WWF Abruzzo. Regali petroliferi anche in Abruzzo La regione verde d Europa nella giungla di royalty, incentivi e facilitazioni

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1 WWF Abruzzo Regali petroliferi anche in Abruzzo La regione verde d Europa nella giungla di royalty, incentivi e facilitazioni Indice: 1. Introduzione 2. Considerazioni generali 3. L Italia, paradiso fiscale 4. Abruzzo, una terra da conquistare 5. Quanto guadagna l Abruzzo dalle royalty? 6. Cenni nazionali 7. Conclusioni Dossier del WWF Abruzzo a cura di Fabrizia Arduini e Dante Caserta luglio 2012 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte

2 1. Introduzione Sono passati già tre anni dalla presentazione del primo dossier sulla ricerca e la coltivazione degli idrocarburi in Abruzzo. Durante questo periodo numerosi sono stati gli interventi che hanno mantenuto alto l'interesse su questo problema: appelli, audizioni, cortei, convegni, osservazioni e ricorsi, organizzati da tanti che, con passione, si sono adoperati per evitare la trasformazione dell Abruzzo da regione verde d Europa a distretto minerario. Per tutti ringraziamo la Prof.ssa Maria Rita D Orsogna. Tutte iniziative che hanno visto, tra i protagonisti, gli Autori di questo dossier i quali, con generoso impegno e grande determinazione, hanno continuato a porre all attenzione dell opinione pubblica la necessità di abbandonare definitivamente le ragioni del petrolio a favore di quelle di una economia basata su turismo naturalistico ed agricoltura di qualità. Una scelta che la Regione Abruzzo ha già fatto in passato, destinando a Parchi e Riserve importanti territori, ma che oggi occorre riaffermare con rinnovato impegno. Il rilancio delle aree protette, lo sviluppo di programmi di risparmio ed efficienza energetica e la diffusione delle fonti rinnovabili, restano per noi i principali fattori da valorizzare all interno del nostro sistema produttivo regionale. 2. Considerazioni generali Camilla Crisante, vice Presidente WWF Abruzzo Gli idrocarburi abruzzesi sono di bassa qualità, quindi spesso bisognosi di infrastrutture altamente impattanti come i desolforatori per il petrolio (Centri Oli Miglianico) o gli impianti per addolcire il gas (Colle Santo a Bomba), a cui si aggiungono gasdotti ed oleodotti. L industria legata agli idrocarburi andrà ad aumentare pericolosamente quello che viene definito il rischio ambientale, già di per sé elevato in Abruzzo. La nostra regione, infatti, è una terra dove ricadono vaste zone con sismicità di primo e secondo grado ed è una terra idrogeologicamente instabile: frane, esondazioni ed alluvioni la pongono ai primi posti a livello nazionale per il rischio. Lo stesso Piano di Assetto Idrogeologico regionale (PAI), nel descrivere il quadro d insieme delle località abitate interessate da movimenti franosi, parla di una casistica vasta e complessa. Sono ben 178 su 301, i comuni abruzzesi interessati da potenziali fenomeni di dissesto idrogeologico alto (ISPRA, 2003), mentre il 96% dei 305 comuni ne sono interessati a vario grado 1. L Abruzzo ha poi una costa che subisce una ingressione marina ed una erosione preoccupanti, ed ingenti sono le somme che ogni anno devono essere erogate nella sua difesa. Uno stato di cose a cui certo non serve aggiungere quel fenomeno che va sotto il nome di subsidenza (abbassamento verticale della superficie terrestre), correlato anche alle attività estrattive. Recentemente l Abruzzo è stato invece interessato da un gran numero di richieste relative alla ricerca di idrocarburi. Si tratta di un fenomeno, però, generale: si sta manifestando un interesse da parte di società multinazionali che operano nel comparto idrocarburi verso un Paese come l Italia con poco petrolio, di scarsa qualità, sito in territori densamente popolati e quindi poco propensi a vivere vicino ad attività altamente insalubri come lo sono i pozzi petroliferi e di gas e le loro infrastrutture (i continui conflitti territoriali ne sono una prova indiscutibile). L interesse delle compagnie petrolifere è rivolto anche ai nostri mari: bacini semichiusi, già compromessi da inquinamenti derivanti dall alta antropizzazione delle nostre coste e dallo stato pietoso dei fiumi. Il Mediterraneo è il mare con la più alta percentuale di idrocarburi disciolti (secondo fonti UNEP MAP 100/150 mila tonnellate di idrocarburi ci finiscono annualmente) ed oltretutto presenta una capacità di 1 Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Rischio idrogeologico in Italia, 2008.

3 rinnovamento lentissima (circa 100 anni per le acque superficiali, migliaia di anni per la massa globale). I dati inerenti la produzione degli idrocarburi forniti annualmente per autocertificazione dalle società che operano nel territorio nazionale vengono pubblicati dalla Direzione Generale per le Risorse Minerarie e Energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico. Analizzandoli si scopre, oltre alle arcinote royalty tra le più basse del Pianeta, un vero e proprio mondo di regali. In questo dossier ci si occuperà specificatamente della situazione relativa all Abruzzo, mentre per avere il quadro complessivo nazionale si rimanda al dossier Milioni di Regali realizzato nel 2011 dal WWF Italia. 3. L Italia, paradiso fiscale Nel 2008 gli italiani hanno speso quasi 4 miliardi in sussidi alle fonti fossili, attraverso i CIP6, ben 3,9 miliardi sono andati a 46 centrali che bruciano principalmente scarti di raffineria. È quanto ha affermato Fatih Birol, chief economist dell International Energy Agency (IEA). A livello mondiale, l IEA stima globalmente in circa 550 miliardi di dollari i sussidi, più o meno nascosti, agli idrocarburi, diretti o sotto forma di aiuti fiscali (e non sono calcolati i conseguenti costi ambientali, sanitari e militari): rimuovendo i sussidi, la domanda globale di petrolio si ridurrebbe di 6 milioni e mezzo di barili al giorno. La Banca Europea sugli Investimenti (BEI) dal 2000 al 2006 ha finanziato con 11 miliardi di euro le attività legate agli idrocarburi 2. Il quadro complessivo dei meccanismi di esenzione ed agevolazione fiscale e di incentivi garantiti dalla nostra normativa trasformano l Italia in un Paese di frontiera e di conquista per le grandi aziende del settore, riducendo al minimo il rischio di impresa. Centrale è l aspetto dell esenzione dal pagamento delle royalty. Le royalty si riferiscono all importo in percentuale che le compagnie devono versare allo Stato, alle Regioni ed ai Comuni sulle quantità di idrocarburi estratte annualmente. Secondo il DLgs. n. 625/96, le royalty sono così ripartite: in terra sono del 10%, di cui il 3% va al Fondo Riduzione Prezzo Carburanti ed il restante 7% è così suddiviso: 30% allo Stato, 55% alla Regione 15% ai Comuni (per le regioni del Mezzogiorno o le Regioni a statuto speciale o Province autonome, le percentuali variano); nel mare territoriale sono del 7% (gas) ed il 4% (petrolio) a meno che il Parlamento non modifichi il Correttivo Ambientale del Decreto Sviluppo in sede di conversione in legge, 7% e 4% saliranno a 10% ed è così suddiviso: 55% alle Regioni costiere ed il 45% allo Stato. Ma queste royalty, già molto basse in confronto ad altri Paesi, vengono anche escluse in molteplici casi. L art. 19, comma 3, del DLgs. n. 625/96 stabilisce che: - a terra, per i primi 20 milioni di metri cubi standard di gas e per le prime 20 mila tonnellate di olio greggio non sono dovute royalty (nel 2011 per il gas si sale a 25 milioni di metri cubi standard); - a mare, per i primi 50 milioni di metri cubi standard di gas e per le prime 50 mila tonnellate di olio greggio non sono dovute royalty (nel 2011 per il gas si sale a 80 milioni di metri cubi standard). Si deve poi ricordare che l art. 19, comma 2, del DLgs. n. 625/1996 stabilisce che nessuna royalty è dovuta per le produzioni effettuate in regime di permesso di ricerca. Questo sistema di esenzioni si traduce in minori entrate per l erario statale, ma anche per gli enti locali che, come si è visto, hanno diritto a ricevere una quota delle royalty 2 Dossier Counter Balance: Riformare la Banca Europea per gli Investimenti.

4 stesse. Quota che deve essere destinata allo sviluppo dell occupazione e delle attività economiche, all incremento industriale e ad interventi di miglioramento ambientale, nei territori nel cui ambito si svolgono le ricerche e le coltivazioni. Ma sempre esaminando quanto viene stabilito dal DLgs. n. 625/1996, il quadro delle agevolazioni per le compagnie non si limita ai meccanismi di esenzione dal pagamento delle royalty, ma riguarda anche ulteriori esenzioni, nonostante l Italia, come si è già ricordato, applichi una delle aliquote più basse al mondo (su scala globale le royalty vanno dal 20 all 80%). Un ulteriore riduzione deriva da quello che viene chiamato valore unitario delle aliquote di prodotto della coltivazione di idrocarburi, come disposto dall art. 19, comma 6, DLgs. n. 625/96. Tale riduzione varia a seconda degli anni e per il 2010 sono state fissate in 18,9488 euro per tonnellata di olio prodotto in terraferma e 37,8976 euro per tonnellata di olio prodotto in mare (Decreto interministeriale 22 marzo 2011). Cosa significa questo? Se per una tonnellata, il valore unitario aliquota prodotto è X ed a questo si devono sottrarre 37,8976 euro, le entrate inerenti le royalty si abbassano ulteriormente. Come esempio si può citare il caso della piattaforma Rospo Mare, posta davanti la costa tra Vasto e Termoli. Questa piattaforma produce mediamente ogni anno 233 mila tonnellate di petrolio. A queste vanno sottratte le prime 50 mila tonnellate esenti, per cui ne restano 183 mila tonnellate su cui calcolare le royalty. Se si moltiplica 37,8976 euro per tonnellata di petrolio alla produzione soggetta a royalty corrispondente a 183 mila tonnellate, si ottiene che a Rospo Mare vanno sottratti quasi 7 milioni di euro inerenti la riduzione del valore unitario aliquota prodotto. Ma la panoramica delle facilitazioni previste nella normativa vigente in Italia non è ancora completa. Per fornire un quadro esaustivo si riportano alcuni stralci dell intervento di Gianni Bonati, vice presidente della BG Italia, che, in occasione dell Offshore Mediterranean Conference (OMC), svoltasi a Ravenna il 2 aprile 2004, ha presentato un analisi legislativa della ricerca petrolifera in Italia dal titolo significativo La favorevole legislazione italiana per le compagnie petrolifere, frutto della collaborazione con l ing. Domenico Martino, direttore dell Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse (UNMIG) del Ministero dello Sviluppo Economico. Le attività di rilevamento geofisico condotte per la prospezione da parte dei concessionari (di permessi o di concessioni), sia ai fini della ricerca tecnologica applicata che ai fini della ricerca e della coltivazione di idrocarburi, sono incentivate potendo godere di un contributo da parte dello Stato, in misura non superiore al 40% dei costi sostenuti (art. 4 DLgs. n. 164/2000 e DM Ministero Attività Produttive 29/11/2002 che stabilisce criteri e modalità per la concessione degli incentivi). È incentivata la coltivazione dei giacimenti marginali attraverso il riconoscimento di una sopraelevazione percentuale (uplift) degli investimenti necessari per lo sviluppo del giacimento o dell investimento addizionale necessario per ottenere un aumento delle riserve producibili. In tal modo gli Operatori possono ottenere, in sostanza, uno sgravio fiscale in sede di ammortamento dell investimento, in misura tale da rendere economico l investimento stesso (art. 5 DLgs. n. 164/2000: ai fini del presente decreto sono definiti a marginalità economica i giacimenti per i quali, sulla base delle tecnologie disponibili e con riferimento al contesto economico, lo sviluppo per la messa in produzione, ovvero la coltivazione delle code di produzione risultino di economicità critica e fortemente dipendente dalle variabili tecnico-economiche e dal rischio minerario...). È incentivata la conversione a stoccaggio di gas naturale dei giacimenti in fase di

5 avanzata coltivazione attraverso un contributo da parte dello Stato, in misura non superiore al 40% dei costi sostenuti dal titolare della concessione di coltivazione per l effettuazione di studi, analisi, prove di iniezione volte ad accertare l idoneità del giacimento all attività di stoccaggio (art. 13 DLgs. n. 164/2000 e DM Ministero Attività Produttive 29/11/2002 che stabilisce criteri e modalità per la concessione degli incentivi). Il gasolio utilizzato nei cantieri per l esecuzione di perforazioni per la ricerca e la produzione di idrocarburi, ovvero per l autoproduzione di energia elettrica può essere acquistato ad un prezzo agevolato (TU sulle accise - DLgs. n. 504/95, Tab. A, punti 9 e 11). Per quanto riguarda poi gli aspetti più propriamente fiscali è la stessa ASSOMINERARIA, in una pubblicazione del novembre 1999, a specificare che non esiste una specifica tassa sugli introiti derivanti dalla vendita degli idrocarburi, come ad esempio in Inghilterra (petroleum tax), ma si applica alle Compagnie la normativa generale vigente ai fini IRPEG 3. Numerosi sono poi gli investimenti che vengono fatti nel settore. A titolo di esempio si può citare la Delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica n. 121 del 21 dicembre Legge obiettivo n. 443/01: 1 Programma delle infrastrutture strategiche. Progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi. Tabella da fonte Legge Obiettivo Suppl. alla G.U. n. 68 del 21 marzo 2002 (1) Investimento espresso in valori 2001 e riferito alla fase I, comprensiva della costruzione di un Centro di raccolta e trattamento dei prodotti e basata sull ipotesi di trasporto dell olio con autobotti e del gas mediante linea di collegamento del Centro con Metanodotto SNAM già esistente. (2) Investimento minimo espresso in valori 1999, comprensivo di linea di collegamento del costituendo Centro Oli con l esistente oleodotto della Val d Agri, nonché dei serbatoi e dei lavori al pontile presso la raffineria di Taranto. 3 Sulla quale peraltro vanno riconosciute ulteriori agevolazioni: il reddito imponibile può essere diminuito delle perdite fiscali riportate dagli anni precedenti; le perdite fiscali realizzate nei primi 3 esercizi di attività possono essere riportate senza limiti di tempo e, se conseguite in esercizi successivi, possono essere riportate solo per successivi 5 esercizi; i costi esplorativi, a determinate condizioni e nel contemperamento dei principi civilistici, possono essere capitalizzati fino all esercizio nel quale le Compagnie conseguono i primi ricavi della produzione; è possibile godere della riduzione dell aliquota IRPEG (dal 37% al 19%) sul 7% dei nuovi apporti di capitale investito in azienda.

6 (3) Il progetto prevede lo sviluppo e la messa in coltivazione di circa 15 giacimenti gassiferi attraverso la perforazione di circa 80 pozzi e l installazione di 19 piattaforme fisse per la produzione, l iniezione ed il monitoraggio della subsidenza. La realizzabilità del progetto è sottoposta ai vincoli a tutela della subsidenza, imposti dal Decreto del Ministero dell Ambiente, d intesa con la Regione Veneto, del 3 dicembre 1999, emanato a seguito della L. n. 206/95. Per quanto riguarda il Progetto Miglianico (comprensivo del famoso Centro Oli di Ortona), si tratta di una proposta momentaneamente accantonata grazie alla sollevazione di interi territori. Ma certo non è un capitolo definitivamente chiuso, poiché l ENI, attraverso la sua società Adriatica Idrocarburi (creata nel 2010), non vi ha rinunciato formalmente. L area di coltivazione Miglianico dentro l area di permesso Bucchianico è quindi solo sospesa, ma non abbandonata, dato che nessuna istanza di rinuncia è stata presentata da parte della società, né vi è stato alcun rigetto dell istanza da parte degli organi competenti. Ulteriore aspetto di cui tenere conto sono poi i costi tecnici. Nella citata conferenza dell OMC svoltasi a Ravenna nel 2004, Salvatore D Andrea, Direttore Generale della Total Italia, ha illustrato la situazione dei costi tecnici in Italia, intendendo per costi tecnici quelli relativi alla produzione, sviluppo e produzione, prima delle tasse: In Italia sono di 7,2 dollari al barile contro una media mondiale di poco più di 6 dollari al barile. Quelli italiani sono comunque inferiori a quelli di Paesi petroliferi come Russia, Stati Uniti, Angola, Messico, Mare del Nord e Canada. Infine, per quanto riguarda la tassazione, dallo studio del 2011 di Nomisma Energia Tassazione Idrocarburi risulta che una società petrolifera ha una pressione fiscale diretta sui profitti del 22,8%. Ammesso che questo comparto sia il più ligio in Italia nel non gonfiare il capitolo costi che vengono detratti dai profitti, risulta una tassazione mediamente più bassa rispetto a società di altri comparti. Secondo l'abi la pressione fiscale diretta sulle banche nel 2008 arriva al 43,9%. La pressione fiscale diretta sui petrolieri risulta invece molto più bassa rispetto all imposta sull entrate delle persone fisiche che varia dal 20% di un pensionato a 600 euro al mese al 50% circa per entrate più alte. 4. Abruzzo, una terra da conquistare Come si è visto, se si esclude la norma a tutela dell ambiente costiero e marino (prevista dal DLgs. n. 128/2010, integrativo del DLgs. n. 152/06), peraltro già pesantemente posta in discussione dal Correttivo Ambientale del Decreto Sviluppo del 2012, lo Stato italiano per le attività inerenti prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi (così conflittuali con altre attività economiche) applica una sconcertante politica di esenzioni ed incentivi pur di attirare operatori nel nostro Paese. I territori appaiono privi di difesa, se si escludono, parzialmente, parchi, riserve, zone archeologiche ecc., dove vige, oltre alla Legge quadro sulle Aree Naturali Protette (L. n. 394/91), anche la L. n. 9/91 che peraltro non stabilisce un divieto cogente. È naturale che società da tutto il mondo siano attratte da questo genere di politica. In Abruzzo questa situazione ha portato, nel giro di pochi anni, a partire soprattutto dal 2005 e dal 2006, ad un forte aumento del numero di istanze e concessioni, portando la regione ai primi posti tra le regioni italiane interessate da attività legate allo sfruttamento di idrocarburi. Oggi circa il 50% di territorio regionale è interessato da attività legate alla ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi: sono ormai coinvolti tre quarti dei Comuni abruzzesi, dove risiede quasi l 80% della popolazione regionale. E se sulla terraferma la situazione è allarmante, a mare non migliora: quasi chilometri quadrati di mare antistante la costa abruzzese sono interessati da permessi

7 di ricerca, concessioni ed estrazione di idrocarburi. Il Consiglio regionale abruzzese è intervenuto quattro volte dal 2008 al 2010, per disciplinare la ricerca e l estrazione di idrocarburi. I primi due tentativi furono fatti dal Governo regionale Del Turco con la L.R. n. 2/08 e la L.R. n. 14/2008, dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 68 del 26 febbraio Dopo un tentativo a firma dell Assessore Mauro Febbo, completamente inefficace e per questo ben presto abbandonato dalla stessa maggioranza, il terzo intervento legislativo è stata la L.R. n. 32/2009 che, voluta dal Governo regionale Chiodi, è stata ugualmente impugnata davanti alla Corte Costituzionale. Successivamente è intervenuta la L.R. n. 166/2010 che ha rappresentato un vistoso passo indietro rispetto a quanto era stato approvato nel La legge del 2010, che non interviene in alcun modo sulle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi a mare e si limita agli idrocarburi liquidi, senza accennare minimamente a quelli gassosi, non vieta in nessuna parte del territorio regionale le attività di ricerca ed estrazione (contrariamente a quanto faceva la legge precedente del 2009), ma si limita a rinviare le decisioni all intesa tra Stato e Regione, prevista dalla L. n. 239/04, all interno della quale la Regione farà valere le proprie competenze. Nel far valere queste competenze, la Regione terrà presente che la localizzazione di ogni opera relativa ad attività di prospezione, ricerca, estrazione, coltivazione e lavorazione di idrocarburi liquidi presenta profili di incompatibilità in alcune aree della Regione. Un affermazione del tutto generica che lascia completamente aperta la partita e che non garantisce nessun territorio 4. Oltretutto, le aree per cui varrebbero questi profili di incompatibilità sono state molto limitate rispetto a quelle su cui la L.R. n. 32/2009 vietava espressamente le attività legate agli idrocarburi. Sono state eliminate le aree sismiche classificate come zona 2, le aree nelle categorie di pericolosità elevata (P2) e molto elevata (P3), e nelle classi di rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) del Piano regionale per l Assetto Idrogeologico, nonché tutte le aree tutelate di pregio legate alle produzioni agricole, lasciando così completamente scoperta la fascia tra la linea di costa e la montagna che rappresenta anche la fascia su cui si è maggiormente focalizzata fino ad oggi l attività di ricerca ed estrazione. 5. Quanto guadagna l Abruzzo con le royalty? Un barile contiene circa 160 litri di petrolio che corrispondono a circa 140 kg di petrolio, per cui una tonnellata è costituita da circa 7 barili. Per capire quanti barili vengono regalati ai petrolieri come royalty non pagate va quindi moltiplicato 7 x 50 mila (50 mila tonnellate anno di franchigia): il risultato è di barili regalati ogni anno per l esenzione dalla royalty sopra evidenziata. E quanto valgono questi barili di petrolio? È possibile procedere a dei calcoli indicativi che però forniscono l entità delle somme in gioco. Ad aprile 2011 un barile era valutato intorno a 126 dollari, ma volendo calcolare una media negli ultimi 7 anni si può dare come riferimento 70 dollari a barile. Moltiplicando 70 per il numero di barili esentati dalle royalty ogni anno, si avranno di dollari che al cambio equivalgono a poco meno di 20 milioni di euro. 5.1 Abruzzo coltivazione in mare di petrolio Ammonta quindi a circa 20 milioni di euro l anno il valore in euro del petrolio regalato ogni anno ai petrolieri in base all attività condotta dalla piattaforma Rospo mare (superficie di 369,62 Kmq, scadenza nel 2018), sita a largo di Vasto, San Salvo, Termoli, dove operano le società Edison ed ENI con 30 pozzi perforati su 3 tra piattaforme e strutture installate (Rospo Mare A-B-C) a cui si aggiunge Alba Marina, un 4 Sul punto cfr Dossier Analisi disegno di Legge Chiodi, WWF Abruzzo Legambiente Abruzzo, giugno 2010; E. Di Salvatore, Abruzzo color petrolio, 2010.

8 Floating Storage Offloading (FSO), unità galleggiante per lo stoccaggio temporaneo. Sulla produzione media annuale di Rospo Mare, fissata in tonnellate, negli ultimi 7 anni sono stati esonerati dal pagamento di royalty tonnellate. Se si moltiplicano tonnellate per 7 si ricava che negli ultimi sette anni lo Stato e le Regioni interessate hanno rinunciato a farsi pagare le royalty su tonnellate di petrolio il cui valore di mercato equivale a circa 140 milioni di euro. 5.2 Abruzzo coltivazione in mare di gas Il gas può avere diversa qualità con diversi prezzi. Anche per il gas è però possibile fare dei calcoli indicativi per comprendere l entità delle somme in gioco. Nel 2010 l offerta commerciale di un fornitore è stata mediamente di 0,30 euro/smc riferita al potere calorifero superiore convenzionale 5. Per avere una minima idea sull entità del regalo che viene fatto ogni anno ai produttori, sapendo che l utente finale paga 30 centesimi di euro a smc di gas, se si moltiplica 0,30 x 50 milioni - i primi 50 milioni smc di gas annui su cui non si pagano le royalty - otteniamo 15 milioni di euro regalati! Nel mare antistante la costa abruzzese, su sei progetti di concessione a gas hanno pagato le royalty: B.C 5.AS (superficie 98,35 Kmq, scadenza nel 2014), 6 pozzi produttivi, 5 tra piattaforme e strutture installate (Fratello Cluster che raccorda alla centrale di Pineto le piattaforme Viviana 1, Fratello Nord, Fratello Est, Simonetta 1). Sito a largo di Silvi e Pineto con società operante Adriatica Idrocarburi, ha una produzione media annuale di smc: negli ultimi 7 anni, grazie all esenzione dei primi 50 milioni smc, sono stati quindi regalati 350 milioni smc di gas per un valore di 105 milioni di euro; B.C 10.AS (superficie 216,85 Kmq, scadenza nel 2020), 13 pozzi produttivi, 2 tra piattaforme e strutture installate (Emma e Giovanna collegata alla centrale di Pineto). Sito al largo tra Martinsicuro e Pineto con società operante Adriatica idrocarburi, ha una produzione media annuale di smc: negli ultimi 7 anni, grazie all esenzione dei primi 50 milioni smc, sono stati quindi regalati 350 milioni smc di gas per un valore di 105 milioni di euro; BC.3.AS (superficie 221,69 kmq), 2 pozzi produttivi e 12 produttivi non eroganti. Sito a largo di Alba Adriatica e Martinsicuro si estende verso la Regione Marche. Produzione media annuale di 92, smc: negli ultimi 7 anni, grazie all esenzione dei primi 50 milioni smc, sono stati regalati 350 milioni smc di gas per un valore di 105 milioni di euro. Non hanno pagato royalty, invece, le altre due piattaforme poiché non hanno mai superato i 50 milioni di metri cubi di gas annui (e probabilmente non le pagheranno mai, visto che ora il quantitativo esentato è salito ad 80 milioni di mcs): B.C 9.AS (superficie 262,86 Kmq, scadenza nel 2018), 3 pozzi produttivi, 1 piattaforma (Squalo collegata alla centrale di Pineto). Sito al largo tra Alba Adriatica e Pineto con società operanti Adriatica Idrocarburi ed Edison, ha una produzione media annuale smc. Sono stati così regalati negli ultimi 7 anni oltre 113 milioni di smc di gas per un valore di oltre 34 milioni di euro. B.C 1.LF (superficie 93,19 Kmq, scadenza nel 2015), 2 pozzi produttivi, 5 tra piattaforme e strutture installate (collegata alla centrale Santo Stefano Mare). Sito al largo tra Fossacesia e Vasto con società operanti Edison e Gas Plus, ha una produzione media annuale di smc. Sono stati così regalati negli ultimi 7 anni quasi 27 milioni di smc, equivalenti a più di 8 milioni di euro; B.C 15.AV (superficie 168,7 kmq, scadenza nel 2022), 1 pozzo produttivo e 4 5 L Autorità per l Energia Elettrica e il Gas (AEEG) ha stabilito che i fornitori debbano sempre riferirsi ad un potere calorifero superiore (PCS) convenzionale fissato in 0,03852 GJ/smc (GigaJoule/metri cubi standard).

9 pozzi non eroganti. Sito al largo di Martinsicuro si estende in gran parte nella Regione Marche. Produzione media annuale: smc. Negli ultimi 7 anni la produzione totale è stata di circa 6 milioni smc di gas, tutti esenti. In totale, i metri cubi standard di gas regalati dalle estrazioni nel mare antistante la costa abruzzese negli ultimi 7 anni sono stati circa milioni mcs: se si considera che una famiglia consuma in media mcs/anno, si tratta del consumo annuale di circa 854 mila famiglie. Il valore di quanto è stato esentato dal pagamento delle royalty ammonta in questi ultimi 7 anni a oltre 350 milioni di euro (1.196 milioni mcs x 0,30 euro). 5.3 Abruzzo coltivazione a terra di gas e petrolio situazione (aggiornata al 2011 per le produzioni per le minime oscillazioni, mentre è aggiornata al 2012 con le nuove concessioni). Sugli otto progetti a terra esistenti in Abruzzo solo due sono attualmente operanti (Fiume Treste e San Mauro), altri quattro sono mediamente fermi dalla fine Anni 90 (Castel di Lama, Santa Maria Imbaro e San Basile, Filetto), Miglianico (Centro Oli) è stato per ora fermato, Colle San Giovanni è appena arrivato (2011). Grazie alle esenzioni previste dalla normativa, a parte San Basile, peraltro per quantità irrisorie, nessuno ha mai pagato royalty. Nel 2011, altre 2 concessioni hanno superato positivamente la Valutazione di Impatto Ambientale: Colle San Giovanni della Adriatica Idrocarburi e Gas Plus Italiana, sita nella provincia di Teramo, con una superficie di 20,80 Kmq, scade nel 2032 ed Aglavizza della Medoilgas Civita, sita nella provincia di Chieti, con una superficie di 7,32 Kmq, scade nel 2032 (per quest ultima, secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, manca ancora la fase decisoria dal decreto VIA alla conferenza dei servizi ed all emanazione del decreto di conferimento per cui risulta essere ancora in fase di istanza di concessione di coltivazione: è comunque possibile che mentre si è predisposto il presente dossier, l iter sia stato completato). Delle 8 concessioni attuali, ne saranno trattate solo 7 poiché, come detto, Colle San Giovanni è stato appena autorizzato: Castel Di Lama (superficie 184,07 Kmq, scadenza nel 2013), sito nelle province di Teramo ed Ascoli Piceno, con società operanti Medoilgas Italia, ENI, Edison e Sviluppo Risorse Naturali, ha una produzione totale degli ultimi 13 anni sino al 1999 di smc di gas. Non ha mai pagato royalty poiché non ha mai superato i 20 milioni mcs gas annui di franchigia, per cui si è regalata l intera produzione equivalente ad oltre 1,2 milioni di euro. Fiume Treste (superficie115,60 Kmq, scadenza nel 2005) Abruzzo 109,47 Kmq, Molise 6,13 Kmq sito tra le province di Chieti e Campobasso, una produzione totale dal 2004 al 2006 di smc circa di gas, non ha mai superato la franchigia, e così è stata regalata l intera produzione equivalente ad oltre 12 milioni di euro. Filetto (superficie 50,01 Kmq, scadenza nel 2012), sito in provincia di Chieti, con società operante Gas Plus Italiana, ha una produzione media annuale negli ultimi 5 anni di smc. Non ha mai pagato royalty poiché non ha mai superato i 20 milioni mcs gas annui e così è stata regalata l intera produzione equivalente ad 8 milioni di euro. Miglianico (superficie 29,30 Kmq, scadenza nel 2022), sito in provincia di Chieti, con società operante Adriatica Idrocarburi, ha una produzione solo nel 2004 di 878 tonnellate di petrolio e smc di gas. Non ha mai pagato royalty poiché non ha mai superato i 20 milioni mcs gas annui e le 20 mila tonnellate di petrolio annui. Santa Maria Imbaro (superficie 99,51 Kmq, scadenza nel 2012), sito in provincia di Chieti, con società operante ENI. Produzione totale sino al 1994: tonnellate di petrolio in 9 anni, e smc di gas. Non ha mai pagato royalty poiché non ha mai superato i 20 milioni di mcs di gas annui e le

10 20 mila tonnellate di petrolio annui. San Mauro (superficie 25,32 Kmq, scadenza nel 2020), sito in provincia di Teramo, con società operanti Gas Plus Italiana, Medoilgas Italia e Petrorep Italiana. Produzione media in 8 anni al 2012: smc di gas. Non ha mai pagato royalty poiché non ha mai superato i 20 milioni mcs di gas annui e così sono stati regalati 48 milioni smc, equivalenti ad oltre 14 milioni di euro. San Basile (superficie 97,56 Kmq, scadenza nel 2018), sito in provincia di Chieti, con società operante Medoilgas Italia. Produzione totale in 10 anni sino al 1999: 150 milioni smc di gas, solo nel 1990/91 e nel 1994 supera di poco i 20 milioni di metri cubi di gas. Comunque 133 milioni smc di gas sono stati esenti da royalty per un valore di quasi 40 milioni di euro. Nel 2010 l Abruzzo si è visto riconoscere come royalty per i progetti produttivi di coltivazione di idrocarburi in mare ed a terra un totale di ,33 euro (Fonte Ministero dello Sviluppo Economico): una cifra bassissima che oltretutto non può giustificarsi, se non ricorrendo alle ulteriori esenzioni e agevolazioni a cui si è accennato all inizio del dossier 5.3 Abruzzo tra istanze e permessi (aggiornato ad giugno 2012). Terra (ci sono alcuni progetti che ricadono in più province, anche se citati 2 volte sono un unico progetto): 10 Istanze di permesso di ricerca. Teramo: Cipressi, Colle dei Nidi, Corropoli, Villa Carbone, Villa Mazzarosa. Pescara: Cipressi, S.Venere. L Aquila: Carovilli. Chieti: Agnone, San Buono, San Rocco. 11 Permessi di ricerca. Teramo: Settecerri, Mutignano, Civitaquana. Pescara: Bucchianico, Mutignano, Civitaquana. L Aquila: Fiume Aniene, Lago del Salto, Sora, Pescopennataro. Chieti: Bucchianico, Civita, Pescopennataro, Ortona, Monte Pallano, Civitaquana. 2 Istanze di concessione di coltivazione. Chieti: Aglavizza (secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, manca ancora la fase decisoria dal decreto VIA alla conferenza dei servizi ed all emanazione del decreto di conferimento per cui risulta essere ancora in fase di istanza di concessione di coltivazione: è comunque possibile che mentre si è predisposto il presente dossier, l iter sia stato completato); Colle Santo (non ha superato la Valutazione di Impatto Ambientale. La compagnia richiedente ha comunque presentato ricorso al TAR). Mare 1 Istanza permesso di prospezione. 1 B.P.SP Kmq Spectrum Geo Limited (ricadente costa di più regioni). 4 Istanze di permesso di ricerca. d.507 B.R.EL Petroceltic Italia 496,8 Kmq. d.505 B.R.EL Petroceltic Italia, 729,70 Kmq; d.495 B.R.EL Petroceltic Italia, 165Kmq. d.494 B.R.EL Petroceltic Italia, 373,7 Kmq (ricade anche costa Molise). 4 Permessi di ricerca. B.R268.RG Petroceltic-Vega Oil 126,68 Kmq. B.R269.GC Medoil Gas Italia 271,25 Kmq (area di permesso dove è sita l istanza di coltivazione Ombrina). B.R270.EL Petroceltic Italia 144,50 Kmq (ex istanza d.492b.r.el). B.R271.EL Petroceltic Italia 327,1 Kmq (ex istanza d.493b.r.el). 2 Istanze di coltivazione. d.26 B.C.AG AGIP 58,48 Kmq (ricorso al TAR della società).

11 d.30 B.C.MD - Ombrina Mare - Medoil Gas 109,2 Kmq (comunicato preavviso di rigetto). Il quadro sopra descritto potrà subire modifiche a seconda di eventuali revisioni del Correttivo Ambientale della DLgs. n. 152/06 nel Decreto Sviluppo. 6. Cenni nazionali Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione generale per le risorse Minerarie ed Energetiche, in Italia nel 2010, la produzione nazionale di idrocarburi gassosi è stata di circa 8 miliardi di metri cubi di gas e la produzione nazionale di idrocarburi liquidi di 5 milioni di tonnellate. Produzioni Mare Terra Totale Gas Smc Smc Smc Olio Greggio tonnellate tonnellate tonnellate L Italia consuma mediamente ogni anno 93 milioni di tonnellate di idrocarburi liquidi e 63,8 miliardi di metri cubi di metano (idrocarburi gassosi): non c'è bisogno di fare grandi calcoli per capire che il petrolio che si estrae in territorio nazionale basta solo per due medie province industrializzate e per il gas va leggermente meglio. In ogni caso a fronte di tali attività, solo 5 dei 59 operatori del settore, nel 2010 hanno pagato le royalty 6. Nel 2011, la situazione migliora leggermente con 9 operatori paganti, anche se mediamente negli anni il numero non si discosta da 5. Operatore Importo ( ) ENI , 84 Shell ,0 8 Edison ,17 Gas Plus Italiana ,45 ENI Mediterranea Idrocarburi ,35 Totale , 89 Destinatari del gettito Stato: ,09 euro Regioni: ,25 euro Comuni: ,01 euro Fondo prezzi: ,54 euro Per il 2011, su cui si basa il gettito delle royalty da percepire nel 2012, al 1 marzo 2012, restano confermate le stesse cifre del 2010, tranne una variazione sostanziale per lo Stato e piccole variazioni per alcune regioni. L Abruzzo conferma il gettito 6 Sul punto cfr. Dossier Milioni di regali, WWF Italia, 2011.

12 dell anno passato, salvi ulteriori aggiornamenti che possono arrivare durante l arco del Conclusioni Il quadro che emerge dall analisi condotta in questo dossier evidenzia come anche dal punto di vista delle royalty, la ricerca e l estrazione di idrocarburi non costituiscono delle occasioni di sviluppo per un territorio. I territori sono organismi complessi e palpitanti, la cui linfa vitale è costituita dalle storie e dalle culture di chi li abita, non sono cantieri di improvvisazione. Sottovalutare gli enormi costi ambientali ed il devastante impatto economico e sociale derivanti dalle attività di estrazione e di ricerca di idrocarburi svela, come una foto rubata, la reale attenzione dei decisori, nazionali o regionali, verso il valore della vita delle generazioni presenti e future. Non appare più tollerabile questa ignoranza, presunta ed intenzionale, così come non è più tollerabile la faciloneria con cui si usano formule troppo semplicistiche che dovrebbero funzionare come soluzione per problemi complessi, quando emerge chiaramente che non vi è nessuna libera scelta nel preferire un combustibile piuttosto che un altro, come dimostra questo dossier. Pianificare il futuro dei territori è qualcosa di più che utilizzare progetti di privati che, insofferenti verso regole e restrizioni, si muovono esclusivamente in base ad incentivi, spesso creati ad hoc dai grandi gruppi economici. Prassi intelligenti e trasparenti riguardo il fabbisogno energetico devono avere come obiettivo prioritario il risparmio che di per sé creerebbe una moltitudine di posti di lavoro capillarmente distribuiti sui territori, dimezzando il fabbisogno e parallelamente avendo impatto zero sui consumi. Abbiamo bisogno di pianificazioni oculate che conducano verso il risparmio energetico, la messa in efficienza dei sistemi e delle abitazioni, nonché verso l'uso di energie alternative: solo in questo modo sarà possibile compiere un salto verso il futuro.

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