensi del punto 3, lett. a). Sarà, inoltre, attribuito punteggio solo alle funzioni corrispondenti a quelle appositamente indicate in tabella. Ai fini della determinazione del servizio/funzione, non saranno conteggiati i Comuni aderenti all Unione in data successiva al Determinazione criteri di attribuzione del contributo per le Comunità Montane. A seguito della ripartizione di cui al punto 4, ciascun fondo, sia di natura regionale che di trasferimento statale, destinato alle Comunità Montane, sarà erogato secondo i seguenti criteri: - per il 20%, in ragione della spesa corrente pro capite, per l esercizio associato di funzioni di cui all Allegato B ( 5 ); La popolazione residente nei Comuni della Comunità Montana è valutata alla data del per il 20%, in ragione dei seguenti fattori di aggregazione: a) Numero di Comuni associati ( 6 ). Il punteggio da attribuire a tale variabile è così definito: Delega conferita da un numero di Comuni inferiore al 50% degli appartenenti alla Comunità Montana punti Delega conferita da un numero di Comuni uguale al 50% degli appartenenti alla Comunità Montana punto Delega conferita da un numero di Comuni superiore al 50% degli appartenenti alla Comunità Montana punti Delega conferita da tutti i Comuni appartenenti alla Comunità Montana punti Ai fini della determinazione del contributo, si terrà conto del numero dei comuni deleganti alla data del

36 - per il 60 %, in ragione del seguente fattore di aggregazione: a) Numero di funzioni e/o servizi delegati alla Comunità Montana. Ai fini del contributo si computano i soli servizi che: - sono stati delegati alla Comunità Montana; - sono effettivamente gestiti; - rientrano nell elenco di cui all Allegato B. Il punteggio da attribuire a tale variabile è definito secondo la tabella di cui all Allegato B. Ai fini del contributo saranno computati esclusivamente i servizi finanziabili ai sensi del punto 3, lett. a), rientranti nell elenco di cui all Allegato B, secondo la quantificazione contenuta nella stessa tabella. Ai fini della determinazione del servizio/funzione, non saranno conteggiati i comuni aderenti alla Comunità Montana in data successiva al Concessione del contributo. La domanda di contributo è da ritenersi unica e valida ai fini della distribuzione della totalità dei fondi regionali eventualmente disponibili sul capitolo R41900 del bilancio nell esercizio finanziario 2013 per l esercizio associato di funzioni e servizi, ivi comprese le eventuali ulteriori risorse stanziate sul capitolo citato per le medesime finalità, nonché ai fini del riparto dei fondi statali a sostegno dell associazionismo che saranno assegnati alla Regione Lazio per l esercizio finanziario 2013, in favore delle Unioni di Comuni e delle Comunità Montane. Le modalità per l inoltro della documentazione e la relativa modulistica sono stabilite con apposita Determinazione del Direttore Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport, di Avviso per la presentazione delle domande di contributo. La domanda di ammissione al contributo, da trasmettere alla Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport Area per lo Sviluppo socio-economico dei comuni, servitù militari ed università agrarie, deve essere corredata, relativamente alle Unioni di Comuni e alle Montane da una relazione tecnica, a firma del legale rappresentante e del responsabile del servizio finanziario dell Unione o della Comunità Montana, che dovrà attestare per ciascuna funzione e/o servizio svolto nell anno 2012: a) il personale impiegato; b) l ammontare delle risorse utilizzate; c) il capitolo di spesa del bilancio dell Unione o della Comunità Montana afferente a ciascuna funzione/servizio; d) gli estremi delle determinazioni d impegno relative a ciascun servizio/funzione indicato nella domanda di contributo; e) le economie conseguite da ciascun Comune. La rilevazione dei dati posti a base del riparto avviene sulla base della certificazione sopra decritta, ferma restando la facoltà, da parte della competente struttura regionale, di chiedere chiarimenti e documentazione integrativa in merito alle dichiarazioni rese, nonché di rettificare gli importi ai sensi del punto 3. I contributi vengono concessi con Determinazione del Direttore Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport alle forme associative che ne abbiano titolo sulla base della

37 documentazione trasmessa, a seguito di apposita istruttoria eseguita dall Area per lo Sviluppo socio-economico dei comuni, servitù militari ed università agrarie. L importo finanziabile relativo a ciascun fondo, nonché il contributo complessivo non può, in ogni caso, eccedere il totale delle spese correnti ammesse a finanziamento. 8. Modalità di erogazione del contributo. Il contributo è erogato in unica soluzione a cura della Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport Area per lo sviluppo socio-economico dei comuni, servitù militari e università agrarie. 9. Revoca e rideterminazione del contributo. Qualora la struttura regionale competente accerti che il contributo è stato destinato totalmente o parzialmente a spese non attinenti alle finalità per cui è stato concesso ovvero la mancata effettuazione dei servizi oggetto di finanziamento, si provvederà alla revoca totale o parziale del contributo. Nel caso di revoca totale, la somma da recuperare è data dalla somma già erogata più gli interessi legali decorrenti dalla data di erogazione del contributo stesso alla data di restituzione. Nel caso di revoca parziale la somma da recuperare è pari al valore del/i servizio/i finanziati più gli interessi legali decorrenti dalla data di erogazione del contributo stesso alla data di restituzione. Il contributo eventualmente concesso sarà, altresì, oggetto di rideterminazione da parte della struttura regionale competente qualora la medesima accerti che nelle spese correnti indicate nella domanda di contributo sono computate anche le spese non finanziabili di cui alla lett. b) del punto 3.

38 NOTE: ( 1 ) Tale variabile è il risultato del seguente calcolo: Totale spese Totale Popolazione L indicatore Totale spese è da intendersi riferito al totale delle spese correnti impegnate dall Unione di Comuni nell esercizio finanziario L indicatore Totale popolazione è da intendersi riferito alla popolazione complessiva dell Unione di Comuni aderenti al , determinata dalla somma della popolazione residente al nei singoli Comuni facenti parte della medesima. FONTE: dati forniti dall Area Sistema Statistico della Regione Lazio al ( 2 ) Tale variabile è da intendersi riferita alla popolazione complessiva dell Unione di Comuni, determinata dal totale della popolazione residente al nei singoli Comuni associati. FONTE: dati forniti dall Area Sistema Statistico della Regione Lazio al ( 3 ) Il numero degli abitanti è da intendersi riferito alla popolazione residente al nei singoli Comuni associati. Ai fini della determinazione del contributo, si terrà conto del numero dei comuni facenti parte dell Unione alla data del FONTE: dati forniti dall Area Sistema Statistico della Regione Lazio al ( 4 ) Tale variabile è il risultato del seguente calcolo: Totale popolazione Kmq totali L indicatore Totale popolazione è da intendersi riferito alla popolazione complessiva dell Unione di Comuni aderenti al , determinata dalla somma della popolazione residente al nei singoli Comuni facenti parte della medesima. L indicatore Kmq totali è da intendersi riferito all estensione territoriale dell Unione di Comuni, determinata dalla somma della superficie in kmq dei singoli Comuni associati alla data del FONTE: dati forniti dall Area Sistema Statistico della Regione Lazio al

39 ( 5 ) Tale variabile è il risultato del seguente calcolo: Totale spese Totale Popolazione L indicatore Totale spese è da intendersi riferito al totale delle spese correnti impegnate dall ente nell esercizio finanziario 2012 per la gestione associata di funzioni/servizi. L indicatore Totale popolazione è da intendersi riferito alla popolazione complessiva della Comunità Montana delegata dai comuni presenti al , determinata dalla somma della popolazione residente al nei singoli Comuni facenti parte della medesima. FONTE: dati forniti dall Area Sistema Statistico della Regione Lazio al ( 6 ) La delega è calcolata con riferimento a ciascun servizio effettuato.

40 ALLEGATO B) ELENCO FUNZIONI/SERVIZI GESTITI IN FORMA ASSOCIATA OGGETTO D INCENTIVAZIONE REGIONALE FUNZIONI GENERALI AMMINISTRATIVE, Servizio interamente Servizio svolto in parte CONTABILI E GESTIONALI svolto in gestione in gestione associata associata* PUNTI PUNTI - Segreteria generale (1), personale Gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali Gestione economica e finanziaria e controllo di gestione Ufficio tecnico (2) Servizi informatici, CED, informativo 4 2 FUNZIONI NEL CAMPO DELLA VIABILITA E Servizio interamente Servizio svolto in parte in TRASPORTI svolto in gestione gestione associata associata* PUNTI PUNTI - Manutenzione strade comunali, segnaletica Illuminazione pubblica e servizi connessi Trasporti pubblici locali e servizi connessi 5 3 GESTIONE DEL TERRITORIO, AMBIENTE Servizio interamente svolto in gestione associata* Servizio svolto in parte in gestione associata PUNTI PUNTI - Urbanistica (3) Gestione ambientale (4) Gestione e manutenzione verde pubblico Protezione civile 5 3 FUNZIONI NEL SETTORE SOCIALE Servizio interamente svolto in gestione associata* Servizio svolto in parte in gestione associata PUNTI PUNTI - Servizi di assistenza sociale (inabili, handicappati, tossicodipendenti) Servizi di assistenza domiciliare 5 3

41 - Servizi per l infanzia e i minori, asili nido Servizio necroscopico e cimiteriale 3 1 FUNZIONI ATTINENTI AL TURISMO, ALLA CULTURA E ALL ISTRUZIONE PUBBLICA Servizio interamente svolto in gestione associata* Servizio svolto in parte in gestione associata PUNTI PUNTI - Biblioteche Attività culturali, servizi per i giovani, turismo Gestione degli impianti sportivi e ricreativi Trasporto scolastico e mense scolastiche 5 2 FUNZIONI DI POLIZIA LOCALE Servizio interamente svolto in gestione associata* PUNTI Servizio svolto in parte in gestione associata PUNTI - Polizia municipale, commerciale e amministrativa 5 3 FUNZIONI ATTINENTI ALLO SVILUPPO Servizio interamente Servizio svolto in parte ECONOMICO E PRODUTTIVO svolto in gestione in gestione associata associata* PUNTI PUNTI - Affissioni e pubblicità Servizi relativi all industria Servizi relativi al commercio Servizi relativi all artigianato Servizi relativi all agricoltura Sportello unico per le imprese 3 1 *per intero servizio come descritto 1) comprende: servizio notifiche e URP; 2) comprende: servizi catastali; 3) comprende: permessi a costruire, edilizia convenzionata, progettazione opere, lavori pubblici, gestione appalti e contratti; 4) comprende: raccolta e smaltimento dei rifiuti, lotta e prevenzione al randagismo.

42 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 10/10/2013 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: POL. PER SICUREZZA INTEGRATA E LOTTA ALL'USURA Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Approvazione dei criteri e modalità per l'utilizzo del Fondo per prevenire e combattere il fenomeno dell'usura, volti alla realizzazione di appositi "Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura" - esercizio finanziario capitolo C21518 (Parte corrente). (SCALA ANNA) (SCALA ANNA) (P. BIZZARRI) (G. MAGRINI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE PARI OPPORTUNITA', AUTONOMIE LOCALI, SICUREZZA (Ciminiello Concettina) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: Data dell' esame: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO con osservazioni senza osservazioni SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione: 14/11/2013 prot. 302 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 4 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

43 Oggetto: approvazione dei criteri e modalità per l'utilizzo del Fondo per prevenire e combattere il fenomeno dell'usura, volti alla realizzazione di appositi Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura - esercizio finanziario capitolo C21518 (Parte corrente). LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell Assessore alle Pari Opportunità, Autonomie Locali, Sicurezza VISTO VISTA VISTO VISTA VISTA VISTA VISTA VISTA VISTA VISTA lo Statuto della Regione Lazio; la legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6: Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza e al personale regionale ; il regolamento regionale 6 settembre 2002, n. 1: Regolamento di organizzazione degli uffici e dei servizi della Giunta Regionale ; la legge regionale 20 novembre 2001, n. 25: Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione ; la legge 7 marzo 1996, n. 108: Disposizioni in materia di usura ; la legge regionale 24 agosto 2001, n. 23: "Interventi regionali per prevenire e combattere il fenomeno dell'usura ; la deliberazione di Giunta regionale n. 91 del 30 aprile 2013, così come modificata dalla deliberazione di Giunta regionale n. 298 del 26 settembre 2013, con la quale è stato conferito, al dott. Guido Magrini, l incarico di Direttore Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport; la legge regionale 29 aprile 2013 n. 2: Legge finanziaria regionale per l esercizio 2013 (art.11, legge regionale 20 novembre 2001 n. 25) ; la legge regionale 29 aprile 2013 n. 3: Bilancio di previsione della Regione Lazio per l esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale , in particolare: - l articolo 7 (Limiti agli impegni di spesa) della citata l.r. 3/2013, ai sensi del quale, al fine di concorrere al contenimento e al controllo della spesa regionale, fino all entrata in vigore della legge di assestamento del bilancio annuale e pluriennale della Regione Lazio, la facoltà di impegnare è consentita nel limite del settanta per cento dello stanziamento annuo; - il comma 5 del richiamato art. 7 della l.r. 3/2013 in base al quale la Giunta regionale, sentito il parere della commissione consiliare bilancio, partecipazione, demanio e patrimonio, programmazione economicofinanziaria, può concedere deroghe alla limitazione di cui al comma 4, su motivata proposta dell Assessore competente per materia, di concerto con l Assessore competente in materia di bilancio; la legge regionale 24 dicembre 2008, n. 32 "Bilancio di previsione della Regione Lazio per l esercizio finanziario 2009" che, per la prima volta, nell allegato Pagina 2 / 4

44 tecnico alla tabella B Spese iscrive il capitolo C21518: fondo per prevenire e combattere il fenomeno dell usura Parte Corrente ; PRESO ATTO che sul Bilancio di previsione della Regione Lazio per l esercizio finanziario 2013 risulta iscritto il capitolo C21518: Fondo per prevenire e combattere il fenomeno dell usura Parte corrente Trasferimenti correnti a amministrazioni locali che presenta una disponibilità di ,00 al netto della non operatività di ,00; CONSIDERATO che il prolungato stato di crisi economica, con il conseguente fenomeno dell impoverimento della popolazione, determina un preoccupante fenomeno di indebitamento; CONSIDERATO che detto fenomeno, visibilmente in aumento, induce, a volte, al ricorso al credito illegale, con evidenti ripercussioni sull economia; RITENUTO RITENUTO necessario, pertanto, definire, con il presente atto di indirizzo, le modalità di utilizzo delle risorse iscritte sul richiamato capitolo C21518 per porre in essere iniziative di contrasto al fenomeno dell usura, approvando: - nell allegato A, quale parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, i criteri e modalità per l'utilizzo del Fondo per prevenire e combattere il fenomeno dell'usura, volti alla realizzazione di appositi Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura ; - l utilizzo delle risorse immediatamente disponibili di ,00 iscritte sul capitolo C21518 (Parte corrente) del bilancio di previsione della Regione Lazio dell esercizio finanziario 2013, nei termini di seguito riportati: ,00, pari al 80% delle risorse disponibili, da erogare ai soggetti finanziati a titolo di acconto, così come specificato nell allegato A di cui al presente atto; ,00, pari al restante 20%, a titolo di saldo, così come ugualmente specificato nel richiamato allegato A; altresì, di prevedere l utilizzo delle risorse che si renderanno eventualmente disponibili sul richiamato capitolo C21518, per il finanziamento di ulteriori interventi di cui al presente provvedimento, secondo l ordine di scorrimento della graduatoria di merito che verrà approvata dalla competente Direzione regionale, ripartite secondo le medesime modalità sopra evidenziate; DELIBERA per le motivazioni di cui in premessa che si richiamano integralmente. Di approvare nell allegato A, quale parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, i criteri e modalità per l'utilizzo del Fondo per prevenire e combattere il fenomeno dell'usura, volti alla realizzazione di appositi Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura. Di approvare l utilizzo delle risorse immediatamente disponibili di ,00 iscritte sul capitolo C21518 (Parte corrente) del bilancio di previsione della Regione Lazio dell esercizio finanziario 2013, nei termini di seguito riportati: Pagina 3 / 4

45 ,00, pari al 80% delle risorse disponibili, da erogare ai soggetti finanziati a titolo di acconto, così come specificato nell allegato A di cui al presente atto; ,00, pari al restante 20%, a titolo di saldo, così come ugualmente specificato nel richiamato allegato A; Di prevedere l utilizzo delle risorse che si renderanno eventualmente disponibili sul richiamato capitolo C21518, per il finanziamento di ulteriori interventi di cui al presente provvedimento, secondo l ordine di scorrimento della graduatoria di merito che verrà approvata dalla competente Direzione regionale, ripartite secondo le medesime modalità sopra evidenziate. Il Direttore della Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport provvederà all adozione di tutti i conseguenti atti gestionali per l esecuzione della presente deliberazione, compreso un apposito avviso pubblico che definirà le cause di esclusione, le modalità di valutazione ed approvazione dei progetti, i tempi di realizzazione e di revoca del finanziamento regionale. La presente deliberazione verrà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio e diffusa sul sito Il Presidente pone ai voti, a norma di legge, il suesteso schema di deliberazione che risulta approvato all'unanimità. Pagina 4 / 4

46 Allegato A CRITERI E MODALITA PER L UTILIZZO DEL FONDO PER PREVENIRE E COMBATTERE IL FENOMENO DELL USURA CAPITOLO C21518 ESERCIZIO FINANZIARIO 2013 Finalità degli interventi: Gli interventi finanziabili, nell ambito del territorio della regione Lazio, sono diretti a fornire informazioni sul fenomeno del ricorso al credito, sovraindebitamento e indebitamento da usura, oltreché ad attivare procedure di assistenza e di solidarietà volte a prevenire e contrastare il fenomeno dell usura, mediante la realizzazione di appositi Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura, in grado di arginare il forte momento di crisi economica che sta investendo il nostro territorio, con conseguente aumento del tasso di indebitamento. Tipologia e aree tematiche degli interventi: Nell ambito dei Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura, saranno finanziati i progetti che presenteranno, pena esclusione, almeno due dei seguenti programmi: a) volti a favorire la diffusione di informazioni sugli strumenti tecnici e legislativi disponibili per meglio favorire un accesso al credito da parte di soggetti (persone fisiche e giuridiche) che presentino momentanea difficoltà di accesso al credito legale; b) di sostegno mirati all assistenza, ascolto, orientamento e accompagno attraverso reinserimento sociale degli stessi, qualora se ne ravvisasse l esigenza; c) di aiuto concreto, anche personalizzati, attraverso la creazione di un apposito Fondo di aiuto destinato a soggetti che abbiano specifiche caratteristiche (vittime d usura e/o soggetti ad elevato rischio usura). Soggetti destinatari delle risorse finanziarie: Possono presentare richiesta di finanziamento per i rientranti nelle tipologie e aree tematiche degli interventi di cui ai punti a), b) e c), le Comunità Montane, i Comuni ed i Municipi, anche in forma associata, che sostengono la realizzazione di appositi Centri informativi e operativi per imprese e famiglie su credito, sovraindebitamento ed usura, gestiti direttamente dall ente locale o eventualmente con il supporto di Enti in possesso dei requisiti di cui al DM 220/2007. Termini di presentazione delle domande di contributo. Sul bollettino ufficiale della Regione Lazio sarà pubblicato apposito avviso pubblico contenente termini e modalità di presentazione delle domande e che definirà le cause di esclusione, le modalità di valutazione ed approvazione dei progetti, i tempi di realizzazione e di revoca del finanziamento regionale. I soggetti proponenti potranno presentare un solo progetto. Criteri di valutazione dei progetti: Le richieste di contributo saranno valutate da una apposita Commissione tecnica che redigerà una graduatoria sulla base dei criteri di seguito riportati:

47 CRITERI DI VALUTAZIONE FINO A PUNTI Qualità e congruità del Progetto e contenuti dell intervento di cui: 80 Chiara identificazione degli obiettivi e coerenza delle soluzioni progettuali rispetto ai risultati attesi e modalità di informazione e divulgazione circa gli strumenti tecnici e legislativi disponibili. Fino ad un massimo di punti 15 Presenza di azioni di aiuto concreto (sostegno economico), anche personalizzato, attraverso la creazione di un apposito Fondo di aiuto destinato a soggetti che abbiano specifiche caratteristiche (vittime d usura e/o soggetti ad elevato rischio usura). Fino ad un massimo di punti 25 Chiara identificazione del programma di attività di sostegno mirate all assistenza, ascolto, orientamento e accompagno attraverso il reinserimento sociale dei beneficiari (es: valutazione programmi di attività ed equipe). Fino ad un massimo di punti 20 Presenza di studio ed analisi di impatto del progetto sul territorio e verifica dei risultati conseguiti Fino ad un massimo di punti 5 Presenza, nell ambito del programma di sostegno, di risorse umane, in possesso di apposite professionalità tecniche, compresa l iscrizione nei rispettivi albi professionali. Il punteggio sarà attribuito e graduato agli Enti che prevedano una gestione diretta, con risorse interne, del centro informativo anche in base ai tempi di utilizzo. Fino ad un massimo di punti 15 Realizzazione dell intervento attuato in forma associata con altri Comuni 10 e/o Municipi Il punteggio sarà graduato in base al numero dei Comuni associati e/o Municipi Associati. Contesto territoriale dell intervento 10 Il punteggio sarà graduato in base alle caratteristiche socio economiche della realtà territoriale (numero chiusura attività, tasso di disoccupazione, numero di denunce per usura ed estorsione, numero compro-oro, etc.) Entità del contributo Ai soggetti che risulteranno beneficiari verrà concesso un finanziamento pari al 90% del costo complessivo del progetto (di parte corrente). Detto contributo verrà erogato secondo le seguenti modalità: - euro ,00 per progetti presentati dalle Comunità Montane, dai singoli Comuni e/o singoli Municipi; - euro ,00 per progetti presentati da Comuni e/o Municipi associati. La quota del 10%, posta a carico dei Comuni e/o dei Municipi, potrà essere imputata mediante aiuti concreti, anche sotto forma di sgravi e/o contributi alle vittime, reali o potenziali del reato d usura. Tutti i costi sostenuti dovranno essere debitamente documentati. Per le sole Comunità Montane la quota del 10% dovrà essere garantita con risorse proprie. Modalità di erogazione dei finanziamenti: I provvedimenti di erogazione dei finanziamenti saranno adottati dalla Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport nei limiti della disponibilità di bilancio secondo le seguenti modalità:

48 il 80% a seguito di formale accettazione e di avvio delle attività da parte del legale rappresentante dell Ente; il 20%, a seguito della presentazione di una relazione analitica delle attività svolte e dalla rendicontazione delle spese sostenute.

49 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL /11/2013 GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 08/11/2013 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZ. SOCIO-ASSISTENZIALE Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell'esclusione sociale. Importo complessivo di ,00. Esercizio finanziario (CENTOFANTE FRANCESCO) (CENTOFANTE FRANCESCO) (P. M. FALCONI) (G. MAGRINI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE POLITICHE SOCIALI E SPORT (Visini Rita) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: Data dell' esame: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO con osservazioni senza osservazioni SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 25 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

50 Oggetto: Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale. Importo complessivo di ,00. Esercizio finanziario LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell Assessore alle Politiche Sociali e Sport; VISTO VISTA VISTA VISTA VISTA VISTA VISTO VISTO lo Statuto della Regione Lazio; la legge 8 novembre 2000, n. 328 recante Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, ed in particolare l articolo 20 che istituisce il fondo nazionale per le politiche sociali; la legge regionale 9 settembre 1996, n. 38 recante Riordino, programmazione e gestione degli interventi e dei servizi socioassistenziali nel Lazio e successive modificazioni; la legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 recante Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo ; la L.R. n. 6/2004 Disposizioni in favore dei piccoli comuni del Lazio per le emergenze socio-assistenziali ; la L.R. 7 Dicembre 2001, n. 32: Interventi a sostegno della famiglia ; l articolo 80, comma 17, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria 2001), così come modificato dall articolo 52, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (legge finanziaria 2002), che stabilisce la composizione del Fondo Nazionale per le politiche sociali a decorrere dall anno 2001; l art. 46, comma 2, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (legge finanziaria 2003) il quale prevede che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell economia e delle finanze, d intesa con la Conferenza Unificata di cui all art. 8 del d. lgs. 28 agosto 1997, n. 281, provvede annualmente, con propri decreti, alla ripartizione delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali per le finalità legislativamente poste a carico del Fondo medesimo; Pagina 2 / 25

51 VISTO il decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro dell Economia e delle Finanze, del 26/6/2013, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 10/9/2013, n. 212, col quale sono state ripartite le risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali per l anno 2013; PRESO ATTO che col suddetto Decreto alla regione Lazio è stata assegnata la somma di ,00 per l anno 2013; PRESO ATTO, inoltre, che la suddetta somma di ,00 risulta già accertata sul pertinente capitolo di entrata n , e risulta già rappresentata sul capitolo di spesa H41106, Macroaggregato , del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013; ATTESO che, come stabilito dall art. 46 della L.R. n. 38/1996, è in corso di redazione il nuovo Piano socio-assistenziale regionale triennale; VISTO l articolo 34 della L.R. n. 8/2002 il quale prevede che: la Giunta regionale, nelle more dell approvazione del nuovo piano socioassistenziale, determina, con propria deliberazione, i criteri e le modalità per la ripartizione del fondo per l attuazione del Piano socio-assistenziale regionale; le risorse finanziarie per l attuazione del Piano socio-assistenziale regionale possono essere integrate con le risorse derivanti dal fondo nazionale per le politiche sociali; VISTO il D. Lgs. 23 giugno 2011, n. 118 Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42 ; VISTO il D.P.C.M. 28 dicembre 2011 Sperimentazione della disciplina concernente i sistemi contabili e gli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti ed organismi, di cui all'articolo 36 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 ; VISTO il D.P.C.M. 25 maggio 2012 recante Individuazione delle amministrazioni che partecipano alla sperimentazione della disciplina concernente i sistemi contabili e gli schemi di bilancio delle Regioni, degli Enti locali e dei loro enti ed organismi, di cui all'articolo 36 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 ; DATO ATTO che La Regione Lazio partecipa, per il biennio alla sperimentazione concernente i sistemi contabili e gli schemi di bilancio prevista dal D.P.C.M. 28 dicembre 2011; Pagina 3 / 25

52 RILEVATO che la sperimentazione dei suddetti principi contabili comporta, tra l altro, l adozione di schemi di bilancio comuni che prevedono, per la spesa, la classificazione in missioni, programmi e macroaggregati; VISTA VISTA VISTA la legge regionale 20 novembre 2001, n. 25 recante Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione ; Legge Regionale 29 aprile 2013, n. 2 Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2013 (art. 11, legge regionale 20 novembre 2001, n. 25) ; Legge Regionale 29 aprile 2013, n. 3 Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale ; VISTA la Deliberazione della Giunta regionale del 28 aprile 2013, n. 78 Bilancio di previsione della Regione Lazio per l esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale Approvazione del bilancio redatto per categorie con dettaglio fino al V livello del piano dei conti per le entrate e per macroaggregati con dettaglio fino al IV livello del piano dei conti per le spese. Presentazione, a fini conoscitivi, del bilancio redatto ai sensi dell articolo 17 della legge regionale 20 novembre 2001, n. 25 ; VISTO il Decreto del Presidente della Regione Lazio 29 aprile 2013, n. T00022 Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale Istituzione dei capitoli di spesa necessari a garantire la transizione tra la precedente e la nuova codificazione ed individuazione dei capitoli di bilancio all'interno di ciascuna categoria, con dettaglio fino al V livello del Piano dei Conti per le entrate, e di ciascun macroaggregato, con dettaglio fino al IV livello del Piano dei Conti per le spese. Autorizzazione nei confronti del Segretario generale all'assegnazione dei capitoli di spesa alle Direzioni regionali competenti ; VISTO l Atto di Organizzazione del Segretario Generale n. E00018 del 17/7/2013 avente ad oggetto Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale Assegnazione dei capitoli di spesa alle Direzioni regionali competenti, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, della legge regionale 29 aprile 2013, n. 3. Approvazione del nuovo allegato "A" sostitutivo del precedente di cui all'atto di organizzazione del Segretario generale 8 luglio 2013, n. E00016 ; DATO ATTO che la spesa per gli interventi di competenza dell Assessorato Politiche Sociali e Sport trova collocazione nel bilancio per l esercizio finanziario 2013 nell ambito della Missione 12 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia ; VISTA la deliberazione della Giunta regionale 1 agosto 2013 n. 238 avente ad oggetto Programma di utilizzazione degli stanziamenti per il sistema Pagina 4 / 25

53 integrato regionale di interventi e servizi sociali per gli anni 2013 e 2014 per la spesa corrente e per il triennio per spese di investimento ; RILEVATO che tra gli interventi programmati con la suddetta DGR 238/2013 è stata finalizzata la somma complessiva di ,00 di cui al Programma 04, del Macroaggregato , Cap. H41908, destinandola al benessere delle persone a rischio di esclusione sociale, da concretizzarsi, tra l altro, attraverso interventi di lotta alle povertà, programmi diretti a sostenere il superamento di condizioni di povertà e maggior disagio economico e l offerta di servizi volti al sostegno, all accompagnamento, al recupero, all inclusione o al reinserimento sociale delle persone maggiormente fragili, tra le quali: donne sole o maltrattate o vittime di tratta e violenza, giovani, persone con disagio sociale ed economico; PRESO ATTO che con DGR n. 366 del 5/11/2013 è stata approvata la variazione di bilancio compensativa per un importo pari ad euro ,00, esercizio finanziario 2013, tra i capitoli di spesa H41908 e H41909, iscritti nel programma 04 Interventi per soggetti a rischio di esclusione sociale della missione 12 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia, al fine di consentire l avvio di un programma di lotta alla povertà che prevede, tra l altro, il finanziamento di progetti da realizzare attraverso soggetti del terzo settore; VISTA VISTO la deliberazione della Giunta regionale n. 645 del 2011 avente ad oggetto Approvazione del programma regionale 2011 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale con la quale si prevedeva la concessione di appositi finanziamenti al fine di garantire un adeguato livello di servizi socio-assistenziali e socio-economici alle famiglie e alle persone in situazioni di criticità (povertà, carenze alimentari, emarginazione, senza fissa dimora), prevedendo soprattutto la realizzazione di servizi di mensa sociale e accoglienza notturna, sostegno alimentare, primo soccorso emergenze sociali, accoglienza mamme con minori; il Rapporto sulle politiche contro la povertà e l esclusione sociale Anno 2011 elaborato dalla Commissione di Indagine sull Esclusione Sociale (CIES), istituita ex art. 27 della Legge 8 novembre 2000, n. 328 e insediata nel mese di Agosto 2011, che illustra la grave situazione socio-economica internazionale che investe la totalità dei Paesi della UE, tradottasi, secondo il Parlamento europeo, nel peggior declino economico che il mondo abbia conosciuto dagli anni Trenta, con ripercussioni sul tessuto economico sociale degli Stati che si faranno sentire pesantemente per anni (Parlamento Europeo, 2011). RILEVATO che, per tale ragione, la Commissione Europea ha aggiornato gli obiettivi della Strategia di Lisbona, stabiliti nel 2000, varando la nuova strategia detta Europa 2020 nella quale uno degli obiettivi fondamentali è di «promuovere l inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà, Pagina 5 / 25

54 mirando a liberare almeno 20 milioni di persone (rispetto al numero complessivo stimato in di persone che vivono sotto la soglia di povertà, di cui più della metà sono donne e 20 milioni bambini) dal rischio povertà e di esclusione» in Europa (Consiglio Europeo, 2010), che si traduce, per l Italia, in un impegno di riduzione pari a 2,2 milioni di persone; RILEVATO che la crisi colpisce soprattutto donne e bambini, i disoccupati, i cosiddetti lavoratori poveri che non sono in grado di guadagnare un salario sufficiente per il loro sostentamento quotidiano, gli anziani soli e le famiglie con un reddito ridotto, le famiglie monoparentali, le persone con disabilità, i giovani, che si trovano a vivere in condizioni di crescente deprivazione materiale che, secondo la Commissione Europea, è un fenomeno che riguarda l 8% dei cittadini europei e tocca persino punte del 30% in alcuni Stati membri; PRESO ATTO degli ultimi dati Istat che evidenziano, rispetto al 2011, un aumento del 32% del numero delle famiglie in difficoltà e, nel 2012, del 9% di quelle che hanno chiesto aiuto per il sostentamento, e che pertanto, si rende necessario promuovere e strutturare iniziative volte a fornire una risposta concreta e puntuale in termini di fornitura di beni e prodotti di prima necessità; RITENUTO opportuno implementare l offerta degli empori alimentari, quali strutture dedicate allo stoccaggio e alla distribuzione di prodotti di prima necessità, sia alimentari, sia rivolti all igiene della persona nonché per la prima infanzia, al fine di sostenere le famiglie che versano in condizioni di grave disagio; RITENUTO di dover prevedere, tra le azioni di sistema, interventi volti alla continuità del servizio offerto dagli empori alimentari già esistenti, e alla realizzazione di nuovi, al sostegno del banco alimentare e all incentivazione di attività di recupero di cibi freschi e redistribuzione a mense e comunità; VISTA la legge n. 328/2000 ed in particolare: l art. 1, comma 5, per il quale alla gestione ed all offerta dei servizi del sistema integrato provvedono soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della cooperazione, organizzazioni di volontariato, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato e altri soggetti privati; l art. 5, comma 1, il quale dispone che, per favorire l attuazione del principio di sussidiarietà, gli enti locali e le regioni, nell ambito delle risorse disponibili, promuovono azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti nel terzo settore; RITENUTO opportuno ed urgente intervenire con azioni di sostegno in favore dei cittadini del Lazio interessati dai suddetti fenomeni di povertà ed esclusione sociale, attraverso un Programma mirato, investendo nell obiettivo consistenti risorse finanziarie, composte da somme di diversa provenienza Pagina 6 / 25

55 che vengono utilizzate in modo unitario per razionalizzare gli interventi ed ottimizzare al massimo l efficacia del Programma medesimo; RITENUTO di poter dedicare all obiettivo la somma complessiva di ,00 composta come di seguito indicato: per la quota di ,00 si utilizzerà parte della somma di ,00 già destinata con DGR 238/2013 alla realizzazione di interventi di lotta alla povertà e per il benessere delle persone a rischio di esclusione sociale, già stanziata sul Programma 04, del Macroaggregato , Cap. H41908 del bilancio 2013, e che a seguito di variazione di bilancio compensativa approvata con DGR n. 366 del 5/11/2013, risulta disponibile, per il voluto importo di ,00, sul capitolo di spesa H41909, Macroaggregato , perfettamente pertinente con la finalizzazione del presente atto; per la restante cifra di ,00 verrà utilizzata una parte delle risorse del Fondo Nazionale per le politiche sociali anno 2013 assegnate alla regione e stanziate sul capitolo di spesa H41106, Macroaggregato , del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013, dando atto che la finalizzazione di cui al presente provvedimento risulta perfettamente in armonia con i macro-livelli e gli obiettivi di servizio indicati nell Allegato 1, parte integrante del citato Decreto del 26/6/2013 di assegnazione delle risorse, che indica gli interventi finanziabili con le risorse assegnate; CONSIDERATA la necessità che le risorse vengano utilizzate per interventi di lotta alle povertà ed in particolare per il superamento di condizioni di povertà estrema, rivolti ai cittadini più fragili e in condizione di maggior bisogno ed a maggior rischio di esclusione sociale, ed in modo speciale alle famiglie monoparentali, agli anziani soli, alle povertà minorili, alle persone con disabilità, attraverso progetti personalizzati e, anche, con azioni diversificate; VALUTATA l opportunità di stabilire che le risorse vengano utilizzate sia per interventi di sostegno economico sia per interventi sociali volti al superamento attivo di situazioni di povertà ed esclusione, per cui si ritengono finanziabili, a puro titolo esemplificativo: Interventi di sostegno finanziario quali: buoni spesa; buoni pasto; contributi economici ad integrazione del reddito familiare; contributi economici per servizi scolastici; contributi per servizi alla persona; contributi per utenze domestiche; Interventi sociali strutturati e di sistema quali: servizi di mensa e accoglienza notturna o diurna e di pronto intervento sociale; consegna pasti a domicilio; empori alimentari, banco alimentare, recupero di cibi freschi e redistribuzione a mense e comunità; interventi di sostegno attivo, collegati all avvio di percorsi volti ad un possibile Pagina 7 / 25

56 inserimento o reinserimento lavorativo, o per sostenere situazioni contingenti di riduzione di impegno lavorativo, o situazioni di grave difficoltà conseguenti a separazioni di coppie; sostegno alle mamme sole con minori; coinvolgimento in attività socialmente utili con compenso per persone anziane con basso reddito; azioni di contrasto al fenomeno del barbonismo domestico ; interventi per il superamento di situazioni di emarginazione connessi a disabilità o non autosufficienza o derivanti da grave fragilità psico-sociale; interventi di contrasto della povertà minorile e per il sostegno di anziani soli; RITENUTO opportuno prevedere che la realizzazione del Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale avvenga attraverso il coinvolgimento attivo sia di Roma Capitale e degli altri Comuni del Lazio sia dei Soggetti del Terzo Settore, in modo da realizzare la massima diffusione degli interventi sul territorio regionale, garantendo per un verso il rispetto dei principi di universalità e uniformità di trattamento e dall altro la piena osservanza del principio di sussidiarietà che deve caratterizzare il sistema integrato di servizi; RITENUTO di suddividere le risorse complessive di ,00 dedicate al Programma in due quote da destinare: 1. Per un importo pari ad ,00 a Roma Capitale e agli altri Comuni del Lazio; 2. Per la rimanente somma di ,00 a soggetti del Terzo Settore; VALUTATA l opportunità di ripartire la somma di ,00 destinata a Roma Capitale e agli altri Comuni del Lazio come di seguito riportato: ,00 in favore dei 158 Piccoli Comuni del Lazio, aventi popolazione fino a abitanti, ai sensi della L.R. n. 6/2004, da ripartire stabilendo una quota unitaria pari ad 2.000,00 per ciascuno di essi, specificando che la somma non viene assegnata direttamente ai Comuni, ma al Distretto socioassistenziale di appartenenza, il quale utilizzerà le risorse complessive per un Piano di intervento rivolto ai cittadini dei piccoli comuni dell intero territorio distrettuale in condizioni di povertà, al fine di garantire uniformità di offerta sull intero ambito e il coordinamento dell intervento con gli altri servizi distrettuali realizzati col Piano di zona; ,00, pari al 40% della somma di ,00, corrispondente all ammontare dell importo iniziale ( ,00) detratta la quota destinata ai Piccoli Comuni ( ,00), in favore di Roma Capitale; la percentuale indicata rappresenta la quota storica mediamente assegnata al Comune di Roma. La somma dovrà essere utilizzata dai Municipi di Roma per azioni dirette di contrasto alla povertà e per la realizzazione di interventi per l inclusione sociale, in quanto per le prestazioni di sistema la cittadinanza di Roma potrà avvalersi degli interventi che saranno attuati dai soggetti del Terzo Pagina 8 / 25

57 Settore che accederanno ai finanziamenti ad essi dedicati dal presente atto; ,00, pari alla rimanente somma, in favore dei restanti Comuni del Lazio, sulla base della popolazione residente; RITENUTO di dover stabilire che le risorse destinate ai Comuni, come suddetto, possono essere utilizzate per la realizzazione di tutte le azioni indicate nei punti precedenti, con riferimento sia agli interventi di sostegno economico diretto sia agli interventi sociali più strutturati e di sistema; CONSIDERATA la necessità che la programmazione degli interventi da parte dei Comuni avvenga, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, attraverso percorsi di concertazione con le parti sociali e col Terzo Settore; RITENUTO che il suddetto adempimento possa essere garantito secondo le seguenti modalità: Per i Piccoli comuni, essendo previsto che l azione venga realizzata in ambito distrettuale, la concertazione seguirà le modalità consolidate in ciascun Distretto socioassistenziale; Per Roma Capitale, ribadito che le somme dovranno essere destinate ai Municipi, per azioni dirette sul territorio di pertinenza di ciascuno, la concertazione con parti sociali e Terzo Settore avverrà con le modalità consuete; Per i restanti Comuni, ferma l assegnazione delle risorse ai singoli Enti e la responsabilità di ciascuno circa l utilizzazione delle medesime, si prevede che la concertazione con parti sociali e Terzo Settore avvenga a livello di ciascun distretto di appartenenza, attraverso il Comitato Istituzionale o Organismo equivalente, in relazione all istituto di gestione associata praticato. Tali modalità operative mirano a garantire la coerenza degli interventi specifici da realizzare in attuazione del presente Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale con la rete di servizi/interventi realizzati attraverso il Piano di zona, allo scopo di evitare duplicazioni o sovrapposizioni; RITENUTO, inoltre, utile invitare i comuni di ciascun distretto a valutare la possibilità di unire (in tutto o in parte) le risorse di propria pertinenza, per la programmazione e gestione associata degli interventi, con particolare riferimento a quelli di sistema, in modo da razionalizzare e ottimizzare la spesa e avere l opportunità di realizzare servizi che singolarmente non potrebbero attivare; Pagina 9 / 25

58 VALUTATA la necessità di destinare a soggetti del Terzo Settore la somma di ,00 di euro, allo scopo di integrare la rete di servizi istituzionali, favorendo, al contempo, l attuazione del principio di sussidiarietà, per il quale le regioni e gli enti locali, nell ambito delle risorse disponibili, promuovono azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti nel Terzo Settore, così come stabilito dal richiamato art. 5, comma 1, della L. 328/2000. Per soggetti del Terzo Settore si intendono quelli individuati dall art. 37 della proposta di legge regionale concernente Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio, approvata con DGR n. 321 del 10/10/2013, dettagliatamente elencati nell Avviso pubblico contenuto nell Allegato A alla presente deliberazione; RITENUTO di stabilire che la suddetta somma di ,00 di euro verrà assegnata mediante avviso pubblico rivolto a soggetti del Terzo Settore dotati di una solida e adeguata organizzazione e particolarmente qualificati in relazione a specifica e consolidata esperienza nell offerta di servizi rivolti a soggetti poveri e a rischio di esclusione sociale, e sarà riservata per il finanziamento di progetti di interventi rivolti esclusivamente alla realizzazione di azioni di sistema in grado di garantire servizi strutturati e continuativi, su area vasta e verso numeri elevati di destinatari; RITENUTO necessario, al fine di evitare la frammentazione delle proposte progettuali e degli interventi, nonché l eccessiva polverizzazione dei finanziamenti, di prevedere che i soggetti non in possesso di una adeguata organizzazione, in relazione alla tipologia e ampiezza dei servizi auspicata, partecipino esclusivamente previa costituzione di ATS (Associazioni Temporanee di Scopo); RITENUTO, ancora, di dover garantire a ciascun territorio, nel rispetto del principio di universalità e pari opportunità per tutti i cittadini del Lazio, una quota proporzionale di risorse, individuando quale criterio di riparto l estensione territoriale, nella misura del 10%, e la popolazione, nella misura del 90%, stabilendo che la somma complessiva di ,00 di euro venga ripartita, in base a tali criteri, con arrotondamento dei decimali, in otto budget destinati ad altrettanti lotti di interventi da realizzare nei seguenti ambiti territoriali operativi, aventi ampiezza provinciale o sub-provinciale: 1. Roma Capitale; 2. Frosinone; 3. Latina; 4. Rieti; 5. Viterbo; 6. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM F con l aggiunta del Comune di Fiumicino; 7. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM G; 8. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM H; Pagina 10 / 25

59 RITENUTO di dover stabilire che le proposte progettuali dei soggetti del Terzo Settore debbano mirare ad integrare la rete di servizi già presente o in corso di implementazione nei territori dei lotti per i quali si partecipa e, pertanto, in sede di esame delle domande che saranno pervenute sarà positivamente valutata l eventuale presenza, tra la prescritta documentazione, di un formale parere, espresso da parte dei Comuni o dei Distretti socio assistenziali ai cui cittadini sono rivolti gli interventi previsti, attestante la corrispondenza delle attività progettate al fabbisogno del territorio e che non ci sono sovrapposizioni o duplicazioni rispetto ai servizi/interventi assicurati dai corrispondenti Piani di zona; RITENUTO di dover individuare nell apposito Allegato A, facente parte integrante del presente provvedimento, i criteri generali e le modalità di presentazione e di valutazione delle proposte progettuali; DELIBERA Per le motivazioni indicate in premessa, che si richiamano integralmente, 1. di approvare il Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale, di seguito rappresentato; 2. di finalizzare per la realizzazione del suddetto Programma la somma complessiva di ,00 composta come di seguito indicato: a. per l importo di ,00, destinato a soggetti del Terzo Settore, si utilizzerà quota parte della somma ( ,00) già destinata con DGR 238/2013 alla realizzazione di interventi di lotta alla povertà e per il benessere delle persone a rischio di esclusione sociale, già stanziata sul Programma 04, del Macroaggregato , Cap. H41908 del bilancio 2013 e che, a seguito di variazione di bilancio compensativa, approvata con DGR n. 366 del 5/11/2013, risulta disponibile, per il voluto importo di ,00, sul capitolo di spesa H41909 del bilancio 2013, Macroaggregato , perfettamente pertinente con la finalizzazione del presente atto; b. per la restante cifra di ,00 viene utilizzata una quota parte delle risorse del Fondo Nazionale per le politiche sociali anno 2013 assegnate alla regione col decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro dell Economia e delle Finanze, del 26/6/2013, stanziate e disponibili sul capitolo di spesa H41106, Macroaggregato , del bilancio regionale per l esercizio finanziario 2013; 3. di stabilire che le suddette risorse complessive devono essere utilizzate per azioni di lotta alle povertà, ed in particolare per il superamento di condizioni di Pagina 11 / 25

60 povertà estrema, con interventi rivolti ai cittadini più fragili e in condizione di maggior bisogno ed a maggior rischio di esclusione sociale, ed in modo speciale alle famiglie monoparentali, agli anziani soli, alle povertà minorili, alle persone con disabilità, e che si proceda mediante progetti personalizzati e, anche, con azioni diversificate; 4. di suddividere le risorse complessive di ,00 dedicate al Programma in due quote da destinare: a. Per un importo pari ad ,00 a Roma Capitale e agli altri Comuni del Lazio; b. Per la rimanente somma di ,00 a soggetti del Terzo Settore; 5. di ripartire la somma di ,00 destinata a Roma Capitale e agli altri Comuni del Lazio come di seguito riportato: a. una quota pari ad ,00 viene destinata in favore dei 158 Piccoli Comuni, aventi popolazione fino a abitanti, ai sensi della L.R. n. 6/2004, da suddividere stabilendo una quota unitaria pari ad 2.000,00 per ciascuno di essi, specificando che la somma non viene assegnata direttamente ai Comuni ma al Distretto socioassistenziale di appartenenza il quale utilizzerà le risorse complessive per un Piano di intervento rivolto ai cittadini dei piccoli comuni dell intero territorio distrettuale in condizioni di povertà, al fine di garantire uniformità di offerta sull intero ambito e il coordinamento dell intervento con gli altri servizi distrettuali realizzati col Piano di zona; b. una quota ammontante ad ,00, pari al 40% della somma di ,00, corrispondente all ammontare dell importo iniziale ( ,00) detratta la quota destinata ai Piccoli Comuni ( ,00), viene destinata a Roma Capitale; la percentuale indicata rappresenta la quota storica mediamente assegnata al Comune di Roma. La somma dovrà essere utilizzata dai Municipi di Roma per azioni dirette di contrasto alla povertà e per la realizzazione di interventi per l inclusione sociale, in quanto per le prestazioni di sistema la cittadinanza di Roma potrà avvalersi degli interventi che saranno attuati dai soggetti del Terzo Settore che accederanno ai finanziamenti ad essi dedicati dal presente atto; c. la rimanente somma di , 00 viene destinata ai restanti Comuni del Lazio, da ripartire sulla base della popolazione residente; 6. di stabilire che le risorse assegnate ai Comuni possono essere utilizzate sia per interventi di sostegno economico sia per servizi/interventi sociali volti al superamento attivo di situazioni di povertà ed esclusione, prevedendo, in particolare: Pagina 12 / 25

61 a. Interventi di sostegno economico quali: buoni spesa; buoni pasto, contributi economici ad integrazione del reddito familiare, contributi economici per servizi scolastici, contributi per servizi alla persona, contributi per utenze domestiche; b. Servizi/interventi sociali strutturati e di sistema quali: servizi di mensa e accoglienza notturna o diurna e di pronto intervento sociale; consegna pasti a domicilio; empori alimentari, banco alimentare, recupero di cibi freschi e redistribuzione a mense e comunità; interventi di sostegno attivo, collegati all avvio di percorsi volti ad un possibile inserimento o reinserimento lavorativo, o per sostenere situazioni contingenti di riduzione di impegno lavorativo, o situazioni di grave difficoltà conseguenti a separazioni di coppie; accoglienza e sostegno alle mamme sole con minori; coinvolgimento in attività socialmente utili con compenso per persone anziane con basso reddito; azioni di contrasto al fenomeno del barbonismo domestico ; interventi per il superamento di situazioni di emarginazione connessi a disabilità o derivanti da grave fragilità psicosociale; interventi di contrasto della povertà minorile e per il sostegno di anziani soli; 7. di stabilire che la programmazione degli interventi da parte dei Comuni avvenga, nel rispetto del principio di sussidiarietà, attraverso percorsi di condivisione con gli Enti Locali del distretto di appartenenza e di concertazione con le Parti Sociali e col Terzo Settore, al fine di garantire la corrispondenza degli interventi specifici da programmare per il Piano povertà con il reale fabbisogno e la coerenza delle azioni previste con la rete di servizi/interventi realizzati attraverso il Piano di zona, allo scopo di evirate duplicazioni o sovrapposizioni; 8. di ritenere che l adempimento di cui al precedente punto possa essere garantito secondo le seguenti modalità: Per i Piccoli comuni, essendo previsto che l azione venga realizzata in ambito distrettuale, la concertazione seguirà le modalità consolidate in ciascun Distretto socioassistenziale; Per Roma Capitale, ribadito che le somme dovranno essere destinate ai Municipi, per azioni dirette sul territorio di pertinenza di ciascuno, la concertazione con Parti Sociali e Terzo Settore avverrà con le modalità consuete; Per i restanti Comuni, ferma l assegnazione delle risorse ai singoli Enti e la responsabilità di ciascuno circa l utilizzazione delle medesime, si prevede che la concertazione con Parti Sociali e Terzo Settore avvenga a livello di ciascun distretto di appartenenza, attraverso i Comitati Istituzionali o Organismo equivalente, in relazione all istituto di gestione associata praticato; Pagina 13 / 25

62 9. di invitare i comuni di ciascun distretto a valutare la possibilità di unire (in tutto o in parte) le risorse di pertinenza di ciascuno, per la programmazione e gestione associata degli interventi, con particolare riferimento a quelli di sistema, in modo da razionalizzare e ottimizzare la spesa e avere l opportunità di realizzare servizi che singolarmente non potrebbero attivare; 10. di destinare a soggetti del Terzo Settore la somma di ,00, allo scopo di integrare la rete di servizi istituzionali, favorendo, al contempo, la piena attuazione del principio di sussidiarietà. Per soggetti del Terzo Settore si intendono quelli individuati dall art. 37 della proposta di legge regionale concernente Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio, approvata con DGR n. 321 del 10/10/2013, dettagliatamente elencati nell Avviso pubblico contenuto nell Allegato A alla presente deliberazione;. 11. di stabilire che la suddetta somma di ,00 di euro verrà assegnata mediante Avviso pubblico rivolto a soggetti del Terzo Settore dotati di una solida e adeguata organizzazione e particolarmente qualificati in relazione a specifica e consolidata esperienza nell offerta di servizi rivolti a soggetti poveri e a rischio di esclusione sociale, e sarà riservata per il finanziamento di progetti di interventi rivolti esclusivamente alla realizzazione di azioni di sistema, tra quelli di cui al precedente punto 6 b., di notevole impatto, in grado di garantire servizi strutturati e continuativi, su area vasta e verso numeri elevati di destinatari; 12. di prevedere, al fine di evitare la frammentazione delle proposte progettuali e degli interventi, nonché l eccessiva polverizzazione dei finanziamenti, che i soggetti non in possesso di una adeguata organizzazione, in relazione alla tipologia e ampiezza dei servizi auspicata, partecipino esclusivamente previa costituzione di ATS (Associazioni Temporanee di Scopo); 13. di stabilire che le proposte progettuali dei soggetti del Terzo Settore debbano mirare ad integrare la rete di servizi già presente o in corso di implementazione nei territori di riferimento e, pertanto, in sede di esame delle domande che saranno pervenute sarà positivamente valutata l eventuale presenza, tra la prescritta documentazione, di un formale parere, espresso da parte dei Comuni o dei Distretti socio assistenziali ai cui cittadini sono rivolti gli interventi previsti, attestante la corrispondenza delle attività progettate al fabbisogno del territorio e che non ci sono sovrapposizioni o duplicazioni rispetto ai servizi/interventi assicurati dai corrispondenti Piani di zona; 14. di garantire a ciascun territorio, nel rispetto del principio di universalità e pari opportunità per tutti i cittadini del Lazio, una quota proporzionale di risorse, individuando quale criterio di riparto l estensione territoriale, nella misura del 10%, e la popolazione, nella misura del 90%, stabilendo che la somma complessiva di ,00 di euro venga ripartita, in base a tali criteri, con Pagina 14 / 25

63 arrotondamento dei decimali, in otto budget destinati ad altrettanti lotti di interventi da realizzare nei seguenti ambiti territoriali operativi: 1. Roma Capitale; 2. Frosinone; 3. Latina; 4. Rieti; 5. Viterbo; 6. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM F con l aggiunta del Comune di Fiumicino; 7. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM G; 8. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM H; 15. di approvare l Avviso pubblico riportato nell Allegato A, facente parte integrante del presente provvedimento, contenente i criteri generali e le modalità di presentazione e di valutazione delle proposte progettuali, gli elementi di priorità per la formulazione di eventuali graduatorie per ciascun ambito territoriale, le modalità di assegnazione ed erogazione dei contributi, e di verifica dell attuazione degli interventi e dello stato di utilizzazione delle risorse. Il direttore della Direzione regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport è incaricato di esperire tutti gli atti necessari e conseguenti all attuazione della presente deliberazione. La presente deliberazione viene pubblicata sul B.U.R.L. e diffusa sui siti internet e Il Presidente poni ai voti, a norma di legge, il suesteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità. Pagina 15 / 25

64 ALLEGATO A Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale. AVVISO PUBBLICO PER LA CONCESSIONE E L EROGAZIONE A SOGGETTI DEL TERZO SETTORE DI CONTRIBUTI PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI FINALIZZATI AL CONTRASTO DELLE POVERTA E DELL ESCLUSIONE SOCIALE 1-Finalità Con la D.G.R. n. del 2013 la Regione ha approvato il Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale col quale si pone l obiettivo di attivare una rete di servizi ed interventi di natura socio-assistenziale volti all attuazione di molteplici azioni di lotta alle povertà, ed in particolare per il superamento di condizioni di povertà estrema, da realizzare con la partecipazione sia degli Enti Locali sia, nel rispetto del principio di sussidiarietà, dei soggetti del Terzo Settore particolarmente organizzati e qualificati ed in possesso di specifica e consolidata esperienza. In attuazione delle disposizioni della Giunta regionale, col presente Avviso Pubblico, rivolto ai soggetti del Terzo Settore, si indicano criteri e modalità per la presentazione di proposte progettuali di interventi pertinenti e per la relativa valutazione, ai fini dell eventuale ammissione ai contributi stanziati dal Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale. 2- Risorse finanziarie disponibili. Il Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale prevede uno stanziamento complessivo pari ad ,00 suddiviso in due quote destinate rispettivamente: a. Per un importo pari ad ,00 a Roma Capitale e agli altri Comuni del Lazio; b. Per la rimanente somma di ,00 a soggetti del Terzo Settore; Col presente Avviso pubblico si indicano i criteri e le modalità per l utilizzazione della quota di risorse di ,00 da assegnare per la realizzazione di servizi Pagina 16 / 25

65 da parte di soggetti del Terzo Settore che risulteranno ammessi a contributo a seguito delle procedure del medesimo Avviso. 3- Suddivisione delle risorse finanziarie disponibili in lotti. Nel rispetto del principio di universalità e pari opportunità per tutti i cittadini del Lazio, allo scopo di garantire a ciascun territorio della regione una quota proporzionale di risorse, la somma complessiva di ,00 di euro viene ripartita in otto budget destinati ad altrettanti lotti di interventi da realizzare nei seguenti ambiti territoriali operativi: 1. Roma Capitale; 2. Frosinone; 3. Latina; 4. Rieti; 5. Viterbo; 6. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM F con l aggiunta del Comune di Fiumicino 7. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM G; 8. territorio corrispondente ai distretti socioassistenziali di Roma RM H; La ripartizione della somma complessiva tra i suddetti ambiti, effettuata utilizzando quale criterio l estensione territoriale, nella misura del 10%, e la popolazione, nella misura del 90%, ha prodotto le cifre di seguito riportate, arrotondate ai decimali, che rappresentano l ammontare degli stanziamenti destinati agli interventi da realizzare nei diversi lotti: AMBITO POPOLAZIONE TERRITORIO (Kmq) RIPARTO TERRITORIO 10% RIPARTO POPOLAZIONE 90% TOTALE ROMA CAPITALE LATINA FROSINONE RIETI VITERBO RM F e FIUMICINO RM G RM H TOTALE Soggetti che possono presentare la domanda e relativa organizzazione. Possono partecipare all Avviso Pubblico per i suddetti lotti di intervento i soggetti del Terzo Settore aventi sede legale ed operativa nel territorio del Lazio. Per soggetti del Terzo Settore si intendono quelli individuati dall art. 37 della proposta di legge regionale concernente Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio approvata con DGR n. 321 del 10/10/2013, e precisamente: Pagina 17 / 25

66 a) le organizzazioni di volontariato di cui alla l. r. 29/1993 e successive modifiche; b) le associazioni di promozione sociale di cui alla l.r. 22/1999 e successive modifiche; c) le cooperative sociali di cui alla l. r. 24/1996 e successive modifiche; d) le associazioni di cui alla legge regionale 24 maggio 1990, n. 58 (Concessione di contributi ad associazioni sociali regionali); e) le imprese sociali di cui al decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 155 Disciplina dell impresa sociale, a norma della L. 13 giugno 2005, n. 118 ; f) le fondazioni; g) le fondazioni di partecipazione e di comunità; h) gli istituti di patronato e di assistenza sociale di cui alla legge 30 marzo 2001, n. 152 (Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale) e successive modifiche; i) gli enti ausiliari di cui all articolo 2 della legge regionale 22 settembre 1982, n. 44 (Disciplina delle attività di prevenzione e riabilitazione degli alcoolisti e tossicodipendenti svolte dagli enti ausiliari di cui all' art. 94 della legge 22 dicembre 1975, n.685) e successive modifiche; j) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese; k) gli altri soggetti privati non a scopo di lucro. I soggetti indicati nei punti a), b), c) del presente punto devono essere iscritti agli appositi Albi o Registri regionali. Non sono ammesse domande presentate da persone fisiche. La partecipazione è ammessa esclusivamente per i soggetti del Terzo Settore dotati di una solida e adeguata organizzazione e particolarmente qualificati in relazione a specifica e consolidata esperienza nell offerta di servizi rivolti a soggetti poveri e/o a rischio di esclusione sociale, in possesso delle capacità necessarie per la realizzazione di azioni di sistema, di cui al punto 6 b. della DGR. n. del, di notevole impatto, in grado di garantire servizi strutturati e continuativi, su area vasta e verso numeri elevati di destinatari. I soggetti non in possesso di una adeguata organizzazione, in relazione alla tipologia e ampiezza dei servizi auspicata, possono partecipare esclusivamente previa costituzione di ATS (Associazioni Temporanee di Scopo). Nel caso di presentazione di azioni da parte di organismi misti, quali le Associazioni Temporanee di Scopo (ATS), gli stessi dovranno dichiarare l intenzione di costituirsi in ATS, indicando specificamente i ruoli, le competenze e la suddivisione finanziaria esatta espressa in euro, dei singoli soggetti nell ambito della realizzazione dell intervento proposto. In considerazione della particolare natura giuridica dell istituto dell ATS, il cui scopo e la cui validità temporale risultano collegabili unicamente alla realizzazione di un determinato intervento, ed al fine di evitare spese aggiuntive a carico del soggetto proponente, la formalizzazione di tale tipo di collaborazione verrà dimostrata entro e non oltre 30 gg. dall avvenuta ammissione a contributo. Pagina 18 / 25

67 La non presentazione del suddetto atto causerà la revoca del finanziamento. La presentazione di interventi di finanziamento da parte di ATS in mancanza delle condizioni sopra esposte provoca l inammissibilità della domanda. 5-Progetti finanziabili e limiti di finanziamento. Le somme dei lotti indicati nel precedente punto 3 verranno assegnate per il finanziamento di progetti di interventi di lotta alle povertà, ed in particolare per il superamento di condizioni di povertà estrema, con interventi rivolti ai cittadini più fragili e in condizione di maggior bisogno ed a maggior rischio di esclusione sociale, ed in modo speciale alle famiglie monoparentali, agli anziani soli, alle povertà minorili, alle persone con disabilità. Le proposte progettuali potranno riguardare esclusivamente la realizzazione di azioni di sistema, di notevole impatto, in grado di garantire servizi strutturati e continuativi, su area vasta e verso numeri elevati di destinatari, privilegiando: a. servizi di mensa; b. servizi di accoglienza notturna; servizi di sostegno diurno; servizi di pronto intervento sociale; c. consegna pasti a domicilio; d. empori alimentari, banco alimentare, recupero di cibi freschi e redistribuzione a mense e comunità; e. azioni di contrasto al fenomeno del barbonismo domestico ; f. interventi di sostegno attivo, collegati all avvio di percorsi volti ad un possibile inserimento o reinserimento lavorativo, o per sostenere situazioni contingenti di riduzione di impegno lavorativo, o situazioni di grave difficoltà conseguenti a separazioni di coppie; g. accoglienza e sostegno alle mamme sole con minori; h. interventi per il superamento di situazioni di forte emarginazione connessi a disabilità o grave fragilità psico-sociale; i. interventi di contrasto alle povertà minorili; j. interventi di sostegno e inclusione sociale di anziani soli. Le proposte di intervento dovranno essere riferite ad un preciso ambito territoriale e concorreranno all assegnazione del budget del corrispondente lotto. I Progetti di intervento devono avere un respiro ampio ed unitario, rivolto a tutto il territorio del lotto per il quale si concorre, allo scopo di realizzare una rete di servizi che consenta ad ogni cittadino dell ambito territoriale le medesime possibilità e condizioni di accesso e di fruibilità. Al fine di evitare, da un lato, la frammentazione delle proposte progettuali e degli interventi, nonché l eccessiva polverizzazione dei finanziamenti e, dall altro, di realizzare servizi di sistema e di ampio respiro, rivolti ad un ambito territoriale vasto e ad un elevato numero di persone in stato di forte deprivazione, si stabilisce che le proposte progettuali ammissibili debbano prevedere: Per il lotto di Roma Capitale un costo complessivo, per un anno di servizio, non inferiore ad ,00 e non superiore ad ,00. Pagina 19 / 25

68 L importo nella misura massima di ,00 può essere concesso solo per proposte progettuali riguardanti la realizzazione di almeno tre delle tipologie di intervento sopra indicate. Il progetto complessivo deve, comunque, essere costituito da moduli differenziati, ognuno dei quali deve essere riferito ad una delle tipologie di intervento progettate. L importo per ciascuna tipologia non può superare i ,00 euro. Per i lotti degli altri ambiti territoriali un costo complessivo, per un anno di servizio, non inferiore ad ,00 e non superiore all importo dello stanziamento assegnato al lotto per il quale si concorre; L importo nella misura massima (corrispondente allo stanziamento di ciascun lotto) può essere concesso solo per proposte progettuali riguardanti la realizzazione di almeno tre delle tipologie di intervento previste. Il progetto complessivo deve, comunque, essere formulato per moduli differenziati, ognuno dei quali deve essere riferito ad una delle tipologie di intervento progettate. L importo per ciascuna tipologia non può superare i ,00 euro. Le proposte progettuali non potranno contenere costi relativi ad attività di progettazione. 6-Presentazione delle domande Il presente Avviso pubblico sarà pubblicato sul B.U.R.L. e sul Sito regionale I soggetti interessati dovranno presentare apposita domanda di contributo, con allegato il Progetto degli interventi e la necessaria documentazione, entro 20 giorni dalla pubblicazione dell Avviso sul Sito regionale. Le domande di contributo dovranno pervenire alla Direzione Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport della Regione Lazio, Viale del Serafico n Roma, entro e non oltre il termine sopra citato. Farà fede la data di ricezione dell Ufficio accettazione postale della suddetta sede. Le domande pervenute fuori termine, o non complete di tutta la documentazione richiesta, non saranno accolte. Le domande dovranno pervenire in busta chiusa. Tale busta dovrà recare: l indicazione del mittente, la dicitura Non aprire e l oggetto Partecipazione all Avviso relativo al Programma regionale 2013 di interventi finalizzati al contrasto della povertà e dell esclusione sociale. 7-Contenuto delle domande Le domande di contributo, in relazione agli interventi programmati, rese ai sensi degli artt. 46, 75 e 76 del D.P.R. n. 445/2000 e debitamente sottoscritte dal legale rappresentante, devono contenere, a pena di esclusione: 1. La scheda di identificazione del soggetto richiedente, con riferimento a quanto illustrato al precedente punto 4; 2. L illustrazione dell assetto organizzativo del soggetto richiedente; Pagina 20 / 25

69 3. Una elencazione delle attività svolte, attinenti alla natura degli interventi oggetto dell Avviso, ai fini della valutazione dell esperienza specifica del soggetto richiedente; 4. L indicazione del valore economico delle attività svolte nell ultimo anno, attinenti alla natura degli interventi oggetto dell Avviso; 5. L analisi circostanziata del contesto sociale e territoriale del fenomeno che si intende contrastare con la proposta progettuale, con particolare riferimento a: a. Numero di persone in stato di povertà o a rischio di esclusione sociale nel territorio per il cui lotto si concorre e relativa distribuzione nell ambito territoriale; b. offerta di servizi/interventi mirati già presente sul territorio, relativa ad azioni attivate sia da Enti Pubblici sia da soggetti del Terzo Settore; c. stima e descrizione del bisogno inevaso, verso il quale si intende intervenire; d. indicazione numerica e descrizione della condizione sociale ed economica dei possibili destinatari; 6. La descrizione dettagliata dell intervento complessivo e delle singole azioni progettuali che, in termini di fattibilità, sostenibilità e congruenza, indichi: a. La programmazione e organizzazione del servizio/intervento, in relazione al bisogno/domanda e ai relativi elementi di priorità; b. Le unità di personale da utilizzare con relativa qualifica professionale; c. L analisi articolata e motivata dei costi dettagliati previsti per ciascuna azione programmata, che non potrà contenere alcuna voce di spesa relativa ai costi di progettazione ; d. Le modalità di presa in carico; e. Le procedure operative previste per la realizzazione degli interventi programmati; f. Il livello di coordinamento ed integrazione degli interventi progettati ai sensi del presente Avviso con la rete di servizi già attivati e funzionanti con i Piani di zona, con dimostrazione di non sovrapposizione e duplicazione; g. Il livello di integrazione dei rapporti già attivato e che si intende implementare, o che si intende attivare con la proposta progettuale, con le Istituzioni del territorio, attestato da Accordi formali di collaborazione già esistenti o che si prevede concretamente di sottoscrivere con gli Enti Locali dell ambito territoriale per il cui lotto si concorre; h. La sperimentazione di procedure innovative qualitativamente funzionali; i. I risultati attesi, a breve e lungo termine; j. La metodologia e gli strumenti di monitoraggio del servizio volti a garantire l adeguamento degli interventi in relazione all evoluzione delle condizioni dei destinatari; k. l introduzione di strumenti di misurazione dei risultati e di controllo della qualità ed efficacia della rete integrata di servizi; 7. Una dichiarazione di cantierabilità immediata delle azioni progettuali; 8. L impegno ad avviare l intervento entro un mese dalla comunicazione di avvenuta concessione del contributo regionale complessivamente assegnato ed a mantenerlo attivo per un anno; 9. La definizione dettagliata di un crono programma complessivo degli interventi proposti; Pagina 21 / 25

70 10. L impegno a fornire una relazione esaustiva dopo il primo semestre di attività e una relazione finale sull andamento e sui risultati raggiunti; 11. L impegno a fornire una rendicontazione semestrale completa e, entro un mese dalla conclusione dell intervento, una rendicontazione finale delle spese sostenute; 12. L individuazione e la localizzazione degli eventuali immobili destinati ad accogliere i servizi/interventi con l indicazione della natura giuridica del possesso di detti immobili; 13. L indicazione delle caratteristiche dimensionali e tipologiche dei suddetti immobili nonché l espresso riferimento circa la relativa conformità alle norme ambientali ed urbanistiche e in materia di barriere architettoniche, circa il rispetto dei requisiti igienico-sanitari e circa il rispetto dei requisiti strutturali previsti dalla normativa regionale in relazione al tipo di servizio/intervento che vi si realizza; 14. La dichiarazione del soggetto richiedente attestante il possesso delle necessarie autorizzazioni per il funzionamento dei servizi, laddove previste; 15. Il piano economico-finanziario da cui risulti la possibilità concreta di avvio e funzionamento dei servizi progettati; 16. L impegno a sostenere eventuali maggiori costi rispetto al contributo massimo erogabile dalla Regione; 17. La dichiarazione del soggetto richiedente attestante che non siano stati concessi o non siano in corso di concessione analoghi benefici da parte della Regione, dello Stato o di altri enti pubblici per le stesse finalità; L ammissione, per i soggetti di cui alle lettere a), b), c) del precedente punto 4, è condizionata all iscrizione ai relativi Albi o Registri della regione Lazio. L ammissione e la liquidazione delle somme spettanti è condizionata alla regolarità del DURC (documento unico di regolarità contabile). L ammissione, inoltre, è condizionata alla verifica della non sussistenza di altre condizioni di impedimento previste dalla legge. Le proposte progettuali dei soggetti del Terzo Settore devono mirare ad integrare la rete di servizi già presente o in corso di implementazione nei territori di riferimento ed a costruire o rinforzare forme di collaborazione e partenariato con gli Enti Locali territoriali. A tal fine le proposte progettuali che saranno presentate dai soggetti del Terzo Settore potranno essere corredate da un formale parere, espresso dai Distretti socio assistenziali ai cui cittadini sono rivolti gli interventi previsti, attestante la corrispondenza delle attività progettate al fabbisogno del territorio e che non ci sono sovrapposizioni o duplicazioni rispetto ai servizi/interventi assicurati dai corrispondenti Piani di zona o, per gli interventi da realizzare nel territorio di Roma Capitale, dal Piano regolatore cittadino e/o dai Piani regolatori municipali. Si evidenzia che l eventuale presenza di tale parere, in aggiunta alla documentazione sopra elencata, verrà valutata positivamente in sede di esame delle domande che saranno pervenute. 8- Valutazione e ammissione dei progetti La valutazione dei progetti ai fini della ammissibilità al finanziamento verrà compiuta da una apposita Commissione, a titolo gratuito, nominata dal Direttore della Direzione Pagina 22 / 25

71 regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport, composta da dirigenti e funzionari della medesima Direzione. Le proposte pervenute verranno esaminate sotto il profilo di ammissibilità ai sensi dei punti 4 e 5 del presente Avviso. Successivamente si procederà alla individuazione dei soli progetti dichiarati ammessi al finanziamento, in relazione alle somme disponibili, previa formulazione di apposite graduatorie per ognuno dei lotti, sulla base dei criteri individuati nella seguente scheda: ELEMENTI DI VALUTAZIONE Livello di organizzazione e capacità operativa del soggetto proponente, in relazione alle attività proposte Esperienza del soggetto proponente derivante da documentata attività specifica attinente alle materie e finalità dell Avviso e da un volume economico di attività pertinenti nell ultimo anno di gestione pari almeno all ammontare dell importo della proposta progettuale presentata Esperienza di gestione consolidata in almeno tre delle tipologie di servizi/interventi elencati nel precedente punto 5 Qualità, coerenza e adeguatezza del progetto rispetto alle finalità complessive, ai requisiti e alle priorità del presente Avviso, e rispetto alla molteplicità di tipologie di intervento proposte nell ambito di quelle previste nel precedente punto 5 Rilevanza e pertinenza dell iniziativa progettuale rispetto al quadro di contesto territoriale, con particolare riguardo all ampiezza del territorio coperta dal servizio e alla diffusione e alla tipologia delle povertà che si intendono contrastare (capacità di impatto) Proposte di intervento che garantiscono la continuità o l implementazione di servizi già attivati in precedenza dal soggetto proponente, e ancor di più in caso di servizi attivi da diversi anni, ormai consolidati, tanto da rappresentare punti stabili di riferimento per le persone in condizione di povertà e esclusione sociale. Promozione e consolidamento di forme di rete e di interazione con i servizi socio-sanitari presenti nel territorio e di forme di collaborazione e partenariato con gli Enti Locali territoriali PUNTEGGIO MASSIMO Fino a punti 15 Fino a punti 15 Fino a punti 10 Fino a punti 20 Fino a punti 10 Fino a punti 10 Fino a punti 5 Pagina 23 / 25

72 Innovatività del progetto e ripetibilità del modello proposto (buona prassi) Fino a punti 5 Coerenza tra contenuti del progetto e piano economico Fino a punti 5 Previsioni di meccanismi di monitoraggio e valutazione delle attività del progetto Fino a punti 5 TOTALE Modalità di assegnazione ed erogazione dei finanziamenti Le somme saranno assegnate ai soggetti utilmente collocati nelle graduatorie elaborate dalla Commissione, previo esame e valutazione dei progetti pervenuti nei termini stabiliti, per i diversi lotti, nei limiti della risorse finanziarie indicate per ciascun ambito territoriale di cui al precedente punto 3, con determinazione del Direttore della Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport. Allo scopo di favorire la realizzazione delle diverse tipologie di intervento indicate nel punto 5, per ciascun lotto verranno elaborate graduatorie differenziate per ognuna delle tipologie previste. La liquidazione dei finanziamenti avverrà nelle misure di seguito riportate: 1. il 50% della somma assegnata sarà erogato ad avvenuta esecutività della Determinazione dirigenziale che approva le graduatorie ed individua i soggetti ammessi ai contributi; 2. una successiva quota, pari al 30% della somma assegnata, sarà erogata dopo l acquisizione della relazione relativa al primo semestre di attuazione degli interventi progettati, in relazione all andamento delle attività e delle corrispondenti spese; 3. la rimanente quota, pari al 20% del contributo totale, sarà erogata dopo l acquisizione e valutazione della relazione finale, attestante la puntuale e regolare conclusione delle attività programmate e sulla base delle spese effettivamente sostenute e adeguatamente rendicontate. 10-Verifica delle attività svolte I soggetti finanziati dovranno fornire, con la cadenza indicata nel precedente punto 7 (Contenuto delle domande), dettagliata relazione circa l andamento e la conclusione degli interventi programmati e notizie per quanto attiene le azioni di monitoraggio e valutazione attivate, nonché un report sui risultati raggiunti a beneficio dei destinatari, attestati da documentazione di rilevazione circa la soddisfazione dei medesimi. Pagina 24 / 25

73 Pagina 25 / 25 La Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport si riserva la facoltà di richiedere ulteriori informazioni circa l andamento dei servizi e di effettuare sopralluoghi e verifiche in corso d opera e finali.

74 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 14/11/2013 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: POLITICHE MIGRATORIE E INTEGRAZIONE SOCIALE Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Programma di utilizzazione degli stanziamenti a favore degli interventi per contrastare il fenomeno e tutelare i diritti delle vittime di violenza. (PENNACCHINI ANDREA) (DI PAOLA PAOLO ALBERTO) (F. PRIMI) (G. MAGRINI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE POLITICHE SOCIALI E SPORT (Visini Rita) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: Data dell' esame: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO con osservazioni senza osservazioni SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione: 18/11/2013 prot. 307 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 4 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

75 Oggetto: Programma di utilizzazione degli stanziamenti a favore degli interventi per contrastare il fenomeno e tutelare i diritti delle vittime di violenza. LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell Assessore alle Politiche Sociali e Sport; VISTO lo Statuto della Regione Lazio; VISTA la legge regionale 20 novembre 2001, n. 25 recante: Norme in materia di programmazione, bilancio e contabilità della Regione ; VISTA la legge regionale 15 novembre 1993, n. 64 concernente: Norme per l istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate nella Regione Lazio ; VISTA la legge regionale 12 dicembre 2003, n. 41 concernente: Norme in materia di autorizzazione all apertura ed al funzionamento di strutture che prestano servizi socio-assistenziali, in particolare l art 11 per effetto del quale le strutture a ciclo residenziale devono possedere adeguati requisiti strutturali ed organizzativi indispensabili per garantire la sicurezza degli ospiti e degli operatori; VISTA la deliberazione della Giunta regionale 23 dicembre 2004, n concernente: Autorizzazione all apertura ed al funzionamento delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socioassistenziali. Requisiti strutturali e organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall articolo 11 della L.R. n. 41/03 ; VISTO il regolamento regionale 18 gennaio 2005, n. 2 recante: Regolamento di attuazione dell'articolo 2 della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 41. Modalità e procedure per il rilascio dell'autorizzazione all'apertura ed al funzionamento delle strutture che prestano servizi socio-assistenziali. ; VISTA la legge regionale 14 maggio 2009, n. 16 concernente: Norme per il sostegno di azioni di prevenzione e contrasto alla violenza alle donne; VISTA la deliberazione della Giunta regionale 16 marzo 2012, n. 106 concernente: Approvazione del Piano Regionale contro la Violenza di Genere e lo Stalking, : linee di indirizzo. Attuazione del Decreto del Ministero per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri - 11 novembre 2010 ; ATTESO che la Regione Lazio con l adozione del suddetto Piano, in linea con la normativa europea, nazionale e regionale vigente, intende prevenire, contrastare, monitorare il fenomeno, intervenire nei settori psicosociali, sanitari, economici e culturali, tutelando i diritti delle vittime di violenza di genere, vittime di tratta, vittime di violenza determinata dal diverso orientamento sessuale, vittime di mutilazioni genitali ed altresì, implementare azioni sinergiche con tutti gli attori pubblici e del privato sociale che a vario titolo si occupano del fenomeno; VISTA la deliberazione della Giunta regionale 29 dicembre 2010, n. 630 con la quale la Regione Lazio, in attuazione della sopra citata L.R. n. 16/2009 art. 2 co. b), ha provveduto ad affidare alla società FILAS, mediante la stipula di apposita convenzione reg. cron. n del 18/6/2012, la realizzazione del progetto Vi.Vi. Vinci sulla Violenza - Contrastare il fenomeno della violenza di genere: accompagnamento alla costruzione della rete regionale ; ATTESO che nell ambito delle azioni di prevenzione e contrasto del fenomeno della violenza, di cui al suddetto progetto, è stata realizzata una prima ricognizione sistematica delle strutture presenti sul territorio regionale attive contro la violenza di genere, nell ambito di un più complessivo Rapporto in corso di pubblicazione ed acquisito agli atti in data , prot. n. GR ; ATTESO, altresì, che tale mappatura rappresenta un primo e fondamentale passo per la costruzione della rete regionale e per la formulazione di politiche e strategie di contrasto alla violenza di genere ed alle altre forme di violenza; VISTO il decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 concernente: Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42 ; Pagina 2 / 4

76 VISTA la legge regionale 29 aprile 2013, n. 2 concernente: Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2013 (art. 11, legge regionale 20 novembre 2001, n. 25), ed in particolare l art. 3, che approva il Quadro A allegato alla medesima, contenente l elenco delle leggi regionali per le quali è autorizzata la spesa relativamente all anno finanziario 2013, suddivise per missioni e programmi; VISTA legge regionale 29 aprile 2013, n. 3 concernente: Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2013 e Bilancio pluriennale ; VISTA la deliberazione della Giunta regionale 28 aprile 2013, n. 78 recante: Bilancio di previsione della Regione Lazio per l esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale Approvazione del bilancio redatto per categorie con dettaglio fino al V livello del piano dei conti per le entrate e per macroaggregati con dettaglio fino al IV livello del piano dei conti per le spese. Presentazione, a fini conoscitivi, del bilancio redatto ai sensi dell articolo 17 della legge regionale 20 novembre 2001, n. 25 ; VISTA la deliberazione della Giunta regionale 1 agosto 2013, n. 238 recante: Programma di utilizzazione degli stanziamenti per il sistema integrato regionale di interventi e servizi sociali per gli anni 2013 e 2014 per la spesa corrente e per il triennio per spese di investimento ; PRESO ATTO che la spesa per gli interventi di competenza dell Assessorato Politiche Sociali trova collocazione nel bilancio per l esercizio finanziario 2013 nell ambito della Missione 12 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia ; CONSIDERATO che nell ambito della Missione 12 Programma 04, del Macroaggregato (Cap. H41908) Interventi per soggetti a rischio di esclusione sociale viene ricompreso l importo di ,00 per la realizzazione, di servizi volti alla prevenzione, al sostegno, all accompagnamento, al recupero e all inclusione o al reinserimento sociale delle persone maggiormente fragili quali: donne sole o maltrattate o vittime di tratta e violenza prevedendo anche una compartecipazione a programmi in corso di realizzazione da parte dello Stato, in accordo con i competenti Ministeri ; ATTESO che la Regione Lazio, per la realizzazione delle prestazioni a favore delle vittime di violenza in ambito regionale, intende contribuire finanziariamente tenendo conto della tipologia dei servizi offerti, al sostegno delle strutture individuate dalla società Filas S.p.A., ad eccezione di quelle presenti nei presidi ospedalieri e nelle strutture pubbliche, così come indicato nell Allegato 1 che forma parte integrante della presente deliberazione; RITENUTO che, in relazione alla rilevanza del fenomeno ed all esigua offerta di strutture di residenzialità attualmente funzionanti, sia necessario implementare le strutture già esistenti ed istituirne nuove di diversa tipologia, in grado di rispondere ai bisogni diversificati di cui ogni vittima di violenza è portatrice; TENUTO CONTO che risulta necessario, anche a seguito dei reiterati atti discriminatori basati sul diverso orientamento sessuale delle vittime di violenza, sostenere l apertura di una struttura di accoglienza e di un centro di ascolto, che possa fungere da modello da diffondere su tutto il territorio regionale al fine di offrire un sostegno emotivo e sociale ed un rifugio sicuro a chi non si identifica negli schemi dominanti di orientamento sessuale; RILEVATA la necessità di potenziare lo sviluppo di strutture, servizi e strumenti per la semi-autonomia delle vittime al fine di sostenere il completamento di un percorso di uscita dalla violenza; CONSIDERATO che la Direzione regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport, nell ambito delle proprie competenze e finalità, provvede, mediante la compartecipazione finanziaria, all attuazione di programmi finanziati con fondi comunitari e nazionali; CONSIDERATO altresì, che, nell ambito dell attuazione dei suddetti programmi finanziati con fondi comunitari e nazionali, la Direzione regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport partecipa ai bandi emanati dal Dipartimento delle Pari Opportunità relativamente all emersione, all assistenza ed all integrazione sociale delle vittime di tratta, mediante l utilizzazione del capitolo regionale di cofinanziamento C11103 CONSTATATO che ad oggi alle linee di indirizzo approvate con la sopra menzionata DGR n. 106/2012 non è seguita l elaborazione di un piano programmatico utile a definire obiettivi, azioni e risorse da destinare al contrasto della violenza di genere e alle altre forme di violenza; TENUTO CONTO che per attuare le azioni indicate nelle suddette linee di indirizzo, il piano regionale contro la violenza dovrà essere costruito in ottemperanza agli standard europei e coinvolgendo attivamente, in tavoli di lavoro tecnici, i centri antiviolenza, le operatrici, le associazioni e le istituzioni; Pagina 3 / 4

77 TENUTO CONTO altresì, che la definizione delle linee di indirizzo rappresenta un buon punto di partenza per avviare il percorso per la costruzione della rete dei servizi mediante l implementazione dell esistente e l attuazione di una serie di azioni individuate nelle linee di indirizzo ed azioni innovative quali lo studio puntuale della variegata offerta di servizi per consentire la definizione di criteri per la costruzione di un registro regionale delle strutture che a vario titolo operano per contrastare la violenza e sostenerne le vittime, l attivazione di sportelli antiviolenza nelle case della salute, la ricognizione ed il finanziamento di borse di sostegno sociale ai minori vittime di violenza assistita in casi di particolare efferatezza; DELIBERA le premesse formano parte integrante della presente deliberazione; - di attribuire, secondo quanto stabilito dall art. 8 della LR 64/93 Norme per l istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate nella Regione Lazio, alle Amministrazioni provinciali l importo di ,00 quale contributo a favore delle vittime di violenza in ambito regionale, per la realizzazione delle prestazioni effettuate nelle strutture individuate dalla società Filas S.p.A., ad eccezione di quelle presenti nei presidi ospedalieri e nelle strutture pubbliche, così come indicato nell Allegato 1 che forma parte integrante della presente deliberazione; - di attribuire, altresì, sulla base della richiesta pervenuta, all Amministrazione provinciale di Roma l importo di ,00 quale contributo per l apertura di una struttura per la semi-autonomia delle donne vittime di violenza; - di sostenere, in qualità di partner associato, la realizzazione del progetto ROSE-a ROund dance in the Streets of Europe, nell ambito del Programma Europeo Dafne con l importo di ,00 per la condivisione delle metodologie e delle buone pratiche dei paesi aderenti; - di affidare, sulla base delle attività già poste in essere e per una più coerente prosecuzione delle finalità ed obiettivi perseguiti, alla Società Filas S.p.A. l importo di ,00 per la realizzazione di tutte le azioni necessarie alla costruzione della rete dei servizi e finalizzate all elaborazione del piano regionale di contrasto della violenza di genere e alle altre forme di violenza, mediante l implementazione dell esistente e l attuazione delle azioni individuate nelle linee di indirizzo ed azioni innovative per consentire la definizione di criteri per la costruzione di un registro regionale delle strutture che a vario titolo operano per contrastare la violenza e sostenerne le vittime, l attivazione di sportelli antiviolenza nelle strutture ospedaliere e nelle case della salute, il finanziamento di una struttura di accoglienza e di un centro di ascolto a sostegno di vittime di atti discriminatori basati sul diverso orientamento sessuale, la ricognizione ed il finanziamento di borse di sostegno sociale ai minori vittime di violenza assistita in casi di particolare efferatezza, così come indicato nelle premesse; - di stabilire che le attività e le azioni che la Società Filas S.p.A. dovrà realizzare, saranno specificate e regolamentate mediante la stipula di apposita convenzione nella quale verranno altresì riportate le modalità di erogazione del finanziamento. - Alla copertura degli oneri di cui ai punti precedenti, per l'importo complessivo di ,00, si provvede mediante la disponibilità finanziaria della missione 12 programma 4 (cap. H41908) del bilancio regionale di partecipare, in qualità di soggetto Capofila, al bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità - relativo all emersione, all assistenza ed all integrazione sociale delle vittime di tratta. Alla copertura della quota di cofinanziamento a carico della Regione Lazio pari ad ,00 si provvede mediante prelevamento dal cap. C11103 esercizio finanziario 2014 che ne presenta la necessaria disponibilità. Il direttore della Direzione regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport è incaricato di esperire tutti gli atti necessari e conseguenti all attuazione della presente deliberazione. La presente deliberazione viene pubblicata sul B.U.R.L. e diffusa sui siti internet e Il Presidente poni ai voti, a norma di legge, il su esteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità. Pagina 4 / 4

78 CENTRI ANTIVIOLENZA E SPORTELLI DI ASCOLTO NELLA REGIONE LAZIO CENTRI ANTIVIOLENZA CON CASA RIFUGIO ALLEGATO 1 DENOMINAZIONE PROV. IMPORTO Casa Internazionale dei Diritti Umani delle Donne RM ,00 Centro Provinciale di accoglienza per donne e minori in difficoltà "La Ginestra" RM ,00 Centro Provinciale di Accoglienza per Donne che non vogliono più subire violenza RM ,00 Centro Provinciale di Accoglienza per Donne in difficoltà, sole o con figli "Maree" RM ,00 Centro Comunale di Accoglienza per donne sole o con eventuali figli minori vittime di violenza "Rosaria Lopez e Donatella Colasanti" RM ,00 Centro Antiviolenza "Donna Lilith" LT ,00 Centro Antiviolenza Essere Donna LT ,00 TOTALE ,00 CENTRI ANTIVIOLENZA Centro Antiviolenza "Le Lune" RM ,00 Associazione SOStegno Donna RM ,00 L Aquilone Rosa Onlus RM ,00 Centro Donna L.I.S.A. RM ,00 Il Nido di Ana RI ,00 Centro Antiviolenza "Erinna" VT ,00 Centro Antiviolenza "Stella Polare" FR ,00 TOTALE ,00 SPORTELLI ANTIVIOLENZA Assolei Sportello Donna Onlus RM ,00 Servizio antiviolenza H24 di Roma Capitale RM ,00 SPORTELLO DI ASCOLTO DONNA RM ,00 SPORTELLO ANTISTALKING DONNA IN DIFESA RM ,00 SPORTELLO DI ASCOLTO NON DA SOLE RM ,00 SPORTELLO PER DONNE LESBICHE VITTIIME DI VIOLENZA RM ,00 SPORTELLO ASSOCIAZIONE UNA STANZA TUTTA PER SE RM ,00 SPORTELLO ANTIVIOLENZA I NOSTRI DIRITTI - NO.DI RM ,00 SPORTELLO TELEFONO ROSA - CECCANO FR ,00 TOTALE ,00 TOTALE COMPLESSIVO ,00

79 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 11/11/2013 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: Area: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: Approvazione modello di "Protocollo per l'adozione di interventi coordinati di prevenzione e intervento nei casi di maltrattamento e abuso all'infanzia ". (PAOLILLO ANDREA) (ANTONIETTA BELLISARI) (G. MAGRINI) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE POLITICHE SOCIALI E SPORT (Visini Rita) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: Data dell' esame: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: IL DIRETTORE DELLA DIREZIONE REGIONALE PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO, DEMANIO E PATRIMONIO con osservazioni senza osservazioni SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione: 15/11/2013 prot. 303 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 4 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

80 Oggetto: Approvazione modello di Protocollo per l adozione di interventi coordinati di prevenzione e intervento nei casi di maltrattamento e abuso all infanzia ". LA GIUNTA REGIONALE SU PROPOSTA dell Assessore alle Politiche Sociali e Sport VISTO VISTA VISTA VISTA VISTO lo Statuto della Regione Lazio; la Legge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali ; la Legge regionale 9 settembre 1996, n. 38 Riordino, programmazione e gestione degli interventi e dei servizi socioassistenziali nel Lazio e successive modificazioni; la legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 recante Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo ; il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 Testo unico delle leggi sull ordinamento degli Enti Locali ; VISTA la Convenzione sui diritti del fanciullo stipulata a New York il 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge 27 maggio 1991, n.176 "Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989"; VISTA VISTA la Legge 19 luglio 1991, n. 216 "Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose", ed in particolare l'art. 1 comma 2) in base al quale il collocamento dei minori fuori della loro famiglia può essere disposto dal tribunale per i minorenni, ai sensi degli articoli 330, 333 e 336 del codice civile, su segnalazione dei servizi sociali, degli enti locali, delle istituzioni scolastiche e dell'autorità di pubblica sicurezza; la Legge 3 agosto 1998, n. 269 "Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù", che tra l'altro all'art. 17, comma 2, istituisce un apposito Fondo destinato a finanziare specificamente interventi di prevenzione, assistenza e recupero psicoterapeutico dei minori vittime di delitti a sfondo sessuale e al recupero di coloro che ne sono riconosciuti responsabili; VISTA la Legge 28 marzo 2001, n. 149: "Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell adozione e dell affidamento dei minori», ed in particolare l'art. 9 in base al quale "Chiunque ha facoltà di segnalare alla autorità pubblica situazioni di abbandono di minori di età. I pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio, gli esercenti un servizio di pubblica necessità, debbono riferire al più presto al tribunale per i minorenni sulle condizioni di ogni minore in situazione di abbandono di cui vengono a conoscenza in ragione del proprio ufficio"; Pagina 2 / 4

81 CONSIDERATO che, i servizi sociali, gli enti locali, le istituzioni scolastiche e l autorità di pubblica sicurezza hanno la responsabilità di proteggere i minori, segnalando e trattando situazioni di prevenzione, di maltrattamento, abuso e di abbandono nell esclusivo interesse dei minori; CONSIDERATA l importanza del ruolo Terzo settore nell erogazione dei servizi alla persona ed in particolare ai minori, in attuazione del principio di sussidiarietà, sancito nel Titolo V della Costituzione; VISTA ATTESO la D.G.R. 31 ottobre 2006, n. 793: "Interventi a sostegno dei minori vittime di maltrattamenti ; che la Strategia Europa 2020 ribadisce l'impegno di tutte le istituzioni europee e degli Stati membri a promuovere, tutelare e rispettare i diritti dei minori in tutte le politiche pertinenti dell'unione e a tradurre tale impegno in atti concreti in attuazione del principio dell'interesse superiore del minore; PRESO ATTO che l Amministrazione del Comune di Albano Laziale ha promosso un corso di formazione per la creazione di una rete di sicurezza nel territorio comunale per la prevenzione del maltrattamento e dell abuso nei confronti dei minori; VISTA la Deliberazione di Giunta del Comune di Albano Laziale, del 07 gennaio 2013, n. 4, avente ad oggetto Approvazione del Protocollo per l adozione di interventi coordinati di prevenzione e intervento nei casi di maltrattamento e abuso all infanzia ; ATTESO che il suddetto Protocollo è stato sottoscritto in data 3 luglio 2013 dal Comune di Albano Laziale, dall Autorità Giudiziaria, dalla ASL, dalle Forze dell Ordine, dagli Istituti Scolastici e da organismi del Terzo settore; CONSIDERATO che il Protocollo è il risultato del confronto nonché di una collaborazione tra tutte le istituzioni che svolgono il ruolo di tutela e che, ha portato alla creazione di una rete di sicurezza consolidando e stabilizzando le prassi di intervento già informalmente esistenti, volte alla tutela dei minori; CONSIDERATO che l allegato Protocollo del Comune di Albano Laziale (Allegato A), parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, disciplinante l adozione di interventi coordinati di prevenzione nei casi di maltrattamento e abuso all infanzia, corrisponde al principio dell'interesse superiore del minore e definisce le modalità di realizzazione di interventi e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti e/o interessati alla tutela dei minori; RITENUTO, pertanto importante, adottare tale modello quale strumento e buona prassi da estendere a livello regionale; DATO ATTO che il presente provvedimento non comporta oneri di spesa; Pagina 3 / 4

82 DELIBERA per le motivazioni espresse in premessa e che si intendono integralmente richiamate: 1. Di approvare, in attuazione del principio dell'interesse superiore del minore, il modello di Protocollo per l adozione di interventi coordinati di prevenzione e intervento nei casi di maltrattamento e abuso all infanzia ", del Comune di Albano Laziale, (allegato A), parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, quale strumento e buona prassi da estendere a livello regionale. Il Direttore Regionale della Direzione Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport provvederà ad esperire tutti gli atti eventualmente necessari e conseguenti alla attuazione della presente deliberazione. La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio e diffusa sul sito internet Il Presidente pone ai voti, a norma di legge, il su esteso schema di deliberazione che risulta approvato all'unanimità Pagina 4 / 4

83 Allegato A MODELLO DI PROTOCOLLO PER L ADOZIONE DI INTERVENTI COORDINATI DI PREVENZIONE E INTERVENTO NEI CASI DI MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL INFANZIA TRA I SOTTOINDICATI RAPPRESENTANTI:

84 Richiamata La normativa internazionale, nazionale e regionale in materia di tutela dei minori, che costituisce il quadro di riferimento del presente modello di Protocollo, Premesso che Il presente modello di Protocollo nasce da un progetto voluto e promosso dall Amministrazione Comunale di Albano Laziale per la creazione di una rete di sicurezza nel territorio comunale per la prevenzione del maltrattamento e dell abuso nei confronti dei minori. Per la Regione Lazio questo modello, in attuazione dell'interesse superiore del minore, è replicabile e da estendere a livello regionale in quanto: definisce le modalità di realizzazione di interventi e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti e/o interessati alla tutela dei minori; ha portato alla creazione di una rete permanente di sicurezza consolidando e stabilizzando le prassi d'intervento già informalmente esistenti volte alla tutela dei minori e degli adolescenti, i cui effetti, dai primi risultati raggiunti, sono già meritevoli. A causa della loro età e della loro condizione evolutiva, i minori in difficoltà, a differenza degli adulti, non possono accedere autonomamente ai servizi e non possono formulare richieste esplicite di aiuto. Pertanto è responsabilità di tutta la Comunità farsi carico del bisogno del minore di essere tutelato, in termini di funzione di controllo diffuso. Tale funzione si esprime nella obbligatorietà per i servizi sociali, gli enti locali, le istituzioni scolastiche e l autorità di pubblica sicurezza e nella facoltà per tutta la comunità, di proteggere i minori meritevoli di tutela giudiziaria, segnalando e trattando situazioni di pregiudizio, di rischio di pregiudizio, di maltrattamento, abuso e di abbandono. Nello specifico, esiste l obbligo di segnalazione all Autorità Giudiziaria, per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio. Pertanto emerge la necessità di un proficuo e costante confronto e di una collaborazione tra tutte le Istituzioni che svolgono il ruolo di tutela, Tenuto conto che Le funzioni fondamentali del sistema locale di prevenzione e protezione dei minori sono: la prevenzione primaria e la riduzione del rischio; la rilevazione; la segnalazione/denuncia; la protezione; la vigilanza; la valutazione; il trattamento. 2

85 Riconoscendo La necessità del raggiungimento di un linguaggio comune, di una condivisione delle responsabilità tra le diverse istituzioni e professioni e di linee di intervento e di procedure condivise riguardanti la delicata e controversa tematica del maltrattamento e dell abuso a minori, Stipulano il seguente Protocollo: Art. 1 Obiettivo Titolo I Obiettivi, destinatari, oggetto del Protocollo Obiettivo del presente Protocollo è la costituzione di una rete di sicurezza che consolidi e stabilizzi le prassi di intervento già informalmente esistenti, volte alla tutela dei minori. Art. 2 Destinatari I destinatari del presente Protocollo sono tutti i rappresentanti e gli operatori degli enti firmatari che a vario titolo lavorano a contatto con bambini e adolescenti di qualsiasi nazionalità e loro famiglie. Art. 3 Oggetto del Protocollo Le situazioni oggetto del presente Protocollo riguardano, il maltrattamento fisico e/o affettivo sull infanzia, l incuria o la negligenza, l abuso o lo sfruttamento sessuale o di altro genere, che provocano un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità del bambino e dell adolescente, nell ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere (dalla definizione dell Organizzazione Mondiale della Sanità - Rapporto 2002 Violenza e salute ). Art. 4 Titolo II Impegni delle istituzioni firmatarie Le parti firmatarie condividono e si impegnano a collaborare in forma coordinata per conseguire sin dalle prime fasi, le seguenti finalità: - tutela sociale del minore e della famiglia; - sostegno psicologico del minore e della famiglia; - tutela legale del minore, anche mediante difesa tecnica. Tali finalità vengono conseguite: 3

86 a. Programmando incontri periodici multidisciplinari, da realizzarsi localmente nel territorio, volti alla preventiva analisi delle situazioni che potrebbero rappresentare per le persone coinvolte un elevato grado di pericolosità. Tali incontri verranno convocati orientativamente con cadenza semestrale/annuale a cura del Servizio Sociale del Comune di e comunque ogni qualvolta ne ravvisi la necessità ogni soggetto aderente al presente Protocollo; b. Organizzando interventi sul territorio volti a promuovere la sicurezza del territorio per favorire i valori della cittadinanza attiva; c. Consolidando le prassi di intervento congiunte e integrate al fine di perfezionare l attività di prevenzione da organizzare in ambito scolastico ed educativo, in stretta connessione con la ASL ; d. Segnalando presso le Autorità Giudiziarie competenti ogni situazione di pregiudizio o abuso sul minore, come disposto dall art. 1, comma 2 della L. 216/1991, che impegna alla segnalazione anche le istituzioni scolastiche; e. Organizzando idonee èquipe per la valutazione dei decreti emanati dalle competenti Autorità Giudiziarie, che possano comportare azioni di pericolosità per tutti i soggetti coinvolti, destinati a nuclei familiari non ancora seguiti o già in carico ai servizi socio sanitari, per concordare, ove possibile, modalità operative che garantiscano il benessere psico-fisico dei minori e degli adulti; f. Eseguendo gli allontanamenti nelle forme prescritte dai decreti emanati dalle competenti Autorità Giudiziarie, o in applicazione dell art. 403 del Codice Civile, che prevede l immediato allontanamento del minore dalle figure adulte fonte di pregiudizio e per il quale si rende necessario un inserimento d urgenza in idonea struttura protetta, anche in assenza di provvedimento della competente Autorità Giudiziaria, in base alla valutazione dei servizi socio sanitari e/o delle Forze dell Ordine locali; g. Collaborando nelle indagini condotte dagli Uffici di Polizia e dai Comandi dell Arma dei Carabinieri, di iniziativa e su delega dell A.G., per l acquisizione di informazioni relative ai casi di minori segnalati, fornendo altresì testimonianze ed eventuale documentazione cartacea, in sedi e tempi da concordarsi di volta in volta a seconda della necessità procedurale e nel rispetto della normativa vigente. Il Comune Titolo III Compiti delle istituzioni firmatarie Il servizio Sociale Comunale, su incarico del Tribunale per i Minorenni, attraverso il Servizio Sociale professionale: 4

87 - assicura la protezione del minore attraverso la sua tempestiva collocazione in struttura d accoglienza individuata allo scopo, in relazione alle singole situazioni; - garantisce la tutela sociale del minore e della famiglia, in raccordo con le istituzioni giudiziarie e sanitarie preposte per le istanze cliniche, in tutte le fasi del processo di intervento, allo scopo di ridurre gli effetti negativi del provvedimento; - concorre alla predisposizione degli interventi integrati socio-sanitari; - definisce ed elabora un progetto personalizzato, a favore del minore e della sua famiglia, articolato nei tempi e nelle modalità di attuazione, in sincronia con le diverse fasi del procedimento; - in ogni caso il Comune collabora, secondo le proprie competenze istituzionali con gli altri organi competenti per legge, secondo le indicazioni del Tribunale per i Minorenni. Inoltre al Servizio Sociale del Comune è attribuita dallo Stato la funzione di realizzare azioni in favore del minore sottoposto a provvedimenti dell Autorità Giudiziaria in ambito civile, amministrativo e penale. In questi casi si occupa di: - dare - ove richiesto - supporto alla rete di sicurezza istituzionale in caso di sospetto abuso e/o maltrattamento; - a seguito dell avvenuta conoscenza di un fatto costituente notizia di reato, trasmettere la relativa segnalazione alla Procura competente - presso il Tribunale Ordinario, ovvero presso il Tribunale per i Minorenni a seconda che l indiziato sia un maggiorenne o un minorenne; - disporre e informare il Tribunale per i Minorenni dei provvedimenti urgenti di allontanamento (403 c.c.); - su dispositivo del Tribunale per i Minorenni intervenire in collaborazione con le Forze dell Ordine locali per l esecuzione degli allontanamenti dei minori; - comunicare all Autorità Giudiziaria le iniziative intraprese nei casi già in carico. L'Azienda Sanitaria Locale I servizi territoriali dell'azienda Sanitaria Locale effettuano i seguenti interventi: - sostegno psicologico del minore prima, durante e dopo la fase processuale; - presa in carico dalla rivelazione al trattamento psicologico e sociale, attraverso procedimenti diagnostici e psicoterapeutici per vittima, famiglia e abusante; - presa di contatto con le istituzioni giudiziarie e con gli enti locali al fine di garantire che i tempi e i modi relativi alle iniziative processuali, nonché gli interventi di tutela sociale, siano in sintonia con i bisogni del minore emersi nel contesto clinico; - preparazione, su richiesta dell Autorità Giudiziaria (P.M. o G.I.P. competenti), all incidente probatorio mediante audizione protetta del minore abusato a cura di psicologi opportunamente formati e incaricati; - assistenza medica attraverso medici specialisti dei Servizi territoriali e/o ospedalieri adeguatamente formati e incaricati. La Scuola e i Servizi Educativi per l Infanzia La Scuola e i Servizi Educativi per l Infanzia, che per la quotidianità dei contatti con i bambini rappresentano un fondamentale contesto di osservazione e vigilanza, hanno la possibilità di cogliere segnali di sofferenza e di disagio che i minori manifestano con i loro comportamenti. Oltre ad avere un rapporto costante con il minore, esercitano anche un ruolo che favorisce la 5

88 partecipazione delle famiglie, attivando un rapporto significativo con il bambino e i suoi genitori, impostato sulla fiducia, sulla trasparenza e sul coinvolgimento. È buona regola informare la famiglia su quello che si sta facendo con e per il minore, tranne quando ci si trovi di fronte a situazioni di maltrattamento e abuso o grave pregiudizio. Quando gli operatori scolastici (docenti e non) e educativi osservano atti e carenze che turbano profondamente bambini e bambine, che attentano alla loro integrità fisica, al loro sviluppo psico-fisico, affettivo, intellettivo e morale, che si manifestano attraverso la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di familiari o di terzi, devono saper riconoscere i segnali di malessere e registrarli con accuratezza e segnalare alla Direzione Scolastica, avvalendosi della consulenza dei tecnici dei servizi specialistici della ASL o del Servizio Sociale Tutela minori e adolescenti del Comune. Inoltre il personale scolastico, una volta recepiti i manifesti segni rivelatori di abuso sessuale e maltrattamento, affronta l eventuale rivelazione: - evitando mortificazioni dei minori sorpresi in atti erotizzati; - garantendo al minore la riservatezza in merito ad eventuali confidenze e nel contempo la presa in carico del problema; - mantenendo il più assoluto riserbo circa quanto appreso, che sarà riferito per iscritto dalla Direzione dell Istituto all Autorità Giudiziaria inquirente o alle Forze dell Ordine locali, previo eventuale raccordo con il Servizio sociale e i Servizi Specialistici della ASL. Esso sarà supportato e sostenuto da operatori competenti indicati dai Servizi Sociali e dai servizi specialistici della ASL per la tutela dei minori. Le Forze dell Ordine locali A seguito dell avvenuta conoscenza di un fatto costituente notizia di reato di abuso o maltrattamento su un minore, svolgono una prima attività di indagine e senza ritardo trasmettono la relativa comunicazione alla Procura competente - presso il Tribunale Ordinario, ovvero presso il Tribunale per i Minorenni a seconda che l indiziato sia un maggiorenne o un minorenne. Secondo l art. 403 del Codice Civile, intervengono in collaborazione con il Servizio Sociale comunale per l esecuzione di allontanamenti urgenti, dalle figure adulte fonte di pregiudizio e per il quale si rende necessario un inserimento d urgenza in idonea struttura protetta, anche in assenza di provvedimento della competente Autorità Giudiziaria, qualora la gravità della situazione e l urgenza lo richiedano, in base alla valutazione dei servizi socio sanitari e delle Forze dell Ordine locali. Tale intervento potrebbe richiedere l effettuazione congiunta di accessi domiciliari, qualora si ravvisi un potenziale pericolo per la presenza di minori in situazioni di criticità o per situazioni di potenziale pericolo per gli operatori coinvolti. Il Terzo Settore Sulla base del dettato normativo dell art. 1 comma 3 e 5 e seguenti della legge 328 del 2000, nonché come previsto dall art. 1 comma 2 della legge 149/01, ai soggetti del Terzo Settore (organismi non lucrativi di utilità sociale, cooperative sociali, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni ed enti di patronato, organizzazioni di volontariato e altri soggetti privati operanti nel settore), spettano le funzioni derivanti dalle specifiche competenze e dal ruolo che essi svolgono all interno del settore della tutela minorile, costituendo un potenziamento delle professionalità del Servizio Sociale locale. 6

89 Nello svolgimento dei loro compiti anche gli operatori del terzo settore sono tenuti ad effettuare le comunicazioni previste dalla legge per gli incaricati di pubblico servizio. Titolo IV Durata e rinnovo del Protocollo Il presente Protocollo decorre dalla data di sottoscrizione dopo l approvazione della Giunta Comunale e ha la durata di tre anni, rinnovabile tacitamente. In fede ed in piena conferma di quanto sopra, le parti sottoscrivono come segue: 7

90 Allegati parte integrante del presente Protocollo: 1. protocolli operativi riportanti le procedure per le scuole e i servizi educativi per l infanzia A- B-C; 2. appendice normativa; 3. scheda tecnica sui principali fattori di rischio in un ottica preventiva; 4. schema di denuncia per reati procedibili d ufficio con richiesta di secretazione; 5. schema di segnalazione in caso di elementi/segnali di stato di pregiudizio con richiesta di secretazione. PROTOCOLLO OPERATIVO A PER LE SCUOLE E SERVIZI EDUCATIVI PER L INFANZIA Bassa gravità - Collaborazione del nucleo familiare FASI ATTORI AZIONI RILEVAZIONE DELLA SITUAZIONE ANALISI DELLA SITUAZIONE RILEVATA INVIO DELLA FAMIGLIA AL SERVIZIO TUTELA MINORI Dirigente scolastico Docenti Personale educativo Dirigente scolastico Docenti Personale educativo Servizio Sociale Ente Comunale Tutela Minori Servizio di Neuropsichiatra ASL - TSMREE Dirigente scolastico Famiglia Servizio Tutela Minori Comunicazione dei docenti della classe al Dirigente scolastico della situazione di disagio evidenziato in un minore e per il personale educativo la comunicazione all ente a cui fanno riferimento ed al Dirigente scolastico. Discussione della situazione presentata tra Dirigente scolastico e i docenti della classe al fine di individuare le modalità operative da attuare. Valutazione della necessità di un intervento consulenziale dell equipe del Servizio Sociale Tutela Minori e/o del Servizio di Neuropsichiatria della ASL. Tale intervento viene richiesto: dal Dirigente scolastico, dal Responsabile dei Servizi Sociali o dal Responsabile del Servizio di Neuropsichiatria. Invito alla famiglia da parte del Dirigente scolastico di rivolgersi, per le difficoltà riscontrate, al Servizio Tutela Minori, specificando alla stessa che la scuola anticiperà tale invio al servizio NB: in caso di non collaborazione della famiglia, la scuola sarà tenuta ad una segnalazione ufficiale Comunicazione al Servizio Tutela Minori da parte della Scuola del nominativo della famiglia inviata. Rimando del Servizio Tutela Minori alla Scuola sulla partecipazione o meno della famiglia 8

91 PROTOCOLLO OPERATIVO B PER LE SCUOLE E SERVIZI EDUCATIVI PER L INFANZIA Alta gravità - non collaborazione del nucleo familiare FASI ATTORI AZIONI RILEVAZIONE DELLA SITUAZIONE ANALISI DELLA SITUAZIONE RILEVATA SEGNALAZIONE PRESA IN CARICO COLLABORAZIO NE SUCCESSIVA TRA SERVIZI Dirigente scolastico Docenti Personale educativo Docenti Personale educativo Dirigente scolastico Servizio Sociale Tutela Minori Servizio di Neuropsichiatria ASL Dirigente scolastico Famiglia Servizio Sociale Tutela Minori Servizio di Neuropsichiatria ASL Famiglia Servizio Sociale Tutela Minori Servizio di Neuropsichiatria ASL Tribunale per i Minorenni Famiglia Servizio Sociale Tutela Minori Servizio di Neuropsichiatria della ASL Tribunale per i Minorenni Comunicazione dei docenti della classe al Dirigente scolastico della situazione di disagio evidenziato in un minore e per il personale educativo la comunicazione all ente a cui fanno riferimento ed al Dirigente scolastico. - Discussione della situazione presentata tra Dirigente scolastico e i docenti della classe al fine di individuare le modalità operative da attuare. - Valutazione della necessità di un intervento consulenziale del Servizio Sociale Tutela Minori e/o del Servizio di Neuropsichiatria della ASL. Tale intervento deve essere richiesto dal Dirigente scolastico Convocazione della famiglia da parte del Dirigente scolastico (durante l incontro vengono comunicate alla stessa le condizioni che rendono necessaria una segnalazione ufficiale al Servizio Sociale Tutela Minori) - Trasmissione della segnalazione scritta al responsabile del Servizio Sociale Tutela Minori da parte del Dirigente scolastico, dietro consenso degli esercenti la potestà genitoriale - Convocazione della famiglia - Messa in atto di azioni volte a una preventiva indagine della situazione - Predisposizione di progetti di aiuto alla famiglia e di tutela per il minore. - Eventuale segnalazione alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni (comunicata alla famiglia) - Comunicazione alla scuola del nome dell operatore del Servizio Sociale Tutela Minori che ha preso in carico la situazione e successivamente dei contenuti del progetto predisposto - Predisposizione da parte del Servizio Sociale Tutela Minori di momenti di confronto per aggiornamenti in merito all andamento scolastico, del progetto e degli eventuali provvedimenti del Tribunale per i Minorenni (tali elementi raccolti saranno inseriti nelle relazioni periodiche che il Servizio dovrà inviare all Autorità Giudiziaria) 9

92 PROTOCOLLO OPERATIVO C PER LE SCUOLE E SERVIZI EDUCATIVI PER L INFANZIA Situazioni di maltrattamento e di abuso FASI ATTORI AZIONI RILEVAZIONE DELLA SITUAZIONE ANALISI DELLA SITUAZIONE RILEVATA SEGNALAZIONE PRESA IN CARICO RAPPORTO SCUOLA SERVIZIO TUTELA MINORI Docenti Personale educativo Dirigente scolastico Docenti Personale educativo Dirigente scolastico Servizio Sociale Tutela Minori Neuropsichiatria ASL Dirigente scolastico Servizio Sociale Tutela Minori Neuropsichiatria della ASL Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni (per il civile) e Procura presso il Tribunale Ordinario (per il penale) Servizio Sociale Tutela Minori Tribunale per i Minorenni Servizio Sociale Tutela Minori Scuola Comunicazione dei docenti della classe al Dirigente scolastico della situazione di grave pregiudizio evidenziato in un minore - Discussione della situazione presentata tra Dirigente scolastico e i docenti della classe al fine di individuare le modalità operative da attuare. - Valutazione della necessità di un intervento consulenziale del Servizio Sociale Tutela Minori e/o del Servizio di Neuropsichiatria della ASL. Tale intervento deve essere richiesto dal Dirigente scolastico Trasmissione di segnalazione scritta da parte del Dirigente scolastico alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario con allegate le relazioni scolastiche riportanti gli indicatori di pregiudizio osservati. Segnalazione alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni Comunicazione alla scuola da parte del Servizio Tutela Minori e Famiglia del nome dell operatore che ha preso in carico la situazione e successivamente dei contenuti del progetto predisposto dal Tribunale per i Minorenni 10

93 APPENDICE NORMATIVA DIRITTI DEI MINORI E TUTELA DELL INFANZIA CONVENZIONI INTERNAZIONALI, NORMATIVA NAZIONALE, REGIONALE - Convenzione sui diritti del fanciullo stipulata a New York il 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge n. 176/ Nell Unione Europea (tratto da Commissione Europea: Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Programma UE per i diritti dei minori, Bruxelles, ) La promozione e la tutela dei diritti dei minori è un obiettivo dell'unione Europea messo in primo piano dal Trattato di Lisbona. L'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'unione europea prevede esplicitamente che l'unione debba promuovere la tutela dei diritti dei minori, che sono peraltro sanciti anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea (Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea, GU C 83 del , pagg ). L'articolo 24 della Carta riconosce i minori in quanto titolari di diritti indipendenti e autonomi e prevede che negli atti compiuti da autorità pubbliche e istituzioni private l'interesse superiore del minore debba essere considerato preminente. La promozione dei diritti dei minori discende anche da una serie di impegni internazionali. Tutti gli Stati membri dell'ue hanno ratificato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (consultabile su Le norme ed i principi ivi contenuti devono continuare a guidare le politiche e le azioni dell'unione che possono incidere sui diritti dei minori. Nel 2006, con la comunicazione "Verso una strategia dell'unione europea sui diritti dei minori", la Commissione ha posto le basi per promuovere e tutelare tali diritti nelle politiche interne ed esterne dell'unione. La promozione dei diritti dei minori discende anche da una serie di impegni internazionali. La strategia Europa 2020 elabora per il XXI secolo la visione di un'europa capace di offrire ai bambini di oggi un'istruzione migliore e un migliore accesso ai servizi e alle risorse di cui avranno bisogno per crescere e fare entrare l'europa nel XXII secolo. Con la presente comunicazione la Commissione caldeggia un "Programma UE per i diritti dei minori" per ribadire il vigoroso impegno di tutte le istituzioni europee e degli Stati membri a promuovere, tutelare e rispettare i diritti dei minori in tutte le politiche pertinenti dell'unione e a tradurre tale impegno in atti concreti. In futuro, le politiche UE che hanno ripercussioni dirette o indirette sui minori dovranno essere elaborate, attuate e monitorate nel rispetto del principio dell'interesse superiore del minore sancito dalla Carta UE e dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Azioni della Commissione Europea Nel contesto delle sue politiche di giustizia civile e penale e conformemente alla sua strategia per un'attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea, la Commissione contribuirà a rendere i sistemi giuridici dell'ue più a misura di minore, segnatamente: 1. adottando nel 2011 una proposta di direttiva sui diritti delle vittime che innalzi il livello di protezione delle vittime vulnerabili, tra cui i minori; 2. presentando nel 2012 una proposta di direttiva in materia di garanzie speciali per indagati o imputati vulnerabili, tra cui i minori; 11

94 3. rivedendo entro il 2013 la normativa UE che agevola il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di responsabilità genitoriale, in modo da garantire che siano riconosciute ed eseguite quanto prima nell'interesse dei figli, eventualmente stabilendo norme minime comuni; 4. favorendo l'uso delle direttive del Consiglio d'europa sulla giustizia adattata ai bambini 22 del 17 novembre 2010, e integrandole nei futuri strumenti giuridici del settore della giustizia civile e penale; 5. sostenendo e incoraggiando attività di formazione per giudici e altri professionisti a livello europeo sui modi per favorire una partecipazione ottimale dei minori al sistema giudiziario. La Commissione contribuirà a promuovere la responsabilizzazione e la tutela dei minori nelle situazioni di vulnerabilità, segnatamente: 6. promuovendo lo scambio di buone pratiche e una migliore formazione rivolta a tutori, autorità pubbliche e a quanti operano a stretto contatto con i minori non accompagnati ( ); 7. prestando particolare attenzione ai minori nell'ambito del quadro europeo per le strategie nazionali di integrazione dei Rom, che sarà adottato nella primavera 2011, e promuovendo soprattutto un uso più efficiente dei Fondi strutturali per favorire l'integrazione dei Rom; 8. incoraggiando e sostenendo fermamente tutti gli Stati membri affinché provvedano ad attivare quanto prima la linea di assistenza telefonica diretta per minori scomparsi e i meccanismi di allarme per i minori ( ); 9. aiutando gli Stati membri e le altre parti interessate a potenziare la prevenzione, a rendere i minori più responsabili e partecipi per poter beneficiare al massimo delle tecnologie online, e a contrastare il cyberbullismo, l'esposizione a contenuti dannosi e altri rischi connessi alla navigazione in rete, specie tramite il programma "Safer Internet" e la cooperazione con l'industria incentrata sulle iniziative di autoregolamentazione ( ). 10. L'Unione continuerà ad attuare gli orientamenti dell'ue in materia di promozione e tutela dei diritti del bambino del 2007 improntati alla lotta contro tutte le forme di violenza sui minori e procederà a valutarne l'attuazione. L'Unione attuerà gli orientamenti dell'unione europea sui bambini e i conflitti armati basandosi sulla strategia di attuazione rivista del Coinvolgere e sensibilizzare i minori Nelle due indagini Eurobarometro del 2008 e 2009 il 76% dei minori intervistati dichiara di non sapere di avere precisi diritti e il 79% di non sapere a chi rivolgersi in caso di necessità. Alla domanda su quali azioni dovrebbe avviare l'unione europea per promuovere e tutelare i diritti dei minori, l'88% ha risposto che l'ue dovrebbe informare di più i bambini e gli adolescenti dei loro diritti, e rendere tale informazione accessibile. Riconoscere integralmente i diritti dei minori significa dare loro la possibilità di esprimersi e partecipare alle decisioni che li riguardano. L'articolo 24, paragrafo 1, della Carta esige dall'unione che prenda in considerazione l'opinione dei minori sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità. Le iniziative finora assunte dalla Commissione per consultare e ascoltare i minori sono un punto di partenza verso una loro maggiore partecipazione allo sviluppo e alla realizzazione pratica delle azioni e delle politiche che li riguardano, ad esempio in materia di istruzione, salute e ambiente. Per questo la Commissione intende avvalersi dell'esperienza del Forum europeo per i diritti dei minori e portare avanti la collaborazione non solo con quest'ultimo, ma anche con i pubblici tutori dei minori e altre parti interessate. Perché i minori ricevano informazioni migliori e più efficaci sui loro diritti e sulle pertinenti politiche dell'unione occorrerà consolidare e modernizzare i dispositivi di comunicazione esistenti. Attualmente il portale EUROPA dell'unione europea cura due rubriche di interesse per i più giovani, Link diretti per i bambini e L'angolo degli insegnanti, da cui si accede al materiale proveniente da tutte le istituzioni europee di interesse per i minori. Molto del materiale accessibile da queste pagine si trova anche sui siti delle singole direzioni generali della Commissione o sui siti 12

95 delle altre istituzioni europee. È indubbio tuttavia che attualmente non esista un'informazione esaustiva, consolidata e facilmente accessibile sui diritti dei minori e sulle politiche dell'unione che li riguardano. In Italia i vincoli di legge che rendono obbligatoria la segnalazione delle situazioni in cui i minori sono vittime di reato: - Art. 331 c.p.p.: i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio che, nell'esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di reato perseguibile di ufficio, devono farne denuncia per iscritto, anche quando non sia individuata la persona alla quale il reato è attribuito. La mancata segnalazione costituisce una omissione di atti d ufficio (art. 328 c.p.). - Legge 833/78 Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale : tutti gli operatori socio-sanitari nell esercizio delle proprie funzioni devono vigilare e assumere iniziative a tutela del minore attivando all occorrenza l Autorità Giudiziaria. - Legge 184/1983 Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori e successiva Legge 149/2001 "Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell adozione e dell affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile" : tutti i pubblici ufficiali e gli operatori incaricati di pubblico servizio sono tenuti a segnalare all autorità giudiziaria le situazioni di abbandono morale o materiale a carico di minori. - Legge 216/91 "Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose": per le situazioni di grave rischio l istituzione scolastica è tenuta alla segnalazione delle medesime. Regione Lazio - Assessorato Salvaguardia e Cura della Salute - Settore Interventi di Medicina Sociale, ha approvato con Delibera Giunta Regionale N del Linee- Guida per gli operatori delle aziende Ospedaliere, dei presidi Ospedalieri, delle strutture universitarie e degli istituti scientifici, dei servizi territoriali sociali e sanitari per l'approccio al bambino vittima di violenza e maltrattamento, considerate anche le difficoltà di identificazione in fase iniziale anche su sollecitazione della Procura di Roma (Nota prot. 87 del 16/07/97 ai direttori sanitari degli ospedali e nota del 21/12/98 all'assessore Regionale della Sanità, nota prot. 63/sp del 04/02/99 del Tribunale dei minori di Roma).. L abuso sui minori nella legislazione italiana art. 570 C.P Violazione degli obblighi di assistenza art. 571 C.P. Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina art. 572 C.P. Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli artt. dal 609-bis al 609 decies C.P. introdotti dalla L. 66/1996 (Legge sulla violenza sessuale) artt. dal 600-bis al 600-septies C.P. introdotti dalla L. 269/1998 (Norme contro lo sfruttamento sessuale in danno di minori quali nuove forme di riduzione in schiavitù) 13

96 SCHEDA TECNICA I PRINCIPALI FATTORI E INDICATORI DI RISCHIO IN UN OTTICA PREVENTIVA Definizione di abuso sessuale e maltrattamento L abuso o il maltrattamento sull infanzia è rappresentato da tutte le forme di cattivo trattamento fisico e/o affettivo, abuso sessuale, incuria o trattamento negligente, nonché sfruttamento sessuale o di altro genere, che provocano un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità del bambino, nell ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere. Definizione Organizzazione Mondiale della Sanità (Rapporto O.M.S Violenza e salute ) L'Abuso sessuale La definizione più appropriata per ampiezza e genericità, di "abuso sessuale" sui minori è: "Il coinvolgimento di bambini e adolescenti, soggetti immaturi e dipendenti, in attività sessuali che essi non comprendono ancora completamente, ai quali non sono in grado di acconsentire con totale consapevolezza o che sono tali da violare tabù vigenti nella società circa i ruoli famigliari". Rientrano in questa definizione lo sfruttamento sessuale in senso generale, gli episodi di stupro, incesto e pedofilia. L abuso sessuale comprende tutte le pratiche manifeste o mascherate a cui vengono sottoposti i bambini. Può suddividersi in diversi tipi a seconda del rapporto esistente tra il bambino e l abusante: intrafamiliare: avviene all interno della famiglia di appartenenza dell abusato extrafamiliare: avviene da parte di persone non facenti parte specificatamente della famiglia ma comunque a stretto contatto con essa.(conoscenti, conviventi,ecc in contesti di famiglie allargate) istituzionale: abuso attuato da persone alle quali i minori vengono affidati per ragioni di cura, custodia, educazione, gestione del tempo libero, all'interno di diverse istituzioni ed organizzazioni (insegnanti, medici, assistenti di comunità, allenatori, etc.) di strada: abuso attuato da parte di persone sconosciute sfruttamento: in quest ambito possiamo includere: cyberpedofilia, pedopornografia on line turismo sessuale racket, sfruttamento della prostituzione, commercio organizzato A volte vengono attuate da parte di più soggetti forme plurime di abuso, come per esempio abuso intrafamiliare e contemporaneamente sfruttamento sessuale a fini di lucro, oppure abuso da parte di adulti della famiglia e di conoscenti, etc. Gli abusi sessuali si suddividono in due sottogruppi: abusi sessuali manifesti: sfruttamento sessuale e/o pornografia abusi sessuali mascherati: le pratiche genitali inconsuete, l abuso assistito Il coinvolgimento emotivo dei minori negli abusi Ogni forma di maltrattamento di un minore implica un coinvolgimento emotivo cui conseguono postumi sia immediati che permanenti (anche in assenza di un coinvolgimento fisico) 14

97 E necessario precisare: a) gli indicatori di abuso e di maltrattamento più generici sono riscontrabili anche in altre sindromi che non hanno nulla a che vedere con l abuso b) per una consulenza specifica si può fare riferimento ai servizi specialistici della ASL (TSRMEE UONPI, Consultorio Familiare), del Servizio Sociale Comunale servizio Tutela minori e Adolescenti - e/o a specialisti di riferimento. Come si viene a conoscenza di un abuso Rivelazione esplicita da parte della vittima o informazione diretta dell abuso Informazione indiretta o mascherata dell abuso La rilevazione dell abuso e la valutazione della denuncia nel caso di abuso mascherato il problema principale è quello della rilevazione e quindi della capacità degli operatori di saper riconoscere e cogliere i segnali di disagio espressi più o meno consapevolmente dal minore; nel caso di rivelazione esplicita dell abuso, il problema che si pone è quello della credibilità di chi denuncia. La diagnosi di abuso La diagnosi di abuso è complessa e può essere attuata solo attraverso l analisi attenta del bambino a 360, una valutazione degli aspetti psicologici, fisici e comportamentali della sua esperienza. Pur tenendo conto che in una buona percentuale di casi può manifestarsi come asintomatico, il bambino vittima di abuso di solito manifesta certi comportamenti o sintomi che possono essere considerati come indicatori di una possibile violenza sessuale subita. Per accertare un caso di abuso sessuale sul minore occorre operare un intervento delicato e complesso con un alto livello di coordinamento e collaborazione tra diverse competenze e professionalità, considerando contemporaneamente aspetti fisici e psicologici e aspetti individuali e relazionali, valutando insieme sia la vittima potenziale che il suo potenziale abusante. Indicatori fisici generali di abuso sessuale Segni cutanei (contusioni, graffi, morsi, segni di afferramento) se l abuso è stato compiuto con l ausilio della violenza fisica Sintomatologia fisica o prurito nell area genitale Difficoltà di deambulazione Difficoltà nel mantenimento della posizione seduta Biancheria intima macchiata, strappata Tracce di sangue o di liquido seminale sugli indumenti o sulla cute Gravidanza nella primissima adolescenza in assenza di partner noto Pubertà precoce Indicatori fisici di abuso sessuale individuabili esclusivamente attraverso un esame clinico Presenza di tracce di sperma nella vagina o nel retto Presenza di corpi estranei uretrali, vaginali e/o rettali Lesioni genitali e/o anorettali Dilatazione vaginale o uretrale ingiustificata Infiammazioni, emorragie senza cause organiche evidenti 15

98 Manifestazione di malattie infettive a trasmissione sessuale (gonorrea, clamidia, condilomi acuminati, sifilide, HIV, etc) Indicatori comportamentali di abuso sessuale (psicologici) Possono essere osservati dagli operatori scolastici, sociali e educativi e comunque la valutazione di abuso deve essere fatta da personale altamente specializzato. Passività, sottomissione, paura, sfiducia, ostilità, reattività verso gli adulti e l autorità Assenza di pianto o lamentazione continua Improvvisi e repentini cambiamenti dell umore e/o nel rendimento scolastico Conoscenze e comportamenti sessuali inadeguati per l età Difficoltà a stare in relazione con i coetanei, isolamento sociale (atteggiamenti aggressivi, distruttivi, disinteresse e/o difficoltà verso le attività ludiche) Atteggiamenti seduttivi verso gli adulti Calo del rendimento scolastico Difficoltà di linguaggio e dell attenzione (atteggiamento assente, alta difficoltà di concentrazione e richiesta di costante attenzione da parte dell adulto) Attaccamento indiscriminato e adesivo verso gli estranei, riluttanza a tornare a casa e sottomissione immediata per timore della reazione degli adulti Sdoppiamento di personalità Atteggiamento adultizzato e genitoriale o tra pari con i genitori Massiccia preoccupazione per l ordine e la pulizia, o estrema dipendenza dal giudizio dei genitori Consistenti ritardi nello sviluppo psicomotorio, nel controllo sfinterico, nelle capacità logiche e di pensiero Atteggiamenti autolesivi e distruttivi (farsi spesso male incidentalmente e sembrare incapaci di evitare i pericoli) Comportamento disturbato nei confronti del cibo (anoressia, bulimia, tendenza a non mangiare la merenda portata da casa, a rubare il cibo dal piatto degli altri, a mangiare compulsivamente) Assenze regolari nei giorni delle visite mediche Lamenti o rifiuto di fare attività fisica perché provoca dolore e disagio. Sintomatologia aspecifica di abusi sessuali Una serie di comportamenti che non necessariamente denotano abuso sessuale ma che se si presentano associati ad altri indicatori, possono favorire una diagnosi di abuso sessuale. La valutazione deve sempre essere fatta da operatori specializzati nel settore. Disturbi del sonno (insonnia, incubi anche a sfondo sessuale; pavor nocturnus) Disturbi dell alimentazione Disturbi del controllo degli sfinteri (enuresi, encopresi) Ansia Depressione Fobie Sintomi ipocondriaci Rituali ossessivi (legati soprattutto alla pulizia personale) Disturbi psicosomatici del tratto gastroenterico PTSD - disturbo post-traumatico da stress - si presenta attraverso flashback, numbing, evitamento, hyperarousal 16

99 Indicatori degli abusi sessuali prevalenti in adolescenza Fughe Condotte devianti Abusi di sostanze Condotte autolesionistiche, tentati suicidi Sessualità precoce e promiscua/ inibizione, rifiuto sessuale. Il Maltrattamento Segni indiretti di maltrattamento i segni dell incuria : la scarsa igiene personale e la scarsa cura con cui è tenuto il bambino la denutrizione e il deperimento organico la diseducazione ed il ritardo dello sviluppo fisico e psichico. Segni diretti di maltrattamento Sono quelli che derivano dalla violenza fisica: lesioni cutanee prodotte in tempi diversi, con mezzi e modalità diverse, quali: contusioni ferite ustioni (con sigarette, ferro da stiro, fiamma, liquidi bollenti, corrente elettrica, ecc.) morsicature graffiature compressioni irritazioni cutanee causticazioni altri segni. La storia medica sospetta È spesso difficoltoso valutare la causa di lesioni nei bambini. È risaputo che i minori di frequente incorrono in traumi occasionali, spesso al proprio domicilio, dovuti a scarsa attenzione ai pericoli e, a volte, a inadeguato controllo da parte degli adulti. Tuttavia indicatore di possibile maltrattamento può essere una storia medica sospetta, come nei seguenti casi: ripetuti ricoveri con lesioni da traumi la coesistenza di lesioni ossee di tipo diverso, soprattutto riconducibili all azione di mezzi lesivi diversi, e in fasi evolutive diverse (fratture del cranio e delle ossa lunghe, fratture multiple, fratture costali, etc.) l esistenza di lesioni viscerali interne: lesioni delle prime vie digerenti causate da ingestione di caustici; rottura traumatica del fegato o della milza; ematoma subdurale la incongruenza tra il mezzo o il meccanismo lesivi indicati dai genitori e la reale natura ed effettiva gravità delle lesioni stesse coloro che hanno cura del minore non sono in grado di dare spiegazioni plausibili sulla dinamica che ha prodotto la lesione. Segni associati di maltrattamento psicologico atteggiamenti di rifiuto, di indifferenza, di ostilità, che vengono manifestati dalle figure parentali nei confronti del minore, sia sul piano del contatto fisico che sul piano affettivo 17

100 il bisogno di relazione del piccolo viene negato e questi vive la sensazione del disinteresse, del distacco emotivo, sente di essere svalutato, disprezzato, a volte anche deriso, e ciò determina un rilevante danno alla propria autostima le conseguenze si manifestano nel tempo con un disturbo dello sviluppo psichico: sono alterate la formazione del carattere, l affettività, e perfino le capacità cognitive. Trascuratezza/incuria Indicatori fisici Carenze di cure igieniche Abbigliamento consistentemente inappropriato alla stagione, vestiti troppo larghi o troppo stretti, inadatti a proteggere dal freddo o dal caldo Bambini regolarmente sporchi, che puzzano, che si lavano raramente fino al punto di avere problemi nei rapporti con i compagni Infiammazioni cutanee da pannolino o mancanza di igiene Distensione addominale o chiazze di calvizie in bambini piccoli lasciati sempre sdraiati nella stessa posizione Assenza o carenza di cure sanitarie Affezioni da pidocchi o altri parassiti (acari della scabbia, etc.) che non vengono curati Problemi dentali, acustici o visivi che non vengono curati Mancanza di vaccinazioni regolari o dei necessari controlli medici Scottature o malattie bronchiali e polmonari dovute a eccessiva esposizione al caldo o al freddo Disidratazione e/o malnutrizione Incidenti domestici ripetuti Ripetuti controlli medici e/o ricoveri ospedalieri (Hospital shopping sindrome di Munchausen per procura). Indicatori comportamentali 1 Difficoltà nel condurre una normale vita scolastica Bambini spesso stanchi o che si addormentano in classe perché vanno a letto molto tardi o non dormono di notte (stanchezza permanente o disattenzione) Disattenzione, svogliatezza, incapacità o difficoltà nel fare o terminare i compiti Bambini che distruggono materiale scolastico e rubano ai compagni Bambini che mostrano di avere sempre fame, che elemosinano cibo o rubano le merendine ad altri bambini Assenza o carenza di accudimento Bambini che rimangono a casa per accudire i fratelli e fanno frequenti assenze scolastiche senza reale malattia Bambini molto piccoli affidati alle cure di fratelli o sorelle maggiori di poco più grandi - bambini che gironzolano a lungo nei dintorni della scuola anche dopo l orario di chiusura Bambini abitualmente in ritardo o che vanno a casa prima lamentando sintomi o disturbi 1 Gli indicatori sono tratti da: ROBERTA BRUZZONE, Abusi sessuali: tipologie, rilevamento e percorso di valutazione e di intervento; Alcune Considerazioni in merito alle tecniche per accertare l'abuso sessuale su minore; Indicatori Psicologici e medico-legali degli abusi sui minori, Materiali e dispense per il corso di formazione degli operatori della rete di sicurezza dei servizi territoriali del Comune di Albano Laziale, Progetto Piccole impronte novembre ottobre 2011; FRANCESCO MONTECCHI, Abuso sui bambini: l intervento a scuola. Linee guida ed indicazioni operative ad uso di insegnanti, dirigenti scolastici e professionisti dell infanzia, Franco Angeli, Materiali del CBM di Milano. 18

101 Problemi o ritardi nel linguaggio Uso precoce di droga o alcool Atti di vandalismo e di piccola delinquenza Ricerca di affetto e attenzione da estranei, esibizionismo Iperautonomia, chiusura, rifiuto di aiuto Passività, apatia. La raccolta della rivelazione del minore abusato La raccolta della rivelazione da parte del minore abusato avviene in maniera spontanea quando il minore confida l esperienza vissuta ad un operatore per lui di riferimento. L ascolto tecnico può essere effettuato esclusivamente da professionisti specializzati. Nel caso di rivelazione spontanea: il riconoscimento dell'abuso sessuale sui bambini dipende totalmente dalla disponibilità interiore delle persone a prenderne in considerazione l'esistenza; il bambino vittima di abuso è spesso l unico testimone dell accaduto e se, superate paure e reticenze, ne parla all adulto, questo deve essere disponibile ad ascoltare ciò che il minore gli dice (Sgroi 1982); essendo il bambino suggestionabile, gli adulti devono evitare di porgli domande che possano suggerire le risposte. Il ruolo dell operatore che riceve la rivelazione del minore L operatore (scolastico/educativo/sanitario/di polizia) che riceve la rivelazione di un abuso fisico o sessuale da parte di un minore deve porsi in un atteggiamento di ascolto attivo, favorendo la comunicazione con il minore, garantendogli la riservatezza e contemporaneamente la presa in carico del problema. È importante instaurare con il minore un clima di ascolto, di fiducia e confidenza, incoraggiandolo a parlare senza insistenza e senza mettere in dubbio la veridicità delle sue affermazioni, né formulare domande che contengono già una risposta. Ciò che il minore racconta non deve mai essere messo in dubbio e ci si deve limitare a ribadirgli la fiducia e la disponibilità all ascolto e ad aiutarlo come adulti credibili e di riferimento. Occorre mantenere il riserbo più assoluto su quanto appreso dal minore, che deve essere riferito esclusivamente alla Direzione Didattica e successivamente al Servizio Sociale per la tutela dei minori e adolescenti e all Autorità Giudiziaria. Il monitoraggio della situazione deve essere costante, in quanto a volte i sospetti si dissolvono senza la necessità di tradurli in una segnalazione. Nel caso di sospetto di maltrattamenti o abusi riguardanti un minore, è bene che l operatore condivida i propri dubbi con i colleghi dell equipe multidisciplinare che seguono il minore e con il Dirigente scolastico/responsabile del servizio. Inizierà quindi con un attenta osservazione dei comportamenti e dei segnali di sofferenza del minore che vanno registrati con linguaggio descrittivo, mostrando disponibilità all ascolto del minore e alla riservatezza sulle sue eventuali rivelazioni. In caso di segni evidenti di maltrattamento e di abuso, l operatore deve procedere alla segnalazione immediata all Autorità Giudiziaria. 19

102 Gli operatori di polizia intervengono: Acquisendo sommarie informazioni Effettuando un interrogatorio e/o intervista Effettuando una audizione protetta del minore Acquisendo diverse tipologie di testimonianze Raccomandazioni per gli operatori autorizzati all ascolto del minore: Se interrogati in maniera adeguata, i bambini piccoli hanno buona memoria e possono essere ritenuti attendibili. Suggestionabilità e memoria variano da individuo a individuo, da età ad età, da un contesto all altro, da evento ad evento. È necessario documentare l incontro con il minore (appunti, registrazione audio, audio-video. Quasi sempre l accertamento è irripetibile, in quanto la testimonianza di un minore in generale e in particolare in tema di abuso sessuale è per definizione suscettibile di infinite modificazioni e manipolazioni. È importante trascrivere nella maniera più fedele possibile e al più presto le frasi riportate dal minore, indicando anche giorno, ora e luogo in cui il bambino o adolescente si è confidato. Tale registrazione deve essere conservata al fine di una eventuale testimonianza anche a distanza di anni dalla rivelazione. Occorre conservare gli eventuali materiali elaborati dal minore, quali disegni e testi scritti. In particolare: I bambini in età prescolare: Possiedono una vasta memoria implicita di matrice comportamentale, percettiva ed emotiva molto prima di cominciare a ricordare consapevolmente o di essere in grado di comunicare ciò che ricordano Tendono a recitare i loro ricordi - traumatici e non prima del resoconto verbale. Tutti i bambini piccoli sono in grado di ricordare con precisione. Alcune strategie di interrogatorio inducono i bambini in errore (domande che introducono elementi nuovi o collegati ad altre esperienze coerenti/plausibili) Vi sono differenze dovute all età, soprattutto in relazione al controllo delle fonti dei ricordi. Obbligo di segnalazione o di denuncia In casi di urgenza occorre rivolgersi direttamente agli Uffici di Polizia o alle Stazioni dei Carabinieri. Nelle situazioni in cui il comportamento di un adulto in ambito familiare ripetuto nel tempo configura un reato procedibile d ufficio, come un grave maltrattamento o un abuso sessuale, i Pubblici Ufficiali e gli Incaricati di Pubblico Servizio (compresi dirigenti scolastici e docenti), sono tenuti alla denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario, nonché a segnalare la situazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni per i necessari provvedimenti di tutela. L effetto della denuncia è l avvio del procedimento penale di accertamento della responsabilità dell autore del reato. 20

103 Qualora si venga a conoscenza di un fatto che - se vero - costituisce reato, anche de relato, cioè attraverso notizie riportate da terzi, è obbligatorio sporgere denuncia. Non è tenuto alla denuncia chi è a conoscenza di elementi e/o segnali che possono indicare una situazione di pregiudizio ma di per sé non costituiscono reato (ad es. comportamenti erotizzati dei bambini non associati ad accenni espliciti a violenze e/o ad azioni maltrattanti, abusanti e trascuranti, etc.). In questi casi sono raccomandati ulteriori approfondimenti ricorrendo a professionisti esperti. La trascuratezza e la negligenza vanno invece segnalati per iscritto al Servizio Tutela Minori del Comune. N.B. In caso di trascuratezza e negligenza, i genitori devono essere informati per correttezza e trasparenza della segnalazione effettuata, nel caso invece di sospetto abuso sessuale e/o maltrattamento in ambito familiare, i genitori non devono essere informati. L iter della segnalazione A seguito del ricevimento della segnalazione scritta, il Servizio Sociale prende in carico la situazione e qualora verifichi la sussistenza di un reale pregiudizio, trasmette la stessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni. Su successivo dispositivo dell Autorità Giudiziaria, predisporrà e metterà in atto progetti di aiuto alla famiglia e/o di tutela del minore. Al servizio/istituzione segnalante il Servizio Sociale comunica il nome dell operatore che ha preso in carico la situazione, i contenuti del progetto predisposto che coinvolgono il servizio/istituzione stessa ed i provvedimenti che il Tribunale per i Minorenni via via assumerà. Tutti gli operatori pubblici e gli incaricati di pubblico servizio sono tenuti alla riservatezza rispetto a tali informazioni. Nel caso in cui il minore si presenti con lividi, ecchimosi o altri segni di lesioni, al fine di garantire la tutela del minore la Scuola contatta immediatamente il Pronto Soccorso per l eventuale refertazione e l operatore del Servizio Sociale. In situazioni di particolare gravità il servizio/istituzione è tenuto a contattare la Polizia Giudiziaria oppure la Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, dando comunicazione scritta al Servizio Sociale Minori di tale segnalazione. La Segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale è indispensabile per dare inizio alle indagini al fine di appurare se effettivamente sia stato commesso un reato, inoltre è utile per attivare misure di protezione del bambino. NOTA BENE: In caso di dubbio: il Servizio Sociale competente è a disposizione del servizio/istituzione per consultazioni informali rispetto alla necessità di procedere a segnalazioni. Tali consultazioni non sostituiscono la segnalazione e non liberano i pubblici ufficiali dai propri obblighi. qualora il Servizio Sociale, in relazione agli accertamenti effettuati, riscontri elementi significativi, assume in carico il caso. 21

104 Cose da non fare: non si informa direttamente la famiglia del minore quando vi sono gravi elementi di pregiudizio (segni fisici o rivelazioni di abuso e maltrattamento). Tempi e modi di informazione saranno definiti successivamente tenuto conto delle indicazioni dell Autorità Giudiziaria non si informa la persona indicata dal minore quale presunto autore del maltrattamento o abuso e non gli si chiedono chiarimenti, non si indaga sulla veridicità dei fatti e non si pongono domande al minore o alla persona indicata dal minore né ad altri minori-compagni di scuola su tali fatti. Qualora si ravvisi l ipotesi di un reato soltanto la segretezza della notizia di reato potrà consentire alle autorità inquirenti la raccolta degli elementi di prova. FATTORI DI PROTEZIONE E PREVENZIONE Come ci sono fattori che accrescono la suscettibilità dei minori e delle famiglie al maltrattamento sui minori, ci sono anche fattori che possono fornire un effetto protettivo. Sfortunatamente sono state condotte pochissime ricerche sistematiche su questi fattori di protezione e non sono state ben comprese. La ricerca si è concentrata maggiormente sui fattori di resilienza, cioè, fattori che diminuiscono l impatto del maltrattamento sui minori sulla vittima. Fattori che sembrano facilitare la resilienza includono: attaccamento stabile del minore ai membri adulti della famiglia; alti livelli di attenzione da parte del padre durante l infanzia; il non avvicinarsi a pari che delinquono o che abusano di sostanze; una relazione calorosa e di supporto con un genitore inoffensivo; assenza di stress derivante da abusi subiti. Ci sono poche informazioni circa i fattori che proteggono le famiglie e i minori da nuovi casi di maltrattamento sui minori. Alcuni studi hanno dimostrato come vivere in una comunità con una forte coesione sociale abbia un effetto di protezione e possa ridurre il rischio di violenza, anche quando altri fattori di rischio sono presenti. Sulla base dell attuale conoscenza relativa allo sviluppo del bambino nella prima infanzia, ai fattori di rischio per il maltrattamento sui minori, e all evidenza relativa all efficacia di certe strategie di prevenzione, è chiaro che unità familiari stabili possono essere una potente fonte di protezione per i minori. Una buona educazione dei figli, un forte attaccamento tra genitori e minori, tecniche non corporali positive di disciplina, sono verosimilmente fattori di protezione. Questi elementi apparentemente protettivi dovrebbero essere incoraggiati, specialmente nelle comunità con livelli di coesione sociale bassi. (tratto da Prevenire il maltrattamento sui minori: indicazioni operative e strumenti di analisi", World Health Organisation 2006). 22

105 SCHEMA DI DENUNCIA PER REATI PROCEDIBILI D UFFICIO CON RICHIESTA DI SECRETAZIONE (dati sensibili soggetti alla tutela del D. Lgs. 196/2003) Alla Procura della Repubblica c/o Tribunale per i Minorenni Alla Procura della Repubblica c/o Tribunale Ordinario Al Commissariato Pubblica Sicurezza Oppure Al Comando dei Carabinieri Località Oggetto: segnalazione relativa al/alla minore... Nato/a a...il... Figlio/a di...e di... Residente a...in Via... La relazione deve contenere le seguenti informazioni: - Dati anagrafici relativi al minore e alla sua famiglia (anche conviventi, se conosciuti) - Indicazione della scuola frequentata - Indicazione del modo e dei tempi in cui si è venuti in contatto con il minore - Descrizione chiara e obiettiva del fatto rilevato, del comportamento e dell atteggiamento manifestato dal minore in classe/altrove - Indicazione della situazione familiare (se conosciuta), ovvero della composizione familiare - indicazione della situazione abitativo-socio-lavorativa del minore e dei suoi familiari ed estremi per contattare il minore e la famiglia - Trascrizione, se possibile parola per parola, delle dichiarazioni del minore con la data e il luogo in cui sono state rilasciate - Documentazione eventualmente esistente (es. disegni, testi scritti del minore...) - Indicare tutte le persone che possono confermare parte o tutte le osservazioni sopra riportate. Data FIRMA 23

106 SCHEMA DI SEGNALAZIONE IN CASO DI ELEMENTI/SEGNALI DI STATO DI PREGIUDIZIO CON RICHIESTA DI SECRETAZIONE (dati sensibili soggetti alla tutela del D. Lgs. 196/2003) Alla Procura della Repubblica c/o Tribunale per i Minorenni Alla Procura della Repubblica c/o Tribunale Ordinario di Alla Responsabile del del Comune di Oggetto:segnalazione relativa al/alla minore... Nato/a a...il... Figlio/a di...e di... Residente a...in Via... La relazione deve contenere le seguenti informazioni: - Dati anagrafici relativi al minore e alla sua famiglia (anche conviventi, se conosciuti) - Indicazione della scuola frequentata - Indicazione del modo e dei tempi in cui si è venuti in contatto con il minore - Descrizione chiara ed obiettiva del fatto rilevato, del comportamento e dell atteggiamento manifestato dal minore in classe - Indicazione della situazione familiare (se conosciuta), ovvero della composizione familiare - Indicazione situazione abitativo-socio-lavorativa del minore e dei suoi familiari ed estremi per contattare il minore e la famiglia - Trascrizione, se possibile, parola per parola, delle dichiarazioni del minore con la data e il luogo in cui sono state rilasciate - Documentazione eventualmente esistente (es. disegni, testi scritti del minore...) - Indicazione di tutte le persone che possono confermare parte o tutte le osservazioni sopra riportate. Data FIRMA 24

107 REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N DEL 16/10/2013 STRUTTURA PROPONENTE STRUTTURE AMMINISTRATIVE GIUNTA REGIONE LAZIO Direzione Regionale: INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE Area: DIF. DEL SUOLO E MITIG. RISCHIO IDROGEOLOGICO Prot. n. del OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: L.R. 7 ottobre 1996, n Presa d'atto della Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali dell'autorità dei Bacini Regionali del Lazio. (GRAZIANI ANTONIO) (BIANCHINI ANTONIO) (D. NOVELLO) (R. DE FILIPPIS) L' ESTENSORE IL RESP. PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE RESPONSABILE IL DIRETTORE REGIONALE ASSESSORATO PROPONENTE INFRASTRUTTURE, POLITICHE ABITATIVE, AMBIENTE (Refrigeri Fabio) L'ASSESSORE DI CONCERTO IL DIRETTORE L' ASSESSORE IL DIRETTORE L' ASSESSORE ALL'ESAME PREVENTIVO COMM.NE CONS.RE COMMISSIONE CONSILIARE: VISTO PER COPERTURA FINANZIARIA: Data dell' esame: con osservazioni senza osservazioni IL DIRETTORE DELLA RAGIONERIA SEGRETERIA DELLA GIUNTA Data di ricezione 18/11/ prot. 308 ISTRUTTORIA: IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO IL DIRIGENTE COMPETENTE IL SEGRETARIO DELLA GIUNTA IL PRESIDENTE Pagina 1 / 2 Richiesta di pubblicazione sul BUR: SI

108 Oggetto: L.R. 7 ottobre 1996, n Presa d'atto della Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali dell'autorità dei Bacini Regionali del Lazio. LA GIUNTA REGIONALE Su proposta dell Assessore alle Infrastrutture Ambiente e Politiche Abitative; VISTO lo Statuto della Regione Lazio; Vista la legge regionale 18 febbraio 2002, n 6, e successive modifiche recante Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza ed al personale regionale ; VISTO il D.L. 30/12/2008 n 208 convertito con L. n. 13 del 27/02/2009 Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell ambiente, che al comma 1 dell art 1 recita: [ ] le Autorità di Bacino di cui alla legge 18 Maggio 1989 n 183, sono prorogate fino alla data di entrata in vigore del DPCM di cui al comma 2 dell art 63 del presente Decreto ed al comma 2 del medesimo art 1 [ ] sono fatti salvi gli atti posti in essere dalla Autorità di Bacino di cui al presente articolo dal 30 Aprile 2006 ; VISTO il comma 2 dell art 15 della L.R. 39/96 nel quale dispone che Per gli aggiornamenti del piano dei bacini regionali che non costituiscono variante al piano stesso l autorità dei bacini regionali approva entro il 31 Marzo di ogni anno una relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali. La relazione è trasmessa alla Giunta Regionale per la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio ; VISTA la deliberazione del Comitato Istituzionale dell Autorità dei Bacini Regionali del Lazio n. 1 del 23/07/2013 di Approvazione della Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali, redatto dalla Segreteria Tecnico-Operativa dell Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, aggiornata al 30 giugno 2013; RITENUTO di prendere atto della deliberazione del Comitato Istituzionale dell Autorità dei Bacini Regionali del Lazio sopra indicata e di procedere, per quanto disposto dal comma 2 dell art, 15 della L.R. 39/96 alla pubblicazione nel B.U.R.L; DELIBERA Per quanto espresso in premessa, che si intende integralmente riportato e costituisce parte sostanziale della presente deliberazione: 1. Di prendere atto dell allegata deliberazione del Comitato Istituzionale dell Autorità dei Bacini Regionali del Lazio n. 1 del 23/07/2013 di Approvazione della Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali, redatto dalla Segreteria Tecnico-Operativa dell Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, aggiornata al 30 giugno 2013, parte integrante e sostanziale del presente atto. La presente deliberazione è pubblicata, per quanto disposto al comma 2 dell art 15 della L.R. 39/96, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Il PRESIDENTE pone ai voti,a norma di legge, il su esteso schema di deliberazione che risulta approvato all unanimità Pagina 2 / 2

109 AUTORITA DEI BACINI REGIONALI DEL LAZIO COMITATO ISTITUZIONALE REFRIGERI Fabio CIVITA Michele CUSANI Armando MEROI Marcello PATRIZI Giuseppe POSTIGLIONE Umberto RICCI Sonia SARTORE Alessandra Assessore Regionale Infrastrutture, Politiche Abitative, Ambiente (Presidente delegato) Assessore regionale alle Politiche del Territorio, Mobilità, Rifiuti Presidente (delega Arch. Provincia Cardarello di Latina ) (delega Ass.re Fabio Martellucci) Presidente della Provincia di Viterbo (delega Vice-Presidente e Assessore Ambiente P. Equitani) Commissario Straordinario Provincia di Frosinone Commissario Straordinario Provincia di Roma (delega Vice Commissario Dott.ssa Clara Vaccaro) Assessore regionale all Agricoltura, Caccia e Pesca Assessore regionale alle Politiche del Bilancio, Patrimonio e Demanio (delega Dott.ssa Alma Rossi) Presente Assente Presente Presente Presente Presente Assente Presente Partecipa alla riunione ai sensi della L.R. 39/96 art. 7, comma 2, lettera d) il Segretario Generale Ing. Bruno Placidi. Assiste con funzioni di Segretario verbalizzante l Arch. Antonio Bianchini della Segreteria Tecnicooperativa Deliberazione n. 01 / 23 Luglio 2013 Oggetto: L.R. 39/96 art. 11- Approvazione della Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali.

110 Autorità dei Bacini Regionali del Lazio - Comitato Istituzionale Deliberazione n 1 del 23 Luglio 2013 IL COMITATO ISTITUZIONALE Su proposta del Presidente VISTO il D.L. 30/12/08 n. 208 Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell ambiente che, nelle more della costituzione dei Distretti Idrografici ex Decreto Legislativo 152/06, proroga le Autorità di Bacino di cui alla L. 183/89 fino all entrata in vigore del previsto D.P.C.M. ; VISTA la legge regionale 7 ottobre 1996 n.39 che disciplina l Autorità dei Bacini Regionali del Lazio; RILEVATO che l art. 15, comma 2 della citata L.R. 39/96, dispone che Per gli aggiornamenti del piano dei bacini regionali che non costituiscano variante al piano stesso, l'autorità dei bacini regionali approva entro il 31 marzo di ogni anno una "relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali"; CONSIDERATO che l attività generale di pianificazione dell Autorità dei Bacini regionali del Lazio, in considerazione delle dinamiche e delle criticità territoriali, è al momento concentrata sulle tematiche di settore relative al dissesto idrogeologico ed alla tutela della risorsa idrica; CONSIDERATO che tali adempimenti comportano attività propedeutiche di indagine territoriale, di studio, di redazione dello specifico atto di pianificazione e delle attività conseguenti di verifica ed istruttoria in ordine alla compatibilità delle attività antropiche a quanto disposto nella pianificazione medesima; PRESO ATTO che la Segreteria Tecnico-Operativa dell Autorità dei Bacini regionali del Lazio ha predisposto in merito una esplicativa relazione circa l attività di pianificazione svolta e lo stato di attuazione del Piano di Bacino; All unanimità D E L I B E R A 1. Per quanto disposto all art. 15, comma 2, della L.R. 39/96, di approvare l allegata Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali redatto dalla Segreteria Tecnico-Operativa dell Autorità dei Bacini regionali del Lazio ed aggiornata al 30 giugno La Relazione sullo stato di attuazione del piano dei bacini regionali è trasmessa alla Giunta Regionale per la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio. Pagina 2 di 3

111 Autorità dei Bacini Regionali del Lazio - Comitato Istituzionale Deliberazione n 1 del 23 Luglio 2013 La presente deliberazione è redatta in tre copie originali Il Segretario verbalizzante Arch. Antonio Bianchini Il Presidente Assessore Regionale alle Infrastrutture, Politiche Abitative, Ambiente Ing. Fabio Refrigeri Pagina 3 di 3

112 AUTORITA DEI BACINI REGIONALI DEL LAZIO L.R. 39/96 art. 15 c. 2 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA aggiornamento Giugno 2013

113 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 L art. 15 c. 2 della L.R. 39/96, dispone circa la redazione delle relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano di Bacino. Con il presente documento si forniscono pertanto gli elementi per una conoscenza, seppure non di dettaglio, delle attività pregresse ed in corso di esecuzione, di competenza di questa Autorità di Bacino. Rispetto alle precedenti versioni, nella presente relazione non sono stati riportati i paragrafi relativi alle competenze ed agli Organi costituenti l Autorità, ritenendo più utile fornire tali elementi, di carattere invariante, con diverso documento(cfr Riferimenti normativi, strumenti di piano, organi, strutture e risorse ed. Giugno 2013).

114 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 SOMMARIO 1. PRINCIPALI ATTIVITA SVOLTE DALLA COSTITUZIONE AL Il Dissesto Idrogeologico ed il Piano di Assetto (P.A.I.) 1.2. Il Bilancio Idrico e il Piano per la Tutela Quantitativa della risorsa idrica (P.T.Q.) 2. PRINCIPALI ATTIVITA SVOLTE NEL PERIODO Gli Organi Il Comitato Istituzionale Il Comitato Tecnico 2.2. Le Direttive Comunitarie La Direttiva 200/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque) La Direttiva 2007/60/CE (Rischio Alluvioni) 2.3. La Struttura: La Segreteria Tecnico-Operativa (STO) L Attività di Piano Piano stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) Bilancio Idrico e Piano Tutela Quantitativa (PTQ) Istruttoria delle Gare d Appalto Gestione Ordinaria : I Pareri Inquadramento Generale Pareri Idraulici Pareri Gravitativi e Bilancio Idrico Pareri VAS e Strumenti Urbanistici La Consulenza Istituzionale 2.4. Le Risorse Umane, Strumentali e Finanziarie Risorse Umane Risorse Strumentali Risorse Finanziarie via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 1 di 29

115 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO PRINCIPALI ATTIVITA SVOLTE DALLA COSTITUZIONE AL 2010 Le attività conoscitive intraprese nella fase iniziale, al fine di poter disporre di una panoramica sullo stato quali-quantitativo delle acque e della sicurezza in ordine ai dissesti gravitativi ed idraulici, sono state sviluppate nell ambito delle principali tematiche in materia di difesa del suolo (dissesti idrogeologici), oltre ai primi approcci circa l identificazione del bilancio idrico degli apparati vulcanici (Vulsini, Sabatini, e Castelli Romani), monitoraggio qualitativo delle acque ed altre attività di supporto tecnico-informatico, come di seguito riportato: Cod. Titolo Società consulenti-fornitrici ST00 Sistemazione Idrogeologica dei fiumi VAMS Marta, Mignone,ecc. ST01 Sistemazione Idrogeologica del fiume A.I. Engineering Arrone ST02 Progetto monitoraggio qualiquantitativo Consulint International delle acque superficiali e di falda ST03 Sistema idrico Lazio Nord C.Lotti ST04 Struttura Banca Dati Alphaconsult ST05 Qualità Litorali e Catasto Reflui Halcrow-Lotti ST06 Sistemazione idrogeologica bacini Hydrodata minori ST07 Usi del Suolo Telespazio ST08 Bilancio idrico lago di Bracciano Aquaital ST09 Disponibilità idriche superficiali e Ing.Marcello Minimi Vitali ST10 Bilancio idrico laghi di Nemi e Albano C.Lotti ST11 Aggiornamento Banca Dati Alphaconsult ST12 Acquisizione dati statistici e cartografia 91 ISTAT Tali attività di studi, di raccolta dati e di analisi territoriali, hanno fortemente impegnato l Autorità, seppure nel limite della sempre scarsa disponibilità economica. Concluso il primo ciclo di studi preliminari, necessari per un approccio conoscitivo del territorio di competenza ed alla sua caratterizzazione circa le tematiche di competenza, le attività di approfondimento hanno assunto carattere propedeutico per la predisposizione di un Piano di Bacino, strutturato per stralci tematici. Su tutte, anche seguito delle sopraggiunte disposizioni normative (e delle scadenze ivi indicate) è stata preminente l attività di individuazione e classificazione delle aree soggette a pericolo/rischio idrogeologico di cui allo stralcio tematico del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) che, negli anni e nelle more dell approvazione del Piano, ha permesso reiterati aggiornamenti delle Norme di salvaguardia del PAI medesimo. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 2 di 29

116 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Notevole impegno ha richiesto inoltre l attività di ricognizione ed elaborazione dati collegata alla gestione della risorsa idrica, al fine di pervenire sia ad una sistematizzazione univoca dei dati raccolti (frammentati in varie banche dati afferenti alle singole strutture ed enti competenti in materia), sia ad una pianificazione organica degli ambiti a maggiore criticità, nel rispetto della salvaguardia ambientale e delle attese di sviluppo socio-economico. Di fatto, si sono identificati due fronti operativi sui quali far convergere le attività di studio e di pianificazione: il dissesto idrogeologico e il bilancio idrico. Di entrambi, nel seguito si riportano brevemente le principali attività: 1.1 Il Dissesto Idrogeologico ed Il Piano di Assetto (P.A.I.) Il Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI), redatto ai sensi degli artt.11 e 12 della L.R.39/96, è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale l Autorità dei Bacini Regionali del Lazio (di seguito denominata ABR) individua, nell ambito del proprio territorio, le aree da sottoporre a tutela per la prevenzione e la rimozione delle situazioni di rischio, e pianifica e programma sia gli interventi finalizzati alla tutela e alla difesa delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture e del suolo dal rischio di frana e d inondazione, sia le norme d uso del territorio. Le finalità del PAI, secondo quanto indicato all Art. 3, comma 1 ed all Art. 17, comma 3 della Legge 183/89, riguardano: la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture dai movimenti franosi, dalle valanghe e da altri fenomeni di dissesto; la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d acqua; la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi d invaso, vasche di laminazione, casse d espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere e degli impianti nel settore idrogeologico e la conservazione dei beni; la regolamentazione dei territori interessati dagli interventi ai fini della loro tutela ambientale, anche mediante la determinazione dei criteri per la salvaguardia e la conservazione delle aree demaniali, e la costituzione di parchi fluviali e di aree protette. In attuazione alle disposizioni normative, il PAI affronta, quale piano stralcio di settore, la problematica relativa alla difesa del suolo, in stretta connessione con gli aspetti pianificatori, di difesa dei versanti e di regimazione idraulica. Il PAI prevede la ricognizione e classificazione di dissesti gravitativi ed idraulici, la loro successiva trasposizione cartacea, l individuazione delle aree a rischio ricadenti in fasce a pericolosità differenziata, la conseguente normativa di attuazione nonché l individuazione degli interventi necessari per l eliminazione e/o mitigazione del rischio idrogeologico. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 3 di 29

117 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Ovviamente, l approccio previsto dalla normativa (L.R. 39/96 art.11) è quello tipico della concertazione istituzionale: successivamente alla elaborazione dello strumento di piano, si procede alla sua condivisione con gli Enti Locali che nell ambito di una Conferenza di Programma formulano osservazioni, integrazioni e modifiche, richiedendone l eventuale introduzione nello strumento di piano medesimo. Nel seguito si elencano, in estrema sintesi, le ulteriori attività di studio ed indagine territoriale di maggiore rilevanza, effettuate fino a giugno Sviluppo della regionalizzazione delle portate e dei volumi di piena dei bacini regionali; 2002 Aggiornamento del piano stralcio per l assetto idrogeologico relativamente alla difesa idraulica dei bacini regionali minori area nord; 2002 Approfondimenti del Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico relativi a dissesti idraulici in aree di attenzione prioritarie. Fosso CARELLA+ Canale Acque Alte Fosso S. Angelo e Brivolco fino all Ufente Canale S. Magno +Lago di Fondi; 2003 Studio idraulico dei bacini che interessano i monti della Tolfa con foce a mare nel tratto di litorale, intensamente urbanizzato, compreso tra Civitavecchia e Santa Severa: Fosso Fiumarette, Fosso dell Infernaccio, Fosso Malpasso, Fosso Marangone, Fosso delle Guardiole, Fosso Ponton del Castrato, Fosso Santa Maria Morgana, Fosso di Valle Semplice, Fosso di Castelsecco, Fosso di Ponte Nuovo, Rio Fiume, Fosso Eri Rilievi, studi e ricerche finalizzati all aggiornamento del Piano di Assetto Idrogeologico per la difesa idraulica dei bacini regionali minori in aree di attenzione prioritarie Area Sud: Canale Cicerchia e relative pertinenze significative; 2003 Rilevamento, verifica in campo ed elaborazione dei dati dei dissesti per la realizzazione della carta della pericolosità e del rischio delle aree rilevate (circa 250 Kmq) ricadenti in area di attenzione geomorfologica ; 2004 Approfondimenti del Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico. Individuazione dei livelli di pericolosità e di rischio con particolare riferimento all area compresa tra il Fiume Marta e l abitato di Tarquinia Lido; 2004 Aggiornamento delle aste fluviali naturali ed artificiali e delle pertinenti aree di attenzione del Piano d Assetto Idrogeologico (PAI) area Nord; 2004 Modellazione idraulica del Fiume Arrone e definizione dei fabbisogni idrici e dei prelievi compatibili con il MDV nel territorio dei Colli Albani; 2005 Rilevamento, verifica in campo ed elaborazione dei dati dei dissesti per la realizzazione della carta della pericolosità e del rischio delle aree rilevate (circa 120 Kmq) ricadenti in area di attenzione geomorfologica ; 2006 Definizione del reticolo idrografico dei bacini regionali Nord e l implementazione del Sistema Informativo Territoriale dell Autorità dei Bacini Regionali; via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 4 di 29

118 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO Censimento delle opere di difesa nelle aree a rischio gravitativo; 2010 Analisi geomorfologico-idrauliche di alcune aree soggette a scolo meccanico nella Pianura Pontina corrispondenti ai seguenti bacini idrografici: Striscia, Vettica, Olevola, Pantani da Basso e Cannete- Ceccaccio; 2010 Rilevamento geomorfologico finalizzato all individuazione delle pericolosità da dissesto gravitativo ed idraulico nel territorio dell Arcipelago Pontino; 2010 Analisi geomorfologico-idraulica finalizzata all individuazione delle pericolosità idrauliche nel territorio della Pianura Pontina (Dx Via Appia) in aree a scolo meccanico già classificate in attenzione idraulica dal Piano di Assetto Idrogeologico; 1.2 Il Bilancio Idrico e Il Piano Per La Tutela Quantitativa della Risorsa Idrica (P.T.Q.) L Autorità di Bacino provvede, tra l altro, alla definizione e all aggiornamento del bilancio idrico nonché all adozione delle misure per la pianificazione dell economia idrica, in attuazione dell articolo 3 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 (comma 2 lettera b), dell art. 3 della L.R. 39/96) ed all art. 95 e segg. Del D.L.vo 152/06. Negli ultimi decenni le aree vulcaniche e costiere, caratterizzate da falde facilmente raggiungibili, sono state sfruttate senza tenere conto dell entità delle risorse ospitate negli acquiferi sotterranei e della loro possibilità di ricarica. In relazione agli adempimenti di legge, l Autorità dei Bacini Regionali del Lazio ha attivato degli studi specifici di settore, propedeutici alla realizzazione della pianificazione dell uso compatibile della risorsa idrica. Gli studi idrogeologici a carattere regionale sono la premessa fondamentale per individuare gli squilibri e i depauperamenti delle falde; Tali provvedimenti hanno posto le basi per l elaborazione di uno specifico strumento di pianificazione (Piano della Tutela Quantitativa P.T.Q.), finalizzato alla salvaguardia della risorsa idrica, capace di tenere conto delle giuste istanze della cittadinanza, dello sviluppo socio economico dell area e di ben definiti obiettivi di salvaguardia ambientale. Il Piano di Tutela Quantitativa costituisce stralcio attuativo della più ampia pianificazione regionale diretta alla tutela quantitativa della risorsa idrica di cui all articolo 19 delle Norme di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTA) approvato con Deliberazione del Consiglio regionale 27 settembre 2007, n 42 e pubblicato sul BURL 10 dicembre 2007, n 34. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 5 di 29

119 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 La delimitazione idrogeologica degli acquiferi vulcanici da indagare coinvolge in eguale estensione, sulla base della delimitazione del bacino idrografico, i territori di competenza dell Autorità di Bacino del Fiume Tevere e dell Autorità dei Bacini Regionali (solo marginalmente interessa nel settore Albano l Autorità di Bacino del Liri-Garigliano e Volturno). Per agevolare le necessarie azioni ed ottimizzare i prodotti tecnicoscientifici, nonché per un opportuno sinergismo economico, è stato stipulato tra le due Autorità di Bacino e la Regione Lazio, un apposito protocollo di intesa Per la definizione dl bilancio idrico e la tutela degli acquiferi dei Monti Vulsini-Cimini-Sabatini e dei Colli Albani e del delta Fluviale (04/12/2001), costituendo esempio di profonda e costruttiva collaborazione di attività di ricerca e pianificazione coordinata tra strutture preposte alla pianificazione e programmazione territoriale. Il bilancio dei sistemi idrogeologici vulcanici e in particolare dei Colli Albani, risulta in varia misura alterato dai prelievi, con preoccupanti effetti sulla quantità e qualità della risorsa idrica. L attuale regime di sfruttamento di tale risorsa sta determinando da tempo un fenomeno di progressivo abbassamento del livello idrometrico di laghi di Castel Gandolfo e di Nemi, con grave danno ambientale che si somma ai fenomeni di crisi idrica registrati negli ultimi anni in quest ambito territoriale. Per dare una risposta adeguata e in tempi rapidi alla crisi idrica, sia in relazione all attuazione delle Misure di Salvaguardia, sia nel quadro degli adempimenti di legge circa la definizione e la tutela del bilancio idrico, una volta individuati gli ambiti territoriali particolarmente critici, la Regione Lazio ha provveduto, mediante un protocollo quadro con le Amministrazioni tematicamente e territorialmente competenti promosso via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 6 di 29

120 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 dall Autorità di Bacino del Fiume Tevere e dall Autorità dei Bacini Regionali, a coordinare le principali linee di azione. E stato quindi definito un protocollo quadro finalizzato al ristabilimento degli equilibri idrodinamici degli acquiferi dei Sistemi idrogeologici più compromessi. Tale protocollo (Del. Comitato Istituzionale n. 4 del 13/12/2005 ratificato con DGR n 785 del 31/10/2006) si attua mediante cinque protocolli d intesa stralcio, relativi alle seguenti strutture idrogeologiche: Sistema acquifero dei Colli Albani ; Area di Tivoli-Guidonia (Bacino delle Acque Albule); Monti Sabatini (tutela del Lago di Bracciano e territori limitrofi); Monti Vulsini, Cimini e Vicani (tutela del Lago di Bolsena e territori limitrofi); Monti Lepini, Ausoni, Aurunci e aree costiere del Lazio meridionale. In particolare, per quanto attiene l Area dei Colli Albani, si è attivato il relativo Protocollo Stralcio nel quale è previsto il perseguimento dei seguenti obiettivi prioritari: a) la completa riorganizzazione in un unica banca dati dei diversi archivi delle concessioni e delle autodenunce (Legge 275/93) residenti presso gli Uffici Regionali Decentrati (ex Genio Civile), l Area Risorse Idriche della Regione Lazio, le Province e le Autorità di Bacino; b) l esecuzione di confronti incrociati dei dati delle concessioni e delle autodenunce con il reale uso del territorio e l idroesigenza stimata per l individuazione dei settori su cui programmare ed eseguire sopralluoghi di verifica, con particolare riferimento alle aree critiche ; c) la verifica in loco delle caratteristiche e dell uso reale delle opere di captazione nelle aree critiche, dove risulta evidente la necessità di una rinegoziazione dei prelievi e/o la realizzazione di interventi strutturali di sostegno; d) la creazione e la gestione coordinata tra i diversi Uffici di uno specifico Sistema Informativo Territoriale delle Concessioni e Autorizzazioni al prelievo, con funzionalità multiple (archivio, gestione dei canoni, monitoraggio degli usi ecc..); e) la rimodulazione dei prelievi nelle aree critiche, basata su principi di risparmio idrico e uso ottimizzato delle risorse; f) la razionalizzazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile anche mediante opportuni interventi strutturali; g) la razionalizzazione dello sfruttamento delle acque utilizzate nell industria e in agricoltura in conformità con le reali esigenze colturali irrigue e dei cicli produttivi, nel rispetto delle esigenze di mantenimento degli equilibri idrodinamici delle acque superficiali e sotterranee; h) la creazione dello sportello unico delle acque residente presso la Regione e le Province, con il doppio scopo di facilitare le procedure burocratiche di rilascio delle concessioni e di consentire un costante controllo e monitoraggio delle risorse idriche e del loro uso; via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 7 di 29

121 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 i) la realizzazione e l attivazione della rete di monitoraggio quantitativo da integrare con quello qualitativo di competenza dell ARPA Lazio; j) la definizione di linee guida da recepire nel piano di gestione delle acque per la salvaguardia del lago Albano, già definito Sito di Importanza Comunitaria. Al fine di fronteggiare nell immediato la criticità manifestatasi con particolare gravità negli acquiferi vulcanici, L Autorità dei Bacini Regionali ha emanato apposite Norme di Salvaguardia a tutela della risorsa idrica ed in particolare: Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 3 del 21/11/2003 Individuazione e classificazione delle aree a regime idraulico ed idrogeologico alterato nell ambito degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini (presa d atto con DGR n del 05/12/2003). Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 5 del 29/10/2004 Misure di salvaguardia a tutela della risorsa idrica degli acquiferi vulcanici dei monti Vulsini, Cimini e Vicani. Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 1del 26/10/2006 Riapprovazione delle Misure di salvaguardia nell ambito degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini. Nelle stesse norme, nella prospettiva di un graduale recupero delle situazioni di crisi, e della forte riduzione (talvolta azzeramento) delle portate sorgive nei corsi d acqua, sono stati definiti, in via preliminare, i quantitativi massimi ammissibili di sfruttamento delle risorse idriche sotterranee dei diversi bacini idrogeologici. I valori di tali soglie sono stati fissati transitoriamente, per impedire l aggravamento della crisi idrica in attesa della definizione e dell attuazione di uno specifico piano. Tali provvedimenti hanno posto le basi per l elaborazione di uno specifico strumento di pianificazione finalizzato alla salvaguardia della risorsa idrica, capace di tenere conto delle giuste istanze della cittadinanza, dello sviluppo socio economico dell area e di ben definiti obiettivi di salvaguardia ambientale. L esigenza di definire e tutelare il bilancio idrico veniva già richiamata dalla Legge 183/89 ove alla lettera d dell art.10 prevedeva che le Regioni provvedono alla elaborazione, adozione e approvazione dei Piani di bacino di rilievo regionale nonché all approvazione di quelli di rilievo interregionale. La medesima Legge (lettera h dell art. 3) individua tra le attività di programmazione, di pianificazione e di attuazione delle AdB: il risanamento delle acque superficiali e sotterranee allo scopo di fermare il degrado assicurare la razionale utilizzazione per le esigenze dell alimentazione, degli usi produttivi, del tempo libero, della ricreazione e del turismo. Nella Legge 183/89 (lettera i dell art. 3) si richiamano ancora, tra le attività di programmazione di pianificazione e di attuazione delle Autorità di Bacino, la razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde garantendo comunque che l insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso vitale negli alvei sottesi... Indicazioni analoghe vengono fornite dalla L. 36/94 Disposizioni in materia di risorse idriche, con particolare riferimento all art. 3 che prevede che l Autorità di Bacino competente definisce ed aggiorna il bilancio idrico diretto ad assicurare l equilibrio fra le disponibilità di risorse reperibili o attivabili nell area di riferimento ed i fabbisogni per i diversi usi ; via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 8 di 29

122 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 La tematica viene ripresa in ambito regionale dalla L.R. 39/96. La possibilità di adottare misure volte a regolamentare i prelievi attraverso la concessione idrica, anche attraverso la revisione delle concessioni già assentite è disciplinata negli articoli 95 e 96 del D. Lgs 152/06. E evidente che il raggiungimento degli obiettivi sopra elencati è possibile solo se le azioni previste possono essere inquadrate e supportate da uno specifico Piano di settore circa la salvaguardia della risorsa idrica, capace di tenere conto delle giuste istanze della cittadinanza, dello sviluppo socio economico dell area e di ben definiti obiettivi di salvaguardia ambientale. Ciò è stato possibile grazie all ultimazione delle indagine tecnico-scientifiche propedeutiche, dalle quali, acquisiti i principali parametri tra cui la dinamica idrogeologica, l entità dell emungimento suddiviso per uso potabile, agricolo, industriale e domestico, l uso del suolo ed il fabbisogno idrico presunto, l infiltrazione efficace e il catasto delle concessioni in atto, è stato possibile ipotizzare vari scenari di intervento, dai quali estrarre quello caratterizzato da un miglior rapporto costi/benefici sulla proiezione a medio termine. Su tale base, è stata redatto un progetto di Piano stralcio per la Tutela Quantitativa riferito allo stralcio geografico dell area dei Colli Albani (PTQ-Albani). Al fine di evitare disallineamenti temporali tra le due Autorità di Bacino ed eventuali discostamenti nell articolato normativo conseguenti a possibili emendamenti nella fase di adozione-approvazione dell atto di pianificazione da parte delle due Autorità, è stato ritenuto opportuno che tale azione fosse promossa da parte dell Area Regionale Concessioni demaniali e Pianificazione dei bacini idrografici. Con il D.Lgs 152/99 e, in particolar modo, con la sua revisione ed estensione D.Lgs 152/2006, la pianificazione della tutela delle risorse idriche ( e quindi il Piano della Risorsa Idrica dei Colli Albani) trova un ulteriore supporto normativo che ne facilita l azione e ne potenzia l efficacia, in quanto può collocarsi come stralcio esecutivo del più ampio Piano di Tutela delle Acque Regionale. Difatti, tale atto di pianificazione costituisce un primo stralcio attuativo della più ampia pianificazione regionale diretta alla tutela quantitativa della risorsa idrica di cui all articolo 19 delle Norme di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque Regionali P.T.A.R.( quest ultimo approvato con Deliberazione del Consiglio regionale 27 settembre 2007, n 42 e pubblicato sul BURL 10 dicembre 2007, n 34). Sempre riguardo al citato PTQ-Albani, attivata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, propedeutica alle fasi di adozione ed approvazione, in data 07/06/2011 è stata acquisita agli atti la comunicazione inoltrata da parte della competente Area Valutazione Impatto Ambientale e Valutazione Ambientale Strategica di espressione di parere motivato favorevole circa il sopracitato atto di pianificazione. Per quanto sopra, ormai predisposta la necessaria documentazione tecnica ed amministrativa, il suddetto Piano è stato adottato dalla Giunta Regionale con DGR n 248/2010; In ossequio alle procedure previste dalla vigente normativa, il Piano è stato oggetto di pubblicazione presso le sedi deputate e nel sito internet della Regione Lazio, al fine di consentire la più ampia conoscenza e partecipazione e permettere eventuali osservazioni allo stesso. Allo stato attuale, la valutazione delle osservazioni pervenute costituisce l attività di apposita commissione, i cui lavori sono in fase conclusiva. Espletata quest ultima fase, il Piano sarà disponibile per l inoltro, da parte della Giunta Regionale, al Consiglio Regionale per la valutazione di competenza. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 9 di 29

123 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Nel seguito sono riportate le principali azioni finora intraprese, afferenti agli acquiferi a più alta criticità ricompresi nel territorio di competenza di questa Autorità di bacino Delimitazione dei corpi idrici sotterranei nell ambito delle strutture idrogeologiche Strutture Idrogeologiche dei Monti Lepini, Ausoni, Aurunci e del Monte Grande e i Sistemi Acquiferi della Pianura pontina e della Piana di Fondi e dei sistemi acquiferi periferici ad essi collegati; 2003 Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 3/2003: Individuazione e classificazione delle aree a regime idraulico ed idrogeologico alterato nell ambito degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini. Misure di salvaguardia DGR n. 1317/2003 Individuazione e classificazione delle aree a regime idraulico ed idrogeologico alterato nell ambito degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini. Presa d atto delle misuere di salvaguardia definite dall Autorità dei Bacini Regionali e dall Autorità di Bacino del Fiume Tevere. Linee di intervento e provvedimenti prioritari Strutturazione di un servizio di acquisizione dati e controllo del bilancio idrogeologico dei corpi idrici sotterranei al fine di valutare l efficacia e la praticabilità delle misure di salvaguardia della disponibilità idrica; 2004 Organizzazione e gestione di una banca dati dei prelievi idrici; 2004 Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 5/2004 Misure di salvaguardia a tutela della risorsa idrica degli acquiferi vulcanici dei monti Vulsini, Cimini e Vicani Analisi delle disponibilità idriche in relazione ai fabbisogni ambientali ed antropici per la definizione delle risorse idriche utilizzabili ed elaborazione di proposte finalizzate allo sviluppo del Piano dell uso compatibile della risorsa idrica nell aria dei Colli Albani; 2005 Deliberazione del Comitato Istituzionale n.4/2005 Protocollo d intesa quadro per la tutela del bilancio idrico nel territorio della Regione Lazio e Protocollo d intesa stralcio per la tutela del bilancio idrico dei Colli Albani. Provvedimenti d emergenza per la tutela dei laghi Albano e di Nemi Deliberazione del Comitato Istituzionale n.1/2006 Riapprovazione delle Misure di salvaguardia nell ambito degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini Supporto tecnico scientifico e informatico per l implementazione della banca dati relazionale delle concessioni e autorizzazioni al prelievo di acque superficiali e sotterranee; 2008 Modello di gestione dell incile del lago di Bolsena e dei deflussi dell alto corso del Fiume Marta; 2008 Supporto tecnico-scientifico per l attuazione delle attività finalizzate alla tutela del bilancio idrico nel bacino idrogeologico dei Monti Vulsini; 2008 Supporto tecnico-scientifico per l attuazione delle attività finalizzate alla tutela del bilancio idrico nei Monti Sabatini DGR 445/2009 Provvedimenti per la tutela dei laghi Albano e di Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani. Modifica alla DGR via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 10 di 29

124 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO PRINCIPALI ATTIVITA SVOLTE NEL PERIODO Il triennio in esame è stato fortemente caratterizzato da un rinnovato impulso che ha coinvolto, nelle rispettive competenze, l attività tecnico-amministrativa dei vari Organi dell Autorità. Ciò è principalmente dovuto a due significativi eventi: da una parte una rinnovata sensibilità nel raccordare sinergicamente la filiera tecnico-istituzionale dell Autorità, dall altra, anche a causa del luttuoso evento occorso nell isola di Ventotene (Aprile 2010), la consapevolezza di ulteriori e più approfondite indagini territoriali al fine di una migliore definizione delle aree soggette a rischio idrogeologico. Si riporta di seguito la sintesi di quanto attivato o svolto nel periodo osservato Gli Organi Il Comitato Istituzionale Tra le competenze attribuite al Comitato Istituzionale, rientrano quelle relative all adozione dei progetti di piani stralcio e all adozione delle Norme di salvaguardia (artt. 5 e 13 L.R. 39/96). Come già accennato nel precedente paragrafo, sia per obblighi e scadenze normative sia per accertata pericolosità del territorio, larga parte delle attività degli Organi dell Autorità è finalizzata alla redazione e aggiornamento del Piano di Assetto Idrogeologico. Dopo reiterate deliberazioni di rinnovo delle misure di salvaguardia, ad inizio 2010 il Piano per l Assetto Idrogeologico (PAI), raggiunta ormai una matura conoscenza territoriale nelle sue elaborazioni tecniche (per quanto possibile ad uno strumento di pianificazione di area vasta ), necessitava di una propria veste giuridica, superando pertanto il ricorso al citato istituto di salvaguardia, fino ad allora unico strumento di cogenza. A seguito del luttuoso evento accaduto sull isola di Ventotene, il Comitato Istituzionale in data 08/07/2010 con Deliberazione n. 4, ha ritenuto opportuno sospendere l iter approvativo del progetto di PAI (di cui al comma 5 dell art. 11 della L.R. 39/96), per consentire ulteriori approfondimenti ed aggiornamenti. Al fine di garantire la massima snellezza operativa e rendere quindi cogente quanto prima il progetto di PAI alle reali dinamiche del territorio ed al relativo stato di pericolosità dei siti indagati, Il Comitato Istituzionale, in data 08/07/2010, con Deliberazione n. 5, ha ritenuto necessario delegare il Segretario Generale allo svolgimento delle funzioni previste dall art. 14, comma 7 delle Norme di Attuazione del progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI). Difatti, mediante l istituto del Decreto Segretariale, emanato previa acquisizione del parere positivo del Comitato Tecnico ed efficace dalla sua pubblicazione nel BUR, è possibile regolamentare con la massima celerità i siti ove si sia accertato uno stato di pericolosità, permettendo un immediata ed efficace risposta in ordine alle necessarie garanzie di sicurezza in materia di gestione del territorio. L iter prefigurato ha dato ampia dimostrazione di funzionalità già alla sua prima applicazione ove, a seguito di estese attività di rilievo ed analisi geomorfologiche, si è provveduto ad aggiornare il progetto di PAI relativamente al dissesto gravitativo nell ambito dell Arcipelago Pontino - Comuni di Ventotene e di Ponza, rispettivamente con Decreti Segretariali n. 2 e n. 3 del 6/12/2010; nel merito degli emanati Decreti Segretariali si tratterà nel successivo paragrafo via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 11 di 29

125 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Significative innovazioni sono state altresì apportate dal Comitato Istituzionale alle NdA del PAI. Tali modifiche, rese possibili in quanto all epoca dell emanazione delle rispettive deliberazioni il PAI era cogente con provvedimento di salvaguardia, hanno permesso un diverso e più celere approccio alle richieste di conformità al PAI avanzate dalle realtà appartenenti sia al contesto dell imprenditoria privata sia delle istituzioni agenti sul territorio. In particolare è stato esplicitato nelle Norme di Attuazione il concetto di intervento mitigatorio già presente in nuce nel testo normativo, intendendo per tale tutta quella casistica di interventi che, per loro natura e/o estensione, pur non garantendo la totale messa in sicurezza dell ambito di interesse riguardo a fenomeni di dissesto idrogeologico, comunque ne attenuano gli effetti. Precedentemente, la realizzazione di qualsiasi opera era permessa alla sola condizione di una totale messa in sicurezza del sito, caratteristica non sempre soddisfatta sia per limiti economici sia, a volte, per incompatibilità fisica di realizzazione dell opera medesima. Le nuove condizioni normative hanno permesso l esecuzione di una serie di opere, le quali hanno comportato una minore esposizione alla pericolosità dei siti interessati, altrimenti non realizzabili. Ulteriori modifiche alle NdA hanno riguardato alcune competenze in ambito di emissione di pareri di compatibilità al PAI. In particolare sono state delegate all autorità idraulica competente (ARDIS Provincia) le funzioni relative all espressione di parere espresse nell ambito delle procedure di condono edilizio, ritenendo le suddette Autorità depositarie delle necessarie conoscenze tecniche e territoriali riguardo ai siti specifici. Per le medesime motivazioni alle Province, sempre in qualità di Autorità idraulica competente e con l apporto tecnico dei Consorzi di Bonifica, è stata delegata l espressione del parere su aree soggette a scolo meccanico. Si elencano nel seguito le deliberazioni del Comitato Istituzionale afferenti al periodo esaminato. Del_10_n 01 nomina Segretario Generale Del_10_n 02 Nomina Comitato Tecnico Del_10_n 03 relazione sullo stato di attuazione del Piano dei bacini regionali Del_10_n 04 Sospensione inoltro PAI alla GR Del_10_n 05 delega competenze al SG Del_10_n 06 Approvazione programma Attività annualità 2011 Del_10_n 07 Modifca Norme di Salvaguardia - snellimento procedure Del_10_n 08 emendamenti NdA - interventi mitigatori Del_10_n 09 sostituzione rappresentante della Provincia di Roma nel Comitato Tecnico Del_11_n 01 emendamenti Norme di salvaguardia Del_11_n 02 rimodulazione programma attività Del_11_n 03 sostituzione rappresentante della Provincia di Roma nel Comitato Tecnico Del_11_n 04 approvazione programma attività Del_11_n 05 Relazione sullo stato di attuazione del Piano dei bacini regionali Del_11_n 06 rimodulazione programma attività 2012 Del_12_n 01 programma attività via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 12 di 29

126 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO Il Comitato Tecnico Il Comitato Tecnico costituisce il supporto tecnico ed amministrativo del Comitato Istituzionale (art.6 L.R. 39/96). Sulla base di quanto disposto al comma 7 art. 14 delle NdA del PAI, il Comitato Tecnico svolge altresì attività consultiva circa l emissione di provvedimenti di aggiornamento del citato piano. L intensa attività istruttoria relativa all acquisizione del parere preventivo circa l emissione di provvedimenti di aggiornamento del PAI, finora effettuata mediante l emissione di Decreti Segretariali, ha reso necessario lo svolgimento di numerose sedute nell ambito delle quali, da parte del Segretario Generale in qualità di Presidente, si è altresì provveduto ad informare i componenti circa lo stato d avanzamento di attività di studio e pianificazione. Le riunioni del Comitato Tecnico, che prima del periodo in esame erano di carattere definibile saltuario, hanno assunto invece veste di ordinarietà, svolgendosi mediamente con intervallo mensile o, qualora necessario, anche a distanza quindicinale. Ciò è perfettamente allineato alle esigenze attuali ad alla nuova veste di organo consultivo, garantendo in tal modo l operatività della struttura. E comunque necessario evidenziare che il Comitato Tecnico, nella maggioranza dei casi, si riunisce in veste di Commissione di carattere tematico, come previsto dal corrispondente Regolamento. Ciò permette di limitare il necessario numero legale alle sole rappresentanze con competenze tecniche o territoriali, raggiungendo in tal modo un più alto grado di efficienza Le Direttive Comunitarie La Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque) Per quanto attiene alle disposizioni ed atti conseguenti, relativi alla Direttiva 2000/60/CE, si rimanda al documento Riferimenti Normativi, Strumenti di Piano, Organi, Strutture e Risorse per una più ampia trattazione dell argomento La Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione del rischio di alluvioni Per una trattativa di merito e di inquadramento generale sull argomento, si rimanda anche in questo caso al documento Riferimenti Normativi, Strumenti di Piano, Organi, Strutture e Risorse ; quanto riportato nel seguito attiene ai soli adempimenti relativi alla scadenza del 22 Giugno La Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione del rischio di alluvioni (D.Lgs di attuazione n.49/2010), disciplina le attività di valutazione e di gestione dei rischi di alluvioni al fine di ridurre le conseguenze negative per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l'ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali derivanti dalle stesse alluvioni. I Piani di Gestione del rischio Alluvioni, riguardano in particolare gli aspetti relativi alla prevenzione, alla protezione ed alla preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e tengono conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 13 di 29

127 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Al fine di ottemperare a quanto richiesto, questa Autorità ha trasmesso la documentazione relativa alla perimetrazione delle diverse fasce di pericolosità idraulica e all identificazione degli areali a rischio, per quanto definiti sulla base delle attuali conoscenze. Si potrà avere completa disponibilità della documentazione conforme a quanto richiesto, solo successivamente all applicazione di modellistica idraulica bidimensionale sulle aree interessate. Difatti, soltanto con l applicazione di tale metodo di calcolo, si può arrivare alla determinazione delle altezze del battente idrico e della velocità dell acqua esondata, caratteristiche basilari per la nuova identificazione degli areali soggetti a pericolosità idraulica, sulla base della reale altimetria e delle dinamiche idrauliche. In merito a tale argomento, la Segreteria Tecnico-Operativa (STO) ha già da tempo individuato autonomamente i tratti di aste fluviali maggiormente critici ricompresi nel proprio territorio di competenza e successivamente individuato in relativi costi. Certamente tale attività richiede un sostanzioso supporto economico (circa 5ML, in parte già allocati nel corso dell esercizio finanziario 2012 e successivamente oggetto di una quasi totale decurtazione in fase di assestamento del medesimo esercizio finanziario), ma costituisce unica soluzione per acquisire i dati territoriali richiesti e, non secondariamente, disporre di un valido supporto tecnico, essenziale e propedeutico per l aggiornamento del PAI, in massima coerenza con le reali dinamiche fisiche ed urbanistiche del territorio. Si riportano nel seguito le principali scadenze relative alla redazione del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, leggermente anticipate dal Decreto attuativo rispetto a quanto previsto nella Direttiva Comunitaria: Direttiva 2007/60/CE DLgs 49/2010 attuazione della direttiva 2007/60/CE art. 6 c. 8 art. 6 Gli Stati membri provvedono a ultimare le mappe della Le autorità di bacino distrettuali di cui all'articolo 63 del pericolosità da alluvione e quelle del rischio di alluvioni decreto legislativo n. 152 del 2006 predispongono, a entro il 22 dicembre 2013 livello di distretto idrografico di cui all'articolo 64 dello stesso decreto legislativo n. 152 del 2006, entro il 22 giugno 2013, mappe della pericolosità da alluvione e mappe del rischio di alluvioni art. 7 c. 5 Gli Stati membri provvedono a ultimare e pubblicare i piani di gestione del rischio di alluvioni entro il 22 dicembre art La valutazione preliminare del rischio di alluvioni o la valutazione e le decisioni di cui all articolo 13, paragrafo 1, è riesaminata e, se del caso, aggiornata entro il 22 dicembre 2018 e successivamente ogni sei anni. 2. Le mappe della pericolosità da alluvione e del rischio di alluvioni sono riesaminate e, se del caso, aggiornate entro il 22 dicembre 2019 e successivamente ogni sei anni. Art 7 c. 8 I piani di gestione di cui al presente articolo, sono ultimati e pubblicati entro il 22 giugno art La valutazione preliminare del rischio di alluvioni di cui all'articolo 4 e la valutazione e le decisioni di cui all'articolo 11, comma 1, sono riesaminate e, se del caso, aggiornate entro il 22 settembre 2018 e, successivamente, ogni sei anni. 2. Le mappe della pericolosita' da alluvione e del rischio di alluvioni di cui all'articolo 6 sono riesaminate e, se del caso, aggiornate, entro il 22 settembre 2019 e, successivamente, ogni sei anni. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 14 di 29

128 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 A conferma della stretta interconnessione tra i due Piani di Gestione redatti ai sensi delle citate Direttive Comunitarie 200/60/CE e 2007/60/CE, al CAPO V di quest ultima si legge ancora: Gli Stati membri prendono le misure appropriate per coordinare l applicazione della presente direttiva nonché della direttiva 2000/60/CE mirando a migliorare l efficacia, lo scambio di informazioni ed a realizzare sinergie e vantaggi comuni tenendo conto degli obiettivi ambientali di cui all articolo 4 della direttiva 2000/60/CE Le prime mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni e i successivi riesami di cui agli articoli 6 e 14 della presente direttiva sono preparati in modo che le informazioni in essi contenute siano coerenti con le pertinenti informazioni presentate a norma della direttiva 2000/60/CE. Essi sono coordinati e possono essere integrati nei riesami di cui all articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2000/60/CE. L elaborazione dei primi piani di gestione del rischio di alluvioni e i successivi riesami di cui agli articoli 7 e 14 della presente direttiva sono effettuati in coordinamento con i riesami dei piani di gestione dei bacini idrografici di cui all articolo 13, paragrafo 7, della direttiva 2000/60/CE e possono essere integrati nei medesimi La Struttura: La Segreteria Tecnico-Operativa (STO) L Attività di Piano Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.) Dopo reiterate deliberazioni da parte del Comitato Istituzionale circa il rinnovo delle misure di salvaguardia, conclusi i lavori della prevista Conferenza ex c. 4, art. 11 della L.R. 39/96, il progetto di PAI si stava avviando all approvazione da parte del Consiglio Regionale. Il c. 5 dell art. 11 della L.R. 39/96 difatti,così recita : La Giunta regionale delibera la proposta di piano dei bacini regionali, tenendo conto della relazione della conferenza di cui al comma 4, e la trasmette al Consiglio, per la relativa approvazione. Il piano dei bacini regionali approvato dal Consiglio è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione. il Comitato Istituzionale in data 08/07/2010 con Deliberazione n. 4, ha ritenuto opportuno sospendere l iter approvativo del progetto di PAI (di cui al comma 5 dell art. 11 della L.R. 39/96), per consentire ulteriori approfondimenti ed aggiornamenti. Nel citato provvedimento si è altresì deliberato di procedere urgentemente, ove necessario, ad un approfondimento metodologico di individuazione del dissesto idrogeologico e di mitigare alcune criticità del progetto di PAI con particolare riferimento : All analisi del dissesto costiero esteso, anche all erosione progressiva di alcuni tratti del litorale laziale; All analisi e la regolamentazione d uso delle emergenze naturalistiche afferenti la fascia dunale e retrodunale costiera; via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 15 di 29

129 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Alla revisione ovvero all eliminazione delle aree della pianura pontina attualmente classificate in Attenzione idraulica ; All individuazione delle fasce di pertinenza idraulica ; Alla trasposizione cartografica del PAI dall attuale cartografia CTR 1: a quella aggiornata CTR 1:5.000; Ai dovuti aggiornamenti derivanti dall osservanza della Direttiva Europea 2007/60/CE relativa alla gestione ed alla valutazione dei rischi di alluvione. Con riferimento alla tematica relativa al dissesto geomorfologico, è stata immediatamente avviata una campagna ricognitiva, in primis effettuata nell Arcipelago Pontino e successivamente, testatane l efficacia, estesa all intera linea di costa ed alle aree classificate a maggiore criticità, che ha permesso di disporre di un diverso prodotto conoscitivo, supportato da reali verifiche in sito. I seguenti Decreti Segretariali hanno costituito aggiornamento del progetto di PAI che, in tale veste aggiornata, è stato approvato in Consiglio Regionale con deliberazione n. 17 del 4/4/2012 (BUR n. 21 del 7/6/2012 S.O. n. 35). 1 2 Oggetto Decreto Segretariale Data Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Comune di Ventotene. 2/ /12/2010 Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Comune di Ponza. 3/ /12/ Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) in aree a scolo meccanico già classificate in attenzione Pianura Pontina (Dx Via Appia). Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) in aree a scolo meccanico già classificate in attenzione Bacino idrografico Capo Portiere. 1/ / Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Comuni di Anzio e Nettuno. 3/ Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Contesto areale omogeneo n. 8 Area Albana. 4/ Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI): ridefinizione della perimetrazione delle aree sottoposte a tutela per pericolo di inondazione a seguito della progettazione realizzazione e collaudo dei rilevati arginali nel tratto fociale del Fiume Marta Comune di Tarquinia. 5/ Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Contesto areale omogeneo n. 2 Agro Pontino. 6/ Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Contesto areale omogeneo n. 1 Sud Pontino. 7/ via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 16 di 29

130 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO Aggiornamento progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Contesto areale omogeneo n. 3 - Dorsale Lepino Ausona. 8/ Di essi, quelli riguardanti gli Ambiti 6 (Agro Pontino) e 8 (Dorsale Lepino Ausona), rispettivamente Decreto Segretariale n. 6/2011 e Decreto Segretariale n 8/2011, non hanno comportato variazioni alle aree già identificate a pericolosità dall allora vigente progetto di PAI. Ad oggi il PAI è stato ulteriormente aggiornato con i successivi Decreti Segretariali nel seguito riportati: Oggetto Ridefinizione della perimetrazione delle aree sottoposte a tutela per pericolo di inondazione, afferenti la fascia di territorio compresa tra il fosso di Santa Maria Morgana e il fosso di Valle Semplice in comune di Santa Marinella (RM), a seguito dell ultimazione dei lavori di sistemazione idraulica del fosso di Valle Semplice. Rilevamento geomorfologico finalizzato all individuazione della pericolosità da dissesto gravitativo nel territorio dell Autorità dei Bacini Regionali del Lazio - primo lotto Aree prioritarie classi 8 e 10 e linee di costa. Situazioni caratterizzate da condizioni di rischio per frana di particolare rilevanza sul rischio individuate dall A.T.I. esecutrice. Indicazioni aggiuntive della Segreteria tecnica Operativa in ordine ad un area individuata a rischio molto elevato in comune di Canale Monterano (RM) Proposta del comune di Allumiere di riperimetrazione delle aree a pericolo per frana del PAI in località Le Terre. Adeguamenti cartografici di carattere operativo nei comuni di Civitavecchia (RM) e Trevignano Romano (RM). Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): istanza di deperimetrazione delle aree di esondazione del torrente Sant Antonio in Comune di Monte San Biagio (LT). Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): istanza di declassificazione da aree a pericolo d inondazione molto elevato aree a pericolo A1 ad aree a pericolo d inondazione molto elevato aree a pericolo A2, in località La Fiora, avanzata dal Comune di Terracina (LT) Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): evento di piena verificatosi in data 11/11/2012 e in data 12/11/2012 in località Piane del Mignone in Comune di Tarquinia (VT). Aggiornamento del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI). Evento franoso del 20/09/2012 in loc. Punta della Cucca - La Fiora Comune di Terracina (LT). Riperimetrazione e riclassificazione di aree soggette a crollo e rotolamento di massi da Aree di attenzione individuate allo scopo di salvaguardare l integrità e l efficienza delle opere di mitigazione del rischio esistenti ad aree a pericolosità molto elevata per frana area a pericolo A P4/R4. Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): Studio idraulico e relativi interventi di riqualificazione idraulica e ambientale sul Rio Santa Croce nei Comuni di Formia e Minturno (LT). Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): perimetrazione e classificazione degli ambiti territoriali latistanti il fosso della Cavallaccia, relativamente alla tratta del medesimo che si estende a monte Decreto Segretariale Data 1/ /04/2012 2/ /06/2012 3/ /07/2012 4/ /07/2012 5/ /07/2012 6/ /07/2012 1/ /03/2013 2/ /03/2013 4/ /03/2013 5/ /03/2013 via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 17 di 29

131 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO Oggetto dell abitato di Bolsena (VT). Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): ridefinizione della perimetrazione e della classificazione della pericolosità idraulica in località Centro Breccia in Comune di Fiumicino (RM). Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): ridefinizione della perimetrazione e della classificazione delle aree sottoposte a tutela per pericolo di inondazione, relativamente al bacino idrografico del Fiume Marta e dei fossi Torrone, Scolo dei Giardini, Scolo dei Prati, Senza Nome e Valfrigida, anche a seguito della realizzazione dei rilevati arginali nel tratto terminale del Fiume Marta. Aggiornamento del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (P.A.I.): Segnalazioni di dissesti in atto e pregressi di carattere geomorfologico e idraulico da parte del Comune di Bolsena (VT). Perimetrazione e classificazione di aree a pericolo A P4/R4 aree a pericolosità molto elevata per frana e di aree di attenzione idraulica Decreto Segretariale Data 6/ /04/2006 7/ /05/2013 8/ /05/2013 Dissesti Idraulici Relativamente al dissesto idraulico presente in aree soggette a scolo meccanico della Pianura Pontina si è provveduto, a seguito di studi commissionati direttamente dall Autorità di Bacino o effettuati da Enti territoriali, ad individuare il grado di pericolosità in alcuni ambiti territoriali già classificati in attenzione idraulica dal progetto di PAI. Questa operazione, i cui risultati sono stati oggetto di valutazione da parte del Comitato Tecnico, successivamente, con l emanazione di specifico Decreto Segretariale (Decreto n. 1/2011 e Decreto n. 2/2011), ha permesso l aggiornamento in suddetti ambiti del progetto di PAI, con sensibili riflessi sulla pianificazione territoriale. Difatti, l attribuzione del corrispondente grado di pericolosità, se da una parte, a salvaguardia della sicurezza, ha consentito di apporre dei vincoli limitativi all urbanizzazione in alcune aree individuate maggiormente pericolose, nel contempo ha permesso di sottrarre all onere di studi idraulici (richiesti dalla vigenti NdA ed oggettivamente affrontabili, sia in termini di costo che di valutazione organica dell ambito territoriale interessato, solo da Amministrazioni locali o dall Autorità di Bacino stessa) ampie porzioni territoriali risultate non soggette ad inondazione, anche in casi di eventi meteorici particolarmente gravosi (TR 200 anni). Ciò ha costituito un esempio di amministrazione del territorio mediante il quale si è potuto dimostrare la piena compatibilità circa la coesistenza della salvaguardia ambientale, della sicurezza e della considerazione delle esigenze di sviluppo socio-economico. Relativamente invece all apposizione e di vincoli in aree sottese da corpi fluenti, ove ne ricorrano le condizioni a seguito della realizzazione di opere di messa in sicurezza, ovvero di mitigazione della pericolosità, si può attivare la procedura di deperimetrazione/revisione delle corrispondenti fasce di pericolosità, qualora la stessa sia supportata da idonea documentazione. E questa l apparente condizione che si è manifestata nell ambito fociale del Fiume Marta, che si riporta a titolo d esempio. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 18 di 29

132 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Tale ambito territoriale, seppure già oggetto di realizzazione di opere arginali a protezione degli abitati di Marina Velka e Tarquinia Lido, a seguito di ulteriori indagini svolte dall Autorità sull intero contesto idrografico con modellistica bidimensionale (anche allo scopo di rendere coerenti tra loro le modellistiche disponibili di varia provenienza ed effettuate con diverse metodologie), è risultato altresì interessato da dinamiche ed interrelazioni idrauliche del limitrofo bacino del fosso Scolo dei Giardini che si estendono sulla maggior parte dell abitato di Tarquinia Lido fino ad attestarsi al piede esterno dell argine sul Fiume Marta. Alla luce di ciò, diversamente dalle iniziali aspettative, non è stato possibile procedere all attesa revisione delle fasce di pericolosità, senza la preventiva realizzazione di ulteriori opere di messa in sicurezza, indicate nello studio, riguardo alle quali è attualmente in fase di perfezionamento l affidamento dello studio di fattibilità. La metodologia applicata al contesto idrografico del Fiume Marta costituisce, nella varie fasi di predisposizione degli atti di gara e svolgimento della stessa, esecuzione delle attività appaltate ed assunzione degli atti conseguenti, modello operativo per la più vasta analisi territoriale finalizzata all identificazione della pericolosità idraulica in aree sottese da aste fluviali maggiormente critiche. Lo svolgimento di tale attività, richiede un consistente impegno economico: larga parte delle relative risorse, già in un primo momento allocate nel capitolo finanziario, sono state successivamente decurtate a seguito di sopravvenuti provvedimenti che hanno interessato l intero Bilancio Regionale (2012). Si evidenzia inoltre che i dati richiesti dalla Direttiva Alluvioni 2007/60/CE D.Lgs. 49/2010 (con termine ultimativo giugno 2015), possono essere disponibili solo a seguito dell applicazione della modellistica bidimensionale sulle aree interessate da esondazione, come da metodologia applicata nel sopra riportato caso del Fiume Marta. FIUME MARTA - Modellazione Idraulica Bacino Idrografico Costiero - I Fase Il tratto fociale del Fiume Marta è storicamente soggetto ad esondazioni. Negli anni, sulle aree interessate da tali eventi, si è consolidata un edilizia che, inizialmente di esclusivo carattere stagionale, ha assunto nel tempo sempre più connotazione di residenzialità. Tali agglomerati urbani, nella fattispecie Marina Velka (in Dx idraulica) e Tarquinia Lido (in Sx idraulica) sono stati ripetutamente interessati da eventi di inondazione.. Tali ambiti territoriali sono stati oggetto, per conto di questa Autorità di Bacino, di applicazione di modellistica dedicata, mediante la quale già nel PAI 2002 sono state identificate le portate idrauliche del Fiume Marta e relative fasce di pericolosità. A protezione dei sopra citati centri abitati, la Regione Lazio, mediante l ARDIS, ha realizzato delle opere arginali sia in Dx che in Sx idraulica. L Autorità di Bacino, acquisita la documentazione relativa al collaudo di dette opere arginali, ha doverosamente provveduto ad effettuare, mediante applicazione di aggiornata modellistica, le opportune valutazioni post-operam al fine di verificare eventuali variazioni rispetto alla precedente estensione delle fasce di pericolosità. Difatti, a tale proposito, il Comitato Tecnico, nella seduta del 5/04/2011, valutata la documentazione tecnica presentata, è convenuto sulla ineludibilità di operare una valutazione idraulica estesa sull intero contesto significativo, mediante l ausilio di modellazione idraulica di carattere bidimensionale, via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 19 di 29

133 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 ritenuta l unica idonea a poter fornire una modellazione congruente alle reali dinamiche idrauliche, a garanzia della sicurezza e dei rischi derivanti, come peraltro richiesto dall Allegato 8 del PAI. In tale fase, sia la diversa parametrizzazione delle condizioni a contorno, dovuta all acquisizione di nuovi elementi non disponibili in fase di redazione della prima modellazione idraulica, sia l applicazione di modellistica dedicata di carattere bidimensionale, hanno evidenziato una sostanziale invarianza rispetto alle fasce di pericolosità afferenti al Fiume Marta, già precedentemente identificate. Ciò è fondamentalmente derivato, nonostante la realizzazione delle opere arginali, da una rinnovata stima idrologico-idraulica delle portate di piena del Fiume Marta, le quali hanno evidenziato l insufficienza dei citati argini a fronteggiare eventi di piena particolarmente gravosi (Tr200). Parimenti, avendo la modellazione idraulica interessato l intero bacino idrografico del Fiume Marta, nonché i bacini idrografici limitrofi, è emerso un forte coinvolgimento del fosso Scolo dei Giardini la cui pericolosità, in situazioni di criticità, si estende sull intero comprensorio di Tarquinia Lido e, più a monte, su buona parte dell area artigianale di Tarquinia. Tali attività di modellazione idraulica sono state effettuate mediante espletamento di gara d appalto. Negli elaborati conclusivi prodotti dall ATI esecutrice, sono stati ipotizzati alcuni possibili interventi volti alla definitiva messa in sicurezza delle aree attualmente soggette ad esondazioni sia del Fiume Marta che del limitrofo fosso Scolo dei Giardini, di seguito riportati: a) Opere di deviazione dello fosso Scolo dei Giardini nel Fiume Marta, a mezzo di un canale di derivazione rivestito; b) Adeguamento delle opere arginali presenti in Dx e Sx idraulica del tratto fociale del Fiume Marta; c) Realizzazione di casse d'espansione, in linea o in derivazione, sull asta fluviale del Fiume Marta; Dissesti Gravitativi Per quanto attiene ai dissesti gravitativi, in applicazione di quanto disposto dal Comitato Istituzionale con la sopra citata Deliberazione n. 4/2010 (con la quale ha ritenuto opportuno sospendere l inoltro alla Giunta Regionale del progetto di PAI di cui al comma 5 dell art. 11 della L.R. 39/96 per procedere ai necessari aggiornamenti), la Segreteria Tecnico-Operativa ha immediatamente attivato le procedure per l affidamento di incarico di Rilevamento geomorfologico finalizzato all individuazione delle pericolosità da dissesto gravitativo ed idraulico nel territorio dell Arcipelago Pontino che hanno interessato i Comuni di Ventotene e Ponza. Le prime risultanze della campagna di rilevamento sono state inviate ai Sindaci per le opportune valutazioni di competenza circa l utilizzo, nell ambito dei propri poteri, di tale documentazione ai fini di assumere tempestivi provvedimenti ed azioni volti alla immediata salvaguardia dell incolumità delle persone ed informando altresì che tale documentazione si configurava di fatto come una prima proposta di variazione al vigente progetto di PAI; Ultimata questa prima campagna di rilevamento, i risultati acquisiti sono stati oggetto di valutazione e di espressione di parere positivo da parte del Comitato Tecnico, ai fini della variazione delle aree e delle classi di pericolosità presenti nel progetto di PAI. Tale variazione ha acquisito cogenza con la pubblicazione nel BUR dei Decreti Segretariali n. 2/2010 e 3/2010 rispettivamente riguardanti i Comuni di Ventotene e Ponza. Testata l efficacia, si è immediatamente provveduto ad estendere tale modalità operativa al resto del territorio di competenza con priorità dei tratti costieri interessati da falesia. via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 20 di 29

134 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DEI BACINI REGIONALI RELAZIONE SULL ATTIVITA SVOLTA GIUGNO 2013 Previa individuazione di otto contesti areali considerati omogenei per caratteristiche litologiche, sugli stessi è stata effettuata un intensa attività ricognitiva circa segnalazioni pregresse di avvenuti dissesti gravitativi, giacenti presso le Amministrazioni a vario titolo competenti. La successiva valutazione delle stesse e la conseguente attività di rilevamento geomorfologico in sito, hanno permesso di individuare ulteriori o diverse aree soggette a pericolosità con le quali integrare/aggiornare quelle già presenti nelle precedenti stesure del progetto di PAI. Anche in questo caso tale variazione ha acquisito cogenza con la pubblicazione nel BUR dei Decreti Segretariali n. 3/2011, 4/2011, 6/2011, 7/2011 e 8/2011. Contemporaneamente, al fine di procedere ad un sistematico aggiornamento dello stato conoscitivo reale e potenziale (dissesti di prima generazione) del dissesto gravitativo, per semplificazione gestionale, si sono individuati sul territorio di competenza di questa Autorità, 8 ambiti areali omogenei per caratteristiche fisiografiche e amministrative. Ambito 1 Sud Pontino Ambito 2 Agro Pontino Ambito 3 Dorsale Lepino-Ausona Ambito 4 Maremma Laziale Ambito 5 Area Sabatino-Vicana Ambito 6 Area Vulsina Ambito 7 Isole Pontine Ambito 8 Area Albana via capitan bavastro 108, roma fax tel Pagina 21 di 29 All esclusivo scopo di poter congruamente quantificare ed individuare gli impegni necessari allo svolgimento delle previste attività, sia in ordine agli oneri finanziari sia in ordine all implicazione territoriale, sono stati individuati gli areali sui quali concentrare le attività di rilievo e caratterizzazione, ai fini dell aggiornamento del P.A.I.. Sulla base di caratteristiche fisiche ed urbanistiche, derivate dall incrocio dei dati relativi alle zone censuarie ISTAT, dalla carta dell uso del suolo, dei dati altimetrici e le relative pendenze

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