EUROPA 2019 ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO LE PMI AL CENTRO DELLE POLITICHE DI SVILUPPO PER UNA NUOVA EUROPA
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- Giuditta Colucci
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1 EUROPA 2019 ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO LE PMI AL CENTRO DELLE POLITICHE DI SVILUPPO PER UNA NUOVA EUROPA 1
2 Le PMI costituiscono la spina dorsale dell'economia e della società europea: il 99,8% di tutte le imprese europee, la cui grande maggioranza (93%) ha meno di 10 dipendenti. All interno di questo universo, le imprese dei servizi, del commercio e del turismo in particolare, svolgono un ruolo fondamentale nel rispondere ai bisogni dei cittadini europei, nel fornire prodotti e servizi. Negli ultimi anni, i politici a tutti i livelli hanno riconosciuto sempre di più l importante ruolo delle PMI nella società europea e hanno compreso che le imprese di minori dimensioni hanno esigenze diverse rispetto alle grandi imprese. Tuttavia, nuovi approcci per riflettere su queste differenze, come il principio Pensa innanzitutto al piccolo e gli impegni assunti nello Small Business Act non sono diventati ancora realtà per le PMI. LE PMI PER UNA SOCIETÀ IMPRENDITORIALE E COMPETITIVA Nonostante la Commissione Europea ricopra un ruolo di guida nella politica europea per le PMI, la maggior parte delle competenze risiede a livello nazionale. Una politica europea per le PMI richiede un approccio complessivo che tenda a valorizzare l importanza delle imprese diffuse e dell'impatto delle nuove norme per tali imprese. un approccio politico inclusivo e orizzontale, attraverso la revisione e il rafforzamento dello Small Business Act, per garantire un'efficace ed integrata politica europea a favore delle PMI che riguardi i diversi tipi di imprese; l inclusione delle raccomandazioni dello SBA nel processo del Semestre Europeo per il periodo ; lo sviluppo di una politica per le PMI e l impresa diffusa basata su fatti concreti, in linea con una migliore regolamentazione e con il principio Pensa Innanzitutto al Piccolo e l adozione del test PMI nei processi regolatori; la prosecuzione del processo REFIT per rendere la legislazione dell UE più semplice e meno costosa; il sostegno dei programmi d istruzione, formazione e consulenza per gli imprenditori in stretta collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali ed uno scambio di best practice in questo campo. LE PMI SONO AL CENTRO DEL PROGRESSO SOCIALE Le PMI sono la principale fonte di occupazione. Tuttavia, per garantire ulteriormente il progresso economico e sociale, hanno bisogno di mercati del lavoro ben funzionanti e di sistemi previdenziali ben concepiti. 2
3 Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente con l affermazione di nuove forme di lavoro derivanti dalla digitalizzazione. Vanno sostenuti processi di riforma, all interno di ciascun Paese, nel campo delle politiche dell'occupazione, del lavoro e dei costi ad esso collegati, nella direzione di una riduzione stabile, anche al fine di ridurre l ampiezza del cuneo contributivo e fiscale, che in Italia resta tra i più alti d Europa, e dei sistemi di protezione sociale per mantenere la crescita, l'occupazione e la competitività e garantire la sostenibilità dei nostri sistemi previdenziali. I datori di lavoro e i lavoratori devono adattarsi con un rinnovato equilibrio tra flessibilità e sicurezza. In tema di rafforzamento dei sistemi di protezione sociale meritano di essere menzionate tra le buone pratiche le azioni messe in campo dalle parti sociali relativamente all assistenza sanitaria integrativa, agli ammortizzatori sociali, alla previdenza complementare e altre prestazioni che vengo erogate attraverso gli enti bilaterali. Sulla base di queste esperienze, Confesercenti ritiene che le nuove esigenze che stanno emergendo in campo economico e sociale vadano affrontate non mediante degli interventi normativi a livello europeo (che potrebbero introdurre nuovi oneri economici o amministrativi per le imprese), ma, al contrario, che vengano introdotte delle misure di promozione per l azione delle Parti Sociali. il pieno coinvolgimento delle parti sociali a tutti i livelli nelle riforme del lavoro e della protezione sociale, nel rispetto della loro autonomia e del principio di sussidiarietà; di garantire transizioni eque tra le diverse situazioni occupazionali, compreso il lavoro autonomo; di garantire l'accesso degli imprenditori alla protezione sociale; di adeguare la legislazione del lavoro a tutti i livelli appropriati per contribuire ad una rinnovata flessibilità e sicurezza per i datori di lavoro e i lavoratori per contrastare fenomeni di dumping sociale; di aumentare le competenze di base e trasversali in tutta Europa attraverso azioni politiche mirate per investire di più nell istruzione e nella formazione professionale e nell apprendistato, anche duale; di promuovere la formazione continua e il ruolo dei Fondi Interprofessionali per migliorare la competitività e l occupabilità; di sostenere l acquisizione di competenze digitali e sostenibili per tutti, compresi gli imprenditori; di rivolgersi agli studenti dell istruzione e formazione professionale (IFP), alle PMI attraverso il nuovo programma Erasmus Pro (?) per stimolare la mobilità transfrontaliera di facilitare l accesso al mercato del lavoro dell UE da parte di cittadini di paesi terzi attraverso la revisione della direttiva sulla blue card, promuovendo l autoimprenditorialità ed il contrasto all economia sommersa. PMI E DIGITALIZZAZIONE Cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione richiede un cambiamento di mentalità all'interno di tutte le imprese ed uno spazio per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e modelli di business. 3
4 D'altra parte, gli imprenditori sono alla ricerca di know-how sulle trasformazioni digitali, di giuste condizioni quadro e di finanziamenti per gli investimenti necessari. Lo sforzo individuale deve essere sostenuto a livello nazionale e sovranazionale mediante delle politiche finalizzate a colmare i gap di competenze e innovazione del quale soffrono ancora moltissime micro, piccole, medie imprese. L Unione Europea deve essere pronta a giocare la scommessa dell investimento nell accompagnamento digitale delle PMI, facendone uno degli assi portanti delle politiche per la competitività del Mercato Unico nel contesto globale. Il processo di digitalizzazione deve viaggiare di pari passo con una efficace politica di formazione continua a favore degli imprenditori. un approccio complessivo e integrato tra le iniziative della Commissione Europea, l'allineamento tra le Direzioni Generali, il coinvolgimento e la sistematica consultazione delle organizzazioni rappresentative per rispondere ai bisogni concreti sul territorio; un quadro giuridico abilitante senza rigidità nell organizzazione del lavoro e che sia quindi abbastanza flessibile, neutrale e a prova di futuro per i pionieri digitali, e che garantisca equità, trasparenza e parità di condizioni per tutte le imprese; la parità di accesso ai dati per le PMI, investimenti nella cyber sicurezza e un sempre maggiore impiego dell intelligenza artificiale; un ambiente favorevole che garantisca il giusto livello di sviluppo delle competenze, supporto finanziario, sviluppo delle capacità, infrastrutture adeguate e standardizzazione; la giusta attenzione anche per le micro imprese europee, sostenendo innanzitutto indagini rivolte a conoscere specificatamente lo stato della digitalizzazione di tali imprese, spesso trascurate nelle statistiche sulle ICT, che tendono a raccogliere dati solo sulle imprese che impiegano più di 10 addetti. SOSTENERE INNOVAZIONE ED INVESTIMENTI Il rafforzamento dell'innovazione e degli investimenti privati e pubblici è fondamentale per un'economia europea solida. Per questo motivo, le micro, piccole e medie imprese dipendono ancora molto dai prestiti bancari e per molte di loro sarà così anche in futuro. Tuttavia, tali imprese hanno sempre più bisogno di altre forme di finanziamento per realizzare progetti più impegnativi che fanno fatica a trovare il finanziamento delle banche. Pertanto, devono essere individuati strumenti finanziari nuovi e politiche di accompagnamento a misura di MPMI, che sappiano intercettare i mercati dei capitali di rischio e di debito, diventando più attraenti verso gli investitori. Occorrere sviluppare forme alternative di finanziamento e renderle accessibili alle MPMI innovative. Le garanzie per i prestiti, gli strumenti mezzanini e la cartolarizzazione si sono dimostrati gli strumenti più efficaci per il sostegno pubblico al finanziamento delle MPMI. Allo stesso tempo i regolamenti bancari devono essere orientati a favorire la finanziabilità delle 4
5 MPMI, piuttosto che ostacolarla e il sistema dovrebbe essere fortemente orientato all adozione di criteri di proporzionalità in ragione dei segmenti della clientela delle banche. Un sistema finanziario e bancario solido rappresenta un obiettivo importante per la stabilità del contesto europeo. E però fondamentale che la fissazione di condizioni di stabilità finanziaria tenga conto della fondamentale necessità di garantire adeguati flussi di risorse finanziarie verso le attività produttive d impresa, sia per le attività di gestione corrente, sia per gli investimenti e l innovazione, fattori fondamentali per continuare a garantire la competitività dell economia europea. regolamenti bancari che incentivino il prestito alle MPMI e non creino barriere per strutture bancarie locali a vocazione territoriale e non commerciali; di sostenere forme alternative di finanziamento come le piattaforme di prestito e gli investimenti di massa per offrire nuove possibilità di finanziamento all'innovazione più rischiosa e a progetti di investimento; nuovi strumenti finanziari nell'ambito del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, che si concentrino sull'innovazione e gli investimenti fornendo garanzie per i prestiti a lungo termine e finanziamenti mezzanini per progetti più rischiosi. LE PMI VALORE AGGIUNTO PER LA QUALITÀ DELLE CITTÀ Generalmente, anche nei settori tradizionali, le PMI hanno un impatto minore sull ambiente e sull ecosistema e alcune di esse sono già campioni di sostenibilità, ad esempio nel settore della generazione energetica diffusa, dell'eco-industria e dell eco-innovazione. Tuttavia, la maggior parte di tali imprese può ancora migliorare e ha molto potenziale per diventare maggiormente sostenibile. Il nostro Paese è sempre ai primi posti nelle classifiche europee dell indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo, gestione rifiuti. In Italia sono più di le imprese interessate dai processi dell economia circolare. L Italia è tra i primi posti in Europa anche per quota di occupati nell economia circolare: nel settore lavora il 2,1% degli occupati di tutti i settori, superiore alla media UE e davanti a Spagna, Regno Unito, Francia e Germania. Ma il potenziale di sviluppo del Paese è ancora notevole e le micro, piccole, medie imprese possono fornire un contributo determinante. La rivoluzione dell economia circolare è trasversale e prescinde dalla dimensione delle imprese: scarti di attività artigiane o commerciali possono diventare risorse per altre imprese; viceversa scarti derivanti da processi industriali possono trovare nuova vita come risorse in attività locali di piccole e medie imprese. Si tratta quindi di far incontrare domanda e offerta in un contesto normativo e regolatorio certo, 5
6 trasparente, omogeneo e snello. l'eliminazione di tutte le barriere non tecnologiche che ostacolano l'accesso delle PMI; la condivisione di una strategia pluriennale che contenga non solo obiettivi ma, soprattutto, strumenti concreti (fiscalità premianti, sostegno all eco innovazione etc.), in grado di sostenere la transizione delle imprese secondo i principi di economia circolare; l'introduzione di misure e strumenti specifici a livello UE per promuovere l'eco innovazione nelle MPMI; un Mercato Unico dell'energia che lasci più spazio alla produzione decentrata di energia da parte delle PMI in maniera da ridurre i prezzi dell'energia, combattere i cambiamenti climatici e ridurre la dipendenza energetica dell'ue. IL TURISMO SETTORE CHIAVE PER LA CRESCITA SOSTENIBILE Nel 2017, il turismo internazionale nel mondo ha raggiunto 1,32 miliardi di arrivi (+ 7%) e ha rappresentato 671 milioni di arrivi in Europa, ossia il 51 % del mercato (+ 8 %). Inoltre, uno studio prospettico a lungo termine dell'organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) prevede una più modesta crescita del turismo in Europa da qui al 2030, stimata a 744 milioni di turisti (+ 1,8 %), ossia il 41,1 % del mercato globale. Il settore del turismo a livello di Unione europea, nella sua definizione più stretta (in termini di fornitori tradizionali di viaggi e di prestazioni turistiche), conta 2,3 milioni di imprese, principalmente piccole e medie (PMI), contribuisce a più del 5% del PIL dell'unione e dell'occupazione della popolazione attiva, cioè a circa 12 milioni di persone. Se si considerano gli stretti legami con altri settori economici, questo contributo aumenta ulteriormente a più del 10,3% del prodotto interno lordo e almeno il 11,7% dell'occupazione totale, il che corrisponde a 27,3 milioni di lavoratori. Da un punto di vista europeo, la politica del turismo svolge un ruolo importante nel perseguimento di obiettivi generali in materia di occupazione e di politica della crescita. La dimensione ambientale e sostenibile del turismo acquisirà nel tempo maggiore rilevanza, essendo già presente negli ambiti del turismo sostenibile, responsabile o etico. Tuttavia il settore non viene considerate alla stregua di altri, con proprie specificità e problematiche e, ad esempio, non esiste un programma specifico per il turismo, nonostante la richiesta formulata anche dal Parlamento europeo. Questo permetterebbe di poter sviluppare con maggiore efficacia iniziative e progetti di più ampio respiro, da integrare con gli incentivi alle singole strutture presenti in vari programmi regionali. Inoltre collegato allo sviluppo ulteriore del turismo, ma con una forte impatto anche sulla coesione sociale, c è da sviluppare ulteriormente il tema del recupero delle aree svantaggiate, soprattutto delle periferie delle città e delle aree metropolitane, dove si manifestano fenomeni di desertificazione commerciale e di degrado delle condizioni di vita. 6
7 IL COMMERCIO AL DETTAGLIO TRA CRISI DEI CONSUMI E CONCORRENZA DEL WEB Negli ultimi anni, dalla crisi ad oggi, si è accentuato il fenomeno della scomparsa degli esercizi commerciali, soprattutto di piccole dimensioni, infatti dal 2007: - Il numero complessivo degli esercizi commerciali si è ridotto dell 11,2% - Le imprese più grandi sono aumentate del 27% - Gli esercizi di piccole dimensioni (<400 mq) si sono ridotti di oltre il 12% La chiusura di imprese commerciali sta causando una nova emergenza: i negozi sfitti hanno superato la quota di , centomila in più rispetto al Sono oltre 100 i Centri commerciali edificati e abbandonati: una cementificazione spesso invasiva, non facilmente riconvertibile. Anche la deregulation ha accentuato lo svuotamento delle città, infatti dal 2011 ad oggi è scomparso il 7,2% di esercizi (1,1% l anno) contro il 4% tra il 2007 ed il 2011 (0,8% l anno). La spinta ad una maggiore apertura e competitività del mercato non può sovrastare e travolgere l esigenza comune del rispetto di alcuni valori etici/culturali della comunità, a cui tutti i cittadini appartengono. Per questo è necessario armonizzare le opportunità di sviluppo e offerta commerciale introdotte con le liberalizzazioni con i tempi di vita delle famiglie e della comunità nel suo insieme. Il commercio di vicinato è meno invasivo, occupando spazi già predisposti da più di un secolo all interno dei tessuti urbani delle nostre città. Il commercio di vicinato è uno strumento di riqualificazione. Grazie alla flessibilità è possibile usare i negozi come volano di sviluppo nelle zone degradate delle nostre città, trasformando strade abbandonati in centri di aggregazione e socializzazione e valorizzazione dell esistente. Ormai si parla esplicitamente, e non lo fa solo Confesercenti, di desertificazione delle città: la perdita di esercizi è stata maggiore e comunque più visibile nelle grandi città e nei piccolissimi centri, ciò porta ad un cambiamento morfologico, se così si può dire dei nostri centri urbani. La desertificazione commerciale dei centri urbani, il conseguente degrado delle aree urbane, come lo spopolamento delle aree interne, è un problema di grande rilievo anche sociale, che negli anni si è purtroppo aggravato. Un problema che va di pari passo con una diffusa e crescente diminuzione della qualità della vita delle città, una percezione di scarsa sicurezza e di ordine pubblico. Solo il canale online vanta livelli di crescita considerevoli, a due cifre. Ma nel settore ancora ci sono ampie zone non regolamentate. Un efficace lotta all abusivismo, anche per le vendite in rete, accompagnata da una Web- Tax che garantisca parità concorrenziale, sono più che indispensabili. A livello comunitario, inoltre, bisognerebbe sostenere il commercio sia all interno di misure per la rigenerazione urbana, che per la formazione degli imprenditori, per renderli 7
8 maggiormente in grado di affrontare le esigenze di innovazione. LE PMI CHIEDONO UNA REALE IMPLEMENTAZIONE DEL MERCATO UNICO Le PMI mettono sempre più in discussione l'equilibrio tra costi e benefici derivanti dal Mercato Unico. Le norme esistenti non sono attuate e applicate in misura sufficiente. Le norme armonizzate sono poste al massimo livello di protezione dei consumatori e dell'ambiente, trasformando l'europa in un'isola a livello globale. Inoltre, la proliferazione e la sovrapposizione di norme a livello nazionale creano oneri superflui per le PMI e aggiungono differenze normative tra gli Stati membri, che creano difficoltà all attività di impresa. l'attuazione e l'applicazione tempestiva, corretta e completa della legislazione e delle decisioni europee in tutti gli Stati membri, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità; di salvaguardare la potestà dei singoli Stati membri di effettuare una valutazione in merito alla conformità delle normative e dei provvedimenti amministrativi interni rispetto al quadro normativo europeo; di ridurre le barriere all'interno del mercato unico, che ostacolano la crescita delle PMI, come i diversi sistemi fiscali, le norme in materia di protezione dei diritti di proprietà intellettuale e gli standard normativi elevando il grado di armonizzazione della normative Ue; di evitare un aggravio degli oneri e dei costi a carico delle imprese, anche a causa dell innalzamento del livello di tutela dei consumatori, garantendo maggiore equilibrio nel sistema dei diritti e degli obblighi delle rispettive parti; di realizzare un compiuto processo di armonizzazione normativa all interno dell Unione europea attraverso la realizzazione di un sistema IVA definitivo in cui tutti gli Stati membri siano vincolati dalle stesse norme e godano di pari libertà nella fissazione delle aliquote, superando l attuale frammentazione del mercato unico; di prevedere, per competere alla pari sul mercato unico, l adozione di regimi speciali IVA per le piccole imprese al fine di semplificare gli adempimenti in tale ambito; di agire, nel breve termine, in materia di economia digitale, mediante l introduzione di un imposta sui servizi digitali (c.d. Digital Services Tax), così da consentire a tutti i soggetti, anche quelli di piccole e medie dimensioni, di sfruttare le opportunità offerte dal mercato digitale, in condizioni di equità ed equilibrio. 8
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