MODELLO ORGANIZZATIVO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001 N. 231 PARTE GENERALE

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1 MODELLO ORGANIZZATIVO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001 N. 231 PARTE GENERALE Istituto Suore Cappuccine di M.Rubatto VERSIONE 1, 20 DICEMBRE 2013

2 INDICE 1. Overview del Decreto e della normativa rilevante I reati nei confronti della Pubblica Amministrazione (artt. 24 e 25) Delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24 bis) Delitti di criminalità organizzata (art. 24 ter) Delitti contro l'industria e il commercio (art. 25-bis 1) I reati societari (art. 25 ter) Delitti aventi finalità di terrorismo e di eversione dell ordine democratico (art. 25 quater) Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (art 25 quater 1) Delitti contro la personalità individuale (art 25 quinquies) Delitti e illeciti finanziari introdotti nel regolamento mercati come allegato V, nel quadro della revisione della normativa finanziaria conseguente all emanazione della legge comunitaria 2004 (art. 25-sexies) Reati transnazionali ex art. 10, legge n. 146/ Reati di Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro (art. 25 septies) Reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art. 25 octies) Delitti in materia di violazione del diritto d autore (art. 25 novies) Delitti in materia di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria ex art. 25 decies Reati Ambientali ex art. 25 undecies Reato di impiego di lavoratori il cui soggiorno è irregolare ex art. 25 duodecies Linee guida L ente Organigramma Funzione e adozione del Modello Dichiarazione programmatica Modalità di modifica/integrazione del Modello Funzione del Modello Attività sensibili Risk assessment e gap analysis Principi generali di comportamento e codice etico Organismo di Vigilanza Identificazione dell'organismo di Vigilanza Funzioni e poteri dell'organismo di Vigilanza Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 2 di 49

3 8.3. Reporting nei confronti degli organi societari Altre attività di controllo e reporting previste dalla legge o da regolamenti interni Verifiche periodiche Regolamento dell Organismo di Vigilanza Flussi informativi nei confronti degli organismi deputati al controllo Sistema Disciplinare Principi generali Le condotte rilevanti Sanzioni previste Formazione e comunicazione Comunicazione e formazione per i Dipendenti Informativa per i Collaboratori esterni e Partner Informativa ai fornitori Modifiche al D.Lgs Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 3 di 49

4 1. OVERVIEW DEL DECRETO E DELLA NORMATIVA RILEVANTE. In data 8 giugno 2001 è stato emanato il Decreto legislativo n. 231 ( D. Lgs. 231/2001 ), che ha inteso adeguare la normativa interna in materia di responsabilità delle persone giuridiche ad alcune convenzioni internazionali a cui l'italia ha già da tempo aderito, quali la Convenzione di Bruxelles del 26 luglio 1995 sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità Europee, la Convenzione del 26 maggio 1997, anch'essa firmata a Bruxelles, sulla lotta alla corruzione nella quale sono coinvolti funzionari della Comunità Europea o degli Stati membri e la Convenzione OCSE del 17 dicembre 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche ed internazionali. Il D. Lgs. 231/2001, recante la Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica ha introdotto per la prima volta in Italia la responsabilità in sede penale degli enti per alcuni Reati commessi nell'interesse o a vantaggio degli stessi, da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso e, infine, da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti sopra indicati. Tale responsabilità si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto. La nuova responsabilità introdotta dal D.Lgs. 231/2001 mira a coinvolgere nella punizione di taluni illeciti penali il patrimonio degli enti che abbiano tratto un vantaggio dalla Commissione del Reato. Per tutti gli illeciti commessi è sempre prevista l'applicazione di una sanzione pecuniaria; per i casi più gravi sono previste anche misure interdittive quali la sospensione o revoca di licenze e concessioni, il divieto di contrarre con la P.A., l'interdizione dall'esercizio dell'attività, l'esclusione o revoca di finanziamenti e contributi, il divieto di pubblicizzare beni e servizi. Quando si parla di reati previsti dal D.Lgs. 231/2001 ( reati ), ci si riferisce sia ai reati originariamente previsti (reati nei confronti della P.A.), sia alle ipotesi successivamente introdotte (falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo e reati societari impiego di cittadini immigrati irregolarmente, si veda l elenco alla pagina finale paragrafo 12). Gli articoli 6 e 7 del D. Lgs. 231/2001 prevedono, tuttavia, una forma di esonero dalla responsabilità qualora l'ente dimostri di aver adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione, gestione e controllo (i Modelli ) idonei a prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 4 di 49

5 Il sistema prevede, inoltre, l'istituzione di un organo di controllo interno all'ente con il compito di vigilare sul funzionamento, l'efficacia e l'osservanza dei modelli nonché di curarne l'aggiornamento. I suddetti Modelli dovranno rispondere alle seguenti esigenze: individuare le attività nel cui ambito esiste la possibilità che vengano commessi reati previsti dal D.Lgs. 231/2001; prevedere specifici protocolli (i.e. procedure) diretti a programmare la formazione e l'attuazione delle decisioni dell'ente in relazione ai reati da prevenire; individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione di tali reati; prevedere obblighi di informazione nei confronti dell'organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei Modelli; introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello. Nel 2005 ARIS (Associazione Religiosa Istituto Socio-sanitari) ha introdotto delle proprie Linee Guida, i cui passi operativi, per la realizzazione di un sistema di gestione del rischio, possono essere schematizzati secondo i seguenti punti fondamentali: inventariazione degli ambiti aziendali di attività, attraverso l individuazione delle aree potenzialmente interessate al rischio, ossia delle aree/settori aziendali nei quali sia astrattamente possibile la realizzazione degli eventi pregiudizievoli previsti dal D. Lgs. 231/2001 (c.d. mappa delle aree aziendali a rischio ); analisi dei rischi potenziali, che deve avere riguardo alle possibili modalità attuative dei reati e alla storia dell Ente, attraverso la mappa documentata delle potenziali modalità attuative degli illeciti ; valutazione/costruzione/adeguamento del sistema di controlli preventivi, al fine di prevenire la commissione dei reati ex D. Lgs. 231/2 2001, attraverso la descrizione documentata del sistema di controlli preventivi attivato, con dettaglio delle singole componenti del sistema, nonché degli adeguamenti eventualmente necessari. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 5 di 49

6 E' opportuno specificare che, ove il reato sia stato commesso da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso, l'ente non risponde se prova che: l'organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi; il compito di vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli e di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell'ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo; le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione; non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell'organismo di controllo del modello. Nel caso invece in cui il reato sia stato commesso da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti sopra indicati, l'ente è responsabile se la commissione del reato è stata resa possibile dall'inosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza. Tale inosservanza è in ogni caso esclusa se l'ente, prima della commissione del reato, ha adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi I reati nei confronti della Pubblica Amministrazione (artt. 24 e 25) Quanto alla tipologia di reati cui si applica la disciplina in esame, il D. Lgs. 231/2001 si riferisce, innanzitutto, a quelli commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e precisamente: Malversazione a danno dello Stato o di altro Ente Pubblico (art bis c.p.); Indebita percezione di contributi, finanziamenti o altre erogazioni da parte dello Stato o di altro Ente Pubblico (art. 316-ter c.p.); Truffa in danno dello Stato o di altro Ente Pubblico (art. 640, 2 comma, n. 1 c.p.); Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.); Frode informatica in danno dello Stato o di altro Ente Pubblico (art. 640-ter c.p.); Concussione (art. 317 c.p.); Corruzione per l esercizio della funzione (art. 318 c.p.); Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.); Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 6 di 49

7 Circostanze aggravanti (art. 319 bis c.p.) Corruzione in atti giudiziari (art. 319-ter c.p.); Induzione indebita a dare o promettere utilità (art.319 quater c.p.); Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio (art. 320 c.p.) Pene per il corruttore (art. 321 c.p.) Istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.); Peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e istigazione alla corruzione di membri degli organi delle Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri (art. 322 bis c.p.) Delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24 bis) Si tratta di reati presupposto introdotti con la legge 18 marzo 2008 n. 48. Si riporta di seguito l elenco dettagliato delle fattispecie previste dall art. 24 bis: - accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (615 ter c.p.); - intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche (art. 617 quater c.p.); - installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire od interrompere comunicazioni informatiche o telematiche (art. 617 quinquies c.p.); - danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art. 635 bis c.p.); - danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità (art. 635 ter c.p.); - danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art. 635 quater c.p.); - danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità (art. 635 quinquies c.p.); - documenti informatici (art. 491 bis c.p.); - frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica (art. 640 quinquies c.p.). Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 7 di 49

8 1.3 Delitti di criminalità organizzata (art. 24 ter) L inserimento dei delitti contro la criminalità organizzata tra i reati presupposto previsti dal D.Lgs. n. 231/2001 non rappresenta una novità assoluta. Infatti l art. 10 della L. n. 146/2006 aveva già previsto alcuni delitti associativi tra i reati presupposto nel caso in cui tali reati avessero carattere transnazionale. Si riporta di seguito l elenco dettagliato delle fattispecie previste: - Associazione per delinquere (art. 416 c.p., ad eccezione del sesto comma); - Associazione a delinquere finalizzata alla riduzione o al mantenimento in schiavitù, alla tratta di persone, all'acquisto e alienazione di schiavi ed ai reati concernenti le violazioni delle disposizioni sull'immigrazione clandestina di cui all'art. 12 del D. Lgs. n. 286/1998 (art. 416, sesto comma, c.p.); - Associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.); - Scambio elettorale politico-mafioso (art. 416-ter c.p.); - Sequestro di persona a scopo di estorsione (art. 630 c.p.); - Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74 del D.P.R. n. 309/1990); - Illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione, detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o tipo guerra o parti di esse, di esplosivi, di armi clandestine nonché di più armi comuni da sparo (art. 407, comma 2, lett. a), numero 5), c.p.p.). 1.4 Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento (art. 25-bis) Si tratta di reati presupposto introdotti in virtù della promulgazione ed entrata in vigore del decreto legge 25 settembre 2001 n. 350 conv. con modificazioni in legge 23 novembre 2001 n. 409 e in virtù delle integrazioni apportate dalla promulgazione ed entrata in vigore della legge n. 99 del Si riporta di seguito l elenco dettagliato delle fattispecie previste: - falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate (art. 453 c.p.); Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 8 di 49

9 - alterazione di monete (art. 454 c.p.); - spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate (art. 455 c.p.); - spendita di monete falsificate ricevute in buona fede (art. 457 c.p.); - falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in circolazione di valori di bollo falsificati (art. 459 c.p.); - contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito o di valori di bollo (art. 460 c.p.); - fabbricazione detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione di monete, di valori di bollo o di carta filigranata (art. 461 c.p.); - uso di valori di bollo contraffatti o alterati (art. 464 c.p.); - contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni (art. 473 c.p.); - introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.). 1.5 Delitti contro l'industria e il commercio (art. 25-bis 1) Si tratta di reati presupposto introdotti in seguito alla promulgazione ed entrata in vigore della legge n. 99 del Si riporta di seguito l elenco dettagliato delle fattispecie previste: - turbata libertà dell industria e del commercio (art. 513 c.p.); - illecita concorrenza con minaccia o violenza (art. 513 bis c.p.); - frodi contro le industrie nazionali (art. 514 c.p.); - frode nell esercizio del commercio (art. 515 c.p.); - vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.); - vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.); - fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale (art. 517 ter c.p.); - contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari (art. 517 quater c.p.). Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 9 di 49

10 1.6 I reati societari (art. 25 ter) Il Consiglio dei Ministri ha approvato in data 28 marzo 2002 il decreto legislativo n. 61, introducendo, con un nuovo articolo del D. Lgs. 231/2001, il 25-ter, la punibilità dei c.d. reati societari commessi nell'interesse delle società e l'applicazione di sanzioni pecuniarie in capo alle stesse in caso di mancata adozione di modelli organizzativi e gestionali idonei a prevenirli. Di seguito indichiamo le fattispecie previste dal Decreto Legislativo n. 61/2002, cosi come modificato da ulteriori provvedimenti legislativi intervenuti successivamente e richiamati al paragrafo 11 del presente documento, che comportano la responsabilità amministrativa dell'ente nel caso in cui, in seguito alla commissione di uno di detti reati, l'ente abbia conseguito una qualsiasi utilità: False comunicazioni sociali (art c.c.); False comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori (art c.c.); Falso in prospetto (art c.c.); Falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione (art c.c.); Impedito controllo (art c.c.); Indebita restituzione dei conferimenti (art c.c.); Illegale ripartizione degli utili e delle riserve (art c.c.); Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante (art c.c.); Operazioni in pregiudizio dei creditori (art c.c.); Omessa comunicazione del conflitto di interessi (art bis c.c.) Formazione fittizia del capitale (art c.c.); Indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori (art c.c.); Corruzione tra privati (art. 2635, comma III c.c.). Illecita influenza sull'assemblea (art c.c.); Aggiotaggio (art c.c.); Ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art c.c.); In relazione ai su menzionati reati societari si precisa che in caso di responsabilità dell'ente, allo stesso verranno applicate unicamente le sanzioni pecuniarie specificamente previste dal decreto, con esclusione quindi delle sanzioni interdittive previste per le altre ipotesi di reato. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 10 di 49

11 1.7 Delitti aventi finalità di terrorismo e di eversione dell ordine democratico (art. 25 quater). I reati di azione e di fiancheggiamento materiale non sembrano ipotizzabili. In particolare si fa qui riferimento al Reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell ordine democratico (art. 270 bis c.p.). Ne sono configurabili aree di rischio ascrivibili ai reati di assistenza agli associati (art. 270 ter c.p.), arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale (art. 270 quater c.p.), addestramento ad attività e condotte con finalità di terrorismo (artt. 270 quinquies e sexies c.p.), né i successivi reati previsti dagli artt. 280, 280 bis, 289 bis, 302 del c.p. 1.8 Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (art 25 quater 1) Si tratta di reato presupposto introdotto in virtù della promulgazione ed entrata in vigore della legge 9 gennaio 2006 n Delitti contro la personalità individuale (art 25 quinquies) Si tratta di reati presupposto introdotti in virtù della promulgazione ed entrata in vigore della legge 11 agosto 2003 n. 228 così come modificata dalla legge 6 febbraio 2006 n. 38. Si riporta di seguito l elenco dettagliato delle fattispecie previste: - Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (art. 600 c.p.); - Prostituzione minorile (art. 600-bis c.p.); - Pornografia minorile (art. 600-ter c.p.); - Detenzione di materiale pornografico (art. 600-quater); - Pornografia virtuale (art. 600-quater 1 c.p.); - Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600-quinquies c.p.); - Tratta di persone (art. 601 c.p.); - Acquisto e alienazione di schiavi (art. 602 c.p.). Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 11 di 49

12 1.10 Delitti e illeciti finanziari introdotti nel regolamento mercati come allegato V, nel quadro della revisione della normativa finanziaria conseguente all emanazione della legge comunitaria 2004 (art. 25-sexies) Si fa riferimento ai reati di abuso di informazioni privilegiate (art. 184 e 187-bis TUIF) e di manipolazione del mercato (art. 185 e 187-ter TUIF). Anche questa classe di reati non sembra ipotizzabile. Si descrivono brevemente qui di seguito le fattispecie di reati contemplate nel quadro della revisione della normativa finanziaria conseguente all emanazione della legge comunitaria 2004 (TUIF). Abuso di informazioni privilegiate (art. 184 e 187-bis TUIF) Il dolo consiste nella coscienza e volontà di utilizzare informazioni privilegiate compiendo operazioni su strumenti finanziari o nel raccomandare ad altri il compimento di tali operazioni, comunicando tali informazioni al di fuori dei propri ordinari compiti professionali. Manipolazione del mercato (art. 185 e 187-ter TUIF) Il reato consiste nella diffusione di notizie false e nella effettuazione di operazioni simulate od altri artifizi concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari Reati transnazionali ex art. 10, legge n. 146/2006 In riferimento ai reati di Associazione per delinquere (art. 416 c. p.), Associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c. p.), Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri (art. 291 quater, DPR 43/1973), Associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope (art 74, DPR 309/1990), Disposizioni contro le immigrazioni clandestine (Art. 12 D.Lgs 25 luglio 1998, n. 286), Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all Autorità giudiziaria (Art. 377-bis c.p.), Favoreggiamento personale (Art.378 c.p.), Riciclaggio (Art. 648-bis c.p.), Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (Art. 648-ter c.p.) Reati di Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro (art. 25 septies) L Ente risponde a titolo di responsabilità se dalla violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro conseguono fatti che provocano la morte o lesioni al lavoratore, in relazione al delitto di cui Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 12 di 49

13 all'articolo 589 del codice penale e all articolo 590 del c.p., come previsto dall art.300 del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs 9 aprile 2008, n.81) Reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art. 25 octies) In relazione ai reati di ricettazione (art. 648 c.p.), riciclaggio (art. 648-bis c.p.) ed impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita (art. 648-ter c.p.) Delitti in materia di violazione del diritto d autore (art. 25 novies) In relazione alla commissione dei delitti previsti dagli articoli 171, 171-bis, 171-ter, 171-septies e 171- octies, 174, della legge 22 aprile 1941, n. 633, relativi alla protezione del diritto d autore e di altri diritti connessi al suo esercizio Delitti in materia di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria ex art. 25 decies In relazione alla commissione dei delitti previsti dall art. 377 bis del c.p, relativo all induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria Reati Ambientali ex art. 25 undecies In relazione alla commissione dei reati per la violazione degli articoli 727-bis e 733-bis del codice penale; per la violazione degli articoli 137, 256, 257, 258, 259, 260, 260-bis e 279 previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152; per la violazione degli articoli 1 e 3-bis previsti dalla legge 7 febbraio 1992, n. 150; per la violazione dell articolo 3 della legge 28 dicembre 1993, n. 549; per la violazione degli articoli 8 e 9, del decreto legislativo 6 novembre 2007, n Reato di impiego di lavoratori il cui soggiorno è irregolare ex art. 25 duodecies Con il D.Lgs 109/2012 si è introdotto un altro aggiornamento dei reati D. Lgs 231/01 introducendo il reato di impiego di lavoratori il cui soggiorno è irregolare. Con questa nuova fattispecie di reato continua ad estendersi il campo di applicazione del D. Lgs 231/01 ed è un preciso segno della volontà del legislatore di utilizzare ed estendere l applicabilità della Responsabilità penale delle persone giuridiche. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 13 di 49

14 2. LINEE GUIDA Il D.Lgs. 231/2001 prevede che i modelli di organizzazione e di gestione possono essere adottati sulla base di codici di comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli enti, comunicati al Ministero della Giustizia che, di concerto con i Ministeri competenti, può formulare, entro trenta giorni, osservazioni sulla idoneità dei modelli a prevenire i reati. Il Modello 231 dell Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto Casa di Riposo per Anziane Maria Immacolata fa specifico riferimento ai seguenti documenti: - Per quanto riguarda la parte generale e speciale del Modello 231: ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari) Linee Guida per l adozione del Modello organizzativo e gestionale da parte delle Istituzioni dell Aris (ex d.lgs , n 231), approvate dal Ministero di Grazia e Giustizia con lettera del 13/4/2005 n (59) 821/05; - Per quanto riguarda la parte generale del Modello 231: CONFINDUSTRIA - Linee guida per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D. Lgs. 231/2001 approvate dal Ministero di Grazia e Giustizia ed aggiornate al 31 marzo 2008; Linee Guida redatte ai sensi della DGR VII/17864 del 11 giugno 2004 della Regione Lombardia: Linee Guida Regionali per l adozione del Codice Etico e dei Modelli di organizzazione e controllo delle Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere. I Modelli 231, con riferimento alle Linee Guida ARIS, si ispirano ai principi già riportati al capitolo 1 del presente documento al quali si rimanda. Per quanto riguarda le Linee Guida Confindustria. i Modelli 231 possono schematizzarsi secondo i seguenti punti fondamentali: Individuazione delle aree di rischio, volta a verificare in quale area/settore aziendale sia possibile la realizzazione degli eventi pregiudizievoli previsti dal D. Lgs. 231/2001; Predisposizione di un sistema di controllo in grado di prevenire i rischi attraverso l'adozione di appositi protocolli. Le componenti più rilevanti del sistema di controllo ideato da Confindustria sono: Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 14 di 49

15 codice etico; sistema organizzativo; procedure manuali ed informatiche; poteri autorizzativi e di firma; sistemi di controllo e gestione; comunicazione al personale e sua formazione. Le componenti del sistema di controllo devono essere informate ai seguenti principi: verificabilità, documentabilità, coerenza e congruenza di ogni operazione; applicazione del principio di separazione delle funzioni (nessuno può gestire in autonomia un intero processo); documentazione dei controlli; previsione di un adeguato sistema sanzionatorio per la violazione delle norme del codice etico e delle procedure previste dal modello; individuazione dei requisiti dell'organismo di Vigilanza, riassumibili come segue: - autonomia e indipendenza; - professionalità; - continuità di azione. Per quanto riguarda le Linee Guida di Regione Lombardia la definizione di un sistema etico aziendale deve essere tale da assicurarne l efficacia. Si deve verificare che le strutture organizzative dell ente siano conformi ad una serie di requisiti, tra i quali i più rilevanti risultano essere: garantire una distribuzione dei compiti al proprio interno che sia chiara e univocamente interpretabile da tutti; evitare che i poteri risultino concentrati nelle mani di poche persone (o addirittura di una persona sola); garantire che quanto previsto dalla struttura organizzativa delineata sia effettivamente applicato (principio di effettività del modello). In particolare, i protocolli (o componenti) di un sistema di controllo preventivo che devono essere attuati a livello aziendale per garantire l efficacia del sistema etico aziendale sono: Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 15 di 49

16 1. CODICE ETICO: l adozione di principi etici in relazione ai comportamenti che possono integrare la fattispecie di reato previste dal D. Lgs. n. 231/2001 costituisce la base su cui impiantare il sistema di controllo preventivo. 2. MODELLO ORGANIZZATIVO: sufficientemente chiaro e formalizzato, soprattutto per quanto riguarda l attribuzione di responsabilità, le linee di dipendenza gerarchica e la descrizione dei compiti. Particolare attenzione andrà prestata al sistema premiante dei dipendenti, in quanto, se tali sistemi sono basati su target di performance palesemente immotivati ed inarrivabili, essi potrebbero costituire un velato incentivo al compimento di alcune delle fattispecie di reato previste dal D. Lgs. 231/ ORGANISMO DI VIGILANZA (da ora anche OdV): al quale affidare il compito di vigilare sul funzionamento e l osservanza del modello e di curarne l aggiornamento. È un organo dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo. 4. COMUNICAZIONE: una volta che è stato progettato ed adottato dalla Direzione aziendale, il Modello Organizzativo deve essere necessariamente comunicato in modo efficace a tutti coloro che operano nell ambito dell organizzazione. Con riferimento al tema dei Codici di Comportamento redatti dalle associazioni di categoria in conformità all art. 6 ex D.Lgs. 231/2001, è opportuno evidenziare quanto riportato dalla Circolare n del 19 marzo 2012 della Guardia di Finanza: ferma restando la valenza delle linee guida di portata generale, non può non evidenziarsi che la predisposizione di protocolli originali, aderenti alla singola realtà organizzativa, consente ladozione di modelli più efficienti ed idonei a tutelare la società. Infatti, affinché il modello di organizzazione e gestione possa svolgere efficacemente i propri effetti, così come emerso in sede giurisprudenziale, è necessario che venga specificatamente pensato e progettato, secondo un approccio sartoriale, per quel determinato ente nel quale dovrà trovare applicazione. In merito, tuttavia occorre evidenziare che la mera validazione dell idoneità tecnico-operativa dei modelli organizzativi da parte del Ministero della giustizia non attribuisce ex se, in caso di adozione da parte degli enti, la completa esenzione da responsabilità, posto che competerà comunque alla competente Autorità Giudiziaria valutare la congruità del modello rispetto alle previsioni normative, Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 16 di 49

17 non potendosi riconoscere efficacia scusante a quei codici di comportamento che, anche se non hanno ricevuto osservazioni critiche, deviano dall impronta, strutturale e funzionale, che la legge assegna ai modelli. Se è vero che la positiva valutazione ministeriale dei codici di comportamento, ai quali si fossero ispirate le società e gli enti nella costruzione dei loro modelli di prevenzione, non è affatto vincolante per il giudice, è altrettanto vero, però, che nell attività di valutazione da parte dell Autorità Giudiziaria la validazione ministeriale, sulla cui base il modello è stato costruito, rappresenta un autorevole opinione, che potrà anche essere disattesa, ma in presenza di valide motivazioni. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 17 di 49

18 3. L ENTE L Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto opera in attività socio-sanitaria residenziale. Il sistema di governance delle Opere alle quali si estende il Modello Organizzativo ex D.Lgs 231/2001 (costituite da Casa di Cura S.Francesco e RSA S.Francesco di Bergamo; di Varese; Residenza Protetta "Madre Rubatto" di Loano) è articolato come di seguito descritto. Il Consiglio Provinciale (Provincia San Francesco d'assisi) dell Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto è competente a deliberare, in sede ordinaria e straordinaria, sulle materie alla stessa riservate dalla Legge. Il Consiglio Provinciale è investito dei più ampi poteri per la gestione ordinaria e straordinaria delle Opere della provincia italiana. Il Legale Rappresentante dell Istituto è nominato con apposita delibera del Consiglio Generale. Dirigenti delle Opere di cura con procura sono il Direttore Generale (con deleghe di rappresentanza, ad esempio presso la ASL di Varese o la Regione) e il Direttore Amministrativo (con deleghe alla gestione del personale, alla contabilità, bilancio e controllo); il Direttore Sanitario (con deleghe stabilite nell ambito delle responsabilità dell attività sanitaria stabilite per legge) di Struttura. Al Sindaco revisore è affidato il compito di verificare: l osservanza della Legge e dell Atto Costitutivo; il rispetto dei principi di corretta amministrazione; l adeguatezza della struttura organizzativa della Società, del sistema di controllo interno e del sistema amministrativo contabile, anche in riferimento all affidabilità di quest ultimo a rappresentare correttamente i fatti di gestione. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 18 di 49

19 La struttura organizzativa complessiva delle Opere della provincia italiana dell Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto alle quali si estende il Modello Organizzativo ex D.Lgs 231/2001 è riportata nel seguente organigramma: Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 19 di 49

20 4. ORGANIGRAMMA RSA MARIA IMMACOLATA I collaboratori della, sono organizzati secondo una suddivisione di compiti e responsabilità come rappresentata nel seguente organigramma. RSA PER ANZIANE MARIA IMMACOLATA - VARESE ORGANIGRAMMA Consiglio Provinciale Consiglio di Proprietà Organismo di Vigilanza ex Dlgs 231/ 2001 Revisore dei Conti Legale Rappresentante Servizio Prevenzione e Protezione Madre Superiora Direzione Generale Referente Qualità Referente Formazione Servizio Prevenzione e Protezione Locale Servizio Manutenzione Direzione Sanitaria Direzione Amministrativa Medico Fisiatra Personale Medico Terapisti della riabilitazione Ufficio Rendicontazione, Accettazione e Privacy Piani di Degenza Guardaroba e Lavanderia Servizio Portineria e Centralino IP facente funzione di Capo Sala Ufficio Manutenzione Personale Infermieristico Personale ASA Personale OSS Personale Ausiliario Ufficio Acquisti Ufficio Personale Animazione Servizio Cucina Mensa U.O. Camera Mortuaria Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 20 di 49

21 5. FUNZIONE E ADOZIONE DEL MODELLO. Il Modello di organizzazione gestione e controllo ex. D.Lgs 231/01 posto in essere dalla RSA Maria Immacolata si articola nelle seguenti componenti: - Codice Etico; - Organismo di Vigilanza; - Modello Organizzativo parte generale; - Modello Organizzativo parte speciale; - Sistema di gestione della qualità; - Documenti di valutazione dei rischi, misure di prevenzione ed analisi dei gaps; - Sistema sanzionatorio; - Sistema di informazione e di formazione Dichiarazione programmatica. L Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto - è consapevole dell'opportunità di un sistema di controllo interno per la prevenzione della commissione di reati da parte dei propri amministratori, dipendenti, collaboratori e partner. A tal fine, sebbene l'adozione del Modello sia prevista dalla legge come facoltativa ma obbligatoria dall accreditamento regionale 1, l Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto -, in conformità con le sue politiche aziendali, ha adottato il presente Modello con atto del Consiglio Provinciale del 13/12/2012 e ha istituito l'organo di Vigilanza interno ( Organismo di Vigilanza o anche OdV ) con il compito di vigilare sul funzionamento, sull'efficacia e sull'osservanza del Modello stesso, nonché di curarne l'aggiornamento. L'adozione e l'efficace attuazione di tale sistema non solo consente all Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto - di beneficiare dell'esimente prevista dal D. Lgs. 231/2001, ma riduce il rischio di commissione dei reati contemplati nel D. Lgs. 231/2001. A tal fine, l Istituto Suore Cappuccine di M. Rubatto - ha proceduto all'analisi delle proprie aree di 1 Delibera di Giunta Regionale n. 9014/2009, recante Determinazioni in ordine al controllo delle prestazioni sanitarie ed ai requisiti di accreditamento, allegato 4, Requisiti Autorizzativi e di Accreditamento prevede tra i requisiti di accreditamento delle strutture di ricovero e cura l applicazione del Codice Etico Comportamentale di cui al d. lgs. n. 231/2001 Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 21 di 49

22 rischio tenendo conto, nella stesura del presente Modello, delle prescrizioni del D. Lgs. 231/2001 e delle linee guida finora elaborate dalle associazioni di categoria Modalità di modifica/integrazione del Modello. Essendo il presente Modello un atto di emanazione dell'organo Dirigente (in conformità alle prescrizioni dell'art. 6, comma I, lettera a del D. Lgs. 231/2001) le successive modifiche e integrazioni di carattere sostanziale del Modello stesso sono rimesse alla competenza del Consiglio di Provinciale, a cui è peraltro riconosciuta la facoltà di apportare al testo eventuali modifiche o integrazioni di carattere formale Funzione del Modello Scopo del Modello è la costruzione di un sistema strutturato ed organico di procedure ed attività di controllo preventivo che abbia come obiettivo la prevenzione, per quanto possibile, dei reati di cui al D.Lgs. 231/2001, mediante l'individuazione delle attività esposte a rischio di reato e la loro conseguente proceduralizzazione. L'adozione delle procedure contenute nel presente Modello deve condurre, da un lato, a determinare una piena consapevolezza del potenziale autore del reato di commettere un illecito, illecito la cui commissione è fortemente condannata e contraria agli interessi dell ente anche quando apparentemente essa potrebbe trarne un vantaggio; dall'altro, grazie ad un monitoraggio costante dell'attività, a consentire all ente di reagire tempestivamente nel prevenire od impedire la commissione del reato. Punti cardine del Modello, oltre ai principi sopra indicati, sono: 1. la mappa delle attività sensibili dell ente, vale a dire delle attività nel cui ambito possono essere commessi i reati previsti dal D. Lgs. 231/2001, custodita dall'organismo di Vigilanza; 2. l attribuzione all'organismo di Vigilanza dei compiti di vigilanza sull'efficace e corretto funzionamento del Modello, come qui di seguito meglio descritto; 3. la verifica e l archiviazione della documentazione di ogni operazione rilevante ai fini del D. Lgs. 231/2001 e la sua rintracciabilità in ogni momento; 4. il rispetto del principio della separazione delle funzioni nelle aree ritenute a maggior rischio; 5. la definizione di poteri autorizzativi coerenti con le responsabilità assegnate; Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 22 di 49

23 6. la messa a disposizione dell'organismo di Vigilanza di risorse aziendali di numero e valore ragionevole e proporzionato ai risultati attesi e ragionevolmente ottenibili; 7. l'attività di monitoraggio dei comportamenti aziendali, nonché del Modello con conseguente aggiornamento periodico (controllo ex post, anche a campione) 8. l'attività di sensibilizzazione e diffusione a tutti i livelli aziendali (proporzionale al livello di responsabilità) delle regole comportamentali e delle procedure istituite. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 23 di 49

24 6. ATTIVITÀ SENSIBILI L Ente ha assunto l adozione del Modello nella convinzione che tale strumento - al di là dal costituire un motivo di esenzione della responsabilità stabilito dalla Legge possa migliorare la sensibilità di coloro che operano per conto dell ente sull importanza di conformarsi non solo a quanto imposto dalla vigente normativa, ma anche ai principi deontologici a cui si ispira l ente, allo scopo di svolgere la propria quotidiana attività ai massimi livelli di correttezza e trasparenza Risk assessment e gap analysis Al fine di rilevare la capacità di rispondere ai requisiti imposti dal D.Lgs. 231/2001 è stata effettuata una analisi comparativa ("gap analysis") tra il Modello Organizzativo esistente (procedure esistenti, verificabilità, documentabilità, congruità e coerenza delle operazioni, separazione delle responsabilità, documentabilità dei controlli, ecc.) e i principi del modello di riferimento definito ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e delle Linee Guida applicabili. Attraverso tale analisi è possibile individuare eventuali necessità di adeguamento del Modello Organizzativo o di costruzione ex novo dello stesso (qualora non esistente) con riferimento alle aree di attività a rischio individuate. In base alle risultanze delle analisi effettuate e delle previsioni e finalità del Decreto si sono individuate alcune raccomandazioni volte a rafforzare l attuale Sistema di Controllo Interno con particolare riferimento ai reati cui fa espresso riferimento il Decreto. Sulla base dell analisi svolta, è stato definito un grado potenziale di rischio reato (trascurabile, basso, medio, alto) che misura la valutazione dell esposizione potenziale al rischio 231 per ciascuna combinazione reato/processo/attività dell Ente. Di conseguenza, per tutte le tipologie di reato per le quali, in esito all analisi, il grado potenziale di rischio reato è risultato essere basso o medio o alto (reati rilevanti), si è ritenuto necessario - nella Parte Speciale del Modello Organizzativo - la previsione di specifici standard di controllo. Tali standard sono stati definiti per i seguenti reati presupposto: - Art Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 24 di 49

25 - Art. 24 bis Delitti informatici e trattamento illecito di dati (introdotto con Legge 18 marzo 2008, n. 48), incluse le modifiche introdotte con il DL 93/ Art Corruzione e concussione (incluse le modifiche agli articoli del codice penale introdotte dall art. 1 comma 75, Legge 190/2012) - Art. 25 ter Reati Societari (introdotto con D.Lgs. n.61 del 11 aprile 2002 modificato dall art.31, Legge 262/2005). Incluso il reato di corruzione tra privati (art cc, modificato dall art. 1 comma 76, Legge 190/2012) - Art. 25 septies Reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell igiene e della salute sul lavoro (introdotto con Legge 3 agosto 2007, n. 123) - Art. 25 octies Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (introdotto dal D.Lgs. 21 novembre 2007, n. 231) - Art. 25 undecies Reati ambientali (introdotto dall art. 2, D.Lgs 121/2011) - Art. 25 duodecies Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (introdotto dall art. 2, D.Lgs. 109/2012) Ad integrazione degli standard definiti nella parte speciale del Modello Organizzativo sono state predisposte specifiche Procedure di prevenzione reati. Per quanto concerne gli altri reati presupposto, ed in particolare: - Art. 24 ter Delitti di criminalità organizzata (introdotto dall art.59, Legge 94/2009). Incluse le modifiche introdotte dalla Legge 190/ Art. 25 bis Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti di riconoscimento (introdotto con art.6 L. 23 novembre 2001, n. 409 modificato dall art. 7, L. 23 luglio 99/2009) - Art. 25 bis.1 - Delitti contro l industria e il commercio (introdotto dall art. 7, Legge 99/2009) - Art. 25 quater - Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico (introdotto dall art. 3 Legge n. 7 del 14 gennaio 2003) con riferimento ai delitti comunque posti in essere in violazione di quanto previsto dall art. 2 della Convenzione di New York il 9 dicembre Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 25 di 49

26 - Art. 25 quater.1 Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (introdotto dall art.8 L. 77/2006) - Art. 25 quinquies Delitti contro la personalità individuale (introdotto con Legge n. 228 del 11 agosto 2003) - Art. 25 sexies - Abusi di Mercato (introdotto con Legge n. 62 del 18 aprile 2005, art. 9 comma 3 Legge Comunitaria 2004) - Art. 25 novies Delitti in materia di violazione del diritto d autore (introdotto dall art. 7, Legge 99/2009) - Art. 25 decies Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all autorità giudiziaria (introdotto dall art. 4, Legge 116/2009) - Reati di criminalità organizzata transnazionale (introdotti dalla Legge 16 marzo 2006 n.146 Ratifica della convenzione di Palermo sulla criminalità organizzata) si è ritenuto che la specifica attività svolta dall Ente non presenti profili di rischio tali da rendere ragionevolmente fondata la possibilità della loro commissione nell interesse o a vantaggio della stesso. Per tali reati si ritiene esaustivo il richiamo ai principi contenuti nella presente Parte Generale del Modello Organizzativo e nel Codice etico e dei Comportamenti, che vincolano i Destinatari del Modello stesso al rispetto dei valori di solidarietà, moralità, rispetto delle leggi e correttezza. Qualora ritenuto opportuno, al fine di integrare i principi sopra richiamati, l Ente può definire specifiche Procedure di prevenzione reati anche per tali fattispecie. Inoltre, l analisi svolta, conformemente alla mission dell Istituto, ha evidenziato due ulteriori aree sensibili in materia sanitaria, ancorché i reati ad esse riconducibili non rientrino tra i reati presupposto previsti dal D.Lgs. 231/2001. Tali aree riguardano: - la gestione dei farmaci; - la gestione della contenzione. Al fine di mitigare il rischio di commissione reati in tali aree sanitarie sono state predisposte specifiche Procedure di prevenzione reati. Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 26 di 49

27 Rispetto alle funzionalità proprie del Modello 231, l attività di analisi dei processi aziendali dovrà essere aggiornata in occasione di ogni intervento normativo a modifica delle disposizioni contenute nel D.Lgs. 231/2001 che possa aver impatto sulla definizione delle aree di rischio e in occasione di modifica dei processi aziendali. Rimane facoltà dell Organismo di Vigilanza richiedere in ogni momento lo svolgimento di specifiche analisi delle attività e dei processi aziendali. Per completezza, si riporta di seguito una breve descrizione dei reati contemplati negli artt. 24 e 25 del Decreto. Truffa aggravata in danno dello Stato o di altro ente pubblico (art. 640, comma 2 n. 1, c.p.) Il reato si configura qualora, utilizzando artifici o raggiri e in tal modo inducendo taluno in errore, si consegua un ingiusto profitto, in danno dello Stato, di altro ente pubblico o dell Unione Europea. Tale reato può realizzarsi quando, ad esempio, nella predisposizione di documenti o dati per la partecipazione a procedure di gara, si forniscano alla Pubblica Amministrazione informazioni non veritiere (ad esempio supportate da documentazione artefatta), al fine di ottenerne l aggiudicazione. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis c.p.) Il reato si configura qualora la condotta di truffa sopra descritta abbia ad oggetto finanziamenti pubblici, comunque denominati, erogati dallo Stato, dal altri enti pubblici o dall Unione Europea. Tale fattispecie può realizzarsi nel caso in cui si pongano in essere artifici o raggiri, ad esempio comunicando dati non veri o predisponendo una documentazione falsa, per ottenere finanziamenti pubblici. Malversazione a danno dello Stato (art. 316bis c.p.) Il reato punisce il fatto di chi, avendo ottenuto dallo Stato, da altro ente pubblico o dalla Unione Europea, finanziamenti, comunque denominati, destinati a favorire la realizzazione di opere o attività di pubblico interesse, non li destina agli scopi previsti. Poiché il fatto punito consiste nella mancata destinazione del finanziamento erogato allo scopo previsto, il reato può configurarsi anche con riferimento a finanziamenti ottenuti in passato e che non vengano ora destinati alle finalità per cui erano stati erogati. Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316ter c.p.) Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 27 di 49

28 Il reato si configura nei casi in cui - mediante l utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o mediante l omissione di informazioni dovute - si ottengano, senza averne diritto, contributi, finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo concessi o erogati dallo Stato, da altri enti pubblici o dall Unione Europea. In questo caso, contrariamente a quanto visto in merito al punto precedente (art. 316bis), non assume alcun rilievo la destinazione dei finanziamenti pubblici erogati, poiché il reato si consuma al momento del loro - indebito - ottenimento. Va infine evidenziato che tale reato, avendo natura residuale, si configura solo qualora la condotta non integri gli estremi del più grave reato di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640 bis c.p.). Frode informatica in danno dello Stato o di altro ente pubblico (art. 640ter, comma 1, c.p.) Tale ipotesi di reato si configura nel caso in cui, alterando il funzionamento di un sistema informatico o telematico o manipolando i dati in esso contenuti, si ottenga un ingiusto profitto arrecando danno allo Stato o ad altro ente pubblico. In concreto, il reato in esame potrebbe configurarsi qualora, una volta ottenuto un finanziamento, venisse violato il sistema informatico della Pubblica Amministrazione al fine di inserire un importo superiore a quello legittimamente ottenuto. Concussione (art. 317 c.p.) Il reato si configura nel caso in cui un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio, abusando della sua qualità o del suo potere, costringa o induca taluno a dare o promettere indebitamente, a sé o ad altri, denaro o altra utilità. Il reato in esame presenta profili di rischio contenuti ai fini del D. Lgs. 231/01, trattandosi infatti di un reato proprio di soggetti qualificati, la responsabilità dell ente potrà ravvisarsi solo nei casi in cui un Dipendente od un Collaboratore della Società, nell interesse o a vantaggio della stessa, concorra nel reato del pubblico ufficiale o dell incaricato di pubblico servizio, che, approfittando della loro posizione, esigano prestazioni non dovute. Corruzione per l esercizio della funzione (art. 318 c.p.) Uno degli interventi più importanti della legge 6 novembre 2012, n. 190, è senza dubbio la rimodulazione dell art. 318 c.p., norma intitolata Corruzione per l esercizio della funzione. La corruzione continua a costituire un reato plurisoggettivo (o a concorso necessario) di natura bilaterale che si fonda su un pactum sceleris tra il privato e il pubblico ufficiale, ma, mentre prima era punibile la condotta del pubblico ufficiale che per compiere un atto del suo ufficio, riceveva, per sé o per un terzo, Modello Organizzativo - Parte Generale - ex D. Lgs. 231/01 Pagina 28 di 49

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