RELAZIONE CORSO MAXIEMERGENZA CIVES MILANO LODI MONZA E BRIANZA MILANO
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- Barbara Magnani
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1 RELAZIONE CORSO MAXIEMERGENZA CIVES MILANO LODI MONZA E BRIANZA MILANO Presso la Sala Marta Nucchi del Collegio IPASVI di Milano Lodi Monza e Brianza si è tenuto sabato 26 settembre il Corso di Maxiemergenza progettato e realizzato con il supporto del Nucleo Cives interprovinciale. Il Presidente Antonio Boni che ha aperto i lavori presentando il profilo e l attività dell associazione nazionale CIVES ONLUS, ha fortemente voluto la realizzazione di questo appuntamento formativo improntandolo ad algoritmi operativi riconosciuti internazionalmente. Corsi come questo, afferma Boni, dovrebbero rappresentare l unità formativa fondamentale per i soci e quanti vogliano avvicinarsi al mondo della gestione delle maxiemergenze e della medicina delle catastrofi. Nel nostro Paese il rischio idrogeologico legato alle caratteristiche geofisiche e allo sfruttamento del territorio, la presenza di industrie chimiche in zone altamente antropizzate e l evoluzione degli scenari sociopolitici internazionali con l aumento del livello di allerta rispetto al rischio di attentati, non permettono di trascurare gli aspetti organizzativi e sanitari su questo argomento, approfondito da anni in aree del pianeta storicamente più esposte a questi rischi. Nella progettazione del corso abbiamo selezionato un gruppo di docenti competenti sulla materia, affidando gli aspetti scientifici alla collega e socia Maria Teresa Cibelli, più volte impegnata in operazioni di protezione civile in Italia e all estero e ad un gruppo di infermieri da anni coinvolti nei progetti formativi del Professore svedese Sten Lennquist, autorità indiscussa nell ambito della medicina delle catastrofi. Il Professore svedese Sten Lennquist La gestione di una maxiemergenza certamente si misurerà con la capacità organizzativa e operativa dei singoli attori coinvolti ma l efficacia complessiva sarà direttamente proporzionale al grado di formazione del personale delle strutture operative di soccorso sanitario e tecnico, delle forze di polizia e ovviamente degli operatori della Protezione civile.
2 Nella prima parte del Corso i discenti sono stati messi a conoscenza dello stato dell arte nella medicina delle catastrofi, ambito in continua evoluzione non tanto per la gestione delle conseguenze legate ad eventi naturali, tendenzialmente riproducibili, quanto piuttosto per gli scenari legati alle differenti tecniche messe in atto dalle organizzazioni terroristiche. I docenti hanno quindi presentato il modello di simulazione MACSIM (Mass CAsuality SIMulation) come strumento operativo per l acquisizione di una metodologia e una terminologia condivisa da utilizzare nelle esercitazioni di triage extra e intraospedaliero con le quali i discenti avrebbero dovuto a breve confrontarsi. L esercitazione pratica è stata gestita dividendo i discenti in quattro gruppi affiancati e guidati da un tutor e facendoli cimentare a rotazione in uno scenario di maxiemergenza sul territorio e di gestione intraospedaliera delle vittime afferenti dalla scena del disastro. Scena del disastro e vittime Dipartimento Emergenza e Urgenza Le piccole schede disposte sulle piantine rappresentavano le vittime dell evento catastrofico le cui lesioni e le cui condizioni cliniche erano riassunte in conformità dei criteri descrittivi utilizzati dallo standard ATLS (Advanced trauma life support).
3 I colleghi impegnati nella simulazione della gestione del triage sul territorio hanno sperimentato il metodo S.T.A.R.T. (Simple Triage And Rapid Treatment), protocollo di riferimento nelle Maxiemergenze nel nostro Paese, categorizzante le priorità d intervento sulle vittime sulla scorta di quattro semplici osservazioni: Condizione deambulatoria Frequenza respiratoria Presenza del polso radiale Capacità di risposta a ordini semplici
4 I colleghi impegnati nello scenario di riallocazione delle risorse ospedaliere hanno invece sperimentato uno schema di triage del protocollo MACSIM denominato Sort specificamente ideato per la rivalutazione intraospedalera delle condizioni del paziente comprendente oltre alle variabili respiratorie e pressorie anche quelle neurologiche con l applicazione della scala GCS per determinare la priorità di trattamento. TRIAGE SORT Il destino di ciascuna vittima risultava dipendere non solo dalle lesioni riportate ma anche dalle decisioni prese dal personale sia sul teatro del disastro che nella gestione del trasporto e del trattamento nella struttura per acuti.
5 Alla luce delle scelte fatte dagli operatori, decidere di destinare una sala operatoria o un letto di terapia intensiva a una vittima significava fatalmente sottrarre queste risorse ad altri, conseguentemente all adeguata allocazione delle risorse disponibili corrispondeva alla possibilità di concedere o negare la possibilità di sopravvivenza a qualcuno, con la necessità di esprimere il meglio delle proprie capacità professionali ed umane per il migliore esito del proprio decision making. Merita una particolare menzione la partecipazione della squadra dei docenti all intero corso e la loro capacità di coinvolgere i colleghi in un attività così particolare dove il raggiungimento degli obiettivi richiedeva oltre alla competenza clinica una adeguata capacità organizzativa, ottenendo un gradimento complessivo per il corso prossimo al 98%. Altrettanti meriti vanno riconosciuti ai colleghi partecipanti al corso che, in qualche caso al termine di un turno notturno, hanno saputo mantenere la concentrazione e il sorriso dopo una lunga giornata di maxiemergenza.
6 Grazie davvero a tutti Andrea Serra Vice presidente del Nucleo CIVES di Milano Lodi Monza e Brianza
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