LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 3 TRIMESTRE Informazione economica

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1 LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 3 TRIMESTRE 2012 Informazione economica Ottobre 2012

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3 SOMMARIO 1. L Euro e la Grande Recessione Previsioni e revisioni La natura delle revisioni La centralità dell area Euro L ambiguità della situazione I rischi LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE La dinamica delle variabili esogene Le previsioni per le varie aree L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO La dinamica congiunturale Le previsioni L occupazione L ECONOMIA ITALIANA La dinamica nel breve periodo Le previsioni Il Commercio estero L occupazione Il mercato del credito UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI I dati sul PIL e la produzione industriale Mercato del lavoro e prezzi Il commercio estero IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA Alcuni dati strutturali I dati di sintesi La produzione industriale Gli aspetti strutturali Altri indicatori congiunturali Il fatturato Gli ordini Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti L occupazione industriale in Lombardia Il numero delle imprese

4 9. Le previsioni Le previsioni degli imprenditori Le informazioni dal fronte dei consumatori Le nostre previsioni Considerazioni conclusive A. APPENDICE TECNICA A1. Gli indicatori sintetici coincidenti A2. Ulteriori indicatori

5 1. L EURO E LA GRANDE RECESSIONE 1.1 Previsioni e revisioni Le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), pubblicate nel World Economic Outlook (WEO) in Ottobre costituiscono, come al solito, un benchmark di riferimento ineludibile anche per chi voglia soltanto cimentarsi con un territorio più limitato. In particolare, l aspetto fondamentale da tenere in considerazione è la previsione dell andamento del Pil mondiale che svolge due funzioni. Da una parte, offre un idea dello stato della congiuntura e dall altra funziona da supporto alla dinamica delle singole economie. Come appare dalla Tabella 1.1, la dinamica del PIL Mondiale, seppure positiva, appare in frenata rispetto al biennio precedente. Tuttavia, due rimangono gli elementi positivi. Il segno rimarrà positivo anche per il 2012, ma in rallentamento, mentre il 2013 dovrebbe conoscere una risalita. Tabella 1-1: La dinamica del PIL mondiale (tassi di variazione %) PIL , , , ,6 Fonte: FMI, Ottobre 2012 Questa nota positiva deve fare i conti con due aspetti importanti che ne qualificano il significato e la portata. In primo luogo, le previsioni confermano una eterogeneità di situazioni fra le varie aree, come risulta dalla Tabella 1.2. Tabella 1-2: Le previsioni della crescita del PIL del FMI Area Mondo 3,3 3,6 Euro zona -0,4 0,2 USA 2,2 2,1 Paesi Emergenti 5,3 5,6 Fonte: FMI, Ottobre

6 Dalla Tabella 1.2 emerge chiaramente come l unica area in recessione nel 2012 sia l area dell Euro che rimane l epicentro della Grande Recessione, anche se non è stata il detonatore iniziale. In secondo luogo, la ripresa per il 2013 dovrebbe presentarsi piuttosto debole. E ciò non solo da un punto di vista quantitativo, ma anche e soprattutto qualitativo nel senso che la bontà delle stesse previsioni è messa in discussione. Questa osservazione richiama l altro aspetto da considerare circa le previsioni dell economia mondiale. Come risulta dalla Tabella 1.3, le previsioni risultano essere più basse rispetto a quelle fatte nel Luglio scorso, e ciò vale naturalmente in misura maggiore per il 2013, mentre da un punto di vista territoriale la revisione maggiore riguarda l area dell Euro che ha finito per trascinare verso il basso tutto il resto. La capacità di incidere della situazione europea sull economia mondiale è spesso sottovalutata. Si calcola che uno shock pari al 5% del PIL dell euro-zona possa comportare una decrescita della maggior economia mondiale, e cioè gli Stati Uniti, del 2%. Vale dunque la pena cercare di capire cosa nasconde questo scarto nella previsioni della zona Euro. Tabella 1-3: Scarto % rispetto alle previsioni di Luglio Area Mondo -0,2-0,3 Paesi avanzati -0,1-0,3 USA 0,1-0,1 Area Euro -0,1-0,5 Paesi emergenti -0,3-0,2 Fonte: FMI, Ottobre 2012 Il fatto che le previsioni siano fatte per essere parzialmente smentite rientra nella natura delle cose. Nessuno possiede la sfera di cristallo e ciò vale anche per il FMI. L aspetto che, viceversa, preoccupa è la rapidità delle revisioni che finiscono con il generare perplessità sulle previsioni stesse. 1.2 La natura delle revisioni Diverse sono le ragioni che spingono ad un processo di revisione. In generale, la ragione principale è dovuta al sopravvenire di shock relativi alle variabili esogene che rende necessarie nuove stime. Questo è, ad esempio, il caso degli shock petroliferi o di quelli legati alle materie 6

7 prime in generale. Nel caso presente, tuttavia, le ragioni sono più profonde. Cerchiamo di individuarle. Una prima ragione è metodologica. Le previsioni si basano su equazioni i cui parametri sono ritenuti stabili, per lo meno entro un certo orizzonte temporale. Nella situazione attuale, si è scoperto che questa proprietà non sembra essere così robusta. Un esempio particolare è emblematico a questo proposito. Finora si era supposto che il valore del moltiplicatore fiscale, che misura l impatto della politica fiscale sul PIL, fosse pari a 0.5. Si è scoperto che questo valore nell epoca della Grande Recessione è in realtà compreso nell intervallo fra 0.9 ed 1.7. Quale è la conseguenza di un simile cambiamento? Dal momento che la sottovalutazione del moltiplicatore porta a sottovalutare gli effetti delle cosiddette politiche dell austerità, la conseguenza è che la dinamica del PIL viene sopravvalutata, come risulta dalla Tabella 1.4 dove si evidenzia la minor crescita del PIL dovuta ad una maggiore austerità da parte dei vari centri di previsione. Tabella 1-4: Errori di previsione nei vari Centri in seguito a politiche di austerità (pari all 1% del PIL) Errore FMI -1.2 CEE -0,8 OCDE -0,7 Fonte: FMI, Ottobre 2012 Questo errore è gravido di conseguenze perché porta a sottostimare l impatto delle politiche di austerità sulla dinamica del PIL. Va osservato, inoltre, che l errore non è dovuto solo ad errori di tipo econometrico ma anche a difetti teorici del modello, come avremo modo di precisare in seguito. Un secondo aspetto da considerare riguarda l incertezza. In una situazione di turbolenza è obiettivamente più difficile fare previsioni e quindi diventa sempre più probabile effettuare revisioni. Si calcola che un aumento della variabilità tra le componenti di un modello econometrico, quantificabile nell 1% dello scarto quadratico medio, può portare ad una contrazione della stima del PIL compresa fra lo 0,4% e l 1,25%. Naturalmente, l incertezza aumenta in misura considerevole quando gli scenari politici possono mutare senza lasciare intravedere la direzione o quando assetti istituzionali ritenuti robusti cessano di essere tali e vengono rimessi in discussione. Entrambi questi aspetti sono presenti nelle circostanze attuali. Infine, un terzo elemento è teorico. In certi contesti, il modello usato per le previsioni diviene obsoleto perché aspetti che erano stati trascurati diventano centrali. Il caso del debito rientra certamente fra questi aspetti. L impatto del debito sulla dinamica del PIL non è mai stato al 7

8 centro dei modelli di previsione anche perché l esplosione del debito è un fenomeno recente, se si prescinde dai periodi bellici, come risulta dalla Tabella 1.5. Tabella 1-5: La dinamica del debito pubblico in % del PIL nei paesi avanzati % Fonte: FMI, Ottobre 2012 In particolare, nel 2011 la situazione dei vari paesi, sotto questo profilo, era la seguente: Tabella 1-6: Debito pubblico in % del PIL nei paesi avanzati Paesi % Giappone 240 Grecia 170 Italia 120 Francia 80 Spagna 70 Fonte: FMI, Ottobre 2012 Non c è dubbio che un economia basata sul debito richieda la considerazione di meccanismi economici che in altre situazioni possono essere trascurati e questa omissione incide sulla bontà delle previsioni. 1.3 La centralità dell area Euro Tutti e tre gli elementi che abbiamo considerato, e cioè valori dei moltiplicatori più alti del solito, incertezza e debito e che impattano sulla attendibilità delle previsioni, trovano la loro espressione massima nella zona Euro dove, come è stato mostrato dalla Tabella 1.3, lo scarto nelle previsioni fra Luglio e Ottobre è massimo. Ed è per l appunto questo scarto che ha influenzato il resto dell economia mondiale. In questo senso le vicende dell economia dell area 8

9 dell euro sono centrali per le sorti dell economia mondiale. Il nodo dell euro peserà ancora per molto tempo sulle vicende complessive. E per questa ragione che va attentamente studiato. La Tabella 1.7 mostra informazioni più dettagliate all interno dell area. Tabella 1-7: La dinamica del PIL, Tasso di disoccupazione e saldo della bilancia dei pagamenti nell area dell euro. PIL Saldo Bilancia Tasso di (saggio % di Pagamenti disoccupazione crescita) (% del PI) Area euro -0,4 0,2 11,2 11,5 1,1 1,3 Germania 0,9 0,9 5,2 5,3 5,4 5,7 Francia 0,1 0,4 10,1 10,5-1,7-1,7 Italia -2,3-0,7 10,6 11,1-1,5-1,4 Spagna -1,5-1,3 24,9 25,1-2,0-0,1 Fonte:ibidem Come è noto la zona Euro è una realtà assai eterogenea. Il dato negativo fatto registrare dalla zona nel 2012 è interamente dovuto alla performance negativa dei paesi mediterranei, Italia e Spagna in primis. Il contrasto fra le due aree esiste non solo in termini di PIL, ma anche in relazione al tasso di disoccupazione e al saldo della bilancia dei pagamenti. Infine, la Tabella 1.8 mostra la probabile evoluzione del PIL nei paesi periferici rispetto alla media dei paesi. Da dove emerge che la ripresa nei primi è prevista per il III trimestre del In ogni caso, si tratterebbe di una ripresa ancora debole. Tabella 1-8: Dinamica % del PIL nei paesi periferici e nella media area Euro. Area Euro Periferici* III trim ,0-2,5 IV trim. -0,8-2,0 I trim ,1-1,0 II trim. 0,5-0,1 III trim. 1,5 0,5 IV trim. 1,6 0,7 * Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna Fonte: FMI, Ottobre

10 1.4 L ambiguità della situazione Al di là degli aspetti quantitativi, la centralità della situazione dell euro si afferma per motivi qualitativi. In effetti, i giudizi sul suo stato di salute rimangono fortemente polarizzati. In particolare, tre sono gli aspetti negativi che vengono sottolineati. In primo luogo, la politica dell austerità non è efficace ai fini del controllo del debito pubblico, come si evince dalla Tabella 1.9. Tabella 1-9: La dinamica del debito pubblico in % del PIL Area Irlanda 24,8 116,1 Italia 103,1 123,3 Portogallo 68,3 119,1 Spagna 36,2 80,9 Grecia 107,4 169,5 Fonte :Eurostat La strategia della riduzione del debito basata sull austerità non sembra funzionare. Richiama alla mente quella perseguita dalla Gran Bretagna negli anni 20 e sembra ripercorrerne le stesse vicende deludenti. Comincia a farsi strada l idea che imporre a tutti i paesi dell area del mediterraneo politiche deflative, simultanee e immediate sia stato un errore. Quale politica alternativa mettere in cantiere risulta ancora poco definita. In secondo luogo, la situazione bancaria, un altra componente fondamentale nell alimentare i meccanismi di trasmissione della crisi, è ancora irrisolta e come dimostra il caso del Giappone il perdurare della crisi in questo settore può prolungare di molto i tempi della ripresa. Infine, il mercato dei capitali è praticamente scomparso. Di fronte a questi elementi critici che alimentano l incertezza sulla sopravvivenza dello stesso euro, ne esistono altri che puntano nella direzione opposta. La messa in cantiere del fiscal compact è uno di questi, l istituzione dell European Stability Mechanism (ESM) è un altro, mentre il progetto di sorveglianza europeo delle banche è un altro ancora. In conclusione sembra che la situazione dell euro si sia consolidata rispetto ad un anno fa, anche se elevati permangono i rischi di malfunzionamento. 10

11 1.5 I rischi Nel complesso non solo le previsioni per l area Euro sono state riviste verso il basso, ma anche i rischi di recessione sono aumentati, come risulta dalla Tabella Tabella 1-10: Rischi di recessione per il periodo 2012 II trim-2013 I trim (in %) Area Stima Stima attuale precedente USA Zona Euro Giappone Paesi emergenti 0 0 Fonte: FMI, WEO Ottobre 2012 Da questa tabella emerge chiaramente sia la centralità delle preoccupazioni riguardanti le vicende dell area dell euro sia la resilienza dei paesi emergenti, il vero pavimento al precipitare della crisi. Dei pericoli derivanti dal fiscal cliff americano, sarà meglio parlarne una prossima volta. 11

12 2. LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE Come abbiamo appena sottolineato, le previsioni sull andamento dell economia mondiale soffrono di due limitazioni che vanno tenute concettualmente distinte: quella legata alla natura del modello sottostante le stime e quella dovuta a fattori esterni al modello, chiamati per l appunto esogeni. A loro volta, i fattori esogeni si distinguono in deterministici e casuali. Questi ultimi non possono ovviamente essere previsti. Per quanto riguarda i primi, occorre notare che i vari modelli, tranne quelli esplicitamente internazionali, assumono come dati i seguenti aspetti: la dinamica del commercio internazionale; il tasso di cambio; il tasso di interesse; ed infine il prezzo delle materie prime in generale e del petrolio in particolare. Queste variabili esogene devono essere prese in considerazione in via preliminare perché l assunzione di valori poco realistici può portare fatalmente a conclusioni e quindi a previsioni sbagliate. Non solo, ma già il loro valore ipotizzato può dare un idea dello stato attuale dell economia. In altre parole, queste variabili sono fattori decisivi per capire lo stato dell economia e forniscono le chiavi interpretative per capire la probabile evoluzione in corso. 2.1 La dinamica delle variabili esogene Il tasso di crescita del commercio internazionale è certamente una delle più rilevanti variabili esogene da prendere in considerazione, per lo meno per tutti quei modelli che hanno una scala di riferimento più piccola dell economia mondiale. La sua dinamica e la sua probabile evoluzione per il triennio sono contenute nella Tabella 2-1, dove appare evidente l andamento ad U ipotizzato: calo nel 2012 e ripresa nel

13 Tabella 2-1: La dinamica del commercio internazionale Anno Saggio % di crescita , , , , , , ,5 Fonte: FMI, WEO, Luglio 2012 Anche la Banca Centrale Europea (BCE) ricalca questo andamento per quanto riguarda la dinamica del PIL mondiale che è largamente correlato con la variabile precedente. Per le proprie previsioni, fa infatti riferimento ad una crescita del PIL Mondiale al di fuori di Eurolandia pari al 3,8% per il 2012, mentre il 2013 dovrebbe risalire al 4,0%, cifra questa leggermente inferiore a quella precedentemente annunciata in Marzo. Date queste ipotesi, il mercato delle esportazioni per la zona dell Euro dovrebbe crescere del 4,2% nel 2012, salvo poi risalire al 5,8 nel Questi valori, pur essendo stati rivisti al ribasso, lasciano intravedere il permanere di un ruolo importante da parte delle esportazioni per le economie dell area. Le recenti previsioni da parte del WTO sono, tuttavia, molto più pessimistiche sia di quelle del FMI che della BCE. Per il 2012 si parla di un tasso di crescita pari al 2,5%, nettamente inferiore alle stime prima commentate. La frenata da parte della Cina e le vicende della zona Euro sarebbero all origine di questa performance meno soddisfacente. In questo contesto internazionale in fase di assestamento ed in presenza di squilibri persistenti nelle bilance dei pagamenti, i tassi di cambio sono sottoposti a processi di aggiustamento. Gran parte dell aggiustamento sembra scaricarsi sul cambio euro-dollaro che, come risulta dal Grafico 2-1, continua nel suo andamento altalenante. L euro sembra comunque essere più robusto delle stessa Europa, come abbiamo più volte riferito. 13

14 Grafico 2-1 CAMBIO Euro-Dollaro (dati medi mensili - ultimo dato settembre 2012) 1,6 1,4 1,286 1,2 1,0 0, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Ufficio Italiano Cambi In particolare, la BCE ha assunto un tasso di cambio per il 2012 pari ad 1,26 destinato a diminuire l anno successivo a quota 1,23. In questo contesto, la dinamica dei tassi di interesse dovrebbe conoscere un leggero decremento rispetto ai dati attuali (si veda anche il Grafico 2.2). I tassi a breve dovrebbero aggirarsi attorno allo 0,6% per poi scendere allo 0,3% nel I titoli governativi decennali, invece, dovrebbero rendere il 4,0% nel 2012, destinato a salire al 4,2% nel

15 tasso % Informazione economica Grafico 2-2 TASSI EURIBOR (dati mensili - ultimo dato settembre 2012) Euribor a 3 mesi Euribor a 1 anno 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,7398 0,2463 0, Fonte: elaborazione Unioncamere lombardia su dati BCE Anche se è vero che la BCE non ha aderito ad una politica di quantity easing come ha invece fatto la FED, è pur vero che ha aperto un canale straordinario di finanziamento per le banche che dovrebbero essere rifornite di liquidità sufficiente sia per non creare un credit crunch sia per sostenere i titoli del debito sovrano, obiettivo quest ultimo più raggiungibile in presenza di un meccanismo come l ESM in fase operativa. Per quanto riguarda il credit crunch, dovrebbe continuare a pesare negativamente nel corso del 2012 e affievolirsi completamente nel Infine, l ultima variabile strategica è rappresentata dal prezzo del petrolio. Recentemente la sua dinamica sembra puntare al ribasso, seppure in modo sussultorio (si veda anche il Grafico 2-3). La Banca Centrale Europea ipotizza un valore pari a 111,7$ il barile per il 2012, destinato a calare leggermente nel Va sottolineato che il prezzo del petrolio rientra nel più vasto problema del prezzo delle materie prime la cui dinamica può avere un notevole impatto sulle stime del PIL e sulla dinamica dell inflazione. I prezzi delle materie prime non oil dovrebbero scendere dell 8.3% circa nel 2012, per poi risalire leggermente nel

16 Dollari Informazione economica Grafico 2-3 PREZZO DEL PETROLIO (Light Crude Oil) Prezzo al barile - medie mensili (ultimo dato: settembre 2012) , Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati NYMEX (New York Mercantile Exchange) 2.2 Le previsioni per le varie aree Una volta illustrata la dinamica delle quattro variabili esogene, si può procedere all analisi delle varie aree. A tal fine, conviene soffermarsi sulla situazione attualmente esistente negli Stati Uniti, e cioè il paese più importante dell economia mondiale. Come risulta dal Grafico 2-4, i saggi di crescita del PIL degli USA risultano essere in una fase di decelerazione. 16

17 variazione % Informazione economica Grafico 2-4 Variazione percentuale annualizzata del PIL USA Valori concatenati anno dati trimestrali destagionalizzati 5,0 4,0 4,1 1,3 1,4 2,3 2,2 2,6 2,4 2,5 1,3 2,0 1,3 0,0 0,1-0,3-1,8-5,0-3,7-5,3-10,0-8, Fonte: Bureau of Economic Analysis (aggiornamento ottobre 2012) La Tabella 2-2 riporta invece i dati sulla probabile evoluzione futura di questa economia. Tabella 2-2: Previsioni della dinamica del PIL negli USA (%) Anno PIL Var % , , , , ,1 Fonte: FMI, WEO, Ottobre 2012 Come appare dalla Tabella 2-2, le previsioni del FMI scontano un mantenimento del tasso di crescita per il biennio Tuttavia, come lo stesso FMI ha sottolineato, sul raggiungimento di questi obiettivi pesano due incognite. La prima è il cosiddetto fiscal cliff e cioè la possibilità che ci sia un impasse a livello parlamentare tale da bloccare la politica fiscale del governo. La seconda è legata all andamento del mercato del lavoro. Come risulta dalla Tabella 2-3, il saggio di disoccupazione è destinato a rimanere elevato, ed è questa una delle principali differenze rispetto alle passate recessioni. 17

18 Tabella 2-3: L andamento del tasso di disoccupazione negli USA Periodo % , , ,1 Fonte: FMI, WEO, Aprile 2012 E importante sottolineare come le stime di consenso nel caso degli USA siano rimaste abbastanza stabili nel tempo (si veda la Tabella 2-4), anche se non mancano segnali di possibili revisioni verso il basso. Tabella 2-4: Previsioni di consenso: Saggio % di variazione del PIL USA Aprile 2012 Ottobre ,1 2,3 2,1 1,9 Fonte: The Economist, Ottobre 2012 Infine, per completare il quadro internazionale, occorre far riferimento alla dinamica del PIL nei paesi BRIC, illustrata nella Tabella 2-5. Le previsioni sono leggermente più basse di quelle utilizzate nella precedente relazione. Segnali di arretramento più volte annunciati, si stanno materializzando nel corso del Tuttavia, il 2013 dovrebbe ripristinare i tassi di crescita precedente, confermando in questo modo il loro ruolo propulsivo all interno dell economia mondiale. Tabella 2-5: La dinamica del PIL nei paesi BRIC Paese Brasile 2,7 1,5 4,0 Russia 4,3 3,7 3,8 India 6,8 4,9 6,0 Cina 9,2 7,8 8,2 Fonte: FMI, 2012, ibidem. 18

19 3. L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO Nei Capitoli precedenti abbiamo considerato la performance delle grandi aggregazioni mondiali. Tocca adesso approfondire la dinamica dell area dell Euro. Anche se i temi della governance dell area sono destinati a rimanere al centro dell attenzione ancora per molto tempo così come quelli relativi all assetto istituzionale che devono correggere le manchevolezze contenute nell impianto originario, non per questo possiamo ignorare la dinamica dell economia che, a seconda della sua intensità, può facilitare o viceversa rendere più difficoltosi questi problemi strutturali. 3.1 La dinamica congiunturale Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, la Tabella 3-1 mostra i tassi di variazione (congiunturali e tendenziali) del PIL nei vari trimestri. Come appare evidente dalla Tabella, siamo di fronte a tassi di crescita congiunturali che si sono avventurati in territorio negativo, nel corso del II trim Anche la dinamica tendenziale mostra un trend decrescente. Dopo aver raggiunto il territorio negativo nel corso del I trimestre del 2012, il II trimestre del 2012 ne ha accentuato il trend decrescente. 19

20 Tabella 3-1: Variazioni (%) trimestrali del PIL nell area euro Trimestri PIL Var.% PIL Var. % congiunturali tendenziali 2009: I trim -2,4-5,0 : II trim -0,2-4,8 : III trim 0,4-4,1 : IV trim 0,1-2,1 2010: I trim 0,3 0,9 : II trim 0,9 2,0 : III trim 0,4 2,0 : IV trim 0,3 2,0 2011: I trim 0,8 2,4 : II trim 0,2 1,7 : III trim. 0,1 1,3 : IV trim. -0,3 0,7 2012: I trim. 0,0-0,1 : II trim. -0,2-0,5 Fonte: Banca Centrale Europea, Ottobre 2012 Infine, come risulta dalla Tabella 3-2, appare evidente il ruolo della componente estera, l unica voce a mostrare un segno positivo, seppure in decelerazione. Questo incremento, tuttavia, non è riuscito a controbilanciare la variazione negativa fatta registrare sia dai consumi privati che dall accumulazione (sia di scorte che di capitale). Tabella 3-2: I contributi alla crescita (congiunturale) nel 2011 e 2012 IV trim 2011 I trim II trim.2012 Consumi privati -0,3 0,0-0,1 Consumi pubblici -0,1 0,0 0,0 Investimenti fissi -0,1-0,3-0,2 Cambiamento scorte -0,3-0,2-0,2 Esportazioni nette +0,4 +0,4 0,2 Pil -0,3 0,0-0,2 Fonte: BCE, Giugno,

21 3.2 Le previsioni La Tabella 3-3 mostra la probabile evoluzione dell area Euro per il biennio , secondo le stime della Banca Centrale Europea. Tabella 3-3: L economia di Eurolandia nel biennio (Variazioni %: min e max) MIN MAX MIN MAX Consumi privati -1,1-0,7-0,8 0,8 Consumi pubblici -0,8 0,2-0,8 0,4 Investimenti fissi lordi -4,1-2,5-1,7 2,7 Esportazioni 1,8 4,4 1,1 8,1 Importazioni -1,3 1,3 0,3 7,1 Pil -0,6-0,2-0,4 1,4 Fonte: BCE, op. cit., Settembre,2012 Alcune osservazioni vanno fatte. La prima è che rispetto alle previsioni di Giugno mostrano un ulteriore peggioramento della situazione. In secondo luogo, il divario nella forchetta previsionale è legato fondamentalmente al ruolo del settore internazionale, oltre che del processo di accumulazione. In terzo luogo, le medie delle previsioni della BCE risultano essere leggermente superiori a quelle fatte dal FMI ed illustrate in precedenza. Infine, va segnalato che sono leggermente più ottimistiche anche di quelle di consenso che stimano un -0,5% per il 2012 e prevedono un incremento minimo pari allo 0,1% per il L occupazione I dati della Tabella 3-4 relativi all occupazione (II trimestre 2012) mostrano una variazione nulla per il complesso dell economia. L occupazione relativa al settore dei servizi ha compensato il dato negativo registrato in altri, ed in particolare dall industria. 21

22 Tabella 3-4: La dinamica dell occupazione nell area Euro (saggi % sul periodo precedente, dati destagionalizzati) Media Media I trim II trim anno anno Totale economia -0,6 0,1-0,2 0,0 Agricoltura -1,2-2,4-0,3 0,5 Industria in senso stretto -3,1-0,1-0,2-0,4 Costruzioni -3,8-3,9-1,3-0,6 Servizi 0,4 0,7-0,1 0,2 -di cui Commercio -0,7 0,5-0,2 0,2 Finanza -1,0-0,1-0,2-0,8 Pubblica Amminist. 1,0 0,1 0,0 0,1 Fonte:BCE, Bollettino Mensile, Luglio 2012 Il tasso di disoccupazione è salito decisamente, come risulta dalla Tabella 3-5. In particolare, i dati relativi alla disoccupazione giovanile risultano essere in crescita e su livelli molto elevati. Tabella 3-5: La dinamica del tasso di disoccupazione nell area Euro Periodo Totale Giovanile Femminile I trim ,9 20,2 10,2 II trim. 10,0 20,2 10,2 III trim. 10,0 20,1 10,2 IV trim. 10,1 20,3 10,4 I trim ,0 20,0 10,3 II trim. 10,0 20,5 10,3 III trim. 10,2 20,8 10,5 IV trim. 10,5 21,4 10,8 I trim ,9 21,9 11,1 II trim. 11,3 22,6 11,4 Agosto 11,4 22,8 11,6 Fonte: BCE, Ottobre

23 Variazione % Informazione economica 4. L ECONOMIA ITALIANA La situazione complessiva della zona euro presenta un notevole grado di dispersione delle situazioni nel suo interno, dispersione che è andata aumentando, inizialmente nel periodo di turbolenza dell economia mondiale e,successivamente, in questi tempi di crisi finanziaria. Vale la pena allora iniziare un processo di disaggregazione a partire dal caso italiano che sarà analizzato più in dettaglio sia sotto il profilo congiunturale sia al fine di verificare la probabile evoluzione futura. 4.1 La dinamica nel breve periodo I Grafici 4-1 e 4-2 mostrano l andamento rispettivamente congiunturale e tendenziale del PIL, aggiornati al II trimestre del Da un punto di vista congiunturale, i quattro dati negativi e consecutivi certificano la presenza della recessione. Grafico 4-1 1,5 PIL ITALIA - variazioni congiunturali Dati trimestrali destagionalizzati 1,0 0,5 0,5 0,4 1,0 0,7 0,4 0,2 0,1 0,3 0,0-0,5-1,0-1,5-0,6-1,1-0,2-0,2-0,2-0,7-0,8-0,8-2,0-1,8-2,5-3,0-3,5-4,0-3, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT (aggiornamento settembre 2012) 23

24 Variazione % Informazione economica La diversa dinamica delle varie componenti della domanda aggregata è illustrata dalla Tabella 4-1, dove appare il forte contributo negativo legato alla caduta della domanda interna e non controbilanciato dalle esportazioni. Tabella 4-1: La dinamica congiunturale del PIL e delle sue componenti: II trim Anno I trim III trim IV trim II trim Consumi -0,3-0,5-0, ,6-0,7 Investimenti -0,4-1,2-2,6-1,9-3,6-2,1 Esportazioni +0,6 +1,8-0,1 +5,6-0,6 0,1 Scorte ,5-0,3-0,5-0,5-0,1 Importazioni -1,6-1,3-2,8 +0,4-3,6-0,5 PIL +0,3-0,2-0,7 +0,4-0,8-0,8 Fonte: Banca d Italia, Bollettino Economico, luglio 2012 Anche dal punto di vista tendenziale i dati del PIL mostrano segnali di netta decelerazione, come risulta dal Grafico 4.2. Grafico 4-2: PIL Italia, variazioni tendenziali 4,0 PIL ITALIA - variazioni tendenziali Dati trimestrali grezzi 2,0 0,0 0,2 0,9 2,0 1,9 2,4 1,4 1,2 0,3-2,0-0,6-1,1-1,1-1,1-4,0-3,1-3,4-2,8-4,7-6,0-8,0-6,7-7, Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT (aggiornamento settembre 2012) 24

25 variazione congiunturale variazione tendenziale Indice produzione Informazione economica Il dato relativo alla produzione industriale ci mette in grado di allungare l orizzonte temporale al III trimestre del 2012 e di constatare come sia la tendenza congiunturale che quella tendenziale permangano in territorio negativo, anche se non mancano segnali di leggera decelerazione, come risulta dal Grafico 4.3. Grafico 4-3 INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE ITALIA Dati trimestrali - Indice base 2005= Indice destagionalizzato Indice grezzo , I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III , , Fonte: elab. Unioncamere Lombardia su dati Istat e CSC Confindustria Dato 3 trimestre 2012 media luglio-agosto e settebre previsione CSC 25

26 4.2 Le previsioni I dati ex-post finora analizzati devono essere completati da una serie di previsioni sia per avere un idea del probabile andamento complessivo del 2012 sia per capire l eventuale evoluzione nel corso del Le previsioni sull andamento dell economia Italiana sono illustrate nella Tabella 4-2. Tabella 4-2: Previsioni del tasso % annuo di crescita Fonte Consenso (ottobre, 2012) -2,4-0,7 FMI (Ottobre, 2012) -2,3-0,7 Prometeia (Ottobre, 2012) -2,6-0,3 Banca d Italia (Luglio,2012) -2,0 --- CsC( (Settebre, 2012) -2,4-0,6 Governo -2,4-0,3 Due sono le principali osservazioni da fare. La prima è che i dati italiani sono destinati a rimanere inferiori a quelli europei, come abbiamo già avuto modo di vedere. In secondo luogo, tutte le stime confermano che il 2012 sarà un anno di caduta notevole del PIL, mentre nel 2013 la caduta dovrebbe attenuarsi. Più dettagliatamente, l OCSE prevede che il III ed il IV trimestre del 2012 facciano registrare tassi negativi pari a -2,9% e a -1,4% (crescita trimestrale annualizzata), mentre il FMI prevede il seguente andamento tendenziale: Tabella 4-3: Previsioni sulla dinamica tendenziale del PIL (var.%) in Italia % IV trim ,5 IV trim ,3 IV trim ,0 Fonte: IMF, WEO, Ottobre Il Commercio estero Il commercio estero, data la crescente apertura verso l estero del nostro apparato produttivo, costituisce un punto di riferimento essenziale sia per l analisi congiunturale che per quella più propriamente strutturale. In particolare, per quanto riguarda il settore manifatturiero, i dati 26

27 variazione % Informazione economica disponibili relativi al II trimestre del 2012 mostrano un processo di decelerazione, presente anche nel dato Lombardo che si colloca su tassi di variazione leggermente più bassi del dato nazionale. Le stesse considerazioni trovano conferma qualora si faccia riferimento alle variazioni cumulate, come accade nel Grafico 4.5. Grafico 4-4 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati singoli trimestri a prezzi correnti Lombardia Italia ,5 18,9 17,2 19,6 19,9 18,3 17,9 15, ,1 13, ,2 8,2 8,4 9,7 4,4 6,2 5,7 5,7 3,5 7,2 0 I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 27

28 variazione % Informazione economica Grafico 4-5 COMMERCIO ESTERO SETTORE MANIFATTURIERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati trimestrali cumulati a prezzi correnti Lombardia Italia ,2 8,2 9,9 13,4 12,3 15,3 14,2 16,5 18,3 17,9 15,3 15,7 13,6 13,0 11,5 10,6 6,2 5,7 4,8 6,5 2 0 I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Il Grafico 4.6, viceversa, mette a confronto il dato lombardo con quello delle altre regioni italiane. La posizione relativa della Lombardia rimane abbastanza costante nel tempo, e cioè sempre molto vicina al dato nazionale. 28

29 variazione % Informazione economica Grafico 4-6 COMMERCIO ESTERO Esportazioni per regione (variazione tendenziale) Dati cumulati - 2 trimestre , ,3 10,7 9,3 8,5 7,9 6,4 5,2 4,9 4,2 4,0 2,6 1,9 1,8 1,6 0, ,8-7, ,8-17, ,1-40 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 4.4 L occupazione I dati sul mercato del lavoro non riflettono esattamente i movimenti della produzione, come del resto la teoria economica ha ampiamente spiegato. Come risulta dal Grafico 4.7, si può notare una leggera crescita dell occupazione complessiva, mentre il dato relativo all industria si riduce maggiormente, al lordo naturalmente della Cassa Integrazione Guadagni. 29

30 Occupati industria Occupati totali Informazione economica Grafico 4-7 NUMERO OCCUPATI ITALIA Dati trimestrali (milioni) Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 5,2 24,0 5,1 23,5 5,0 4,9 23,0 4,8 22,5 4,7 4,6 22,0 4,5 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II ,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Questa diversità trova riscontro solo nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 4.8), perché da un punto di vista tendenziale (Grafico 4.9) entrambe le curve sono destinate a scendere. 30

31 Variazione % Variazione % Informazione economica Grafico 4-8 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % congiunturali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 2,0 1,7 1,0 0,0 1,1 0,3 0,5 0,6 1,1 1,0 0,1 0,0 1,1-1,0-0,7-0,5-0,9-0,3-0,9-0,6-0,7-2,0-1,5-1,5-3,0 I II III IV I II III IV I II ,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 4-9 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % tendenziali Dati trimestrali grezzi 4,0 Occupati Industria Occupati totali 2,0 0,0 0,1 1,5 1,1 0,5 0,4 0,8 0,7 2,0 0,1-2,0-0,9-0,8-1,0-1,1-0,7-0,4-0,2-2,2-3,0-4,0-6,0-4,7-5,0 I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 31

32 Var. cong. % Occupati (milioni) Informazione economica Inoltre, la dinamica dell occupazione relativa al settore delle costruzioni risulta in una fase di leggero incremento, come viene evidenziato dal Grafico Grafico 4-10 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI ITALIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati 10 2,0 5 3,2 2,6 1,9 0,6 0-0,1 0,0 1,8-5 -2,5-2,2-3,6-4,4-3,2 1,7-10 I II III IV I II III IV I II ,6 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro La Tabella 4-4 mostra la dinamica occupazionale classificata a seconda dello status dei lavoratori. L aspetto importante da sottolineare è che, rispetto al II trimestre del 2011, i lavoratori dipendenti risultano in calo se considerati nel loro complesso. Tabella 4-4: La struttura dell occupazione in Italia (migliaia) I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Dipendenti Tempo determinato Part-time Indipendenti Fonte: Istat La Tabella 4-5 mostra invece la dinamica riferita ai generi. In questo caso, va segnalato che le forze lavoro hanno registrato variazioni positive per entrambi i sessi (rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente), i cui tassi di attività sono in leggero aumento. Il tasso di 32

33 disoccupazione globale è aumentato sia da un punto di vista tendenziale, ma calato in un ottica congiunturale. Tabella 4-5: La forza lavoro in Italia (migliaia) I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Forze lavoro Uomini Donne Popolazione Tasso attività(15-64) 62,2 62,1 61,7 63,0 63,6 63,9 Uomini 73,1 73,0 72,8 73,5 73,8 74,2 Donne 51,4 51,4 50,6 52,5 53,4 53,7 Tasso di disoccupaz. 8,6 7,8 7,6 9,6 10,9 10,5 Maschile 7,9 6,9 6,7 8,7 10,0 9,8 Femminile 9,6 9,0 9,0 10,8 12,2 11,4 Fonte: Istat Infine, la Tabella 4-6 mostra la dimensione territoriale del tasso di occupazione. La variazione tendenziale è stata negativo per tutto il territorio. Tabella 4-6: Il tasso di occupazione (età 15-64) nelle varie aree I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Nord 65,3 65,2 65,1 65,3 65,0 65,1 Centro 61,1 61,9 60,9 60,5 60,6 61,8 Sud 43,4 44,4 44,1 44,0 43,3 44,2 Fonte: Istat 4.5 Il mercato del credito Infine, per chiudere le considerazioni sulla situazione italiana, occorre far riferimento al mercato del credito che in questa situazione di instabilità finanziaria può svolgere un ruolo particolarmente importante. 33

34 La Tabella 4-7 mostra in particolare la dinamica dei prestiti bancari, classificati per settore e per area geografica. Allo stato attuale è dato riscontrare una fase di continua decelerazione che non sembra attenuarsi specie per quanto riguarda il settore delle imprese. Tabella 4-7: I prestiti delle banche nel Centro - Nord per settore (Var. % sull anno precedente) Governo Finanza Grandi Piccole Nonprofit imprese imprese Totale 2010-Dic. 4,3 7,0 0,1 2,6 16,2 2, Marzo 3,3 2,3 3,2 3,1 18,2 3,3 Luglio 2,5 0,8 3,3 2,1 12,4 2,9 Novembre 0,2-1,2 2,5 0,4 5,9 2,2 Marzo ,7-0,6-1,5-3,0 5,5-0,6 Agosto ,9 6,4-4,0-5,0 2,1 0,9 Fonte: Bollettino della Banca d Italia, ottobre

35 5. UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI Per completare il quadro di riferimento generale che precede l analisi dei dati della Lombardia e per concludere il metodo top down finora seguito, e cioè il passaggio dall economia mondiale a territori sempre più piccoli, occorre prendere in considerazione l economia dei 4 motori e cioè Lombardia (Italia), Baden-Wurttemberg (Germania), Rhone-Alpes (Francia) e Catalunya (Spagna). La logica di questo confronto va ricercata nel fatto che, in situazioni di notevole mutamento come quelle che stanno attualmente caratterizzando i sistemi economici, conviene tenere sotto controllo la distanza che separa la Lombardia dalle economie più dinamiche e non considerare solamente il dato medio che può nascondere situazioni molto eterogenee. I dati non sono sempre disponibili in maniera completa per tutte e quattro le regioni per cui il criterio seguito è stato quello di privilegiare la tempestività delle informazioni sulla loro completezza. 5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale In via preliminare è opportuno fare riferimento ai dati nazionali per poi confrontare le performance delle varie regioni. Esiste infatti una forte correlazione fra la performance regionale e quella nazionale. In particolare, per quanto riguarda la dinamica del PIL, il grafico 5.1 fa riferimento a variazioni trimestrali, mentre il Grafico 5.2 si riferisce ai dati annuali delle quattro nazioni di riferimento per le regioni che costituiscono i 4 motori. Per quanto riguarda le variazioni congiunturali, è importante sottolineare come nel II trimestre del 2012 Italia, Francia e Spagna abbiano mostrato variazioni negative. Solo la Germania ha conosciuto variazioni positive. 35

36 Grafico 5-1: La dinamica del PIL trimestrale in Germania, Francia, Italia, Spagna Zona Euro (a 17 paesi) Dati concatenati anno di riferimento 2000 ZONA EURO ITALIA ZONA EURO FRANCIA 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5 1,0 0,7 0,4 0,2 0,1 0,3-0,2 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5 0,3 0,7 0,4 0,4 0,9 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0-1,0-0,7-0,8-0,8-1,0-1, , ZONA EURO GERMANIA ZONA EURO SPAGNA 2,5 2,2 2,0 1,5 1,2 1,0 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,5 0,5 0,3 0,0-0,5-0,1-1,0-1, Fonte: Eurostat 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0-1,5 0,2 0,3 0,1 0,1 0,2-0,1 0,0-0,5-0,3-0, Il dato annuale (si veda il Grafico 5.2), conferma per l intero 2012 la stessa posizione relativa dei quattro paesi, con l eccezione della Francia che si riporta su un terreno positivo. Italia e Spagna, attribuiti ai cosiddetti paesi periferici forse con un eccesso di perfidia, mostrano valori negativi che per la Spagna dovrebbero rimanere tali anche per il L Italia è data in recupero da Eurostat, ma come i dati dei precedenti capitolo hanno mostrato, questa evenienza non sembra affatto probabile. 36

37 Grafico 5-2: La dinamica del Pil annuale in Germania, Francia, Italia, Spagna Zona Euro (a 17 paesi) Dati concatenati anno di riferimento 2000 ZONA EURO ITALIA ZONA EURO FRANCIA 4,0 2,0 0,0-2,0 0,9 2,2 1,7-1,2 1,8 1,0-1,4 0,4 4,0 2,0 0,0-2,0 1,8 2,5 2,3-0,1 1,7 1,7 0,5 1,3-4,0-4,0-3,1-6,0-5, (f) 2013 (f) -6, (f) 2013 (f) ZONA EURO GERMANIA ZONA EURO SPAGNA 5,0 3,0 1,0-1,0-3,0-5,0-7,0 0,7 3,7 Fonte: Eurostat (f): previsione Eurostat 3,3 1,1-5,1 4,2 3,0 0, (f) 1, (f) 5,0 3,0 1,0-1,0-3,0-5,0 3,6 4,1 3,5 0,9-3,7-0,3 0,4-1, (f) -0, (f) Questi dati servono da benchmark di riferimento per quelli relativi ai quattro motori, per i quali tuttavia non sono disponibili in forma attendibile ed omogenea. A questo proposito è opportuno far riferimento alla produzione industriale, prima relativa ai paesi (cfr. il Grafico 5-3) e poi relativa alle singole regioni (cfr. il Grafico 5-4). La gerarchia, così come la dinamica, della produzione industriale lasciano pochi dubbi sulla natura e sull evoluzione della situazione attuale, essendo sufficiente verificare il gap che esiste fra Germania e Spagna, l Italia collocandosi appenda sopra il dato Spagnolo. 37

38 Grafico INDICE DELLA PRODUZIONE SETTORE MANIFATTURIERO Base 2005=100 - dati destagionalizzati Germania 114, Eurozona 100,34 90 Francia 91,10 Italia 83,05 80 Spagna 78,56 70 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III Fonte: Eurostat (Dato 3 trimestre 2012 media luglio-agosto) Il Grafico 5-4 mostra viceversa gli andamenti regionali della produzione industriale. In questa ottica, il Baden-Wurttemberg presenta la performance migliore, seguita a distanza dalla Lombardia. 38

39 Grafico 5-4: La dinamica della produzione industriale nei 4 motori PRODUZIONE INDUSTRIALE 4 MOTORI D'EUROPA Indici trimestrali base media 2005=100 (medie mobili a 4 termini) 120 Baden-Wurttemberg 112, Lombardia 96,0 90 Catalunya 81,7 80 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Idescat Catalunja, Statistisches Landesamt Baden Wurrtemberg Per il Rhone-Alpes non sono disponibili dati sulla produzione industriale 5.2 Mercato del lavoro e prezzi Come abbiamo già avuto modo di osservare, le vicende della produzione non sono necessariamente rispecchiate in quelle del mercato del lavoro. Se si prende in considerazione il numero di disoccupati (cfr. il Grafico 5-5) la performance meno negativa è mostrata ancora dal Baden-Wurttemberg, con la Lombardia in seconda posizione. La Catalunya, viceversa, mostra il numero più elevato. Questa graduatoria sussiste se si passa al confronto percentuale, come avviene nel Grafico

40 migliaia Informazione economica Grafico 5-5 NUMERO DI DISOCCUPATI Dati trimestrali 1000 Catalunja Rhone-A. 401 Lombardia 344 Baden-W. 217 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee. 0 I II III IV I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Grafico TASSO DI DISOCCUPAZIONE Dati trimestrali Catalunja 22, Rhone-A. 8,6 Lombardia 7,4 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee. Baden-W. 3,8 0 I II III IV I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. 40

41 Per quanto riguarda i prezzi, gli ultimi dati disponibili mostrano un tasso di inflazione che risulta in fase di leggera ripresa. Grafico 5-7 Inflazione nei 4 motori d Europa (indice generale dei prezzi al consumo) EUROZONA LOMBARDIA EUROZONA Francia (dato Rhone-Alpes non disponibile) 3,5 3,0 2,5 3,3 3,2 3,0 3,1 2,9 3,0 2,8 3,0 3,5 3,0 2,5 2,6 2,5 2,6 2,4 2,3 2,3 2,2 2,4 2,0 2,0 1,5 1,5 1,0 1,0 0,5 0,5 0,0 gen feb mar apr mag giu lug ago 0,0 gen feb mar apr mag giu lug ago EUROZONA BADEN WURTTEMBERG EUROZONA CATALUNYA 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 2,2 2,5 2,4 1,9 1,9 1,6 1,4 1,8 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 2,2 2,2 2,2 2,4 2,3 2,2 2,6 3,1 1,0 1,0 0,5 0,5 0,0 gen feb mar apr mag giu lug ago 0,0 gen feb mar apr mag giu lug ago Fonte: Eurostat, Istat, Idescat, Statistisches Landesamt Baden-Württemberg 5.3 Il commercio estero I Grafici 5.8 e 5.9 riportano rispettivamente i dati sulla dinamica delle esportazioni e quelli relativi alle importazioni. 41

42 Grafico 5-8 Andamento delle esportazioni nei 4 motori d Europa e relative nazioni (variazioni tendenziali) 30,0 25,0 ITALIA LOMBARDIA 30,0 25,0 24,3 FRANCIA RHONE ALPES 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 17,5 13,1 8,8 4,8 6,4 2,7 I II III IV I II ,0 15,0 10,0 5,0 0,0 11,8 8,8 6,0 3,3 0,7 I II III IV I II ,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 GERMANIA BADEN WURTTEMBERG 17,4 14,5 10,8 9,9 6,2 3,0 I II III IV I II ,0 23,0 18,0 13,0 8,0 3,0-2,0 SPAGNA CATALUNYA 18,4 15,6 15,2 8,8 6,0 5,9 I II III IV I II Fonte: Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Direction générale des douanes et droits indirects Grafico 5-9 Andamento delle importazioni nei 4 motori d Europa e relative nazioni (variazioni tendenziali) 40,0 ITALIA LOMBARDIA 40,0 35,7 FRANCIA RHONE ALPES 30,0 20,0 10,0 0,0-10,0-20,0 17,4 6,5 0,7-6,7-10,3-10,0 I II III IV I II ,0 20,0 10,0 0,0-10,0-20,0 20,9 8,6 5,9-4,7-7,4 I II III IV I II ,0 GERMANIA BADEN WURTTEMBERG 40,0 SPAGNA CATALUNYA 30,0 30,0 20,0 10,0 0,0-10,0-20,0 15,6 12,3 12,9 7,9 6,3 0,7 I II III IV I II ,0 10,0 0,0-10,0-20,0 17,3 5,9 7,3-3,3-0,2-4,7 I II III IV I II Fonte: Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Direction générale des douanes et droits indirects 42

43 Miliardi di Informazione economica L aspetto interessante da sottolineare è la divaricazione fra dinamica delle esportazioni ed importazioni. Mentre le importazioni sono diminuite in tutti e quattro i territori (con il Baden- Wurttemberg a variazione quasi zero), le esportazioni sono aumentate ovunque. In valori assoluti, la gerarchia è quella indicata dal Grafico Grafico 5-10 ESPORTAZIONI NEI 4 MOTORI Valori assoluti in miliardi di Euro - dati dei singoli trimestri Baden Wurttemberg Lombardia Catalunya 15 Rhone-Alpes 12 0 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II Fonte: elab. Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Direction générale des douanes et droits indirects, Statistisches Landesamt B-W. 43

44 6. IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA A questo stadio dell analisi dobbiamo considerare in modo approfondito la situazione del settore manifatturiero della Lombardia. Come è noto, la nostra fonte principale di informazioni è costituita dall indagine campionaria effettuata su un numero rappresentativo di imprese. Al fine di cogliere sia il grado di significatività del campione sia la portata degli eventi congiunturali in atto, conviene soffermarsi su alcuni dati strutturali che caratterizzano il settore manifatturiero della Lombardia. Va ricordato che le variazioni campionarie sono ponderate usando come peso il dato occupazionale. 6.1 Alcuni dati strutturali Un primo elemento da considerare riguarda la struttura dell occupazione e delle imprese che risulta dai dati ASIA (ISTAT), che sono aggiornati al 2009 ed illustratati nella Tabella

45 Tabella 6-1: Unità locali ed Addetti industria ASIA 2009 (ATECO2007) e oltre Totale UL Add. UL Add. UL Add. UL Add. Siderurgia Min.non metall Chimiche Meccaniche Mezzi trasporto Alimentari Tessile Pelli calzature Abbigliamento Legno mobilio Carta editoria Gomma plastica Ind.varie Totale Complessivamente, l universo di riferimento è costituito da unità locali con un numero di addetti superiore a 9, che danno occupazione a circa persone. Inoltre, ulteriori aspetti meritano di essere sottolineati. Il settore meccanico rappresenta il 47% delle unità locali che abbiano un numero di addetti superiore a 9. In termini di occupazione, questa percentuale scende al 42%. Il secondo settore è costituito dalla chimica con una quota del 10% sul totale, sempre in termini di occupazione. Sotto questo profilo, le imprese maggiori (e cioè con più di 200 addetti) rappresentano circa il 24% dell intera occupazione. Per quanto riguarda la struttura del nostro campione, che vuole essere rappresentativo per lo meno sotto il profilo dell occupazione, questa è illustrata nella Tabella 6.2. E il caso di ricordare che il numero delle imprese considerate è stato rivisto leggermente al ribasso, ma che comunque il numero di quelle effettivamente partecipanti al progetto non scende mai al di sotto delle unità in maniera significativa. Nel trimestre in corso sono state le unità che hanno risposto, con le piccole imprese sopradimensionate rispetto al campione teorico. 45

46 Tabella 6-2: La struttura teorica ed effettiva del campione industria Campione Dimensione Teorico Effettivo e più Totale I dati di sintesi I dati dell industria manifatturiera lombarda relativi al III trimestre del 2012 sono ancora una volta in linea con l evoluzione ipotizzata dalla nostra forchetta previsiva contenuta nel precedente rapporto. Infatti, come emerge dalla Tabella 6-3, la produzione industriale ha mostrato una caduta congiunturale pari all 1,0%, in decelerazione rispetto alla caduta fatta registrare nel II trimestre dell anno in corso. Da un punto di vista congiunturale, gli ordini interni sono la variabile che ha conosciuto la peggiore performance (pari a -1,3%), mentre quelli provenienti dall estero sono rimasti praticamente invariati. Ciò nonostante, la quota del fatturato estero sul fatturato totale è aumentata ulteriormente, toccando un rapporto pari al 37,7%. Infine, decrescente è stato anche il fatturato, seppure con una dinamica più contenuta rispetto alla produzione. Tabella 6-3: Variazioni congiunturali (dati destagionalizzati) III IV I II III Produzione -0,8-1,2-1,0-1,8-1,0 Ordini interni (1) -2,8-2,9-1,5-1,3-1,3 Ordini esteri (1) -0,5 0,2 0,3 0,1-0,3 Fatturato totale -0,8-1,0-0,9-0,9-0,5 Quota fatturato estero (%) 37,0 37,0 37,8 37,2 37,7 Prezzi materie prime 1,9 1,4 1,3 1,0 0,9 Prezzi prodotti finiti 0,5 0,3 0,7 0,2 0,1 (1) Ordini, valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia I dati tendenziali mostrano invece segni negativi di crescente entità, come emerge dalla Tabella 6-4. Gli unici segni positivi si riferiscono agli ordini esteri. Complessivamente, nei primi 3 trimestri del 2012, la produzione industriale è diminuita del 4,5% (trainata verso il basso 46

47 dalla caduta degli ordini interni caduti del 7,4%), mentre il fatturato si è contratto del 2,5%. Infine, dalla Tabella emerge la caduta tendenziale dell inflazione sia misurata sui prezzi delle materie prime che dei prodotti finiti. Tabella 6-4: Variazioni tendenziali (dati corretti per i giorni lavorativi) III Media IV I II III anno Media 3 trim. Produzione 2,8-0,7 3,8-2,8-5,1-5,5-4,5 Ordini interni (1) -4,8-6,8-3,3-7,3-8,3-6,8-7,4 Ordini Esteri (1) -2,2-1,5 0,8-0,6 0,9 0,0 0,1 Fatturato totale 5,2 1,6 6,4-1,0-3,5-3,1-2,5 Prezzi materie prime 14,8 12,3 15,1 8,0 5,7 4,9 6,2 Prezzi prodotti finiti 6,0 5,1 6,0 3,2 1,7 1,4 2,1 (1) Ordini valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia In questo contesto, il tasso di utilizzo degli impianti è peggiorato ulteriormente, collocandosi attorno al 71,2%, così come il periodo di produzione assicurata che si è ridotto ad un periodo di 50,8 giornate. Le scorte hanno conosciuto una contrazione sostenuta in questo trimestre (si veda la Tabella 6-5), segno questo che le imprese hanno diminuito la produzione per il magazzino. Tabella 6-5: Altri indicatori congiunturali (Dati destagionalizzati) III Media IV I II III anno Media 3 trim Tasso di utilizzo impianti 74,5 72,9 74,2 72,2 71,6 71,2 71,7 Produzione Assicurata (1) 53,8 54,0 54,9 58,8 58,2 50,8 55,9 Giacenze di prodotti Finiti (2) 0,3-1,1-0,9 3,5 4,5 0,8 3,0 Giacenze di materiali (2) -0,2-0,8-0,1 0,3-1,3 0,1-0,3 (1) numero di giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini; (2) Saldo (in %) fra indicazioni di eccedenza-scarsità. Fonte: Unioncamere Lombardia Infine, come emerge dalla Tabella 6-6, sia l occupazione che le ore lavorate sono continuate a diminuire. 47

48 Indice Informazione economica Tabella 6-6: Gli indicatori del mercato del lavoro III IV I II III Ore lavorate per addetto 5,5 6,1 7,2 6,7 5,6 Occupati (variazioni tendenziali) -0,6-0,2-0,4-0,6-1,2 Fonte: Unioncamere Lombardia La produzione industriale A questo stadio dell analisi occorre effettuare un indagine più puntuale delle diverse variabili prima brevemente illustrate. L esame della produzione industriale costituisce la mossa prioritaria da effettuare. Il Grafico 6-1 mostra la dinamica della produzione industriale in Lombardia vis a vis rispetto all Italia e all area dell euro. L aspetto importante da sottolineare è come l andamento lombardo segua più da vicino quello europeo che non quello nazionale. Tuttavia, è il caso di sottolineare come nei periodi più recenti si è prodotta una divaricazione. Infine, il contrasto fra Italia e Lombardia sta mutando rispetto ai trimestri precedenti. Si inverte da un punto di vista congiunturale, mentre si mantiene nella dimensione tendenziale (cfr. il Grafico 6-2). Grafico PRODUZIONE INDUSTRIALE Indice base media anno 2005=100 - Dati trimestrali destagionalizzati EuroArea 100, Lombardia 94,2 85 Italia 82, I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III Fonte: Unioncamere Lombardia, Eurostat, CSC Confindustria Dato Italia 3 trimestre media luglio-agosto e previsione settembre CSC 48

49 tendenziali congiunturali Informazione economica Grafico 6-2 PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni congiunturali (destagionalizzate) e tendenziali 5 3,1 2,7 3,3 2,8 Italia Lombardia 0 1,6 1,11,0 0,4 0,1 0,0 1,1 0,6-0,8-0,5-1,2-1,0-1,0-1,7-1,9-1,8-2,3-2, ,8 Italia Lombardia ,9 4,9 9,9 8,1 8,6 5,6 10,1 8,2 4,9 2,5 2,3 2, ,7-0,7-3,2-2,8-6,0-5,1-5,5-6,5-8,3 I II III IV I II III IV I II III Fonte: Unioncamere Lombardia, Istat, CSC Confindustria Dato 3 trimestre Italia media luglio-agosto e previsione CSC settembre Questi risultati trovano una conferma anche nel Grafico 6-3 che riassume i dati relativi alla Lombardia, sia congiunturali che tendenziali, oltre ad indicare il valore assunto dal numero indice della stessa produzione. Quest ultimo profilo è importante da considerare per il semplice motivo che dà un idea del gap che rimane fra livello della produzione attuale e la massima produzione ottenuta in precedenza. Tra l altro è proprio questo gap ad avere un incidenza sulla dinamica occupazionale. 49

50 variazione congiunturale variazione tendenziale Indice produzione Informazione economica Grafico 6-3 INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE LOMBARDIA Dati trimestrali - Indice base 2005=100 Indice destagionalizzato Indice grezzo , I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III , , Fonte: Unioncamere Lombardia Gli aspetti strutturali L analisi congiunturale può essere ulteriormente approfondita mettendola in relazione ai vari aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale. Da questo punto di vista, un primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione d impresa. Il Grafico 6-5, che fa 50

51 riferimento alle variazioni tendenziali, mostra due aspetti fondamentali. Il primo è che tutte le dimensioni di impresa hanno conosciuto variazioni negative. Il secondo è che l intensità della variazione è inversamente correlata alla dimensione. Grafico 6-4: Variazioni tendenziali per dimensione di impresa Lo stesso discorso vale anche per i vari comparti produttivi, come mostrato dal Grafico 6-5. In questo caso, i beni di investimento sono quelli che hanno mostrato la dinamica tendenziale peggiore. 51

52 Grafico 6-5: produzione industriale. Variazione tendenziale per destinazione economica Da un punto di vista settoriale (si veda il Grafico 6-6), la caduta della produzione è stata generalizzata, anche se molto differenziata, con abbigliamento, minerali non metalliferi e mezzi di trasporto nella situazione peggiore. La graduatoria rimane sostanzialmente confermata quando il periodo considerato sono i primi 3 trimestri dell anno (si veda il Grafico 6-6 bis). Infine, anche la dimensione territoriale offre una serie di segni negativi. Particolarmente negative sono state le prestazioni delle province di Lodi, Lecco e di Bergamo (si veda il Grafico 6-7). La graduatoria è parzialmente modificata qualora si considerino anche in questo caso le variazioni riferite ai primi 3 trimestri dell anno, come viene mostrato dal Grafico 6-7 bis. 52

53 Grafico

54 Grafico 6-6 bis 54

55 Grafico

56 Grafico 6-7 bis Al fine di approfondire gli aspetti qualitativi dell analisi, i settori sono stati ri-classificati in base ai criteri suggeriti da Pavitt. Da questo punto di vista, si veda il Grafico 6-8, tutti i comparti sono in calo, tranne quello dell high tech. 56

57 Grafico 6-8 Il grafico 6-9 offre, infine, uno spaccato orizzontale degli aspetti strutturali fin qui esaminati della produzione industriale. Due sono gli aspetti essenziali da sottolineare. Il primo è che le imprese con una crescita più robusta (e cioè superiore al 5%) sono diminuite rispetto al passato trimestre. Il secondo è che la percentuale di quelle in crisi è pure diminuita. Ne segue che i fenomeni si stanno maggiormente concentrando attorno al dato medio. 57

58 Grafico 6-9: I dati strutturali Variazione su anno precedente - Distribuzione di frequenze INDUSTRIA Forte diminuzione (<-5%) Diminuzione (da 0 a -5%) Stabilità Aumento (da 0 a +5%) Forte aumento (>+5%) 100% 50% % I II III IV I II III IV I II III IV I II III Fonte: Unioncamere Lombardia 6.2 Altri indicatori congiunturali Per completare il quadro congiunturale, occorre ripetere l indagine approfondita nei confronti delle altre variabili, quali fatturato, ordini, scorte e grado di utilizzo degli impianti Il fatturato Il Grafico 6-10 dà maggior spessore temporale all esame della triade produzione ordinifatturato non essendo limitato ad un anno, ma facendo riferimento, al contrario, ad una serie storica più lunga che parte dall anno

59 Grafico 6-10 Anche questo grafico conferma non solo la sincronia che caratterizza la dinamica delle variabili fatturato, produzione ed ordini, ma anche le velocità relative di caduta, essendo massima quella che regola gli ordini. Sul fronte dei prezzi, i Grafici 6-11, 6-12 e 6-13, mostrano una decelerazione che dalle materie prime si trasmette al prezzo dei prodotti finiti. 59

60 Grafico

61 Grafico

62 Grafico 6-13 L indice del fatturato complessivo risulta in decrescita sia da un punto di vista tendenziale che congiunturale, come appare dal Grafico Il Grafico 6-15 ne mostra invece la variazione in base alla fonte interna ed estera, dove quest ultima mostra variazioni positive. 62

63 Grafico

64 Grafico 6-15 Infine, il Grafico 6-16 mostra la quota dell export sul fatturato che presenta un continuo incremento rispetto al trimestre precedente, per lo meno nei valori puntuali. 64

65 Grafico QUOTA DEL FATTURATO ESTERO SUL TOTALE Dati trimestrali destagionalizzati , , I II III IV I II III IV I II III IV I II III Fonte: Unioncamere Lombardia Gli ordini Per quanto riguarda gli ordini interni, questi sono in diminuzione sia da un punto di vista congiunturale sia da un punto di vista tendenziale (si veda il Grafico 6-17). Inoltre, gli ordini interni hanno subito contrazioni sensibili nell ultimo periodo che hanno portato l indice molto vicino ai punti di minimo registrati nel Quelli esteri (si veda il Grafico 6-18) mostrano invece una stazionarietà, sia dal punto di vista congiunturale che tendenziale. 65

66 Grafico

67 Grafico 6-18 Il Grafico 6-19 mostra altri due indicatori congiunturali relativi agli ordini, e cioè la produzione assicurata dallo stock di ordini esistenti a fine trimestre e quella relativa ai flussi. Le due curve mostrano variazioni convergenti ed in forte decrescita. 67

68 Grafico Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti Infine, dobbiamo far riferimento a due ulteriori indicatori congiunturali, peraltro molto importanti. Il primo si riferisce alle scorte che, come risulta dal Grafico 6-20, sono in forte decelerazione. Il che significa che le imprese non hanno continuato a produrre per il magazzino come era avvenuto nel recente passato. 68

69 Grafico 6-20 Per quanto riguarda invece l altro indicatore, e cioè il grado di utilizzo degli impianti, presenta una diminuzione, come appare dal Grafico

70 Grafico

71 7. L OCCUPAZIONE INDUSTRIALE IN LOMBARDIA Come abbiamo più volte sottolineato nei vari Capitoli in cui abbiamo toccato temi relativi al mercato del lavoro, le vicende della produzione non sempre si riflettono immediatamente sul mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da situazione a situazione e che dipende anche dall assetto istituzionale che lo caratterizza. E per questo motivo che i dati del mercato del lavoro meritano un esame specifico ed approfondito. In particolare, in questo Capitolo l enfasi sarà concentrata sulla dinamica dell occupazione industriale. Va sottolineato che i dati relativi all occupazione servono anche a realizzare un altro obiettivo che è la verifica della rappresentatività del campione usato da Unioncamere, al di là del semplice calcolo statistico. In quest ottica, un confronto con i dati regionali, infatti, riesce nel duplice scopo di mettere a fuoco sia le caratteristiche del nostro campione che la natura dei dati ISTAT. Il quadro generale dell andamento dell occupazione in Lombardia è rappresentato dal Grafico 7-1 dove sono illustrati i dati di fonte ISTAT. L aspetto interessante da sottolineare è che l occupazione totale e quella industriale presentano un andamento divergente, come era del resto accaduto per il dato nazionale. L occupazione totale aumenta, seppur di poco, mentre quella industriale flette. Questo andamento trova un immediato riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 7-2), mentre i dati tendenziali (cfr. il Grafico 7-3) sono entrambi positivi. 71

72 Variazione % Occupati industria Occupati totali Informazione economica Grafico 7-1 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Dati trimestrali (milioni) Occupati Industria scala sx Occupati totali scala dx 4,4 1,3 4,3 1,2 4,2 1,1 4,1 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II ,0 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 7-2 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni congiunturali - Dati trimestrali grezzi 6 Occupati Industria Occupati totali 5,0 4 4,1 2 2,1 1,5 2,4 1,2 0 0,1 0,2-0,9-0,1-0,3-0,6-0,5 0,3-2 -1,8-1,6-2,8-3,3-3,2-3,0-4 I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 72

73 Variazione % Informazione economica Grafico 7-3 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni tendenziali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 4 3,3 3, ,2 1,4 0,2 0,0 1,8-0,5 0,1 0,4 0,1 0,6-0,2 0,9 0,5-2 -1,2-1,3-4 -4,2-6 -6,2-6,4-8 I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Infine, gli occupati nelle costruzioni appaiono in ribasso (cfr. il Grafico 7-4). 73

74 Var. cong. % Occupati (migliaia) Informazione economica Grafico 7-4 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI LOMBARDIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati , ,5 4,6 4, ,1-0,7-0, , ,9-7,9 I II III IV I II III IV I II Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro Ulteriori informazioni sulla struttura del mercato del lavoro lombardo provengono dalle Tabelle 7-1 e 7-2. In particolare, la Tabella 7-1 mostra che rispetto al II trimestre del 2011, i lavoratori dipendenti sono aumentati, mentre quelli indipendenti sono diminuiti leggermente. Inoltre, la Tabella 7-2 mostra, tra l altro, che il saggio di disoccupazione risulta essere in aumento sia rispetto al corrispondente periodo del 2011, ma in diminuzione rispetto al trimestre precedente. Tabella 7-1: La struttura dell occupazione in Lombardia (migliaia) I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Dipendenti Indipendenti Fonte: ISTAT 74

75 Tabella 7-2: La forza lavoro in Lombardia (migliaia) I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Forze di lavoro Uomini Donne Tasso di attività (15-64) 69,2 68,4 67,7 69,7 70,2 70,2 Uomini 78,6 77,6 77,5 78,7 78,7 78,5 Donne 59,5 58,9 57,6 60,5 61,5 61,7 Tasso di disoccupazione 6,0 5,3 4,9 6,9 7,9 7,4 Uomini 5,3 4,4 4,5 6,1 6,7 6,8 Donne 7,0 6,5 5,4 7,8 9,5 8,2 Fonte: Istat I dati che provengono dalle nostre rilevazioni mostrano un andamento (destagionalizzato) decrescente dell indice dell occupazione industriale che, nel Grafico 7-5, viene messo a confronto con la dinamica della produzione industriale. 75

76 Grafico 7-5 Ulteriori informazioni provengono dai dati di flusso che, per il III trimestre del 2012, presentano un saldo (grezzo) negativo, dovuto ad un forte calo negli ingressi (si veda il Grafico 7-6). 76

77 Grafico 7-6: Occupazione: tassi di ingresso e d uscita Il Grafico 7.7, mette invece in relazione le ore lavorate con l indice della produzione industriale. Nel III trimestre 2012 le ore lavorate sono diminuite rispetto al II trimestre del La correlazione (positiva) fra ore e produzione industriale non è però riscontrabile se il raffronto viene fatto su base annuale, come emerge dal Grafico 7-7 bis. 77

78 Grafico 7-7: ore lavorate nel trimestre 78

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