LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 2 TRIMESTRE Unioncamere Lombardia Funzione Informazione economica

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1 LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 2 TRIMESTRE 2011 Unioncamere Lombardia Funzione Informazione economica Luglio

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3 SOMMARIO 1 INTRODUZIONE: L ECONOMIA MONDIALE ED IL CICLO DELLA LEVA FINANZIARIA Lo stato dell economia mondiale I rischi La grande recessione Il ciclo del credito Verso il ciclo della leva finanziaria La periferia dell euro La presenza di squilibri LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE La dinamica delle variabili esogene Le previsioni per le varie aree L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO La dinamica congiunturale Le previsioni L occupazione L ECONOMIA ITALIANA La dinamica nel breve periodo Le previsioni Il Commercio estero L occupazione UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI I dati sul PIL e la produzione industriale Mercato del lavoro e prezzi Il commercio estero IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA Alcuni dati strutturali I dati di sintesi La produzione industriale Gli aspetti strutturali Altri indicatori congiunturali Il fatturato Gli ordini Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti L occupazione industriale in Lombardia Il numero delle imprese

4 9 Le previsioni Le previsioni degli imprenditori Le informazioni dal fronte dei consumatori Le nostre previsioni Considerazioni conclusive A. APPENDICE TECNICA A1. Gli indicatori sintetici coincidenti A2. Ulteriori indicatori

5 1 INTRODUZIONE: L ECONOMIA MONDIALE ED IL CICLO DELLA LEVA FINANZIARIA 1.1 Lo stato dell economia mondiale La prognosi più recente sullo stato dell economia mondiale effettuata dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) è tutto sommato positiva. Al contempo, vengono tuttavia enucleati tre fattori che possono compromettere quel giudizio positivo e che meritano di essere presi in considerazione. Si tratta di: i) un rallentamento nella dinamica economica più recente (e cioè II trimestre); ii) l aumento dei rischi di una revisione verso il basso delle stime; iii) la persistenza di squilibri. Ognuno di questi aspetti merita un approfondimento. In primo luogo, occorre affrontare il rallentamento della dinamica economica che si è manifestato soprattutto nel II trimestre del Secondo il FMI, il rallentamento sarebbe dovuto a fattori di natura temporanea, anche se di tipo diverso per i vari paesi. In Giappone, ad, esempio, l effetto congiunto del terremoto e dello tsunami avrebbe danneggiato la catena produttiva, con pesanti ripercussioni sia sulla produzione industriale sia sul sentiment dei consumatori. Il risultato è stato un calo del PIL. Negli Stati Uniti, invece, oltre all effetto indiretto di questi fattori, avrebbero agito anche altri elementi di natura temporanea, quali il cattivo tempo e l aumento dei prezzi delle materie prime. Fortunatamente questi shock negativi sono stati fronteggiati da eventi positivi. Così, ad esempio, Germania e Francia si trovano sul versante opposto, essendo andate meglio del previsto, mentre i paesi in via di sviluppo si sono comportati secondo le previsioni. La natura temporanea di questi fattori sarebbe tale da non incidere in modo significativo sulle previsioni annuali, come del resto si può verificare dalla Tabella 1-1. Tabella 1-1: Le previsioni (aggiornate) del FMI:crescita % del PIL Mondo -0,5 5,1 4,3 4,5 Economie Avanzate -3,4 3,0 2,2 2,6 Economie emergenti 2,8 7,4 6,6 6,4 Fonte: FMI, World Economic Outlook update, Giugno 2011 Secondo queste stime, la minor crescita prevista nel 2011 rispetto alla precedente stima è solo di 0,1 punti, mentre rimane invariata la cifra del Questa è la prova della bontà della tesi 5

6 basata sulla natura temporanea del rallentamento in atto che implica, come completamento, un recupero dell attività produttiva nella seconda parte dell anno. La Tabella 1-2 è compatibile con tale affermazione. Tabella 1-2: La dinamica del PIL trimestrale (annualizzato) IV trimestre Mondo 4,7 4,3 4,4 Econ. Avanzate 2,7 2,3 2,6 Eco. Emergenti 7,5 6,9 6,6 Fonte: ibidem 1.2 I rischi I dati abbastanza confortanti che abbiamo appena esaminato non sono in grado, tuttavia, di eliminare il sospetto che lo scenario prevalente possa essere diverso da quello previsto. Dobbiamo, a questo stadio dell analisi, considerare il secondo aspetto e cioè la presenza di rischi di revisione verso il basso delle stime appena considerate. Che la situazione possa evolvere in modo diverso è contemplato anche dallo stesso FMI quando parla di rischi di revisione verso il basso che sono in aumento. Da un punto di vista tecnico, questa affermazione significa semplicemente che la previsione media è accompagnata da una varianza più elevata. Da un unto di vista economico, si tratta semplicemente di capire l origine di questa possibile volatilità. Indubbiamente, questa va ricercata principalmente sui mercati finanziari che, rimasti tranquilli nella prima parte dell anno, hanno presentato una volatilità crescente a partire da fine maggio. La maggiore volatilità ha riguardato l evoluzione del debito sovrano nei paesi periferici dell area dell euro, unitamente al persistere della debolezza del mercato delle abitazioni negli Stati Uniti che certamente non contribuisce ad un veloce risanamento della situazione finanziaria. Questa volatilità, che fa aumentare il grado di incertezza presente nel sistema economico mondiale, è una cifra caratteristica dell attuale situazione economica che è stata denominata grande recessione, proprio per differenziarla dalle esperienze cicliche del passato. 1.3 La grande recessione Al fine di evitare di combattere la guerra in corso con le strategie obsolete di quelle precedenti, occorre prendere atto che le recenti vicissitudini dell economia mondiale rappresentano una cesura rispetto all esperienza ciclica canonica. L esperienza ciclica canonica era fondamentalmente caratterizzata da due tipi di esperienze: 6

7 a) ciclo da domanda; b) ciclo da costi delle materie prime. Anche se in passato sono stati compiuti errori di politica economica proprio perché si pensava di curare le due manifestazioni del ciclo con le stesse terapie, non vi è dubbio che, con il passare del tempo, l analisi si sia raffinata. In entrambi i casi l evoluzione dell economia, dopo che era stata colpita dallo shock, era abbastanza definita. La durata, l intensità e l ampiezza delle oscillazioni cicliche erano standard, anche se non mancavano peculiarità che di volta in volta dovevano essere individuate. Inoltre, in questo contesto studiare il ciclo della produzione equivaleva a comprendere quello dell occupazione che reagiva nello stesso modo, anche se con una leggere ritardo tecnico. Tutto questo è mutato con l ultima esperienza ciclica, definita grande recessione proprio per distinguerla sia dai cicli canonici che dalla grande depressione degli anni Il ciclo del credito La principale differenza rispetto alle esperienze cicliche precedenti è stato il coinvolgimento del settore creditizio nel processo di crisi. Quando questo succede, ed è già successo in passato, l andamento dell economia si fa più complesso. Per esempio, l esperienza del Giappone testimonia questa complessità. Oppure si può far riferimento ad altre esperienze, quali quelle dei paesi scandinavi, ad esempio, oppure quelle di alcuni paesi emergenti, quali Messico, Argentina o Russia. Tutte testimoniano un lento e faticoso processo di fuoriuscita dalla crisi. Rispetto a queste esperienze, la crisi attuale ha una dimensione mondiale che quelle non possedevano. In questo contesto, i meccanismi di trasmissione della crisi diventano molto più complicati, i tempi di ripresa più incerti e gli effetti occupazionali più devastanti. Il problema è capire perché si creano queste bolle creditizie. Inizialmente, si pensava che il fenomeno fosse dovuto a degenerazioni legate alla presenza di asimmetrie informative. Questa struttura dell informazione spinge le banche ad effettuare prestiti solo alle imprese che offrano solide garanzie patrimoniali, proprio perché non sono in grado di valutarne la profittabilità dei progetti in modo appropriato. La presenza di questi collaterali comporta che il valore delle imprese deve essere superiore rispetto al valore del prestito. In caso di crisi, il valore dei collaterali diminuisce, i prestiti devono essere ridimensionati, mentre il costo del capitale per l impresa aumenta, frenando anche per questa via la dinamica degli investimenti. Tuttavia, questa non è la fine della storia. Infatti, il tentativo di liquidare gli asset per procurarsi liquidità finisce con il creare un circolo vizioso. In altre parole, il mercato della liquidità può trasformarsi in un mercato bloccato. Il caso della crisi del mercato edilizio in paesi quali gli USA, Gran Bretagna e Spagna può rientrare in questo schema interpretativo. Le implicazioni di questo tipo di ciclo sono naturalmente diverse da quelle del ciclo canonico se non altro per la presenza di eccessi (e cioè la presenza di uno stock di invenduto) che richiede 7

8 tempo per essere smaltita. Ad un esame più approfondito, tuttavia, emerge che questa interpretazione sia più in grado di far comprendere i meccanismi della crisi che non di far emergere i motivi del suo insorgere. A questo fine, un altro aspetto da considerare è l operato dell intermediario finanziario. 1.5 Verso il ciclo della leva finanziaria L origine del processo è dovuto fondamentalmente al comportamento degli operatori finanziari che innalzano la leva finanziaria. Ciò può dipendere da un processo di de-regulation, ma non necessariamente solo da quello. Infatti, si è in presenza di informazioni incomplete. E le banche, sotto la spinta anche della concorrenza, non solo possono diventare più propense ad allargare i cordoni del credito, ma sono spesso disposte a finanziare progetti sempre più rischiosi, rivelatisi tali solo ex-post. E importante considerare questo aspetto perché se si trattasse solo di un ciclo del credito descritto in precedenza, le prospettive di regolamentazione potrebbero portare a soluzioni più stabili. Il problema è che le istituzioni bancarie non solo aumentano il leverage durante il ciclo ma sono propense a finanziare progetti sempre più rischiosi. E lo fanno in modo endogeno sulla scorta di estrapolazioni al futuro di tendenze oggi in atto. In questo caso, la situazione si fa più intricata. Innanzi tutto, da un punto di vista teorico, il problema cessa di essere quello di asimmetrie informative per diventare uno di informazioni incomplete. Inoltre, da un punto di vista delle policies, la regolamentazione non può del tutto risolvere questo problema Minskiano della tendenza endogena all assunzione del rischio. E ovvio che in questo contesto, nuove regole istituzionali, da una parte, e il rilancio della crescita, dall altra, diventano medicine complementari in una situazione che altrimenti finirebbe per diventare insostenibile per l irrobustirsi dell effetto contagio. 1.6 La periferia dell euro La domanda fondamentale nel caso degli eccessi creditizi è chi paga il conto finale. Come la storia recente ha evidenziato, il peso degli eccessi da parte delle istituzioni finanziarie private è stato spesso scaricato sulle finanze pubbliche, resuscitando in questo modo il cosiddetto rischio sovrano. Quello relativo ai paesi periferici dell area euro, da un lato, e quello relativo agli Usa, dall altro, (specie nel caso di mancato accordo fra le istituzioni USA) sono le più gravi incognite che pesano non solo sulla bontà delle previsioni prima illustrate ma anche sulla tenuta della stessa ripresa mondiale. Il caso della Grecia è emblematico dei problemi legati alla natura dell area dell euro. Un aspetto minore se trattato in modo federale, ossia non solo con una sola politica monetaria ma anche con una sola politica fiscale, rischia di creare instabilità, nociva non solo alle istituzioni 8

9 finanziarie, ma a tutto il sistema di crescita complessivo. Fino a che questo problema non verrà risolto in maniera adeguata, le stesse previsioni sulla dinamica dell economia reale rischiano di subire continui sussulti. 1.7 La presenza di squilibri Gli squilibri esistenti all interno dell area dell euro non sono che un esempio degli squilibri esistenti a livello mondiale. La presenza di squilibri nella dinamica dell economia mondiale è la terza, ed ultima, caratteristica del processo di crescita in atto che va considerata. Nel caso specifico, va sottolineato come il peso della ripresa mondiale gravi in gran parte sulle economie emergenti, come del resto è emerso dalle Tablle1-1 e 1-2. Come per gran parte dei concetti economici, anche gli squilibri svolgono più di un ruolo e quindi vanno trattati con particolare attenzione. Tre sono gli aspetti che meritano di essere considerati. In primo luogo, la crescita dei paesi emergenti costituisce un limite alla caduta del PIL nei paesi avanzati. In secondo luogo, la forte crescita dei paesi emergenti sta creando tensione sui prezzi, specie quelli delle materie prime e per questa via può costituire un problema per i paesi sviluppati. Infine, esiste anche un rapporto di conflittualità perché gli squilibri positivi dei paesi emergenti si traducano in squilibri di segno opposto per i paesi sviluppati. Basti pensare, a questo proposito, al problema delle bilance dei pagamenti. E abbastanza ragionevole supporre che la presenza di questi squilibri sia fonte di tensione internazionale e quindi la stabilità del processo di crescita può essere valutata anche in relazione all attenuarsi o all inasprirsi di questi squilibri. Ed anche questo è un ulteriore aspetto per giudicare il grado della ripresa in atto. 9

10 2 LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE Le previsioni che abbiamo precedentemente illustrato soffrono di due tipi di incertezza che vanno tenute concettualmente distinte: quella legata alla natura del modello sottostante le stime e quella dovuta a fattori esterni al modello, chiamati per l appunto esogeni. A loro volta, i fattori esogeni si distinguono in deterministici e casuali, che ovviamente non possono essere previsti. In generale, i modelli, tranne quelli esplicitamente internazionali, assumono come dati i seguenti aspetti: la dinamica del commercio internazionale il tasso di cambio il tasso di interesse ed infine il prezzo delle materie prime in generale e del petrolio in particolare Queste variabili esogene devono essere prese in considerazione in via preliminare perché l assunzione di valori poco realistici può portare fatalmente a conclusioni e quindi a previsioni sbagliate. Non solo, ma già il loro valore ipotizzato può dare un idea dello stato attuale dell economia. In altre parole, queste variabili sono fattori decisivi per capire lo stato dell economia e forniscono le chiavi interpretative per capire la probabile evoluzione in corso. 2.1 La dinamica delle variabili esogene Il tasso di crescita del commercio internazionale è certamente una delle più rilevanti variabili esogene da prendere in considerazione, per lo meno per tutti quei modelli che hanno una scala di riferimento più piccola dell economia mondiale. La sua dinamica e la sua probabile evoluzione per il triennio sono contenute nella Tabella 2-1. Tabella 2-1: La dinamica del commercio internazionale Saggio % di crescita , , , , , ,4 Fonte: OCED,

11 Dopo la profonda caduta fatta registrare dal commercio internazionale nel corso del 2009, la ripresa del 2010 sembra averne più che compensato gli effetti negativi. In questa ottica, la dinamica prevista per il biennio successivo è quella del permanere di una crescita robusta, anche se in decelerazione (va notato che il PIL Mondiale viaggia ad una velocità quasi dimezzata rispetto ai dati del commercio internazionale). In questa ottica, la Banca Centrale Europea ha assunto per le proprie previsioni una crescita del PIL Mondiale al di fuori di Eurolandia pari al 4,5% nel 2011 e 4,7% per il Date queste ipotesi, il mercato delle esportazioni per la zona dell Euro dovrebbe crescere del 8,3% e del 7,9% rispettivamente per il 2011 ed il Questi valori lasciano intravedere lo spazio per una ripresa robusta delle esportazioni. In questo contesto internazionale in fase di assestamento ed in presenza di squilibri persistenti nelle bilance dei pagamenti, i tassi di cambio sono in una fase di relativa turbolenza. Gran parte dell aggiustamento sembra scaricarsi sul cambio euro-dollaro che, come risulta dal Grafico 2-1, continua nel suo andamento altalenante. Grafico 2-1 CAMBIO Euro-Dollaro (dati medi mensili - utlimo dato giugno 2011) 1,6 1,4 1,2 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Ufficio Italiano Cambi La BCE ha assunto un tasso di cambio per il 2011 pari ad 1,42 e quindi assume un valore che è in linea con quelli più recenti. Né la situazione dovrebbe essere diversa per il In questo contesto di incertezza, la dinamica dei tassi di interesse dovrebbe conoscere un leggero incremento rispetto ai dati attuali (si veda anche il Grafico 2.2). 11

12 tasso % Funzione Informazione economica Grafico 2-2 TASSI EURIBOR (dati mensili - ultimo dato giugno 2011) Euribor a 3 mesi Euribor a 1 anno 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere lombardia su dati BCE La BCE non ha aderito ad una politica di quantity easing come ha invece fatto la FED. Infatti, già nel mese di Aprile ha provveduto ad incrementare, seppur leggermente, i tassi di interesse, sotto la motivazione di possibili spinte inflazionistiche. Questa operazione è stata ripetuta a giugno, quando i tassi hanno raggiunto il valore di 1,50%. In Australia il tasso di interesse di riferimento è 4,75%, mentre negli USA è pari a 0,25%. In questa ottica, i tassi dovrebbero leggermente crescere all 1,6% nel 2011 e raggiungere il 2,3% nel corso del 2012, valori questi più sostenuti di quelli presentati nelle stime precedenti. Infine, l ultima variabile strategica è rappresentata dal prezzo del petrolio. Recentemente la sua dinamica sembra essersi affievolita (si veda anche il Grafico 2-3). La Banca Centrale Europea ipotizza un valore pari a 111,1 $ il barile per il 2011, destinato a calare leggermente nel Va sottolineato che il prezzo del petrolio rientra nel più vasto problema del prezzo delle materie prime la cui dinamica può avere un notevole impatto sulle stime del PIL. Parte di questa crescita è dovuta senz altro a spinte speculative, ma parte è dovuta invece alla crescita dei paesi emergenti. Quanto questa crescita possa alimentare fenomeni inflazionistici a livello mondiale e quanto possa incidere sullo stesso processo di crescita rimane un problema aperto. Quel che è certo è che le spinte inflazionistiche sembrano più marcate nei paesi emergenti. 12

13 Dollari Funzione Informazione economica Grafico 2-3 PREZZO DEL PETROLIO (Light Crude Oil) Prezzo al barile - medie mensili (ultimo dato: giugno 2011) Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati NYMEX (New York Mercantile Exchange) 2.2 Le previsioni per le varie aree Una volta illustrata la dinamica delle quattro variabili esogene, si può procedere all analisi delle previsioni sull economia delle varie aree. Al fine di procedere in questa direzione, conviene soffermarsi sulla situazione attualmente esistente negli Stati Uniti, e cioè il paese più importante dell economia mondiale. Come risulta dal Grafico 2-4, i saggi di crescita del PIL degli USA risultano essere in una fase di decelerazione, pur mantenendo valori di segno positivo. 13

14 variazione % Funzione Informazione economica Grafico 2-4 Variazione percentuale annualizzata del PIL USA Valori concatenati anno dati trimestrali destagionalizzati 6,0 5,0 4,0 2,0 1,6 3,7 1,7 2,6 3,1 1,9 0,6 0,0-2,0-0,7-0,7-4,0-6,0-4,0-4,9-8,0-6, II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: Bureau of Economic Analysis La Tabella 2-2 riporta invece i dati sulla probabile evoluzione futura di questa economia. Tabella 2-2: Previsioni della dinamica del PIL negli USA (%) PIL Var % , , , ,7 Fonte: FMI, Giugno 2011, ibidem Come appare dalla Tabella 2-2, le previsioni del FMI scontano un mantenimento del processo di crescita, nonostante il rallentamento avvenuto nella prima parte dell anno. Questa ipotesi comporta una ripresa più rapida nella seconda parte dell anno, come si deduce dai dati della Tabella 2-3, dove sono rappresentate le variazioni tendenziali. 14

15 Tabella 2-3: L andamento tendenziale del PIL negli USA IV trimestre Periodo , , ,5 Fonte:FMI,ibidem E importante sottolineare come le previsioni da parte degli organismi internazionali siano in linea con quelle definite di consenso, come appare dalla Tabella 2-4 e dove trova conferma la variazione negativa del PIL in Giappone in entrambe le fonti. Tabella 2-4: Previsioni ufficiali e di consenso nelle varie aree FMI Consenso (Luglio) USA 2,5 2,7 2,5 2,9 Giappone -0,7 2,9-0,6 2,8 Area Euro 2,0 1,7 1,9 1,7 Fonte: FMI, ibidem, 2011 e The Economist, Luglio 2011 Infine, per completare il quadro internazionale, occorre far riferimento alla dinamica del PIL nei paesi BRIC, illustrata nella Tabella 2-5. Le previsioni non si discostano molto rispetto a quelle utilizzate nella precedente relazione, confermando pertanto il ruolo propulsore per l economia mondiale. Tuttavia, la presenza di un accelerazione del processo inflazionistico potrebbe comportare maggiori rischi al ribasso, già commentati in precedenza. Tabella 2-5: La dinamica del PIL nei paesi BRIC Paese Brasile 4,1 3,6 Russia 4,8 4,5 India 8,2 7,8 Cina 9,6 9,5 Fonte: FMI, 2011, ibidem. 15

16 3 L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO Nel Capitolo precedente abbiamo messo a confronto la performance dell area euro con quella delle altre grandi aggregazioni mondiali. Conviene, a questo stadio dell analisi, approfondire l osservazione al fine di cogliere gli aspetti congiunturali con maggiori dettagli. Quattro sono comunque le linee guida da tenere presenti per capirne l evoluzione nel prossimo futuro. In primo luogo il ruolo di locomotiva dell economia tedesca sembra destinata a protrarsi anche nel In secondo luogo, la performance dei paesi maggiormente implicati dalla crisi finanziaria che potrebbe costituire un fattore di rischio non solo per se stessi ma per l evoluzione dell intera area. In terzo, l impatto delle misure di politica di bilancio che sono al tempo stesso restrittive e simultanee. Infine, la crescita del commercio estero dovrebbe mantenere sostenuta la crescita delle esportazioni, tasso di cambio permettendo. 3.1 La dinamica congiunturale Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, la Tabella 3-1 mostra i tassi di variazione (congiunturali) del PIL nei vari trimestri. Come appare evidente dalla Tabella, siamo di fronte a tassi di crescita che si alternano come intensità, anche se fortunatamente mantengono il segno positivo. Lo stesso fenomeno sembra manifestarsi anche nel caso della dinamica tendenziale, come appare dalla Tabella 3-2. Tabella 3-1: Variazioni (%) trimestrali del PIL nell area euro PIL Var.% 2009: I trim -2,4 : II trim -0,2 : III trim +0,4 : IV trim +0,1 2010: I trim +0,3 : II trim. +0,9 : III trim. +0,4 : IV trim. +0,3 2011: I trim. +0,8 Fonte: Banca Centrale Europea, Luglio

17 Tabella 3-2: La dinamica tendenziale del PIL nell area Euro PIL Var. % 2009: I trim -5,0 : II trim -4,8 : III trim -4,1 : IV trim -2,1 2010: I trim +0,9 : II trim +2,0 : III trim +2,0 : IV trim +2,0 2011: I trim +2,5 Fonte: BCE, ibidem Infine, come risulta dalla Tabella 3-3, appare evidente il traino effettuato dalla componente investimenti che risulta essere il principale veicolo della crescita. E questa una novità che va sottolineata perché amplia gli spazi dell auto-sostenibilità del processo di crescita. Tabella 3-3: I contributi alla crescita (congiunturale) nel I trim Consumi privati 0,1 Consumi pubblici 0,1 Investimenti fissi 0,4 Cambiamento scorte 0,0 Esportazioni nette 0,2 Pil 0,8 Fonte: BCE, ibidem 3.2 Le previsioni La Tabella 3-4 mostra la probabile evoluzione dell area Euro per il biennio , secondo le stime della Banca Centrale Europea. 17

18 Tabella 3-4: L economia di Eurolandia nel biennio (Variazioni %: min e max) MIN MAX MIN MAX Consumi privati 0,6 1,2 0,4 2,2 Consumi pubblici -0,4 0,6-0,5 0,9 Investimenti fissi lordi 2,0 4,2 1,1 5,9 Esportazioni 5,8 9,6 2,6 10,6 Importazioni 4,3 7,9 2,6 10,0 Pil 1,5 2,3 0,6 2,8 Fonte: BCE, op. cit., Giugno, 2011 Due osservazioni vanno fatte. La prima è che queste previsioni sono in linea con quelle del FMI già illustrate in precedenza, anche se in questo caso la forchetta previsionale permette di misurare il grado di rischio che le caratterizza. In secondo luogo, danno per scontato un rafforzamento del motore della crescita che, accanto al canale estero, vede la ripresa del processo di accumulazione. In terzo luogo, implicano un tasso di inflazione compreso fra 2,0 e 2,6% per il 2011 ed una cifra leggermente minore per il Infine, appaiono in linea anche con le stime di consenso che sono state riviste verso l alto, come appare dalla Tabella3-5. Tabella 3-5: La dinamica del PIL secondo le stime di consenso 2011 Consenso (Marzo, 2011) 1,7 Consenso (Aprile, 2011) 1,7 Consenso (luglio, 2011) 1,9 Fonte: The Economist, Marzo, Aprile e Luglio, L occupazione I dati della Tabella 3-6 relativi all occupazione (IV trimestre 2010) mostrano una variazione nulla per il complesso dell economia. Questa variazione è la somma algebrica di variazioni negative per l industria delle costruzioni e positive per il terziario. Il segno nullo dovrebbe essere il preludio verso una ripresa dell occupazione che si è già manifestata a livello di industria in senso stretto. 18

19 Tabella 3-6: La dinamica dell occupazione nell area Euro (saggi % sul periodo precedente, dati destagionalizzati) III trim. IV trim I trim Totale economia 0,0 +0,2 +0,1 Agricoltura +0,3 +0,4-1,6 Industria in senso stretto -0,2 +0,1 +0,3 Costruzioni -1,0-0,9-0,8 Servizi +0,1 +0,3 +0,2 -di cui Commercio 0,0 +0,3 +0,1 Finanza +0,2 +0,3 +0,9 Pubblica Amminist. +0,1 +0,2-0,1 Fonte:BCE, Bollettino Mensile, luglio 2011 Anche il tasso di disoccupazione è rimasto stazionario, come risulta dalla Tabella 3-7, con i primi dati relativi al 2011 che cominciano a mostrare variazioni negative. Tabella 3-7: La dinamica del tasso di disoccupazione nell area Euro Periodo Totale Giovanile Femminile I trim ,9 20,2 10,2 II trim. 10,0 20,2 10,2 III trim. 10,0 20,1 10,2 IV trim. 10,1 20,3 10,4 I trim ,0 20,0 10,3 Aprile ,9 20,0 10,2 Maggio ,9 20,0 10,2 Fonte: BCE, Luglio

20 Variazione % Funzione Informazione economica 4 L ECONOMIA ITALIANA La situazione complessiva della zona euro presenta un notevole grado di dispersione delle situazioni nel suo interno, dispersione che è andata aumentando nel periodo di turbolenza dell economia mondiale. Vale la pena allora iniziare un processo di disaggregazione a partire dal caso italiano che sarà analizzato più in dettaglio sia sotto il profilo congiunturale sia al fine di verificare la probabile evoluzione futura. 4.1 La dinamica nel breve periodo I Grafici 4-1 e 4-2 mostrano l andamento rispettivamente congiunturale e tendenziale del PIL, aggiornati al I trimestre del Da un punto di vista congiunturale, sono in linea con quelli della zona euro per quanto riguarda il segno, mentre divergono in fatto di intensità, essendo molto più contenuto il saggio di crescita italiano. Grafico 4-1 PIL ITALIA - variazioni congiunturali Dati trimestrali destagionalizzati 1,0 0,5 0,0 0,2 0,1 0,2 0,4 0,4 0,0 0,6 0,5 0,3 0,1 0,1-0,5-0,4-0,3-1,0-0,7-1,5-1,1-2,0-2,0-2,5-3,0-3,5-3, II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT La diversa dinamica delle varie componenti della domanda aggregata spiega il cambiamento della dinamica, come appare dalla Tabella

21 Variazione % Funzione Informazione economica Tabella 4-1: La dinamica congiunturale del PIL e delle sue componenti II trim 2010 III trim 2010 IV trim 2010 I trim 2011 Consumi privati +0,1 +0,4 +0,3 +0,2 Consumi pubblici +0,4-0,3-0,6 +0,5 Investimenti +1,6 +0,6-0,8 +0,1 Esportazioni +2,4 +2,8 +0,4 +1,4 Scorte -0,4 +0,4 +0,9-0,3 Importazioni +0,4 +4,5 +2,8 +0,7 PIL +0,5 +0,3 +0,1 +0,1 Fonte: Banca d Italia, Bollettino Economico, Luglio Anche dal punto di vista tendenziale i dati del PIL mostrano segnali positivi, come risulta dal Grafico 4.2, anche se altalenanti e comunque inferiori a quelli evidenziati dalla zona Euro. Grafico 4-2: PIL Italia, variazioni tendenziali PIL ITALIA - variazioni tendenziali Dati trimestrali grezzi 4,0 2,0 2,2 1,8 1,7 1,0 1,8 1,3 1,2 1,0 0,0 0,3 0,1-0,6-2,0-1,3-4,0-3,4-2,8-4,3-6,0-8,0-7, II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV ,7 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Nettamente in ripresa appare invece la produzione industriale da un punto di vista tendenziale, come risulta dal Grafico 4.3, mentre anche il dato congiunturale (provvisorio) mostra un valore positivo. 21

22 Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 4-3 Produzione industriale Italia Variazioni % Congiunturale Tendenziale ,8 1,0 0,4-0,9-4,9-5,8-7,9-2,6 2,5 1,8 4,6 3,0 9,6 1,7 1,2 7,6-0,3 5,5 0,2 2,5 1,3 1, ,4-11,4-10, , ,5-24, II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV 2011 II Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT e Centro Studi Confindustria dato 2 trimestre 2011: media dato ISTAT aprile - maggio 2011 e previsione Centro Studi Confindustria giugno Le previsioni Le previsioni sull andamento dell economia Italiana sono illustrate nella Tabella 4-2. Tabella 4-2: Previsioni del tasso % annuo di crescita Fonte FMI (Luglio, 2011) 0,9 1,1 Banca d Italia)(Luglio, 2011) 1,0 1,1 Consenso (Aprile, 2011) 1,1 1,3 Consenso (Giugno, 2011) 1,0 1,2 Confindustria (Giugno, 2011) 0,9 1,1 Tre sono le principali osservazioni da fare. La prima è che le stime sono abbastanza allineate fra di loro. In secondo luogo, nessuna di queste stime prevede una forte ripresa nel corso del In terzo luogo, i dati italiani, purtroppo, sono destinati a rimanere leggermente inferiori a quelli europei. Più dettagliatamente, il Centro Studi della Confindustria prevede la seguente evoluzione delle varie voci della domanda aggregata, dove un ruolo particolare viene attribuito sia al processo di accumulazione che alle esportazioni. 22

23 variazione % Funzione Informazione economica Tabella 4-3: Stima sull evoluzione delle varie componenti del PIL(var.%) PIL 1,3 0,9 1,1 Consumi fam. 1,0 0,8 1,0 Investim. Fissi 2,5 1,6 2,5 Esportazioni 9,1 5,7 5,0 Importazioni 10,5 6,0 4,7 Fonte: Centro Studi Confindustria, Giugno Il Commercio estero Il commercio estero può fornire indicazioni congiunturali molto importanti, data la crescente apertura verso l estero del nostro apparato produttivo. In particolare, per quanto riguarda il settore manifatturiero, i dati disponibili relativi al I trimestre del 2011 mostrano una ripresa molto sostenuta, e ciò vale sia per l intero territorio nazionale che per la Lombardia. Le stesse considerazioni rimangono confermate qualora si faccia riferimento alle variazioni cumulate, come accade nel Grafico 4.5. Grafico 4-4 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati singoli trimestri a prezzi correnti Lombardia Italia ,5 18,4 18,7 17,1 19,4 19,7 17,9 18,2 10 8,1 4, ,8-14,8-19,6-20,9-21,1-24,9-26,2-25, II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 23

24 variazione % Funzione Informazione economica Grafico 4-5 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati trimestrali cumulati a prezzi correnti Lombardia Italia ,1 9,9 13,4 15,1 12,2 16,3 14,1 17,9 18,2 5 4, ,6-20,5-21,0-23,1-22,4-23,8-24,9-25, II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Il Grafico 4.6, viceversa, mette a confronto il dato lombardo con quello delle altre regioni italiane. La posizione relativa della Lombardia rimane abbastanza costante nel tempo, e cioè sempre molto vicina al dato nazionale. Nel I trimestre del 2011, la performance lombarda è risultata essere leggermente inferiore rispetto alla media nazionale. 24

25 variazione % Funzione Informazione economica Grafico 4-6: Commercio estero. Esportazioni totali per regioni 50 45,7 43,3 COMMERCIO ESTERO Esportazioni per regione (variazione tendenziale) Dati cumulati - 1 trimestre ,5 27,9 26,6 24,6 24,3 21,2 20,9 19,9 19,2 18,6 18,4 17,6 17, ,2 13,9 13,2 13,1 10 2, ,1 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 4.4 L occupazione I dati sul mercato del lavoro non riflettono esattamente i movimenti della produzione, come del resto la teoria economica ha ampiamente spiegato. Come risulta dal Grafico 4.7, si può notare una leggera ripresa dell occupazione industriale, mentre il dato complessivo sembra essere piuttosto stazionario. 25

26 Grafico 4-7 NUMERO OCCUPATI ITALIA Dati trimestrali (milioni) Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 5,2 24,0 5,1 23,5 5,0 4,9 23,0 4,8 22,5 4,7 4,6 22,0 4, II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV ,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Questa divaricazione trova riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 4.8), mentre in quelle tendenziali (Grafico 4.9) si registrano segni positivi per entrambi i dati. 26

27 Variazione % Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 4-8 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % congiunturali Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 1,5 1,0 0,5 1,0 1,1 0,3 0,5 0,6 1,1 0,0-0,5-1,0-0,2-0,8-0,4-0,7-0,5-0,9-0,3-1,5-2,0-2,5-1,4-1,5-1,6-1,7-2, II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 4-9 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % tendenziali Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 2,0 1,5 1,0 0,0 0,1 0,5-1,0-2,0-3,0-1,3-0,9-1,6-2,2-1,8-0,9-0,8-1,0-3,0-1,1-4,0-3,9-5,0-6,0-5,9-5,3-4,7-5,0-7, II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 27

28 Var. cong. % Occupati (milioni) Funzione Informazione economica Inoltre, la dinamica dell occupazione relativa al settore delle costruzioni risulta in una fase di ulteriore calo, come viene evidenziato dal Grafico Grafico 4-10 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI ITALIA Dati trimestrali grezzi 10 Variazione cong. (grezza) Occupati 2,0 5 4,3 0-1,0-0,7 0,6-0,1 1,9-5 -2,7-2,5-2,2-3, II III IV 2010 II III IV ,8 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro La Tabella 4-4 mostra la dinamica occupazionale classificata a seconda dello status dei lavoratori. L aspetto importante da sottolineare è che, rispetto al I trimestre del 2010, tutte le voci mostrano variazioni positive. Tabella 4-4: La struttura dell occupazione in Italia (migliaia) IV trim I trim II trim III trim IV trim I trim Dipendenti Tempo determinato Part-time Indipendenti Fonte: Istat La Tabella 4-5 mostra invece la dinamica riferita ai generi. In questo caso, va segnalato che le forze lavoro hanno registrato variazioni diverse nei due sessi (rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente). Il tasso di disoccupazione globale è diminuito sia da un punto di 28

29 vista congiunturale che tendenziale, anche se dal punto di vista dei generi la situazione non stata del tutto omogenea. Tabella 4-5: La forza lavoro in Italia (migliaia) IV trim I trim II trim III trim IV trim I trim Forze lavoro Uomini Donne Popolazione Tasso attività(15-64) 62,5 62,4 62,5 61,4 62,5 62,2 Uomini 73,7 73,6 73,6 72,7 73,4 73,1 Donne 51,4 51,2 51,4 50,2 51,7 51,4 Tasso di disoccup. 8,6 9,1 8,3 7,6 8,7 8,6 Maschile 7,4 8,1 7,6 6,8 7,8 7,9 Femminile 10,2 10,5 9,4 8,7 10,0 9,6 Fonte: Istat Infine, la Tabella 4-6 mostra la dimensione territoriale del tasso di occupazione. L aspetto importante da sottolineare è che, sia da un punto di vista tendenziale che congiunturale, si registra un lieve aumento solo per il Nord. Tabella 4-6: Il tasso di occupazione (età 15-64) nelle varie aree IV trim I trim II trim III trim IV trim I trim Nord 65,2 65,0 65,2 64,8 65,1 65,3 Centro 61,8 61,2 62,1 61,2 61,3 61,1 Sud 44,2 43,4 44,3 43,9 44,1 43,4 Fonte: Istat 29

30 5 UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI Per completare il quadro di riferimento generale che precede l analisi dei dati della Lombardia e per concludere il metodo top down finora seguito, e cioè il passaggio dall economia mondiale a territori sempre più piccoli, occorre prendere in considerazione l economia dei 4 motori e cioè Lombardia (Italia), Baden-Wurttemberg (Germania), Rhone-Alpes (Francia) e Catalunya (Spagna). La logica di questo confronto va ricercata nel fatto che, in situazioni di notevole mutamento come quelle che stanno attualmente caratterizzando i sistemi economici, conviene tenere sotto controllo la distanza che separa la Lombardia dalle economie più dinamiche e non considerare solamente il dato medio che può nascondere situazioni molto eterogenee. I dati non sono disponibili in maniera completa per tutte e quattro le regioni per cui il criterio seguito è stato quello di privilegiare la tempestività delle informazioni sulla loro completezza. 5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale In via preliminare è opportuno fare riferimento ai dati nazionali per poi confrontare le performance delle varie regioni. Esiste infatti una forte correlazione fra la performance regionale e quella nazionale. In particolare, per quanto riguarda la dinamica del PIL, il grafico 5.1 fa riferimento a variazioni trimestrali, mentre il Grafico 5.2 si riferisce ai dati annuali delle quattro nazioni di riferimento per le regioni che costituiscono i 4 motori. Per quanto riguarda le variazioni congiunturali, è interessante notare come ormai tutti i 4 paesi abbiano mostrato variazioni positive. Inoltre, Germania ed Francia presentano le dinamiche più sostenute. 30

31 Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 5-1: La dinamica del PIL trimestrale in Germania, Francia, Italia e Spagna PIL a prezzi costanti - Variazioni congiunturali dati trimestrali destagionalizzati - valori concatenati anno 2000 ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO 2,5 2,0 2,1 1,5 1,5 1,0 0,5 0,6 0,2 0,1 0,5 0,3 0,5 0,5 0,3 1,0 0,3 0,4 0,8 0,4 0,3 0,4 0,2 0,2 0,1 0,1 0,9 0,3 0,8 0,0 0,0-0, II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Eurostat. Anche per il dato annuale (si veda il Grafico 5.2) la negatività del segno relativo alla Spagna è scomparso. Inoltre, il 2012 sembrerebbe caratterizzato da un maggior processo di convergenza nei tassi di crescita dei vari paesi. 31

32 Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 5-2: La dinamica del Pil annuale a prezzi costanti PIL a prezzi costanti Variazioni annuali - valori concatenati anno 2000 ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO 6 4 3,6 2 0,9 1,0 0,4 1,3 1,5 2,6 2,0 1,7 1,8 1,7 1,9 1,6 1,8 1,3 1,0 0,7 0-0,1-0,1-2 -1,3-2, ,7-4,1-4,7-5, (f) 2011 (f) 2012 (f) Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati EUROSTAT (f) previsione Eurostat Questi dati servono da benchmark di riferimento per quelli relativi ai quattro motori, illustrati nel Grafico 5.3 (dati annuali). Purtroppo, non tutte le informazioni sono disponibili. Ciò che emerge è la notevole performance mostrata dal Baden-Wurttemberg, un altra regione a forte vocazione internazionale. 32

33 Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 5-3: La dinamica del PIL nei 4 motori: dati annuali PIL a prezzi correnti Variazioni annuali Lombardia Rhone-Alpes Catalunya Baden-Wurttemberg 10 8, ,0 5,3 6,7 5, ,8 1,5 4,1 3,3 2,7 2,7 0,0 1,7 n.d 1, ,7-2,9-3, (f) -6,3-7,1 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT, Gencat, Insee, Statistisches Landesamt Baden-Wurttemberg Dati Lombardia 2010 stima Prometeia (maggio 2011) Informazioni più aggiornate provengono invece dai dati relativi alla produzione industriale. Il grafico 5.4 mostra le dinamiche nazionali che, grosso modo, riflettono gli andamenti e le gerarchie evidenziate dall analisi del PIL. Tutti i paesi appaiono in ripresa, con la Germania in evidente posizione di leadership e la Spagna in quella di laggard. L Italia si colloca nella fascia bassa, fra la Francia e la Spagna. 33

34 Grafico 5-4 Indice produzione industriale - Settore manifatturiero Base 2005=100 dati destagionalizzati Italia Germania Spagna Francia Eurozona (16 paesi) II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV 2011 II Fonte: Eurostat (dato 2 trimestre 2011: media maggio-aprile) Il Grafico 5.5 mostra viceversa gli andamenti regionali. Anche in questo caso la produzione industriale mostra segni di ripresa, in linea con i dati nazionali, anche se in questo caso la Lombardia sembra far meglio del Baden-Wurttemberg. 34

35 2006 II III IV 2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV 2011 II Indice produzione Funzione Informazione economica Grafico 5-5: La dinamica della produzione industriale nei 4 motori PRODUZIONE INDUSTRIALE Indici trimestrali (medie mobili a 4 termini) Lombardia Catalunya Baden-Wurttemberg Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Idescat Catalunja, Statistisches Landesamt B-W 5.2 Mercato del lavoro e prezzi Come abbiamo già avuto modo di osservare, le vicende della produzione non sono necessariamente rispecchiate in quelle del mercato del lavoro. Se si prende in considerazione il tasso di disoccupazione, la performance meno negativa è mostrata dal Baden-Wurttemberg, con la Lombardia in seconda posizione, mentre la Catalunya mostra il tasso più elevato, ed anche in leggero peggioramento rispetto al trimestre precedente. Ciò vale sia in termini di percentuali (si veda il Grafico 5-6) sia prendendo in considerazione i valori assoluti (si veda il Grafico 5-7). 35

36 migliaia variazioni % Funzione Informazione economica Grafico 5-6 Tasso di disoccupazione Dati trimestrali Lombardia Rhone-A. Catalunja Baden-W , ,9 17,7 17,4 18, ,8 8,6 8,5 8,4 8, ,3 5,5 5,5 4,9 5,1 4,7 5,5 6,0 4,3 4,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee II-10 III-10 IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Grafico 5-7 Numero di disoccupati Dati trimestrali Lombardia Rhone-A. Catalunja Baden-W , Fonte: elaborazione 100 Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee II-10 III-10 IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. 36

37 variazioni % Funzione Informazione economica Per quanto riguarda i prezzi, gli ultimi dati disponibili mostrano una ricomparsa di un tasso di inflazione che risulta in crescita. Grafico 5-8 Prezzi al consumo - Variazioni tendenziali dell'indice generale Dati mensili grezzi (indice base 2005=100) LOMBARDIA BADEN WURTTEMBERG CATALUNYA 4 3,3 3,6 3,5 3,8 3,6 3 2,8 2,8 2 1,9 2,1 2,4 2,4 2,6 2,1 2,6 2,2 1 0 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B.-W. 5.3 Il commercio estero I Grafici 5.9 e 5.10 riportano rispettivamente i dati sulla dinamica delle esportazioni e quelli relativi alle importazioni. 37

38 Variazione % Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 5-9 ESPORTAZIONI Variazioni tendenziali - dati dei singoli trimestri Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya 30 28, ,2 17,0 15,6 20,1 16,6 25,4 22,1 17,6 17,1 23,0 20,8 19,4 16,5 23,6 18,4 17,6 17,5 10 8,2 5 4, II-10 III-10 IV Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Minister de l'economie, Statistisches Landesamt B-W. Grafico IMPORTAZIONI Variazioni tendenziali - dati dei singoli trimestri Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya 35 34, , ,1 24,2 22,5 26,2 25,1 21,2 19,8 12,6 22,6 17,0 14,8 15,4 17,5 17,3 10 9,9 5 6,2 4, II-10 III-10 IV n.d. Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W. 38

39 Miliardi di Funzione Informazione economica L aspetto interessante da sottolineare è la forte ripresa fatta registrare dai quattro motori in sintonia con quanto avevamo già visto per i dati nazionali. Infine, il Grafico 5.12 illustra l ammontare assoluto delle esportazioni da cui emerge la posizione dominante del Baden- Wurttemberg. Grafico 5-11 ESPORTAZIONI Valori assoluti in miliardi di Euro - dati dei singoli trimestri Lombardia Baden Wurttemberg Catalunya Rhone-Alpes 40 39,4 39,6 37,2 35,0 34,2 35,2 37,7 38,9 42,1 41, ,6 27,3 24,9 25,3 30,3 29,5 20,4 20,6 31,0 19,8 21,4 21,4 23,8 23,2 25,6 25,1 12,7 13,0 12,5 12,1 12,2 12,2 11,6 10,6 9,6 10,2 10,3 8,9 8,9 8,9 11,0 11,3 9,5 9,6 11,9 12,1 13,3 13,4 10,7 10,8 11,1 11, II-08 III-08 IV II-09 III-09 IV II-10 III-10 IV Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W. Evidentemente il ritorno alla crescita del commercio internazionale ha dato fiato anche alla ripresa delle esportazioni dei 4 motori. 39

40 6 IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA A questo stadio dell analisi dobbiamo considerare in modo approfondito la situazione del settore manifatturiero della Lombardia. Come è noto, la nostra fonte principale di informazioni è costituita dall indagine campionaria effettuata su un numero rappresentativo di imprese. Al fine di cogliere sia il grado di significatività del campione sia la portata degli eventi congiunturali in atto, conviene soffermarsi su alcuni dati strutturali che caratterizzano il settore manifatturiero della Lombardia. Va ricordato che le variazioni campionarie sono ponderate usando come peso il dato occupazionale. 6.1 Alcuni dati strutturali Un primo elemento da considerare riguarda la struttura dell occupazione e delle imprese che risulta dai dati ASIA, che sono aggiornati al 2007 ed illustratati nella Tabella 6.1. Tabella 6-1: Unità locali ed Addetti industria ASIA 2007 (settori di attività in base a ATECO2007) e oltre Totale UL Add. UL Add. UL Add. UL Add. Siderurgia Min.non metall Chimiche Meccaniche Mezzi trasporto Alimentari Tessile Pelli calzature Abbigliamento Legno mobilio Carta editoria Gomma plastica Ind.varie Totale Fonte: Istat, ASIA

41 Complessivamente, l universo di riferimento è costituito da unità locali con un numero di addetti superiore a 9, che danno occupazione a circa persone. Inoltre, ulteriori aspetti meritano di essere sottolineati. Il settore meccanico rappresenta il 47% delle unità locali che abbiano un numero di addetti superiore a 9. In termini di occupazione, questa percentuale scende al 41%. Il secondo settore è costituito dal tessile con una quota del 7% sul totale, sempre in termini di occupazione. Sotto questo profilo, le imprese maggiori (e cioè con più di 200 addetti) rappresentano circa il 25% dell intera occupazione. Per quanto riguarda la struttura del nostro campione, che vuole essere rappresentativo per lo meno sotto il profilo dell occupazione, questa è illustrata nella Tabella 6.2. E il caso di ricordare che il numero delle imprese considerate è stato rivisto leggermente al ribasso, ma che comunque il numero di quelle effettivamente partecipi al progetto non scende mai al di sotto delle unità. Nel trimestre in corso sono state le unità che hanno risposto. Le piccole imprese sono leggermente sovra-dimensionate, mentre quelle medie sono leggermente inferiori al numero teorico. Viceversa, le grandi imprese risultano essere sotto-dimensionate. E il caso però di ricordare che le grandi imprese si riferiscono all universo delle stesse. Tabella 6-2: La struttura teorica ed effettiva del campione Campione Dimensione Teorico Effettivo e più Totale I dati di sintesi I dati dell industria manifatturiera lombarda relativi al II trimestre del 2011 sono sostanzialmente in linea con quelli illustrati nella parte introduttiva. Come emerge infatti dalla Tabella 6-3, la produzione industriale ha mostrato una velocità di crociera costante rispetto al I trimestre del 2011, velocità che è inferiore a quella mostrata nei primi mesi del Questo andamento ha un impatto sui tassi tendenziali che, come appare nella Tabella 6-4, risultano sempre positivi ma decrescenti. Rispetto al trimestre precedente, gli ordini hanno ripreso il segno positivo, mentre il fatturato ha mostrato un leggera accelerazione. Inoltre, la quota di fatturato esportato ha pure mostrato un leggero incremento. Infine, i prezzi delle materie prime, così come quelli dei prodotti finiti, appaiono più contenuti in un ottica congiunturale che in quella tendenziale, dove pure mostrano segni di contenimento. 41

42 Tabella 6-3: Variazioni congiunturali (dati destagionalizzati) II trim III trim IV trim I trim II trim Produzione 3,5-2,9 6,8 1,0 1,0 Ordini interni (1) 2,5-2,3 0,9-1,6 1,8 Ordini esteri (1) 2,2-0,9 2,9-0,4 0,3 Fatturato totale 6,2-0,9 3,0 2,6 2,9 Quota fatturato estero (%) 35,2 35,3 36,1 36,1 36,7 Prezzi materie prime 4,1 3,3 3,5 5,6 3,0 Prezzi prodotti finiti 1,4 1,0 1,1 2,3 1,9 (1) Ordini, valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia In questo contesto, il tasso di utilizzo degli impianti è migliorato leggermente,collocandosi attorno al 75,6%, mentre il periodo di produzione assicurata è di circa 55 giorni. Le scorte hanno conosciuto un periodo di accumulazione (si veda la Tabella 6-5). Tabella 6-4: Variazioni tendenziali (dati corretti per i giorni lavorativi) 2010 Media 2011 II trim III tim IV trim Anno 2010 I trim II trim Produzione 12,8 8,6 10,1 9,1 8,2 4,9 Ordini interni (1) 13,7 6,5 4,4 8,8-0,2-1,3 Ordini Esteri (1) 11,8 7,5 7,5 9,7 5,0 1,7 Fatturato totale 12,1 9,7 11,1 9,1 10,9 7,9 Prezzi materie prime 8,0 11,1 14,3 9,0 17,0 16,2 Prezzi prodotti finiti 0,6 2,4 4,0 1,3 6,1 6,5 (1) Ordini valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia 42

43 Tabella 6-5: Altri indicatori congiunturali (Dati destagionalizzati) 2010 Media 2011 II trim III trim IV trim Anno 2010 I trim II trim Tasso di utilizzo impianti nel trim. 72,5 72,5 73,4 72,3 74,2 75,6 Periodo di produzione Assicurata (1) 52,4 54,8 57,2 53,9 56,5 55,0 Giacenze di prodotti Finiti (2) -4,8-3,3-4,0-3,1-3,5 0,6 Giacenze di materiali (2) -3,4-3,5-3,2-3,4-0,6 1,0 (1) numero di giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini; (2) Saldo (in %) fra indicazioni di eccedenza-scarsità. Fonte: Unioncamere Lombardia Infine, come emerge dalla Tabella 6-6, l occupazione è continuata a diminuire seppure ad un ritmo meno sostenuto, mentre le ore lavorate sono aumentate leggermente in parallelo con la produzione. Tabella 6-6: Gli indicatori del mercato del lavoro II trim III trim IV trim I trim II trim Ore lavorate per addetto 6,6 5,5 6,3 6,4 6,8 Occupati (variazioni tendenziali) -2,4-2,1-1,5-1,0-0,8 Fonte: Unioncamere Lombardia La produzione industriale A questo stadio dell analisi occorre effettuare un indagine più puntuale delle diverse variabili prima brevemente illustrate. L esame della produzione industriale costituisce la mossa prioritaria da effettuare. Il Grafico 6-1 mostra come la dinamica della produzione industriale in Lombardia abbia finalmente ripreso la tendenza a mimare il dato europeo, pur rimanendo leggermente su livelli inferiori, mentre il dato nazionale marcia con dinamiche nettamente inferiori. Il contrasto fra Italia e Lombardia si mantiene da un punto di vista tendenziale (cfr. il Grafico 6-3), mentre si capovolge in un ottica congiunturale, come appare dal Grafico

44 Grafico 6-1: Produzione industriale: Lombardia Italia EuroArea 115 PRODUZIONE INDUSTRIALE Indice base media anno 2005=100 Dati trimestrali destagionalizzati Italia Lombardia EuroArea-16 paesi II III IV 2007 II III IV 2008 II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV 2011 II Fonte: Unioncamere Lombardia e elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati Eurostat Dato 2 trimestre 2011 Italia media aprile-maggio fonte Istat, giugno previsione Centro Studi Confindustria. Dato EuroArea media aprile-maggio Grafico 6-2: dati congiunturali: Lombardia ed Italia PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni congiunturali Dati trimestrali destagionalizzati Italia Lombardia 10 6, ,5 0,5 1,8 3,0 3,0 3,3 3,5 1,7 1,2 0,2 1,0 1,3 1,0-0,3-5 -2,6-2,5-2, ,5-11, II III IV 2010 II III IV 2011 II Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, CS Confindustria, Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 2 trimestre 2011 Italia: media aprile-maggio fonte ISTAT, giugno previsioni Centro Studi Confindustria 44

45 Grafico 6-3: dati tendenziali :Lombardia ed Italia PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni tendenziali Dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi Italia Lombardia ,6 4,9 9,6 12,8 7,6 8,6 5,5 10,1 2,5 8,2 1,7 4, ,2-10, ,3-19,8-16,7-18, ,5-24, II III IV 2010 II III IV 2011 II Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, CS Confindustria, Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 2 trimestre 2011 Italia: media aprile-maggio fonte ISTAT, giugno previsioni Centro Studi Confindustri Questi risultati trovano una conferma anche nel Grafico 6-4 che riassume i dati relativi alla Lombardia, sia congiunturali che tendenziali, oltre ad indicare il valore assunto del numero indice della stessa produzione. Quest ultimo profilo è importante da considerare per il semplice motivo che dà un idea del gap che rimane fra livello della produzione attuale e la massima produzione ottenuta in precedenza. Tra l altro è proprio questo gap ad avere un incidenza sulla dinamica occupazionale. 45

46 Grafico 6-4: Produzione industriale Gli aspetti strutturali L analisi congiunturale può essere ulteriormente approfondita mettendola in relazione ai vari aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale. Da questo punto di vista, un primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione d impresa. Il Grafico 6-5, mostra due aspetti fondamentali. Il primo è che tutte le dimensioni di impresa hanno conosciuto variazioni positive. Il secondo è che l intensità della variazione non è correlata alla dimensione di impresa in quanto le imprese di media dimensione hanno mostrato una performance migliore, anche se lo scarto è molto limitato, per cui potrebbe non essere significativo da un punto di vista strettamente statistico. 46

47 Grafico 6-5: Variazioni tendenziali per dimensione di impresa Lo stesso discorso vale anche per i vari comparti produttivi, come mostrato dal Grafico 6-6. In questo caso, i beni di consumo sono quelli che hanno mostrato la dinamica tendenziale maggiore. 47

48 Grafico 6-6: produzione industriale. Variazione tendenziale per destinazione economica Anche da un punto di vista settoriale (si veda il Grafico 6-7), la situazione si presenta abbastanza omogenea per quanto riguarda i segni delle variazioni. Tutti i settori mostrano variazioni positive, mentre i soli settori relativi alle industrie varie e al legno fanno registrare valori negativi (cfr. il Grafico 6-7). Siderurgia, pelli e cuoio e abbigliamento sono stati invece i settori più dinamici. 48

49 Grafico 6-7 Al fine di approfondire gli aspetti qualitativi dell analisi, i settori sono stati ri-classificati in base ai criteri suggeriti da Pavitt. Da questo punto di vista, si veda il Grafico 6-8, tutti i settori mostrano dinamiche positive, con quelli high-tech in particolare evidenza (si veda il Grafico 6-9). 49

50 Grafico 6-8: Serie destagionalizzata Pavitt 50

51 Grafico 6-9: Serie destagionalizzata Pavitt (dettaglio alta tecnologia tradizionali) La Tabella 6-7 offre, infine, uno spaccato orizzontale degli aspetti strutturali fin qui esaminati della produzione industriale. Due sono gli aspetti essenziali da sottolineare. Il primo è che le imprese con una crescita più robusta (e cioè superiore al 5%) sono diminuite leggermente rispetto al passato trimestre (da più del 50% al 45% circa). Il secondo è che la percentuale di quelle in crisi si mantiene costante attorno al 22%, segno questo che c è stato un irrobustimento nella fascia centrale. 51

52 Tabella 6-7: I dati strutturali Produzione industriale variazione su anno precedente distribuzione di frequenze % > / / - 5 < - 5 Totale 45,5 11,7 13,5 7,0 22,3 Classe dimensionale ,4 9,6 15,3 6,7 23, ,5 14,3 11,9 7,7 20,7 200 e piu' 46,3 17,1 7,3 6,5 22,8 Attività economica Siderurgia 56,0 11,9 8,3 8,3 15,5 Min. non metall. 38,5 9,6 17,3 5,8 28,8 Chimica 44,6 14,1 12,0 8,7 20,7 Meccanica 50,3 8,8 14,0 6,6 20,3 Mezzi trasp. 43,2 2,7 16,2 10,8 27,0 Alimentari 36,1 22,2 20,8 4,2 16,7 Tessile 39,8 14,6 8,9 10,6 26,0 Pelli-Calzature 58,3 8,3 8,3 8,3 16,7 Abbigliamento 38,9 11,1 13,0 7,4 29,6 Legno-Mobilio 31,0 11,9 13,1 6,0 38,1 Carta-Editoria 39,2 16,2 9,5 6,8 28,4 Gomma-Plastica 43,3 15,0 19,7 6,3 15,7 Varie 51,7 17,2 3,4 0,0 27,6 Destinazione economica Beni finali 47,5 11,6 13,5 7,1 20,3 Beni intermedi 46,5 9,8 13,5 7,6 22,6 Beni di investimento 39,4 14,0 13,7 5,9 27,0 Pavitt Tradizionali 44,9 12,0 11,4 6,6 25,1 Specializzazione 44,7 12,4 15,1 7,2 20,5 Economie di scala 47,2 11,2 14,3 6,3 21,0 Alta tecnologia 43,7 8,5 14,1 12,7 21,1 52

53 6.2 Altri indicatori congiunturali Per completare il quadro congiunturale, occorre ripetere l indagine approfondita nei confronti delle altre variabili, quali fatturato, ordini, scorte e grado di utilizzo degli impianti Il fatturato Il Grafico 6-10 dà maggior spessore temporale all esame della triade produzione ordinifatturato non essendo limitato ad un anno, ma facendo riferimento, al contrario, ad una serie storica più lunga che parte dall anno Grafico 6-10 Anche questo grafico conferma la sincronia che caratterizza la dinamica delle tre variabili: fatturato, produzione ed ordini mostrano variazione congiunturali positive, anche se il fatturato, inflazionato dai prezzi, corre ovviamente più velocemente. Come è illustrato nei Grafici 6-11, 6-12 e 6-13, il prezzo delle materie prime sta viaggiando su ritmi molto sostenuti, anche se i dati congiunturali mostrano una leggera decelerazione. Anche 53

54 i prezzi alla produzione hanno subito la stessa sorte, anche se con una dinamica nettamente inferiore, con ciò contribuendo presumibilmente a schiacciare i margini di profitto. Grafico

55 Grafico 6-12 Grafico

56 L indice del fatturato complessivo risulta in crescita, sia da un punto di vista congiunturale che tendenziale, come appare dal Grafico Il Grafico 6-15 ne mostra invece la variazione in base alla fonte interna ed estera. Grafico

57 Grafico 6-15 Infine, il Grafico 6-16 mostra la quota dell export sul fatturato che presenta un leggero incremento rispetto al trimestre precedente. 57

58 Grafico Gli ordini Per quanto riguarda gli ordini interni, questi sono in aumento da un punto di vista congiunturale ma non da un punto di vista tendenziale (si veda il Grafico 6-17). Quelli esteri (si veda il Grafico 6-18 ) mostrano invece una crescita positiva, sotto entrambi i profili. 58

59 Grafico 6-17 Grafico

60 Il Grafico 6-19 mostra altri due indicatori congiunturali relativi agli ordini, e cioè la produzione assicurata dallo stock di ordini esistenti a fine trimestre e quella relativa ai flussi. Le due curve mostrano variazioni convergenti ed in leggera diminuzione. Grafico Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti Infine, dobbiamo far riferimento a due ulteriori indicatori congiunturali, peraltro molto importanti. Il primo si riferisce alle scorte che, come risulta dal Grafico 6-20, hanno ripreso a frequentare un territorio positivo. 60

61 Grafico 6-20 Anche l altro indicatore, e cioè il grado di utilizzo degli impianti rimane in fase di ripresa, come appare dal Grafico Il livello raggiunto, tuttavia, è ancora inferiore a quello toccato prima della crisi. 61

62 Grafico

63 7 L OCCUPAZIONE INDUSTRIALE IN LOMBARDIA Come abbiamo più volte sottolineato nei vari Capitoli in cui abbiamo toccato temi relativi al mercato del lavoro, le vicende della produzione non sempre si riflettono immediatamente sul mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da situazione a situazione e che dipende anche dall assetto istituzionale che lo caratterizza. E per questo motivo che i dati del mercato del lavoro meritano un esame specifico ed approfondito. In particolare, in questo Capitolo l enfasi sarà concentrata sulla dinamica dell occupazione industriale. Va sottolineato che i dati relativi all occupazione servono anche a realizzare un altro obiettivo che è la verifica della rappresentatività del campione usato da Unioncamere, al di là del semplice calcolo statistico. In quest ottica, un confronto con i dati regionali, infatti, riesce nel duplice scopo di mettere a fuoco sia le caratteristiche del nostro campione che la natura dei dati ISTAT. Il quadro generale dell andamento dell occupazione in Lombardia è rappresentato dal Grafico 7-1, dove sono illustrati i dati di fonte ISTAT che, come è noto, sono il risultato di una nuova metodologia di rilevazione. L aspetto interessante da sottolineare è che l occupazione totale e quella industriale presentano un andamento simile fra di loro, ma diverso da quello illustrato nel caso nazionale. Infatti, entrambe le serie storiche presentano un andamento negativo. Questo andamento trova un immediato riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 7-2), mentre i dati tendenziali (cfr. il Grafico 7-3) sono in territorio positivo (quello relativo all industria) o nullo. 63

64 Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 7-1 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Dati trimestrali (milioni) Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 1,22 4,40 1,20 1,18 1,16 1,14 1,12 1,10 1,08 1,06 1,04 4,35 4,30 4,25 4,20 4,15 1,02 1, II III IV 2009 II III IV 2010 II III IV ,10 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 7-2 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni congiunturali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 6 4 4,1 2 1,3 1,8 2,1 1,5 0-0,1 0,1 0,2-0,1-2 -1,9-1,1-1,6-1,5-1,8-1,6-0,9-2,8-4 -3, II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 64

65 Var. cong. % Occupati (migliaia) Variazione % Funzione Informazione economica Grafico 7-3 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni tendenziali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 6 4 3,3 2 2,3 1,4 0-0,6-0,5-0,2 0,2 0,0-2 -1,4-1,2-1,3-2,4-2,3-4 -3,5-4,2-6 -5,4-6,2-6, II III IV 2010 II III IV 2011 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Infine, gli occupati nelle costruzioni appaiono in rialzo. (cfr. il Grafico 7-4). Grafico 7-4 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI LOMBARDIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati ,1 5,5 4, , ,5-2,8-4,5-3, II III IV 2010 II III IV ,9 300 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro Ulteriori informazioni sulla struttura del mercato del lavoro lombardo provengono dalle Tabelle 7-1 e 7-2. In particolare, la Tabella 7-1 mostra che rispetto al I trimestre del 2010, i lavoratori indipendenti sono aumentati, mentre quelli dipendenti hanno subito una flessione. Variazioni 65

66 dello stesso tipo si registrano anche per i dati congiunturali. Inoltre, la Tabella 7-2 mostra, tra l altro, che il saggio di disoccupazione risulta essere in diminuzione sia rispetto al corrispondente periodo del2010, ma in crescita rispetto al IV trimestre del Tabella 7-1: La struttura dell occupazione in Lombardia (migliaia) IV trim I trim II trim III trim IV trim I trim Dipendenti Indipendenti Fonte: ISTAT Tabella 7-2: La forza lavoro in Lombardia (migliaia) IV trim I trim II trim III trim IV trim I trim Forze di lavoro Uomini Donne Tasso di attività (15-64) 69,8 69,6 69,2 67,9 69,2 69,2 Uomini 79,3 78,6 77,9 77,4 78,3 78,6 Donne 60,2 60,3 60,3 58,2 60,0 59,5 Tasso di disoccupazione 6,4 6,3 5,5 5,1 5,5 6,0 Uomini 5,6 5,4 5,2 4,5 4,5 5,3 Donne 7,5 7,4 6,0 5,8 7,0 7,0 Fonte: Istat I dati che provengono dalle nostre rilevazioni mostrano un andamento (destagionalizzato) decrescente dell indice dell occupazione industriale che, nel Grafico 7-5, viene messo a confronto con la dinamica della produzione industriale. 66

67 Grafico 7-5 Ulteriori informazioni provengono dai dati di flusso che, per il II trimestre del 2011, presentano un saldo (grezzo) leggermente positivo. 67

68 Grafico 7-6: Occupazione: tassi di ingresso e d uscita Il Grafico 7.7, mette invece in relazione le ore lavorate con l indice della produzione industriale. Nel II trimestre 2011 le ore lavorate sono aumentate leggermente di fronte al miglioramento produttivo. 68

69 Grafico 7-7: ore lavorate nel trimestre Da un punto di vista congiunturale, è molto importante fare riferimento alla percentuale della Cassa integrazione guadagni sul monte ore trimestrale al fine di completare il quadro informativo relativo al mercato del lavoro. Come appare dal Grafico 7-8, il II trimestre del 2011 ha conosciuto una ulteriore contrazione. 69

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