Napoli dal 1830 al Le opere di Ferdinando II. Le Appuntazioni per lo abbellimento di Napoli del re

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1 Napoli dal 1830 al Le opere di Ferdinando II. Le Appuntazioni per lo abbellimento di Napoli del re

2 Il sovrano propone nel 1839 un programma articolato in una serie di punti per integrare l antico nucleo con le nuove possibili zone di espansione al sistema del sistema murario; il piano è caratterizzato da una serie di nuovi assi viari, indispensabili per la realizzazione di nuovi quartieri individuati da precise funzioni. Nel piano sono previste due grandi zone di ampliamento: ad oriente, da sempre luogo malsano e paludoso èprevista la sistemazione di industrie e abitazioni operarie, mentre ad occidente si sarebbero sistemate le residenze della classe aristocratica e borghese. Le istanze e le esigenze di ristrutturazione della capitale napoletana coincidevano con gli ideali di abbellimento e decoro perseguiti in quello stesso periodo, nelle tre grandi metropoli europee. A partire dal 1840 si intraprendono i lavori di sistemazione della via Foria e la creazione di una strada ad essa ortogonale che attraverso la via San Giovannni a Carbonara conduce a Porta Capuana e l apertura della via dei Fossi lungo la murazione orientale

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4 Le Appuntazioni per lo abbellimento di Napoli del re La via del duomo

5 Le Appuntazioni per lo abbellimento di Napoli del re La via del duomo

6 La via dei Fossi. La nuova strada ottenuta con il riempimento del fossato del lato orientale della murazione di epoca aragonese, fu intrapresa a partire dal 1840 su progetto e direzione di Luigi Giura. L intervento divenne indispensabile allorchè si costruì la stazione terminale della Napoli Portici fuori le mura, tra la porta Nolana e e quella del Carmine. Nei disegni dei due professionisti incaricati del progetto compaiono indicative correzioni apportate dallo stesso sovrano e confermano il suo interesse in materia di progettazione urbana. L idea di questo percorso èin sintonia con i temi ricorrenti della cultura urbanistica ottocentesca europea; la trasformazione dei luoghi era legata sia alla costruzione delle linee ferroviarie che all acquisizione di nuovi suoli per l edilizia borghese, nelle aree a ridosso dei fossati delle mura della città che non avevano più ragione di esistere.

7 Rettificazione della via Toledo. Nel 1848 si ordina la rettificazione della via Toledo dal Real Museo Borbonico al palazzo reale. L urgenza di allargare la Salita delle fosse del grano era contenuta nelle Appuntazioni : tra gli architetti si accese un dibattito sin dal 1840 con diverse soluzioni. Già in precedenza era stata sottolineata l esigenza di un collegamento del Campo di Marte fino agli Studi e alla via Toledo. Genovese propose una semplice rettifica della Salita degli Studi con la demolizione delle fosse del Grano.

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9 La strada delle colline: il corso Maria Teresa Nel 1853 Ferdinando II stabilisce alcune indicazioni in materia di tutela paesistica per la costreuzione di una nuova strada, il cui tracciato a mezza costa, seguendo lìorografia del terrenbo e cingendo la collina di San Martino, doveva collegare la zona occidentale con quella orientale della città. La prima ipotesi del re preveda una strada che muovendosi da Capodimonte esca all Infrascata e di là circuendo la cresta del colle di S. Martino discenta a Chiaia. Tra gli incaricati del progetto Francesconi, Alvino e Gavaudan. Il percorso piuttosto articolato fu diviso in tre parti realizzato in tempi diversi. Il primo tratto da Mergellina a Suor Orsola fu completato entro il 1860; da Suor Orsola fino all Infrascata venne terminato nel 1873 mentre il terzo non fu mai iniziato. La costruzione del terzo tratto èsempre programmata ma mai realizzata. Se analizziamo l attuale degrado di questa area urbana, che, pur realizzata in tempi abbastanza recenti, è oggi tra le più deteriorate dell intero contesto urbano, bisogna considerare che proprio il mancato allacciamento al Corso Vittorio Emanuele, e quindi all area occidentale, ha determinato l estraneazione del rione dallo sviluppo che ha caratterizzato nell ultimo dopoguerra lo sviluppo, con qualche limitazione ambientale, i nuovi quartieri del Vomero e dell Arenella

10 La strada delle colline: il corso Maria Teresa L aspetto della tutela paesistica si rivela particolarmente interessante. Si ribadisce, a pochi giorni dall apertura del percorso, l assoluta necessità di salvaguardarne la vista panoramica lungo la novella strada Corso Maria Teresa sia vietato ai proprietari dei fondi alzare edifizi, muri o altre costruzioni, le quali impediscano o scemino la veduta della capitale, dei suoi dintorni e del mare, dovendo rimanere affatto scoperta la visuale del lato sinistro della strada medesima dalla Cesaria ad andare a Piedigrotta... La strada fu costruita a rilento per questioni amministrative tra pubblico e privato, regolamentate solo nel 1860 su iniziativa di Francesco II di Borbone a incidere sui tempi definitivi di realizzazione dell arteria. Grande importanza assumeva lo slargo davanti alla chiesa di Piedigrotta che rappresentava il terminale lo spazio più significativo della nuova strada. La chiesa subisce nel 1856 proprio per volere del re Ferdinando II un significativo restauro ad opera di E. Alvino che dopo una serie di proposte optò per una facciata neorinascimentale. Contemporaneamente fu avviata la rettificazione e la pavimentazione della strada di S. Antonio a Posillipo dove erano ubicate alcune residenze nobiliari e dove si trovava l antico omonimo convento. Nel 1856 fu approvato il progetto per la strada nel quale il maggior numero di tornanti rendeva più agevole il percorso e si riduceva al minimo le aree da espropriare agli ecclesiastici con una soluzione idonea pwer lo spazio antistante la chiesa

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12 Le Appuntazioni per lo abbellimento di Napoli del re. Le iniziative per il lungomare. Quando nel Consiglio si discussero le proposte per la villa il relatore critica le proposte per il rinnovo della struttura dichiarandosi contrario al programma di spendere milioni nella migliorazione della Villa, e nella creazione di opere di voluttuosa decorazione; nel mentre l interno di Napoli è abbandonato ad uno stato di squallore con vie strettissime, flessuose e sudice, con edifici mal coordinati, ove le abitazioni dell uomo contrastano l orrore ai covili delle belve, e si prestano a secondare i germi di tutti i mali che la desolano non si è saputo ancora riscattare la via Toledo dalle sozzure che lerciano le sue banchine laterali non si èlevata la brottura di veder macellare il bestiame nell interno dell abitato non si èancora studiato ed applicato un metodo più razionale di areazione della città.

13 Le Appuntazioni per lo abbellimento di Napoli del re. Le iniziative per il lungomare. A Chiaia continuare la banchina come quella di Palermo.. Nuova strada lungo la Marina per fuori la Villa con banchina, per mettervi pezzi, truppa.. Accomodare il resto della strada fino al Quartiere della Cavalleria (alla Vittoria), togliendo il rientrante e lo sporgente, e riattarne la basolata. La banchina formarsi in modo che non si possono tirare le barche sulla strada e farle rimanere nel lido del mare.. Formare una scogliera per contenere le terre e sfabbricine che vengono dallo immnenso sterro della città, a cominciare da Chiatamoni, e finire al largo della Torretta, onde avere col tempo una strada esterna alla Villa reale.. Nel 1855 presentarono proposte l Alvino e il Genovese; quest ultimo presenta una incredibile lottizzazione del giardino vanvitelliano e la realizzazione di un altra villa più avanti mediante una colmata

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15 Dopo l Unità d Italia si sviluppa un animato dibattito sulle possibili ipotesi di trasformazione e pianificazione della città di Napoli. Bisogna sottolineare che le opere avviate da Ferdinando e confermate dal suo successore Francesco II furono ratificate anche da Garibaldi nel suo breve periodo di governo pro tempore. Di estremo interesse il documento redatto dal Consiglio edilizio di Napoli sullo Stato delle opere pubbliche di cui è opportuno sottolineare alcuni aspetti. In questa relazione redatta in un momento di particolare incertezza politica nel quale Napoli aveva perso il ruolo di capitale, è ritenuta importante la ripresa dei lavori non solo per la salute pubblica, l abbellimento e il decoro, ma anche per creare sbocchi occupazionali e garantire una continuità lavorativa ai tecnici municipali. Sono elencati 44 punti corrispondenti a lavori da eseguirsi in città riguardanti sia il completamento di grandi strade che la realizzazione di tutte le indispensabili strutture di uso pubblico occorrenti ad una grande città di Europa: infrastrutture, quartieri residenziali, palazzi amministrativi di città, teatri, giardini e attrezzature pubbliche di vario tipo e funzione. Vi si riportano indicazioni particolari per progetti in corso d opera quali il Corso Maria Teresa, la via dei Fossi, la Strada Toledo e la strada pel Vescovato. Furono studiate anche nuove soluzioni per infrastrutture che consentissero un miglior collegamento del centro della città con l area occidentale. Progetto di una strada parallela a Toledo e passante per i Quartieri spagnoli, collegata all ipotesi di un tunnel che doveva congiungere il Corso con il Largo Vasto rendendo carrozzabili le Rampe Brancaccio. In realtà l idea di risolvere i problemi di collegamento tra la parte settentrionale e occidentale della città era già stata indicata nel 1855 da Ferdinando II il quale aveva incaricato Genovese ed altri di progettare una galleria d aprirsi sotto il il monte Sant Elmo. E contemporaneamente gli stessi architetti studiarono un tunnel per congiungere la Sanità a Chiaia attrraverso i banchi di tufo della collina di S. Potito. Ma si programmarono anche nuove attrezzature, come il Camposanto, i mercati, i macelli, sottolineando la loro importanza sotto l aspetto igienico. Tema primario era considerato anche il risanamento dei quartieri della città posti al livello del mare, problema che venne affrontato tuttavia con vigore solo negli anni successivi all epidemia di colera. Si auspica in definitiva la continuità con gli interventi intrapresi precedentemente

16 Nel primo documento dell attività urbanistica promossa a Napoli da Garibaldi noi troviamo riflessi tutti i motivi, tutti i ripensamenti che, anche nei decenni successivi contraddistinsero le opere promosse e le decisioni prese. Il provvedimento si proponeva di raggiungere scopi igienici e sociali, economici ed urbanistici ed a tal fine veniva proposta 1. l apertura della strada in linea retta innanzi al Duomo, pèer congiungere via Foria alla Marina 2. Promuovere un nuovo rione tra il Corso vittorio Emanuele e S. Maria in portico 3. Disporre la costruzione all estremità dell abitato dellacittà e sulle colline che la circondano, di case salubri ed economiche pel popolo e massime per gli operai In queste disposizioni non può negarsi espresso con chiarezza un piano politico di evidente carattere sociale. Programma che si profila con, con precisione nelle premesse del decreto, ove viene detto che un governo nato dal popolo, e che viene dal popolo, deve principalmente provvedere alla soddisfazione del primo bisogno di esso e cioè di dare al medesimo, a modico prezzo abitazioni comode e salubri ponendo la spesa a carico della città di Napoli e destinando ad essa una parte delle rendite già appartenenti alla Casa Borbone e incamerate dallo Stato Le decisioni illustrate innanzi non sono nuove e vengono da iniziative già intreprese negli anni precedenti, cpme la via Duomo e il quartiere di Chiaia del quale si conservano le due planimetrie precedenti.

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18 Il nuovo nell iniziativa di Gabaldi sta nello spirito diverso che la anima, nelle ragioni che sono poste a suo sostegno: Vista l immensa utilità che deriverebbe a questa capitale dall apertura di una strada larga a traverso i più antichi rioni della medesima, sotto il triplice rapporto dell igiene, dell arte e del commercio. Atteso che ad evitare l aumento del caro delle pigioni che ne deriverebbe, diviene opportuno accompagnare una tal misura con l ampliamento della capitale in luoghi salubri per la loro posizione naturale Per la prima volta, nella storia urbanistica di Napoli, dopo l Unità troviamo qui enunciato il criterio di un miglioramento fondato sulla incisione, per mezzo di una nuova e più larga strada, del fitto tessuto dei vecchi quartieri, e sul correlativo ampliamento della città in aree periferiche.

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