Piano di Gestione Acque. l acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale

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1 Piano di Gestione Acque l acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale 2

2 REDAZIONE PIANI DI GESTIONE L evoluzione Legislativa italiana dagli anni 1970 sino alla redazione dei Piani di Gestione Acqua / Alluvioni ITALIA: R.D. 1175/ 33 ITALIA: DPR 616/77 ITALIA ex L. 36/94 EUROPA: Direttiva 2000/60/CE EUROPA: Direttiva 2007/60/CE ITALIA L. 13/09 ITALIA L. 129/63 ITALIA: ex L. 183/89 ITALIA Ex D. L.vo 152/99 EUROPA: Direttiva 2006/118/CE ITALIA D.L.vo 152/06 ITALIA: D.L.vo 49/10 3

3 L Europa e i bacini idrografici L Unione europea (UE) e gli Stati membri hanno suddiviso i bacini idrografici e le relative zone costiere in 110 distretti fluviali, 40 dei quali sono internazionali Comunità Europea Nel 2000, l UE ha introdotto la Direttiva quadro sulle Acque /60/CE - una misura innovativa che prevede un obbligo giuridico alla protezione e al ripristino della qualità delle risorse idriche in Europa. La direttiva ha introdotto un approccio innovativo per l Europa in materia di gestione delle risorse idriche, che non poggia sui confini amministrativi o politici nazionali, quanto piuttosto sul concetto di bacini idrografici quali formazioni geografi che e idrologiche naturali, indicando, tra l altro, il 2015 come l anno entro il quale raggiungere un buono stato per tutte le acque dell UE. I 110 distretti idrografici europei

4 Le Autorità di Bacino I Distretti Idrografici I 110 distretti idrografici europei Le 40 Autorità di Bacino così suddivise ai sensi della L. 183/89: 7 di livello nazionale; 13 di livello interregionale; 18 di livello regionale; 2 di livello provinciale (Trento e Bolzano). 5

5 Principali caratteristiche fisico-amministrative Estensione: kmq Popolazione: (istat 09) Bacini idrografici:. 14 Autorità di Bacino: 7 Regioni: n. 7 (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia) Province: n. 25 Comuni: n Comunità Montane: n. 100 Consorzi di Bonifica: n. 44 Sovrintendenze per i beni architettonici e paesaggistici: n. 20 6

6 Dal Piano di Bacino al Piano di distretto Legge 183/89 recepita del D.l.vo 152/06 e s.m.i PIANO STRALCIO PER IL GOVERNO DELLA RISORSA IDRICA SUPERFICIALE E SOTTERRANEA Direttiva Europea 2000/60/CE) PIANO DI GESTIONE ACQUE Adozione febbraio 2010 Approvato Aprile 2013 PIANO STRALCIO PER L ASSETTO IDROGEOLOGICO RISCHIO IDRAULICO Direttiva Europea 2007/60/CE D.L.vo 49/2010 PIANO DI GESTIONE RISCHIO ALLUVIONE PIANO STRALCIO PER L ASSETTO IDROGEOLOGICO RISCHIO FRANA? PIANO DI GESTIONE RISCHIO FRANE 22 7

7 Piano Gestione Alluvioni (2007/60/CE) Piano Gestione Acque (2000/60/CE) Programmazione economica 2014/2020 e distretti idrografici 11 aree tematiche 1.Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione 2 piani a livello distrettuale 2.Agenda digitale 3 opzioni strategiche 3.Competitività dei sistemi produttivi 4.Energia sostenibile e qualità della vita 5.Clima e rischi ambientali Approvato Programmazione degli interventi strutturali e non strutturali definita e condivisa con le Regioni 6.Tutela dell ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali 7.Mobilità sostenibile di persone e merci 8.Occupazione 9.Inclusione sociale e lotta alla povertà 10.Istruzione e formazione 11.Capacità istituzionale e amministrativa In corso di redazione Redazione delle mappe di pericolosità e del rischio (su linee guida adottate e condivise) in base alle quali definire interventi strutturali e non strutturali 8

8 Il ruolo del Distretto Idrografico nell Appennino Meridionale (area Mezzogiorno)per l attuazione della programmazione comunitaria Interventi strutturali Ciclo integrato acque Interventi non strutturali : Bilancio Idrico Idrogeologico Minimo deflusso vitale Presidio territoriale Monitoraggio stato qualiquantitativo delle acque Attività necessarie all attuazione dell Accordo di programma tra Regioni per il trasferimento della risorsa idrica Aree tematiche d interesse : Obiettivo tematico 1 - Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione Obiettivo Tematico 3 - Competitività dei sistemi produttivi Obiettivo Tematico 5 - Clima e rischi ambientali Obiettivo Tematico 6 - Tutela dell ambiente e valorizzazione delle risorse culturali ed ambientali Obiettivo Tematico 8 - Occupazione Obiettivo Tematico 10 - Istruzione e formazione Obiettivo tematico 11 - Amministrazione pubblica efficiente. Benefici attesi Aumento di PIL - occupazione Aumento Occupazione sviluppo imprese Efficienza PA perequazione ambientale 9

9 Piano di Gestione Distretto Idrografico Acque direttiva 2000/60 Rischio Alluvioni - direttiva 2007/60 Obiettivi e finalità 1) azione coordinata per il raggiungimento del «buono stato» di tutte le acque dell UE, entro il 2015; 2) creazione di un sistema di gestione idrica basato su distretti idrografici naturali anche oltre le frontiere; 3) gestione idrica integrata e governo delle risorse idriche; 4) coinvolgimento attivo delle parti interessate e consultazione dell opinione pubblica. 1) Istituzione di un quadro normativo finalizzato alla valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni; 2) Riduzione delle conseguenze negative per la salute umana, per il territorio, per i beni ( ambientali, culturali, economiche e sociali ); 3) Redazione di mappe di pericolosità e rischio, nonché determinazione del bene esposto entro dic. 2013; 4) Redazione del Piano di gestione del rischio alluvione entro dic

10 Si propone, attraverso il Piano di Gestione delle acque, di conservare e perseguire il buono stato di qualità ambientale e messa punto di misure ed azioni alla scala gestionale del distretto idrografico Si propone, attraverso il Piano di Gestione Rischio Alluvione, la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento volto a ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche Qualità dei corpi idrici e sostenibilità nell uso delle risorse naturali Sicurezza, prevenzione e riduzione conseguenze INTEGRAZIONE E SINERGIA DELLE AZIONI & INFORMAZIONE E PARTECIPAZIONE DELLA POPOLAZIONE 11

11 SCADENZE FINALITÀ E CONTENUTI Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvione costituisce lo strumento tecnico normativo gestionale che tende a promuovere la conoscenza e la consapevolezza delle problematiche legate al rischio idraulico ed a condividere un percorso di corretto uso e governo del territorio. A differenza di altri paesi dell Unione Europea la normativa nazionale italiana molto prima della Direttiva 2007/60 con la Legge n.183/1989 e la Legge n.267/1998, abrogate e ricomprese nel testo di riforma del D.L.vo 152/06 - aveva già previsto, attraverso l istituzione delle Autorità di Bacino, la valutazione del rischio determinato da fenomeni idraulici. Gli Stati membri devono: 22 dic da 2007/ 60 CE (2 2 sett.2011 da D.Lgs.49/ 10) 22 dic da 2007/ 60 CE (22 giu.2013 da D.Lgs.49/ 10) 22 dic da 2007/ 60 CE (22 giu.2015 da D.Lgs.49/ 10) VALUTAZIONE PRELIMINARE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE per i propri bacini idrografici o per la porzione di bacino idrografico internazionale che giace all interno del loro territorio. Per le aree nelle quali esiste, o si ritiene ragionevolmente probabile che esista, un effettivo rischio di alluvione, dovranno essere redatte le MAPPE DELLA PERICOLOSITÀ e del RISCHIODI ALLUVIONE. Per queste zone dovranno essere predisposti i PIANI DI GESTIONE DEL RISCHIO ALLUVIONE Coordinamento tra Direttiva Acque [2000/ 60-CE] e Direttiva alluvioni, integrazione tra quantità e qualità; Relazione con i cambiamenti climatici; Aggiornamento dal 2015 congiunto tra WFD e FD. 12

12 Il Piano di Gestione del Rischio di Alluvione: Mappe Pericolosità 7 13

13 LA POLITICA DELLE ACQUE: si rifà ai principi della politica ambientale comunitaria; nasce dalla necessità di intervenire per tutelare le acque comunitarie sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo; stabilisce criteri generali nel rispetto delle diversità; Essa deve essere: COMUNITARIA : la fornitura idrica è un servizio di interesse generale; PARTECIPATA : necessita di stretta collaborazione ed azione coerente a livello locale, della Comunità e degli Stati membri, oltre che dell opinione pubblica, compresi gli utenti; INTEGRATA : è necessario integrare la protezione e la gestione sostenibile delle acque in altre politiche comunitarie (energia, trasporti, etc ); SOSTENIBILE : deve tenere conto della fragilità degli ecosistemi e favorire lo sviluppo di principi e strutture generali idonei a garantire la protezione ed un utilizzo sostenibile delle acque comunitarie, nel rispetto dei principi della sussidiarietà;

14 SCOPO DELLA DIRETTIVA (art. 1): Istituire un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, di transizione, costiere e sotterranee che: Impedisca ulteriore deterioramento, protegga e migliori lo stato degli ecosistemi acquatici, terrestri e delle zone umide; Agevoli un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili; Miri alla protezione ed al miglioramento dell ambiente acquatico attraverso misure specifiche: riduzione di scarichi, emissioni, perdite di sostanze prioritarie; Assicuri la riduzione dell inquinamento delle acque sotterranee; Contribuisca a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità;

15 Informazione e consultazione pubblica Percorso VAS Processo per la pianificazione ed il governo della risorsa idrica Adozione : Comitato istituzionale 24 febbraio Pubblicazione : G.U. SP n. 55 dell 8 marzo Programmazione Finanziaria (Attuabilità) Strategia di azioni (breve, medio e lungo termine) Programma di misure Analisi economica Inquadramento Fisico Amministrativo Caratterizzazione idrografico, idrogeologico, pressioni ed impatti, tipizzazione e caratterizzazione dei corpi idrici superficiali e sotterranei, monitoraggio; sistema delle aree protette, uso del suolo, caratterizzazione storico archeologico ambientale Analisi degli Strumenti di pianificazione Scenari normativi 16 16

16 Caratteristiche fisiche e pressioni a scala di Distretto 1458 Corpi idrici significativi superficiali (ai sensi del D.M. 131/08): corsi d acqua; -57 laghi o invasi; -14 acque di transizione -123 acque marino-costiere che si sviluppano per oltre Km 2100 Km di coste in tutte le regioni (ad esclusione del solo Abruzzo) 187 Corpi idrici sotterranei nell intero distretto: 69 di tipo A (sistemi carbonatici); 32 di tipo B (sistemi di tipo misto); 24 di tipo C (sistemi silico-clastici); 49 di tipo D (sistemi di piana alluvionale); 8 di tipo E (sistemi vulcanici); 5 di tipo F (acquiferi cristallini e metamorfici). Circa sorgenti*; pozzi*; prelievi da corpi idrici superficiali* scarichi* e depuratori*. Uso del suolo: 57.36% uso agricolo; 2.68% zone urbanizzate; 0.55% zone industriali e commerciali; il restante 39.41% dell uso del suolo non genera pressioni significativi (fonte Corine Land Cover 2000). 81 Grandi dighe. 980 aree protette. Circa 5000 punti di campionamento/stazioni di monitoraggio. *I dati, di cui si conosce la collocazione al 75%, sono in corso di verifica nell ambito dell aggiornamento ed integrazione del Piano di Gestione Acque del Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale. 17

17 Grandi Trasferimenti interregionali Fabbisogni Utilizzi -Disponibilità In Mmc/anno importa esporta Basilicata 16,00 281,37 Calabria 11,09 0,00 Campania 201,73 233,40 Lazio 0,00 95,08 Molise 0,00 213,23 Puglia 594,26 0,00 movimenti totali in Mmc/anno 823,08 I trasferimenti idrici sovraregionali (stralcio tav. 17 Piano di Gestione Acqua DAM 2010)

18 Piano di Gestione Acque Direttiva Comunitaria 2000/60 D.L.vo 152/06 s.m.i) 191 Trasferimenti idrici sotterranei 19

19 ACQUE SUPERFICIALI: OBIETTIVI AMBIENTALI (art. 4): Gli Stati membri attuano tutte le misure necessarie per impedire il deterioramento di tutti i corpi idrici superficiali; Proteggono, migliorano e ripristinano tutti i corpi idrici superficiali; Attuano le misure necessarie per ridurre l inquinamento causato da sostanze pericolose, arrestare o eliminare gradualmente emissioni, scarichi e perdite di sostanze pericolose. ACQUE SOTTERRANEE: Gli Stati membri attuano tutte le misure necessarie per impedire l immissione di inquinanti nelle acque sotterranee ed il deterioramento di tutti i corpi idrici sotterranei; Proteggono, migliorano e ripristinano tutti i corpi idrici sotterranei ed assicurano un equilibrio tra l estrazione ed il ravvenamento delle acque sotterranee; Attuano le misure necessarie ad invertire le tendenze significative e durature all aumento della concentrazione di qualsiasi inquinante derivante dall impatto dell attività umana; AREE PROTETTE Gli Stati membri si conformano a tutti gli standard e ali obiettivi entro 15 anni dall entrata in vigore della Direttiva.

20 Monitoraggio dello stato delle acque superficiali e sotterranee e delle aree protette (art. 8): Gli Stati membri provvedono a elaborare programmi di monitoraggio dello stato delle acque al fine di definire una visione coerente e globale dello stato delle acque all interno di ciascun Distretto Idrografico ACQUE SUPERFICIALI: I programmi riguardano il volume e il livello o la proporzione del flusso idrico nella misura adeguata ai fini dello stato ecologico e chimico e del potenziale ecologico; Lo stato ecologico e chimico e il potenziale ecologico ACQUE SOTTERRANEE: I programmi riguardano il monitoraggio dello stato chimico e quantitativo AREE PROTETTE I programmi sono integrati dalle spacifiche contenute nella normativa comunitaria in base alla quale le singole aree protette sono state create I programmi devono essere operativi entro 6 anni dall entrata in vigore della Direttiva. 21

21 D.Lgs. 152/06, Norme in materia ambientale attuazione della Direttiva 2000/60/CE DM 16 Giugno 2008, n. 131 Regolamento recante I criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni ; DM 56/09, Regolamento recante Criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e l identificazione delle condizioni di riferimento Dlgs 219/10, Specifiche tecniche metodi analisi classificazione sostanze prioritarie inventario emissioni ; DM 8 novembre 2010, n Regolamento recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali; DM 27 Novembre 2013, n. 156 Regolamento recante I criteri tecnici per l identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri..

22 INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI DISTINTI E SIGNIFICATIVI CRITERI DIMENSIONALI CARATTERISTICHE FISICHE LIMITI AREE PROTETTE STATO DELLE ACQUE (pressioni e impatti) I CRITERI PER L IDENTIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI TENGONO CONTO PRINCIPALMENTE DELLE DIFFERENZE DELLO STATO DI QUALITÀ, DELLE PRESSIONI ESISTENTI SUL TERRITORIO E DELL ESTENSIONI DELLE AREE PROTETTE

23 Nuovo A li. 1,p. 111, D.Lgs. n. 152/2006 Monìtoraggìo e classificazione delle acque in funzione degli <>bìettìvì dì qualìta ambientale Nuovo punto Ali. 3,p.lll, D.L gs. n. 152/2006 Fissazione delle condì ZIOOI dì riferimento tipo-specifiche per corpi idrici superficiali a) Condizioni idromorfologiche e fisico-chimiche tipo-spe.cifid1e. b) Condizioni biologiche di riferimento tipo-spe.cifiche. Classificazione dello stato qualitativo Classificazione dello stato chimico Classificazione dello stato quantitativo Classificazione dello stato chimico lndividuazione condizioni eli riferimento e risultati del monitoraggio biologico Monitoraggio dello stato ecologico e chimico lv1onitoraggio dello stato quantitativo Monitoraggio dello stato chimico RAPPORTO DI QUA LITÀ ECOLOGICA (RQE) (1 = elevato,o = pessimo) Metodologie per stabilire le condizioni diriferimento Classificazione e presentazione dello stato ecologico e chimico Presentazione dello stato quantitativo e chimico Determinazione condizioni dì riferimento ln funzione deisiti diriferimento e dei dati comunicati dalle Regioni,sono stabilite dal MATTMda emanarsiaisensi dell'art. 75,D.Lgs.n. 152/2006

24 D.M. 56/2009 Sorveglianza Integrare e convalidare i dati sull analisi di rischio (pressioni e impatti); Progettazione di efficienti ed effettivi futuri programmi di monitoraggio; Valutazione delle variazioni a lungo termine risultanti da attività antropica; Il monitoraggio di sorveglianza deve essere intrapreso per un periodo di almeno un anno durante il piano di gestione dei bacini idrografici. Indagine Indagine sulle cause del mancato raggiungimento degli obiettivi ambientali, qualora non note. Indagine sulla ampiezza e gli impatti di un inquinamento di tipo accidentale. Uso anche di strumenti di monitoraggio alternativi (es. saggi biologici, biomarker ecc..) Operativo Stabilire lo stato ambientale dei corpi idrici a rischio rispetto agli obiettivi ambientali della Direttiva Quadro Acque Valutare i cambiamenti nello stato dei corpi idrici che risultanti dai programmi di misure Frequenze variabili, ma più intense di quelle del monitoraggio di sorveglianza.

25 Identificazione dei Complessi Idrogeologici Riferimento Normativo: D. Lgs. 30/2009 (recepimento Direttiva 2006/118/CE) D.M. 260/2010 Identificazione degli Acquiferi Identificazione provvisoria dei Corpi Idrici Sotterranei sulla base dei confini geologici A questa scala lo stato del corpo idrico sotterraneo può essere accuratamente descritto? Processo iterativo di rifinitura usando le informazioni del monitoraggio quali - quantitativo e/o l analisi delle pressioni NO SI Ulteriore suddivisione usando: 1. confini geologici aggiuntivi; 2. spartiacque sotterraneo; 3. linee di flusso. Falda acquifera confermata come Corpo Idrico Sotterraneo 26

26 CRITERI PER L IDENTIFICAZIONE DEGLI ACQUIFERI Si sviluppano sulla base di due criteri: flusso significativo e/o estrazione di quantità significative di acque sotterranee E possibile prelevare in media >10 m 3 /giorno o è sufficiente per approvvigionare 50 persone no La variazione del flusso di acqua sotterranea causa una diminuzione significativa nella qualità ecologica di un corpo idrico superficiale o di un ecosistema terrestre direttamente dipendente no Non è un acquifero si si A C Q I F E R O 27

27 Monitoraggio dello stato quantitativo e chimico delle acque sotterranee Per lo stato quantitativo, una stima affidabile dello stato di tutti i corpi idrici o gruppo di corpi idrici sotterranei, compresa la stima delle risorse idriche sotterranee disponibili; Per lo stato chimico, una panoramica coerente e complessiva dello stato chimico delle acque sotterranee all interno di ciascun bacino idrogeologico e tale da rilevare eventuali trend crescenti dell inquinamento antropico sul lungo periodo. Monitoraggio quantitativo Monitoraggio chimico Monitoraggio di sorveglianza Monitoraggio operativo 28

28 D.M. 260/2010 Elementi di qualità idromorfologica Parametri chimico-fisici Elementi di qualità biologica Inquinanti specifici di bacino Sostanze elenco prioritarie Buono stato/potenziale ecologico Buono stato chimico Buono stato acque superficiali

29 D.M. 260/2010 Stato di qualità acque superficiali Elementi Biologici Fiumi Laghi Transizione Elementi idromorfologici a sostegno degli Marino Fiumi Laghi Transizione elementi biologici costiero Condizioni Flora acquatica morfologiche x Marino Fiumi Laghi Transizione Regime idrologico costiero Macroinvertebrati bentonici x x x x Volume Variazione Condizioni e dinamica della morfologiche profondità flusso idrico e della larghezza del fiume x Marino Fauna ittica x Fiumi x Laghi Transizione Struttura e substrato dell alveo x x costiero Connessione Variazione della con profondità il corpo idrico e della sotterraneo larghezza del fiume x x Connessione Fitoplancton con il corpo idrico sotterraneo x x x x x Struttura e substrato dell alveo x Escursione del livello x Struttura della zona ripariale Connessione con il corpo idrico sotterraneo x x Tempo di residenza x Variazione della profondità Regime Struttura di della Marea zona ripariale x x Struttura e sedimento del sedimento x x x Flusso profondità Variazione di acqua della dolce profondità x x x x Scambio Struttura con della e sedimento il mare zona intertidale del sedimento x x x x profondità x Regime Morfologia correntometrico del fondale x x Struttura della zona intertidale x x Continuità fluviale Morfologia del fondale x x

30 NON a rischio PROBABILMEN TE a rischio A rischio Assenza Monitoraggio N INDICATORE DI PRESSIONE CRITERIO CLASSI INDICE 1 PRELIEVI si R no N 2 SCARICHI si R non disponibile P no P 3 DEPURATORI SI P NO R 4 USO AGRICOLO SUOLO no N >50% R 10-50% P <10% N 5 USO URBANO SUOLO no N AU >5% R AU 5-1% P AU <1% N 6 AREE SIN si R no N 7 INDUSTRIE INES si R no N 8 AREE ASI si R no N 9 ALTRE AREE INDUSTRIALI E si R AREE COMMERCIALI no N 10 DETRATTORI (CAVE E DISCARICHEsi R no N 11 ALTERAZIONI MORFOLOGICHE si R no N non disponibile P 12 FASCE FLUVIALI si R no N non disponibile P CRITERI Categoria (Pressioni) PESO INDICATORE ACQUE SUPERFICIALI (bacino) Categoria monitoraggi o e/o bilancio PESO INDICATORE ACQUE SUPERFICIALI (fasce fluviali o piane) 1 1 0,5 1 0,25 0,5 0,25 Matrice di rischio PESO INDICATORE ACQUE SOTTERRANEE TOTALE SU CORPO IDRICO Totale 5,25 8,5 8,5 VALORE INDICATORE ACQUE SUPERFICIALI (bacino) NON a rischio N P R P PROBABILMENTE a rischio P P R P A rischio P R R R VALORE INDICATORE ACQUE SUPERFICIALI (fasce fluviali o piane) VALORE INDICATORE ACQUE SOTTERRANEE Cl indice di classificazione VALORE incidenza dell'indicatore PESO CLASSIFICAZIONE VALORE TOT R rischio min a rischio VT>10 a 2 0,25 P probabilmente a rischio 1 med 0,5 probabilmente a rischio 6<=vt<=10 N non a rischio 0 max 1 non a rischio VT< , , ,25 0, ,25 0, ,25 0,5 0, ,25 0,5 0,5 0,5 0, ,25 0, , , INDICATORE DI PRESSIONE prelievi scarichi depuratori Uso agricolo del suolo Uso urbano del suolo Aree SIN Industrie INES Aree ASI Aree industriali/co mmerciali Detrattori Alterazioni morfologiche VALORE DELL INDICAT ORE presenza assenza presenza assenza presenza assenza aree agricole >50% 10%<aree agricole <50% aree agricole <10% aree urbane >5 1%< aree urbane <5% aree urbane <1% presenza assenza presenza assenza presenza assenza presenza assenza presenza assenza presenza assenza CATEGORI A DI RISCHIO R N R N R N R P N R P N R N R N R N R N R N R 31 N

31 Rischio dei corpi idrici superficiali e sotterranei 7% A rischio Corpi idrici sotterranei 2; 1% Probabilmente a rischio Non a Rischio 87; 47% A rischio Probabilmente a rischio Non a Rischio 98; 52% 32

32 Le deroghe al raggiungimento degli obiettivi ambientali Motivi della richiesta delle deroghe al raggiungimento degli obiettivi ambientali al 2021 e le criticità individuate e connesse alle pressioni conseguenti alle attività umane ed all uso del territorio, nonché le caratteristiche idrologiche, la conformazione geologico-geomorfologica, la rete idrografica, le caratteristiche idrauliche e le caratteristiche ecologiche ed insediative dei bacini e sottobacini rendono manifestamente impossibile o economicamente insostenibile un significativo miglioramento dello stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici entro l anno 2015; 2. l idrografia e l articolata gerarchizzazione connessa alla litologia dei terreni e morfologia dei vari sistemi naturali, che caratterizzano l assetto fisico dell Appennino Meridionale, non hanno consentito la realizzazione di un sistema di monitoraggio esteso ed adeguato su tutta la rete idrografica. Per cui la necessaria diagnosi per dare risposte adeguate e strutturate richiede tempi maggiori (rispetto al termine 2015) per il raggiungimento almeno sufficiente dello stato quali-quantitativo dei corpi idrici a rischio; 3. i grandi trasferimenti superficiali di acque tra Regioni appartenenti al Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale ed i travasi di acque sotterranee (come descritti negli elaborati del Piano di Gestione delle Acque), richiedono rispettivamente I. accordi istituzionali tra le parti interessate e attività tecnico-operative conseguenti, per i quali necessitano tempi medio-lunghi (intervallo 4 anni 7 anni); II. il monitoraggio, la conoscenza dell idrodinamica sotterranea, la definizione del bilancio idrico-idrologico e del Minimo Deflusso Vitale a scala mensile, necessitano di tempi di controllo medio-lunghi, a partire da 24 mesi per un primo monitoraggio; verifica e tempi decisamente superiori per le analisi delle oscillazioni di falda, capacità di ricarica, correlazione tra afflussi e deflussi, caratteristiche climatiche e capacità di riserva.

33 Le deroghe al raggiungimento degli obiettivi ambientali Possibile schema verifica deroghe: Situazione al precedente PdG; Situazione attuale (pressioni e stato); Valutazione rischio; Individuazione deroghe in coerenza con art. 4. Sarebbe auspicabile una linee guida a carattere nazionale.

34 PROGRAMMA DI MISURE (art. 11): Per ciascun distretto idrografico ricadente compreso nel suo territorio, ciascuno Stato membro prepara un programma di misure che: tiene conto dei risultati delle analisi effettuate (cfr. art. 5); ha come scopo la realizzazione degli obiettivi preposti (cfr. art. 4); Ciascun programma annovera: MISURE BASE: requisiti minimi del programma; MISURE SUPPLEMENTARI: provvedimenti studiati e messi in atto a complemento delle misure base;

35 Piano di gestione - DAM: Stralcio delle criticità rilevate Stralcio del programma di misure previste Stralcio delle Criticità Disponibilità e distribuzione idrica Insufficienti Accordi di Programma per i trasferimenti della risorsa idrica Carenza bilancio idrico e minimo deflusso vitale Vulnerabilità degli acquiferi Sovra sfruttamento acquiferi Inadeguate misure di salvaguardia degli acquiferi Inadeguata rete di monitoraggio quali-quantitativo della risorsa idrica Inadeguata rete di distribuzione ed approvvigionamento nel sistema irriguo ed uso della risorsa Insufficiente conoscenza dell uso dell acqua nel sistema industriale Insufficiente e inefficace rete idrica, fognaria e depurativa Insufficiente sistema gestionale Carenza nella tutela e riqualificazione fluviale Carenza di una adeguata analisi economica gestionale, anche al fine della definizione delle tariffe Stralcio del programma di Misure Accordi di Programma e relative intese preliminari Censimento pozzi e sorgenti Monitoraggio quali-quantitativo dei corpi idrici Definizione vulnerabilità degli acquiferi Azioni per il risparmio idrico Bilancio idrico e DMV Manutenzione straordinaria delle reti di distribuzione Ottimizzazione della risorsa idrica per uso irriguo e relativo sistema Approfondimento delle conoscenze ed ottimizzazione dell uso della risorse nel settore industriale Analisi socio economica gestionale ai fini dell ottimizzazione dei servizi e della definizione dei costi dell acqua e loro applicabilità Riqualificazione del sistema fluviale e costiero Interventi strutturali infrastrutture ciclo integrato delle acque Attuazione governance della risorsa idrica

36 Azioni intraprese e programmazione avviata relativa al programma di misure ACCORDI DI PROGRAMMA PER IL TRASFERIMENTO IDRICO Documento di intenti finalizzato ad un governo coordinato e sostenibile della risorsa idrica afferente il Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale, propedeutico all accordo di programma tra le Regioni per il trasferimento della risorsa idrica; (SOTTOSCRITTO IL 6 APRILE 2011) Intesa di programma finalizzata alla regolamentazione dei trasferimenti idrici interregionali tra Molise e Campania (SOTTOSCRITTO IL 18 APRILE 2012) Intesa di programma finalizzata alla regolamentazione dei trasferimenti idrici interregionali tra Puglia e Campania (SOTTOSCRITTO IL 10 MAGGIO 2012) TIPOLOGIE DI INTERVENTI STRUTTURALI Connessioni idriche tra reti acquedottistiche esterne,sicurezza e messa a regime degli invasi,recupero perdite idriche in distribuzione,ottimizzazione del sistema di depurazione,completamento opere infrastrutturali. TIPOLOGIE DI INTERVENTI NON STRUTTURALI Intese con Enti nazionali ed internazionali per attuare il governo della risorsa: (ANBI, Regione Molise/WASA (Water Assessment and Advisory),Ministero delle Politiche Agricole (MIPAF), Ministero dei Beni Culturali (MIBAC), Corpo Forestale dello Stato. Progettazione e realizzazione della rete di monitoraggio Bilancio idrologico-idrico e definizione/aggiornamento DMV; Analisi economico-gestionale; Riqualificazione sistema fluviale e costiero.

37 Tempistica delle Direttive Europee 1/2 Anni azioni svolte Valutazione preliminare del rischio (il DAM si è avvalso delle misure transitorie di cui all art. 11 del D.L.vo 49/10)

38 Tempistica delle Direttive Europee 2/2 Anni azioni da sviluppare Aggiornamento del Piano di gestione Acque definizione delle Mappe della pericolosità e del rischio di alluvione

39 Interazione tra piano di gestione Acque e Alluvioni Aggiornamento del Piano Programma delle misure prioritarie Integrazione alla analisi economica gestionale Governance delle risorse idriche Analisi sulla pericolosità Mappatura del rischio idraulico Gestione del Rischio idraulico Piano di gestione Acque 2000/60 (D.L.vo 152/06 L.13/09) Piano di Gestione Alluvioni 2007/60 (D. L.vo 152/06 - D.L.vo 49/10) Accordo tra le Regioni per il trasferimento della risorsa Documento di intenti tra le Regioni a base dell accordo per il trasferimento Partecipazione e sinergie (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero dell Agricoltura, Corpo forestale dello Stato, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, INEA, ANBI, WASA, oltre ad Enti di Ricerca, altre Istituzioni nazionali ed estere) Collaborazione già poste in essere con Regioni ed Autorità di Bacino ricadenti nel distretto 40

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