LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 3 TRIMESTRE Unioncamere Lombardia Informazione economica per lo sviluppo locale

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1 LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 3 TRIMESTRE 2010 Unioncamere Lombardia Informazione economica per lo sviluppo locale Ottobre 2010

2 1 INTRODUZIONE: LA CONGIUNTURA MONDIALE ED IL BALLO DELLE MONETE 1.1 Ripresa, rischi e riequilibrio Se si avesse la pazienza di riconsiderare l introduzione della precedente relazione, si noterebbe che il titolo era Ripresa con rischi. L attuale primo paragrafo conferma quella impostazione, qualificandola con un ulteriore sostantivo:riequilibrio. In altre parole, la ripresa dell economia mondiale è in atto, ma è sottoposta, come sempre a rischi. Nelle circostanze attuali, tuttavia, i rischi sono orientati soprattutto verso il basso e la ragione di questa distorsione sta nella presenza di forti squilibri che caratterizzano l evoluzione della congiuntura mondiale. Volendo sintetizzare con un acronimo lo stato della congiuntura mondiale, potremmo definirla la fase delle tre R: ripresa, rischi e riequilibrio. Al fine di contrastare questo stato di cose, il G-20 di Pittsburg ha sostenuto la necessità di ripristinare una ripresa forte, bilanciata e sostenibile : il gap esistente fra la situazione di fatto e gli obiettivi politici misura, per lo meno in parte, il grado di preoccupazione esistente circa le sorti dell economia mondiale ed il livello di incertezza che caratterizza la possibile evoluzione dell economia. 1.2 La ripresa in decelerazione? Se si fa riferimento alle ultime stime contenute nel World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale di Ottobre, si scopre che l economia mondiale dovrebbe crescere del 4,8% nel corso Per porre questa cifra nel giusto contesto, occorre fare due precisazioni, di segno opposto. La prima (negativa) è che questo saggio di crescita è inferiore a quello esistente prima dello scoppio della crisi. Questa circostanza, come abbiamo già più volte ribadito, è fra le cause dell attuale perdurante crisi sul mercato del lavoro. La seconda, positiva, è che comunque si tratta di un saggio di crescita che risulta superiore a quello di lungo periodo, calcolato attorno al 4%, come risulta anche dalla Tabella 1.1. Tabella 1.1: La crescita dell economia mondiale (saggio % di crescita) saggio % di crescita , ,2 tasso di crescita pre-crisi (2007) 5,3 Minimo (2009) -0,6 Crescita di lungo periodo 4,0 Fonte: FMI,Economic Outlook, Ottobre 2010 Considerando entrambe le precisazioni, si arriva alla conclusione che il dato previsto per il 2010 è più che soddisfacente, anche perché quello relativo al 2007 era da più parti ritenuto non sostenibile, come del resto si è puntualmente verificato. Al fine di comprendere i rischi legati all evoluzione dell attuale fase congiunturale, un primo elemento da considerare è la velocità di crociera della crescita, aspetto cruciale per ogni analisi congiunturale. La tabella 1.2 offre spunti interessanti a questo proposito. 2

3 Tabella 1.2: I tassi di crescita (trimestrali) nell area OCSE Periodo Tassi % di crescita trimestrale trim ,2-0,7 IV -2,0 I trim ,2 0,2 0,6 IV 0,8 I trim ,7 0,9 Fonte: OCSE, Settembre 2010 Secondo le stime OCSE, il tasso di crescita congiunturale ha mostrato una tendenza ad accelerare a partire dal trimestre del 2009, quando ha cessato di essere negativo. Le preoccupazioni derivano dal fatto che questa velocità di crociera non sembra essere sostenibile né per la seconda parte dell anno né per il Questa preoccupazione comporta un duplice processo di revisione delle stime in atto. Da un lato, si tende ad innalzare la performance del 2010, mentre allo stesso tempo quelle relative al 2011 vengono riviste al ribasso. A questo stadio dell analisi, due sono le domande cruciali da avanzare. La prima è se esistono già segni di questo rallentamento che non siano solo confinati al mondo delle aspettative ma che siano evidenziati dalle grandezze reali. La seconda riguarda invece per quali paesi è dato constatare questa tendenza. La risposta alla seconda domanda è che il rallentamento fa riferimento ai paesi sviluppati, mentre le prove di questo eventuale rallentamento formano l oggetto del presente studio. In via preliminare, possiamo far riferimento ad uno dei principali indicatori utilizzati e cioè il superindice OCSE, illustrato nella Tabella 1.3. Tabella 1.3: IL superindice OCSE (Variazioni % sul mese precedente): Agosto Paese Variazione % USA -0,1 Giappone 0,3 Germania 0,0 Francia -0,1 Italia -0,2 Cina -0,4 India -0,2 Fonte: OCSE Il composite leading indicator sembra lanciare segnali negativi sul tasso di crescita e ciò è irrobustito da due caratteristiche. In primo luogo non è un episodio isolato ma si sta protraendo da alcuni mesi. In secondo luogo, sembra essere generalizzato. Entrambe queste proprietà spiegano l apprensione sulle sorti della stabilità della crescita, molto più dei dati effettivi, peraltro non ancora disponibili in tempo reale. 3

4 1.3 Il paradosso della globalizzazione La Tabella 1.4, che mostra la dinamica della crescita nei paesi emergenti, va messa a confronto con la Tabella 1.1. Dal confronto, emergono due indicazioni chiave. La prima è che i paesi in via di sviluppo non hanno conosciuto variazioni negative neanche nel punto più buio della crisi. La seconda, è che per questi paesi la decelerazione del 2011 avviene su tassi ancora molto elevati. Tabella 1.4: Il tasso % di crescita nei paesi emergenti Periodo Tasso % di crescita (annuale) , , , , ,4 Fonte: FMI, ibidem, 2010 Se questa tendenza fosse confermata, ci troveremmo di fronte ad una specie di paradosso della globalizzazione. Infatti, in un mondo maggiormente integrato dal punto di vista produttivo, monetario e finanziario, le vicende dei paesi emergenti sembrano aver acquisito una maggior autonomia (de-linking) rispetto alle vicende mostrate dalle economie dei paesi sviluppati. Questa tendenza potrebbe costituire un pavimento (floor) molto importante per le economie avanzate qualora il suo perdurare fosse parzialmente indipendente dall intensità della crisi. 1.4 Squilibri Il diverso andamento del PIL nelle varie aree geografiche non produce solo un processo di convergenza nei valori delle variabili pro-capite (si pensi, ad esempio, al PIL pro-capite che deve aumentare maggiormente nelle aree emergenti per accorciare le distanze dai livelli raggiunti nei paesi sviluppati), ma si accompagna anche a tensioni nella struttura del commercio internazionale. Si consideri, a questo proposito, la Tabella 1.5 che mostra il saldo della bilancia dei pagamenti (conto corrente) nelle varie zone. Tabella 1.5: Il saldo della bilancia dei pagamenti nelle varie aree (in % del PIL) Aree Economie avanzate -0,3-0,3-0,1 USA -2,7-3,2-2,6 Euro -0,6 0,2 0,5 Paesi asiatici di via sviluppo 8,5 7,1 6,9 Fonte : FMI, ibidem, 2010 Gli squilibri fra le varie aree sembrano destinati a perdurare. In che senso questo persistere costituisce un fattore di rischio per il tasso di crescita globale? La risposta non è semplice perché difficilmente il processo di crescita è omogeneo, per cui i saldi delle bilancia dei pagamenti possono assumere segni di natura diversa con una certa frequenza. Semmai ciò che preoccupa è il persistere degli squilibri unitamente alle terapie per superarli. In questa ottica, l aggiustamento del tasso di cambio è la terapia canonica. Il problema è capire se si sta mettendo in moto e con che intensità si sta materializzando. 4

5 Purtroppo da questo punto di vista l evoluzione della situazione non sembra per niente chiara. Le resistenze cinesi a rivalutare lo yuan sono un tipico esempio di queste difficoltà, mentre la rivalutazione troppo rapida dell euro potrebbe compromettere la crescita dell area. In questo senso c è un rischio cambi che grava sulle previsioni. Le previsioni, in altre parole, prefigurano uno scenario in cui i cambi tendono ad aggiustarsi lentamente e nella giusta direzione, pur in presenza di eventuali accelerazioni che però non sfocino in una vera guerra valutaria. Oppure in un processo di misure protettive, che sono l altra faccia della stessa medaglia. 1.5 L eterogeneità delle situazioni Sfortunatamente, la distinzione fra paesi avanzati e paesi emergenti, anche se coglie alcuni aspetti strutturali della situazione presente, non è in grado di cogliere da sola la complessità delle vicende dell economia mondiale. Infatti, da un lato, fra i paesi emergenti vanno particolarmente bene i cosiddetti GGG, e cioè quelli grandi, globali e giovani. Cina, Brasile ed India rientrano in questa categoria, come avremo modo di vedere meglio in seguito. Dall altro, i paesi sviluppati si differenziano, in questa fase storica, dall intensità con cui sono stati colpiti dalla crisi finanziaria. L esplodere di questa crisi ha comportato due fenomeni. Come risulta dalla Tabella 1.6, in presenza di una crisi finanziaria, il processo di ripresa è più lento rispetto a situazioni analoghe, ma in assenza di crisi finanziarie. Tabella 1.6: Crescita del PIL e del credito dopo 8 trimestri dal minimo della recessione (=100): Paesi avanzati Crescita del PIL Credito Bancario Senza crisi bancaria Con crisi bancaria Senza crisi bancaria Con crisi bancaria Fonte: The Economist, 9 Ottobre 2010 In secondo luogo, la situazione è molto diversa fra i vari paesi all interno dell area avanzata, a seconda dell intensità della crisi finanziaria che li ha colpiti. Non solo, ma è dato constatare una diversa situazione fra paesi in cui il rischio finanziario attiene alle strutture private da quelli in cui è in gioco il rischio sovrano. Questa eterogeneità di situazioni è destinata ad avere più di un implicazione. 1.6 L uniformità delle politiche? Un primo effetto è che l eterogeneità delle situazioni esistenti fra le varie aree e all interno delle stesse rende particolarmente problematica la scelta del mix ottimale di politiche economiche da scegliere e questo è un altro fattore di rischio che grava sulle previsioni di crescita. Infatti, la crescita dipende anche dal successo delle misure di politica economica messe in cantiere. Cominciamo dalla distinzione fra paesi avanzati e paesi emergenti. La diversità delle situazioni deve impedire che questi ultimi possano pensare di avere nel prossimo futuro un processo di crescita più fragile di quello che effettivamente si materializzerà. Applicare politiche di austerità a questi paesi sarebbe veramente controproducente. Il loro problema è che il risparmio risulta superiore agli investimenti e ciò spiega il persistere degli squilibri mondiali. La loro politica deve semmai portare ad una maggiore spesa interna. In questo modo darebbero sollievo al mercato dei cambi, senza peraltro danneggiare la crescita economica. Ovviamente questo è un processo lento, ma necessario se non si vogliono accentuare gli squilibri. Dall altro lato, i paesi sviluppati possono commettere l errore opposto e pensare che la crescita sia un dato acquisito, per cui le politiche di austerità del bilancio non abbiano effetti sulla crescita. Come evidenzia The Economist (9 Ottobre 2010), i paesi ricchi stanno programmando 5

6 aumenti di tasse e riduzioni di spese pari al 1,25% del loro PIL collettivo nel 2011, la più elevata manovra finanziaria di austerità mai registrata. Questa manovra sincronizzata rischia di compromettere la crescita, come sostiene il Fondo Monetario Internazionale. Non solo, ma non tutti i paesi, come abbiamo visto, si trovano nella stessa situazione. La zona Euro non è la Grecia, e gli Stati Uniti non sono la Germania. D altra parte, la politica tedesca non è detto che funzioni per l area dell Euro. Questa eterogeneità di situazioni è alla base delle difficoltà che si stanno verificando nell arena di politica economica, al di là delle contrapposizioni ideologiche che pur hanno sempre un peso rilevante in queste questioni. 1.7 L occhio del ciclone L eterogeneità delle situazioni è accentuata, ovviamente, dal ruolo particolare svolto dagli USA. L economia americana rappresenta pur sempre il 20% del PIL mondiale, come risulta dalla Tabella 1.7. Inoltre, la sua moneta, e cioè il dollaro, è pur sempre la moneta internazionale per eccellenza. Le vicende economiche di questo paese hanno un peso particolare su quelle dell economia mondiale. In questa sede, ci preme completare il discorso sul rapporto fra eterogeneità delle situazioni economiche e politiche da perseguire. Tabella 1.7: La quota del PIL mondiale delle varie aree nel 2009 Paesi Quota % USA 20,4 Euro 15,1 Asia Emergente 22,6 America Latina 8,5 Fonte: FMI, ibidem, Sulle vicende dell economia americana per il biennio pesano in modo particolare l esaurirsi di due fenomeni distinti: la fine delle misure di politica fiscale, da un parte, e l affievolirsi dell effetto scorte da parte delle imprese, dall altro. In questo contesto, è mancata la ripresa di spese di lungo periodo, e cioè il consumo di beni durevoli e gli investimenti fissi lordi da parte delle imprese. Una misura di questo disimpegno è rappresentata dalla percentuale di liquidità destinata a investimenti fissi di lungo termine. Nella prima metà del 2010 questa quota è scesa al 79% il dato più basso mai registrato negli ultimi 58 anni. Per converso, le attività liquide sono aumentate di miliardi di dollari. Senza questo storno del cash flow, gli investimenti delle imprese sarebbero stati doppi di quelli effettivi. Secondo questa interpretazione l incertezza sarebbe l imputata principale di questo rallentamento e dietro questa incertezza ci sarebbe in modo particolare la politica fiscale ritenuta insostenibile. Il problema è che gli Stati Uniti devono affrontare simultaneamente tre crisi: reale, e cioè crescita ed occupazione, finanziaria e della bilancia dei pagamenti. Pensare di risolverla con un solo strumento sembra impossibile. Misure macro devono essere accompagnate da riforme che incidano sulla microeconomia dei mercati e ciò vale non solo per gli Stati Uniti ma per tutti i paesi al fine di dar luogo ad una crescita che sia forte, duratura e sostenibile. 1.8 Il ballo delle monete Abbiamo preferito usare questa metafora di natura musicale rispetto a quella più diffusamente usata di stampo militare anche perché quest ultima appare, al meno per il momento attuale, fortemente esagerata. L altalenante valore delle monete, in un regime di cambi flessibili, dovrebbe far parte del processo di riaggiustamento degli squilibri mondiali. Nelle vicende 6

7 attuali, tre sono le questioni in gioco. In primo luogo esiste il problema degli squilibri reali fra USA e Cina. In secondo luogo, esiste il problema della politica monetaria espansiva degli Stati Uniti che incide sulla scelta finanziaria dei vari operatori. Infine, si pone un problema per le valute dei paesi emergenti che si vedono invasi da una marea montante di capitali che spinge alla rivalutazione delle loro monete, se non vengono sterilizzati da un aumento delle riserve. Pensare di risolvere questa situazione intricata con un accordo stile Plaza Hotel di New York, come avvenne nel 1985, quando gli USA riuscirono a far rivalutare lo yen Giapponese, è una pura illusione. L unica strada possibile è un accordo multilaterale che richiede tempo, pazienza ed abilità. D altronde, solo un processo di aggiustamento dei cambi può contribuire a risolvere i problemi reali, ed in primis quelli relativi al mercato del lavoro. 1.9 Il mercato del lavoro Se nei confronti della produzione si può parlare in modo indiscutibile di ripresa, seppur sottoposta ai distinguo finora analizzati, nei confronti del mercato del lavoro l evoluzione sembra essere ancora caratterizzata da elementi negativi. Una condizione necessaria, ancorché non sufficiente, per avere un miglioramento in questo mercato è che i tassi di crescita riprendano i ritmi precedenti lo scoppio della crisi. Per il biennio un leggero miglioramento del tasso di disoccupazione è previsto (si veda la Tabella 1.8), anche se di lieve entità. Tabella 1.8: Le previsioni sul tasso di disoccupazione Paesi USA 9,3 9,7 9,6 Giappone 5,1 5,1 5,0 Area Euro 9,4 10,1 10,0 Aree asiatiche di nuova industrializzazione 4,3 3,8 3,7 Fonte: FMI, ibidem, 2010 La leggera diminuzione è tutta concentrata nel 2011 perché il 2010 dovrebbe vedere il picco della crescita della disoccupazione che, come abbiamo più volte ribadito, risulta sfasata rispetto al punto di minimo fatto registrare dalla produzione. 2 LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE Da un punto di vista strettamente econometrico, due sono le fonti principali di incertezza che vanno tenute distinte: quella legata alla natura del modello sottostante le stime e quella dovuta a fattori esterni al modello, chiamati anche esogeni. In generale, i modelli, tranne quelli esplicitamente internazionali, assumono come dati i seguenti aspetti: i) la dinamica del commercio internazionale ii) il tasso di cambio iii) il tasso di interesse iv) ed infine il prezzo delle materie prime in generale e del petrolio in particolare Queste variabili esogene devono essere prese in considerazione in via preliminare perché l assunzione di valori poco realistici può portare fatalmente a conclusioni e quindi a previsioni sbagliate. Non solo, ma già il loro valore ipotizzato può dare un idea dello stato attuale dell economia. In altre parole, queste variabili sono fattori decisivi per capire lo stato dell economia e la probabile evoluzione in corso. 7

8 Il grado di incertezza che grava su queste variabili è alla base dei rischi che condizionano le previsioni economiche di cui ci siamo occupati in precedenza. In base alle considerazioni svolte in precedenza, in questo momento storico i rischi maggiori sono legati al punto ii), e cioè ai tassi di cambio delle diverse valute. 2.1 La dinamica delle variabili esogene Il tasso di crescita del commercio internazionale è certamente una delle più rilevanti variabili esogene da prendere in considerazione, per lo meno per tutti quei modelli che hanno una scala di riferimento più piccola dell economia mondiale. La sua dinamica e la sua probabile evoluzione per il biennio sono contenute nella Tabella 2.1. Tabella 2.1: La dinamica del commercio internazionale Volume Deflatore ,4 8, ,9 11, ,0-10, ,4 4, ,0 1,5 Fonte: FMI, ibidem, 2010 Dopo la profonda caduta fatta registrare dal commercio internazionale nel corso del 2009, la ripresa del 2010 dovrebbe più che compensarne gli effetti, anche se per il 2011 i dati scontano un rallentamento. Tuttavia, il tasso di crescita previsto rimane superiore alla media del periodo , pari al 5,2%. Il rallentamento è destinato ad incidere soprattutto su quelle economie che si fondano su modelli basati sull esportazione (export-led model). D altra parte, la dinamica dei prezzi dovrebbe rimanere contenuta. In questo contesto internazionale in fase di assestamento ed in presenza di squilibri persistenti nelle bilance dei pagamenti, i tassi di cambio sono in una fase di turbolenza. Gran parte dell aggiustamento sembra scaricarsi sul valore dell euro che attualmente è in fase di decisa ascesa, come risulta dal Grafico 2.1. Grafico 2.1: Cambio euro-dollaro CAMBIO Euro-Dollaro (dati medi mensili periodo gennaio settembre 2010) 1,6 1,4 1,2 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Ufficio Italiano Cambi 8

9 Dollari tasso % Informazione economica per lo sviluppo locale Come abbiamo sottolineato nell introduzione, una maggior turbolenza nell evoluzione del valore dell euro potrebbe compromettere la bontà delle previsioni sull evoluzione del PIL. In questo senso costituisce un fattore di rischio verso il basso delle stime del PIL. In questo contesto di incertezza, la dinamica dei tassi di interesse dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile (si veda anche il Grafico 2.2). Grafico 2.2: Il tasso Euribor EURIBOR (dati mensili periodo gennaio settembre 2010) Euribor a 3 mesi Euribor a 1 anno 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere lombardia su dati BCE Anche se la BCE non sembra aderire ad una politica di quantity easing come annunciato dalla FED, non per questo ci si deve aspettare variazioni nella politica dei tassi, per lo meno nell orizzonte temporale di riferimento. Infine, l ultima variabile strategica è rappresentata dal prezzo del petrolio. Recentemente la sua dinamica sembra essersi stabilizzata. La Banca Centrale Europea ipotizza un valore pari a 79,5$ il barile per il 2010, destinato a salire a 87,7$ per il 2011 (si veda anche il Grafico 2.3). Grafico 2.3: Il prezzo del Petrolio PETROLIO (Light Crude Oil) Prezzo al barile - medie mensili (ultimo dato: settembre 2010) Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati NYMEX (New York Mercantile Exchange) 9

10 variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale 2.2 Le previsioni per le varie aree Una volta illustrata la dinamica delle quattro variabili esogene, si può procedere all analisi delle previsioni sulla situazione delle varie aree. Al fine di procedere in questa direzione, conviene soffermarsi sulla situazione attualmente esistente negli Stati Uniti, e cioè il paese più importante dell economia mondiale. Come risulta dal Grafico 2.4, i saggi di crescita del PIL degli USA risultano essere in una fase di decelerazione, pur mantenendo valori di segno positivo. Grafico 2.4: La dinamica trimestrale del Pil (dati % annualizzati) Variazione percentuale annualizzata del PIL USA valori concatenati anno dati trimestrali destagionalizzati 6,0 5,0 4,0 2,0 0,9 3,2 2,3 2,9 0,6 1,6 3,7 1,7 0,0-2,0-0,7-0,7-4,0-6,0-4,0-4,9-8, IV 2008 IV 2009 IV ,8 Fonte: Bureau of Economic Analysis La Tabella 2.2 fornisce gli elementi che stanno alla base di questa decelerazione, mostrando la dinamica delle varie voci della domanda aggregata. Tabella 2.2: La struttura della domanda aggregata negli USA: dati congiunturali Componenti I trim.2010 trim.2010 Consumi privati 0,3 0,4 Consumo pubblici 0,0 0,1 Investimenti 0,0 0,6 Esportazioni nette -0,1-0,9 Scorte 0,7 0,2 PIL 0,9 0,4 Fonte: OCSE, Come si vede dalla Tabella 2.2, la politica fiscale sembra aver esaurito la sua spinta espansiva e lo stesso dicasi delle scorte. Il processo di accumulazione sembra aver dato segni di risveglio nel trimestre, mentre la componente estera ha accentuato la sua negatività. Il quadro che emerge è abbastanza chiaro. La forte spinta alla ripresa è stata sostenuta da fattori temporanei, perché il vero motore della crescita, e cioè la domanda di beni durevoli, è rimasta al palo. Questa caratteristica ha un duplice impatto. In primo luogo, interno perché non riesce a far decollare la crescita dell occupazione, come risulta dalla Tabella 2.3 e quindi mantiene bassa la domanda di consumo. 10

11 Tabella 2.3: L andamento dell occupazione negli USA (in migliaia) Periodo Totale Privata Gennaio Maggio Settembre Fonte: Dipartimento del Lavoro Inoltre, ha un incidenza esterna sulla dinamica dell economia mondiale. Anche se le economie dei paesi emergenti sono diventate meno dipendenti dal ciclo di quelle avanzate, non vi è dubbio che un rallentamento USA è destinato ad avere effetti globali. Questi andamenti sono destinati a pesare sull evoluzione dell economia USA. La Tabella 2.4 mette a confronto le previsioni di consenso con quelle del FMI per le varie aree. Tabella 2.4: Previsioni ufficiali e di consenso nelle varie aree FMI Consenso USA 2,6 2,3 2,6 2,4 Giappone 2,8 1,5 2,9 1,2 Area Euro 1,7 1,5 1,5 1,3 Fonte: FMI, ibidem, 2010 e The Economist, 9 Ottobre 2010 La decelerazione del 2011 sembra essere un fenomeno generalizzata fra le varie aree messe a confronto. Inoltre, non è dato osservare uno scostamento rilevante fra previsioni ufficiali e quelle di consenso. Infine, per completare il quadro internazionale, occorre far riferimento alla dinamica del PIL nei paesi BRIC, illustrata nella Tabella 2.5. Tabella 2.5: La dinamica del PIL nei paesi BRIC Paese FMI Brasile 7,5 4,1 Russia 4,0 4,3 India 9,7 8,4 Cina 10,5 9,6 Fonte: FMI, Ottobre 2010 Anche in questo caso, è dato notare una decelerazione nel processo di crescita, con tre differenze sostanziali rispetto a quanto osservato per le altre aree. In primo luogo, i tassi di crescita sono destinati a rimanere su livelli molto elevati. In secondo luogo, non tutti i paesi subiranno questa inversione (si veda la Russia). Infine, nel processo di revisione delle previsioni questi dati non sembrano subire cambiamenti rilevanti. La conclusione è che l economia di questi paesi costituirà un pavimento (floor) alla dinamica dei paesi sviluppati. Detto in altri termini, impedirà un circolo vizioso della domanda verso il basso. 11

12 3 L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO Nel Capitolo precedente abbiamo messo a confronto la performance dell area euro con quella delle altre grandi aggregazioni mondiali. Conviene, a questo stadio dell analisi, approfondire l osservazione al fine di cogliere gli aspetti congiunturali con maggiori dettagli. Tre sono comunque le linee guida da tenere presenti per capirne l evoluzione nel prossimo futuro. In primo luogo il ruolo di locomotiva dell economia tedesca che è avviata ad ottenere una performance molto sostenuta nel corso del In secondo luogo, la performance dei paesi maggiormente implicati dalla crisi finanziaria che potrebbe costituire un fattore di rischio non solo per se stessi ma per l evoluzione dell intera area. Infine, l impatto delle misure di politica di bilancio che sono al tempo stesso restrittive e simultanee. 3.1 La dinamica congiunturale Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, la Tabella 3.1 mostra i tassi di variazione (congiunturali) del PIL nei vari trimestri. Come appare evidente dalla Tabella, siamo al quarto trimestre di segno positivo, dopo i 5 trimestri di segno negativo realizzati nei trimestri precedenti. Non solo, ma il dato del trimestre del 2010 si è rivelato essere molto consistente. Inoltre, anche per quanto riguarda la dinamica tendenziale, l intensità è notevole, come appare dalla Tabella 3.2. Tabella 3.1: Variazioni (%) trimestrali del PIL nell area euro PIL Var.% 2008 trim. -0,3 trim. -0,4 IV trim -1, I trim. -2,4 trim. -0,2 trim. 0,4 IV trim 0,1 I trim ,3 trim. 1,0 Fonte: Banca Centrale Europea, Settembre

13 Tabella 3.2: La dinamica tendenziale del PIL nell area Euro PIL Var. % IV trim , trim. +0,4 IV trim. -1, I trim. -5,0 trim. -4,8 trim. -4,1 IV trim -2, I trim ,8 trim 1,9 Fonte: BCE, ibidem Infine, come risulta dalla Tabella 3.3, la ripresa fatta registrare dalla dinamica congiunturale del PIL nel trimestre del 2010 è dovuta a fattori sostanzialmente diversi a quelli manifestati nel corso del I trimestre. Infatti, se questi ultimi erano essenzialmente legati all andamento delle scorte (e con i consumi privati e dinamica dell accumulazione rimasti in territorio negativo), nel corso del trimestre tutte le voci hanno ripreso un segno positivo. Tabella 3.3: I contributi alla crescita (congiunturale) nel I trim. trim. Consumi privati -0,1 0,3 Consumi pubblici 0,1 0,1 Investimenti fissi -0,2 0,3 Cambiamento scorte 0,8 0,2 Esportazioni nette -0,5 0,1 Pil 0,2 1,0 Fonte: Banca Centrale Europea, Settembre 2010 Guardando la struttura della domanda, la situazione dell economia della zona Euro appare meno fragile di quella USA, commentata in precedenza, nel senso che i fattori di spinta sembrano essere di natura meno temporanea di quelli che hanno trascinato la crescita negli USA nei trimestri passati. 3.2 Le previsioni Anche per l area dell Euro si sostiene che questi tassi sono destinati a decelerare. La Tabella 3.4 mostra la probabile evoluzione dell area Euro per il biennio , secondo le stime della Banca Centrale Europea. 13

14 Tabella 3.4: L economia di Eurolandia nel biennio (Variazioni %: min. e max) Consumi privati 0,0 0,4-0,1 1,5 Consumi pubblici 0,3 1,3-0,1 1,1 Investimenti fissi lordi -2,3-0,7-1,6 3,0 Esportazioni 7,4 10,0 2,5 9,3 Importazioni 5,8 8,2 1,6 7,8 Pil 1,4 1,8 0,5 2,3 Fonte: BCE, op. cit., Settembre, 2010 Due osservazioni vanno fatte. La prima è che,rispetto a Luglio, le previsioni per il 2010 sono state alzate, mentre quelle relative al 2011 non sono state abbassate, a differenza da quanto fatto dal Fondo Monetario Internazionale. In secondo luogo, è importante sottolineare lo scarto che persiste nella forchetta revisionale. Vale la pena sottolineare che l ampiezza di questo scarto misura in un certo senso il grado di incertezza che pesa sulle previsioni e che è massimo per le grandezze relative al commercio internazionale. Nella Tabella 3.5, queste previsioni sono messe a confronto con quelle di altri enti, sia ufficiali che privati. Tabella 3.5: La dinamica del PIL secondo le stime di consenso e quelle ufficiali Consenso (ottobre, 2010) 1,5 1,3 BCE (Settembre, 2010) 1,4/1,8 0,5/2,3 FMI (Ottobre, 2010) 1,7 1,5 Come emerge dalla Tabella 3,5, le stime sono allineate fra di loro, anche se la varianza rimane molto elevata. La variabilità non è legata solamente alla componente internazionale e quindi alle sorti del commercio internazionale e del tasso di cambio, che pure hanno un ruolo fondamentale, ma è anche dovuta a fattori interni. Fra questi, l impatto di una forte politica fiscale restrittiva condotto in modo sincronico ed il permanere di situazioni a rischio finanziario, come risulta dalla Tabella 3.6. Tabella 3.6: L evoluzione del debito in % del PIL al Paesi % Vulnerabili 115 Altri paesi europei 80 Altri paesi avanzati 70 Fonte: FMI, ibidem, Secondo le osservazioni della BCE, è il persistere di queste situazioni il maggiore elemento di rischio che mina verso il basso le previsioni sulla dinamica del PIL in questa area, l altro essendo il tasso di cambio dell euro. Si calcola che un apprezzamento del 10%, è destinato a rosicchiare, nel trimestre successivo, uno 0,2% alla crescita del PIL. 3.3 L occupazione I dati della Tabella 3.7 relativi all occupazione ( trimestre 2010) mostrano una variazione nulla per il complesso dell economia. Questa variazione è la somma algebrica di variazioni negative per l industria e le costruzioni e positive per il terziario. 14

15 Tabella 3.7: La dinamica dell occupazione nell area Euro (saggi % sul periodo precedente, dati destagionalizzati) 2010 I trim. trim. Totale economia +0,0 0,0 Agricoltura +0,1-0,9 Industria in senso stretto -0,9-0,5 Costruzioni -1,5-0,4 Servizi +0,4 0,2 -di cui Commercio +0,0-0,2 Finanza +0,5 0,7 Pubblica Amminist. +0,5 0,2 Fonte:BCE, Bollettino Mensile, Ottobre 2010 Viceversa, il tasso di disoccupazione è salito, come risulta dalla Tabella 3.8, soprattutto nella componente giovanile. E il caso di osservare che questo andamento della disoccupazione è in linea con le previsioni del FMI analizzate in precedenza). Tabella 3.8: La dinamica del tasso di disoccupazione nell area Euro Periodo Totale Giovanile Femminile IV trim ,0 16,6 8,6 I trim ,8 18,2 9,2 trim. 9,3 19,4 9,5 trim. 9,6 20,1 9,8 IV trim. 9,9 20,2 10,0 I trim ,9 20,2 10,2 trim. 10,1 20,3 10,2 Fonte: BCE, Ottobre,

16 Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale 4 L ECONOMIA ITALIANA La situazione complessiva della zona euro presenta un notevole grado di dispersione delle situazioni nel suo interno, dispersione che è andata aumentando nel periodo di turbolenza dell economia mondiale. Vale la pena allora iniziare un processo di disaggregazione a partire dal caso italiano che sarà analizzato più in dettaglio sia sotto il profilo congiunturale sia al fine di verificare la probabile evoluzione futura. 4.1 La dinamica nel breve periodo I Grafici 4.1 e 4.2 mostrano l andamento rispettivamente congiunturale e tendenziale del PIL, aggiornati al trimestre del Da un punto di vista congiunturale, sono in linea con quelli della zona euro per quanto riguarda il segno, mentre divergono in fatto di intensità, con alterne vicende nei due trimestri del Grafico 4.1: PIL Italia, variazioni congiunturali 1,0 PIL ITALIA variazioni congiunturali (dati destagionalizzati) Dati trimestrali Anni ,5 0,0-0,5-1,0 0,2 0,1 0,2-0,4 0,4-0,7-0,3 0,4-0,1 0,4 0,5-1,5-1,1-2,0-2,5-2,0-3,0-3, IV 2008 IV 2009 IV ,9 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT La diversa dinamica delle varie componenti della domanda aggregata spiega il cambiamento della dinamica. Come appare dalla Tabella 4.1, l accelerazione della crescita è in gran parte dovuta al canale estero, mentre fortemente ridimensionato risulta essere il ruolo delle scorte. Tabella 4.1: Il contributo alla dinamica congiunturale del PIL I trim.2010 trim 2010 Consumi provati +0,1 +0,0 Consumi pubblici -0,0 +0,0 Investimenti +0,3 +0,3 Esportazioni nette +0,1 +0,6 Scorte +0,2-0,5 PIL +0,4 +0,5 Fonte:OCSE, Ottobre

17 Variazione % Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Anche dal punto di vista tendenziale i dati del PIL mostrano segnali positivi, come risulta dalla Figura 4.2. Grafico 4.2: PIL Italia, variazioni tendenziali 4,0 PIL ITALIA variazioni tendenziali (dati grezzi) Dati trimestrali Anni ,0 2,3 1,8 1,7 1,0 1,8 0,0 0,2 0,1-0,6-2,0-1,4-2,7-4,0-3,4-4,0-6,0-8, IV 2008 IV 2009 IV ,9-6,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Nettamente in ripresa appare anche la produzione industriale, sia da un punto di vista congiunturale sia tendenziale, come risulta dalla Figura 4.3. Grafico 4.3: Produzione industriale in Italia Produzione industriale Italia Variazioni Anni Congiunturale Tendenziale 12 8,3 9, ,5 0,9-0,7 0,3-4,8-5,8-2,1 2,4 1,3 3,6 2,1 2,3 1, ,2-10,4-11,0-9, , ,1-23, IV 2009 IV 2010 Fonte: Elborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT - Isae dato 3 trimestre 2010: media dato ISTAT luglio-agosto e previsione Isae dato settembre 4.2 Le previsioni Come abbiamo avuto modo di sottolineare nell introduzione, la sensazione generale è che questi tassi di crescita sono destinati a decelerare. Sotto questa ipotesi, vanno letti i dati relativi alle previsioni sia di natura ufficiale che privata. 17

18 Tabella 4.2: Previsioni del tasso % annuo di crescita Fonte FMI (ottobre) 1,0 1,0 Consenso 1,0 1,0 DFP 1,2 1,3 Tre sono le principali osservazioni da fare. La prima è che le stime sono abbastanza allineate fra di loro. In secondo luogo, nessuna di queste stime prevede una decelerazione nel corso del 2011, contrariamente a quanto sembra succedere per le economie avanzate. In terzo luogo, i dati italiani, purtroppo, sono destinati a rimanere leggermente inferiori a quelli europei. Come risulta dalla Tabella 4.3, tutte le principali voci della domanda aggregata mostrano un segno positivo, con l unica eccezione dei consumi pubblici che, nel corso del 2011, dovrebbero mostrare una variazione di segno negativo. Tabella 4.3: La dinamica delle varie componenti della domanda aggregata (var %) Pil 1,0 1,0 Consumi privati 0,7 1,2 Consumi pubblici 0,2-1,4 Investimenti fissi lordi 2,2 2,2 Scorte 0,2 0,2 Esportazioni nette 0,2 0,2 Fonte: FMI, ibidem, Ottobre Il Commercio estero Il commercio estero può fornire indicazioni congiunturali molto importanti, data la crescente apertura verso l estero del nostro apparato produttivo. La Tabella 4.4 mostra il ranking mondiale calcolato come rapporto fra il valore delle esportazioni nazionali e valore del commercio internazionale. Tabella 4.4: Il peso dei vari paesi nel commercio internazionale Paese % USA 10,0 Germania 8,6 Cina 8,5 Giappone 4,3 Francia 3,9 Gran Bretagna 3,7 Italia 3,2 Fonte: FMI, ibidem, Ottobre 2010 I dati disponibili relativi al trimestre del 2010 mostrano una fortissima ripresa, e ciò vale sia per l intero territorio nazionale che per la Lombardia. Le stesse considerazioni rimangono confermate quando si fa riferimento alle variazioni cumulate, come accade nel Grafico

19 variazione % variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 4.4 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati singoli trimestri. Anni (prezzi correnti) 30 Lombardia Italia 20 15,7 19, ,3 4,6 5,6 3,8 2,2 2,9 3,8 7, ,6-8,4-12, ,5-21,7-21,1-16, ,0-25,3-27, IV 2009 IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Grafico COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati trimestrali cumulati. Anni (prezzi correnti) Lombardia Italia 15 13,2 10 7,2 9, ,3 4,6 4,2 3,0 3,8 2,7 0,9 0,6 3, ,5-21,5-21,2-23,9-23,2-23,8-25,0-25, IV 2009 IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Il Grafico 4.6, viceversa, mette a confronto il dato lombardo con quello delle altre regioni italiane. La posizione relativa della Lombardia rimane abbastanza costante nel tempo, e cioè sempre molto vicina al dato nazionale. Nel trimestre del 2010, la performance lombarda è risultata essere leggermente inferiore rispetto alla media nazionale. 19

20 variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 4.6: Commercio estero. Esportazioni totali per regioni 80 COMMERCIO ESTERO Esportazioni totali per regione Variazione tendenziale - 2 trimestre ,6 61, ,3 33, ,6 26,5 26,1 25,7 23,1 22,3 21,6 21,1 20,7 19,7 18, ,8 14,6 10 3, ,7-10,1-13,4 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 4.4 L occupazione I dati sul mercato del lavoro non riflettono esattamente i movimenti della produzione, come del resto la teoria economica ha ampiamente spiegato. Inoltre, come risulta dal Grafico 4.7, è dato notare una divaricazione fra l andamento dell occupazione totale, in aumento, e quella industriale, che permane in fase calante. Grafico 4.7 NUMERO OCCUPATI ITALIA Dati trimestrali (milioni). Anni ,2 Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 24,0 5,1 5,0 4,9 23,5 23,0 4,8 4,7 4,6 22,5 22,0 4, IV 2007 IV 2008 IV 2009 IV ,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 20

21 Variazione % Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Questo contrasto trova riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 4.8), mentre quelle tendenziali (Grafico 4.9) mostrano entrambe un segno negativo. Grafico 4.8: Numero occupati. Variazioni congiunturali. NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % congiunturali grezze Dati trimestrali. Anni ,5 2,2 Occupati Industria Occupati totali 2,0 1,8 1,5 1,0 1,0 1,1 0,5 0,4 0,0-0,5-1,0-1,5-2,0-2,5-0,3-0,2-0,4-0,7-0,7-0,8-0,7-0,7-1,3-1,6-1,9-1,9-1,9-1,9-2, IV 2009 IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 4.9 2,0 1,4 1,0 0,0 1,2 0,4 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % tendenziali grezze Dati trimestrali. Anni Occupati Industria 0,1 Occupati totali -1,0-2,0-3,0-1,4-1,3-1,0-1,3-1,6-0,9-1,6-2,2-1,8-0,9-0,8-4,0-5,0-6,0-7,0-3,9-5,5-5,2-5,7-6, IV 2009 IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Inoltre, anche la dinamica dell occupazione relativa al settore delle costruzioni risulta essere in fase di leggera ripresa, come viene evidenziato dal Grafico

22 Var. cong. % Occupati (milioni) Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI ITALIA Dato trimestrale. Anni Variazione cong. (grezza) Occupati 2,0 5 4,1 2,9 0 0,9 0,8 0,8 1,9-0,9-1,0-2,9-2,9-2, IV 2009 IV ,8 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro La Tabella 4.5 mostra la dinamica occupazionale classificata a seconda dello status dei lavoratori. L aspetto importante da sottolineare è che, rispetto al trimestre del 2009, tutte le voci mostrano variazioni negative, tranne la voce indipendenti. Tabella 4.5: La struttura dell occupazione in Italia (migliaia) trim trim IV trim I trim trim Dipendenti Tempo determinato Part-time Indipendenti Fonte: ISTAT La Tabella 4.6 mostra invece la dinamica riferita ai generi. In questo caso, va segnalato che le forze lavoro hanno registrato variazioni positive per entrambi i sessi (rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente). Stessa sorte è toccata al tasso di disoccupazione che complessivamente ha toccato una percentuale pari all 8,3%. Tabella 4.6: La forza lavoro in Italia (migliaia) trim trim IV trim I trim trim Forze lavoro Uomini Donne Popolazione Saggio di attività (15-64) 62,6 62,1 62,5 62,4 62,5 Uomini 73,8 73,7 73,7 73,6 73,6 Donne 51,5 50,5 51,4 51,2 51,4 Tasso di disoccupazione 7,3 7,3 8,6 9,1 8,3 Maschile 6,3 6,4 7,4 8,1 7,6 Femminile 8,8 8,6 10,2 10,5 9,4 Fonte: Istat 22

23 Infine, la Tabella 4.7 mostra la dimensione territoriale del tasso di occupazione. L aspetto importante da sottolineare è che la variazione negativa, rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, ha riguardato tutte e tre le aree che, tuttavia, continuano a mostrare livelli assolutamente diversi. Tabella 4.7: Il tasso di occupazione (età 15-64) nelle varie aree trim trim IV trim I trim trim Nord 66,1 65,4 65,2 65,0 65,2 Centro 62,5 61,8 61,8 61,2 62,1 Sud 45,0 45,0 44,2 43,4 44,3 Fonte: ISTAT 23

24 Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale 5 UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI Per completare il quadro di riferimento generale che precede l analisi dei dati della Lombardia e quindi per concludere il metodo top down finora seguito, e cioè il passaggio dall economia mondiale a territori sempre più piccoli, occorre prendere in considerazione l economia dei 4 motori e cioè Lombardia (Italia), Baden-Wurttemberg (Germania), Rhone-Alpes (Francia) e Catalunya (Spagna). La logica di questo confronto va ricercata nel fatto che, in situazioni di notevole mutamento come quelle che stanno attualmente caratterizzando i sistemi economici, conviene tenere sotto controllo la distanza che separa la Lombardia dalle economie più dinamiche e non considerare solamente il dato medio che può nascondere situazioni molto eterogenee. I dati non sono disponibili in maniera completa per tutte e 4 le regioni per cui il criterio seguito è stato quello di privilegiare la tempestività delle informazioni sulla loro completezza. 5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale In via preliminare è opportuno fare riferimento ai dati nazionali per poi confrontare le performance delle varie regioni. Esiste infatti una forte correlazione fra la performance regionale e quella nazionale. In particolare, per quanto riguarda la dinamica del PIL, il grafico 5.1 fa riferimento a variazioni trimestrali, mentre il Grafico 5.2 si riferisce ai dati annuali delle 4 nazioni di riferimento per le regioni che costituiscono i 4 motori. Per quanto riguarda le variazioni congiunturali, è interessante notare come la negatività del segno riguardante la Spagna, colpita in modo particolare dallo scoppio della bolla speculativa nel settore degli immobili, sia scomparsa nei due trimestri del 2010, per cui tutti i paesi hanno mostrato variazioni di segno positivo. Da notare, inoltre, il grande balzo fatto segnare dall economia tedesca nel trimestre del Grafico 5.1: La dinamica del PIL trimestrale in Germania, Francia, Italia e Spagna 3,0 PIL a prezzi costanti - Variazioni congiunturali Anni (dati destagionalizzati - valori concatenati anno 2000) ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO 2,0 2,2 1,0 0,0-1,0 0,5 0,4 0,1-0,1-0,3-1,1 0,3 0,7 0,6 0,4-0,1-0,3-0,2 0,3 0,7 0,4 0,5 0,5 0,3 0,2 0,2 0,1 0,2 1,0-2,0-1,5-1,6-3,0-4,0-2,9-3,4-2, IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Eurostat. Per il dato annuale (si veda il Grafico 5.2) la negatività del segno relativo alla Spagna è destinato a perdurare per tutto il 2010, e a rientrare nella zona positiva solamente a partire dal

25 Variazione % Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 5.2: La dinamica del Pil annuale a prezzi costanti 6 PIL a prezzi costanti - Variazioni annuali Anni (valori concatenati anno 2000) ITALIA FRANCIA SPAGNA GERMANIA ZONA EURO ,0 3,6 3,6 3,4 3,0 2,9 2,7 1,9 2,0 2,2 2,4 1,7 1,5 0,7 0,8 0,9 1,0 0,5 0,2 1,6 1,3 1,4 1,5 1,5 1,2 0,8 0,9 0,8-0, ,3-2,6-3,7-4,1-4,7-5, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati EUROSTAT Questi dati servono da benchmark di riferimento per quelli relativi ai quattro motori, illustrati nel Grafico 5.3 (dati annuali). Purtroppo, le informazioni sono ferme al 2009, quando tutte le regioni si trovavano nel pieno della crisi finanziaria. In questo contesto, la Lombardia ha presentato una variazione negativa del PIL per il 2009 che è attenuata rispetto a quella mostrata dal Baden-Wurttemberg, un altra regione a forte vocazione internazionale. Grafico 5.3: La dinamica del PIL nei 4 motori: dati annuali 8 PIL a prezzi costanti - Variazioni annuali Anni (valori concatenati anno 2000) Lombardia Rhone-Alpes Catalunya Baden-Wurttemberg 6 5, ,8 3,6 3,7 1,5 1,5 3,2 2,9 0,4 0,2 0,9 n.d. -2-1, ,3-4,0-7, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT, Gencat, Insee, Statistisches Landesamt Baden-Wurttemberg Dati Lombardia stima Prometeia (luglio 2010) Informazioni più aggiornate provengono invece dai dati relativi alla produzione industriale. Il grafico 5.4 mostra le dinamiche nazionali che, grosso modo, riflettono gli andamenti e le gerarchie evidenziate dall analisi del PIL. Tutti i paesi appaiono in ripresa, con la Germania in evidente posizione di leadership. 25

26 2005 IV 2006 IV 2007 IV 2008 IV 2009 IV 2010 Indice produzione Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 5.4 produzione industriale 120 Indice produzione industriale, Settore manifatturiero Base 2005=100 dati destagionalizzati. Anni Italia Germania Spagna Francia IV 2008 IV 2009 IV 2010 Fonte: Eurostat (dato 3 trimestre: media luglio-agosto) Il Grafico 5.5 mostra viceversa gli andamenti regionali. Anche in questo caso la produzione industriale mostra segni di ripresa, in linea con i dati nazionali. Grafico 5.5 La dinamica della produzione industriale nei 4 motori PRODUZIONE INDUSTRIALE Indici trimestrali (medie mobili a 4 termini). Anni Lombardia Catalunya Baden-Wurttemberg Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Idescat Catalunja, Statistisches Landesamt B-W 5.2 Mercato del lavoro e prezzi Come abbiamo già avuto modo di osservare, le vicende della produzione non sono necessariamente rispecchiate in quelle del mercato del lavoro. Se si prende in considerazione il tasso di disoccupazione, la performance meno negativa è mostrata dal Baden-Wurttemberg, 26

27 migliaia variazioni % Informazione economica per lo sviluppo locale con la Lombardia in seconda posizione, mentre la Catalunya mostra il tasso più elevato, anche se in leggero miglioramento rispetto al trimestre precedente, ma anche il peggioramento più consistente. Ciò vale sia in termini di percentuali (si veda il Grafico 5.6) sia prendendo in considerazione i valori assoluti (si veda il Grafico 5.7). Grafico 5.6 Tasso di disoccupazione trimestrale 20 Tasso di disoccupazione dati trimestrali anni Lombardia Rhone-A. Catalunja Baden-W ,2 15,9 16,0 17,0 17,9 17, ,0 5,0 4,8 4,9 8,6 8,5 5,2 5,2 5,3 8,9 8,9 6,4 6,3 5,1 5,5 5,5 8,6 4,9 4 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee IV Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Grafico 5.7: Numero di Disoccupati 800 Numero di disoccupati Dati trimestrali anni Lombardia Rhone-A. Catalunja Baden-W Fonte: 100 elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee IV Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Per quanto riguarda i prezzi, gli ultimi dati disponibili mostrano una ricomparsa di un tasso di inflazione positivo, anche se contenuto. 27

28 Variazione % variazioni % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 5.8: Prezzi al consumo (4 motori) 3 Prezzi al consumo - Variazioni tendenziali dell'indice generale Dati mensili grezzi (indice base 2005=100) - Anni LOMBARDIA BADEN WURTTEMBERG CATALUNYA 2 1 0,7 1,3 1,1 1,2 1,0 0,7 0,8 0,8 0,7 1,7 1,7 1,3 1,4 1,4 1,1 1,2 1,0 1,1 2,3 2,1 2,1 2,0 2,0 1,7 1,6 1,3 1,3 1,3 1,1 1,0 0,9 0 0,3 0,3 0,1 0,4 0,3-1 -0,3-0,5-0,3-2 set-09 ott-09 nov-09 dic-09 gen-10 feb-10 mar-10 apr-10 mag-10 giu-10 lug-10 ago-10 set-10 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B.-W. 5.3 Il commercio estero I Grafici 5.10 e 5.11 riportano rispettivamente i dati sulla dinamica delle esportazioni e quelli relativi alle importazioni. Grafico Commercio estero Variazioni tendenziali delle esportazioni dati dei singoli trimestri, anni Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya 33, ,2 19,6 17,0 15,8 16,6 10 4,4 8, ,1-10,5-9,5-16,6-15,8-17,4-21,1-20,3-23,1-24,7-25,6-26, IV Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Minister de l'economie, Statistisches Landesamt B-W. 28

29 Miliardi di Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 5.11 Commercio estero Variazioni tendenziali delle importazioni dati dei singoli trimestri, anni Lombardia Baden Wurttemberg Rhone-Alpes Catalunya ,7 22, ,9 10 6,2 9,9 4, ,8-6,9-11,5-10,5-17,3-19,5-18,6-21,1-23,3-22,2-22,7-25,4-28,3-31, IV Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W. L aspetto interessante da sottolineare è la forte ripresa fatta registrare dai quattro motori in sintonia con quanto avevamo già visto per i dati nazionali. Il dato lombardo va sottolineato perché, mentre è allineato a quello degli altri motori per quanto riguarda le esportazioni, presenta una dinamica delle importazioni nettamente più sostenuta. Infine, il Grafico 5.12 illustra l ammontare assoluto delle esportazioni da cui emerge la posizione dominante del Baden-Wurttemberg. Grafico 5.12: Commercio estero. Valori assoluti Commercio estero Valori assoluti esportazioni (miliardi di ) dati dei singoli trimestri - Anni Baden Wurttemberg Lombardia Catalunya Rhone-Alpes 40 39,4 39,6 37,2 35,0 34,2 35,2 39, ,6 27,3 24,9 25,3 30,3 29,5 20,4 20,6 31,0 19,8 21,3 21,3 23,8 12,7 13,0 12,5 12,1 12,3 12,2 11,6 10,7 9,6 10,2 10,3 8,9 8,9 8,9 11,0 11,3 9,6 9,6 11,9 10, IV IV Fonte: elaborazione Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Insee, Statistisches Landesamt B-W. Il ritorno alla crescita del commercio internazionale ha dato fiato anche alla ripresa delle esportazioni dei 4 motori. 29

30 6 Il settore manifatturiero della Lombardia A questo stadio dell analisi dobbiamo considerare in modo approfondito la situazione del settore manifatturiero della Lombardia. Come è noto, la nostra fonte principale di informazioni è costituita dall indagine campionaria effettuata su un numero rappresentativo di imprese. Al fine di cogliere sia il grado di significatività del campione sia la portata degli eventi congiunturali in atto, conviene soffermarsi su alcuni dati strutturali che caratterizzano il settore manifatturiero della Lombardia. Va ricordato che le variazioni campionarie sono ponderate usando come peso il dato occupazionale. 6.1 Alcuni dati strutturali Un primo elemento da considerare riguarda la struttura dell occupazione e delle imprese che risulta dai dati ASIA, che sono stati aggiornati al 2007 ed illustratati nella Tabella 6.1. Tabella 6.1 Unità locali ed Addetti industria ASIA e oltre Totale UL Add. UL Add. UL Add. UL Add. Siderurgia Min.non metall Chimiche Meccaniche Mezzi trasporto Alimentari Tessile Pelli calzature Abbigliamento Legno mobilio Carta editoria Gomma plastica Ind.varie Totale Fonte: Istat, ASIA 2007 Complessivamente, l universo di riferimento è costituito da unità locali con un numero di addetti superiore a 9, che danno occupazione a circa persone. Inoltre, ulteriori aspetti meritano di essere sottolineati. Il settore meccanico rappresenta il 47,2% delle unità locali che abbiano un numero di addetti superiore a 9. In termini di occupazione, questa percentuale scende al 42,4%. Il secondo settore è costituito dal tessile con una percentuale dell 8,7 sul totale, sempre in termini di occupazione. Sotto questo profilo, le imprese maggiori (e cioè con più di 200 addetti) rappresentano circa il 23,7% dell intera occupazione. 30

31 6.1.1 I dati di sintesi Come è ormai noto, i dati relativi al trimestre mantengono spesso quelle peculiarità del periodo estivo che anche i più sofisticati filtri statistici non sempre riescono a eliminare. E per questa ragione che al fine di ottenere un quadro sintetico dell evoluzione congiunturale in atto conviene far riferimento al confronto fra la Tabella 6.2, dove è illustrata la dinamica congiunturale (destagionalizzata) delle principali variabili ed in particolare quella fatta registrare dalla triade produzione- fatturato-ordinativi (unitamente alla dinamica dei prezzi), e la Tabella 6.4 dove sono riportati gli stessi dati ma valutati in un ottica tendenziale. Tabella 6.2: Variazioni congiunturali (dati destagionalizzati) trim. IV trim I trim trim Produzione 0,1 0,9 3,3 1,6-1,2 Ordini interni (1) 1,5 2,0 2,2 1,2 0,3 Ordini esteri (1) 1,7 2,3 2,6 1,1-1,2 Fatturato totale -0,1 1,3 3,0 2,0 0,2 Quota fatturato estero (%) 35,9 35,6 36,4 34,9 34,4 Prezzi materie prime 0,0 0,4 3,3 3,5 2,7 Prezzi prodotti finiti -0,7-0,5 0,5 1,2 1,1 Fonte: Unioncamere Lombardia (1) Ordini, valori a prezzi costanti La principale osservazione da fare è che la variazione congiunturale della produzione ha fatto segnare un valore negativo che va probabilmente interpretato più come un segnale di rallentamento che non come una vera e propria inversione di tendenza. In questa ottica, anche la dinamica del fatturato è stata poco significativa, mentre gli ordini esteri sono risultati in calo (la quota del fatturato estero è scesa leggermente). Viceversa, la dinamica dei prezzi è risultata essere sotto controllo. Questi dati, come dicevamo all inizio, vanno messi a confronti con quelli tendenziali, dove il processo di rallentamento appare confermato, in verità più nel dato relativo alla produzione che non in relazione al fatturato. Infine, l ultima colonna mostra la performance dei primi 3 trimestri del 2010 su quelli corrispondenti dello scorso anno ed in questa ottica la triade ordiniproduzione-fatturato marcia ad una velocità di crociera sostenuta. Tabella 6.3: Variazioni tendenziali (dati corretti per i giorni lavorativi) 2009 var.% 2010 IV trim 2009/2008 I trim trim trim Media 3 trim. Produzione -5,6-9,5 2,5 5,9 4,8 4,4 Ordini interni (1) -0,6-9,8 7,8 9,1 4,7 7,2 Ordini Esteri (1) 2,6-5,4 8,1 7,9 4,8 6,9 Fatturato totale -8,4-13,3 2,7 8,0 7,5 6,1 Prezzi materie prime -4,0-2,9 2,4 7,4 10,3 6,7 Prezzi prodotti finiti -4,0-2,6-1,8 0,6 2,4 0,4 (1) Ordini valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia Altre indicazioni congiunturali vengono offerte dalla Tabella 6.5. Dalla Tabella risulta che sia l utilizzo degli impianti sia il periodo di produzione assicurata mostrano un leggero 31

32 peggioramento. Viceversa, sia le scorte di materie prime sia quelle relative ai prodotti finiti continuano a mostrare un segno negativo, foriero di futuri incrementi della produzione. Tabella 6.4: Altri indicatori congiunturali (Dati destagionalizzati) IV trim Media annua I trim trim trim Media 3 trim Tasso di utilizzo impianti nel trimestre 67,3 64,8 70,1 72,1 72,6 71,6 Periodo di produzione Assicurata (1) 44,9 47,5 51,8 51,9 53,9 52,6 Giacenze di prodotti Finiti (2) -0,6 5,6-0,5-4,8-3,3-2,9 Giacenze di materiali (2) -4,0-0,4-3,7-3,4-3,5-3,5 (1) numero di giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini; (2) Saldo (in %) fra indicazioni di eccedenza-scarsità. Fonte: Unioncamere Lombardia I segnali che provengono dal mercato del lavoro sono in sintonia con quelli della produzione. Mentre le ore lavorate sono diminuite rispetto a quelle fatte registrare nel trimestre 2010, la diminuzione dell occupazione è continuata, seppure ad un ritmo più attenuato. Nei primi 3 trimestri dell anno la caduta è stata pari al 2,5%. Tabella 6.5: Gli indicatori del mercato del lavoro I trim trim trim Media 3 IV trim trim. Ore lavorate per addetto 5,8 5,9 6,3 5,2 5,8 Occupati (variazioni tendenziali) -3,8-3,1-2,4-2,1-2,5 Fonte: Unioncamere Lombardia La produzione industriale A questo stadio dell analisi occorre effettuare un indagine più puntuale delle diverse variabili prima brevemente illustrate. L esame della produzione industriale costituisce la mossa prioritaria da effettuare. Il Grafico 6.1 mostra la dinamica della produzione industriale in Lombardia, unitamente a quanto avviene in Italia e nell eurozona. Limitandoci al confronto fra Italia e Lombardia non si può non sottolineare il contrasto fra il segno negativo mostrato dalla seconda e quello positivo (stimato) attribuibile al dato nazionale, come risulta anche dal Grafico

33 variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 6.1: Produzione industriale: Lombardia Italia Eurozona 6 PRODUZIONE INDUSTRIALE variazioni congiunturali - dati trimestrali destagionalizzati Lombardia Italia Eurozona 15 paesi ,5 1,6 0,0-0,9-0,7-1,6-2,5-3,2-3,7-4,8-4,9-6,0-8,2 3,3 3,3 2,4 2,1 2,3 1,9 1,6 1,9 1,8 1,3 0,9 0,1 0,5 n.d -1,2-1,8-2,1-2,2-7, , IV 2009 IV 2010 Fonte: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Eurostat, Isae, Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 3 trimestre 2010 Italia luglio-agosto fonte Istat, settembre previsione Isae Grafico 6.2: dati congiunturali: Lombardia ed Italia ,5 0,0-0,7-0,9 PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni congiunturali Dati trimestrali destagionalizzati. Anni ,8-1,6-8,2-3,7-11,0-4,9-2,1-1,8 2,4 0,1 1,3 0,9 3,3 2,1 2,3 1, IV 2009 IV 2010 Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Isae, Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 3 trimestre 2010 Italia: media luglio-agosto fonte ISTAT, settembre previsioni Isae Italia Lombardia 1,8-1,2 Parallelamente i dati tendenziali mostrano che più intenso è stato l incremento tendenziale dell Italia nel complesso (Grafico 6.3) rispetto alla Lombardia, dove appare una lieve decelerazione. 33

34 Grafico 6.3: dati tendenziali :Lombardia ed Italia PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni tendenziali Dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi. Anni Italia Lombardia ,9 0,0 0,3-0,6-5,8-2,5-10,4-6,0-10,8-11,1-10,4-9,8-5,6 3,6 2,5 8,3 5,9 9,7 4, , ,1-23, IV 2009 IV 2010 Fonti: Elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Indagine congiunturale Unioncamere Lombardia Dato 3 trimestre 2010 Italia: media luglio-agosto fonte ISTAT, settembre previsioni Isae Questi risultati trovano una conferma anche nel Grafico 6.4 che riassume i dati relativi alla Lombardia, sia congiunturali che tendenziali, oltre ad indicare il valore assunto dal numero indice della stessa produzione. Quest ultimo profilo è importante da considerare per il semplice motivo che dà un idea del gap che rimane fra livello della produzione attuale e massima produzione ottenuta in precedenza. Tra l altro è proprio questo gap ad avere un incidenza sulla dinamica occupazionale. Grafico 6.4: Produzione industriale. 34

35 6.1.3 Gli aspetti strutturali L analisi congiunturale può essere ulteriormente approfondita mettendola in relazione ai vari aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale. Da questo punto di vista, un primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione d impresa. Il Grafico 6.5, mostra un leggero riaprirsi delle differenze fra le varie dimensioni. Grafico 6.5: Variazioni tendenziali per dimensione di impresa Lo stesso discorso vale anche per i vari comparti produttivi, come mostrato dal Grafico 6.6. In questo caso, i beni di consumo finale sono quelli che hanno mostrato la dinamica tendenziale minore. 35

36 Grafico 6.6: produzione industriale. Variazione tendenziale per destinazione economica Anche da un punto di vista settoriale (si veda il Grafico 6.7), la situazione si presenta differenziata. Tutti i settori mostrano variazioni positive (meccanica e siderurgia le più dinamiche), mentre minerali non metalliferi, pelli e calzature ed abbigliamento permangono nella zona negativa. Va notato che questa graduatoria viene sostanzialmente mantenuta quando si faccia riferimento alla media dei primi 3 trimestri, come avviene nel Grafico 6.7 bis. Grafico 6.7: Produzione per settore (variazione tendenziale) 36

37 Grafico 6.7bis: Produzione per settore (variazione media 3 trimestri) Al fine di approfondire gli aspetti qualitativi dell analisi, i settori sono stati riclassificati in base ai criteri suggeriti da Pavitt. Da questo punto di vista, (si veda il Grafico 6.8),tutti i settori mostrano una leggera flessione. Grafico 6.8: Serie destagionalizzata Pavitt 37

38 Grafico 6.8bis: Serie destagionalizzata Pavitt (dettaglio alta tecnologia tradizionali) La Tabella 6.6 offre, infine, uno spaccato orizzontale degli aspetti strutturali fin qui esaminati della produzione industriale. Due sono gli aspetti essenziali da sottolineare. La prima è che, rispetto al trimestre precedente, la situazione di miglioramento si è leggermente deteriorata. Inoltre, i settori in cui la percentuale delle imprese con crescita rapida è minore è concentrata nelle piccole imprese, nei settori tradizionali e nei beni finali. 38

39 Tabella 6.6: I dati strutturali Produzione industriale variazione su anno precedente distribuzione di frequenze % > / / - 5 < - 5 Totale 50,1 11,6 10,7 5,0 22,7 Classe dimensionale ,7 10,6 12,5 4,5 24, ,1 12,8 8,8 5,6 18,7 200 e piu' 52,1 13,5 4,2 6,3 24,0 Attività economica Siderurgia 70,3 4,7 7,8 4,7 12,5 Min. non metall. 31,3 8,3 4,2 2,1 54,2 Chimica 45,2 17,9 6,0 6,0 25,0 Meccanica 55,7 8,9 10,6 4,9 20,0 Mezzi trasp. 51,6 12,9 9,7 6,5 19,4 Alimentari 32,3 25,8 17,7 8,1 16,1 Tessile 48,8 13,4 8,7 3,9 25,2 Pelli-Calzature 23,5 5,9 23,5 5,9 41,2 Abbigliamento 25,9 11,1 18,5 11,1 33,3 Legno-Mobilio 44,0 8,0 17,3 6,7 24,0 Carta-Editoria 40,0 21,3 11,3 7,5 20,0 Gomma-Plastica 53,8 11,1 9,4 1,7 23,9 Varie 43,3 16,7 10,0 3,3 26,7 Destinazione economica Beni finali 40,4 14,4 13,6 6,6 24,9 Beni intermedi 54,7 10,8 8,3 4,4 21,8 Beni di investimento 51,0 9,9 12,5 4,5 22,1 Pavitt Tradizionali 48,8 12,9 11,8 5,3 21,3 Specializzazione 50,0 11,4 9,6 4,8 24,3 Economie di scala 52,7 9,0 8,2 4,3 25,8 Alta tecnologia 54,7 7,8 12,5 6,3 18,8 39

40 6.2 Altri indicatori congiunturali Per completare il quadro congiunturale, occorre ripetere l indagine approfondita nei confronti delle altre variabili, quali fatturato, ordini, scorte e grado di utilizzo degli impianti Il fatturato Il Grafico 6.10 dà maggior spessore temporale all esame della triade produzione ordinifatturato non essendo limitato ad un anno, ma facendo riferimento, al contrario, ad una serie storica più lunga che parte dall anno Grafico 6.10: Fatturato, ordinativi e produzione Anche questo grafico conferma la relativa tenuta del fatturato e la caduta di produzione ed ordini. L andamento dei prezzi è illustrato invece nel Grafico 6.11, dove emerge che le materie prime hanno ripreso variazioni congiunturali positive. Come appare dai Grafici 6.12 e 6.13, le variazioni congiunturali sono minori di quelle tendenziali, segno questo che il fenomeno è in via di decelerazione. 40

41 Grafico 6.11: Prezzi materie prime e prodotti finiti (var.% congiunturali) Grafico 6.12: Prezzi delle materie prime 41

42 Grafico 6.13: prezzi dei prodotti finiti L indice del fatturato complessivo permane in crescita, sia da un punto di vista congiunturale che tendenziale, come appare dal Grafico (Il Grafico 6.14 bis ne mostra invece la variazione relativa ai 3 trimestri). Grafico 6.14: Fatturato totale 42

43 Grafico 6.14bis: Fatturato totale (media dei tre trimestri) Infine, il Grafico 6.15 mostra la quota dell export sul fatturato, che si attesta su un valore vicino al 35%, in diminuzione rispetto al trimestre precedente. La diversa composizione del campione può avere avuto un impatto su questo dato che pertanto va interpretato con le dovute cautele. Grafico 6.15: Quota del fatturato estero 43

44 6.2.2 Gli ordini Per quanto riguarda gli ordini interni, questi sono in crescita sia da un punto di vista congiunturale che tendenziale ( si veda il Grafico 6.16). Quelli esteri (si veda il Grafico 6.17 ) mostrano invece una flessione congiunturale. Grafico 6.16: Ordini interni Grafico 6.17: Ordini esteri 44

45 Il Grafico 6.18 mostra altri due indicatori congiunturali relativi agli ordini, e cioè la produzione assicurata dallo stock di ordini esistenti a fine trimestre e quella relativa ai flussi. Le due curve mostrano variazioni leggermente divergenti. Grafico Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti Infine, dobbiamo far riferimento a due ulteriori indicatori congiunturali, peraltro molto importanti. Il primo si riferisce alle scorte che, come risulta dal Grafico 6.19, rimangono in territorio negativo. 45

46 Grafico 6.19: Scorte Anche l altro indicatore, e cioè il grado di utilizzo degli impianti rimane in fase di ripresa, come appare dal Grafico Grafico 6.20: Tasso di utilizzo degli impianti 46

47 7 L occupazione industriale in Lombardia Come abbiamo più volte sottolineato nei vari Capitoli in cui abbiamo toccato temi relativi al mercato del lavoro, le vicende della produzione non sempre si riflettono immediatamente sul mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da situazione a situazione e che dipende anche dall assetto istituzionale che lo caratterizza. E per questo motivo che i dati del mercato del lavoro meritano un esame specifico ed approfondito. In particolare, in questo Capitolo l enfasi sarà concentrata sulla dinamica dell occupazione industriale. Va sottolineato che i dati relativi all occupazione servono anche a realizzare un altro obiettivo che è la verifica della rappresentatività del campione usato da Unioncamere, al di là del semplice calcolo statistico. In quest ottica, un confronto con i dati regionali, infatti, riesce nel duplice scopo di mettere a fuoco sia le caratteristiche del nostro campione che la natura dei dati ISTAT. Il quadro generale dell andamento dell occupazione in Lombardia è rappresentato dal Grafico 7.1, dove sono illustrati i dati di fonte ISTAT che, come è noto, sono il risultato di una nuova metodologia di rilevazione. L aspetto interessante da sottolineare è che l occupazione totale e quella industriale presentano un andamento dissimile anche per quanto riguarda il trimestre del 2010, e ciò in sintonia con il dato nazionale. Infatti, di fronte ad una caduta accentuata dell occupazione industriale fa riscontro un leggero aumento dell occupazione totale. Lo stesso dicasi per le variazioni congiunturali (si veda il Grafico 7.2), mentre le variazioni tendenziali (cfr. il Grafico 7.3) mostrano entrambe un segno negativo. Grafico 7.1: Occupati in Lombardia NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Dati trimestrali (milioni). Anni Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 1,30 4,40 1,25 4,35 1,20 4,30 1,15 1,10 4,25 1,05 4,20 1, IV 2007 IV 2008 IV 2009 IV ,15 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 47

48 Variazione % Variazione % Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 7.2: Numero di occupati: variazioni congiunturali NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni congiunturali grezze Dati trimestrali. Anni Occupati Industria Occupati totali 4 3, ,5 1,2 0,9 0,3-0,7-1,0-1,1-1,5-2,0 1,3 1,7-1,5-0,1 0,1 0,2-2,2-4 -3,1-3,3-6 -5, IV 2009 IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 7.3: Numero di occupati: variazioni tendenziali NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni tendenziali grezze Dati trimestrali. Anni Occupati Industria Occupati totali 4 2 1,0 1,8 1,4 2, ,0-1,1-3,0-1,5 0,0-0,6-0,5-3,3-2,5-2,3-1,4-0,2-1, ,9-6,7-6, IV 2009 IV 2010 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Infine, gli occupati nelle costruzioni appaiono in leggera crescita(cfr. il Grafico 7.4). 48

49 Var. cong. % Occupati (migliaia) Informazione economica per lo sviluppo locale Grafico 7.4: Occupati nelle costruzioni OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI LOMBARDIA Dato trimestrale. Anni Variazione cong. (grezza) Occupati ,8 5 3,9 5,6 4, ,1 0-0, ,4-5,2-2,2-5, IV 2009 IV Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro Ulteriori informazioni sulla struttura del mercato del lavoro lombardo provengono dalle Tabelle 7.1 e 7.2. In particolare, la Tabella 7.1 mostra che rispetto al trimestre del 2009, i soli lavoratori dipendenti hanno subito una flessione. Inoltre, la Tabella 7.2 mostra, tra l altro, che il saggio di disoccupazione risulta essere in rapida crescita, avendo toccato un valore pari al 5,5% che è maggiore del valore del corrispondente trimestre dello scorso anno, anche se inferiore al massimo del 6,4%, registrato nel IV trimestre del Tabella 7.1: La struttura dell occupazione in Lombardia (migliaia) trim trim IV trim I trim trim Dipendenti Indipendenti Fonte: ISTAT Tabella 7.2: La forza lavoro in Lombardia (migliaia) trim trim IV trim I trim trim Forze lavoro Uomini Donne Popolazione Tasso di attività (15-64) 70,0 69,2 69,8 69,6 69,2 Uomini 79,2 78,6 79,3 78,6 77,9 Donne 60,5 59,5 60,2 60,3 60,3 Tasso di disoccupazione 4,9 5,2 6,4 6,3 5,5 Maschile 4,1 4,5 5,6 5,4 5,2 Femminile 6,0 6,1 7,5 7,4 6,0 Fonte: Istat 49

50 Anche i dati che provengono dalle nostre rilevazioni mostrano un andamento (destagionalizzato) decrescente dell indice dell occupazione industriale che, nel Grafico 7.5, viene messo a confronto con la dinamica della produzione industriale. Grafico 7.5: Indici della produzione e dell occupazione manifatturiera Ulteriori informazioni provengono dai dati di flusso che, anche per il trimestre del 2010, presentano un saldo negativo. Grafico 7.6: Occupazione: tassi di ingresso e d uscita 50

51 Il Grafico 7.7, mette invece in relazione le ore lavorate con l indice della produzione industriale. Nel trimestre 2010 le ore lavorate sono diminuite di fronte al lieve peggioramento produttivo. Il Grafico 7.7 bis mostra invece la correlazione fra le due variabili riferita ai primi 3 trimestri dell anno. Grafico 7.7: ore lavorate nel trimestre Grafico 7.7bis: ore lavorate nel trimestre (media tre trimestri) Da un punto di vista congiunturale, è molto importante fare riferimento alla percentuale della Cassa integrazione guadagni sul monte ore trimestrale al fine di completare il quadro informativo relativo al mercato del lavoro. Come appare dal Grafico 7.8, il trimestre ha visto un ulteriore discesa, anche se il livello rimane su una quota elevata. 51

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