Squilibri territoriali e sviluppo regionale

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1 Squilibri territoriali e sviluppo regionale

2 Squilibri territoriali e sviluppo regionale

3 Divari regionali nell UE 15

4 Squilibri territoriali e sviluppo regionale La politica regionale si propone una più effettiva territorializzazione degli investimenti strutturali e la riduzione dei divari tra le regioni. Riconosce che a livello regionale e locale risiedono alcune delle principali determinanti dello sviluppo sociale ed economico. Le prime forme di regionalizzazione delle politiche comunitarie si attuano a partire: a) dal 1975 con la creazione del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (Fesr), con lo scopo di ridistribuire alle regioni povere una parte dei contributi degli Stati membri; b) dal 1978 quando la Commissione introduce la possibilità di programmare azioni volte a favorire lo sviluppo di zone rurali svantaggiate o aree colpite da crisi di riconversione mediante l integrazione tra diversi fondi strutturali e dei prestiti della Banca Europea degli Investimenti.

5 Il punto di svolta per la politica regionale dell UE La filosofia di fondo che regola le attuali modalità di funzionamento della politiche regionali sono il frutto di alcune decisive riforme compiute tra la fine degli anni ottanta e l inizio degli anni novanta. La riforma dell Atto Unico Europeo (1987), la riforma dei fondi strutturali del 1988 e il Trattato di Maastricht (1992) ridisegnano il ruolo della Comunità europea nelle politiche di sviluppo secondo i seguenti tre passaggi: Riconoscimento della competenze comunitaria in materia di sviluppo regionale Regionalizzazione della programmazione dei fondi strutturali (Fesr, Fse, Feaog), creazione del Fondo di Coesione Creazione del Comitato delle Regioni

6 La riforma dei fondi strutturali (1988) La definizione degli obiettivi di sviluppo regionale Obiettivo 1: Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo Obiettivo 2: Riconversione delle regioni o delle parti di regioni gravemente colpite dal declino dell industria Obiettivo 3: Lotta alla disoccupazione di lunga durata Obiettivo 4: Reinserimento professionale dei giovani Obiettivo 5a: Adeguamento delle strutture agricole Obiettivo 5b: Sviluppo delle zone rurali

7 I criteri per la classificazione delle regioni destinatarie dei fondi strutturali nel periodo Obiettivo 1: Pil pro-capite inferiore al 75% della media comunitaria nei tre anni precedenti al 1988 Obiettivo 2: (1) un tasso di disoccupazione superiore alla media comunitaria; (2) un incidenza dell occupazione industriale sull occupazione totale superiore alla media comunitaria; (3) un trend negativo nell occupazione industriale; Obiettivo 5b: (1) un basso livello di sviluppo socio-economico sulla base del Pil pro-capite; (2) un elevata incidenza degli addetti all agricoltura sul totale della popolazione attiva; (3) la presenza di bassi livelli di reddito derivanti dalle attività agricole;

8 Gli obiettivi regionale nel periodo di programmazione Estensione dell Obiettivo 1 (addizioni dei cinque länder della ex Germania democratica e Berlino est, regione belga dell Hainaut, gli arrondissements francesi di Valenciennes, Douais e Avesnes, la regione del Merseyside in Inghilterra, le Highlands e le isole scozzesi, la regione spagnola della Cantabria) Estensione dell Obiettivo 5b (da 5 a 8,2% della popolazione comunitaria) Introduzione dell Obiettivo 6: sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni a scarsissima densità di popolazione (densità inferiore a 8 abitanti per kmq)

9 La programmazione dei fondi strutturali Gli obiettivi di sviluppo regionale vengono ridotti a tre: Obiettivo 1: Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo (69,7% delle risorse finanziarie) Obiettivo 2: Riconversione delle regioni o delle parti di regioni gravemente colpite dal declino legati alla mancanza di diversificazione economica (11,5%) Obiettivo 3: Supporto i processi di adattamento delle politiche e dei sistemi dell educazione, della formazione e del lavoro (12,3%)

10 La programmazione dei fondi strutturali Il nuovo Obiettivo 2 riunisce i precedenti obiettivo 2 (declino industriale) e 5b (declino rurale) e riguarda in particolare: il mutamento di settori dell'industria o dei servizi; un declino delle attività tradizionali nelle zone rurali; una situazione di crisi dell ambiente urbano; difficoltà che toccano l'attività della pesca. Interessa il 18% della popolazione comunitaria (10% aree industriali, 5% aree rurali, 2% aree urbane)

11 Regioni ammissibili ai fondi strutturali per obiettivo

12 La programmazione dei fondi strutturali : livelli e strumenti Programma di Sviluppo per il Mezzogiorno (PSM) (1999)! Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) (2000)! Programmi Operativi Nazionali (PON) Programmi Operativi Regionali (POR) Documenti Unici di Programmazione (DOCUP)

13 Gli assi prioritari di intervento nel QCS Asse 1 Risorse Ambientali Asse 2 Risorse Culturali Asse 3 Risorse Umane Asse 4 Sistemi Locali di Sviluppo Asse 5 Città Asse 6 Reti e Nodi di Servizio

14 Programmi Operativi Nazionali (PON) Ricerca scientifica, sviluppo tecnologico, alta formazione (MIUR) Scuola per lo sviluppo (MIUR) Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno (Ministero Interni) Sviluppo imprenditoriale locale (MAP) Trasporti (MIT) Pesca (MPAF) Assistenza tecnica e azioni di sistema (Dipartimento FP)

15 Programmi Operativi Regionali (POR) nel Mezzogiorno Regioni Obiettivo 1 POR Basilicata POR Calabria POR Campania POR Puglia POR Sardegna POR Sicilia Regioni a sostegno transitorio (phasing out) POR Molise

16 Programma Operativo Regionale (POR) della Sicilia : funzioni e modalità di attuazione È il documento di programmazione strategica per l impiego dei fondi strutturali nella regione. Il Complemento di Programmazione (CdP) è il documento di programmazione operativa che attua il POR e viene periodicamente aggiornato in base all andamento dell attuazione. Nel CdP sono indicati obiettivi, contenuti, procedure, disponibilità finanziarie e cronogrammi di attuazione relativi a: Misure (attuazione ordinaria) Progetti integrati regionali (PIR) Progetti integrati territoriali (PIT)

17 POR Sicilia : tipologie delle azioni programmate Interventi infrastrutturali Si tratta di azioni di realizzazione e/o riqualificazione del capitale fisso sociale. Possono essere di carattere materiale o immateriale. Regimi di aiuto Si tratta di azioni di sostegno finanziario ad attività imprenditoriali previsti da soggetti privati secondo i regolamenti comunitari. Azioni pubbliche Si tratta di azioni formative e informative volte alla qualificazione del capitale umano per il sostegno alle attività di soggetti pubblici e privati.

18 POR Sicilia : le modalità di attuazione delle misure Misure a titolarità regionale Vengono attuate direttamente dall Amministrazione regionale attraverso i vari assessorati e dipartimenti secondo le linee di intervento e il cronogramma presenti nella scheda di misura. Misure a regia regionale Vengono attuate attraverso bandi pubblici diretti a selezionare le proposte da parte dei beneficiari finali (soggetti pubblici e privati). Misure con quote a regia e titolarità regionale

19 POR Sicilia : forme di integrazione territoriale Oltre all attuazione ordinaria attraverso progetti da indirizzare alle singole misure sono state previste modalità di coordinamento e integrazione tra progetti di diverse tipologie (infrastrutture, aiuti alle imprese, azioni pubbliche) da indirizzare a diversi assi e misure: i Progetti integrati regionali (PIR), legati alla valorizzazione di un tema, di un circuito o di una filiera economica di rilevanza regionale Progetti integrati territoriali (PIT), legati ad una strategia di sviluppo (idea forza) costruita sulla valorizzazione di risorse localizzate

20 I Progetti Integrati Territoriali in Sicilia Soggetti promotori Ciascun PIT deve essere promosso da almeno due Enti locali territoriali siti in un medesimo territorio provinciale e contigui ad eccezione delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina che possono presentare proposte di PIT riferite al solo contesto urbano ovvero dalla Provincia regionale con il concorso dei Comuni dove ricadono gli interventi previsti. I soggetti promotori sono chiamati ad adottare il metodo della concertazione e ad attivare il partenariato con Enti locali Territoriali, Enti pubblici, Organizzazioni professionali e di categoria, agenzie di sviluppo locale, soggetti responsabili di Patti territoriali e altri strumenti della programmazione negoziata, Gruppi di Azione locale, Consorzi di imprese, Istituti bancari, Organizzazioni no-profit, etc.

21 Progetti integrati territoriali Numero comuni Popolazione (2004) 01. Tindari-Nebrodi Città e un parco per vivere gli Iblei Il comprensorio di Gela I territori della progettazione integrata in Sicilia 04. Le Vie del Barocco Alcesti Palermo capitale dell'euromediterraneo Valle del Torto e dei Feudi Ecomuseo del Mediterraneo Sinergie per competere Enna: turismo tra archeologia e natura Eolo, Scilla e Cariddi Dal turismo tradizionale ad un sistema turistico locale integrato 14. Sistema turistico integrato della costa centro-settentrionale Demetra Calatino Sud Simeto Pit delle Torri e dei Castelli: turismo integrato a nord-ovest di Palermo Alcinoo Alto Belice Corleonese Polo turistico Tirreno Centrale La via dell'argilla per lo sviluppo e la produttività 23. Magazzolo Platani Sicani dell'agrigentino Etna Aquae Labodes Hyblon-Tukles Bio-Valley Aci: Formazione, Impresa, Turismo Madonie Valle Alcantara Nebrodi Valle dei Templi Catania città metropolitana PIOS 05. Comprensorio occidentale tirrenico-peloritano PIOS 20. Valle dell'ippari PIOS 25. Metropoli Est PIOS 27. Tapsos-Megara TOTALE

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