LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 1 TRIMESTRE Informazione economica

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1 LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 1 TRIMESTRE 2012 maggio 2012

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3 SOMMARIO 1. VERSO UNA DEFLAZIONE COMPETITA? La deflazione Un quartetto di indicatori L effetto sorpresa e i fondamentali Austerità, riforme e coordinazione Giochi cooperativi e strategia della sopravvivenza LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE La dinamica delle variabili esogene Le previsioni per le varie aree L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO La dinamica congiunturale Le previsioni L occupazione L ECONOMIA ITALIANA La dinamica nel breve periodo Le previsioni Il Commercio estero L occupazione Il mercato del credito UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI I dati sul PIL e la produzione industriale Mercato del lavoro e prezzi Il commercio estero IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA Alcuni dati strutturali I dati di sintesi La produzione industriale Gli aspetti strutturali Altri indicatori congiunturali Il fatturato Gli ordini Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti L occupazione industriale in Lombardia

4 8. Il numero delle imprese Le previsioni Le previsioni degli imprenditori Le informazioni dal fronte dei consumatori Le nostre previsioni Considerazioni conclusive A. APPENDICE TECNICA A1. Gli indicatori sintetici coincidenti A2. Ulteriori indicatori

5 1. VERSO UNA DEFLAZIONE COMPETITA? 1.1 La deflazione Keynes ha più volte sottolineato come i politici corrano il rischio di fare come i generali che sono quasi sempre preparati a combattere una guerra che sarà sicuramente breve e molto simile a quella combattuta di recente. Come è noto, entrambi gli assunti sono generalmente falsi. Mutatis mutandis, la stessa affermazione può essere fatta per gli economisti nei confronti della recessione: è quasi sempre assunta breve e molto simile a quelle che si sono verificate in un arco di tempo assai ristretto. A quattro anni dallo scoppio della grande bolla speculativa, si è assistito ad un progressivo innalzamento del livello di consapevolezza della gravità della situazione: da semplice recessione, si è passati alla grande recessione per poi insistere sulla grande contrazione. Il termine grande depressione è stato saggiamente scartato per non evocare troppo da vicino vicende non gradevoli dello scorso millennio. Eppure c è un aspetto di quella esperienza che va richiamato con forza perché potrebbe essere utile per considerare un rischio spesso sottovalutato nelle diagnosi che vanno per la maggiore. Stiamo parlando della spirale deflazionistica. Non è il caso di richiamare le analisi di Irving Fisher, rivisitate da Galbraith prima e da Minsky poi. E sufficiente esaminare quanto è successo in Giappone nel cosiddetto decennio perduto. La cosiddetta crisi da bilancio, e cioè da debiti, fa sì che la spirale verso il basso dei prezzi renda insostenibile la situazione dei debitori che posseggono stock denominati in valuta. In questo caso, il calo dei prezzi non serve a riassorbire il surplus di merci, ma semplicemente ad aggravare la crisi da debito. Parlare di deflazione in presenza di un risveglio inflazionistico può sembrare paradossale. Tuttavia, un attento esame della Tabella 1 fa emergere una discrasia fra l andamento dei prezzi industriali e l indice generale dei prezzi. Un processo di deflazione soft sembra essere in atto e per di più competitivo, come cercheremo di mostrare in seguito. Tabella 1-1: La dinamica dei prezzi (in %) nell area dell euro: 2010 e Indice generale 1,6 2,7 Energia 7,4 11,9 Altri prodotti industriali 0,5 0,8 Fonte: ECB, Bollettino Mensile, Marzo

6 Secondo il FMI, le probabilità di deflazione nelle varie aree geografiche è riassunta nella Tabella 1-2. Tabella 1-2: Probabilità di deflazione nelle varie aree: 2012 Paese (in %) Stati Uniti 5 Zona Euro 28 Giappone 35 Emergenti Asia 0 America Latina 5 Altri 2 Fonte: FMI, World Economic Outlook (WEO), Aprile 2012 Come si vede, il rischio di deflazione per l Europa è tutt altro che trascurabile. Questa è la caratteristica saliente del periodo che stiamo vivendo ed è con questo fenomeno che dobbiamo fare i conti: lo spettro non è Weimar, e cioè la grande inflazione, ma la grande depressione e la conseguente deflazione che l ha accompagnata. 1.2 Un quartetto di indicatori La novità della crisi finanziaria che sta attualmente colpendo l economia mondiale in generale ed i paesi mediterranei del sud Europa, in particolare, si manifesta non solo nella dimensione economica, ma anche in quella lessicale. Termini che finora erano a mala pena afferrati dagli specialisti, sono diventati ormai patrimonio comune. Fra questi, lo spread fra i rendimenti dei BTP e i corrispondenti bund tedeschi ha sicuramente dominato la scena degli ultimi tempi. Termometro per eccellenza dello stato di crisi, è seguito con una certa trepidazione da esperti e dal grande pubblico. Il problema è che le vicende di questo indicatore non solo non sono sempre facilmente interpretabili, ma devono convivere con quelle di altri indicatori di cui spesso si ignora sia la gerarchia che l eventuale nesso. A scanso di equivoci, conviene citarli dettagliatamente e quantificarli nell apposita Tabella

7 Tabella1-2: Il quartetto di indicatori 2012 Spread (aprile) 380 Debito/PIL 123,4 Saggio di crescita -1.2 Saggio di disoccupazione 9,3 Fonte: Governo: Def, Aprile 2012 Ogni indicatore è importante e allo stesso tempo insufficiente a cogliere la complessità del momento. Questo dipende dal fatto che spread, rapporto debito/pil, saggio di crescita e di disoccupazione sono allo stesso tempo legati fra di loro, ma riferibili a sfere diverse: dal sociale all aspetto più tipicamente finanziario. Ne segue che per avere un quadro preciso della situazione occorre prenderli in considerazione tutti e quattro e cercare di individuare le forze che ne disciplinano la dinamica e ne tessono le interdipendenze. Impresa non facile, se si pensa che anche i cosiddetti mercati, come ha recentemente sottolineato il FMI, hanno un atteggiamento schizofrenico, spostando l attenzione ora sull uno ora sull altro degli indicatori. 1.3 L effetto sorpresa e i fondamentali Non vi è dubbio che la costituzione del Governo Monti abbia rappresentato uno shock positivo per i mercati. L effettuazione di alcune riforme, la messa in cantiere di altre e la promessa di ulteriori, unitamente al processo di risanamento dei conti pubblici, è stato il principale fattore che ha riportato lo spread fra BTP decennali e gli analoghi Bund entro un territorio meno esplosivo, seppur in continua evoluzione sia verso l alto che verso il basso. E il caso di sottolineare che lo spread non riflette solo la psicologia dei mercati nei confronti del sistema Italiano, ma anche altri due aspetti importanti: i fondamentali dell economia e lo stato di salute dell Unione Monetaria Europea (EMU). Per quanto riguarda i fondamentali, questi sono in parte rappresentati proprio dagli altri tre indicatori appena citati. Un rapporto debito/pil troppo alto significa che l economia rimane particolarmente sensibile agli shock da spread. Inoltre, un tasso di crescita deludente non facilita certo il declino dello stesso rapporto. Infine, il rialzo del tasso di disoccupazione fa emergere un tetto alle misure di austerità che potrebbero causare fenomeni di instabilità sociale e politica. Dall altro, la solidità funzionale della zona dell Euro ha un ruolo importante, come cercheremo di illustrare meglio in seguito. 7

8 La recente dinamica dello spread sui titoli italiani è da mettere più in relazione alle vicende spagnole che non a quelle italiane. Questo è l effetto psicologico di sistema. Tuttavia, questo contagio non si sarebbe manifestato senza la debolezza degli altri indicatori che, peraltro, sono resi deboli dalle vicende dello spread, in un tipico meccanismo auto distruttivo. 1.4 Austerità, riforme e coordinazione In questa situazione di deleveraging da parte degli operatori economici e di rientro del debito sovrano, i singoli paesi si sono mossi con politiche di austerità, che costituiscono lo stop, e con l implementazione di riforme, che rappresentano il go e cioè lo sviluppo e la crescita. In questa ottica, l aumento benefico dell offerta dovrebbe crearsi una propria domanda virtuosa in opposizione a quella viziosa rappresentata dalla spesa sostenuta dai debiti. Il problema con questo tipo di analisi è la cosiddetta fallacia di composizione, difetto metodologico che consiste nell attribuire al tutto ciò che vale solo per una parte. Ed infatti, le politiche di austerità effettuate in Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna ed Italia hanno finito con il trascinare l intera zona euro in recessione, come appare dalla Tabella 1-3, nonostante fossero state accompagnate da misure strutturali di riforma. Tabella 1-3: Tassi di crescita nella zona Euro (in %) Paese Grecia -6,9-4,7 0,0 Portogallo -1,5-3,3 0,3 Italia 0,4-1,9-0,3 Spagna 0,7-1,8 0,1 Irlanda 0,7 0,5 0,2 Zona Euro 1,4-0,3 0,9 Fonte: IMF, Economic Outlook, Aprile 2012 Questi dati non dimostrano né che la politica dell austerità nei paesi indebitati sia dannosa né che la politica delle riforme negli stessi paesi sia inutile. Al contrario, mostrano la necessità di un coordinamento con le politiche dei paesi più forti. 8

9 1.5 Giochi cooperativi e strategia della sopravvivenza L implementazione delle politiche di austerità richiede l esistenza di un pilota molto saggio, come ha osservato lo stesso FMI. Troppa austerità effettuata troppo in fretta può causare la recessione. Troppo poca può causare turbolenze finanziarie. Il problema che il tanto ed il poco ed il veloce ed il lento assumono significati diversi a seconda che il contesto di riferimento sia di coordinazione o di gioco competitivo. I problemi dell Europa sono di governance. Troppe azioni non coordinate, troppe misure adottate con il conta gocce, nessuna visione strategica diretta a superare le incongruenze della sua costituzione. In questo contesto, il gioco di deflazioni competitive non paga né nei confronti dei paesi che le attuano né nei confronti del sistema nel suo complesso, come risulta dalla Tabella 1-4. Tabella 1-4: Probabilità di recessione nelle varie aree nel 2012 Paese (in %) Stati Uniti 15 Zona Euro 58 Giappone 10 Emergenti Asia 0 America Latina 2 Altri 20 Fonte: FMI, World Economic Outlook (WEO), Aprile 2012 La zona euro è quella che corre il rischio maggiore di recessione nel corso del L aspetto positivo è che il contesto complessivo, grazie alla dinamica dei paesi emergenti, farà sempre da cuscinetto e quindi manterrà aperto il canale delle esportazioni. L aspetto negativo è che l assenza di una politica europea all altezza della situazione renda tutto più difficile e problematico. 9

10 2. LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE Le previsioni che abbiamo precedentemente illustrato soffrono di tre tipi di incertezza, una legata al dipanarsi della crisi finanziaria, l altra connessa al dipanarsi della matassa europea e l ultima legata all evoluzione dell economia mondiale. Anche supponendo che la prima venga in qualche modo affrontata e risolta, e che la seconda non possa essere superata in tempi brevi, la dinamica dell economia mondiale finisce con il giocare un ruolo fondamentale per le sorti dei vari paesi. Essa infatti finisce con il rappresentare un pavimento al di sotto del quale le singole economie non possano scivolare. Le previsioni sull andamento dell economia mondiale soffrono di due limitazioni che vanno tenute concettualmente distinte: quella legata alla natura del modello sottostante le stime e quella dovuta a fattori esterni al modello, chiamati per l appunto esogeni. A loro volta, i fattori esogeni si distinguono in deterministici e casuali. Questi ultimi non possono ovviamente essere previsti. Per quanto riguarda i primi, occorre notare che i vari modelli, tranne quelli esplicitamente internazionali, assumono come dati i seguenti aspetti: la dinamica del commercio internazionale; il tasso di cambio; il tasso di interesse; ed infine il prezzo delle materie prime in generale e del petrolio in particolare. Queste variabili esogene devono essere prese in considerazione in via preliminare perché l assunzione di valori poco realistici può portare fatalmente a conclusioni e quindi a previsioni sbagliate. Non solo, ma già il loro valore ipotizzato può dare un idea dello stato attuale dell economia. In altre parole, queste variabili sono fattori decisivi per capire lo stato dell economia e forniscono le chiavi interpretative per capire la probabile evoluzione in corso. 2.1 La dinamica delle variabili esogene Il tasso di crescita del commercio internazionale è certamente una delle più rilevanti variabili esogene da prendere in considerazione, per lo meno per tutti quei modelli che hanno una scala di riferimento più piccola dell economia mondiale. La sua dinamica e la sua probabile evoluzione per il triennio sono contenute nella Tabella

11 Tabella 2-1: La dinamica del commercio internazionale Anno Saggio % di crescita , , , , , , ,6 Fonte: FMI, WEO, Aprile 2012 Il commercio internazionale ha conosciuto una frenata nel corso del 2011 che proseguirà nel corso del Tre aspetti vanno considerati a questo proposito. Il primo è che la frenata è arrivata dopo due anni eccezionali, l uno per la caduta (2009) e l altro per la ripresa (2010) e che pertanto non possono costituire un benchmark di riferimento. In secondo luogo, le previsioni del FMI sono state riviste al rialzo, seppur di poco, rispetto a quelle effettuate a Gennaio. Infine, il dato del 2013 dovrebbe essere in risalita. Anche la Banca Centrale Europea (BCE) ricalca questo andamento per quanto riguarda la dinamica del PIL mondiale. Per le proprie previsioni fa infatti riferimento ad una crescita del PIL Mondiale al di fuori di Eurolandia pari al 4,1% nel 2011 e al 3,8 % per il 2012, mentre il 2013 dovrebbe risalire al 4,5%. Date queste ipotesi, il mercato delle esportazioni per la zona dell Euro dovrebbe crescere del 4,3% nel 2012 (contro un 6,4% nel 2011), salvo poi risalire al 6,5% nel Questi valori, pur essendo stati rivisti al ribasso, lasciano intravedere il permanere di un ruolo importante delle esportazioni per le economie dell area: è questo il pavimento di cui si discuteva in precedenza. In questo contesto internazionale in fase di assestamento ed in presenza di squilibri persistenti nelle bilance dei pagamenti, i tassi di cambio sono in una fase di relativa tranquillità. Gran parte dell aggiustamento sembra scaricarsi sul cambio euro-dollaro che, come risulta dal Grafico 2-1, continua nel suo andamento altalenante. In altre parole, l euro sembra essere più robusto delle stessa Europa. 11

12 tasso % Grafico 2-1 CAMBIO Euro-Dollaro (dati medi mensili - ultimo dato marzo 2012) 1,6 1,4 1,2 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Ufficio Italiano Cambi In particolare, la BCE ha assunto un tasso di cambio per il 2012 pari ad 1,31 destinato a rimanere immutato per l anno successivo. In questo contesto, la dinamica dei tassi di interesse dovrebbe conoscere un leggero decremento rispetto ai dati attuali (si veda anche il Grafico 2.2). I tassi a breve dovrebbero aggirarsi attorno allo 0,9%, mentre i titoli governativi dovrebbero rendere il 4,6% nel 2012, destinato a salire al 5% nel Grafico 2-2 TASSI EURIBOR (dati mensili - ultimo dato marzo 2012) Euribor a 3 mesi Euribor a 1 anno 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere lombardia su dati BCE 12

13 Dollari Anche se è vero che la BCE non ha aderito ad una politica di quantity easing come ha invece fatto la FED, è pur vero che ha aperto un canale straordinario di finanziamento per le banche che dovrebbero essere rifornite di liquidità sufficiente sia per non creare un credit crunch sia per sostenere i titoli del debito sovrano. Tuttavia, l assenza di un meccanismo come l ESM (European Stability Mechanism) rischia di ridurre il mercato comunitario dei titolo in tanti mercati nazionali segmentati. Infine, l ultima variabile strategica è rappresentata dal prezzo del petrolio. Recentemente la sua dinamica sembra puntare al rialzo, seppure in modo sussultorio (si veda anche il Grafico 2-3). La Banca Centrale Europea ipotizza un valore pari a 115,1$ il barile per il 2012, destinato a calare leggermente nel Va sottolineato che il prezzo del petrolio rientra nel più vasto problema del prezzo delle materie prime la cui dinamica può avere un notevole impatto sulle stime del PIL e sulla dinamica dell inflazione. I prezzi delle materie prime non oil dovrebbero scendere del 3% circa nel 2012, per poi risalire nel A questo proposito la BCE prevede una forchetta compresa fra 2,1-2,7% per il 2012, destinata a scendere per il 2013 attorno a valori compresi fra 0,9% e 2,3%. Grafico 2-3 PREZZO DEL PETROLIO (Light Crude Oil) Prezzo al barile - medie mensili (ultimo dato: marzo 2012) Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati NYMEX (New York Mercantile Exchange) 2.2 Le previsioni per le varie aree Una volta illustrata la dinamica delle quattro variabili esogene, si può procedere all analisi delle previsioni sull economia delle varie aree. Al fine di procedere in questa direzione, conviene 13

14 variazione % soffermarsi sulla situazione attualmente esistente negli Stati Uniti, e cioè il paese più importante dell economia mondiale. Come risulta dal Grafico 2-4, i saggi di crescita del PIL degli USA risultano essere in una fase di accelerazione, anche se i loro valori sono nettamente inferiori a quelli fatti registrare nel corso del I dati disponibili si fermano al trimestre, per cui occorre basarsi sulle previsioni per ipotizzare la dinamica relativa ai periodi successivi. Grafico 2-4 Variazione percentuale annualizzata del PIL USA Valori concatenati anno dati trimestrali destagionalizzati 6,0 4,0 2,0 1,3 1,7 3,8 3,9 3,8 2,5 2,3 1,3 1,8 3,0 0,4 0,0-2,0-1,8-0,7-4,0-3,7-6,0-8,0-6,7-10,0-8, I 2009 I 2010 I 2011 I Fonte: Bureau of Economic Analysis (aggiornamento aprile 2012) La Tabella 2-2 riporta infatti i dati sulla probabile evoluzione futura di questa economia. Tabella 2-2: Previsioni della dinamica del PIL negli USA (%) Anno PIL Var % , , , , ,4 Fonte: FMI, WEO, Aprile 2012 Come appare dalla Tabella 2-2, le previsioni del FMI scontano un mantenimento del tasso di crescita per il biennio L aspetto importante è capire se questi tassi sono in grado di creare un livello soddisfacente di occupazione tale da contenere la disoccupazione. Come risulta dalla Tabella 2-3, il saggio di disoccupazione è destinato a rimanere elevato, ed è questa una delle principali differenze rispetto alle passate recessioni. 14

15 Tabella 2-3: L andamento del tasso di disoccupazione negli USA Periodo % , , ,8 Fonte: FMI, WEO, Aprile 2012 E importante sottolineare come le stime di consenso nel caso degli USA siano rimaste abbastanza stabili nel tempo (si veda la Tabella 2-4). Questa caratteristica connota anche le previsioni per la zona Euro, dove però la dinamica è nettamente in territorio negativo. Tabella 2-4: Previsioni di consenso: Saggio % di variazione del PIL USA (In parentesi, le previsioni precedenti) Gennaio 2012 Aprile USA 1,7 (1,8) 2,0 (1,9) 2,1 (2,1) 2,3 (2,2) Area euro 1,4 (1,6) -0,5 (-0,3) -0,5 (-0,6) 0,6 (0,7) Fonte: The Economist, Ottobre 2011 e Gennaio 2012 Infine, per completare il quadro internazionale, occorre far riferimento alla dinamica del PIL nei paesi BRIC, illustrata nella Tabella 2-5. Le previsioni non si discostano molto rispetto a quelle utilizzate nella precedente relazione, confermando pertanto il ruolo propulsore per l economia mondiale. Segnali di arretramento più volte annunciati, si stanno materializzando nel corso del Tuttavia, nel 2013 dovrebbero riprendere la loro corsa. Tabella 2-5: La dinamica del PIL nei paesi BRIC Paese Brasile 2,7 3,0 4,1 Russia 4,3 4,0 3,9 India 7,2 6,9 7,3 Cina 9,2 8,2 8,8 Fonte: FMI, 2012, ibidem. 15

16 3. L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO Nei Capitoli precedenti abbiamo messo a confronto la performance dell area euro con quella delle altre grandi aggregazioni mondiali. Conviene, a questo stadio dell analisi, approfondire l osservazione al fine di cogliere gli aspetti congiunturali con maggiori dettagli. Cinque sono comunque le linee guida da tenere presenti per capirne l evoluzione nel prossimo futuro. In primo luogo, l aspetto dominante è rappresentato dall evoluzione della crisi del debito sovrano che può interagire con la dinamica dell economia reale sia attraverso l evoluzione delle aspettative che attraverso il mercato del credito. Tanto più sarà differita una soluzione, tanto più l economia dell area dell euro, e non solo, ne sarà influenzata. In secondo luogo, il ruolo di locomotiva dell economia tedesca, che si è prodotto anche nel 2011, trova maggiori ostacoli a protrarsi anche per il In terzo luogo, l impatto delle misure di politica di bilancio che sono al tempo stesso restrittive e simultanee si stanno facendo comunque sentire. Infine, la crescita del commercio estero dovrebbe mantenere sostenuta la crescita delle esportazioni. Infine, anche ammesso che un qualche meccanismo di fuori uscita dalla crisi sia implementato, le previsioni sulla crescita continueranno ad essere modeste per il prossimo futuro. L aggiustamento asimmetrico, e cioè forti sacrifici da parte dei paesi del Sud Europa in assenza di sforzi di rilancio da parte degli altri, è destinato a mantenere basso il ritmo di crescita dell economia nella zona Euro. 3.1 La dinamica congiunturale Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, la Tabella 3-1 mostra i tassi di variazione (congiunturali) del PIL nei vari trimestri. Come appare evidente dalla Tabella, siamo di fronte a tassi di crescita che si sono avventurati in territorio negativo. Viceversa, la dinamica tendenziale, come appare dalla Tabella 3-2, pur mostrando un trend decrescente, permane in territorio positivo. 16

17 Tabella 3-1: Variazioni (%) trimestrali del PIL nell area euro Trimestri PIL Var.% 2009: I trim -2,4 : trim -0,2 : I trim 0,4 : trim 0,1 2010: I trim 0,3 : trim 0,9 : I trim 0,4 : trim 0,3 2011: I trim 0,8 : trim 0,2 :I trim. 0,1 : trim. -0,3 Fonte: Banca Centrale Europea, Aprile 2012 Tabella 3-2: La dinamica tendenziale del PIL nell area Euro Trimestri PIL Var. % 2009: I trim -5,0 : trim -4,8 : I trim -4,1 : trim -2,1 2010: I trim 0,9 : trim 2,0 : I trim 2,0 : trim 2,0 2011: I trim 2,4 : trim 1,7 :I trim 1,3 : trim 0,7 Fonte: BCE, ibidem Infine, come risulta dalla Tabella 3-3, appare evidente il ruolo della componente estera, l unica voce a mostrare un segno positivo. 17

18 Tabella 3-3: I contributi alla crescita (congiunturale) nel trim Consumi privati -0,3 Consumi pubblici -0,1 Investimenti fissi -0,1 Cambiamento scorte -0,3 Esportazioni nette 0,4 Pil -0,3 Fonte: BCE, ibidem 3.2 Le previsioni La Tabella 3-4 mostra la probabile evoluzione dell area Euro per il biennio , secondo le stime della Banca Centrale Europea. Tabella 3-4: L economia di Eurolandia nel biennio (Variazioni %: min e max) MIN MAX MIN MAX Consumi privati -0,7 0,1 0,0 1,6 Consumi pubblici -0,6 0,2-0,1 1,3 Investimenti fissi lordi -2,6 0,2-0,9 3,7 Esportazioni 0,1 5,1 0,7 8,1 Importazioni -1,1 3,5 0,7 7,3 Pil -0,5 0,3 0,0 2,2 Fonte: BCE, op. cit., Marzo 2012 Alcune osservazioni vanno fatte. La prima è che queste previsioni sono più ottimistiche di quelle di consenso, che viceversa coincidono con le stime di minima per quanto riguarda il In secondo luogo, il divario nella forchetta revisionale è legato fondamentalmente al ruolo del settore internazionale, oltre che del processo di accumulazione. Infine, va segnalato che le previsioni IMF cadono nell intervallo di questa forchetta: -0,3 per il 2012 e 0,9 per il

19 3.3 L occupazione I dati della Tabella 3-5 relativi all occupazione ( trimestre 2011) mostrano una variazione leggermente negativa per il complesso dell economia. Quasi tutti i settori hanno mostrato lo stesso segno, mentre solo alcuni sotto settori (pubblica amministrazione, servizi professionali) hanno mostrato variazioni positive. Tabella 3-5: La dinamica dell occupazione nell area Euro (saggi % sul periodo precedente, dati destagionalizzati) trim I trim trim I trim trim 2011 Totale economia +0,2 +0,1 0,2-0,2-0,2 Agricoltura +0,4-1,6 0,4-1,0-0,8 Industria in senso stretto +0,1 +0,3 0,0 0,1-0,3 Costruzioni -0,9-0,8-0,5-1,6-1,6 Servizi +0,3 +0,2 0,3-0,1-0,1 -di cui Commercio +0,3 +0,1 0,6-0,1-0,4 Finanza +0,3 +0,9-0,3 0,1 0,0 Pubblica Amminist. +0,2-0,1-0,1 0,1-0,1 Fonte:BCE, Bollettino Mensile, Aprile 2012 Il tasso di disoccupazione è salito decisamente, come risulta dalla Tabella 3-6. In particolare, i dati relativi alla disoccupazione giovanile risultano essere in crescita e su livelli molto elevati. Tabella 3-6: La dinamica del tasso di disoccupazione nell area Euro Periodo Totale Giovanile Femminile I trim ,9 20,2 10,2 trim. 10,0 20,2 10,2 I trim. 10,0 20,1 10,2 trim. 10,1 20,3 10,4 I trim ,0 20,0 10,3 trim. 10,0 20,5 10,3 I trim. 10,2 20,8 10,5 trim. 10,5 21,4 10,8 Febbraio ,8 21,6 11,0 Fonte: BCE, Aprile

20 Variazione % 4. L ECONOMIA ITALIANA La situazione complessiva della zona euro presenta un notevole grado di dispersione delle situazioni nel suo interno, dispersione che è andata aumentando, inizialmente nel periodo di turbolenza dell economia mondiale e,successivamente, in questi tempi di crisi finanziaria. Vale la pena allora iniziare un processo di disaggregazione a partire dal caso italiano che sarà analizzato più in dettaglio sia sotto il profilo congiunturale sia al fine di verificare la probabile evoluzione futura. 4.1 La dinamica nel breve periodo I Grafici 4-1 e 4-2 mostrano l andamento rispettivamente congiunturale e tendenziale del PIL, aggiornati al trimestre del Da un punto di vista congiunturale, i due dati negativi certificano la presenza della recessione. Grafico 4-1 2,0 PIL ITALIA - variazioni congiunturali Dati trimestrali destagionalizzati 1,1 1,0 0,0 0,1 0,1 0,4 0,5 0,4 0,5 0,4 0,2 0,1 0,3-0,2-0,2-0,2-1,0-0,5-0,6-0,7-1,1-2,0-1,8-3,0-4,0-3, I 2008 I 2009 I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT (aggiornamento aprile 2012) La diversa dinamica delle varie componenti della domanda aggregata è illustrata dalla Tabella 4-1, dove appare il forte contributo negativo legato alla caduta della domanda interna e non controbilanciato dalle esportazioni. 20

21 Variazione % Tabella 4-1: La dinamica congiunturale del PIL e delle sue componenti: 2011 I trim trim I trim trim Consumi 0,1-0,2-0,4-0,7 Investimenti -0,5 0,1-0,6-2,4 Esportazioni 0,4 1,0 2,0 0,0 Scorte -0,8-0,4-0,6-0,4 Importazioni -2,6-1,2-1,2-2,5 PIL 0,1 0,3-0,2-0,7 Fonte: Banca d Italia, Bollettino Economico, Aprile 2012 Anche dal punto di vista tendenziale i dati del PIL mostrano segnali di decelerazione, come risulta dal Grafico 4.2 che sono sfociati in territorio negativo. Grafico 4-2: PIL Italia, variazioni tendenziali 4,0 PIL ITALIA - variazioni tendenziali Dati trimestrali grezzi 2,0 2,5 2,4 1,8 1,3 2,2 1,8 1,9 1,1 1,2 0,0 0,1 0,2 0,3-2,0-0,5-1,2-0,9-4,0-3,1-3,5-4,7-6,0-8,0-7,2-6, I 2008 I 2009 I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT (aggiornamento aprile 2012) Il dato relativo alla produzione industriale ci mette in grado di allungare l orizzonte temporale al I trimestre del 2012 e di constatare come sia la tendenza congiunturale che quella tendenziale stiano accelerando nella loro dinamica negativa, come risulta dal Grafico

22 Variazione % Grafico 4-3 Produzione industriale Italia Settore manifatturiero - Variazioni % Congiunturale Tendenziale ,6 2,5 2,1 4,9 3,2 10,0 1,2 1,4 8,1 5,6 2,5 2,2 0,4 0,3-0,1-1,1-0,7-2,1-2,4-3, ,5-10,2-7, , ,7-24, I 2010 I 2011 I 2012 Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT dato 1 trimestre 2012: media dato ISTAT gennaio -febbraio 2012 e previsione marzo CS Confindustria 4.2 Le previsioni Le previsioni sull andamento dell economia Italiana sono illustrate nella Tabella 4-2. Tabella 4-2: Previsioni del tasso % annuo di crescita Fonte Consenso (Aprile, 2012) -1,6-0,1 Governo (DEF) (Aprile, 2012) -1,2 0,5 FMI (Aprile, 2012) -1,9-1,3 Due sono le principali osservazioni da fare. La prima è che i dati italiani sono destinati a rimanere inferiori a quelli europei, come avremo modo di vedere in seguito. In secondo luogo, tutte le stime confermano che il 2012 sarà un anno di recessione, mentre le divergenze riguardano semmai il 2013, di ripresa per alcuni, di minore recessione per altri. Più dettagliatamente, il FMI prevede il seguente andamento tendenziale: 22

23 variazione % Tabella 4-3: Previsioni sulla dinamica tendenziale del PIL (var.%) in Italia % trim ,4 trim ,0 trim ,7 Fonte: IMF, WEO, Aprile Il Commercio estero Il commercio estero, data la crescente apertura verso l estero del nostro apparato produttivo, costituisce un punto di riferimento essenziale sia per l analisi congiunturale che per quella più propriamente strutturale. In particolare, per quanto riguarda il settore manifatturiero, i dati disponibili relativi al trimestre del 2011 mostrano un processo di decelerazione, presente anche nel dato Lombardo che si colloca su tassi di variazione leggermente più bassi del dato nazionale. Le stesse considerazioni trovano conferma qualora si faccia riferimento alle variazioni cumulate, come accade nel Grafico 4.5. Grafico 4-4 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati singoli trimestri a prezzi correnti Lombardia Italia ,2 8,2 19,6 18,5 18,9 19,9 17,2 17,918,3 15,6 13,113,4 9,7 8,4 5,7 4, ,8-14,8-19,6-20,9-21,1-24,9-26,2-25, I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 23

24 variazione % variazione % Grafico 4-5 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati trimestrali cumulati a prezzi correnti Lombardia Italia ,2 9,9 13,4 12,3 15,3 16,5 14,2 17,918,3 15,315,7 13,013,6 10,6 11,5 5 4, ,6-20,5-21,0-23,1-22,4-23,8-24,9-25, I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Il Grafico 4.6, viceversa, mette a confronto il dato lombardo con quello delle altre regioni italiane. La posizione relativa della Lombardia rimane abbastanza costante nel tempo, e cioè sempre molto vicina al dato nazionale. Grafico 4-6 COMMERCIO ESTERO Esportazioni per regione (variazione tendenziale) Dati cumulati - 4 trimestre ,2 11,1 10,3 10,2 9,6 10 8,1 7,9 7,0 6, ,7 4,8 4,2 3,2 2,6 1,2 0,4-5 -2, ,9-12, ,4-18,1 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 24

25 Variazione % 4.4 L occupazione I dati sul mercato del lavoro non riflettono esattamente i movimenti della produzione, come del resto la teoria economica ha ampiamente spiegato. Come risulta dal Grafico 4.7, si può notare una tenuta dell occupazione complessiva, mentre il dato relativo all industria sembra essere leggermente crescente, al lordo naturalmente della Cassa Integrazione Guadagni. Grafico 4-7 NUMERO OCCUPATI ITALIA Dati trimestrali (milioni) Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 5,2 24,0 5,1 23,5 5,0 4,9 23,0 4,8 22,5 4,7 4,6 22,0 4, I 2009 I 2010 I 2011 I 21,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Questa divaricazione trova riscontro sia nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 4.8), sia da un punto di vista tendenziale (Grafico 4.9). Grafico 4-8 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % congiunturali Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 2,0 1,7 1,5 1,0 0,5 0,0 1,0 1,1 0,3 0,5 0,6 1,1 1,0 0,1 0,0-0,5-1,0-0,2-0,8-0,4-0,7-0,5-0,9-0,3-0,9-0,6-1,5-2,0-2,5-1,4-1,5-1,6-1,7-2, I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 25

26 Var. cong. % Occupati (milioni) Variazione % Grafico 4-9 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % tendenziali Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 3,0 2,0 1,0 0,0 0,1 1,5 1,1 0,5 0,4 0,8 0,7 2,0 0,1-1,0-2,0-3,0-4,0-5,0-6,0-7,0-0,9-0,9-0,8-1,3-1,0-1,1-1,6-1,8-2,2-3,0-3,9-4,7-5,0-5,3-5, I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Inoltre, la dinamica dell occupazione relativa al settore delle costruzioni risulta in una fase di forte calo, come viene evidenziato dal Grafico Grafico 4-10 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI ITALIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati 10 2,05 5 4,3 3,2 1,95 0, ,7-1,0-0,7-2,5-2,2-0,1-3,6-4,4-3,2 1, I 2010 I 2011 I 1,75 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro La Tabella 4-4 mostra la dinamica occupazionale classificata a seconda dello status dei lavoratori. L aspetto importante da sottolineare è che, rispetto al trimestre del 2010, tutte le voci mostrano variazioni positive fatta eccezione per i lavoratori indipendenti. 26

27 Tabella 4-4: La struttura dell occupazione in Italia (migliaia) I trim trim I trim trim I trim trim Dipendenti Tempo determinato Part-time Indipendenti Fonte: Istat La Tabella 4-5 mostra invece la dinamica riferita ai generi. In questo caso, va segnalato che le forze lavoro hanno registrato variazioni positive per entrambi i sessi (rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente), i cui tassi di attività sono in leggero aumento. Il tasso di disoccupazione globale è aumentato sia da un punto di vista congiunturale che tendenziale. Tabella 4-5: La forza lavoro in Italia (migliaia) I trim trim I trim trim I trim trim Forze lavoro Uomini Donne Popolazione Tasso attività(15-64) 61,4 62,5 62,2 62,1 61,7 63,0 Uomini 72,7 73,4 73,1 73,0 72,8 73,5 Donne 50,2 51,7 51,4 51,4 50,6 52,5 Tasso di disoccup. 7,6 8,7 8,6 7,8 7,6 9,6 Maschile 6,8 7,8 7,9 6,9 6,7 8,7 Femminile 8,7 10,0 9,6 9,0 9,0 10,8 Fonte: Istat Infine, la Tabella 4-6 mostra la dimensione territoriale del tasso di occupazione. L aspetto importante da sottolineare è che solo il Nord ha mostrato un miglioramento. 27

28 Tabella 4-6: Il tasso di occupazione (età 15-64) nelle varie aree I trim trim I trim trim I trim trim Nord 64,8 65,1 65,3 65,2 65,1 65,3 Centro 61,2 61,3 61,1 61,9 60,9 60,5 Sud 43,9 44,1 43,4 44,4 44,1 44,0 Fonte: Istat 4.5 Il mercato del credito Infine, per chiudere le considerazioni sulla situazione italiana, occorre far riferimento al mercato del credito che in questa situazione di instabilità finanziaria può svolgere un ruolo particolarmente importante. La Tabella 4-7 mostra in particolare la dinamica dei prestiti bancari, classificati per settore e per area geografica. Allo stato attuale è dato riscontrare una fase di continua decelerazione che va tenuta monitorata. Tabella 4-7: I prestiti delle banche nel Centro - Nord per settore (Var. % sull anno precedente) Governo Finanza Grandi imprese Piccole imprese Non-profit Totale 2010-Dic. 4,3 7,0 0,1 2,6 16,2 2, Marzo 3,3 2,3 3,2 3,1 18,2 3,3 Luglio 2,5 0,8 3,3 2,1 12,4 2,9 Novembre 0,2-1,2 2,5 0,4 5,9 2,2 Marzo ,7-0,6-1,5-3,0 5,5-0,6 Fonte: Bollettino della Banca d Italia, Aprile

29 5. UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI Per completare il quadro di riferimento generale che precede l analisi dei dati della Lombardia e per concludere il metodo top down finora seguito, e cioè il passaggio dall economia mondiale a territori sempre più piccoli, occorre prendere in considerazione l economia dei 4 motori e cioè Lombardia (Italia), Baden-Wurttemberg (Germania), Rhone-Alpes (Francia) e Catalunya (Spagna). La logica di questo confronto va ricercata nel fatto che, in situazioni di notevole mutamento come quelle che stanno attualmente caratterizzando i sistemi economici, conviene tenere sotto controllo la distanza che separa la Lombardia dalle economie più dinamiche e non considerare solamente il dato medio che può nascondere situazioni molto eterogenee. I dati non sono sempre disponibili in maniera completa per tutte e quattro le regioni per cui il criterio seguito è stato quello di privilegiare la tempestività delle informazioni sulla loro completezza. 5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale In via preliminare è opportuno fare riferimento ai dati nazionali per poi confrontare le performance delle varie regioni. Esiste infatti una forte correlazione fra la performance regionale e quella nazionale. In particolare, per quanto riguarda la dinamica del PIL, il grafico 5.1 fa riferimento a variazioni trimestrali, mentre il Grafico 5.2 si riferisce ai dati annuali delle quattro nazioni di riferimento per le regioni che costituiscono i 4 motori. Per quanto riguarda le variazioni congiunturali, è importante sottolineare come tutti i paesi abbiano mostrato variazioni negative, con l unica eccezione della Francia. 29

30 Variazione % Variazione % Grafico 5-1: La dinamica del PIL trimestrale in Germania, Francia, Italia e Spagna PIL a prezzi costanti - Variazioni congiunturali dati trimestrali destagionalizzati - valori concatenati anno 2000 ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO 1,5 1,3 1,0 0,9 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,3 0,3 0,1 0,2 0,1 0,1 0,0 0,2 0,0 0,0-0,2-0,2-0,5-0,3-0,3-0,7-1, I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati EUROSTAT Aggiornamento 11 aprile 2012 Il dato annuale (si veda il Grafico 5.2), viceversa, conferma la grande performance della Germania. Per quanto riguarda il 2012, Italia e Spagna si muovono su un terreno negativo, che secondo le previsioni Eurostat dovrebbero scomparire nel 2013, quando tutti i paesi dovrebbero mostrare segni positivi. Grafico 5-2: La dinamica del Pil annuale a prezzi costanti PIL a prezzi costanti Variazioni annuali - valori concatenati anno 2000 ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO 6 4 3,7 3,0 2 1,8 1,5 1,9 1,7(f) 1,0 0,7 1,5 0,4 0,6 0,4 0,7 1,4 1,4 1,5 1,3 0-0,1-2 -1,3-1, ,7-3,7-4,3-5,1-5, (f) 2013 (f) Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati EUROSTAT (f) previsione Eurostat (aggiornamento 16 aprile 2012) Questi dati servono da benchmark di riferimento per quelli relativi ai quattro motori, illustrati nel Grafico 5.3 (dati annuali). Purtroppo, non tutte le informazioni sono disponibili. Ciò che emerge è la tenuta del dato lombardo, espresso tuttavia in termini nominali. 30

31 Variazione % Grafico 5-3: La dinamica del PIL nei 4 motori: dati annuali PIL a prezzi correnti Variazioni annuali Lombardia Rhone-Alpes Catalunya Baden-Wurttemberg 10 8, ,0 5,3 6,7 5, ,8 4,1 1,5 3,3 2,7 2,7 0,0 2,2 1,2 n.d. 2,2 0,4 n.d. n.d. -2-1,4-4 -2,9-3,7-6 -5, ,1 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Prometeia, Gencat, Insee, Statistisches Landesamt Baden-Wurttemberg Informazioni più aggiornate provengono invece dai dati relativi alla produzione industriale. Il grafico 5.4 mostra le dinamiche nazionali che, grosso modo, riflettono gli andamenti e le gerarchie evidenziate dall analisi del PIL. Tutti i paesi appaiono in decelerazione. Grafico Indice produzione industriale - Settore manifatturiero Base 2005=100 dati destagionalizzati Italia Germania Spagna Francia Eurozona (16 paesi) I 2008 I 2009 I 2010 I 2011 I 2012 Fonte: Eurostat (dato 1 trimestre 2012: media gennaio-febbraio) Il Grafico 5.5 mostra viceversa gli andamenti regionali della produzione industriale. In questa ottica, il Baden-Wurttemberg presenta la performance migliore, seguita a distanza dalla Lombardia. 31

32 2006 I 2007 I 2008 I 2009 I 2010 I 2011 I 2012 Indice produzione Grafico 5-5: La dinamica della produzione industriale nei 4 motori PRODUZIONE INDUSTRIALE Indici trimestrali (medie mobili a 4 termini) Lombardia Catalunya Baden-Wurttemberg Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Idescat Catalunja, Statistisches Landesamt Baden Wurrtemberg Per il Rhone-Alpes non sono disponibili dati sulla produzione industriale 5.2 Mercato del lavoro e prezzi Come abbiamo già avuto modo di osservare, le vicende della produzione non sono necessariamente rispecchiate in quelle del mercato del lavoro. Se si prende in considerazione il tasso di disoccupazione, la performance meno negativa è mostrata ancora dal Baden- Wurttemberg, con la Lombardia in seconda posizione. La Catalunya, viceversa, mostra il tasso più elevato. Ciò vale sia in termini di percentuali (si veda il Grafico 5-6) sia prendendo in considerazione i valori assoluti (si veda il Grafico 5-7). 32

33 migliaia variazioni % Grafico 5-6 Tasso di disoccupazione Dati trimestrali Lombardia Baden-W. Rhone-A. Catalunja ,9 17,7 17,4 18,0 19,0 18,1 19,4 20, ,8 8,5 8,4 8,3 8,2 8,1 8,3 8,4 8 6,9 6,3 6,0 6 5,5 5,5 5,5 5,1 5,3 4,9 4,7 4,9 4,3 4,5 4,0 3,9 3,7 4 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee I I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Grafico 5-7 Numero di disoccupati Dati trimestrali 900 Lombardia Baden-W. Rhone-A. Catalunja Fonte: elaborazione 100 Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee I I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Per quanto riguarda i prezzi, gli ultimi dati disponibili mostrano un tasso di inflazione che risulta in fase di leggera decelerazione. 33

34 Variazione % variazioni % Grafico 5-8 Prezzi al consumo - Variazioni tendenziali dell'indice generale Dati mensili grezzi LOMBARDIA BADEN WURTTEMBERG CATALUNYA 4 3 3,3 3,3 3,2 3,0 2,5 2,2 2,2 2,5 2,4 2,2 2,2 2, dic-11 gen-12 feb-12 mar-12 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B.-W. Per il Rhone-Alpes non sono disponibili dati sui prezzi al consumo. 5.3 Il commercio estero I Grafici 5.9 e 5.10 riportano rispettivamente i dati sulla dinamica delle esportazioni e quelli relativi alle importazioni. Grafico ESPORTAZIONI Variazioni tendenziali - dati dei singoli trimestri Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya 25 24, ,5 17,4 18, ,1 14,8 11,7 15,6 15,2 11,4 10 8,8 8,7 5 4,8 6,5 6,1 6, I-11 Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Minister de l'economie, Statistisches Landesamt B-W. 34

35 Miliardi di Variazione % Grafico 5-10 IMPORTAZIONI Variazioni tendenziali - dati dei singoli trimestri Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya , ,4 15,6 17,3 12,4 19,4 13, ,5 5,9 0,7 8,2 7,3 n.d. 5,8-5 -3, I-11-6,7 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W. L aspetto interessante da sottolineare è che la decelerazione fatta registrare dalle importazioni è più sensibile di quella fatta vedere nel caso delle esportazioni. Infine, il Grafico 5.11 illustra l ammontare assoluto delle esportazioni da cui emerge ancora una volta la posizione dominante del Baden-Wurttemberg. Grafico 5-11 ESPORTAZIONI Valori assoluti in miliardi di Euro - dati dei singoli trimestri Lombardia Baden Wurttemberg Catalunya Rhone-Alpes 40 39,4 39,6 37,2 35,0 34,2 35,2 37,7 38,9 42,1 41,3 43,3 43,4 44, ,6 27,3 24,9 25,3 30,3 29,5 20,4 20,6 31,0 19,8 21,4 21,4 23,8 23,2 25,6 25,1 26,9 25,3 26,8 12,7 13,0 12,5 12,1 12,3 12,2 11,6 10,7 9,6 10,2 10,3 11,0 11,3 8,9 9,0 8,9 9,6 9,6 13,3 13,4 13,8 14,0 14,1 11,9 12,1 10,7 10,9 11,2 12,0 12,0 11,8 11, I I I I-11 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W. 35

36 6. IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA A questo stadio dell analisi dobbiamo considerare in modo approfondito la situazione del settore manifatturiero della Lombardia. Come è noto, la nostra fonte principale di informazioni è costituita dall indagine campionaria effettuata su un numero rappresentativo di imprese. Al fine di cogliere sia il grado di significatività del campione sia la portata degli eventi congiunturali in atto, conviene soffermarsi su alcuni dati strutturali che caratterizzano il settore manifatturiero della Lombardia. Va ricordato che le variazioni campionarie sono ponderate usando come peso il dato occupazionale. 6.1 Alcuni dati strutturali Un primo elemento da considerare riguarda la struttura dell occupazione e delle imprese che risulta dai dati ASIA (ISTAT), che sono aggiornati al 2009 ed illustratati nella Tabella

37 Tabella 6-1: Unità locali ed Addetti industria ASIA 2009 (ATECO2007) e oltre Totale UL Add. UL Add. UL Add. UL Add. Siderurgia Min.non metall Chimiche Meccaniche Mezzi trasporto Alimentari Tessile Pelli calzature Abbigliamento Legno mobilio Carta editoria Gomma plastica Ind.varie Totale Complessivamente, l universo di riferimento è costituito da unità locali con un numero di addetti superiore a 9, che danno occupazione a circa persone. Inoltre, ulteriori aspetti meritano di essere sottolineati. Il settore meccanico rappresenta il 47% delle unità locali che abbiano un numero di addetti superiore a 9. In termini di occupazione, questa percentuale scende al 42%. Il secondo settore è costituito dalla chimica con una quota del 10% sul totale, sempre in termini di occupazione. Sotto questo profilo, le imprese maggiori (e cioè con più di 200 addetti) rappresentano circa il 24% dell intera occupazione. Per quanto riguarda la struttura del nostro campione, che vuole essere rappresentativo per lo meno sotto il profilo dell occupazione, questa è illustrata nella Tabella 6.2. E il caso di ricordare che il numero delle imprese considerate è stato rivisto leggermente al ribasso, ma che comunque il numero di quelle effettivamente partecipi al progetto non scende mai al di sotto delle unità. Nel trimestre in corso sono state le unità che hanno risposto. Le piccole imprese sono leggermente sovra-dimensionate, mentre quelle medie sono leggermente inferiori al numero teorico. Viceversa, le grandi imprese risultano essere sotto-dimensionate. E il caso però di ricordare che le grandi imprese si riferiscono all universo delle stesse. 37

38 Tabella 6-2: La struttura teorica ed effettiva del campione Campione Dimensione Teorico Effettivo e più Totale I dati di sintesi I dati dell industria manifatturiera lombarda relativi al I trimestre del 2012 sono in linea con l evoluzione ipotizzata nel trimestre del Quello che veniva annunciata, si è puntualmente realizzata. Stiamo parlando della recessione, riferita alla produzione industriale. Come emerge infatti dalla Tabella 6-3, la produzione industriale ha mostrato una caduta congiunturale pari allo 0,7% che segue quella di pari ammontare fatta registrare nel trimestre. Da un punto di vista congiunturale, gli ordini sono la variabile che ha conosciuto la peggiore performance (pari la -2%). Tuttavia, va sottolineato come quelli esteri abbiamo manifestato una tenuta (+0,8%), con una quota del fatturato estero stazionaria ad un livello superiore al 37%. Infine, leggermente decrescente è stato il fatturato. Tabella 6-3: Variazioni congiunturali (dati destagionalizzati) I trim trim I trim trim I trim Produzione 0,6 0,2-0,5-0,7-0,7 Ordini interni (1) -1,5 0,5-4,1-1,8-2,0 Ordini esteri (1) -0,5-0,4-0,6 0,2 0,8 Fatturato totale 1,4 0,8 0,1-0,2-0,1 Quota fatturato estero (%) 36,3 36,8 37,1 37,5 37,4 Prezzi materie prime 5,5 3,0 1,8 1,5 1,6 Prezzi prodotti finiti 2,4 1,9 0,5 0,3 0,7 (1) Ordini, valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia Anche i dati tendenziali hanno mostrato segni negativi che, come emerge dalla Tabella 6-4, sono di maggiore entità. Non solo, ma in questo caso il segno negativo non vale solo per 38

39 produzione (-2,8%), fatturato(-1%) ed ordini interni (-7,3%), ma si estende anche agli ordini esteri (-0,6%). Tabella 6-4: Variazioni tendenziali (dati corretti per i giorni lavorativi) I trim trim I trim trim Media anno I trim Produzione 8,2 4,9 2,8-0,7 3,8-2,8 Ordini interni (1) -0,2-1,3-4,8-6,8-3,3-7,3 Ordini Esteri (1) 5,0 1,7-2,2-1,5 0,8-0,6 Fatturato totale 10,9 7,9 5,2 1,6 6,4-1,0 Prezzi materie prime 17,0 16,2 14,8 12,3 15,1 8,0 Prezzi prodotti finiti 6,1 6,5 6,0 5,1 6,0 3,2 (1) Ordini valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia In questo contesto, il tasso di utilizzo degli impianti è peggiorato leggermente, collocandosi attorno al 72,2%, mentre le scorte hanno conosciuto un periodo di leggera crescita (si veda la Tabella 6-5). Tabella 6-5: Altri indicatori congiunturali (Dati destagionalizzati) I trim trim I trim trim Media anno I trim Tasso di utilizzo impianti nel trim. 74,0 75,4 74,5 73,0 74,2 72,2 Periodo di produzione Assicurata (1) 56,7 55,2 53,6 54,2 54,9 58,9 Giacenze di prodotti Finiti (2) -3,5 0,6 0,3-1,1-0,9 3,5 Giacenze di materiali (2) -0,6 1,0-0,2-0,8-0,1 0,3 (1) numero di giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini; (2) Saldo (in %) fra indicazioni di eccedenza-scarsità. Fonte: Unioncamere Lombardia Infine, come emerge dalla Tabella 6-6, l occupazione è continuata a diminuire, mentre le ore lavorate sono aumentate leggermente se riferite allo stesso periodo dell anno precedente. 39

40 2006 I 2007 I 2008 I 2009 I 2010 I 2011 I 2012 Indice Tabella 6-6: Gli indicatori del mercato del lavoro I trim trim I trim trim I trim Ore lavorate per addetto 6,3 6,7 5,5 6,1 7,2 Occupati (variazioni tendenziali) -1,0-0,8-0,6-0,2-0,4 Fonte: Unioncamere Lombardia La produzione industriale A questo stadio dell analisi occorre effettuare un indagine più puntuale delle diverse variabili prima brevemente illustrate. L esame della produzione industriale costituisce la mossa prioritaria da effettuare. Il Grafico 6-1 mostra la dinamica della produzione industriale in Lombardia vis a vis rispetto all Italia e all area dell euro. L aspetto importante da sottolineare è come l andamento lombardo segua più da vicino quello europeo che non quello nazionale. Infatti, il contrasto fra Italia e Lombardia si mantiene sia da un punto di vista congiunturale, come appare dal Grafico 6-2, che nella dimensione tendenziale (cfr. il Grafico 6-3). Grafico 6-1: Produzione industriale: Lombardia Italia EuroArea 115 PRODUZIONE INDUSTRIALE Indice base media anno 2005=100 Dati trimestrali destagionalizzati Italia Lombardia EuroArea-16 paesi Fonte: Unioncamere Lombardia, Eurostat Dato 1 trimestre EuroArea media gennaio-febbraio fonte Eurostat; Italia media gennaio-febbraio ISTAT e marzo previsione CS Confindustria 40

41 Grafico 6-2: dati congiunturali: Lombardia ed Italia PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni congiunturali Dati trimestrali destagionalizzati Italia Lombardia ,6-2,5 2,5 2,1 1,7 1,9 3,2 2,7 3,6 1,2 1,4 1,0 2,5 0,4 0,3 0,6-0,1 0,2-0,5-1,1-0,7-0,7-2,1-2, ,5-10, I 2010 I 2011 I 2012 Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat e Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 1 trimestre 2012 Italia: media gennaio-febbraio fonte ISTAT; marzo previsione CS Confindustria Grafico 6-3: dati tendenziali :Lombardia ed Italia PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni tendenziali Dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi Italia Lombardia ,9 4,9 10,0 12,8 8,1 8,6 5,6 10,1 8,2 2,5 2,2 4,9 2, ,7-3,9-0,7-2, ,2-10,2-7, ,7-18,1-19,3-19,8-23,7-24, I 2010 I 2011 I 2012 Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 1 trimestre 2012 Italia: media gennaio-febbraio fonte ISTAT; marzo previsione CS Confindustria Questi risultati trovano una conferma anche nel Grafico 6-4 che riassume i dati relativi alla Lombardia, sia congiunturali che tendenziali, oltre ad indicare il valore assunto dal numero indice della stessa produzione. Quest ultimo profilo è importante da considerare per il semplice motivo che dà un idea del gap che rimane fra livello della produzione attuale e la massima produzione ottenuta in precedenza. Tra l altro è proprio questo gap ad avere un incidenza sulla dinamica occupazionale. 41

42 Grafico 6-4: Produzione industriale Gli aspetti strutturali L analisi congiunturale può essere ulteriormente approfondita mettendola in relazione ai vari aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale. Da questo punto di vista, un primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione d impresa. Il Grafico 6-5, che fa riferimento alle variazioni tendenziali, mostra due aspetti fondamentali. Il primo è che tutte le dimensioni di impresa hanno conosciuto variazioni negative. Il secondo è che l intensità della variazione non è strettamente correlata alla dimensione di impresa perché le medie imprese sono peggiorate un poco meno delle altre. Grafico 6-5: Variazioni tendenziali per dimensione di impresa 42

43 Lo stesso discorso vale anche per i vari comparti produttivi, come mostrato dal Grafico 6-6. In questo caso, i beni di consumo sono quelli che hanno mostrato la dinamica tendenziale peggiore. Grafico 6-6: produzione industriale. Variazione tendenziale per destinazione economica Da un punto di vista settoriale (si veda il Grafico 6-7), la situazione ha presentato segnali di differenziazione. Pelli, alimentari e chimica hanno mostrato variazioni tendenziali positive, mentre tutti gli altri settori hanno conosciuto segni negativi. Tessile ed abbigliamento, minerali non metalliferi e mezzi di trasporto si distinguono negativamente in modo particolare. Infine, la dimensione territoriale offre una serie di segni negativi, con l unica eccezione di Como. Particolarmente negative sono state le prestazioni delle province di Lodi e Varese (si veda il Grafico 6-8). 43

44 Grafico 6-7 Grafico 6-8 Al fine di approfondire gli aspetti qualitativi dell analisi, i settori sono stati ri-classificati in base ai criteri suggeriti da Pavitt. Da questo punto di vista, si veda il Grafico 6-9, tutti i comparti sono in calo. 44

45 Frequenza % Grafico 6-9: Serie destagionalizzata Pavitt Il grafico 6-7 offre, infine, uno spaccato orizzontale degli aspetti strutturali fin qui esaminati della produzione industriale. Due sono gli aspetti essenziali da sottolineare. Il primo è che le imprese con una crescita più robusta (e cioè superiore al 5%) sono diminuite rispetto al passato trimestre (dal 31% al 28%). Il secondo è che la percentuale di quelle in crisi è aumentata, essendo salita dal 37% al 40%. Ne segue che più di un terzo delle imprese hanno conosciuto una forte decrescita della produzione industriale. Grafico 6-10: I dati strutturali Variazione su anno precedente - Distribuzione di frequenze INDUSTRIA Forte diminuzione (<-5%) Diminuzione (da 0 a -5%) Stabilità Aumento (da 0 a +5%) Forte aumento (>+5%) 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% % trimestri Fonte: Unioncamere Lombardia 45

46 6.2 Altri indicatori congiunturali Per completare il quadro congiunturale, occorre ripetere l indagine approfondita nei confronti delle altre variabili, quali fatturato, ordini, scorte e grado di utilizzo degli impianti Il fatturato Il Grafico 6-10 dà maggior spessore temporale all esame della triade produzione ordinifatturato non essendo limitato ad un anno, ma facendo riferimento, al contrario, ad una serie storica più lunga che parte dall anno Grafico 6-11 Anche questo grafico conferma la sincronia che caratterizza la dinamica delle variabili fatturato, produzione ed ordini. Sul fronte dei prezzi, i Grafici 6-11, 6-12 e 6-13, mostrano una decelerazione che dalle materie prime si trasmette al prezzo dei prodotti finiti. 46

47 Grafico 6-12 Grafico

48 Grafico 6-14 L indice del fatturato complessivo risulta in leggera decrescita sia da un punto di vista tendenziale che congiunturale, come appare dal Grafico Il Grafico 6-15 ne mostra invece la variazione in base alla fonte interna ed estera, dove quest ultima mostra variazioni positive. Grafico

49 2009 I 2010 I 2011 I 2012 Grafico 6-16 Infine, il Grafico 6-16 mostra la quota dell export sul fatturato che presenta un continuo incremento rispetto al trimestre precedente. Grafico 6-17 QUOTA DEL FATTURATO ESTERO SUL TOTALE Dati trimestrali destagionalizzati. Anni tasso Poli. (tasso) Gli ordini Per quanto riguarda gli ordini interni, questi sono in diminuzione sia da un punto di vista congiunturale che da un punto di vista tendenziale (si veda il Grafico 6-17). Quelli esteri (si veda il Grafico 6-18) mostrano invece un segno positivo per quanto riguarda la variazione congiunturale. 49

50 Grafico 6-18 Grafico 6-19 Il Grafico 6-19 mostra altri due indicatori congiunturali relativi agli ordini, e cioè la produzione assicurata dallo stock di ordini esistenti a fine trimestre e quella relativa ai flussi. Le due curve mostrano variazioni convergenti ed in crescita. 50

51 Grafico Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti Infine, dobbiamo far riferimento a due ulteriori indicatori congiunturali, peraltro molto importanti. Il primo si riferisce alle scorte che, come risulta dal Grafico 6-20, sono in leggera crescita. Grafico 6-21 Per quanto riguarda invece l altro indicatore, e cioè il grado di utilizzo degli impianti, presenta una diminuzione, come appare dal Grafico

52 Grafico

53 7. L OCCUPAZIONE INDUSTRIALE IN LOMBARDIA Come abbiamo più volte sottolineato nei vari Capitoli in cui abbiamo toccato temi relativi al mercato del lavoro, le vicende della produzione non sempre si riflettono immediatamente sul mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da situazione a situazione e che dipende anche dall assetto istituzionale che lo caratterizza. E per questo motivo che i dati del mercato del lavoro meritano un esame specifico ed approfondito. In particolare, in questo Capitolo l enfasi sarà concentrata sulla dinamica dell occupazione industriale. Va sottolineato che i dati relativi all occupazione servono anche a realizzare un altro obiettivo che è la verifica della rappresentatività del campione usato da Unioncamere, al di là del semplice calcolo statistico. In quest ottica, un confronto con i dati regionali, infatti, riesce nel duplice scopo di mettere a fuoco sia le caratteristiche del nostro campione che la natura dei dati ISTAT. Il quadro generale dell andamento dell occupazione in Lombardia è rappresentato dal Grafico 7-1, dove sono illustrati i dati di fonte ISTAT che, come è noto, sono il risultato di una nuova metodologia di rilevazione. L aspetto interessante da sottolineare è che l occupazione totale e quella industriale presentano un andamento crescente, a differenza di quello illustrato nel caso nazionale dove l occupazione totale era piatta. Questo andamento trova un immediato riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 7-2), mentre i dati tendenziali (cfr. il Grafico 7-3) sono in territorio positivo per entrambe le serie storiche. Grafico 7-1 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Dati trimestrali (milioni) Occupati Industria scala sx Occupati totali scala dx 4,40 1,22 1,20 4,35 4,30 4,25 4,20 4,15 1,18 1,16 1,14 1,12 1,10 1,08 1,06 1,04 4, I 2009 I 2010 I 2011 I 1,02 1,00 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 53

54 Variazione % Variazione % Grafico 7-2 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni congiunturali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 6 4 4,1 5,0 2 1,3 1,8 2,1 1,5 2,4 1, ,9-1,1-1,6-1,5-0,1 0,1 0,2-1,8-1,6-0,9-0,1-0,3-0,6-4 -3,6-2,8-3, I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 7-3 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni tendenziali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali ,3 1,4 3,3 1,8 3,0 0-0,6-0,5-0,2 0,2 0,0-0,5 0,1 0,4 0,1-2 -1,4-1,2-1,3-2,4-2,3-4 -3,5-4,2-6 -5,4-6,2-6, I 2010 I 2011 I Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Infine, gli occupati nelle costruzioni appaiono in ribasso, in sintonia pertanto con il dato nazionale (cfr. il Grafico 7-4). 54

55 Var. cong. % Occupati (migliaia) Grafico 7-4 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI LOMBARDIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati ,1 5,5 4,6 4, ,1-0, ,5-2,8-4,5-3, I 2010 I 2011 I -7,9-6,9 300 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro Ulteriori informazioni sulla struttura del mercato del lavoro lombardo provengono dalle Tabelle 7-1 e 7-2. In particolare, la Tabella 7-1 mostra che rispetto al trimestre del 2010, i lavoratori dipendenti sono diminuiti, mentre quelli indipendenti sono aumentati leggermente. Questi ultimi, tuttavia, sono in caduta da un punto di vista congiunturale. Inoltre, la Tabella 7-2 mostra, tra l altro, che il saggio di disoccupazione risulta essere in aumento sia rispetto al corrispondente periodo del 2010 sia al trimestre precedente. Tabella 7-1: La struttura dell occupazione in Lombardia (migliaia) I trim trim I trim trim I trim trim Dipendenti Indipendenti Fonte: ISTAT 55

56 Tabella 7-2: La forza lavoro in Lombardia (migliaia) I trim trim I trim trim I trim trim Forze di lavoro Uomini Donne Tasso di attività (15-64) 67,9 69,2 69,2 68,4 67,7 69,7 Uomini 77,4 78,3 78,6 77,6 77,5 78,7 Donne 58,2 60,0 59,5 58,9 57,6 60,5 Tasso di disoccupazione 5,1 5,5 6,0 5,3 4,9 6,9 Uomini 4,5 4,5 5,3 4,4 4,5 6,1 Donne 5,8 7,0 7,0 6,5 5,4 7,8 Fonte: Istat I dati che provengono dalle nostre rilevazioni mostrano un andamento (destagionalizzato) decrescente dell indice dell occupazione industriale che, nel Grafico 7-5, viene messo a confronto con la dinamica della produzione industriale. Grafico 7-5 Ulteriori informazioni provengono dai dati di flusso che, per il I trimestre del 2012, presentano un saldo (grezzo) negativo, pur in presenza di un leggero aumento degli ingressi (si veda il Grafico 7-6). 56

57 Grafico 7-6: Occupazione: tassi di ingresso e d uscita Il Grafico 7.7, mette invece in relazione le ore lavorate con l indice della produzione industriale. Nel I trimestre 2012 le ore lavorate sono aumentate leggermente rispetto al trimestre del Grafico 7-7: ore lavorate nel trimestre Da un punto di vista congiunturale, è molto importante fare riferimento alla percentuale della Cassa integrazione guadagni sul monte ore trimestrale al fine di completare il quadro informativo relativo al mercato del lavoro. Come appare dal Grafico 7-8, il I trimestre del 2012 ha conosciuto un sensibile aumento. 57

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