Comune di Monza. Ing. Mario Stevanin

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1 Ing. Mario Stevanin

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3 PROTEZIONE CIVILE: D.Lgs Lgs.. 112/98 Art.108. Funzioni conferite alle regioni e agli enti locali c) sono attribuite ai comuni le funzioni relative: 1) all'attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali; 2) all'adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; 3) alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; 4) all'attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; 5) alla vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; 6) all'utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. Ing. Mario Stevanin

4 La pianificazione di emergenza in Lombardia Ai sensi del D.Lgs 112/98 (Art( Art c.1) la Regione Lombardia ha emanato (per quanto di competenza) una serie di norme di indirizzo. In particolare è stata emanata la D.G.R del che approva la seconda edizione della Direttiva Regionale per la Pianificazione di Emergenza degli Enti Locali

5 La pianificazione di emergenza in Lombardia La direttiva : Fornisce informazioni di carattere pratico per LA REDAZIONE di un piano di emergenza (chi può farlo, come organizzarlo, dove reperire dati, cosa si intende per, ecc.) Stabilisce standard minimi per i CONTENUTI del P.E. (Scala di dettaglio delle cartografie, contenuti minimi delle carte, colori legenda ecc.) Determina la CREAZIONE DI UNA STRUTTURA MINIMA di Prot.Civ Civ.. in ogni Comune (Sindaco, ROC - Referente Operativo Comunale, UCL - Unità di Crisi Locale) Determina un MODELLO DI INTERVENTO unico per tutta la Regione (Suddivisione rischi per tipologa, det.. fasi di Preallarme-cod1,, Allarme-cod2, Emergenza-cod3) Fornisce informazioni di carattere pratico per LA GESTIONE di un evento (Schemi di messaggistica, esempi di procedure, citeri di gestione dei mass media ecc.) Ing. Mario Stevanin

6 Il ruolo della pianificazione di emergenza nella Protezione Civile Sillogismo della pianificazione di emergenza: Il periodo intercorrente tra due eventi è normalmente molto lungo Il livello di conoscenza e gli strumenti attuali sono tali da consentire una interpretazione significativa dei fenomeni Per quanto fatta bene la prevenzione non basta per annullare il rischio (rischio residuo) La gestione di una emergenza è una attività molto complessa Il sistema delle competenze è particolarmente complicato Ciò vuol dire che si hanno: Il tempo Gli strumenti conoscitivi ed operativi La necessità e l opportunità Per Per strutturare ed ed organizzare PRIMA dell evento il il Servizio di di P.C.

7 Pianificare cioè? Analizzare il territorio dal punto di vista dei rischi e di dove questi accadono Ipotizzare una serie di scenari incidentali di riferimento Elencare le azioni da svolgere e soprattutto: individuare chi fa, che cosa fa, quando lo fa, in sincronia con chi altro? Individuare le principali risorse necessarie e come renderle disponibili Per Per strutturare ed ed organizzare PRIMA dell evento il il Servizio di di P.C.

8 Pianificare Perché? DURANTE l emergenza tutte le risorse vanno impiegate per APPLICARE quanto già pianificato PRIMA Le variabilità (minime) nello scenario sono l unica incertezza che ci si può permettere Non devono esistere incertezze sulla scelta degli strumenti da applicare, una volta determinato lo scenario Come è possibile giustificare una perdita di tempo per pianificare DURANTE l emergenza quello che si sarebbe potuto pianificare PRIMA? Cortesia I.P. G.M. Gnecchi VVF Bergamo Ing. Mario Stevanin

9 Pianificare Che cosa? a. Pianificare gli scenari b. Pianificare le situazioni di emergenza c. Pianificare le azioni (obiettivi) d. Pianificare le risorse e. Pianificare l organizzazione del sistema Cortesia I.P. G.M. Gnecchi VVF Bergamo Ing. Mario Stevanin

10 Quanti scenari devo prevedere? Apparentemente si può pensare di dover identificare una lunga serie di scenari di riferimento, con moltissime variabili. Nella realtà,, pur essendo riscontrabile questa variabilità della fonte dei guai, risulta che per quanto riguarda le modalità di risposta allo scenario le variabilità sono molto più contenute. Per cui quando si dispone di pianificazioni per scenari di massima di tipo generale si può essere sufficientemente sicuri che potranno essere applicate con successo alla maggior parte delle situazioni analoghe Cortesia I.P. G.M. Gnecchi VVF Bergamo Ing. Mario Stevanin

11 STRUMENTI DI MANAGEMENT NELLE EMERGENZE Scenari predeterminati Piani di emergenza Scenari non predeterminati Procedure Operative Standard e Protocolli di Intesa tra le componenti di protezione civile Cortesia I.P. G.M. Gnecchi VVF Bergamo Ing. Mario Stevanin

12 Gradi di di difficoltà di di gestione delle emergenze e relativi strumenti di di management Difficoltà di gestione A U M E N T O Di D I F F I C O L T A' Cortesia I.P. G.M. Gnecchi VVF Bergamo Tipo di Emergenza Emergenza interna in struttura fissa con pre-pianificazione Emergenza interna in struttura fissa senza pre-pianificazione Incidente di trasporto (i quantitativi di materiale coinvolto sono in genere limitati rispetto alla media degli stoccaggi fissi, ma il rischio diventa elevato in caso di vicinanza dell'incidente ai centri abitati) Emergenza esterna in struttura fissa con pre-pianificazione (la difficoltà di gestione può essere mitigata se sono presenti fattori favorevoli come la distanza dai centri abitati) Emergenza esterna in struttura fissa senza pre-pianificazione Strumento di Management P.E.I. Piano d'emergenza interno P.O.S. Procedure operative standard + schede di sicurezza P.O.S. Procedure operative standard + schede di sicurezza P.E.E. Piano d'emergenza esterno P.O.S. Procedure operative standard + schede di sicurezza Ing. Mario Stevanin

13 Il peggior piano di emergenza è non aver alcun piano Il secondo peggior piano è averne due Cortesia I.P. G.M. Gnecchi VVF Bergamo Ing. Mario Stevanin

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15 Il piano di emergenza del Il territorio in sintesi Kmq (7,325 Kmq di Parco) Abitanti (3 a città della Lombardia) ab/kmq famiglie abitazioni 3 linee, 2 stazioni ferr. (una in galleria) 1 autodromo 1 fiume (Lambro)

16 Fattori influenzanti le scelte: TERITORIALI Territorio fortemente antropizzato con numerose attività produttive (3 Aziende RIR) e terziarie Presenza del Fiume Lambro che attraversa da N-S Presenza di aree sensibili (Parco-Autodromo) ORGANIZZATIVI Servizio di P.C. comunale organizzato (h24), strutturato e autorevole Consuetudine alla collaborazione ordinaria tra enti STRUTTURALI Il piano di emergenza del Presenza di molti enti competenti ed autorevoli (SSUEm GdF,, PM, Volontariato) Disponibilità di risorse economiche personali (istituzionali e/o volontarie) specifiche dell emergenza SSUEm 118, VVF, CC, PS, Ing. Mario Stevanin

17 Il piano di emergenza del Obiettivi del Piano (2000): Individuare e mappare i rischi del/sul territorio Definire le modalità di accesso alle risorse per la gestione dell emergenza Razionalizzare le informazioni, condividerle e renderle adeguatamente disponibili Formalizzare modelli di intervento specifici per ogni rischio e condividerli con gli enti gestori dell emergenza Definire competenze e ruoli negli step evolutivi individuati

18 Il piano di emergenza del La metodologia adottata: Costituzione del Comitato Operativo di P.C. Polizia - Carabinieri - Polizia Municipale - VVF - SSUem 118 Brianza - CRI - Protezione Civile - Altri (in funzione dell argomento trattato) Attività di analisi dei rischi (a cura dell ufficio P.C) idraulico (Esondazione del Lambro) industriale (Shell Gas Italia - Tecnocalor - T.C. Gasoli) da trasporto sostanze pericolose tecnologico vento nel parco fenomeni meteo eccezionali (trombe d aria, neve, ecc.) sociale - grandi eventi (gran premio, manifestazioni varie) Scrittura delle Linee operative generali (a cura dell ufficio P.C) Scrittura delle Linee operative generali Pianificazione di dettaglio da parte di ogni ente Condivisione e sintesi della pianificazione Esercitazioni con coinvolgimenti progressivi Ing. Mario Stevanin

19 Il piano di emergenza del Piano di emergenza per rischio industriale - Shell Gas Italia: Origine del rischio: Shell Gas Italia in territorio di Villasanta (confine nord con Monza) Stoccaggio ed imbottigliamento GPL (3 x 150 mc + 3 x 250 mc =1.200 mc + 20t bombole) Movimentazione GPL in cisterne e carri bombolai Progressiva urbanizzazione del contorno

20 Il piano di emergenza del Piano di emergenza per rischio industriale Shell Gas Italia: Scenario di riferimento: Rilascio incontrollato di energia secondo le seguenti modalità: Irraggiamento da fireball in area di stoccaggio o di travaso Inneschi di nubi infiammabili in area di stoccaggio o di travaso Flashfire nelle aree di stoccaggio o di travaso Lo scenario estremo: fireball con irraggiamento ed onda d urto (r di circa 900 metri) La popolazione coinvolta: 3500 famiglie per un totale di circa persone; nella prima area (di sicuro impatto) circa 600 famiglie e circa 2200 persone nella seconda area (di danno) circa 500 famiglie e circa 1400 persone nella terza area (di attenzione) circa 1900 famiglie e circa persone

21 Il piano di emergenza del Piano di emergenza per rischio industriale - Shell Gas Italia: Lombarda Petroli Rovagnati Roche Shell Gas Italia ITC Mapelli

22 Il piano di emergenza del Piano di emergenza per rischio industriale - Shell Gas Italia: La pianificazione ha riguardato: Il sistema di allertamento strutture di P.C. I I flussi informativi Il sistema di comunicazione alla popolazione (sirene) L organizzazione dei soccorsi (realizzazione del Centro di Comando Avanzato, P.M.A. Elisuperficie, ecc) Il sistema della mobilità (dei soccorsi e della popolazione) Il sistema di assistenza della popolazione (a breve, medio e lungo periodo) Ing. Mario Stevanin

23 Il piano di emergenza del Piano di emergenza per rischio industriale - Shell Gas Italia: Il ruolo del volontariato di Protezione Civile E lo stesso previsto dalla pianificazione per maxiemergenze: I tempi di risposta dei volontari sono molto superiori a quelli propri del fenomeno e dell emergenza Ai volontari di Protezione Civile viene richiesto di: Provvedere alla gestione dei bianchi e dei verdi Fornire assistenza logistica (tende, corrente elettrica, comunicazioni radio, logistica bianchi, verdi e parenti ecc.) Coadiuvare il sistema sanitario nel trasporto di attrezzature e risorse Ing. Mario Stevanin

24 Il piano di emergenza del Piano di emergenza per rischio di esondazione Lambro: Origine del rischio: Fiume Lambro Portata a T=200, 189 mc/s-280 mc/s Regime torrentizio influenzato dalle reti di drenaggio urbano della Brianza Sezioni urbane e di attraversamento insufficienti Rischio incidente su superficie significativa 1,04 Kmq di territorio (3%) in fascia A 3,88 Kmq di territorio (11,75%) in fascia B 1,21 Kmq di territorio (3,66%) in fascia C Ing. Mario Stevanin

25 Il piano di emergenza del Rischio di esondazione Lambro - Elaborazione dati PAI Parco di Monza (vasca di laminazione) Centro storico Cascinazza

26 Il piano di emergenza del Lambro Lambretto Rischio di esondazione Lambro Evoluzione attesa eventi di crisi idraulica Ing. Mario Stevanin

27 Il piano di emergenza del Rischio di esondazione Lambro Attività di mitigazione dei danni

28 Il piano di emergenza del Rischio di esondazione Lambro Canovaccio operativo Sulla base delle conoscenze acquisite dagli studi idrologici e idraulici si è elaborato un canovaccio di attività Ogni componente del COPC ha steso le proprie procedure operative Le diverse procedure sono state inserite in una tabella di sincronia delle operazioni che rappresenta il cuore del piano

29 Il piano di emergenza del Rischio di esondazione Lambro : Il ruolo del volontariato di Protezione Civile Risulta fondamentale per ruolo e risorse: Ai volontari di Protezione Civile viene richiesto di: Gestire la FS4 nella centrale operativa Provvedere alle attività di monitoraggio a vista in punti noti Provvedere alla attività di mitigazione dei danni (argini temporanei) Fornire assistenza logistica (tende, corrente elettrica, comunicazioni radio, movimentazione risorse) Nel post emergenza provvedere alla bonifica dei siti colpiti

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31 Parco di Monza Molino del Cantone Valle dei Sospiri Via Boccaccio Via Annoni Via Villa C.so V. Emanuele Via Lecco Muro di Via Annoni Via Mentana unicipio Muro di Via Moriggia Comando PM -PC

32 Il piano di emergenza del Rischio di esondazione Lambro - Evento novembre 2002 Sostanziale corrispondenza con la reale evoluzione del fenomeno Dinamiche macro della struttura di P.C. rispettate (ruoli, competenze - no interferenze!!!!) Criticità emerse: Informazione alla popolazione Rischio curiosi (1 DISPERSO!!!) Esternalità (i muri crollati erano pianificabili?) mancanza di informazioni in ingresso al sistema decisionale (monitoraggio strategico!!!!)

33 Il piano di emergenza del Rischio di esondazione Lambro - Evento novembre 2002 Pianificare ricordando che La differenza VERA la fanno LE PERSONE Ing. Mario Stevanin

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