GRUPPO LETTORI LITURGICI
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- Beatrice Cosentino
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1 GRUPPO LETTORI LITURGICI INCONTRO DEL 16 Gennaio 2017 Il nome profeta Vari sono i termini ebraici coi quali è definito. Fondamentale è nab ì (dall ebraico), vocabolo dalla genesi oscura, che significa forse colui che è chiamato o colui che chiama ponendo così al centro sia la sua vocazione divina, sia la missione di portaparola di Dio. Egli è anche choze (dall ebraico): uomo che ha visioni capace di intuire il mistero attraverso una conoscenza trascendente. Similmente: ro èh (dall ebraico) veggente capace di penetrare la superficie degli eventi per coglierne il senso intimo e religioso. Egli è anche per eccellenza uomo di Dio, un titolo che viene riservato soprattutto ad Elia ed Eliseo, i primi profeti in senso stretto. Il vocabolo greco prophetés significa colui che parla in nome di un altro, davanti (perciò che parla apertamente, che rivela, che comunica, che mette davanti alla realtà) ad altri, prima di un evento; infatti in greco la preposizione pro ha questi significati: davanti, al posto di, prima e il verbo phemi (femi) significa parlare. Il primo significato è comunque il principale: il profeta è il portavoce di Dio, della sua volontà, è l interprete della parola divina, ciò è espresso chiaramente in Es.4,15-16 dove Mosè sarà il Dio che ispira e (Es 7, 1) Aronne sarà l interprete di Mosè come se fosse la sua bocca. Mosè sarà 1
2 un Dio per il faraone ed Aronne il suo profeta. In Ger1,9 fa eco la parola di YHWH a Geremia Io metto nella tua bocca le mie parole. I profeti hanno coscienza dell origine divina del loro messaggio, lo introducono con l espressione così parla YHWH o parola di YHWH o oracolo di YHWH. La vocazione profetica Questa parola che viene da un altro, si impone ad essi e non possono tacere; in un giorno della loro vita sono stati chiamati in modo irresistibile da Dio ed essi devono rispondere a tale chiamata. Il messaggio divino può giungere in molti modi: visione, raramente visione notturna, audizione, più spesso per ispirazione interna. Tale messaggio viene trasmesso dal profeta in altrettanti modi: con brani lirici, racconti in prosa, parabole, discorsi espliciti, oracoli, nello stile degli scritti sapienzali, dei salmi culturali ecc. Il modo di trasmettere il messaggio dipende dal carattere personale, dai doni naturali di ogni profeta, ogni vero profeta ha comunque coscienza di essere solo uno strumento, che le parole proferite sono allo stesso tempo sue e non sue. Il profeta è mandato ai suoi contemporanei e trasmette loro le volontà divine, ma nella misura in cui è l interprete di Dio. Egli è al di sopra del tempo, perciò il suo messaggio è universale e perenne, esso deve svelare il progetto generale di salvezza che Dio sta progressivamente attuando. Il profeta infatti, per la sua capacità carismatica di penetrare la superficie degli aventi ricercando in essi l opera di Dio, sa intuire e rivelare la logica con la quale Dio traccia il suo piano salvifico e quindi sa intravedere anche gli sviluppi futuri. In questa luce si può veramente dire che tutta la Bibbia è profetica e che profeti sono anche Abramo e Mosè, come lo sarà in modo eminente e supremo Cristo: piano rivelatore del Padre. 2
3 I profeti L A.T. si conclude con i libri profetici nell ordine in cui ci sono sati trasmessi dalla vulgata (cioè la traduzione latina della versione greca dei LXX dove essi hanno una disposizione diversa e alcune aggiunte rispetto al testo ebraico nel quale si distinguono i profeti anteriori nei libri di Giosuè; Giudici 1-2; Samuele 1-2; Re 1-2. I profeti posteriori Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia. Daniele e Lamentazioni sono collocati tra gli Scritti): Isaia, Geremia, Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia. (Le bibbie anglicane e Protestanti, seguendo il T.M. non comprendono Baruc e alcune parti greche di Daniele che compaiono nella versione dei LXX). All interno dei libri profetici si distinguono i 4 Profeti maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele dai 12 Profeti minori, secondo una distinzione fatta da S. Agostino non in base all importanza ma all estensione dei libri. Periodo arcaico Anche tra i profeti vicini ad Israele era diffuso il profetismo con forma e contenuti simili ai profeti anteriori di Israele. Confraternite di uomini ispirati che, grazie all eccitazione prodotta dalla musica o fenomeni di trance compiono azioni simboliche, si trasformeranno in altro uomo (1Sam.10,5). Nel periodo monarchico (X-VI sec. A.C.) a partire da Saul si sviluppa in Israele il profetismo ed è in Samuele che troviamo tracce più sicure degli inizi di un profetismo istituzionale. Sotto il regno di Davide emergono figure di profeti come Gad (1Sam.22,5) e Natan (2Sam.7,1-17;12,1-14). Essi appaiono come consiglieri del Re, legati alla corte ed alla figura del regnante piuttosto che al popolo, sono insomma dei profeti di corte che però non esitano a pronunciare aperte critiche al Rre in nome del Signore; critiche ancora più aperte al 3
4 Re ed alla sua corte si trovano in Achia di Silo (1Re 11,29-39;14,1-18) e Michea figlio di Imla (1Re22,1-38). Con Elia ed Eliseo il processo di allontanamento del profeta dalla corte si accentua, mentre avviene un avvicinamento al popolo e un ancor più deciso impegno nel difendere la fedeltà al dio YHWH. In questo periodo arcaico spiccano le figure di Elia ed Eliseo. In un momento in cui la diffusione dei culti stranieri metteva in pericolo la religione di YHWH, Elia si erge come il campione del vero Dio e sulla sommità del Carmelo riporta una splendida vittoria sui profeti di Baal (1Re18). Oltre al difensore della fede lo è anche della moralità e scaglia la condanna divina su Acab che ha assassinato Nabot per rubargli la vigna (1Re21). La sua fine misteriosa (2Re2,1-18) circonda di un alone la sua figura che non ha cessato di crescere nella tradizione ebraica. Al contrario di Elia, profeta solitario, Eliseo appare inserito nella vita del suo tempo. Interviene durante la guerra moabita (2Re3) e le guerre aramee (2Re6-7), compie miracoli (2Re5). Egli è anche in rapporto con i gruppi di fratelli profeti che raccontavano su di lui cose meravigliose (2Re4, ;6,1-7). Periodo classico Le migliori informazioni riguardano i profeti canonici. Intorno al VIII sec. emerge un fenomeno nuovo, compaiono sulla scena alcuni profeti di cui ci restano gli scritti. Rispetto ai precedenti, di cui restano tracce letterarie narrative delle loro imprese, di questi profeti sono conservate raccolte di oracoli. L interesse passa dalla figura del profeta e dalla situazione in cui è vissuto, al suo messaggio. In primo piano sta ora la parola del Signore di cui il profeta è servo. In essi la fonte di ispirazione è la parola del Signore che viene rivolta principalmente al popolo nel suo insieme. Al centro del loro messaggio vi è l invito alla conversione prima che sopraggiunga il giudizio di Dio. 4
5 Possiamo distinguerli in rapporto alla svolta epocale rappresentata dall esilio in Babilonia: - profeti preesilici : Amos e Osea (attivi nel regno del Nord), Isaia (Is 1-39), Michea, Abacuc, Sofonia, Naum, Geremia. - profeti esilici : Ezechiele, Secondo Isaia (o Deutero Isaia: Is 40-55). - profeti postesilici : Terzo-Isaia (Is 56-66), Abdia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, Gioele, Giona, Baruc (con Daniele, II sec., siamo già nel cosiddetto genere letterario apocalittico). Amos esercita il suo ministero nella metà del VIII sec. circa 50anni dopo la morte di Eliseo. Il grande movimento profetico durerà fino all esilio, meno di due secoli dominati dalle grandi figure di Isaia e Geremia, ma dove trovano posto anche Osea, Michea, Naum, Sofonia e Abacuc. Essi intervengono nei periodi di crisi che precedono o accompagnano le grandi svolte della storia universale: la minaccia assira e la rovina del Regno del Nord, la rovina del Regno di Giudea e la partenza per esilio. Essi non si rivolgono al Re ma al popolo e poichè il loro messaggio ha questa portata generale, viene conservato per iscritto e continua ad agire. La fine del ministero di Geremia coincide con l inizio di quello di Ezechiele. Con questo profeta dell esilio, la tonalità cambia; meno spontaneità e fuoco, visioni grandiose ma complicate, descrizioni minuziose, preoccupazione crescente degli ultimi tempi, in breve caratteristiche che annunciano la letteratura apocalittica. Durante l esilio si crea tensione tra deportati e rimasti in patria. Per Ezechiele la salvezza del popolo avviene con l osservanza della legge, in 2Re invece in base al patto-alleanza con la casa di Davide è il Re, in quanto discendente di Davide, che incarna la salvezza. Del periodo esilico fa 5
6 parte il II Isaia o Deuterio. Isaia, profeta che ha predicato in babilonia intorno al 555 a.c.: tra le prime vittorie di Ciro e l editto del 538 che permise i primi ritorni. Il suo scritto è chiamato Libro della consolazione di Israele essendo esso il tema principale. I profeti del ritorno, Osea e Zaccaria, hanno un orizzonte più limitato, il loro interesse si concentra sulla restaurazione del tempio. Traspare una conflittualità tra i sacerdoti dell esilio e quelli rimasti. Nasce la repubblica con i Sadociti (discendenti di Sadoq considerato il capostipite delle famiglie sacerdotali di Gerusalemme) e la loro discendenza fino al 175 a.c. sotto Antioco IV Epifane. Il libro di Giona non contiene oracoli ne visioni, ne trasmette ricordi storici, è piuttosto un racconto didattico, una novella che ha per protagonista un profeta, Giona, che si oppone alla missione affidatagli da dio. La vena apocalittica, aperta da Ezechiele, scaturisce nuovamente in Gioele e nella II parte di Zaccaria. Essa invade il libro di Daniele nel quale le visioni del passato e dell avvenire si fondono in un quadro extratemporale della distruzione del male e dell avvento del Regno di Dio. In questo momento la grande ispirazione profetica appare esaurita, si fa appello ai profeti di prima (Dn9,6-10;Zc7,7-12) e Zaccaria prevede la scomparsa dell istituzione profetica compromessa dai falsi profeti. Gioele annunzia però un effusione dello Spirito nei tempi messianici (Gl3,1-5) che si realizzerà nella Pentecoste (At. 2,16). 6
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