Rifugiati nel mondo, un esercito ancora in crescita

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1 Rifugiati nel mondo, un esercito ancora in crescita I dati contenuti nel Rapporto sulla protezione internazionale Italia in controtendenza rispetto all Unione Europea: ancora in aumento le domande di protezione internazionale, inferiore la percentuale di decisioni positive sulle richieste a cura della Redazione Croce Rossa Italiana - Presidente del Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale Alla fine del 2016 erano 65,6 milioni le persone nel mondo costrette a fuggire dentro o fuori i confini del proprio Paese, 300mila casi in più rispetto all anno precedente. Oltre 40 milioni sono gli sfollati interni e 22,5 milioni i rifugiati Nel mondo ogni minuto 20 persone sono costrette a fuggire dentro o fuori dai confini del proprio Paese: alla fine del 2016 erano 65,6 milioni, 300mila casi in più rispetto all anno precedente. Oltre 40 milioni sono gli sfollati interni e 22,5 milioni i rifugiati. La metà di questi è rappresentata da bambini e proviene da tre Paesi: Siria (da sola registra 5,5 milioni di rifugiati), Afghanistan, Sud Sudan. Con quasi tre milioni di persone la Turchia è il Paese che ospita più persone, mentre i Paesi che hanno ricevuto il maggior numero di richieste d asilo nel corso del 2016 sono la Germania e gli Stati Uniti. Sono le cifre sulle migrazioni forzate nel mondo, che si possono leggere nel Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017, curato da Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Anci/Sprar/Cittalia e in collaborazione con l Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Ovvero da tutte quelle componenti della società italiana che stanno affrontando in prima linea la difficile sfida dell accoglienza e dell integrazione dei rifugiati. E non è un caso che, in un Rapporto che riguarda il nostro Paese, una grande attenzione oltre la metà del documento sia stata dedicata al fenomeno della fuga anche nel mondo e, in particolare, in Europa. Gettare uno sguardo sulla natura e sulle dimensioni globali (ed europee) delle migrazioni forzate serve a sgombrare il campo dalla percezione distorta dei numeri che caratterizza il dibattito pubblico nel nostro Paese e soprattutto a capire la natura e l origine di questo fenomeno. Il Rapporto, peraltro, è un ponderoso volume di quasi 300 pagine ed è un indispensabile e ricchissimo compendio di dati sul tema. 116

2 In Europa è la Germania il primo Paese per numero di domande di protezione internazionale ricevute, seguita da Italia, Francia e Grecia: queste quattro nazioni fanno segnare l 80% di tutte le richieste nell UE A livello metodologico l analisi si ferma alla fine del 2016, mentre in alcuni casi, nel frattempo, sono stati resi noti gli analoghi dati relativi al 2017; ove presenti ne daremo conto. La situazione europea Qualche cifra per inquadrare la situazione nell UE. In controtendenza rispetto all aumento globale del numero di persone sfollate o rifugiate, le richieste di protezione internazionale da due anni a questa parte hanno fatto registrare un inversione di tendenza: il dato 2016 registra domande di protezione internazionale sul territorio UE (-4,8% rispetto all anno precedente). Un andamento proseguito nel 2017 il dato è stato recentemente reso noto dall Easo (Ufficio europeo di sostegno all asilo) che ha visto addirittura un dimezzamento delle domande negli Stati membri, più Norvegia e Svizzera ( ). Nel 2016 la Siria, l Afghanistan e l Iraq sono risultate le prime tre nazionalità per numero di richieste. Con riferimento ai dati 2016 contenuti nel Rapporto, la Germania rimane il primo Paese per numero di richieste con oltre 745mila casi, seguita a grande distanza dall Italia con (123mila), dalla Francia e dalla Grecia: queste quattro nazioni fanno segnare l 80% di tutte le richieste di protezione internazionale nell UE. La Germania (con nove domande ogni mille abitanti) è al primo posto anche per incidenza di richieste di asilo rispetto alla popolazione residente mentre l Italia è al decimo (due domande ogni mille abitanti). Quasi tutti i Paesi dell Europa centro orientale, a conferma delle politiche nazionali di chiusura, hanno visto diminuire sensibilmente le richieste con punte del -83,4% in Ungheria. Per quanto riguarda le decisioni sul riconoscimento di una delle forme di protezione internazionale nel in tutta l UE, di cui il 75% in soli tre Paesi, Germania, Francia e Svezia quelle positive sono state il 60,8%, con tassi superiori all 80% a Malta e in Slovacchia e inferiori al 25% in Grecia ed Irlanda: record negativo l 8% in Ungheria. Sul totale delle richieste, il riconoscimento dello status di rifugiato è stato dato nel 54,5% dei casi, seguito dalla forma di protezione sussidiaria con il 38,3%; il restante 7,2% sono stati riconoscimenti di natura umanitaria. Rispetto a questo tema, è disponibile anche l aggiornamento 2017 fornito dall Easo, che restituisce un quadro leggermente diverso: le decisioni in prima istanza sono state poco meno di un milione ( ), mentre il tasso di riconoscimento è crollato al 40%, sostanzialmente per il venir meno 117

3 delle decisioni su siriani ed eritrei, che hanno generalmente altissimi tassi di positività. I dati italiani Veniamo al nostro Paese. L Italia registra un andamento di segno opposto rispetto all Europa per quello che riguarda le domande di protezione internazionale. Nel 2016, in base al Rapporto, ne sono state presentate complessivamente (+47% rispetto al 2015), andamento crescente confermato anche nel 2017 dai dati del Ministero dell Interno: 130mila le domande, con un ulteriore crescita del 5,4% rispetto al Il I dati contenuti nel Rapporto sulla protezione internazionale Italia in controtendenza rispetto all Unione europea: ancora in aumento le domande di protezione internazionale 118

4 richiedente tipo è africano (70% dei casi), di genere maschile (85%), tra i 18 e i 34 anni (80%). La Nigeria è da diversi anni in cima alle classifiche dei richiedenti asilo, seguita da Pakistan (nel 2017 superato dal Bangladesh), Pakistan, Gambia, Senegal e Costa d Avorio. Per quanto riguarda le domande esaminate dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, sono state 91mila nel 2016 e 80mila nel Circa sei richieste di protezione internazionale su dieci vengono respinte, un dato nettamente più alto della media UE. Tra le domande accolte, circa la metà hanno come esito il riconoscimento dello status Scheda / Status di rifugiato, Protezione sussidiaria, Protezione umanitaria In base alla Convenzione di Ginevra lo status di rifugiato è riconosciuto a chiunque nel giustificato timore d'essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure a chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. La protezione sussidiaria si basa invece sulla Direttiva europea 83/2004/CE (recepita nell ordinamento italiano col D.Lgs19 novembre 2007 n.25) e può esservi ammesso ogni cittadino di un paese terzo o apolide che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel paese di origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno, e il quale non può o, a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della protezione di detto paese. A differenza delle prime due forme di protezione internazionale, la protezione umanitaria è un istituto dell ordinamento giuridico italiano (che vede forme simili ma non analoghe in pochi altri Paesi) e si basa sull art.5, comma 6, del D.Lgs. 286/1998 (Testo unico sull immigrazione) e sull art. 32 del D.Lgs. 25/2008. Viene riconosciuto nei casi in cui non venga accolta la domanda di protezione internazionale, nel caso sussistano gravi motivi di carattere umanitario. A differenza dei primi due, a rilasciare il permesso di soggiorno non è la Commissione territoriale, bensì il questore. 119

5 Le richieste degli estensori del Rapporto a istituzioni europee, Stati membri, Governo italiano, partiti politici e mass media di rifugiato o della protezione sussidiaria, la restante metà vede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il Rapporto propone anche un quadro delle strutture di accoglienza nel nostro Paese, che a luglio 2017 ospitavano oltre 200mila migranti. Tre su quattro si trovano nei Centri di accoglienza straordinaria (CAS), mentre il resto si distribuiscono fra la rete Sprar (Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati), che ospita oltre 30mila persone, e i centri di prima accoglienza (circa 15mila). Le Regioni più coinvolte nell accoglienza sono Lombardia, Campania e Lazio. Un ruolo non marginale nel sistema istituzionale dell accoglienza è quello della Chiesa italiana che mette a disposizione circa 25mila posti, in parte nell ambito dello Sprar e dei CAS, ma anche attraverso progetti innovativi che hanno visto famiglie e parrocchie accogliere i beneficiari presenti sui loro territori. Le raccomandazioni Nel Rapporto non mancano alcune richieste o se vogliamo esortazioni ai soggetti che istituzionalmente hanno un ruolo nel sistema. In particolare, gli estensori invitano le istituzioni europee a un maggiore impegno per promuovere politiche condivise di gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto dei diritti umani, e gli Stati membri a un maggiore sforzo per realizzare concretamente i programmi di ricollocazione e di reinsediamento. Al Governo italiano si chiede di garantire un accesso legale e sicuro ai richiedenti protezione internazionale, di promuovere l accoglienza diffusa sui territori applicando concretamente il Piano nazionale di riparto condiviso da Ministero dell Interno, di diffondere il sistema Sprar sui territori per arrivare a breve termine a un sistema unico nel quale poter garantire qualità all accoglienza, di declinare operativamente il recente Piano nazionale d integrazione, con particolare riferimento ai percorsi volti ad una reale e piena autonomia dei beneficiari, in raccordo con gli enti locali. Un richiamo di responsabilità anche ai partiti, che in previsione delle prossime scadenze elettorali vengono invitati a porre il tema della protezione internazionale tra i punti qualificanti delle loro agende nell ottica di migliorare significativamente le risposte in termini di accoglienza e di integrazione dei beneficiari, con particolare riferimento alle persone vulnerabili e ai minori non accompagnati. Infine, si auspica una maggiore responsabilità non solo da parte della politica, ma anche dei mass media, che nella narrazione del tema migrazione dovrebbero avere un approccio privo di condizionamenti ideologici e visioni stereotipate. 120