Bilateralità come tessera del secondo welfare? Prime considerazioni a partire dalle esperienze regionali nel settore artigiano

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1 Bilateralità come tessera del secondo welfare? Prime considerazioni a partire dalle esperienze regionali nel settore artigiano Federico Razetti* Sessione 4 Innovazione sociale lungo i confini tra primo e secondo welfare: teorie ed evidenze empiriche Paper per la IX Conferenza ESPAnet Italia Modelli di welfare e modelli di capitalismo. Le sfide per lo sviluppo socio-economico in Italia e in Europa Welfare models and Varieties of Capitalism. The challenges to the socioeconomic development in Italy and Europe Macerata, settembre 2016 *Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare ; federico.razetti@secondowelfare.it

2 Abstract Nel contesto della grave crisi economica iniziata nel 2008 e non ancora conclusasi, è andata lentamente crescendo l attenzione, degli attori sociali e degli studiosi, verso il contributo che i diversi strumenti della bilateralità possono offrire nella costruzione di forme di welfare integrativo. Da questo punto di vista, le esperienze bilaterali possono essere collocate a pieno titolo nel più vasto campo del cosiddetto welfare contrattuale o occupazionale, a fianco dei più noti e via via più numerosi esempi di welfare aziendale. Se questi ultimi, nonostante le trasformazioni in corso, tendono ancora a concentrarsi nelle imprese di dimensioni medio-grandi attive nei settori economici più forti, il welfare bilaterale potrebbe rivelarsi una strada promettente, in quanto più facilmente percorribile, per l offerta di protezione sociale a tutela di lavoratori impiegati in settori produttivi caratterizzati da alta frammentazione e ridotte dimensioni di impresa. Non a caso uno dei comparti che anche negli ultimi anni ha mostrato maggiore vitalità nel ricorso alla bilateralità è stato quello artigiano. In che misura, dunque, gli strumenti della bilateralità possono contribuire alla costruzione di secondo welfare? Per rispondere a tale interrogativo, il paper prende in esame il ruolo effettivamente giocato nell erogazione di prestazioni sociali dagli organismi bilaterali operativi a livello regionale nel settore artigiano, focalizzando in particolare l attenzione su due diverse aree di policy che, per motivi diversi, presentano elementi problematici nel contesto del welfare state italiano: l assistenza sanitaria e le misure di conciliazione vita-lavoro. La scelta di restringere l attenzione al livello territoriale della bilateralità si giustifica alla luce della centralità che il territorio riveste, sul piano teorico, nel paradigma del secondo welfare e, sul piano storico, nello sviluppo della bilateralità artigiana: oltre a mobilitare attori e risorse non pubblici, gli strumenti di welfare bilaterale attivati a livello regionale sono effettivamente in grado di adattare l offerta di prestazioni alle specifiche esigenze locali, di sperimentare servizi e strumenti innovativi, di creare reti con altri attori del territorio per costruire un offerta integrata di politiche sociali? Il paper, dopo aver chiarito i principali concetti impiegati nell analisi e aver illustrato le principali tappe evolutive della bilateralità nel comparto artigiano in Italia, ricostruisce, attraverso la raccolta empirica di dati (qualitativi e quantitativi) e l approfondimento di alcuni casi studio (attraverso il ricorso a fonti primarie e secondarie), una mappa aggiornata dell offerta di prestazioni in uno dei settori produttivi in cui la bilateralità presenta il più consolidato radicamento a livello territoriale e mostra i segnali di maggiore dinamismo. L analisi dei dati raccolti consente innanzitutto di valutare in che misura la bilateralità possa essere considerata una tessera del complesso puzzle del secondo welfare: relativamente al tipo di rischi protetti (vecchi o nuovi), al grado di innovazione delle prestazioni messe a disposizione dei lavoratori (in particolare, in termini di strumenti adottati) e al livello di differenziazione territoriale osservabile. Infine, l analisi permette di sviluppare alcune prime riflessioni sul tipo di incastro più o meno virtuoso fra le tessere welfare bilaterale e quelle del primo welfare, così come fra i diversi livelli (regionale e nazionale) della bilateralità. 2

3 1. Introduzione 1 Le esperienze di welfare bilaterale possono essere collocate a pieno titolo nel più vasto campo del cosiddetto welfare contrattuale o occupazionale, a fianco dei più noti e via via più numerosi esempi di welfare aziendale. Se questi ultimi, nonostante le trasformazioni in corso, tendono ancora a concentrarsi in Italia nelle imprese di dimensioni medio-grandi attive nei settori economici tradizionalmente più forti (Mallone 2015a; Mallone 2015b; ISTAT 2015a), il welfare bilaterale potrebbe rivelarsi una strada promettente per l offerta di protezione sociale a tutela dei lavoratori impiegati in settori produttivi più deboli. Si tratta di un fenomeno complesso, la cui comprensione chiama in causa tanto gli studi orientati all analisi delle relazioni industriali, sollecitati a interrogarsi sulle variazioni dei rapporti di potere fra le parti sociali e sulla ridefinizione del ruolo del sindacato nel campo della contrattazione e della cogestione di servizi (es. Leonardi 2014), quanto gli studi incentrati sulle trasformazioni dei welfare state, chiamati a esplorare potenzialità e rischi di tali sviluppi nel quadro della più generale ridefinizione istituzionale dei sistemi di protezione sociale (Ascoli et al. 2013; Agostini e Ascoli 2014; Leonardi e Arlotti 2012). In questa seconda prospettiva, l interrogativo principale affrontato in questo contributo è relativo alla misura in cui gli strumenti della bilateralità possano essere considerati una tessera del complesso puzzle del cosiddetto secondo welfare (Maino e Ferrera 2013a, 2013b, 2015; Leonardi 2014). Per rispondere a tale quesito, il paper prende in esame il ruolo giocato nell erogazione di prestazioni sociali a vantaggio dei lavoratori dipendenti 2 dagli organismi bilaterali operanti a livello territoriale in un settore economico specifico quello artigiano, focalizzando l attenzione su due aree di policy che, per motivi diversi, presentano aspetti problematici nel contesto del welfare state italiano: l assistenza sanitaria e le misure a sostegno della famiglia. Si proverà a valutare se, oltre a mobilitare attori e risorse non pubblici, gli strumenti di welfare bilaterale attivati a livello regionale siano concretamente in grado di realizzare interventi rilevanti, di adattare l offerta di prestazioni alle esigenze locali, di sperimentare servizi e strumenti innovativi, di creare reti con altri attori del territorio per costruire un offerta integrata di politiche sociali. Ciò consentirà di definire quanto siano fondati i timori relativi a possibili effetti perversi del secondo welfare (Maino e Ferrera 2013b) e ai limiti della bilateralità messi in luce dalle poche ricerche empiriche dedicate sino ad ora a questo tema (Bozzao 2015). Al di là degli indubbi benefici che possono generare (in termini di estensione della protezione), anche le pratiche bilaterali, come le altre esperienze di secondo welfare (specialmente di stampo occupazionale), corrono infatti una serie di rischi che è bene non sottovalutare: di accentuare la segmentazione tipica del mercato del lavoro italiano, di generare iniziative sparse, di aggravare il divario che separa il Nord dal Sud del paese, di perdere l occasione per realizzare innovazione sociale (Ferrera e Maino 2013b; Agostini e Ascoli 2014; Ascoli et al. 2012). Il fuoco sul livello territoriale della bilateralità si giustifica alla luce della centralità che il territorio riveste, sul piano teorico, nel paradigma del secondo welfare 3 e, sul piano storico, nello sviluppo della bilateralità artigiana (es. Nogler 2014a). Tale scelta offre inoltre il 1 Desidero ringraziare Eleonora Rosso e Valentino Santoni, senza il cui prezioso aiuto la raccolta dei dati utilizzati per questo lavoro sarebbe stata senza dubbio più lenta e meno precisa. 2 Non si prenderanno in esame le provvidenze erogate a favore delle imprese e degli imprenditori. 3 Che sottolinea la centralità di attori economici e sociali collegati in reti caratterizzate dal forte ancoraggio territoriale, anche se aperte al confronto e alle collaborazioni trans-locali. 3

4 vantaggio di ridurre le condizioni strutturali potenzialmente in grado di influenzare le variazioni molto rilevanti osservabili nell offerta di welfare bilaterale (Razetti 2015). Dopo aver chiarito i principali concetti impiegati nell analisi, aver illustrato le più importanti tappe evolutive della bilateralità nel comparto artigiano in Italia ( 2) e la sua attuale articolazione a livello regionale ( 3), il paper ricostruisce una mappa aggiornata dell offerta di prestazioni sanitarie e di sostegno alla famiglia. L analisi delle evidenze empiriche raccolte, illustrate nel 4, consente di avanzare alcune riflessioni critiche, nel paragrafo conclusivo, su limiti e prospettive della bilateralità artigiana quale tessera del complesso puzzle del secondo welfare ( 5). 2. Bilateralità e artigianato: evoluzione storica e assetto attuale Gli organismi bilaterali sono organizzazioni che originano dalla libera contrattazione fra le parti sociali. Composti e gestiti pariteticamente dai rappresentanti delle parti che stipulano i contratti che li istituiscono, essi perseguono come finalità principale l erogazione alle parti aderenti di servizi e prestazioni, definiti dalle organizzazioni aderenti (ma talvolta anche dalla legge) e finanziati grazie ai contributi versati, in genere in misura diversa, da lavoratori e datori di lavoro. Quando la loro funzione consiste nella raccolta di contributi destinati al finanziamento di un insieme specifico di prestazioni, tali organismi possono assumere la fisionomia di fondi bilaterali, anch essi caratterizzati da una composizione e una gestione ispirati ai principi della pariteticità e della sussidiarietà. Organismi e fondi bilaterali di livello nazionale e territoriale sono strumenti cui le parti sempre più spesso ricorrono al fine di mettere in campo interventi sociali a tutela dei datori di lavoro e dei dipendenti, realizzando così varie forme di welfare contrattuale. Le prime forme organizzate di bilateralità vedono la luce agli inizi del secolo scorso a livello locale, soprattutto nei settori diversi dall industria manifatturiera: settori caratterizzati da una contrattazione basata sul livello provinciale e privi di alcune condizioni (concentrazione del lavoro, della produzione e della rappresentanza) rivelatesi essenziali per il successivo sviluppo degli ammortizzatori sociali nell industria, dove la bilateralità rimarrà a lungo un fenomeno circoscritto, limitato alla costituzione di fondi e tavoli tecnici in materia di formazione, apprendistato, salute e sicurezza (Leonardi 2014, 29; Italia Lavoro 2014; Bavaro 2011). Il primo settore economico in cui la bilateralità emerge come lo strumento più adatto a strutturare le relazioni industriali e garantire i diritti dei lavoratori è quello delle costruzioni, caratterizzato da un altissima frammentazione produttiva e un altrettanto forte mobilità e instabilità occupazionale (Cimaglia e Aurilio 2011). La prima Cassa Edile nasce a Milano nel 1919, grazie a un accordo tra il Collegio dei Capimastri e l Associazione Mutua Miglioramento tra Muratori, Badilanti, Manovali e Garzoni della città. Il modello delle Casse, che, dopo l arresto determinato dall avvento del regime fascista, si consolida nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, viene presto adottato anche se con meno successo in un altro settore economico caratterizzato da frammentazione produttiva e discontinuità del lavoro, oltreché da un sistema contrattuale imperniato sul livello territoriale: l agricoltura. La creazione, a partire dagli anni Cinquanta, di organismi paritetici in alcune province le cosiddette Casse Extra Legem (la prima è istituita a Brescia nel 1948) è motivata anche in questo caso dall esigenza di assicurare a operai e imprenditori l esistenza di forme articolate e 4

5 stabili di relazioni collettive. Le Casse consentono di garantire agli operai l erogazione di misure di sostegno al reddito, principalmente a integrazione dei trattamenti previsti dalla legge in caso di assenza dal lavoro per malattia o infortunio professionale. Pur caratterizzato da condizioni strutturali simili a quelle dell agricoltura e dell edilizia, l artigianato comparto intersettoriale, trasversale a numerose aree produttive ha sviluppato forme organizzate di bilateralità più tardi, per via dell articolazione del comparto su diversi contratti e per la limitata presenza, per lungo tempo, di lavoratori dipendenti 4. Le prime casse mutue di malattia sono istituite, su scala provinciale, negli anni Settanta in Veneto, Emilia- Romagna, Toscana e Marche, per l erogazione delle prestazioni previste dai contratti, sul modello edile (Italia Lavoro 2014, 219). È tuttavia nel corso del decennio successivo che la bilateralità artigiana, grazie a una serie di Accordi Interconfederali nazionali, assume la forma di organismi giuridici paritetici di livello regionale 5, fino alla creazione nel 1995 dell EBNA, l Ente Bilaterale Nazionale per l Artigianato, cui aderiscono tutte le sigle del comparto: Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI per la parte datoriale, Cgil, Cisl e Uil, per quella sindacale. Il forte radicamento della bilateralità artigiana a livello regionale, dove si contano oggi 21 Enti (cfr. Tabella 2), è confermato dal fatto che a lungo l Ente nazionale, costituito solo successivamente alla creazione della maggior parte degli Enti territoriali, ha finito per fungere essenzialmente da cassa finanziaria della bilateralità regionale, quasi come se la soluzione istituzionale (ente bilaterale) subisse un effetto di annebbiamento o sfuocamento man mano che si allontana dalla realtà produttiva che dovrebbe servire (Nogler 2014a, 19) 6. Nel corso degli anni 90 e 2000 gli Enti e i fondi, regionali e nazionali, allargano il proprio raggio d azione, prevedendo, interventi a favore di imprese e lavoratori, volti a garantire la tutela del reddito dei lavoratori in caso di sospensione o riduzione dell attività, formazione, sostegno all innovazione tecnologica per le imprese. Una vera è propria svolta si registra dalla fine degli anni 2000, in un intreccio crescente fra dimensione privatistica e pubblicistica degli interventi previsti da disposizioni contrattuali e legislative. A livello negoziale, gli Accordi Interconfederali del 23 luglio e del 15 dicembre 2009 segnano l avvio della cosiddetta nuova bilateralità, disponendo che la disciplina della contribuzione agli Enti bilaterali dell artigianato sia recepita quale parte integrante di tutti i contratti del comparto e che l accesso alle prestazioni della bilateralità artigiana si configuri come un vero e proprio diritto contrattuale dei lavoratori: in caso di mancata adesione agli strumenti della bilateralità da parte dell impresa, i dipendenti maturano, nei confronti di quest ultima, il diritto a ricevere un Elemento Aggiuntivo della Retribuzione (EAR, di importo superiore all equivalente contribuzione a carico dell impresa), oltre al diritto all erogazione diretta, da parte dell impresa stessa, di tutte le prestazioni previste dalla bilateralità. Si tratta della contrattualizzazione delle prestazioni erogate dagli Enti Bilaterali, in vigore dal luglio I CCNL di riferimento sono: meccanica, tessile-moda, chimica-ceramica, agroalimentare, legno-lapidei, comunicazione, servizi e autotrasporto. 5 Così come stabilito nell Accordo Interconfederale del 27 febbraio 1987, in controtendenza con quanto deciso nel precedente Accordo del 21 dicembre 1983, in cui si optava per la dimensione provinciale (Cimaglia e Aurilio 2011). A Siena è ancora operativa la Cassa Integrazione Assistenza Siena, istituita nel 1974 su scala provinciale. 6 La centralità del livello regionale è richiamata esplicitamente nell Accordo Interconfederale del 3 agosto 1992, secondo il quale il sistema degli Enti Bilaterali è realizzato in maniera piena e generalizzata a livello regionale. L Ente Bilaterale Nazionale vedrà al suo interno solo quei Fondi relativi a prestazioni che richiedano o rendano opportuno tale livello. 5

6 In tale contesto si inserisce sul piano legislativo la disciplina dei Fondi di Solidarietà Bilaterali, definita prima dalla Legge 92 del 2012 (riforma Fornero), poi dalla Legge 183 del 2014 (cosiddetto Jobs Act ). Nel generale processo di riforma degli ammortizzatori sociali, i due provvedimenti riconoscono una certa specificità alle iniziative già realizzate, per via contrattuale, nel comparto artigiano a tutela del reddito dei lavoratori in caso di riduzione o sospensione dell attività lavorativa. Considerata l esclusione delle imprese artigiane dall istituto della Cassa Integrazione, i primi interventi mutualistici messi in campo dalla bilateralità artigiana, già attraverso le casse mutue degli anni Settanta, si erano concentrati infatti nel campo del sostegno al reddito in caso di sospensione dell attività, uno dei settori di intervento in cui gli Enti regionali dell artigianato hanno sviluppato la tradizione più consolidata (Giovani 2011, Lai 2006). Tali misure hanno poi assunto la forma di Fondi intercategoriali regionali, destinati alla salvaguardia del patrimonio di professionalità del lavoro dipendente e imprenditoriale delle imprese artigiane, in caso di crisi con sospensione dell attività produttiva 7. Con l obiettivo di assicurare una tendenziale universalizzazione negli schemi di tutela del reddito in costanza di rapporto di lavoro, la riforma Fornero aveva disposto che al fine di assicurare la definizione [ ] di un sistema inteso ad assicurare adeguate forme di sostegno per i lavoratori dei diversi comparti, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale avrebbero dovuto stipulare accordi e contratti collettivi con l obiettivo di costituire fondi di solidarietà bilaterali per i settori non coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale così da assicurare ai lavoratori una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria (art. 3, c. 4). L istituzione di questi fondi presso l Inps diventava obbligatoria per tutti i settori non coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale, relativamente alle imprese che occupano mediamente più di quindici dipendenti (art. 3, c. 10) 8. Accanto a tal fondi, il provvedimento del 2012 delineava un modello di fondo di solidarietà alternativo per tutti quei settori quale quello artigiano, esplicitamente evocato nella legge in cui risultassero già operanti consolidati sistemi di bilateralità (art. 3, c. 14): in questi casi, era riconosciuta alle organizzazioni di rappresentanza la possibilità di adeguare le fonti istitutive dei rispettivi fondi bilaterali alle finalità perseguite dalla legge (dando così vita ai Fondi di Solidarietà Bilaterale Alternativi, anche per le aziende con, in media, meno di quindici dipendenti) 9. La Legge 7 Così come previsto dall Accordo Interconfederale del 21 luglio del L intervento dei Fondi regionali era originariamente concepito solo in caso di crisi causate da eventi di forza maggiore, indipendenti dalla volontà dell imprenditore ; successivamente, il campo d azione è stato esteso ai casi di crisi aziendali e congiunturali (Accordi Interconfederali del 2 febbraio e 22 giugno 1993). 8 Si parla in questo caso di Fondi di Solidarietà Bilaterale Obbligatori. Ad essi veniva poi riconosciuta la possibilità di prevedere anche interventi a tutela del reddito dei lavoratori, in caso di cessazione dal rapporto di lavoro, integrativi dell Assicurazione Sociale per l Impiego (Aspi) e di contribuire al finanziamento di programmi formativi. 9 A differenza di quelli obbligatori, si tratta di fondi bilaterali definiti puri poiché non è prevista la loro istituzione presso l Inps; è invece definito spurio il modello di fondo bilaterale che prevede un ruolo delle parti sociali essenzialmente limitato al concepimento del fondo e alla definizione delle regole (peraltro nella cornice di svariati paletti posti dal legislatore); il parto del fondo e delle regole avviene poi solo attraverso un decreto del Ministro del lavoro. Egli fa nascere il fondo come una gestione dell Inps e ne affida l amministrazione a un comitato amministratore composto in netta prevalenza da esperti designati dalle parti sociali, ma operante sotto stretto controllo dell Inps e del Ministero (Liso 2012, 2). Infine, la legge prevedeva la costituzione, presso l Istituto di Previdenza, di un Fondo di Solidarietà Bilaterale Residuale (riservato alle aziende con in media più di 15 dipendenti), in caso di inadempienza delle parti sociali nel raggiungimento di un accordo collettivo per la costituzione obbligatoria del fondo. 6

7 92/2012 riconosceva anche, in via sperimentale per il periodo , l erogazione della indennità di disoccupazione collegata all Assicurazione Sociale per l Impiego (ASpI) ai lavoratori sospesi per crisi aziendali o occupazionali in possesso di particolari requisiti assicurativi e contributivi, a condizione di un intervento integrativo pari almeno al 20% dell indennità stessa a carico degli Enti bilaterali (opportunità effettivamente colta da molti organismi). In questo quadro si è inserito il successivo D.lgs. 148 del 14 settembre 2015, ultimo tassello del cosiddetto Jobs Act. Il provvedimento, confermando l impianto definito dalla riforma Fornero, ne ha allargato il campo di applicazione, disponendo l obbligatorietà, da gennaio 2016, dell istituzione di Fondi Bilaterali di Solidarietà per tutte le imprese attive in settori non coperti dalla Cassa Integrazione e che in media occupano più di cinque dipendenti (non più quindici). Anche in questo caso, la mancata osservanza dell obbligo dovrebbe comportare l adesione al fondo definito residuale dalla legge del 2012, ora ribattezzato Fondo di Integrazione Salariale (FIS) ed esteso alle imprese che impiegano più di cinque dipendenti. Come richiesto dalla normativa, il sistema bilaterale artigiano ha adattato i propri strumenti di sostegno al reddito dando vita al Fondo di Solidarietà Bilaterale per l Artigianato (FSBA), fondo alternativo riconosciuto con decreto ministeriale (9 gennaio 2015, n ) 10. L FSBA incardinato presso l Ente Bilaterale Nazionale, che accresce così il suo ruolo di coordinamento a discapito degli Enti regionali interviene dal luglio 2016 a favore dei dipendenti delle imprese artigiane iscritte al sistema bilaterale con prestazioni integrative in caso di sospensione o riduzione dell orario di lavoro per difficoltà aziendali: assegno ordinario e assegno di solidarietà 11. A fianco degli interventi a sostegno del reddito dei lavoratori in caso di riduzione o sospensione dell attività lavorativa, sicuramente uno dei campi che ha visto il maggiore impegno degli Enti artigiani, sin dagli anni Novanta il sistema bilaterale artigiano ha gradualmente allargato il proprio raggio di intervento, in particolare nei campi delle relazioni sindacali (organizzate su base territoriale) 12 ; della formazione (come previsto dalla legge 388 del 2000, con l istituzione di FONDARTIGIANATO, che contribuisce ai costi per la formazione dei lavoratori per migliorarne e accrescerne la professionalità); della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (Accordi del 1996); ma anche della sanità integrativa (prima a livello regionale, poi a livello nazionale, con l istituzione del fondo San.Arti.: Maino e Razetti 2015) e della previdenza complementare (con l avvio del fondo ARTIFOND successivamente confluito, a causa dell insufficienza delle adesioni, nel fondo FONTE). A seguito del percorso appena ricostruito, l artigianato presenta un sistema bilaterale articolato su due livelli nazionale e regionale in cui operano diversi fondi e enti bilaterali (Tabella 1). 10 L impegno delle parti sociali dell artigianato a implementare il modello delineato dalla Riforma Fornero viene esplicitato già nell Accordo Interconfederale del 30 novembre 2012, cui fa seguito la costituzione di FSBA presso EBNA nell ottobre dell anno successivo. 11 L Assegno Ordinario, in seguito ad accordo sindacale, e in caso di sospensione o riduzione dell attività lavorativa dovuta a eventi transitori o situazioni temporanee di mercato; l Assegno di Solidarietà, in seguito ad accordo sindacale, in caso di riduzione dell orario di lavoro finalizzata a evitare licenziamenti plurimi individuali per giustificato motivo oggettivo. 12 L Accordo Interconfederale del 1988 ha previsto le Rappresentanze Sindacali di Bacino. 7

8 Tabella 1 Il sistema bilaterale artigiano principali articolazioni a livello nazionale e regionale CCNL Previdenza complementare Assistenza sanitaria integrativa Fondi nazionali Formazione Sostegno al reddito Ente bilaterale nazionale Enti bilaterali territoriali Tutti i settori, tranne autotrasporto e edilizia FONTE SAN.ARTI. FONDARTIGIA NATO FSBA EBNA 21 (19 regionali + TN e BZ) 3. Il sistema degli Enti Bilaterali regionali: caratteristiche organizzative e funzionali Sul finire degli anni Ottanta la bilateralità artigiana, dopo un iniziale preferenza accordata al livello provinciale, identifica nella dimensione regionale la scala territoriale più adatta per la propria articolazione istituzionale. Il processo di costituzione dei vari enti impegna le parti sociali regionali per quasi un decennio, dal 1989, quando nasce l EBAV (l Ente bilaterale artigiano veneto) al 1998, anno in cui vede la luce EBIART in Friuli-Venezia Giulia (cfr. Tab. 2). Se confrontato con altri sistemi bilaterali con forte radicamento territoriale, in particolare con quelli del terziario e del turismo, il sistema bilaterale artigiano presenta un certo livello di compattezza, reso possibile dall esistenza di un unico asse contrattuale interconfederale e dall articolazione su base regionale e non provinciale. Non mancano tuttavia differenze rilevanti fra i diversi Enti regionali. Le differenze non si concentrano tanto nella loro composizione. Perlopiù le parti aderenti agli Enti Regionali non sono altro che le articolazioni regionali delle controparti nazionali aderenti all EBNA (cfr. Tab. 2). Minime variazioni si registrano in Valle d Aosta (dove, per la parte sindacale, a Cgil, Cisl e Uil si aggiunge anche la locale SAVT) e nelle province autonome di Trento e Bolzano (sul versante della rappresentanza datoriale). Più in generale, non appare omogenea la presenza, fra i soci aderenti agli Enti Regionali, della CLAAI (la Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane), la più piccola delle associazioni datoriali. Gli Enti, inoltre, assumono tutti la veste di associazioni non riconosciute, ai sensi degli articoli del Codice Civile: un assetto che se da un lato consente alle parti un certo grado di flessibilità, dall altro non ha mancato di essere oggetto di rilievi critici, che ne hanno contestato la scarsa trasparenza e messo in dubbio l idoneità gestionale (Croce 2015) 13. Caso parzialmente differente è rappresentato dall EBER, l ente bilaterale regionale dell Emilia-Romagna, che si articola in due differenti strutture: all associazione non riconosciuta è stata infatti recentemente affiancata EBER s.r.l., una società di servizi il cui unico socio è la stessa EBER Il sistema bilaterale è spesso privo di figure professionali qualificate, che sappiano assicurare le necessarie competenze nella gestione degli enti, integrando il ruolo di orientamento politico e strategico proprio delle parti sociali. Trasparenza e valutazione sono leve importanti per affermare un ruolo degli enti bilaterali nel quadro più generale delle politiche di mercato del lavoro e del welfare. Dovrebbero anche servire a diradare i sospetti che tali enti finiscano piuttosto per determinare inefficienze e oneri impropri (Croce 2015, p. 255). 14 EBER s.r.l. organizza ed eroga i servizi contabili, amministrativi, gestionali, di formazione ed editoriali a vantaggio di EBER, oltre ad essere il datore di lavoro di tutti i dipendenti dell associazione. L esigenza di tale sdoppiamento organizzativo è originata principalmente da ragioni fiscali (Menegatti 2014). 8

9 Tipicamente, gli organismi statutari comprendono un organo assembleare (assemblea o consiglio direttivo), che esprime un organo più ristretto (consiglio di amministrazione o comitato direttivo) cui è affidata l amministrazione dell Ente e che generalmente si avvale della figura tecnicoamministrativa del Direttore o Coordinatore; l assemblea indica, inoltre, un Presidente e un Vicepresidente. Tutti gli organismi rispettano la regola della composizione paritetica. Di norma, il Presidente è espressione di una delle associazioni datoriali, mentre il Vicepresidente di una delle associazioni sindacali. Le diverse associazioni (con l eccezione della CLAAI, che talvolta rinuncia) si alternano nelle cariche attribuite secondo un principio di rotazione. Di fatto, gli Enti presentano regole di governance piuttosto diversificate (Sandulli et al. 2015) e gradi diversi di sviluppo istituzionale. Quest ultimo può essere colto guardando ad alcune caratteristiche organizzative, come l articolazione territoriale dell Ente (per esempio, attraverso l apertura a livello locale di sportelli informativi o di vere e proprie sedi distaccate); l istituzione di un Osservatorio (uno strumento in grado di fornire all Ente dati affidabili e aggiornati sulle dinamiche del comparto a livello regionale); la gestione dei contributi raccolti attraverso fondi separati: oltre a quello per il Sostegno al Reddito, i più comuni sono quelli per la Rappresentanza Sindacale e per la formazione. In alcuni casi (ad esempio, Piemonte e Lombardia), a ogni fondo corrispondono speciali Comitati paritetici all interno dell Ente. A differenziare ulteriormente il profilo istituzionale degli Enti qui considerati è la loro consistenza numerica, ovvero il numero di imprese e di lavoratori dipendenti effettivamente iscritti a ciascuno di essi, sia in termini assoluti sia rispetto alla platea potenziale. Si tratta di dati che risultano reperibili con difficoltà tanto per gli osservatori esterni 15 quanto come dichiarato da diversi intervistati per gli Enti stessi, a causa di difficoltà nella condivisione delle informazioni con l INPS. Se confrontati, i dati disponibili in letteratura per i singoli enti, anche quando relativi allo stesso anno, appaiono non sempre concordanti (es. Sandulli et al. 2015; Confartigianato 2015; Nogler 2014a). Per questo, si è preferito procedere a una raccolta dati originale (attraverso la somministrazione di un questionario), i cui i risultati sono illustrati nella Tabella A questo proposito, in un recente Quaderno della Fondazione Brodolini dedicato al tema della bilateralità, Croce (2015) riconosce che i questionari somministrati alle strutture territoriali hanno restituito informazioni lacunose e frammentarie, che impediscono la costruzione di una base dati sufficiente a ricavare un quadro statistico esauriente. 9

10 Tabella 2 Gli Enti Bilaterali territoriali del comparto artigianato Territorio Acronimo Ente Anno di costituzione Valle d Aosta EBAVA n.d. Associazioni datoriali aderenti (2016) Cgil, Cisl, Uil, SAVT Associazioni sindacali aderenti (2016) Forma giuridica Fonte: elaborazione propria: Legenda: n.d.: informazione non disponibile; = caratteristica presente; - = caratteristica assente. Articolazione territoriale Articolazione in fondi separati Osservatorio Confartigianato, CNA, CLAAI Ass. non riconosciuta - - Piemonte EBAP 1993 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani Ass. non riconosciuta - Lombardia ELBA 1993 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta Trento EBAT 1995 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato Ass. non riconosciuta Bolzano EBA/BKH 1991 Cgil, Cisl, Uil ASGB, CNA, LVH Ass. non riconosciuta Veneto EBAV 1989 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani Ass. non riconosciuta Friuli-Venezia Giulia EBIART 1998 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA Ass. non riconosciuta - Liguria EBLIG 1994 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta - - Emilia- Romagna EBER 1991 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta S.r.l. Toscana EBRET 1991/2010 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani Ass. non riconosciuta - - Umbria EBRAU n.d Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI n.d - - Marche EBAM 1995 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta Lazio EBLART 1994 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta - - Abruzzo EBRARTA 1997 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta - - Basilicata EBAB 1994 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Molise EBRAM 1997 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani Ass. non riconosciuta n.d. n.d. n.d. Puglia EBAP 1996 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta - Campania EBAC 1994 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta - - Calabria EBAC 1992 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani Ass. non riconosciuta Sicilia EBAS 1993 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta Sardegna EBAS 1993 Cgil, Cisl, Uil Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI Ass. non riconosciuta Come spiegato più avanti, molte prestazioni gestite da ELBA fino al 2015 sono ora gestite dal fondo integrativo territoriale WILA, strettamente collegato a ELBA.

11 Tabella 3 Lavoratori e imprese aderenti agli enti bilaterali regionali Imprese Lavoratori Territorio Ente Ultimo dato 2006 Ultimo dato 2006 Valle d Aosta EBAVA n.d. n.d n.d. n.d Piemonte EBAP ca ca ca Lombardia ELBA ca ca ca ca. Trento EBAT Bolzano EBA/BKH ca. n.d ca. n.d. Veneto EBAV ca. n.d ca. n.d. Friuli-Venezia Giulia EBIART Liguria EBLIG ca. n.d ca. n.d. Emilia-Romagna EBER ca. n.d ca. n.d. Toscana EBRET Umbria EBRAU n.d. n.d. n.d. n.d. Marche EBAM Lazio EBLART ca. 300 ca ca. 700 ca. Abruzzo EBRARTA n.d n.d. Basilicata EBAB ca. Molise EBRAM 881 n.d n.d. Puglia EBAP Campania EBAC ca. n.d ca. n.d. Calabria EBAC n.d. n.d. n.d. n.d. Sicilia EBAS ca ca. Sardegna EBAS Fonte: elaborazione propria. Note: l ultimo dato si riferisce a quello comunicato dall Ente, relativo o al o ai primi mesi del I dati di Veneto e Lombardia sono stati tratti dai rispettivi siti internet, mentre quelli della Campania da RICART (2016). Nonostante alcune lacune, questi dati (in parte integrati da fonti secondarie) consentono di stimare approssimativamente i lavoratori artigiani attualmente coinvolti nel sistema bilaterale intorno ai , prevalentemente concentrati nelle grandi regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Emilia- Romagna e Piemonte). Quando possibile, il confronto temporale segnala un generale aumento delle adesioni (con l eccezione di Friuli e Basilicata), a riprova dell effetto della nuova bilateralità, tanto più rilevante se si considerano gli effetti dell attuale crisi economica anche sul comparto artigiano in termini di riduzione di imprese e lavoratori. Se ai dati assoluti affianchiamo quelli relativi ai tassi regionali di adesione, le informazioni reperibili da fonti diverse, benché frammentarie e talvolta non coincidenti, integrate con quelle raccolte per questa analisi, convergono nel documentare l esistenza di una fortissima frattura territoriale che separa nettamente le esperienze bilaterali del Centro-Nord da quelle del Mezzogiorno. Se è vero che in molti casi si registra un aumento di imprese e lavoratori iscritti particolarmente evidente proprio in alcune regioni del Centro-Sud (Lazio, Puglia e Sardegna), dove i margini di crescita erano più ampi non si può non osservare che le esperienze più avanzate del Centro-Nord continuano a contrapporsi a quelle del Mezzogiorno, dove si registrano tassi di adesione estremamente bassi: in tutta la Sicilia si contano meno lavoratori iscritti che nella sola provincia di Bolzano. Ulteriori conferme del ritardo maturato dagli Enti Bilaterali del 11

12 Mezzogiorno nei tassi di adesione si trovano in alcuni siti internet degli stessi Enti 17, in alcuni documenti programmatici e, indirettamente, nell analisi di altre esperienze bilaterali interne al mondo artigiano, come quella del fondo sanitario integrativo San.Arti 18. Considerando congiuntamente la dimensione dell articolazione istituzionale e, per quanto possibile, quella della consistenza numerica degli Enti, appare realistico identificare gradi diversi di consolidamento dei sistemi bilaterali artigiani a livello regionale. Al Centro-Nord, tra i sistemi più consolidati si devono certamente annoverare quelli del Veneto (Nogler 2014b), dell Emilia-Romagna (Menegatti 2014), e delle Marche (Leonardi e Arlotti 2012; Angelini 2014; Santoni 2016): in molti casi si tratta dei territori in cui si registrano i primi esperimenti bilaterali già negli anni Settanta; gli Enti presentano una presenza capillare sul territorio, gestiscono le provvidenze attraverso una pluralità di fondi dedicati e dispongono di basi di dati aggiornate sull evoluzione del comparto (grazie all istituzione di un Osservatorio); registrano, inoltre, tassi di adesione particolarmente alti (pari o superiori all 80%). Livelli di consolidamento molto simili si riscontrano relativamente agli Enti del Piemonte, della Lombardia e del Friuli-Venezia Giulia, che condividono molte di queste caratteristiche, ma, pur producendo alcune pubblicazioni, risultano privi di un unità dedicata alla funzione di Osservatorio. Tassi di adesione molto alti si registrano a Trento e Bolzano, i cui Enti, anche per via della dimensione provinciale, hanno una articolazione limitata. Infine, con tassi di adesione più bassi (intorno ai due terzi dei lavoratori obiettivo ) si trovano gli Enti ligure e toscano, che si caratterizzano altresì per una struttura organizzativa poco articolata. Tra le realtà del Mezzogiorno, tutte caratterizzate da tassi di adesione di imprese e lavoratori nettamente più bassi di quelli registrati nel Centro-Nord, si segnalano il caso dell EBAP, l Ente pugliese, che presenta una ramificazione in sotto-unità territoriali e la gestione di più fondi, oltreché per livelli di adesione delle imprese relativamente alti (30-32%) 19 ; il caso sardo, il cui Ente (EBAS) dichiara il 64% di adesioni dei lavoratori e del 44% per le aziende; infine, il caso dell EBRARTA (Abruzzo), che dichiara tassi di adesione dei lavoratori intorno al 25%. I livelli più bassi di consolidamento della bilateralità territoriale si registrano infine in Lazio, Molise, Campania, Calabria 20 e Sicilia dove a una limitata articolazione istituzionale degli Enti corrispondono tassi di adesione di imprese e lavoratori stimabili come non superiori al 15%. 17 È il caso di quanto dichiarato nel sito internet dell EBAC Campania, in cui si afferma che purtroppo, le adesioni all'ebac ad oggi sono ancora limitate, rispetto agli omologhi situati più a Nord, e sicuramente rispecchiano i ritardi del Mezzogiorno ( e dell EBAC Calabria, in cui si legge che la Calabria, è vero, accusa un notevole ritardo rispetto ad altre regioni ( 18 Anche in questo caso si segnala infatti un fortissimo squilibrio territoriale nei tassi di adesione: in base a quanto dichiarato dall allora direttore del Fondo, mentre a luglio 2015 nelle regioni del Nord era stato ormai raggiunto l 85-90% del bacino obiettivo, le percentuali crollavano intorno al 10-15% nelle regioni del Mezzogiorno. Alcuni dati aiutano a esemplificare la situazione: nella sola provincia di Cuneo si registravano circa iscritti a fronte dei circa in tutta la Sardegna, che pure si collocava fra le regioni meridionali più virtuose (con circa il 25% del bacino già raggiunto) (Maino e Razetti 2015). 19 Come dichiarato dal rappresentante intervistato. Nel Documento programmatico per il consolidamento della bilateralità in Puglia si legge: Il nuovo sistema contrattuale, adottato dal luglio 2010, ha consentito all EBAP di realizzare un incremento delle adesioni [ ] La Puglia, pur mantenendo una sorta di leadership, rispetto alle altre regioni meridionali, in materia di adesioni, deve recuperare il forte squilibrio che si registra tra il numero di lavoratori che aderiscono all ente bilaterale e il numero di addetti complessivi che operano nel comparto artigiano (EBAP 2011). 20 In base ai dati riportati da Bozzao (2015, 210), nel 2011 i lavoratori protetti erano il 5% del bacino (3% nel 2009); le imprese poco più del 3% (circa 1,5% nel 2009). 12

13 4. L offerta di prestazioni: l assistenza sanitaria e le misure a sostegno della famiglia A causa della difformità di prassi e prestazioni proliferate a livello regionale nella galassia bilaterale dell artigianato, non vi è accordo in letteratura su come classificare le diverse provvidenze erogate dai vari Enti. La stessa terminologia usata dagli organismi bilaterali appare spesso fuorviante: in alcuni casi, l espressione sostegno al reddito indica solo gli interventi erogati in caso di riduzione o sospensione dell attività lavorativa, in altri si riferisce invece anche alle variegate prestazioni di welfare per lavoratori e imprenditori. L analisi proposta nelle pagine seguenti prende in esame le prestazioni catalogate da Italia Lavoro (2014), nel quadro del Rapporto nazionale sulla bilateralità, come mutuo soccorso 21. L attenzione verterà in particolare sulle provvidenze a tutela della salute dei lavoratori e a sostegno delle loro famiglie. 4.1 Le prestazioni di assistenza sanitaria: il ruolo degli Enti bilaterali territoriali e dei fondi sanitari regionali Interrogarsi sul ruolo della bilateralità artigiana nel campo dell assistenza sanitaria permette sia di comprendere quale contributo possano offrire gli organismi bilaterali regionali in uno dei settori consolidati di politica sociale che si è rivelato tra i più sotto pressione negli anni della crisi economica 22, sia di esaminare le diverse forme di incastro fra livello nazionale e regionale, in particolare dopo l istituzione, nel 2012, di SAN.ARTI., il fondo sanitario integrativo nazionale intercategoriale per i lavoratori dipendenti dell intero comparto (Maino e Razetti 2015). Inoltre, è proprio nel campo dell assistenza sanitaria e socio-sanitaria che in alcuni territori del Nord, agli Enti bilaterali si sono affiancati negli ultimi anni specifici fondi regionali. Prendendo innanzitutto in esame il ruolo svolto direttamente dagli Enti regionali, emerge che dei 20 Enti per i quali è stato possibile raccogliere i dati, solo 4 (evidenziati in grigio nella Tab. 4) risultano attualmente impegnati nell erogazione di provvidenze sanitarie. L ente friulano, quello 21 Nella scheda per la raccolta dati somministrata agli Enti regionali dell artigianato, Italia Lavoro ha distinto i servizi messi a disposizione di imprese e lavoratori in base a diversi ambiti di intervento : formazione; monitoraggio, informazione e osservazione del mercato del lavoro; servizi a supporto dell intermediazione e a regolazione e garanzia del mercato del lavoro; salute e sicurezza sul lavoro; sostegno alle politiche del lavoro; e, appunto, mutuo soccorso. Le prestazioni oggetto di questa analisi provvidenze sanitarie e contributi a favore della famiglia ricadono in quest ultima categoria. Poco convincente ai fini di questa analisi appare la proposta di Bozzao (2015), che, distinguendo gli interventi erogati dagli Enti in politiche attive del lavoro (formazione e apprendistato) e politiche passive del lavoro (interventi di sostegno al reddito in caso di sospensione), fatica a trovare una collocazione per tutti i sussidi non direttamente collegabili al mercato del lavoro e che, come riconosce la stessa Bozzao, rappresentano in alcuni territori un assetto protettivo fortemente radicato e per nulla secondario (p. 220). Leonardi (2005) identifica invece sei diversi ambiti funzionali della bilateralità: la mutualizzazione di taluni obblighi derivanti dal contratto di lavoro; la gestione mutualistica di prestazioni integrative di welfare (disoccupazione, sostegno al reddito ); formazione professionale; attività di studio e monitoraggio in materia di mercato del lavoro e fabbisogni formativi; rappresentanza sindacale a livello locale e pluri-aziendale; servizi sociali supplementari, determinati autonomamente dalla contrattazione fra le parti: ricadono in quest ultimo gruppo le prestazioni qui considerate. 22 Diverse ricerche empiriche convergono nel segnalare alcune linee di tendenza problematiche del sistema sanitario italiano: i. la crescente inadeguatezza, nella percezione dell opinione pubblica, dei servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale (es. Censis e Rbm-Salute 2016); ii. l affermazione del fenomeno della rinuncia alle cure da parte di fasce non marginali della popolazione: il 9,5% nel 2014 secondo ISTAT (2015b). Censis-Rbm salute quantifica in 11 milioni le persone che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie nell ultimo anno (erano 9 milioni del 2012). Il pagamento di ticket o di visite private interamente a carico dei pazienti diventa una delle spese per assistenza sociale o sanitaria maggiormente in grado di mettere in pericolo la tenuta dei bilanci familiari (Censis-Forum Ania Consumatori 2015); iii. infine, il contestuale, più frequente ricorso alla spesa sanitaria privata, per l 82% out of pocket. Un dato comparativamente elevato, indice di un livello di equità relativamente basso (nell area Euro, la spesa media out of pocket è pari al 60,9% della spesa sanitaria privata). 13

14 abruzzese, quello campano 23 e quello sardo, precedentemente impegnati su questo fronte, hanno deciso di rimuovere tali prestazioni dal pacchetto di servizi a favore dei dipendenti. Come spiegato da diversi loro rappresentanti, considerate le priorità imposte dall attuale crisi economica e la copertura già garantita da San.Arti., gli Enti hanno deciso di evitare duplicazioni e non hanno intenzione di impegnarsi direttamente su questo fronte in futuro. Le parti sociali lombarde, come si vedrà più avanti, hanno preferito dar vita a un nuovo soggetto bilaterale. Considerando ora i casi potenzialmente più problematici, ovvero gli Enti attivi nella fornitura di provvidenze sanitarie anche dopo l avvio del fondo nazionale (Marche, Molise, Trento e Veneto), è interessante notare che in nessun caso la prestazione che assume sempre la forma di una semplice erogazione monetaria è condizionata a qualche prova dei mezzi attestante la particolare condizione di bisogno economico del beneficiario. Tabella 4 Bilateralità regionale e offerta di prestazioni sanitarie Fonte: elaborazione propria. Offerta di assistenza sanitaria da parte dell Ente Offerta di assistenza sanitaria attraverso fondo integrativo regionale Prima di SAN.ARTI Valle d Aosta n.d. n.d. - Piemonte Lombardia - Liguria Trento Bolzano - - Veneto Friuli-Venezia Giulia - - Emilia-Romagna Toscana Marche - Umbria n.d. - - Lazio Campania - - Calabria n.d. - - Molise - Basilicata - - Abruzzo - - Puglia Sicilia Sardegna - - Con la parziale eccezione del Veneto (cfr. infra), i contributi tendono inoltre a essere estesi anche ai familiari a carico. Nel caso marchigiano l intervento consiste in un contributo generico, che si sostanzia nel rimborso parziale di spese sanitarie detraibili (cfr. Tab. 5). Un contributo che l Ente intende mantenere anche nei prossimi anni, almeno sino a quando i tassi di adesione a San.Arti. non saranno cresciuti. L EBRAM (Molise) condiziona invece l erogazione monetaria al sostenimento di spese sanitarie specifiche: l acquisto di protesi di vario genere o il ricovero presso una struttura del Servizio Sanitario Nazionale. Mentre il primo tipo di intervento si configura effettivamente come 23 I dati relativi alle erogazioni del periodo , disponibili sul sito dell Ente ( documentano della scarsissima rilevanza delle prestazioni sanitarie ( rimborso protesi ): 9 erogazioni (concentrate nel 2007 e 2008), per un totale di poco più di euro, pari al 2% delle risorse complessivamente stanziate nel periodo Le erogazioni sanitarie sono state interrotte nel 2014 ( 14

15 complementare rispetto al SSN e integrativo di quanto garantito da San.Arti., il secondo rischia di sovrapporsi con l offerta del fondo integrativo nazionale. Quanto all EBAT (Trento), l attuale regolamento prevede un contributo del tutto simile a quello marchigiano. A differenza degli enti marchigiano e molisano, è intenzione degli organismi dell Ente trentino modificare l offerta di prestazioni per il 2017, proprio per evitare sovrapposizioni fra offerta nazionale e locale (che nel 2105 ha coinvolto 14 lavoratori). Discorso a parte merita EBAV, l ente veneto, che offre prestazioni di primo e secondo livello, una peculiarità dell Ente Veneto, che riguarda non solo le prestazioni sanitarie. Mentre quelle di primo livello sono riconosciute a tutti i lavoratori iscritti, quelle di secondo livello sono riservate solo ad alcune categorie e con generosità (altamente) varabili. È infine necessario precisare che alle prestazioni garantite direttamente dall EBAV si affiancano quelle del fondo sanitario integrativo regionale, San.In.Veneto, costituito dalle parti in sostituzione di quello nazionale. Infatti, come anticipato, il ruolo della bilateralità artigiana a livello territoriale nel campo dell assistenza sanitaria non si esaurisce più in quello giocato direttamente dagli Enti regionali, ma si realizza anche attraverso l istituzione di specifici fondi. È un fenomeno recente, tutto concentrato in alcuni territori del Nord (Trento, Bolzano, Veneto e Lombardia), non senza significative differenze. Nei primi tre casi i fondi territoriali sono stati concepiti e costituiti come sostitutivi di quello nazionale, mentre quello lombardo è l unico esempio di fondo territoriale integrativo (cioè di integrazione territoriale dell integrazione nazionale). In Trentino, il fondo sanitario per i lavoratori artigiani è denominato Sia3 (Sanità Integrativa Artigianato 3ntino). Fondato dall Associazione Artigiani e Piccole Imprese della Provincia di Trento insieme a Inca Cgil, Inas Cisl e Ital Uil, è gestito dalla locale Società di Mutuo Soccorso degli Artieri di Trento. A beneficiare dei sussidi e dei servizi previsti dal piano sono i lavoratori dipendenti delle imprese artigiane della provincia di Trento (con l eccezione dei contratti di lavoro a chiamata), così come i lavoratori dipendenti delle associazioni sindacali e datoriali sottoscrittrici dell accordo e delle loro strutture operative e di servizio 24. SIA3 dovrebbe presto confluire nel fondo territoriale aperto promosso dalla Provincia di Trento (denominato Sanifonds Trentino), che, dopo una fase di gestazione lunga e piuttosto turbolenta, sembra finalmente entrato nella fase operativa (Razetti 2015) 25. Come SIA3, Sanifonds Trentino si configura almeno per i lavoratori dipendenti dell artigianato come un fondo sanitario integrativo sostitutivo di quello nazionale. Nella vicina provincia di Bolzano opera dal 2013 Sani-Fonds Bolzano, fondo originato da un documento sottoscritto dalle parti sociali il 19 aprile 2012, cui era seguito, nell aprile 2013, un Accordo per la costituzione del Fondo Sanitario Integrativo chiuso provinciale in favore dei lavoratori dipendenti dell artigianato e delle Piccole Medie Imprese della provincia autonoma di Bolzano, che aveva infine portato alla fondazione vera e propria di Sanifonds (maggio 2013), concepito, anche in questo caso, come fondo chiuso, sostitutivo di quello nazionale. Sanifonds è 24 Come per San.Arti, il contributo associativo annuo è pari a125 euro per persona e dà diritto a un ampio ventaglio di prestazioni: il rimborso parziale di ticket per visite e diagnostica, il rimborso parziale per visite specialistiche private, un pacchetto di servizi e sussidi in caso di gravidanza, il rimborso per spese legate a ricovero ospedaliero (come trasporto, intervento chirurgico, assistenza infermieristica), rimborso una tantum per spese sostenute in conseguenza di invalidità causata da incidente sul lavoro, infine l erogazione di un vitalizio o di servizi assistenziali in caso di non autosufficienza. 25 Gli attuali Soci sono Provincia Autonoma di Trento, Associazione artigiani e piccole imprese della provincia di Trento, Associazione albergatori e imprese turistiche della provincia di Trento, Confcommercio-Imprese per l Italia Trentino, Confesercenti del Trentino, Cooperazione Trentina, Confindustria Trento, CGIL del Trentino, USR CISL del Trentino C.S.R. UIL di Trento, CISPEL-Federservizi Trentino-Alto Adige. 15

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