La dimensione europea dell'educazione

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1 L'integrazione europea compito di tutti: forze politiche, sociali, culturali, sindacali per un processo di coesione solidale e valoriale Prof. Orazio Ruscica Quella in cui viviamo è una società profondamente interconnessa, dove i fenomeni sociali e le sfide presenti e future travalicano gli ambiti nazionali. L Unione europea è una realtà, e mai come adesso ci accorgiamo della centralità del suo ruolo nell affrontare le questioni internazionali e locali. Anche per il mondo dell istruzione, assumere una dimensione europea è diventato oggi più che mai di fondamentale importanza. Soprattutto quando si intende una dimensione europea dell istruzione che è un completamento del contenuto nazionale ma non lo sostituisce né lo surroga, perché la sua finalità principale è appunto quella di garantire che ciascuno all interno dell Unione sia un cittadino europeo che conosce il patrimonio culturale comune che lega gli Stati Membri e i valori che lo fondano: libertà, democrazia, uguaglianza, pluralismo, tolleranza, solidarietà e rispetto dei diritti umani. Negli ultimi tempi la cooperazione europea in questo campo ha acquistato slancio, ponendo l istruzione e la formazione al centro dei processi di crescita, modernizzazione e integrazione degli stati membri. I primi risultati di questo sforzo sono già visibili. Si sta, ad esempio, affermando una visione una visione organica, unitaria e integrata dell'istruzione e della formazione. Ma resta ancora molto da fare. Gli aspetti su cui si dibatte da anni sono molti: il rapporto fra politiche europee e nazionali, il trasformarsi degli apprendimenti, le forme di cooperazione, ma soprattutto l introduzione e per certi versi l imposizione del concetto di scuola e università come azienda. Il pensiero unico che domina in tutti i paesi della comunità i cui punti fermi sono essenzialmente l aumento del PIL e la diminuzione del costo del lavoro e della spesa sociale 1

2 ha fatto in modo che venisse esaltato il collegamento tra istruzione e necessità del mondo produttivo. Nell attuale fase di sviluppo, non solo l Italia ma l intera Europa ha spostato l attenzione dalla complessità della funzione intellettuale alla convenienza di una formazione tecnica non troppo specialistica. Lo scopo dell insegnamento non è più visto nell arricchimento culturale del popolo ma nell addestramento di nuova forza lavoro coerente con le esigenze del mercato; non è più in funzione della felicità dell uomo, ma dell accrescimento della ricchezza economica della nazione e, più precisamente, dell arricchimento dei detentori del capitale economico e finanziario. Ricordo che la dottrina sociale della Chiesa afferma che qualsiasi forma di materialismo e di economicismo che tentasse di ridurre il lavoratore a mero strumento di produzione, a semplice forza-lavoro, a valore esclusivamente materiale, finirebbe per snaturare irrimediabilmente l'essenza del lavoro, privandolo della sua finalità più nobile e profondamente umana. La persona è il metro della dignità del lavoro e che indipendentemente dal suo contenuto oggettivo, il lavoro deve essere orientato verso il soggetto che lo compie, perché lo scopo del lavoro, di qualunque lavoro, rimane sempre l'uomo. Anche se non può essere ignorata l'importanza della componente oggettiva del lavoro sotto il profilo della sua qualità, tale componente, tuttavia, va subordinata alla realizzazione dell'uomo 1 Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e 1 Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Pontificio consiglio della giustizia e pace, Libreria editrice vaticana, 2004, nn

3 implacabile, le sue leggi e le sue regole. ( ) In questo sistema, che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come l ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta 2 Il denaro deve servire e non governare! 3 La legge 107/15 che riforma il sistema nazionale di istruzione e formazione è la risultante di questo processo (addestramento della forza lavoro coerente con le esigenze del mercato): si va dal preside che sceglie gli insegnanti come se fosse il manager di un azienda (anche se è stato temperato con la formula chiamata per competenze ), ai professori che vengono invogliati con un bonus di 500 euro l anno ad andare alle mostre, comprare libri, pc, partecipare a corsi di aggiornamento a pagamento. La scuola figlia del 68 fatta di democrazia, partecipazione, egualitarismo, solidarietà, contrattazione sindacale e centralità degli organi collegiali ha ceduto il posto a una scuola che va al passo coi tempi preparando i ragazzi al futuro che li attende: un mercato del lavoro flessibile, in continuo mutamento, che richiede soggetti pronti a cavalcarlo, pronti a vivere in un mondo in cui prima vengono i doveri e poi i diritti, in cui prima si è consumatori e poi cittadini. Ma la scuola non è un azienda, e il modello Marchionne non può funzionare. Ce lo hanno ricordato Aristotele, Adam Smith, Simone Weil, per limitarci solo a tre grandi della storia del nostro pensiero occidentale: il declino economico è anche sempre un declino etico, sociale e culturale. E vale evidentemente anche l inverso: maggiore eticità personale e pubblica, buona integrazione sociale, cultura e educazione per tutti creano più sviluppo economico della disponibilità di tecnologie avanzate o capitali finanziari. 2 Evangelii gaudium, n.56 3 Ivi, n.58 3

4 Proprio per questo è necessario valorizzare il carattere educativo dell istruzione, creando le condizioni istituzionali, oltre che culturali e pedagogiche, e radicandole tutte nel territorio, a servizio della crescita della persona. Come è indicato nel sussidio pastorale del servizio nazionale della CEI per l educazione, la scuola e l università di qualche anno fa: le prospettiva dell Europa (competitività, crescita economica e coesione sociale), sotto diversi aspetti troppo funzionale alle esigenze economiche, va fondata su di una solida visione personalistica e solidaristica 4, ai processi di apprendimento si deve guardare come ad uno strumento prioritario di crescita dello sviluppo personale e, grazie a questo, sia della occupabilità sia della coesione sociale e della cittadinanza attiva 5 Oggi, più che mai, è allora di fondamentale importanza riconsiderare le politiche nazionali e rimodulare i metodi della cooperazione a livello comunitario, facendo leva su un approccio innovativo all analisi dei bisogni di istruzione e formazione che tenga conto del dialogo istituzionalizzato fra tutti gli attori, in particolare istituti scolastici, datori di lavoro, lavoratori dipendenti e sindacati. Infatti, mentre da un lato occorre porre istruzione e formazione al centro delle politiche di sviluppo economico e di coesione sociale, dall'altro lato bisogna riflettere sulla necessità di una maggiore complementarietà e integrazione tra politiche educative e politiche sociali. Servirebbe dunque guardare al problema da una prospettiva d insieme che, partendo da un contenitore comune, metta in connessione istituzioni, politiche, culture, società, popoli, spazi ed economie. Il vero cambiamento dipende dalla partecipazione e dalla cooperazione di tutti gli attori nell'ideazione, nell organizzazione e nel finanziamento di strategie proiettate in tale direzione. 4 Per un sistema educativo di istruzione e di formazione, Ufficio nazionale Cei per l educazione, la scuola e l università, Ibidem 4

5 Quello che manca è senza dubbio un progetto condiviso che tuteli l istruzione e i diritti dei docenti, e che rilanci in un contesto europeo tutte le problematiche più emergenti, a partire da quelle che si verificano a livello locale e regionale. Andrebbe istituito un sistema plurale e policentrico che preveda un impegno nella concezione del nuovo apparato in linea con gli standard europei e che funzioni grazie al lavoro sinergico di tutti i soggetti attivi nel campo. Il governo, i sindacati e le scuole devono lavorare insieme affinché si tuteli e si valorizzi al massimo il capitale sociale, umano e culturale dei nostri giovani. L'adozione di questa visione permetterebbe allora di adottare misure "mirate" sui reali bisogni dei cittadini europei, focalizzando gli interventi, incrementando l'efficacia degli investimenti nell'istruzione e nella formazione, garantendo una loro più trasparente valutazione. Per far sì che l opinione pubblica europea torni ad essere un fattore propulsivo nel processo di unificazione europea bisogna mobilitare tutte le forze che abbiamo a disposizione: da quelle politiche a quelle sociali e culturali: ecco il lavoro da compiere nei prossimi mesi. Questo è il momento, per chi vuole davvero l Europa, di far sentire la propria voce. È tempo di cominciare a dare il nostro contributo per l'elaborazione di un progetto di scuola connotato da valori civili ed europei, dove le visioni diverse sono una risorsa da offrire a tutti gli studenti e alle loro famiglie per la costruzione di una società multireligiosa, multiculturale, multietnica, italiana, europea e mondiale. 5

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