NOTE INTEGRATIVE DELLE LEZIONI LA DISCRIMINAZIONE PERFETTA DEI PREZZI. Docente: Marianna Succurro
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1 NOTE INTEGRATIVE DELLE LEZIONI LA DISCRIMINAZIONE PERFETTA DEI PREZZI Docente: Marianna Succurro Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza G. Anania Università della Calabria Introduzione L interesse del monopolista a non vendere delle unità di beni che pure potrebbe vendere a un prezzo maggiore del loro costo deriva dal fatto che egli si rende conto che se cercasse di vendere queste unità dovrebbe abbassare il prezzo per tutte le altre unità che invece può vendere a un prezzo più alto. Ciò è vero se il monopolista è costretto a vendere tutte le unità del bene a un prezzo uniforme. Le strategie di discriminazione mirano a vendere a prezzi differenti le diverse unità del bene 1. Il monopolista può vendere lo stesso bene economico a prezzi diversi per acquirenti diversi (ad esempio, un dottore può far pagare ad un paziente ricco un prezzo più alto rispetto ad un paziente povero). Lo stesso bene economico può anche essere venduto a due diversi prezzi allo stesso consumatore (ad esempio, quando un produttore pratica sconti sulla quantità). Questi esempi possono essere interpretati come tentativi da parte di un produttore di catturare una porzione del surplus del consumatore maggiore di quella che otterrebbero applicando semplicemente un prezzo uniforme (tariffa lineare). Si parla di discriminazione dei prezzi quando due unità dello stesso bene fisico sono vendute a prezzi diversi allo stesso consumatore o a diversi consumatori. Esistono varie forme di discriminazione dei prezzi ma l obiettivo comune è quello di appropriarsi della rendita del consumatore e convertirla in profitto addizionale per l impresa. La discriminazione di prezzo è possibile: a) quando le imprese hanno potere di mercato; b) in assenza di arbitraggio tra i consumatori. Un tipo di arbitraggio è legato alla trasferibilità del bene. E chiaro che, se i costi di transazione (arbitraggio) tra due consumatori sono bassi, qualunque tentativo di vendere il bene a due consumatori a prezzi diversi incontrerà il problema che il consumatore che paga il prezzo basso può comprare il bene per rivenderlo a quello che dovrebbe pagare il prezzo più alto. Servizi quali le cure mediche o i viaggi sono molto meno trasferibili della maggior parte dei beni venduti al dettaglio. Dunque, la trasferibilità del prodotto tende ad impedire la discriminazione. 1 Più in generale, si può parlare di discriminazione dei prezzi quando il rapporto prezzo/costo unitario è diverso per le diverse unità dello stesso bene, o per beni diversi. 1
2 1. La discriminazione perfetta dei prezzi Fig.1 Appropriarsi del surplus del consumatore Quando un impresa è costretta a praticare un prezzo unico a tutti i suoi clienti, prezzo e quantità ottimale P* e Q* si individuano garantendo l uguaglianza tra ricavi marginali e costi marginali, vale a dire in corrispondenza del punto d intersezione tra la curva R e la curva C (Fig.1). Idealmente, l impresa vorrebbe praticare un prezzo più alto ai consumatori disposti a pagare più di P* (quelli caratterizzati dal tratto A della curva di domanda) appropriandosi, in tal modo, di una parte del surplus del consumatore nell area A sotto la curva di domanda. Ricordiamo, infatti, che l altezza della curva di domanda indica il valore attribuito al bene e, dunque, la disponibilità massima a pagare dei consumatori. L impresa vorrebbe anche vendere il bene ai consumatori che sono disposti a pagare un prezzo minore di P* (comunque maggiore del costo marginale), ma solo se questa decisione non comporta la riduzione del prezzo anche per gli altri clienti In tal modo, l impresa può appropriarsi anche di una parte del surplus nell area B sotto la curva di domanda. La discriminazione dei prezzi si dice perfetta se il venditore riesce a far pagare ad ogni cliente un prezzo diverso, vale a dire se si riesce a far pagare per ciascuna unità il prezzo massimo che un potenziale acquirente è disposto a pagare (P di riserva). Vediamo l effetto sul profitto dell impresa. Calcoliamo il profitto che l impresa realizza applicando un unico prezzo P* in corrispondenza della quantità ottimale Q* Il profitto di ogni unità incrementale prodotta è pari alla differenza tra ricavi marginali R e costi marginali C. Il ricavo marginale R è massimo e il costo marginale C è minimo per la prima unità venduta. Per ogni unità successiva il ricavo marginale diminuisce e il costo marginale aumenta. L impresa produce Q* in corrispondenza della quale R =C. Se sommiamo il profitto di ogni unità incrementale prodotta otteniamo il profitto variabile dato dall area compresa tra le curve di R e C, tra 0 e Q*. Il profitto variabile è rappresentato in Fig. 2. 2
3 Fig.2 Profitto aggiuntivo da perfetta discriminazione di prezzo Il profitto variabile con prezzo unico P* è dato dall area azzurra. In corrispondenza del prezzo unico P* il surplus del consumatore è dato dall area compresa tra la curva di domanda e la linea del prezzo, tra 0 e Q* Con la discriminazione dei prezzi, idealmente il venditore vorrebbe appropriarsi di tutta la rendita del consumatore. Il profitto aggiuntivo derivante da perfetta discriminazione dei prezzi corrisponde all area rosa del grafico. Vediamo perché. L altezza della curva di domanda indica la disponibilità a pagare dei consumatori. Dato che, con la discriminazione dei prezzi perfetta, ad ogni consumatore è applicato un prezzo esattamente uguale alla sua disponibilità a pagare, la curva del ricavo marginale non è più rilevante nelle decisioni di produzione dell impresa. Il ricavo incrementale di ciascuna unità venduta è pari al relativo prezzo e corrisponde quindi esattamente alla curva di domanda; il profitto aggiuntivo realizzato producendo e vendendo una unità incrementale è pari alla differenza tra la domanda D e il costo marginale C. L impresa può aumentare il profitto espandendo la produzione fino a Q**, cioè fino a quando la domanda è maggiore del costo marginale C. Ora il profitto variabile è dato dall area compresa tra la curva di domanda D e quella del costo marginale C. Dunque, il maggior profitto generato dalla discriminazione di prezzo è evidenziato dall area ombreggiata in rosa. Nella realtà è molto difficile praticare una discriminazione dei prezzi perfetta perché: - non è molto pratico applicare un prezzo diverso per ciascun cliente - le imprese non conoscono il prezzo di riserva di ciascun cliente Vediamo in quali casi, e sotto quali condizioni, è possibile attuare una discriminazione perfetta dei prezzi. La discriminazione perfetta dei prezzi in linea di principio può essere attuata se: - le curve di domanda individuali sono identiche; - non è possibile o conveniente trasferire il bene da un compratore all altro. 3
4 1.1 Modalità di vendita I modalità: paniere unico In questo caso la discriminazione perfetta può essere attuata, per esempio, mettendo in vendita soltanto un paniere comprendente tutte le unità del bene caratterizzate da un utilità marginale maggiore o uguale al costo marginale, e imponendo per il paniere il prezzo massimo che ciascuna unità economica è disposto a pagare per acquistare l intero paniere. Questo prezzo è lo stesso per tutte le unità economiche, se si ipotizza che siano identiche le loro curve di domanda individuali. In questo caso non c è alcuna differenza nei prezzi pagati dai diversi compratori, anche perché non c è alcuna differenza nelle loro disponibilità a pagare; si parla di discriminazione dei prezzi perchè è come se ciascun acquirente pagasse per ciascuna unità del bene il prezzo massimo che per essa è disposto a pagare; vale a dire, è come se le diverse unità dello stesso bene fossero vendute a prezzi diversi allo stesso acquirente. Prezzo paniere = area trapezio ABQ*D in Fig. 3. II modalità: tariffa in due parti Alternativamente, la discriminazione perfetta dei prezzi può essere attuata imponendo una tariffa in due parti o in due componenti: T(q) = A + pq. La tariffa in due parti include: 1) una quota fissa da pagare per acquisire il diritto ad acquistare il bene, cioè il prezzo base di entrata (tariffa d accesso); 2) un prezzo proporzionale alla quantità acquistata (prezzo marginale), uguale al costo marginale (tariffa d utilizzo). Per l impresa, il problema è come stabilire la tariffa di accesso in relazione alla tariffa di utilizzo. Se le curva individuali di domanda sono uguali, il venditore massimizza il profitto stabilendo: una quota fissa pari al surplus netto che ciascun consumatore può realizzare comprando tutte le unità del bene che hanno un utilità marginale superiore al costo marginale; un prezzo marginale uguale al costo marginale. La tariffa in due parti (prezzo totale pagato dai consumatori) è pari all area del trapezio ABQ*D rappresentato in Fig.3, in cui la quota fissa è pari al triangolo ABE e la tariffa d utilizzo è pari al rettangolo BQ*DE. 4
5 Figura 3 Discriminazione perfetta dei prezzi P A tariffa d accesso C E B P tariffa d utilizzo d D Q* Q La tariffa in due parti è applicata spesso dalle imprese. Gli esempi sono diversi: un parco di divertimenti in cui si paga un biglietto d ingresso e un prezzo aggiuntivo per i giochi di cui si usufruisce; un contratto di viaggio che potrebbe prevedere una quota fissa di partecipazione al viaggio organizzato e una quota variabile in relazione al numero dei pernottamenti; i circoli ricreativi e i club che stabiliscono una quota annuale per l iscrizione e una tariffa fissa ogni volta che si utilizzano le attrezzature; i servizi di telefonia che prevedono il pagamento di un canone fisso e una somma variabile legata ai minuti di conversazione. 1.2 Aspetti di teoria del benessere In assenza di esternalità, con la discriminazione perfetta dei prezzi la quantità prodotta corrisponde a quella economicamente efficiente (la quantità prodotta corrisponde a quella ottimale, in corrispondenza di P=C ), dal momento che per il monopolista risulta conveniente vendere tutte le unità che hanno un utilità marginale maggiore del costo marginale. La discriminazione perfetta dei prezzi consente, dunque, di risolvere l inefficienza tipica del monopolio. Tuttavia, si osservi che: la discriminazione perfetta dei prezzi attribuisce l utilità dello scambio interamente al venditore (il surplus dei consumatori è zero); dato il maggior profitto per il venditore, bisogna considerare anche gli effetti negativi associati ad una possibile dissipazione della rendita di monopolio, considerato che questa avviene senza alcun beneficio per la collettività. 5
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