Modulo Base Lez.1. Abilitazione delle figure tecniche previste per la gestione faunistico venatoria degli ungulati
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1 Modulo Base Lez.1 Abilitazione delle figure tecniche previste per la gestione faunistico venatoria degli ungulati Regolamento Regionale n.3/12 Disciplina per la gestione degli ungulati nel territorio regionale, in attuazione della Legge Regionale, 5 gennaio 1995, n.7 e ss.mm.ii.
2 Indice Inquadramento sistematico del superordine ungulati Distribuzione e status delle specie (capriolo, cervo, daino, cinghiale, muflone) Caratteristiche morfo-funzionali dei ruminanti Caratteristiche morfo-funzionali dei suidi Principali criteri di discriminazione delle specie oggetto di studio Modulo Base 2
3 Mammiferi Terapsidi Modulo Base 3
4 Mammiferi Sottoclasse Eutheria Vertebrati omeotermi, dotati di tegumento provvisto di peli e ricco di ghiandole, le più tipiche delle quali, le ghiandole mammarie, determinano il nome della Classe. Forma e struttura dipendono dalle strategie adattative. La maggior parte dei mammiferi ha 4 arti la cui estremità è costituita normalmente da 5 dita che possono essere ridotte ad un numero inferiore. Modulo Base 4
5 Mammiferi Eutheria: sistematica Modulo Base 5
6 Inquadramento sistematico generale degli ungulati selvatici presenti in Italia Modulo Base 6
7 Struttura degli arti nei mammiferi terrestri Evoluzione della deambulazione I mammiferi terrestri possono essere suddivisi in tre grandi gruppi in base alle caratteristiche strutturali degli arti ed alle modalità di deambulazione. Modulo Base 7
8 Perissodattili Numero dispari di dita per ciascun arto Ungulati che poggiano a terra con uno, tre dita (raramente cinque). Il terzo dito è notevolmente più sviluppatodeglialtri. Alcuniesempi sono irinoceronti (5 dita),tapiri (3 dita)e cavalli(1dito). Modulo Base 8
9 Artiodattili Numero pari di dita per ciascun arto Ungulati che poggiano a terra con il 3 e il 4 dito. Il 1 dito è scomparso nel corso dell evoluzione, mentre il 2 e 5 dito sono atrofizzati e sollevati nella parte posteriore del piede (speroni). Modulo Base 9
10 Artiodattili Suiformi Stomaco monogastrico Artiodattili dotati di stomaco non concamerato (monogastrico), sebbene distinto in zone con pareti interne a struttura differenziata. Non ruminanti. Modulo Base 10
11 Artiodattili Ruminanti Stomaco poligastrico Artiodattili dotati di stomaco composto da quattro camere (poligastrico), denominati rumine, reticolo, omaso ed abomaso. Ruminanti. Modulo Base 11
12 Artiodattili Ruminanti Stomaco poligastrico La funzione del rumine è quella di immagazzinare il cibo, impastarlo e farlo fermentare per azione della flora batterica (Clostridium sp.) e dei Protozoi di cui il rumine stesso è ricco. Questi microrganismi provvedono alla predigestione della cellulosa e sintetizzano aminoacidi e proteine. Poi il cibo passa nel reticolo da cui viene rigurgitato in bocca per essere nuovamente masticato. Una volta reinghiottito il bolo alimentare ormai quasi liquido oltrepassa reticolo e rumine per giungere all omaso, in cui avviene il riassorbimento dell acqua e finalmente all abomaso (vero e proprio stomaco dove viene digerito. Modulo Base 12
13 Artiodattili Suidi Pelle spessa atta a sviluppare un pannicolo adiposo sotto il derma. Pelo di giarra costituito da setole. Dentatura completa di 44 denti. Incisivi superiori presenti. Premolari e molari tubercolati (bunodonti). Nessuna appendice dell osso frontale (palchi o corna). Stomaco monogastrico. Un elemento caratteristico del canio è il cosiddetto osso del grugno che è un disco osseo collegato con la porzione facciale per mezzo di cartilagini. Questa armatura ossea rappresenta un adattamento per lo scavo del terreno alla ricerca del cibo. Modulo Base 13
14 Artiodattili Bovidi Incisivi superiori assenti. Dentatura completa di 32 denti. I premolari ed i molari hanno bordi longitudinali affilati e fessure intermedie (selenodonti). Appendici dell osso frontale (corna) permanenti e consistenti in astucci cornei non ramificati che rivestono cavicchi ossei. Ruminanti. Camoscio appenninico Rupicapra pyrenaica Mufl one Ovis musimon Camoscio alpino Rupicapra rupicapra Stambecco Capra ibex Modulo Base 14
15 Artiodattili Cervidi Incisivi superiori assenti. Dentatura completa di 32 denti (34 solo per il cervo). I premolari e molari hanno bordi longitudinali e fessure intermedie (selenodonti). Presenza di appendici sul cranio (palchi) e consistenti in stanghe di tessuto osseo impiantate su una base ossea (stelo). I palchi sono decidui e si rinnovano annualmente; nelle specie italiane sono presenti nei soli maschi, Ruminanti. Capriolo Capreolus capreolus Cervo nobile Cervus elaphus Daino Dama dama Modulo Base 15
16 Distribuzione e status degli ungulati Capriolo (Capreolus capreolus) Il capriolo è specie autoctona, presente in modo cospicuo nelle Alpi centro-orientali ed occupa tutto l arco alpino; sull Appennino centro-settentrionale si riscontra un grande areale che attualmente interessa Emilia-Romagna, Toscana, Marche ed Umbria. Questo grande areale è in forte espansione, si è costituito anni fa a partire da nuclei ed areali disgiunti. Nell Appennino centro-meridionale si trovano alcuni areali di ridotte dimensioni (Parco d Abruzzo e Sila calabra) e nuclei residui della originale popolazione italiana quali quelli di Castelporziano, Gargano, Monti di Orsomarso e Maremma meridionale. Protagonista di una recente e forte espansione, il capriolo ha ancora notevoli potenzialità di espandere ulteriormente il proprio areale, ciò lo porterebbe ad occupare pressoché tutto il territorio appenninico dalla Ligura all Aspromonte. Questa ulteriore espansione sarà possibile solo se verrà attuata una gestione venatoria intelligente e basata su principi di selezione. Modulo Base 16
17 Distribuzione e status degli ungulati Cervo nobile (Cervus elaphus) Il cervo è una specie autoctona ed è presente sull arco Alpino con un grande areale che si estende senza soluzione di continuità da Udine ad Aosta ed in modo più frammentario, ma in fase di progressiva unificazione, fino alla Provincia di Cuneo; la massima consistenza e ampiezza distributiva si rileva nel settore centro-orientale. Lungo la dorsale appenninica si individuano sei aree occupate dalla specie con nuclei di popolazioni frutto di reintroduzioni e ancora disgiunti fra loro. Nell Appennino Centrale si riscontrano i nuclei del Parco d Abruzzo (popolazione introdotta più di 20 anni fa), della Maiella, del Velino-Sirente e più recenti quelli del Gran Sasso-laga e dei Monti Sibillini; è invece assente nell Appennino meridionale ed in Sicilia. In Sardegna vive una sottospecie più piccola presente in alcune aree montuose della zona meridionale dell isola, ilcervo sardo. Deltuttoparticolare è il piccologruppo di cervi della Mesola (Provincia di Ferrara) che rappresentano gli ultimi individui della sottospecie italiana presente tanti secoli fa nella Pianura Padana. Modulo Base 17
18 Distribuzione e status degli ungulati Daino (Dama dama) Specie alloctona, originaria probabilmente della Mesopotamia; in passato si riteneva fosse stata introdotta in Italia nell epoca romana dopo la sua presunta estinzione in Europa durante la glaciazione del Pleistocene superiore. Recentemente è stato dimostrato che le prime introduzioni risalgono al periodo Neolitico, mentre non è documentata la presenza della specie in Italia nel periodo romano, ma solo a partire dal XI secolo (Castelporziano) e dal XIV secolo (San Rossore). L attuale distribuzione italiana è frutto di svariate introduzione operate dall uomo e si presenta pertanto molto frammentata; la specie si adatta comunque benissimo alle più diversificate situazioni ambientali ed è presente in quasi tutte le regioni italiane (nella maggior parte con popolazioni molto esigue). Il territorio occupato dalla specie ammonta complessivamente ai km 2 ; la consistenza maggiore si registra nell Appennino settentrionale, in Toscana e in Calabria. La presenza è molto limitata nell Appennino centrale e nelle Alpi. Modulo Base 18
19 Distribuzione e status degli ungulati Muflone (Ovis musimon) In passato si riteneva che il muflone fosse specie autoctona per la Sardegna, ma i più recenti studi archeozoologici (mancanza di reperti fossili nelle isole mediterranee) inducono ad ipotizzare una sua introduzione avvenuta ad opera dell uomo in tempi storici (autoctonia storica). In Italia il muflone è presente oltre che in Sardegna (c.a capi) anche nelle isole di Capraia, Elba, Giglio, Zannone e Marettimo. La popolazione di Marettimo è l unica presenza per la Sicilia cosìcome quella del Gargano lo è per l Italia Meridionale. Nel resto della penisola è distribuito in una maniera molto discontinua, con circa 40piccolinuclei nelle Alpi e nuclei più omeno numerosi nell Appennino Tosco-Emiliano-Romagnolo in Toscana, Umbria e Lazio. L ultima stima del numero di mufloni in Italia(2000) è di circa capi. Modulo Base 19
20 Distribuzione e status degli ungulati Cinghiale (Sus scrofa) Specie autoctona, agli inizi degli anni 50 era presente solamente nelle Alpi nord-occidentali (Piemonte e Liguria), nella Maremma toscana e laziale e in alcune aree dell Appennino centro-meridionale (Campania, Basilicata e Calabria). In conseguenza delle diverse introduzioni e manipolazioni operate dall uomo ed ancor più dell ampia valenza ecologica della specie, nell arco di tre decenni il cinghiale ha rioccupato tutto l areale appenninico ed attualmente è distribuito dalla Valle d Aosta fino all Aspromonte, particolarmente in Toscana, Appennino emiliano-romagnolo, Marche, Umbria e Lazio. Presente anche in Sardegna. Il suo areale complessivo si estende per oltre km 2. La distribuzione nell arco alpino centro-orientale è ancora frammentata. In Sicilia la presenza del cinghiale è conseguente a recenti operazioni di immissione. Nelle Marche è l ungulato più diffuso ed occupa stabilmente la fascia montana e collinare, ma in presenza di complessi boscosi o di irrigui può raggiungere la fascia litoranea. Modulo Base 20
21 Ruminanti: caratteristiche morfo-funzionali Apparato scheletrico Modulo Base 21
22 Ruminanti: caratteristiche morfo-funzionali Visceri addominali e toracici Modulo Base 22
23 Suidi: caratteristiche morfo-funzionali Apparato scheletrico apofisi spinose vertebre 2 coste 3 femore 4 omero 5 scapola 6 prosterno Modulo Base 23
24 Suidi: caratteristiche morfo-funzionali Visceri addominali e toracici Modulo Base 24
25 Artiodattili: caratteristiche morfo-funzionali Nomenclatura dello zoccolo Modulo Base 25
26 Artiodattili: caratteristiche morfo-funzionali Confronto fra zoccoli Il cervo è il capriolo hanno, dimensioni a parte, zoccoli molto simili. I fettoni sono poco sviluppati e in entrambe le specie occupano meno di 1/3 dello zoccolo; la distanza degli speroni dalla linea dei fettoni è più ridotta nel capriolo, mentre in entrambe le specie tale distanza è maggiore negli arti posteriori. Le impronte anteriori degli ungulati hanno dimensioni maggiori delle posteriori (differenza più accentuata nei maschi) e di norma, lo zoccolo esterno è leggermente più lungo e arcuato di quello interno. Modulo Base 26
27 Artiodattili: caratteristiche morfo-funzionali Confronto fra zoccoli Nel daino e nel cinghiale i fettoni sono molto voluminosi: nel daino occupano circa metà dello zoccolo, addirittura 2/3 dello zoccolo nel cinghiale. Anche nel muflone i fettoni degli arti anteriori sono molto sviluppati (poco meno di metà dello zoccolo), mentre quelli degli arti posteriori sono più simili a quelli del capriolo. Modulo Base 27
28 Artiodattili: caratteristiche morfo-funzionali Confronto fra zoccoli Gli speroni del cinghiale (che in gergo venatorio vengono chiamati guardie ) sono più lunghi e robusti di quelli di tutti gli altri ungulati e sono inoltre posizionati molto vicino agli zoccoli; queste due caratteristiche fanno si che la linea ideale che congiunge le estremità degli speroni sia pressoché tangente ai fettoni negli arti posteriori, mentre in quelli anteriori tale linea interseca i fettoni a circa 10 millimetri dalla loro linea iniziale. Modulo Base 28
29 Artiodattili: caratteristiche morfo-funzionali Tracce Ne cervidi e nei bovidi gli speroni lasciano tracce solo in impronte profonde (es. terreno fangoso, animale in corsa) soprattutto negli arti anteriori. Modulo Base 29
30 Artiodattili: caratteristiche morfo-funzionali Tracce Nei suidi gli speroni (guardie) lasciano praticamente sempre la traccia; nelle impronte di cinghiale quindi, si imprimono posteriormente e di fianco ai fettoni, conferendo all impronta una caratteristica forma trapezoidale. Modulo Base 30
31 Discriminazione delle specie Cervo Il mantello del cervo, generalmente bruno-rossastro, presenta variazioni di tonalità, sia individuali che stagionali. La coda è piuttosto corta (10-15 cm) e poco visibile, sia perché ha lo stesso colore giallo-arancio della parte alta dello specchio anale, sia per la conformazione dello stesso che risale parzialmente sul groppone. I palchi, portati solo dai maschi, negli individui maturi sono grandi e presentano numerose punte. I caratteri distintivi più importanti del cervo sono rappresentati, oltre che dalla mole e dalla struttura dei palchi, dal vistoso e caratteristico specchio anale e dall aspetto imponente conferito da una maggiore altezza del garrese rispetto al groppone. Modulo Base 31
32 Discriminazione delle specie Capriolo Il mantello del capriolo, rossiccio o marrone rossiccio in estate, diventa bruno scuro in inverno; la caratteristica macchia bianca posteriore, candida e molto vistosa durante la stagione invernale, diventa più rossiccia e meno appariscente in estate. La coda cortissima e di colorazione identica al mantello, non è visibile a distanza. Il palco portato solo dai maschi è di dimensioni ridotte (30-35 cm) normalmente a tre punte per stanga. Il dimorfismo sessuale è ridotto per cui, nel breve periodo di assenza dei trofei nei maschi, la distinzione dei sessi si basa soprattutto nella valutazione dello specchio anale ponendo attenzione al ciuffetto di peli giallastri che le femmine presentano sotto la finta coda (vulva) e che contribuisce a conferire allo specchio anale una forma a cuore. La struttura corporea ha un aspetto agile e armonioso, dovuto alla maggiore altezza del treno posteriore rispetto a quello anteriore, caratteristica tipica degli animali saltatori. Le ghiandole metatarsali sono di colore scuro, molto vistose e rappresentano una discriminazione specifica. Modulo Base 32
33 Discriminazione delle specie Daino Il mantello del daino presenta colorazioni generalmente brune oppure nerastre (individui melanici) in inverno; diventa bruno-rossastro e tipicamente pomellato in estate, mentre gli individui melanici mantengono il manto scuro e sono normalmente privi di pomellatura. Lo specchio anale è caratteristico, di colore bianco candido bordato di nero, al centro spicca la coda relativamente lunga che presenta una striscia nera nella parte superiore. In alcune popolazioni sono presenti, con frequenza variabile, individui bianchi e/o isabellini. I palchi, portati solo dai maschi, sono inconfondibili per il tipico appiattimento (pala) nella parte terminale. Le orecchie sono più piccole di quelle del cervo, il muso èpiùcorto edi forma triangolare. La parte anteriore del collo nei maschi, presenta un tipico rigonfiamento (pomo d Adamo). La struttura corporea è relativamente robusta e armoniosa (altezza al groppone maggiore che al garrese), collo sottile nelle femmine, più grosso nei maschi adulti, arti brevi e relativamente gracili. Modulo Base 33
34 Discriminazione delle specie Maschi dei cervidi La distinzione specifica dei maschi dei cervidi risulta facilitata dalla presenza dei palchi per buona parte dell anno; i palchi sono tipici per ciascuna specie e di facile classificazione, inoltre l unico periodo in cui si potrebbero osservare maschi di specie diverse senza palchi, è molto ristretto e corrisponde a fine Aprile quando, contemporaneamente ai maschi adulti di daino potremmo imbatterci in un giovane maschio di cervo che ha appena gettato i palchi. In tal caso occorre procedere alla determinazione basandosi sulle caratteristiche morfologiche salienti ad iniziare dallo specchio anale. Modulo Base 34
35 Discriminazione delle specie Femmine dei cervidi Per le femmine la determinazione specifica è meno immediata di quella relativa ai maschi; tuttavia, oltre alle solite caratteristiche tipiche degli specchi anali (sempre di fondamentale importanza), esistono alcune tipicità morfologiche che possono guidarci ad una determinazione veloce. Ad esempio, valutando la struttura della testa notiamo: orecchie molto grandi e muso piccolo e triangolare nelle femmine di capriolo, orecchie piccole nel daino, muso trapezoidale ed orecchie grandi nel cervo. Modulo Base 35
36 Discriminazione delle specie Palchi dei cervidi Modulo Base 36
37 Discriminazione delle specie Muflone La struttura corporea del muflone è simile a quella della pecora domestica ma l aspetto è più agile ed elegante. Il mantello è assai diverso poiché la lana, corta e molto fine, è ricoperta da una giarra costituita da peli lunghi e radi;il colore è, nei maschi adulti, bruno-rossastro quasi sempre con due vistose macchie biancastre sui fianchi (sella); le femmine e i giovani maschi hanno una colorazione più chiara e sono privi di sella. Le corna, grandi e tipicamente ricurve a spirale nei maschi, sono assenti o piccolissime nelle femmine. Modulo Base 37
38 Discriminazione delle specie Cinghiale Il cinghiale è caratterizzato da una struttura corporea massiccia, con avantreno molto sviluppato, arti brevi e corti. La coda, corta e relativamente sottile, presenta all apice un ciuffo di setole piuttosto lunghe. Il lungo muso di forma conica, termina con il caratteristico grifo, tipico dei Suidi. Il mantello, costituito da una densa borra lanosa, coperta da setole lunghe e rigide, di colore bruno scuro tendente al nerastro specialmente in inverno; numerose setole grigio argentate (che aumentano di numero con l avanzare dell età) conferiscono agli animali adulti una tipica colorazione brizzolata. Il mantello dei piccoli è di colore bruno chiaro o giallastro con strie longitudinali bruno scure o nerastre. I canini dei cinghiali sono a crescita continua e raggiungono nei maschi dimensioni notevoli. I due canini inferiori (difese) sono più lunghi e affilati dei superiori(coti). Modulo Base 38
39 Discriminazione delle specie Strategie alimentari Modulo Base 39
40 Discriminazione delle specie Strategie alimentari dei cervidi Il capriolo è un ruminante brucatore, tipicamente selettivo di alimenti facilmente digeribili e concentrati, che ha bisogno (soprattutto in inverno) di una parte anche consistente di fibra grezza. E l unico vero brucatore puro italiano e si differenzia nettamente da tutte le altre specie di ungulati. Viene definito schizzinoso perché mangia solo una serie di alimenti ben definiti ed ecotonofilo in quanto tipicamente legato agli ambienti di transizione tra boschi e arbusteti, boschi e prato-pascoli, arbusteti e prato-pascoli. Si suole dire che il capriolo è un animale che può soffrire la fame a pancia piena, cioè può essere alimentato quantitativamente in modo sufficiente ma allo stesso tempo risultare denutrito, proprio perché necessità di quantità anche modeste di alimenti altamente nutrienti. Il daino può essereun ruminante pascolatore di tipo intermedio, con tendenza al pasco-latore puro; è un animale molto adattabile, resistente, xerofilo (può adattarsi molto bene anche a climi umidi). Il cervo è un ruminante pascolatore di tipo intermedio che, in funzione dell habitat in cui vive, può comportarsi in modo più o meno marcato, da brucatore. E un animale relativamente adattabile e predilige condizioni climatiche medie(mesofilo). Modulo Base 40
41 Discriminazione delle specie Strategie alimentari dei bovidi e suidi Il cinghiale è un forte mangiatore di vegetali grezzi, ma con grande necessità di materiali proteici anche di origine animale. Effettua spostamenti anche notevoli per la ricerca di cibo (nomade), mangia tutto ciò che è disponibile (utilitarista) ed ha la capacità di nutrirsi di una notevole varietà di alimenti (eurifagico); in funzione delle forti quantità di alimenti ingerite, viene definito ipertrofodipendente. Il muflone è un pascolatore con comportamenti raramente selettivi, brucatore di fogliame, viene definito come tipo raccoglitore-sradicatore. Modulo Base 41
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