17/30 DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE. Stato membro: Italia. che accompagna il documento

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1 COMMISSIONE EUROPEA Bruxelles, XXX [ ](2012) XXX draft 17/30 DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE Stato membro: Italia che accompagna il documento RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sull'attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) Piani di gestione dei bacini idrografici IT IT

2 1. INFORMAZIONI GENERALI Figura 1.1: Mappa dei distretti idrografici Distretti idrografici internazionali (nell UE) Distretti idrografici internazionali (al di fuori dell UE) Distretti idrografici nazionali (nell UE) Paesi (al di fuori dell UE) Acque costiere Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 1

3 L Italia ha una popolazione di 60 milioni di abitanti 1 e una superficie totale di oltre km 2. Buona parte del territorio è collinosa o montuosa: nell Italia continentale le Alpi disegnano un arco che attraversa la regione più settentrionale del paese, mentre gli Appennini si estendono in lunghezza nella parte centrale della penisola. La popolazione è perlopiù concentrata nelle zone pianeggianti, che di conseguenza presentano un alta densità demografica. In Italia sono presenti otto distretti idrografici (cfr. tabella 1.1). Quello più vasto, il bacino del Po, si estende per km 2 e copre quasi un quarto del territorio italiano. Sei distretti idrografici si trovano nell Italia continentale, mentre gli altri due sono ubicati nelle isole maggiori, uno in Sardegna e uno in Sicilia. Distretto Estensione Paesi che condividono Nome idrografico (km 2 ) il distretto idrografico ITA Alpi orientali AT, CH, SI ITB Bacino del Po CH, FR ITC Appennino settentrionale FR ITD Serchio ITE Appennino centrale ITF Appennino meridionale ITG Sardegna ITG Sicilia Tabella 1.1: Panoramica dei distretti idrografici italiani Fonte: Piani di gestione dei bacini idrografici comunicati al sistema WISE 2 : Tre distretti idrografici italiani condividono bacini con altri Stati membri, e due con la Svizzera: ITA condivide bacini con la Slovenia e bacini di piccole dimensioni con l Austria e la Svizzera; ITB condivide bacini con la Svizzera e un bacino di piccole dimensioni con la Francia; ITC condivide bacini con la Francia. La tabella 1.2 fornisce informazioni relative a diversi importanti bacini condivisi (i dati relativi al Danubio si riferiscono alla parte italiana dell intero bacino idrografico internazionale; per gli altri, i dati si riferiscono al bacino specifico). 1 2 Commissione europea: Il presente allegato relativo allo Stato membro si basa sulle informazioni comunicate al sistema WISE dal paese stesso, che potrebbero essere state aggiornate dopo l adozione dei piani di gestione dei bacini idrografici. Per questo motivo, potrebbero evidenziarsi discrepanze tra le informazioni contenute nei piani di gestione e nel sistema WISE. 2

4 Nome del bacino idrografico internazionale Danubio Reno Distretto idrografico nazionale ITA ITB Paesi che condividono distretti idrografici AL, AT, BA,BG, CH, CZ, DE, HR, HU, IT, MN, ME, MK, PL, RO, RS, SL, SK, UA AT, BE, CH, DE, FR, IT, LI, LU, NL Categoria di coordinamento km² % km² % km² % 565 <0,1 60 <0,1 Po ITB CH, FR ,8 Ticino/ Lago Maggiore (sottobacino del ITB CH ,9 Po) Adda/ Lago di Como (sottobacino del ITB CH ,0 Po) Isonzo/ Soca ITA SI ,3 Adige/ Etsch ITA CH ,9 Tabella 1.2: Bacini idrografici transnazionali per categoria (cfr. documento di lavoro dei servizi della Commissione, sezione 8.1) e percentuale compresa in Italia 3 Categoria 1: Accordo di cooperazione, organismo di cooperazione, piano di gestione del bacino idrografico predisposti. Categoria 2: Accordo di cooperazione, organismo di cooperazione predisposti. Categoria 3: Accordo di cooperazione predisposto. Categoria 4: Nessun meccanismo di cooperazione formalizzato. Fonte: EC Comparative study of pressures and measures in the major river basin management plans in the EU. 2. STATO DELLE COMUNICAZIONI RELATIVE AI PIANI DI GESTIONE DEI BACINI IDROGRAFICI E GRADO DI CONFORMITÀ 2.1 Adozione dei piani di gestione dei bacini idrografici In Italia i piani di gestione dei bacini idrografici sono stati adottati dalla conferenza istituzionale permanente dell autorità di distretto idrografico il 24 febbraio 2010 (per tutti i bacini idrografici, tranne ITG, adottato il 25 febbraio 2010, e ITH, adottato il 25 marzo 2010). I piani di gestione sono poi stati trasmessi alla Conferenza Stato-Regioni affinché formulasse il proprio parere, e quindi al presidente del Consiglio dei ministri per l approvazione: quest ultima fase è importante, perché l approvazione definitiva conferisce status giuridico ai piani 4. (Questa procedura comprende anche il programma di misure, 3 Categorie determinate nell ambito dello studio comparativo delle pressioni e delle misure nei principali piani di gestione dei bacini idrografici nell UE (EC Comparative study of pressures and measures in the major river basin management plans in the EU), compito 1b: Meccanismi di cooperazione internazionale. 3

5 considerato parte integrante dei piani di gestione.) Il Consiglio dei ministri ha fornito il parere in data 27 luglio In seguito all adozione dei piani di gestione dei bacini idrografici, la legislazione italiana è stata modificata e ora non sono più richieste le due fasi successive previste in precedenza, cioè il parere della Conferenza Stato-Regioni e poi l approvazione del presidente del Consiglio dei ministri. Gli otto piani di gestione dei bacini idrografici italiani sono stati adottati dai comitati istituzionali delle autorità provvisorie di distretto idrografico all inizio del 2010 (il carattere provvisorio delle autorità di distretto è esaminato nella sezione 3 relativa alla governance) e, nel luglio 2011, tutti i piani di gestione hanno ricevuto un parere positivo dalla Conferenza Stato-Regioni. Informazioni fornite di recente dalle autorità italiane indicano un procedimento diverso. Secondo tali informazioni, la procedura descritta al primo paragrafo si basa sull articolo 65 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, precedente la consultazione pubblica. L effettiva adozione si basa sulla legge 27 febbraio 2009, n. 13 (successivamente completata dall articolo 4 del decreto legislativo 10 dicembre 2010, n. 219) ed è effettuata dai comitati istituzionali (cui partecipano i ministeri dei settori chiave e i presidenti delle regioni) delle autorità di bacino nazionali ampliate in modo da includere le regioni appartenenti ai distretti; le autorità hanno pubblicato i piani di gestione dei bacini idrografici insieme con i programmi di misure nelle date sopra indicate. 2.2 Collegamenti con altri piani in materia di acque I piani di gestione dei bacini idrografici si basano in larga misura su piani precedenti, in particolare i Piani di tutela delle acque preparati a livello regionale. I piani regionali sono stati adottati tra il 2004 e il 2009 e sono un elemento dell approccio italiano prima del recepimento della direttiva quadro sulle acque 6. Un certo numero di misure contenute nei piani di gestione dei bacini idrografici è tratto da tali piani precedenti (cfr. sezione 12 infra). I piani di gestione citano inoltre altri piani in materia di acque, per esempio i Piani di assetto idrogeologico, tipicamente a livello regionale e riguardanti le problematiche legate alla quantità di acqua. Sebbene i piani di gestione dei bacini idrografici forniscano uno strumento per integrare la pianificazione a livello regionale con quella a livello di distretto idrografico, il valore aggiunto del primo ciclo di tali piani non è del tutto chiaro Principali punti di forza e carenze Un punto di forza comune dei piani di gestione dei bacini idrografici italiani è che tutti sono stati oggetto di valutazione ambientale strategica (VAS). Emergono tuttavia diverse carenze. Alcuni criteri e norme nazionali dettagliati in materia di gestione dei bacini idrografici sono stati istituiti in una fase relativamente tardiva della Fonti: Siti Internet delle autorità provvisorie di distretto idrografico; sito Internet della conferenza Stato- Regioni. In particolare, decreto legislativo (D.Lgs) 152/1999. In particolare, in Sardegna (ITG) e in Sicilia (ITH) vengono preparati sia i piani di tutela sia i piani di gestione, anche se ciascuno di questi due distretti idrografici corrisponde a una regione. 4

6 preparazione dei piani di gestione. Ciò vale, in particolare, per le modalità di monitoraggio e classificazione definite nel decreto del ministero dell Ambiente 56/ Inoltre, nella corrispondenza recente con la Commissione europea, l Italia ha anche evidenziato il ruolo della legislazione promulgata dopo i piani di gestione dei bacini idrografici, in particolare il decreto ministeriale (DM) 260/2010, adottato nel novembre In parte a causa di questa situazione, i piani di gestione dei bacini idrografici presentano diverse carenze: i programmi di monitoraggio (articolo 8 della direttiva quadro sulle acque) erano oggetto di revisione in molte regioni: i piani di gestione si basano sui risultati del monitoraggio e di altre attività svolte a livello regionale (cfr. sezione 3 relativa alla governance), e le regioni hanno attuato la nuova normativa italiana a ritmi diversi. Di conseguenza, in ambiti fondamentali come quello del monitoraggio i criteri e i metodi seguiti dalle regioni all interno dei distretti idrografici possono variare (cfr. sezione 5 infra); la classificazione dello stato di molti corpi idrici superficiali e sotterranei non è stata completata (articolo 4) e anche l individuazione delle esenzioni sembra incompleta. Anche in questo caso, si evidenziano importanti differenze tra le diverse regioni d Italia nella portata della valutazione (cfr. sezione 7 infra); un approccio comune inteso ad assicurare incentivi adeguati per un uso efficiente e un contributo adeguato a carico dei diversi utenti non era ancora operativo nel 2010 (articolo 9). Inoltre, l analisi economica varia in misura significativa tra i diversi piani di gestione; i collegamenti tra programmi di misure, impatto delle attività umane e obiettivi non sono presentati in modo chiaro nei piani di gestione (articolo 11). Va altresì segnalato che sussistono alcune differenze tra i dati forniti nei piani di gestione dei bacini idrografici e quelli comunicati al sistema WISE: in alcuni casi, i dati WISE sono più recenti. Tali differenze hanno reso più difficile effettuare una revisione sistematica dei piani di gestione. 3. GOVERNANCE 3.1 Cronologia dei piani di gestione dei bacini idrografici Le date di pubblicazione dei documenti inerenti ai piani di gestione sono riportate nella tabella sottostante: si situano oltre le scadenze previste, tra l altro, all articolo 14 della direttiva quadro sulle acque. 8 9 Pubblicato nella Gazzetta ufficiale il 30 maggio Il decreto modifica gli allegati del decreto legislativo 152/2006. Il DM 260/2010 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nel febbraio

7 Distretto idrografico Calendario Programma di lavoro Dichiarazione sulle misure consultive Importanti problemi di gestione delle acque Progetto di piano di gestione Piano di gestione Scadenza ITA ITB ITC ITD ITE ITF ITG ITH Tabella 3.1.1: Cronologia delle diverse fasi del processo di attuazione Fonte: WISE La direttiva prescrive una sequenza logica di tre fasi distinte di consultazione, della durata di sei mesi ciascuna, per consentire una partecipazione e consultazione significativa dei portatori d interesse. In Italia tali fasi sono cominciate tutte nell arco di un periodo di tre-sette mesi, a seconda del distretto idrografico. Non emerge chiaramente dai piani di gestione se per ciascuna di tali fasi sia stato rispettato il periodo minimo di sei mesi. Non sono state trasmesse informazioni al sistema WISE sulle consultazioni in ITH (Sicilia) e ITF. Tutti i piani di gestione definitivi sono stati comunicati all archivio centrale dei dati (Central Data Repository) dell Agenzia europea dell ambiente nel maggio 2010, eccetto quello per ITH (Sicilia), comunicato nel luglio Va segnalato che i dati comunicati al sistema WISE erano aggiornati rispetto a quelli indicati nei piani di gestione: di conseguenza, talvolta è difficile valutare la situazione descritta nei piani stessi. 3.2 Disposizioni amministrative distretti idrografici e autorità competenti In generale, le relazioni e le disposizioni amministrative sono definite nella legislazione nazionale. Il ministero dell Ambiente e della tutela del territorio e del mare è il principale responsabile delle politiche e delle metodologie per l attuazione della direttiva quadro sulle acque in Italia, mentre le regioni italiane sono direttamente responsabili di molti aspetti legati all attuazione, tra cui il monitoraggio, la gestione e la tutela dei corpi idrici, oltre a numerose attività di applicazione della normativa e molti aspetti della pianificazione 10. Di conseguenza, le autorità di distretto idrografico, al di là della preparazione dei piani di gestione, sembrano svolgere principalmente un ruolo di coordinamento. Ciascun distretto idrografico ha al suo interno un autorità responsabile di redigere il proprio piano di gestione. Tuttavia, all inizio del 2012, tali autorità avevano ricevuto soltanto una nomina provvisoria 11 : nella maggior parte dei casi, le autorità di bacino di rilievo nazionale L Italia comprende 20 regioni; in Trentino-Alto Adige, tuttavia, le due province autonome di Trento e Bolzano/Bozen esercitano funzioni regionali per la gestione delle acque. Legge 27 febbraio 2009, n

8 erano state temporaneamente designate come autorità di distretto idrografico, in particolare, hanno svolto questo ruolo per la preparazione dei primi piani di gestione 12. Questo aspetto è particolarmente problematico in quattro distretti idrografici, dove l autorità provvisoria si basa su un autorità di bacino che copre soltanto parte del distretto idrografico. Pertanto, l autorità di bacino del fiume Arno ha preparato il piano di gestione per l Appennino settentrionale (ITC), anche se l Arno copre soltanto parte del territorio del distretto idrografico; situazioni analoghe si osservano nelle Alpi orientali (ITA), nell Appennino centrale (ITE) e nell Appennino meridionale (ITF) 13. Organigramma: Italia Livello nazionale Livello di distretto idrografico Approvazione del piano di gestione dei bacini idrografici Conferenza Stato-Regioni Ministero dell Ambiente e della tutela del territorio e del mare Presidente del Consiglio dei ministri Consiglio dei ministri Min. dello Sviluppo economico Politica per l energia Politica industriale Comitati istituzionali Autorità di distretto idrografico (attualmente provvisoria) Prepara e adotta i piani di gestione dei distretti idrografici Partecipa ad altri piani in materia di acque Min. delle Politiche agricole alim. e for. Politica agricola E altri ministeri nazionali Min. delle Infrastrutture e dei trasporti Politica dei trasporti, soprattutto per progetti infrastr. nazionali Livello regionale I piani di tutela delle acque a livello regionale sono elementi per i piani di gestione dei distretti idrografici Monitoraggio acque, autorizzazioni, pianificazione (per es. preparazione Piani di tutela delle acque) Regioni Piani di sviluppo economico Gestione fondi strutturali Politiche agricole Gestione fondi PAC Piani e programmi di trasporto Livello subregionale ATO (autorità per i servizi idrici municipali; da abrogare) Consorzi di bonifica e irrigazione Figura 3.2.1: Organigramma delle autorità che si occupano dei piani di gestione dei bacini idrografici italiani Fonte: Pressure and Measures Study on Governance Per ciascun distretto idrografico, un comitato istituzionale riunisce le regioni con i rappresentanti dei principali ministeri nazionali: ambiente, agricoltura, sviluppo economico e infrastrutture e trasporti, tra gli altri (cfr. figura 3.2.1). Attualmente a tale scopo si fa ricorso ai comitati istituzionali delle ex autorità di bacino di rilievo nazionale, la cui composizione è estesa a tutte le regioni il cui territorio ricade nel distretto idrografico I bacini idrografici di rilievo nazionale» sono stati istituiti a norma di legge prima del recepimento della direttiva quadro sulle acque nel D.Lgs 152/2006. Per gli altri quattro distretti idrografici: l autorità di bacino del fiume Po (un bacino idrografico esistente di rilievo nazionale») ha preparato il piano di gestione per ITB; l autorità di bacino del fiume Po e la futura autorità di distretto idrografico coprono lo stesso territorio. Per ITD, il più piccolo distretto idrografico italiano, l autorità pilota esistente copre l intero bacino. Per ITG e ITH Sardegna e Sicilia le regioni sono designate come autorità provvisorie e il loro territorio coincide con i nuovi distretti idrografici. 7

9 Sebbene questo sistema temporaneo debba essere sostituito da autorità di distretto idrografico a pieno titolo, non sembrano in corso di attuazione provvedimenti per passare a un sistema permanente. 3.3 Piani di gestione dei bacini idrografici Struttura, completezza, status giuridico Una volta approvati dal presidente del Consiglio dei ministri, i piani di gestione dei bacini idrografici hanno efficacia vincolante per le amministrazioni e gli enti pubblici 14. In linea di principio, ciò significa che dovrebbero essere vincolanti per le decisioni in materia di autorizzazioni e pianificazione; tuttavia, ciò non figura espressamente nella legislazione italiana. Inoltre, la legislazione non contiene disposizioni esplicite per il riesame delle autorizzazioni e delle concessioni esistenti, per esempio in termini di obiettivi ambientali fissati nei piani di gestione 15. Secondo le informazioni fornite di recente dalle autorità italiane, i piani di gestione e i programmi di misure sono operativi dal momento in cui vengono pubblicati dai comitati istituzionali allargati. 3.4 Consultazione pubblica, partecipazione dei portatori d interesse La legislazione italiana prescrive la partecipazione attiva di tutte le parti interessate all elaborazione, al riesame e all aggiornamento dei piani di gestione dei bacini idrografici 16. In tutti i distretti idrografici, il progetto di piano di gestione è stato messo a disposizione attraverso i siti internet e in formato cartaceo presso gli uffici amministrativi pubblici, sono stati organizzati incontri pubblici e i portatori d interesse hanno anche avuto la possibilità di presentare osservazioni scritte. Tuttavia, la portata della consultazione è stata varia. Il maggior numero di consultazioni ha avuto luogo in ITB, dove gli incontri hanno compreso vaste operazioni informative pubbliche, riunioni dei soggetti interessati e incontri tematici su aspetti specifici. In Sardegna (ITG), invece, il processo di partecipazione pubblica per il piano di gestione è stato integrato con quello per la valutazione ambientale strategica del piano stesso. La maggior parte dei piani, compresi quelli per ITB e ITC, elencano osservazioni scritte e il modo in cui sono state tenute in conto: le osservazioni hanno fornito nuove conoscenze per i piani di gestione, hanno influenzato le misure supplementari e in alcuni casi sono stati proposti approcci per misure che saranno prese in considerazione nella fase di attuazione. Nella normativa e nei piani di gestione non sono state reperite indicazioni relative alla partecipazione dei soggetti interessati alla fase di attuazione dei piani. 3.5 Cooperazione e coordinamento internazionale L Italia ha siglato un accordo bilaterale con la Slovenia per i bacini condivisi in ITA, ed è stato effettuato un monitoraggio congiunto. Le autorità slovene (assieme a quelle austriache e svizzere) sono state inoltre consultate sul piano di gestione del bacino idrografico ITA. L Italia si avvale anche di un accordo e di una commissione bilaterali con la Svizzera, riguardanti in particolare i bacini condivisi in ITB. ITB condivide un bacino anche con la Francia. Nel piano di gestione per ITB non è menzionata la cooperazione con la Francia o la Articolo 65, paragrafo 4, del D.Lgs 152/2006. Basati principalmente su una revisione del D.Lgs 152/2006. Articolo 66, paragrafo 7, del D.Lgs 152/

10 Svizzera per la relativa elaborazione, ma entrambi i paesi hanno fornito contributi per la valutazione ambientale strategica del piano stesso. Il piano di gestione per ITC accenna a contatti informali con le autorità francesi riguardo a un bacino condiviso; inoltre, secondo le informazioni fornite di recente dall Italia, vi è stato uno scambio di documenti tramite il ministero dell Ambiente. 3.6 Integrazione con altri settori Gran parte dei piani di gestione dei bacini idrografici fa riferimento a un ampia serie di piani settoriali esistenti, in particolare i Piani territoriali di coordinamento, che sono elaborati a livello di provincia (cioè subregionale). Alcuni piani di gestione citano piani di sviluppo rurale e piani in materia di energia; ITE fa riferimento a programmi nel quadro dei fondi strutturali. La maggior parte dei piani di gestione non descrive le interazioni specifiche con questi piani settoriali; tuttavia, in alcuni casi, come ad esempio per il piano di gestione per ITC, le singole misure sono collegate a piani di sviluppo rurale. 4. CARATTERIZZAZIONE DEI DISTRETTI IDROGRAFICI La Corte di giustizia europea ha pronunciato una sentenza 17 contro l Italia per la mancata presentazione delle relazioni richieste ai sensi dell articolo 5 della direttiva, riguardante la caratterizzazione dei distretti idrografici, l esame dell impatto ambientale delle attività umane e l analisi economica dell utilizzo idrico. L Italia si è in seguito conformata e il procedimento è stato chiuso. 4.1 Categorie di acque nel distretto idrografico Ogni piano di gestione dei bacini idrografici dell Italia comprende tutte e quattro le categorie di acque superficiali (fiumi, laghi, acque di transizione e costiere). 4.2 Tipologie di acque superficiali Un sistema nazionale per le tipologie è definito dalla legislazione nazionale 18 e si basa sul sistema B della direttiva quadro sulle acque. La legislazione nazionale prevede la convalida delle tipologie con dati biologici, oltre a metodi per stabilire le condizioni di riferimento 19. I piani di gestione dei bacini idrografici del 2010 non forniscono tuttavia informazioni sulla convalida dei tipi di acque superficiali con dati biologici; il piano per ITB accenna al lavoro in corso in questo ambito. I piani di gestione non indicano siti di riferimento. Il piano di gestione per ITC accenna al lavoro in corso in materia nelle regioni. Secondo le informazioni fornite di recente dall Italia, le condizioni di riferimento sono previste nel DM 260/2010, un decreto promulgato dopo l elaborazione dei piani di gestione. L Italia ha comunicato quasi 600 tipi di corpi idrici superficiali, per la grande maggioranza costituiti da corpi idrici fluviali (cfr. tabella infra). Sebbene la metodologia per Causa C-85/07, Commissione/Italia, sentenza del 18 dicembre In particolare, nel decreto ministeriale 131/2008, che modifica il D.Lgs 152/2006. Tra i documenti di riferimento, il decreto elenca un documento del ministero francese dell Ambiente sulle idroecoregioni, poiché l Italia sembra aver adottato un approccio analogo per la tipologia dei corpi idrici superficiali. Individuati nel decreto ministeriale 56/2009, che modifica il D.Lgs 152/

11 l individuazione dei tipi di acque superficiali sia stabilita a livello nazionale, sembra siano stati stabiliti tipi distinti a livello di idroecoregione; tuttavia, alcuni tipi regionali sono inclusi anche nell elenco che figura nella normativa del Distretto Acque di Acque Fiumi Laghi idrografico transizione costiere ITA ITB ITC ITD ITE ITF ITG ITH Tabella 4.2.1: Tipi di corpi idrici superficiali a livello di distretto idrografico Fonte: WISE 4.3 Delineazione dei corpi idrici superficiali Nel complesso, l Italia ha designato oltre corpi idrici superficiali (cfr. tabella infra), per la maggior parte fiumi. Quasi tutti i piani di gestione dei distretti idrografici fanno riferimento ai criteri per la delineazione dei corpi idrici fluviali, lacustri o di transizione di piccole dimensioni previsti dalla normativa nazionale 21. Tuttavia, la maggior parte dei piani di gestione non contiene informazioni sul modo in cui sono stati trattati i corpi idrici di piccole dimensioni. Distretto idrografico Fiumi Acque superficiali Acque di Laghi transizione Acque costiere Acque sotterranee Numero Lunghezza media (km) Numero Superficie media (km 2 ) Numero Superficie media (km 2 ) Numero Superficie media (km 2 ) Numero ITA Superficie media (km 2 ) ITB ITC ITD ITE ITG ITH ITF Total Tabella 4.3.1: Corpi idrici superficiali, corpi idrici sotterranei e rispettive dimensioni Fonte: WISE Basato sull elenco di tipi di cui all allegato del decreto ministeriale 260/2010. Decreto ministeriale 131/2008, sezione C.3. 10

12 4.4 Individuazione delle pressioni e degli impatti significativi I piani di gestione dei bacini idrografici non fanno riferimento a modalità o criteri comuni per individuare le pressioni e gli impatti significativi. La normativa italiana del 2008 identifica i tipi fondamentali di pressioni da stimare, ma non descrive un metodo per stabilire se siano significative 22. Alcuni piani di gestione, come quelli per ITA e ITC, fanno riferimento all impiego sia di strumenti numerici sia di giudizi di esperti nell analisi delle pressioni; tuttavia, non forniscono dettagli sui metodi specifici utilizzati. Il piano di gestione per ITD (Serchio) elenca, in alcuni casi, semplici criteri di soglia, come la dimensione delle dighe. Altri piani di gestione accennano al lavoro in corso in questo ambito. Sebbene i piani di gestione contengano poche informazioni sui metodi, i dati disponibili nel sistema WISE dimostrano che l individuazione delle pressioni significative è stata effettuata in tutti i distretti idrografici. Secondo tali dati, le fonti diffuse costituiscono una pressione significativa per quasi il 40% dei corpi idrici superficiali e le fonti puntuali per oltre il 25%. L estrazione di acque rappresenta una pressione significativa per oltre il 15% dei corpi idrici superficiali. Tuttavia, quasi il 45% dei corpi idrici superficiali non è soggetto a pressioni significative. Si osservano tuttavia notevoli differenze tra i distretti idrografici: per esempio, le fonti diffuse costituiscono una pressione significativa per oltre la metà dei corpi idrici superficiali in ITC (Appennino settentrionale), ITD (Serchio) e ITH (Sicilia), ma interessano meno del 30% dei corpi idrici superficiali in ITG (Sardegna). 22 DM 131/

13 Distretto idrografico Nessuna pressione Fonte puntuale Fonte diffusa Estrazione di acque Regolazioni del flusso idrico e alterazioni morfologiche Gestione dei fiumi Gestione delle acque di transizione e costiere Altre alterazioni morfologiche Altre pressioni N. % N. % N. % N. % N. % N. % N. % N. % N. % ITA , , , , , , , ,04 ITB , , , , , , , , ,64 ITC , , , , ,3 65 4,66 1 0,07 1 0, ,73 ITD 14 25, , , , ,55 ITE , , , , ,23 7 1,23 3 0,53 3 0,53 8 1,41 ITF , , , ,5 6 0, , , , ,85 ITG , , , , , , , ,07 ITH , , , , , Totale , , , , , , , , ,92 Tabella 4.4.1: Numero e percentuale di corpi idrici superficiali che subiscono pressioni significative Fonte: WISE 12

14 Figura 4.4.1: Grafico della percentuale di corpi idrici superficiali che subiscono pressioni significative 1 = Nessuna pressione 2 = Fonte puntuale 3 = Fonte diffusa 4 = Estrazione di acque 5 = Regolazioni del flusso idrico e alterazioni morfologiche 6 = Gestione dei fiumi 7 = Gestione delle acque di transizione e costiere 8 = Altre alterazioni morfologiche 9 = Altre pressioni Fonte: WISE 13

15 Estrazione di acqua potabile ai sensi dell articolo 7 Acque di balneazione Uccelli Altre europee Pesci Habitat Locali Nazionali Nitrati Molluschi Trattamento delle acque reflue urbane I piani di gestione dei bacini idrografici individuano un ampia serie di settori economici che creano pressioni. Tra questi figurano: per l industria, le estrazioni e l inquinamento da fonti puntuali; per l agricoltura, l inquinamento da fonti puntuali e diffuse dovuto all allevamento di bestiame, nonché le estrazioni e l inquinamento da fonti diffuse per le colture; opere costiere, comprese quelle a scopo ricreativo, che interessano le acque di transizione e costiere. Le informazioni sono perlopiù presentate in termini generali: soltanto alcuni piani di gestione descrivono o elencano le pressioni significative per i singoli corpi idrici. Un esempio è fornito dalla relazione per il sottobacino del fiume Ticino, in ITB: è elencato il numero di corpi idrici superficiali soggetti a 25 diversi tipi di pressioni, dagli scarichi delle acque reflue urbane, alle estrazioni, alle opere di ingegneria. 4.5 Aree protette Secondo le informazioni fornite al sistema WISE, in Italia sono state designate oltre aree protette (cfr. tabella infra) 23. Poco più della metà di tali aree è destinata all estrazione di acqua potabile ai sensi dell articolo 7 della direttiva quadro sulle acque (non sono state reperite informazioni sulla ripartizione delle aree protette associate a corpi idrici superficiali e sotterranei). Numero di aree protette Distretto idrografico ITA ITB ITC ITD ITE ITF ITG ITH 1 Totale Tabella 4.5.1: Numero di aree protette di tutti i tipi in ciascun distretto idrografico e per l intero paese, per le acque superficiali e sotterranee 24 Fonte: WISE Per ITF (Appennino meridionale) e ITH (Sicilia) sono state comunicate relativamente poche aree, il che lascia supporre che in questi distretti idrografici il processo di designazione non fosse ancora completo al momento dell elaborazione dei piani di gestione. Queste informazioni corrispondono alla comunicazione delle aree protette ai sensi della direttiva quadro sulle acque. Maggiori/altre informazioni possono essere state comunicate in forza di obblighi previsti da altre direttive. 14

16 5. MONITORAGGIO Figura 5.1: Mappe delle stazioni di monitoraggio delle acque superficiali (sinistra) e delle acque sotterranee (destra) Stazioni di monitoraggio dei fiumi Stazioni di monitoraggio dei laghi Stazioni di monitoraggio delle acque di transizione Stazioni di monitoraggio delle acque costiere Stazioni di monitoraggio delle acque superficiali non classificate Stazioni di monitoraggio delle acque sotterranee Distretti idrografici Paesi che non appartengono all'ue Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) L Italia ha comunicato il numero di siti di monitoraggio per sei degli otto distretti idrografici (cfr. tabella 5.2). In totale, sono stati comunicati oltre siti per le acque superficiali, e oltre siti per le acque sotterranee. Il numero di siti di monitoraggio delle acque superficiali è più o meno simile a quello fornito per la relazione della Commissione europea del 2009 sul monitoraggio nell UE (un confronto diretto però non è possibile, dato che la relazione comprendeva i siti in ITG, ma non quelli in ITH al momento non sono disponibili dati per nessuno dei due distretti idrografici). È ora indicato un maggior numero di siti per le acque sotterranee: più di 5 000, mentre la relazione del 2009 ne individuava meno di (I dati forniti dall Italia per la relazione della Commissione del 2009 sul monitoraggio individuavano stazioni di monitoraggio di sorveglianza e operativo, ma non stazioni di monitoraggio dello stato quantitativo; le informazioni presenti nel sistema WISE non distinguono i diversi tipi di stazioni di monitoraggio delle acque sotterranee.) Come già rilevato, nell aprile 2009 il ministero dell Ambiente ha promulgato un decreto 25 che definisce criteri tecnici dettagliati per il monitoraggio. Nello stesso anno, un decreto 25 Decreto ministeriale 56/

17 legislativo del governo ha recepito la direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee e ha aggiornato i metodi di monitoraggio di tali acque. Molti piani di gestione dei bacini idrografici indicano che questi nuovi approcci erano in corso di introduzione al momento dell elaborazione dei piani e, di conseguenza, non sono stati pienamente utilizzati per la classificazione dello stato dei corpi idrici. 16

18 QE1.1 Fitoplancton QE1.2 Altra flora acquatica QE1.2.3 Macrofite QE1.2.4 Fitobentos QE1.3 Macroinvertebrati bentonici QE1.4 Pesci QE1.5 Altre specie QE2 Elementi di qualità idromorfologica QE3.1 Parametri generali QE3.3 Inquinanti specifici non prioritari QE3.4 Altri inquinanti nazionali QE1.1 Fitoplancton QE1.2 Altra flora acquatica QE1.2.3 Macrofite QE1.2.4 Fitobentos QE1.3 Macroinvertebrati bentonici QE1.4 Pesci QE1.5 Altre specie QE2 Elementi di qualità idromorfologica QE3.1 Parametri generali QE3.3 Inquinanti specifici non prioritari QE3.4 Altri inquinanti nazionali Fiumi Laghi Distretto Idrografico ITA ITB ITC ITD ITE ITF ITG ITH 17

19 QE1.1 Fitoplancton QE1.2 Altra flora acquatica QE1.2.1 Microalghe QE1.2.2 Angiosperme QE1.3 Macroinvertebrati bentonici QE1.4 Pesci QE1.5 Altre specie QE2 Elementi di qualità idromorfologica QE3.1 Parametri generali QE3.3 Inquinanti specifici non prioritari QE3.4 Altri inquinanti nazionali QE1.1 Fitoplancton QE1.2 Altra flora acquatica QE1.2.1 Microalghe QE1.2.2 Angiosperme QE1.3 Macroinvertebrati bentonici QE1.4 Pesci QE1.5 Altre specie QE2 Elementi di qualità idromorfologica QE3.1 Parametri generali QE3.3 Inquinanti specifici non prioritari QE3.4 Altri inquinanti nazionali Acque di transizione Acque costiere Distretto Idrografico ITA ITB ITC ITD ITE ITF ITG ITH Tabella 5.1: Elementi di qualità (QE) sottoposti a monitoraggio QE sottoposti a monitoraggio QE non sottoposti a monitoraggio - Non pertinente Fonte: WISE 18

20 Distretto idrografico Acque di Acque Fiumi Laghi Acque sotterranee transizione costiere Sorv Op Sorv Op Sorv Op Sorv Op Sorv Op Quant ITA ITB ITC ITD ITE ITF Totale per tipo di sito Numero totale di siti di monitoraggio 26 Tabella 5.2: Numero di siti di monitoraggio per categoria di acque Sorv = Sorveglianza, Op = Operativo, Quant = Quantitativo Fonte: WISE 5.1 Monitoraggio delle acque superficiali Il decreto ministeriale 56/2009 prescrive il monitoraggio di tutti gli elementi di qualità pertinenti, ed elenca gli elementi di qualità biologica da utilizzare in relazione alle pressioni e agli impatti esistenti. Precisa che il monitoraggio riguarda tutte le sostanze prioritarie e prevede il monitoraggio delle sostanze nel biota e nei sedimenti (il decreto individua 21 sostanze da controllare nei sedimenti). Come già rilevato, i criteri aggiornati previsti da tale decreto erano in corso di introduzione al momento dell elaborazione dei piani di gestione dei bacini idrografici e le informazioni sul monitoraggio non sempre sono chiare. Per diversi distretti idrografici, per esempio ITC e ITF, nella sintesi WISE per il monitoraggio di sorveglianza sono indicati tutti gli elementi di qualità; tuttavia, in questi casi, le relazioni integrali dei piani di gestione non specificano quali elementi di qualità erano sottoposti a monitoraggio prima del Per altri distretti idrografici, le informazioni comunicate lasciano supporre che non tutti gli elementi di qualità fossero oggetto di monitoraggio. Per ITB, gli elementi di qualità idromorfologica sono comunicati soltanto a livello aggregato e non sono forniti dati dettagliati per gli elementi di qualità specifici. Per ITE, per le acque costiere e di transizione sono indicati soltanto gli elementi di qualità idromorfologica. Si osservano lacune analoghe riguardo a diversi altri ambiti di monitoraggio previsti dal decreto. Per le sostanze prioritarie, per esempio, il piano di gestione per ITB cita l elenco previsto dal DM 56/2009; tuttavia, diversi altri piani di gestione fanno riferimento al decreto senza precisare le sostanze ivi elencate. Un problema analogo si riscontra per il monitoraggio dei sedimenti nelle acque costiere e di transizione: sebbene sia previsto dal decreto del 2009, soltanto i piani di gestione per ITG e ITH forniscono dati dettagliati. Sembra inoltre che il raggruppamento dei corpi idrici, in generale, non sia stato applicato nel monitoraggio 26 Il numero totale di siti di monitoraggio può essere diverso dalla somma dei siti di monitoraggio per tipo, perché alcuni siti sono utilizzati per più di uno scopo. 19

21 utilizzato per redigere i piani di gestione: è menzionato per pochi programmi di monitoraggio, per esempio in ITC per i fiumi. Nel complesso, oltre la metà dei corpi idrici superficiali in Italia non è stata classificata (cfr. sezione 6 infra), e ciò può essere legato ai cambiamenti nelle modalità di monitoraggio e classificazione in corso durante l elaborazione dei piani di gestione. Per quanto riguarda la cooperazione internazionale, l Italia ha svolto consultazioni con la Slovenia per definire un programma di monitoraggio coordinato per i bacini condivisi in ITA. Il piano di gestione per ITB non descrive in dettaglio il lavoro di monitoraggio internazionale, sebbene informazioni fornite successivamente dall Italia menzionino attività di monitoraggio congiunto nel quadro dell accordo concluso tra Italia e Svizzera. Non sono state reperite informazioni riguardo alla cooperazione con la Francia sul monitoraggio in ITB o ITC. 5.2 Monitoraggio delle acque sotterranee Sembra che tutti i distretti idrografici si avvalgano di programmi di monitoraggio di sorveglianza e operativo delle acque sotterranee, che comprendono sia lo stato quantitativo sia lo stato chimico. Per esempio, la relazione generale per ITB fa riferimento a 1900 punti di monitoraggio, dei quali 575 raccolgono informazioni sullo stato chimico, 301 sullo stato quantitativo e i restanti monitorano entrambi gli ambiti 27. Al momento dell elaborazione dei primi piani di gestione, il monitoraggio operativo non era idoneo a classificare lo stato, pertanto veniva riferito che una nuova rete di monitoraggio era in via di sviluppo. Non esisteva alcun collegamento tra monitoraggio e pressioni. Scopo del monitoraggio è individuare le tendenze, ma nei primi piani non era ancora stato attuato. La legislazione italiana del 2009 stabilisce le modalità di individuazione delle tendenze al rialzo significative e prolungate. Nei piani di gestione sono state reperite scarse informazioni in proposito; tuttavia, in ITC si segnala l individuazione di tendenze significative all aumento in due corpi idrici sotterranei, il che dimostra che almeno in certa misura queste tendenze sono state monitorate. L Italia ha tenuto consultazioni con la Slovenia sul monitoraggio delle acque sotterranee; inoltre, secondo le informazioni fornite di recente dall Italia, sono stati avviati progetti transfrontalieri sul monitoraggio delle acque sotterranee con la Slovenia, finanziati dal programma di cooperazione transfrontaliero nel quadro dei fondi strutturali dell UE. L Italia non condivide corpi idrici sotterranei con l Austria, la Francia e la Svizzera. 5.3 Monitoraggio delle aree protette Per la maggior parte, i piani di gestione dei bacini idrografici non prevedono programmi di monitoraggio distinti per le aree protette; anzi, questo tipo di monitoraggio è integrato nei programmi regolari. (Si osservano eccezioni in ITB e ITC, dove esistono programmi distinti per il monitoraggio delle aree destinate alla protezione della fauna ittica.) I dati comunicati al sistema WISE dall Italia forniscono informazioni sul numero di siti di monitoraggio associati alle aree protette (per ITG e ITH non sono stati indicati siti per le acque sotterranee associati all estrazione di acqua potabile). Per alcune categorie, i nuovi dati sono molto diversi da quelli contenuti nella relazione del All epoca non erano elencati siti per le acque di balneazione, ma il numero di siti di monitoraggio di pesci e molluschi era 27 Piano di gestione del distretto idrografico del fiume Po, Relazione generale, pagg ,

22 circa tre volte superiore. I siti di monitoraggio delle acque reflue urbane riportati nell elenco sono diminuiti del 20% circa, mentre il numero di siti di monitoraggio delle acque sotterranee associati all estrazione di acqua potabile è tre volte superiore rispetto alle informazioni precedenti. Distretto idrografico Estrazione per produz. acqua potabile Qualità acqua potabile Acque di balneazione Acque superficiali Siti per gli uccelli Siti per i pesci Siti per gli habitat Nitrati Molluschi Trattam. acque reflue urbane Acqua potabile sotterranea ITA ITB ITC ITD 0 1 1* * 3 31 ITE * ITF ITG * * 7* 0 60* 0 ITH Totale Tabella 5.3.1: Numero di stazioni di monitoraggio nelle aree protette 28 Nota: * Numero di siti di monitoraggio indicati a livello di programma. Fonte: WISE 6. PANORAMICA DELLO STATO (ECOLOGICO, CHIMICO, ACQUE SOTTERRANEE) Quasi un quarto di tutti i corpi idrici superficiali in Italia è stato valutato in buono stato ecologico, e l 1% in stato ecologico elevato (cfr. tabella infra). Tuttavia lo stato di poco più della metà dei corpi idrici superficiali italiani non è stato determinato: ciò vale per tutte le acque in ITG e ITH. Esistono importanti variazioni tra i piani di gestione dei bacini idrografici (cfr. anche sezione 7). Le più ampie differenze nella valutazione si riscontrano però tra le varie regioni (comprese le due province autonome): in sette regioni d Italia lo stato di tutti i corpi idrici superficiali è indicato come non noto (in un ottava regione, è noto per meno del 4% dei corpi idrici superficiali); in altre sette regioni, invece, non è noto lo stato di meno del 15% dei corpi idrici superficiali. Questa situazione si osserva in tutti i distretti idrografici: ITB, per esempio, comprende una regione in cui non è noto lo stato ecologico di un solo corpo idrico superficiale (Emilia-Romagna) e una regione in cui non è noto lo stato ecologico di tutti i corpi idrici superficiali (Piemonte). Queste differenze evidenziano l importanza delle regioni, più che dei distretti idrografici, quali enti di base per l attuazione della direttiva quadro sulle acque. 28 Numero di siti calcolato in base ai dati comunicati a livello di sito. Se non sono stati comunicati dati a livello di sito, la tabella è integrata con dati comunicati a livello di programma. 21

23 Distretto idrografico Totale Elevato Buono Sufficiente Scarso Cattivo Non noto N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) ITA , , ,7 26 1,8 6 0, ,9 ITB , , ,9 95 6,0 15 0, ,8 ITC , , ,6 46 4,6 10 1, ,6 ITD , , ,8 5 11, ITE , , ,0 24 5, ,7 ITF ,2 8 1,0 2 0, ,6 ITG ITH Totale , , , ,1 31 0, ,2 Tabella 6.1: Stato ecologico dei corpi idrici superficiali naturali Fonte: WISE Distretto idrografico Totale Elevato Buono Sufficiente Scarso Cattivo Non noto N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) ITA , ,4 41 8,4 38 7,8 10 2, ,1 ITB , , , ,4 12 2, ,8 ITC , , ,0 16 4,1 29 7,5 ITD ,3 5 45,5 3 27,3 0 0 ITE , ,4 3 4,3 1 1, ,4 ITF ITG ITH Totale , , , ,1 42 2, ,1 Tabella 6.2: Potenziale ecologico dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati Fonte: WISE Distretto idrografic o Totale Elevato Buono Sufficiente Scarso Cattivo Non noto N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) N. (%) ITB ITE , ,4 1 4,5 1 4,5 0 0 ITF ITH Totale ,2 20 3,6 1 0,2 1 0, ,9 Tabella 6.3: Stato ecologico dei corpi idrici superficiali non noti (non è specificato se si tratti di corpi idrici naturali, fortemente modificati o artificiali) Fonte: WISE Secondo le informazioni comunicate al sistema WISE, lo stato chimico di oltre tre quarti dei corpi idrici superficiali in Italia non è noto (cfr. tabella infra). In tutti i distretti idrografici la maggior parte dei corpi idrici superficiali non è stata valutata; in ITG e ITH non ne è stato valutato nessuno. (Cfr. anche sezione 9.) Anche in questo caso, sono presenti ampie 22

24 differenze tra le varie regioni: lo stato chimico è indicato come non noto per tutti i corpi idrici superficiali in nove regioni; per contro, in due regioni lo stato chimico è valutato per l 85% dei corpi idrici superficiali. Distretto idrografico Totale Buono Scarso Non noto N. % N. % N. % ITA ,2 14 0, ,9 ITB ,7 90 5, ,7 ITC ,0 55 5, ,5 ITD ,5 3 6, ,6 ITE ,8 17 3, ,6 ITF ,9 6 0, ,4 ITG ITH Totale , , ,7 Tabella 6.4: Stato chimico dei corpi idrici superficiali naturali Fonte: WISE Distretto idrografico Totale Buono Scarso Non noto N. % N. % N. % ITA ,3 26 5, ,3 ITB , , ,4 ITC , , ,6 ITD ,3 8 72,7 ITE ,4 2 2, ,7 ITF ITG ITH Total , , ,6 Tabella 6.5: Stato chimico dei corpi idrici artificiali o fortemente modificati Fonte: WISE Secondo i dati comunicati dall Italia, oltre il 52% dei corpi idrici sotterranei è valutato in buono stato quantitativo, ma lo stato di quasi il 32% non è noto (cfr. tabella infra). Non sono state fornite informazioni per ITG e ITH (cfr. anche sezione 10). La ripartizione per regione è simile a quella relativa allo stato chimico dei corpi idrici sotterranei. Distretto Buono Scarso Non noto Totale idrografico N. % N. % N. % ITA , ,8 11 8,9 ITB , , ,7 ITC ,3 5 2,7 ITD ,6 4 36,4 0 0 ITE , , ,8 ITF , ,3 Total , ,7 Tabella 6.6: Stato chimico dei corpi idrici sotterranei Fonte: WISE 23

25 Distretto Buono Scarso Non noto Totale idrografico N. % N. % N. % ITA ,3 2 1, ,1 ITB , , ,7 ITC , ,9 5 2,7 ITD ,7 3 27,3 0 0 ITE , ,6 ITF ,3 13 9, ,3 Total , , ,7 Tabella 6.7: Stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei. Fonte: WISE In totale, soltanto l 8,3% dei corpi idrici superficiali in Italia è stato valutato in buono stato nel 2009; secondo le informazioni comunicate al sistema WISE, la percentuale in buono stato dovrebbe salire al 10,1% nel Come si è visto nelle tabelle precedenti, tuttavia, lo stato della maggior parte dei corpi idrici superficiali non era noto, e non sono state fornite informazioni per ITG e ITH. Per quanto riguarda i corpi idrici sotterranei, quasi il 37% è stato valutato in buono stato nel 2009, e la percentuale dovrebbe salire a quasi il 55% nel 2015 (cfr. tabella infra; questi dati non comprendono ITG e ITH.) In ITB la percentuale dei corpi idrici sotterranei in buono stato dovrebbe aumentare dal 48% all 80%; in ITE, da quasi il 25% a oltre il 40%. 24

26 Distretto idrografico Totale Stato complessivo (ecologico e chimico) Buono stato ecologico 2021 Buono stato chimico 2021 Buono stato ecologico 2027 Buono stato chimico 2027 Esenzioni complessive 2009 (% di tutti i corpi idrici superficiali) Art. Art. Art. Art Buono o migliore 2009 Buono o migliore 2015 Aumento N. % N. % % N. % N. % N. % N. % % % % % ITA ,5 77 3,9 0, ITB , ,9 5, ITC , ,3 0, ITD ,6 3, ITE ,9 48 8,5 1, ITF ,4 21 1,8 0, ITG ITH Totale , ,1 1, Tabella 6.8: Corpi idrici superficiali: panoramica dello stato nel 2009 e stato previsto nel 2015, 2021 e I corpi idrici in buono stato nel 2009 rientrano nella categoria seguente: 1. Lo stato ecologico è elevato o buono e lo stato chimico è buono, le esenzioni non sono considerate. I corpi idrici che dovrebbero conseguire un buono stato nel 2015 rientrano nelle categorie seguenti: 1. Lo stato ecologico è elevato o buono e lo stato chimico è buono, le esenzioni non sono considerate. 2. Lo stato chimico è buono e lo stato ecologico è sufficiente o inferiore, ma non sono previste esenzioni ecologiche. 3. Lo stato ecologico è elevato o buono e lo stato chimico non è riconosciuto come buono, ma non sono previste esenzioni chimiche. 4. Lo stato ecologico è sufficiente o inferiore e lo stato chimico non è riconosciuto come buono, ma non sono previste esenzioni ecologiche o chimiche. Nota: Non sono presi in considerazione i corpi idrici con stato ecologico o chimico non noto/non classificato/non applicabile. Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 29 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 25

27 Esenzioni ecologiche (% di Stato ecologico Buono stato Buono stato tutti i corpi idrici superficiali) Distretto ecologico Totale Buono o Buono o Aumento ecologico 2027 Art. Art. Art. Art. idrografico 2021 migliore 2009 migliore N. % N. % % N. % N. % % % % % ITA ,4 2,2 22,2 0,9 0 0 ITB , ,8 8,5 16, ITC , ,0 1,8 24, ITD , ,6 6, , ITE , ,8 17,4 8,8 2,1 0 0 ITF ,2 24 3,1 0,9 0, ITG ITH Totale , ,5 4,3 13,9 0,4 0 0 Tabella 6.9: Corpi idrici superficiali naturali: stato ecologico nel 2009 e stato previsto nel 2015, 2021 e Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 30 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 26

28 Esenzioni chimiche (% di tutti Stato chimico Buono stato Buono stato i corpi idrici superficiali) Distretto Totale Buono o Buono o Aumento chimico 2021 chimico 2027 Art. Art. Art. Art. idrografico migliore 2009 migliore N. % N. % % N. % N. % % % % % ITA c 136 9, ,7 0,5 7, ITB , ,1 0,4 9, ITC , ,1 0,1 16, ITD ,5 3 6,8 2,3 36, ITE , ,4 3, ITF ,9 52 6,6 0, ITG ITH Totale , ,0 0,6 7, Tabella 6.10: Corpi idrici superficiali naturali: stato chimico nel 2009 e stato previsto nel 2015, 2021 e Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 31 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 27

29 Distretto idrografico Totale Stato chimico delle acque sotterranee Buono stato chimico 2021 Buono stato chimico 2027 Esenzioni chimiche per le acque sotterranee (% di tutti i corpi idrici sotterranei) Art. Art. Art. Art Buono o migliore 2009 Buono o migliore 2015 Aumento N. % N. % % N. % N. % % % % % ITA , ,7 6, ITB , ,1 22, ITC , ,3 19, ITD ,6 7 63, ITE , ,9 16, ITF , ,3 2, ITG ITH Totale , ,9 13, Tabella 6.11: Corpi idrici sotterranei: stato chimico nel 2009 e stato previsto nel 2015, 2021 e Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e nel 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 32 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 28

30 Distretto idrografico Totale Stato quantitativo delle acque sotterranee Buono stato quantitativo 2021 Buono stato quantitativo 2027 Esenzioni quantitative per le acque sotterranee (% di tutti i corpi idrici sotterranei) Art. Art. Art. Art Buono o migliore 2009 Buono o migliore 2015 Aumento N. % N. % % N. % N. % % % % % ITA , ,9 1, ITB , ,3 19, ITC , ,3 12, ITD ,7 8 72, ITE , ,4 3, ITF , ,7 1, ITG ITH Totale , ,7 8, Tabella 6.12: Corpi idrici sotterranei: stato quantitativo nel 2009 e stato previsto nel 2015, 2021 e Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e nel 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 33 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 29

31 Distretto idrografico Totale corpi idrici fortemente modificati e artificiali Potenziale ecologico Buon potenziale ecologico 2021 Buon potenziale ecologico 2027 Esenzioni ecologiche (% di tutti i corpi idrici fortemente modificati/artificiali) Art. Art. Art. Art Buono o migliore 2009 Buono o migliore 2015 Aumento N. % N. % % N. % N. % % % % % ITA , ,7 1,1 19,3 3,9 0 0 ITB , ,1 7, , ITC , ,9 4,9 63, ITD ITE , ,7 20,3 0 2,9 0 0 ITF ITG ITH Totale , ,0 4,4 36,4 1,3 0 0 Tabella 6.13: Corpi idrici fortemente modificati e artificiali: potenziale ecologico nel 2009 e potenziale ecologico previsto nel 2015, 2012 e Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e nel 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 34 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 30

32 Distretto idrografico Totale corpi idrici fortemente modificati e artificiali Stato chimico Buono stato chimico 2021 Buono stato chimico 2027 Esenzioni chimiche (% di tutti i corpi idrici fortemente modificati/artificiali) Art. Art. Art. Art Buono o migliore 2009 Buono o migliore 2015 Aumento N. % N. % % N. % N. % % % % % ITA , ,7 0,4 5, ITB , ,2 0,5 23, ITC , ,4 0 27, ITD , ITE , ,3 2, ITF ITG ITH Totale , ,0 0,4 14, Tabella 6.14: Corpi idrici fortemente modificati e artificiali: stato chimico nel 2009 e stato previsto nel 2015, 2021 e Fonte: WISE (per i dati sullo stato nel 2009 e nel 2015 e sulle esenzioni) e piani di gestione dei bacini idrografici (per i dati sullo stato nel 2021 e 2027) 35 Dati per il 2009 e il 2015 estratti dal WISE. Dati per il 2021 e il 2027 stabiliti durante la verifica della conformità dei piani di gestione dei bacini idrografici. 31

33 Figura 6.1: Mappa dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali naturali nel 2009 Elevato Buono Sufficiente Scarso Cattivo Non noto Distretti idrografici Paesi non appartenenti all UE Figura 6.2: Mappa dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali naturali nel 2015 Nota: Schema cromatico standard basato sulla direttiva quadro sulle acque, allegato V, punto 1.4.2, (i). Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 32

34 Figura 6.3: Mappa del potenziale ecologico dei corpi idrici artificiali o fortemente modificati nel 2009 Buono o migliore Sufficiente Scarso Cattivo Non noto Distretti idrografici Paesi che non appartengono all UE Figura 6.4: Mappa del potenziale ecologico dei corpi idrici artificiali o fortemente modificati nel 2015 Nota: Schema cromatico standard basato sulla direttiva quadro sulle acque, allegato V, punto 1.4.2, (ii). Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 33

35 Figura 6.5: Mappa dello stato chimico dei corpi idrici superficiali nel 2009 Buono Non raggiunge un buono stato Non noto Distretti idrografici Paesi che non fanno parte dell UE Figura 6.6: Mappa dello stato chimico dei corpi idrici superficiali nel 2015 Nota: Schema cromatico standard basato sulla direttiva quadro sulle acque, allegato V, punto Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 34

36 Figura 6.7: Mappa dello stato chimico dei corpi idrici artificiali o fortemente modificati nel 2009 Buono Non raggiunge un buono stato Non noto Distretti idrografici Paesi che non appartengono all'ue Figura 6.8: Mappa dello stato chimico dei corpi idrici artificiali o fortemente modificati nel Nota: Schema cromatico standard basato sulla direttiva quadro sulle acque, allegato V, punto Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 35

37 Figure 6.9: Mappa dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei nel 2009 Buono Scarso Non noto Distretti idrografici Paesi che non appartengono all UE Figura 6.10: Mappa dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei nel 2015 Nota: Schema cromatico standard basato sulla direttiva quadro sulle acque, allegato V, punto Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 36

38 Figura 6.11: Mappa dello stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei nel 2009 Buono Scarso Non noto Distretti idrografici Paesi che non appartengono all UE Figura 6.12: Mappa dello stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei nel 2015 Nota: Schema cromatico standard basato sulla direttiva quadro sulle acque, allegato V, punto Fonte: WISE, Eurostat (confini nazionali) 37

39 7. VALUTAZIONE DELLO STATO ECOLOGICO DELLE ACQUE SUPERFICIALI 7.1 Metodi di valutazione dello stato ecologico Il decreto ministeriale 56/2009 stabilisce le modalità generali di valutazione dello stato ecologico di tutte le categorie di acque. Il decreto prescrive l uso di tutti gli elementi pertinenti alla qualità biologica, individuando anche quelli relativi a impatti fisico-chimici specifici, nonché l applicazione del principio totalmente eliminatorio nella valutazione dello stato ecologico. Un successivo decreto, promulgato nel 2010 (DM 260/2010), fornisce ulteriori indicazioni, per esempio sugli elementi di qualità biologica più sensibili alle pressioni significative; questo decreto però è stato promulgato dopo il completamento dei piani di gestione dei bacini idrografici. 7.2 Applicazione dei metodi e risultati relativi allo stato ecologico Le informazioni sull applicazione dei metodi contenute nei piani di gestione dei bacini idrografici e nel sistema WISE spesso sono incomplete. Per esempio, ITB riferisce l uso di elementi di qualità di sostegno sia nel monitoraggio di sorveglianza sia in quello operativo. Non sono state reperite informazioni che indicano se siano stati selezionati gli elementi di qualità biologica più sensibili per il monitoraggio operativo al fine di valutare lo stato ecologico, né informazioni su aspetti legati alla valutazione, quali l attendibilità, la precisione o l incertezza. In generale, sembra che il sistema italiano fosse in fase di transizione al momento dell elaborazione dei piani di gestione. I piani di gestione fanno riferimento al decreto del 2009, ma molti indicano che i criteri sono in corso di introduzione. Secondo l agenzia nazionale per l ambiente, alcune regioni avevano adottato il sistema entro il Nondimeno, molti piani di gestione fanno invece riferimento all uso di indici previsti dalla legislazione italiana precedente per determinare lo stato ecologico: in particolare, il SECA (stato ecologico dei corsi d acqua), principalmente per i fiumi, che usa i macroinvertebrati bentonici oltre agli elementi fisico-chimici; per i laghi, il SEL (stato ecologico dei laghi) usa la clorofilla ed elementi fisico-chimici 37. Inoltre, i piani di gestione non fanno riferimento alla decisione ufficiale relativa all intercalibrazione (30 ottobre 2008), secondo la quale l Italia aveva intercalibrato i macroinvertebrati bentonici nei fiumi e il fitoplancton nei laghi e nelle acque costiere. Sembra che alcune regioni abbiano introdotto i nuovi criteri stabiliti dal decreto del 2009, mentre altre hanno continuato a seguire i metodi precedenti: di conseguenza, i metodi sembrano variare all interno dei diversi distretti idrografici. Il decreto del 2009 rimanda ai metodi dettagliati messi a punto dall ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale); i piani di gestione tuttavia non individuano i metodi specifici utilizzati. Su queste basi, si ritiene che al momento dell elaborazione dei piani i metodi di valutazione biologica fossero in corso di definizione. Ciò rappresenta un passo avanti rispetto alla situazione nel 2007, anno in cui non sono state comunicate informazioni relative all Italia (cfr. tabella infra) APAT, Annuario dei dati ambientali 2008, capitolo 4, Qualità dei corpi idrici, aprile Il SECA si basa su due indici, l IBE (indice biotico esteso), che utilizza i macroinvertebrati bentonici, e il LIM (livello di inquinamento da macrodescrittori), basato su O 2 disciolto, BOD 5, COD, NH 4, NO 3, P totali ed Escherichia Coli). SEL usa trasparenza, clorofilla A, P totali e O disciolto. 38

40 Fitoplancton Macrofite Fitobentos Macroinvertebrati bentonici Pesci Elementi fisico-chimici Elementi idromorfologici Fitoplancton Macrofite Fitobentos Macroinvertebrati bentonici Pesci Elementi fisico-chimici Elementi idromorfologici Fitoplancton Macroalghe Angiosperme Macroinvertebrati bentonici Pesci Elementi fisico-chimici Elementi idromorfologici Fitoplancton Macroalghe Angiosperme Macroinvertebrati bentonici Elementi fisico-chimici Elementi idromorfologici Fiumi Laghi Acque di transizione Acque costiere Distretto idrografico ITA ITB ITC ITD ITE ITF ITG ITH Tabella 7.2.1: Disponibilità di metodi di valutazione biologica Metodi di valutazione elaborati per tutti gli elementi di qualità biologica Metodi di valutazione parzialmente elaborati o in corso di elaborazione per tutti o per alcuni elementi di qualità biologica Metodi di valutazione non elaborati per gli elementi di qualità biologica, nessuna informazione sui metodi di valutazione, informazioni poco chiare - Categoria di acque non pertinente Fonte: Piani di gestione dei bacini idrografici 39

41 7.3 Inquinanti specifici nei bacini idrografici RBD Numero CAS Sostanza Percentuale dei corpi idrici che non raggiungono un determinato stato (%) ITA ITB ITC Ammonio 6.99% dei corpi idrici sotterranei ITC Arsenico 5.91% dei corpi idrici sotterranei ITC Benzo(b)fluorantene 0.15% dei corpi idrici superficiali ITC Benzo(g,h,i)perilene 0.38% dei corpi idrici superficiali ITC Difeniletere bromato 0.31% dei corpi idrici superficiali ITC Cadmio 0.54% dei corpi idrici sotterranei ITC Cloruro 9.68% dei corpi idrici sotterranei ITC Conduttività 5.38% dei corpi idrici sotterranei ITC Fluorantene 0.08% dei corpi idrici superficiali ITC Indeno(1,2,3-cd)pirene 0.38% dei corpi idrici superficiali ITC Piombo 2.15% dei corpi idrici sotterranei; 0.08% dei corpi idrici superficiali ITC Mercurio 3.23% dei corpi idrici sotterranei; 1.23% dei corpi idrici superficiali ITC Nitrati 19.35% dei corpi idrici sotterranei ITC Pesticidi 1.08% dei corpi idrici sotterranei ITC Solfati 3.76% dei corpi idrici sotterranei ITC Tetracloroetilene 3.76% dei corpi idrici sotterranei ITC Composti di tributiletano 0.15% dei corpi idrici superficiali ITC Tricloroetilene 1.08% dei corpi idrici sotterranei ITD ITE ITF ITG ITH Tabella 7.3.1: Sostanze inquinanti specifiche dei bacini idrografici impediscono il raggiungimento di un determinato stato Fonte: Piani di gestione dei bacini idrografici 40

42 8. DESIGNAZIONE DEI CORPI IDRICI FORTEMENTE MODIFICATI E VALUTAZIONE DEL BUON POTENZIALE Figura 8.1: Mappa della percentuale di corpi idrici fortemente modificati e artificiali per distretto idrografico 0 5% 5 20% 20 40% 40 60% % Dati non comunicati Distretti idrografici (al di fuori dell UE) Paesi al di fuori dell UE Fonte: WISE 8.1 Designazione dei corpi idrici fortemente modificati Nel 2007 la Commissione ha osservato che l Italia ha comunicato dati poco chiari per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali 38. Nelle comunicazioni relative ai piani di gestione dei bacini idrografici, il numero di corpi idrici fortemente modificati e artificiali designati è fornito per sette degli otto distretti idrografici. In totale, sono stati designati 734 corpi idrici fortemente modificati e 699 corpi idrici artificiali. Le informazioni sui criteri metodologici per la designazione dei corpi idrici fortemente modificati e artificiali variano tra i diversi piani di gestione e anche all interno degli stessi. Le indicazioni fornite dalla legislazione italiana sono sommarie 39, e non sono disponibili orientamenti nazionali in materia. Diversi piani fanno riferimento all uso del Documento di orientamento per la strategia comune di attuazione n. 4. Per ITA, le modalità di designazione sono descritte separatamente e con livelli di dettaglio variabili per ciascuna regione e Documento di lavoro dei servizi della Commissione SEC(2007) 362 definitivo. DM 131/2008, sezione B.4. 41

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