La classificazione delle zone con potenziale rischio di esplosione dovuto a materie infiammabili e polveri combustibili

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1 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 1 La classificazione delle zone con potenziale rischio di esplosione dovuto a materie infiammabili e polveri combustibili Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 1

2 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 2 Sommario RIFERIMENTI LEGISLATIVI...3 METODO UTILIZZATO PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO...5 CRITERI PER LA CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE PER LA PRESENZA DI LIQUIDI, GAS, VAPORI O NEBBIE INFIAMMABILI...9 DEFINIZIONE DELLE ZONE...13 GRADO DELLA VENTILAZIONE...13 CALCOLO DI VZ...14 EFFETTI PREVEDIBILI DELL ESPLOSIONE VALUTAZIONE DELLE EMISSIONI FRA AMBIENTI COMUNICANTI Criteri per la classificazione dei luoghi con pericolo d esplosione per la presenza di polveri di legno...19 Effetti prevedibili dell esplosione:...21 Sorgenti di emissione di grado continuo...22 Sorgenti di emissione di grado primo...22 Sorgenti di emissione di grado secondo...22 Sorgenti di emissione trascurabile...23 Corrispondenza tra zone e sorgenti...23 Sistemi di bonifica...23 Installazioni consentite nelle varie zone...24 Grado di efficacia dei sistemi di asportazione delle polveri...24 Disponibilità dei sistemi di asportazione delle polveri...24 Influenza degli strati di polvere...25 Grado di efficacia della rimozione dello strato...25 Classificazione delle aperture...26 Estensione delle zone pericolose...26 Interno dei sistemi di contenimento...26 Esterno dei sistemi di contenimento...27 Emissioni originate dagli strati di polvere...29 Estensione delle zone per effetto di aperture...30 Limiti di temperatura degli apparecchi...31 SORGENTI DI ACCENSIONE DELLE...32 CLASSIFICAZIONE DEI PRODOTTI SECONDO DIRETTIVA 94/9/CE...41 Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 2

3 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 3 RIFERIMENTI LEGISLATIVI La valutazione del Rischio di Esplosione dovuto a gas, liquidi infiammabili e polveri combustibili costituisce il Titolo XI del Testo Unico per la sicurezza nei luoghi di lavoro, D.Lgs. 81/08. Capo I, Disposizioni generali Articolo Campo di applicazione: Il titolo XI prescrive le misure da adottare nei luoghi di lavoro in cui si presentino potenziali rischi dovuti alla presenza di atmosfere esplosive dovute alla miscela con l aria di gas, vapori di liquidi infiammabili, nebbie, polveri combustibili, a condizioni atmosferiche. L ultima precisazione significa che non rientrano nel campo di valutazione le miscele esplosive che possono determinarsi a pressioni e temperature superiori alle normali ambientali, in quanto questi rischi devono essere valutati con metodologie appropriate. Per esempio, non ci occuperemo del rischio di esplosione all interno di una caldaia perché esso è oggetto di altre normative specifiche, ma ci occuperemo del rischio dovuto ai possibili guasti di elementi di tenuta nelle tubazioni che alimentano la stessa caldaia, in quanto formano con l aria in condizioni atmosferiche una miscela potenzialmente esplosiva. Capo II, Obblighi del Datore di Lavoro Articolo Prevenzione e Protezione contro le Esplosioni: Il Datore di Lavoro esegue la Valutazione dei Rischi prevista dall articolo 15, poi sulla base di questa adotta le misure tecniche e organizzative adeguate alla natura dell attività; in particolare il Datore di Lavoro previene la formazione di atmosfere esplosive, ma se l attività non lo consente, deve: - evitare l accensione delle atmosfere esplosive; - attenuare gli effetti pregiudizievoli dell esplosione in modo da garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori. Articolo 291 Obblighi generali: Il Datore di Lavoro prende i provvedimenti necessari affinché: - dove possono svilupparsi atmosfere esplosive pericolose, gli ambienti siano strutturati in modo da poter svolgere il lavoro in sicurezza - utilizza mezzi tecnici adeguati per preservare salute e sicurezza dei lavoratori Articolo 292 Coordinamento: Qualora nelle zone in cui possano formarsi atmosfere esplosive, operino lavoratori di ditte esterne, il Datore di Lavoro coordina le squadre in modo che siano evitati i rischi di incidente. Articolo 293 Classificazione delle aree: Il Datore di Lavoro classifica le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive, suddividendole in zone secondo l allegato XLIX. Se necessario le zone classificate devono essere segnalate nei punti di accesso. La classificazione delle zone è l oggetto della prima parte del presente documento. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 3

4 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 4 Articolo 294 Documento sulla Protezione contro le Esplosioni: Nell assolvere gli obblighi stabiliti dall artico 290, il Datore di Lavoro provvede ad elaborare e a tenere aggiornato un documento denominato documento di protezione contro le esplosioni, il quale deve precisare in particolare che: - I rischi di esplosione sono stati individuati e valutati; - Saranno (o sono) prese misure adeguate per raggiungere gli obiettivi di questo titolo; - Quali sono il luoghi in cui si applicano le prescrizioni minime di cui all allegato L; - Quali sono le zone classificate secondo l allegato XLIX; - I luoghi e le attrezzature di lavoro, compresi i dispositivi di allarme, sono concepiti, mantenuti ed impiegati secondo criteri di sicurezza; - Ai sensi del Titolo III, sono adottati gli accorgimenti per l impiego sicuro delle attrezzature di lavoro. La classificazione delle zone richiede un processo di calcolo molto complicato che è svolto con l utilizzo di apposito software, costantemente aggiornato. Il software citato nel documento è realizzato dall ente di normazione elettrica italiano CEI, denominato Progex. Nella parte seguente verranno riportati i criteri di valutazione per i gas infiammabili. Di seguito si riporta il segnale di avvertimento per indicare le aeree in cui possono formarsi atmosfere esplosive. Lettere in nero su fondo giallo, bordo nero (il colore giallo deve costituire almeno il 50% della superficie del segnale). Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 4

5 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 5 METODO UTILIZZATO PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO La tipologia del rischio di esplosione richiede una stima ottenuta con un metodo qualitativo o probabilistico, denominato anche operativo. Tale scelta è coerente con le linee guida CEE, in quanto i sistemi deterministici quali : hazop, fta, fmea, qra sono poco significativi nel rappresentare il rischio di esplosione, poiché le cause di innesco non sono sempre determinate da guasti nei componenti dell impianto. Infatti gli inneschi possono derivare anche da scariche elettrostatiche o dal contatto di atmosfere pericolose con componenti che lavorano normalmente ad alta temperatura. Perciò non è possibile associare a situazioni molto variabili un preciso valore numerico. Lo scopo della classificazione delle zone con potenziale rischio di esplosione, non si propone di dettare numeri precisi, come se fosse un progetto di impianto, ma di valutare le possibili conseguenze di una esplosione in modo da definire modalità di protezione corrette. Nel documento si adotta il sistema europeo denominato RASE derivato dal seguente lavoro : EU Project SMT4 CT The RASE Project, explosive atmosphere, risk assessment of Unit Operation and Equipment. Secondo il progetto RASE, la stima del rischio considera : La probabilità di esistenza del pericolo, P La probabilità che il pericolo esistente causi danno alle persone, C La gravità del danno nel caso in cui si verifichi, D Questi elementi sono i fattori che determinano il grado di rischio secondo una semplice formula : R = P x C x D In generale i singoli fattori di rischio si classificano in base alla seguente scala : Sempre o frequentemente presente Talvolta presente Raramente presente Mai presente Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 5

6 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 6 Il grado da associare al fattore di pericolo, P si trova nella seguente tabella : Grado del fattore di Pericolo P Definizione qualitativa del fattore di pericolo P Numero associato Zona con povere Zona con gas P3 P2 P1 P0 Il pericolo è presente sempre o frequentemente Il pericolo è presente talvolta Il pericolo è presente solo raramente e per poco tempo Il pericolo non è presente Z 20 Z 21 Z 22 Z NP Z 0 Z 1 Z2 Z NE Il grado da associare al fattore di contatto, C si trova nella seguente tabella : Grado del fattore di Pericolo C C3 C2 C1 C0 Definizione qualitativa del fattore di pericolo C Una o più persone o beni materiali sono presenti sempre o frequentemente nella zona considerata. Le sorgenti di accensione sono efficaci e sempre presenti durante il normale utilizzo degli impianti Una o più persone o beni materiali sono presenti talvolta nella zona considerata. Le sorgenti di accensione efficaci sono talvolta presenti durante il funzionamento normale e solo in seguito a guasto nell impianto. Una o più persone o beni materiali sono presenti raramente nella zona considerata. Le sorgenti di accensione efficaci sono molto raramente presenti durante il funzionamento normale e solo in seguito a guasto nell impianto. Una o più persone o beni materiali non sono presenti nella zona considerata. Le sorgenti di accensione efficaci non sono presenti durante il funzionamento dell impianto. Numero associat o Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 6

7 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 7 Il grado da associare al fattore di danno, D si trova nella seguente tabella : Grado del fattore di Pericolo D D3 Definizione qualitativa del fattore di pericolo P L entità del danno è gravissima ( morte persone, crollo strutture) Numero associato 3 Zona con povere Z 20 Zona con gas Z 0 D2 L entità del danno è grave o media ( ferimento persone, danno strutture ) 2 Z 21 Z 1 D1 L entità del danno è lieve ( danni non ingenti alle cose ) 1 Z 22 Z2 D0 L entità del danno è trascurabile o nulla 0 Z NP Z NE Calcolo della entità del RISCHIO La valutazione del rischio consiste nel confrontare il rischio stimato R con quello accettabile Ra. Nel caso della sicurezza sui luoghi di lavoro, il rischio accettabile è quello che non produce lesioni o morte delle persone e crollo delle strutture, cioè deve essere basso o trascurabile. La classificazione delle zone svolta secondo i criteri della Guida CEI per i gas o per le polveri consente di ricavare direttamente i fattori P e D ai quali si assocerà il fattore di contatto C che indica la frequenza con cui sono presenti le persone nelle zone classificate. Nella valutazione del rischio, normalmente, non si tiene conto del valore economico delle cose, in quanto non influente sulla sicurezza delle persone. All interno dei contenitori di sostanze infiammabili o di polveri combustibili esiste sempre una zona con rischio di esplosione ( Z0 o Z20 ),ma non vi è la presenza delle persone quindi il grado di rischio è = Ro ; tuttavia se all interno dei contenitori si trovano parti elettriche ( sensori ), queste devono essere specifiche per il tipo di zona, altrimenti possono innescare una esplosione che indirettamente può coinvolgere le persone. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 7

8 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 8 Il valore che può assumere il rischio e il livello descrittivo si trova nella seguente tabella : Grado del rischio R3 R2 R1 Livello descrittivo del rischio R Rischio elevato : luoghi o zone di lavoro in cui la presenza di atmosfera esplosiva è molto probabile o certa e dove vi è la presenza di sorgenti in grado innescarla Rischio medio : luoghi o zone di lavoro in cui la presenza di atmosfera esplosiva è poco probabile e dove vi è la presenza di sorgenti in grado innescarla solo in seguito a guasto degli impianti Rischio basso : luoghi o zone di lavoro in cui la presenza di atmosfera esplosiva è una eccezione e dove vi è la presenza di sorgenti in grado innescarla solo in seguito a guasto poco probabile degli impianti. Campo di valori 18<R<27 9<R<18 1<R<9 R0 Rischio trascurabile : luoghi o zone di lavoro in cui la presenza di atmosfera esplosiva è statisticamente impossibile e dove non vi è la presenza di sorgenti in grado innescarla. R<1 Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 8

9 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 9 CRITERI PER LA CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE PER LA PRESENZA DI LIQUIDI, GAS, VAPORI O NEBBIE INFIAMMABILI I luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di fluidi infiammabili, nei quali devono essere eseguiti impianti elettrici con requisiti di sicurezza sono soggetti alle norme di emanazione europea EN , da cui è stata elaborata la guida CEI riportata sinteticamente nel presente documento. A partire dal giugno 2012 le norme CEI EN verranno sostituite dalle nuove norme CEI EN Per gli impianti esistenti si fa riferimento alla norma CEI EN Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 9

10 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 10 La metodologia contenuta è applicabile per la valutazione prevista dal D.Lgs. 81/08 come base per la redazione del documento di protezione contro le esplosioni. La maggiore difficoltà di interpretazione della norma è la corretta valutazione dell incidenza dovuta alla ventilazione nei locali in cui sono presenti sorgenti di emissione in quanto una scarsa ventilazione può rendere potenzialmente esplosivo un luogo in cui sono presenti limitate ma costanti emissioni, mentre al contrario un abbondante e affidabile ventilazione può rendere non pericoloso un luogo in cui sono presenti importanti sorgenti di emissione. Le norme CEI 64-2, rimaste in vigore solo per i locali contenenti sostanze esplosive, assegnavano ad ogni sorgente di emissione (chiamata centro di pericolo) secondo il proprio grado una determinata estensione della zona di pericolo mentre le norme attuali non definiscono estensioni predeterminate ma propongono complicati metodi matematici, lasciando maggiore responsabilità al progettista per la valutazione conclusiva. Alcuni tipi di impianti sono assunti come esempio e consentono al progettista di controllare con risultati noti i propri strumenti di calcolo, normalmente costituiti da programmi per calcolatore o fogli di calcolo elettronico. La relazione dei calcoli, in alcuni casi sarà semplicemente costituita dal rapporto di apposito software, in altri sarà il rapporto di elaborazioni specifiche se il problema non è assimilabile agli esempi standard. Il secondo caso è ricorrente con una certa frequenza negli impianti industriali. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 10

11 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 11 Legenda delle sigle utilizzate nei report: Sigla Unità misura Descrizione Va m³ Volume (libero) ambiente Vo m³ Volume da ventilare Vz m³ Volume zona pericolosa Pa Pascal Pressione Atmosferica Ta gradi C Temperatura ambiente f numero Fattore di efficacia della ventilazione k numero Coefficiente sicurezza per LEL w m/sec Velocità aria ventilazione Qa m³/sec Portata aria ventilazione Qa min m³/sec Portata minima aria per mantenere la concentrazione sotto il LEL Qg kg/sec Quantità gas emessa per secondo Ca numero Ricambi aria ambiente Co numero Ricambi aria nel volume Vo LEL % numero Limite inferiore esplosività in percentuale sul volume aria LEL kg/m³ Limite inferiore esplosività dz m distanza minima oltre la quale non esiste pericolo esplosione Xm% numero Concentrazione media sostanza infiammabile M kg/kmol Massa molare ρ (Ta) kg/m³ Massa volumica (in funzione di Ta) Lo m Lato del volume da ventilare (Vo) Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 11

12 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 12 Tabella 1: Tipi di zona con disponibilità della ventilazione buona Grado della Grado della ventilazione emissione Alto Medio Basso Continuo Zona 0 (NE) Zona 0 Zona 0 Primo Zona 1 (NE) Zona 1 Zona 0 o 1 Secondo Zona 2 (NE) Zona 2 Zona 0 o 1 Tabella 2: Tipi di zona con disponibilità della ventilazione adeguata Grado della Grado della ventilazione emissione Alto Medio Basso 1 tipo di 2 tipo di 1 tipo di 2 tipo di zona zona zona zona zona Continuo Zona 0 (NE) Zona 2 Zona 0 Zona 2 Zona 0 Primo Zona 1 (NE) Zona 2 Zona 1 Zona 2 Zona 0 o 1 Secondo Zona 2 (NE) Zona Zona 0 o 1 Le zone contrassegnate (NE) sono di dimensione trascurabile Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 12

13 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 13 DEFINIZIONE DELLE ZONE Nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas/vapori/nebbie si definiscono tre zone in relazione alla probabilità decrescente di presenza di atmosfera pericolosa: 1. Zona 0: Luogo dove è presente continuamente o per lunghi periodi un atmosfera esplosiva 2. Zona 1: Luogo dove è possibile la presenza di atmosfera pericolosa durante il funzionamento normale 3. Zona 2: Luogo dove è possibile la presenza di atmosfera pericolosa solo per guasto o raramente e per brevi periodi La sorgente di emissione è classificata in base al grado: 1. Grado continuo (C): l emissione è presente in continuazione o per lunghi periodi 2. Grado primo (P): emissione occasionale durante il funzionamento normale 3. Grado secondo (S): emissione non prevista o rara e per limitati periodi GRADO DELLA VENTILAZIONE Può essere alto, medio o basso: si determina calcolando il volume Vz; se questo risulta essere molto piccolo (alcuni dm³) e la concentrazione Xm% è significativamente più bassa del prodotto k*lel%/f il grado di ventilazione è alto; se il volume Vz, negli ambienti chiusi, è << Va, ma non trascurabile il grado di ventilazione è medio; se non si verifica una delle due situazioni precedenti il grado di ventilazione è basso. Disponibilità della ventilazione E ritenuta buona se presente praticamente con continuità, salvo brevissime interruzioni, mentre è ritenuta adeguata se le interruzioni possono essere più frequenti o di durata non trascurabile. Definiti i parametri precedenti si utilizzano le tabelle 1 o 2 per stabilire il tipo di Zona. Nel caso che la ventilazione sia adeguata ma non continua occorre calcolare il volume della zona pericolosa in presenza della ventilazione (1 tipo di zona) e in assenza di questa (2 tipo di zona). In presenza di ventilazione alta e con disponibilità buona le Zone sono declassate a (NE), cioè la emissione è prontamente diluita pertanto la zona non è praticamente pericolosa. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 13

14 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 14 CALCOLO DI VZ Come premesso, questa parte risente largamente della esperienza del valutatore, specialmente nel caso di ambienti chiusi, dove Vo < Va e Co > Ca. Per quanto possibile il calcolo è effettato con apposito software, ma spesso le condizioni oggettive si discostano molto dagli esempi e le conclusioni che si ottengono differiscono rispetto a misure effettuate sul campo; in questi casi sono utilizzate le formule proposte nelle appendici G.B.4. e G.B.5. elaborate mediante foglio di calcolo elettronico, in quanto permettono di valutare con migliore approssimazione la distanza dz, oltre cui la zona non è pericolosa; mediante dz si definisce la quota Lo, che è il lato del volume da ventilare Vo che inferiore del volume totale dell ambente Va se la concentrazione media Xm% è molto inferiore al LEL%. EFFETTI PREVEDIBILI DELL ESPLOSIONE Il calcolo del volume VZ consente di definire l entità degli effetti di una esplosione dovuta a gas/vapori/nebbie infiammabili: il volume Vz è uno dei soggetti evanescenti ed inafferrabili che vagano nei meandri della Guida CEI Esso rappresenta il volume ipotetico di atmosfera esplosiva con cui dobbiamo fare i conti. Se il tecnico che esegue la valutazione lo ritiene trascurabile, il grado di ventilazione diventa alto e la relativa zona scompare. La guida indica un limite di alcuni dm³, oltre il quale non è più trascurabile e quindi gli effetti sono sempre pericolosi per i lavoratori. In presenza di zone 0 e 1 di volume Vz non trascurabile si aggiunge anche il rischio di cedimento delle strutture e dei sistemi di contenimento. Le zone 0 sono consentite solamente all interno di volumi chiusi ( serbatoi, tubazioni, ecc). Le zone con volume Vz non trascurabile richiedono che al loro interno gli impianti e le attrezzature siano di tipo conforme e certificato. Occorre precisare quanto segue: Il Testo Unico (D.Lgs. 81/08) attualmente non definisce un metodo per individuare gli effetti prevedibili dell'esplosione, pertanto gli autori di testi e di software di valutazione applicano metodi di varia origine. Nel caso di complessi impianti chimici i metodi di valutazione del rischio sono: - Applicazione metodologia API Determinazione di danno e fatalità La prima è indicata per attività con rischio di incidente rilevante; la seconda, molto più semplice segue un metodo di valutazione semiquantitativo, applicabile anche a impianti con minori rischi in caso di esplosione e quindi molto più generalizzabile. Il metodo di classificazione delle zone a rischio di esplosione proposto dalle Norme CEI per i vapori/gas/nebbie infiammabili è già di per se un metodo semiquantitativo, in quanto considera i tempi di permanenza delle emissioni pericolose e calcola la estensione delle zone che ne derivano. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 14

15 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 15 Il metodo è coerente con la Comunicazione della Commissione Europea: Guida di buone prassi a carattere non vincolante per l'attuazione della direttiva 1999/92/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive pubblicata il 25/08/03 nella quale si enuncia ( pag.14): 1. Più di 10 litri di atmosfera esplosiva compatta in ambienti chiusi devono essere considerati sempre, indipendentemente dalla grandezza dell'ambiente, un'atmosfera esplosiva pericolosa. 2. Una valutazione sommaria è possibile con la regola approssimativa secondo la quale in tali ambienti un'atmosfera esplosiva di più di un decimillesimo del volume dell'ambiente deve essere considerata pericolosa, ad es. in un ambiente di 80 m3 a partire da 8 litri. Ciò comunque non significa che l'intero spazio sia da considerarsi area a rischio di esplosione, ma che presenta tale rischio solo la parte in cui si può formare un'atmosfera esplosiva pericolosa. 3. Per la maggior parte delle polveri infiammabili è già sufficiente il deposito di uno strato di polveri dallo spessore inferiore ad 1 mm regolarmente distribuito sul terreno, per occupare totalmente, mediante un vortice, uno spazio di altezza normale con una miscela esplosiva polveri/aria. 4. Se è presente un'atmosfera esplosiva in recipienti che non reggono alla pressione di esplosione che va eventualmente a prodursi, per il pericolo rappresentato ad es. dalle schegge in caso di esplosione, si devono considerare pericolose quantità di gran lunga inferiori a quelle sopra indicate. Un limite inferiore non può pertanto essere stabilito. In conclusione: I volumi Vz che possono essere ritenuti trascurabili sono i seguenti: 1) Zona 0 = 1 dm³ 2) Zona 1 = 10 dm³ 3) Zona 2 = 100 dm³ Al di sopra di questi valori si possono considerare tre effetti prevedibili: Se la zona è di tipo 2 il rischio è di lesione ai lavoratori; Se le zona è di tipo 0 si può determinare il cedimento del sistema di contenimento con proiezione di schegge ( la zona 0 è consentita solo all'interno di sistemi chiusi). Se la zona è di tipo 1 si può determinare una esplosione in grado di lesionare le strutture portanti di un edificio e causare lesioni fatali ai lavoratori. Si pone infine in evidenza che negli esempi proposti dalla Guida Europea (punto 3) si considerano anche le Polveri infiammabili pertanto le considerazioni fin qui svolte sono estensibili per analogia anche alla classificazione delle aree secondo la Norma CEI Nota: La valutazione dei rischi di esplosione è incentrata in primo luogo: sulla formazione di atmosfere esplosive pericolose e inoltre sulla presenza e sull'efficacia delle fonti di ignizione. Nel processo di valutazione, la considerazione dei probabili effetti è di significato secondario, poiché nel caso di un'esplosione ci si deve aspettare sempre un'elevata dimensione del danno, che può estendersi da notevoli danni alle cose fino a ferimenti e morti. Nella protezione contro le esplosioni, la prevenzione di atmosfere esplosive è prioritaria rispetto all'esame quantitativo dei rischi (pagina 7 della Comunicazione CE). Allo scopo di semplificare la comprensione della procedura di calcolo si rinvia al seguente diagramma di flusso, tratto dalla guida CEI Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 15

16 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 16 Dati già acquisiti o calcolati: - grado della emissione - disponibilità ventilazione - concentrazione sostanza - fattore ventilazione Procedimento di classificazione dei luoghi per ambienti chiusi NO X m% k * LEL f vol% SI Il volume Vz è trascurabile? NO SI Grado di ventilazione BASSO : la zona pericolosa si estende a tutto l ambiente Grado di ventilazione ALTO : Il 1 tipo di zona non è pericoloso Grado di ventilazione MEDIO : Il 1 tipo di zona si estende a parte dell ambiente. Si procede al calcolo della distanza Dz continuo Grado della emissione primo secondo continuo Grado della emissione secondo ZONA 0 1 tipo ZONA 1 1 tipo ZONA 2 1 tipo primo ZONA 0 1 tipo ZONA 1 1 tipo ZONA 2 1 tipo FINE Il 2 tipo di zona non esiste Buona Ventilazione? Adeguata o scarsa SI Emissione 2 grado e disponibilità adeguata? NO Calcolo della concentrazione in caso di interruzione della ventilazione Pagina seguente Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 16

17 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 17 Da pagina precedente Calcolo della concentrazione in caso di interruzione della ventilazione SI X m% k * LEL f vol% NO Il 1 tipo di zona si estende a parte dell ambiente. Si procede al calcolo della distanza Dz. Si procede alla valutazione del 2 tipo di zona Il 2 tipo di zona si estende a tutto l ambiente SI Disponibilità ventilazione scarsa ed emissione di grado continuo? NO SI Disponibilità ventilazione scarsa ed emissione di grado continuo? NO ZONA 1 2 tipo ZONA 1 2 tipo ZONA 1 2 tipo ZONA 1 2 tipo FINE Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 17

18 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 18 VALUTAZIONE DELLE EMISSIONI FRA AMBIENTI COMUNICANTI Le aperture presenti sulle pareti dei locali in cui si trovano Zone pericolose, come ovvio, consentono la fuoriuscita dell atmosfera esplosiva verso l ambiente adiacente a secondo della loro ermeticità. Si classificano quattro tipi di apertura con grado di sicurezza crescente: 1. Tipo A: si tratta di aperture prive di qualsiasi serramento o finestre di aerazione fissa; non offrono alcuna resistenza al passaggio dell atmosfera pericolosa. 2. Tipo B: normalmente chiuse (con dispositivo di autochiusura); aperte poco frequentemente e dispongono di una buona tenuta su tutto il perimetro. 3. Tipo C: come le precedenti ma con guarnizione di tenuta su tutto il perimetro oppure costituite da due aperture di tipo B in serie. 4. Tipo D: conformi al tipo B, ma apribili solo con attrezzo speciale o in caso di emergenza; possono essere anche costituite da una apertura di tipo C in serie con una di tipo B. Se utilizzate correttamente non offrono alcuna possibilità di passaggio all atmosfera esplosiva. Le aperture sono da considerare in pratica come sorgenti di emissione; Essendo arduo proporre un modello matematico, si semplifica la valutazione considerando che la sorgente di emissione primaria si propaga al locale adiacente per una distanza (e conseguentemente per un volume ) limitato dal tipo di apertura. Se il locale adiacente a quello contenente la sorgente primaria ha una caratteristica di ventilazione migliore, allora la zona pericolosa causata dall apertura ha un volume inferiore di quello del locale, altrimenti si estende a tutto il locale. Nel caso che il locale comunicante con quello contenente la sorgente primaria sia luogo aperto (o con grado di ventilazione alto) si può utilizzare la regola del filo teso per determinare l area affetta dalla zona pericolosa (vedi figura sottostante). 12,00M 10,00M Sorgente emissione 1,94M Ambiente aperto Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 18

19 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 19 Criteri per la classificazione dei luoghi con pericolo d esplosione per la presenza di polveri di legno Sebbene le zone in cui effettivamente la polvere di legno è presente siano limitate all interno dell impianti di aspirazione e attorno al perimetro di due macchine utensili, nei paragrafi seguenti sono riportate le norme di carattere generale utilizzate nella classificazione, come richiesto dal Dlgs 81/08, per giustificare le scelte operative realizzate e per definire i criteri da utilizzare qualora siano introdotte nuove sorgenti di emissione o macchine da collocarsi in zone pericolose. La polvere in sospensione nell aria forma una nube di combustibile e comburente (ossigeno ) ben amalgamati, sicchè la combustione procede rapidamente, a una velocità elevata, così da assumere i caratteri dell esplosione (formazione di elevata sovrapressione istantanea, onda d urto che si propaga in tutte le direzioni). La polvere in sospensione nell aria ha un comportamento molto aleatorio, meno prevedibile di quello dei gas, per questo motivo la Norma CEI 64-2, ora abrogata, non classificava le zone secondo la probabilità di presenza della nube esplosiva, come invece accade con il recepimento della norma europea EN che distingue tre tipi di zona secondo una probabilità decrescente di presenza della nube esplosiva : Zona 20, in cui la presenza della nube è costante Zona 21, in cui la presenza della nube pur non essendo costante avviene con regolarità durante il processo di lavorazione Zona 22, in cui la presenza della nube avviene molto saltuariamente o per guasti del sistema di contenimento. Esempi di zone 20 sono i volumi interni di contenitori di polveri come silos e filtri, sistemi di trasporto delle polveri, mulini, miscelatori, ecc. Non sono consentite zone 20 nelle aree occupate da persone. Esempi di zone 21 : zone circostanti le portelle di accesso a contenitori di polvere soggetti a frequenti aperture ; bocche di caricamento prive di sistemi di aspirazione delle polveri. Una zona 21 dotata di impianto di aspirazione è declassata a zona 22. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 19

20 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 20 Esempi di zone 22 : zone circostanti i filtri, che per malfunzionamento possono emettere nube esplosiva, oppure tubi flessibili contenenti polvere che potrebbero rompersi ; zone con sacchi di polveri che potrebbero rompersi durante le operazioni di manipolazione ; zone con strati di polvere che potrebbero sollevarsi da correnti d aria, ecc. Nel corso del 2005 è stata pubblicata la Guida Applicativa CEI che definisce le procedure per identificare il volume occupato dalla nube esplosiva prodotta dal ciclo di lavorazione o da movimenti d aria che investono uno strato di polvere. Il metodo è complesso quindi generalmente si utilizza un apposito software, che si applica con un discreto margine di soggettività rapportato alla esperienza del tecnico che realizza la classificazione Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 20

21 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 21 Effetti prevedibili dell esplosione: Il software per la classificazione dellle zone distingue fra zona pericolosa e zona non pericolosa (Zona (NP). Se la zona non è NP allora abbiamo i seguenti casi Se la zona è di tipo 22 il rischio è di lesione ai lavoratori ; Se le zona è di tipo 20 si può determinare il cedimento del sistema di contenimento con proiezione di schegge ( la zona 20 è consentita solo all'interno di sistemi chiusi) le Se la zona è di tipo 21 si può determinare una esplosione in grado di lesionare strutture portanti di un edificio e causare lesioni gravi ai lavoratori. Nota: La valutazione dei rischi di esplosione è incentrata in primo luogo: sulla formazione di atmosfere esplosive pericolose e inoltre sulla presenza e sull'efficacia delle fonti di ignizione. Nel processo di valutazione, la considerazione dei probabili effetti è di significato secondario, poiché nel caso di un'esplosione ci si deve aspettare sempre un'elevata dimensione del danno, che può estendersi da notevoli danni alle cose fino a ferimenti e morti. Nella protezione contro le esplosioni, la prevenzione di atmosfere esplosive è prioritaria rispetto all'esame quantitativo dei rischi. (pagina 7 della Comunicazione CE). Nelle pagine seguenti si cercherà di sintetizzare nel modo più comprensibile le procedure che saranno utilizzate per il calcolo della estensione delle zone pericolose. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 21

22 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 22 Sorgenti di emissione di grado continuo Strati di polvere combustibile in recipiente aperto Strati di polvere contenuti all interno di sistemi chiusi ( come mulini, essiccatoi, filtri, cicloni, trasportatori a coclea o a nastro, mescolatori, sili, insaccatrici, ecc.) che possono essere disturbati frequentemente, originando nubi di polvere a concentrazione esplosiva Strati di polvere esterni ai sistemi di contenimento, con grado di pulizia scarso, disturbati frequentemente, originando nubi di polvere a concentrazione esplosiva. Sorgenti di emissione di grado primo Aperture fisse di macchine in cui all interno si ha una formazione continua di nube a concentrazione esplosiva Aperture previste per il frequente riempimento o svuotamento di macchine, con formazione di nube a concentrazione esplosiva, prive di sistemi di bonifica Punti di riempimento frequente di sacchi o altri contenitori Strati di polvere esterni ai sistemi di contenimento, con grado di pulizia scarso, disturbati poco frequentemente, originando nubi di polvere a concentrazione esplosiva. Sorgenti di emissione di grado secondo Aperture fisse di macchine in cui all interno si ha una formazione continua di nube a concentrazione esplosiva, provviste di sistema di bonifica o prevenzione (aspirazione, depressione) Punti di svuotamento o riempimento occasionali, situati in ambiente aperto Sacchi non ermeticamente chiusi o poco resistenti alla rottura Giunti flessibili Scarichi in atmosfera di filtri d abbattimento Tenute degli alberi rotanti Le valvole in genere (rotocelle, valvole dosatrici, ecc) I trasportatori e gli elevatori se non chiusi ermeticamente Le bocche di carico e scarico, normalmente chiuse Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 22

23 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 23 Sorgenti di emissione trascurabile Contenitori sigillati, costruiti con materiale idoneo per i trasporti su strada o ferrovia e ben immagazzinati Tubi e condotti privi di giunture Tenute di valvole e giunti flangiati Corrispondenza tra zone e sorgenti Generalmente una sorgente di emissione: di grado continuo origina una Zona 20 di grado primo origina una Zona 21 di grado secondo origina una Zona 22 Questa corrispondenza può essere alterata da opportuni provvedimenti di bonifica. Sistemi di bonifica Aspirazione localizzata Mantenimento in depressione di un sistema chiuso Rimozione degli strati di polvere esterni ai sistemi di contenimento Inertizzazione dei sistemi di contenimento (CO2, Azoto, Polveri ) Inertizzazione delle polveri combustibili (Acqua, Polveri) Pressurizzazione dei locali Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 23

24 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 24 Installazioni consentite nelle varie zone Le direttive europee recepite con il Dlgs 233/03 estendono l obbligo di valutazione della conformità a tutte le attrezzature, elettriche e non, presenti nelle zone classificate : nella zona 20 possono essere installati apparecchi di categoria 1D ; nella zona 21 possono essere installati apparecchi di categoria 2D ; nella zona 22 possono essere installati apparecchi di categoria 3D ; Grado di efficacia dei sistemi di asportazione delle polveri Alto, quando l asportazione delle polveri è in grado di ridurre istantaneamente la concentrazione delle polveri sotto al LEL ( minima concentrazione esplosiva) nelle immediate vicinanze della bocca e all interno dei condotti di aspirazione. Medio, quando l asportazione delle polveri non è in grado di ridurre istantaneamente la concentrazione delle polveri sotto al LEL come nel caso precedente, però cattura tutta la polvere in modo che permanga brevemente dopo il cessare della emissione Scarso, non rientra in nessuno dei casi precedenti, quindi è inefficacie per prevenire la formazione di nube di polvere a concentrazione esplosiva. Disponibilità dei sistemi di asportazione delle polveri Buona, quando l asportazione delle polveri è presente in modo praticamente continuo Adeguata, quando l asportazione delle polveri è presente durante il funzionamento normale, salvo delle brevi ed occasionali fermate. Scarsa, non rientra in nessuno dei casi precedenti, quindi è inefficace per prevenire la formazione di nube di polvere a concentrazione esplosiva. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 24

25 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 25 Influenza degli strati di polvere Possono essere sollevati da disturbi come flussi di aria o passaggio di veicoli e originare nubi a concentrazione esplosiva. Lo spessore dello strato determina in accordo con una specifica tabella, la temperatura superficiale massima dei componenti ad esso sottostanti. Grado di efficacia della rimozione dello strato Alto, quando la pulizia mantiene lo strato a spessori trascurabili oppure è rimosso immediatamente dopo la sua formazione ; in questo caso lo strato non è considerato come sorgente di emissione. Medio, quando la pulizia mantiene lo strato a spessori non trascurabili, ma è rimosso almeno alla fine di ogni turno di otto ore ; in questo caso lo strato è sorgente di emissione Scarso, non rientra in nessuno dei casi precedenti, quindi è inefficacie per prevenire la formazione di nube di polvere a concentrazione esplosiva ; in questo caso lo strato origina una sorgente di emissione di grado più elevato del precedente. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 25

26 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 26 Classificazione delle aperture Tipo A, apertura priva di ogni sistema di chiusura Tipo B, apertura dotata di serramento con dispositivo di autochiusura e buona tenuta perimetrale Tipo C, apertura normalmente chiusa e dotata di guarnizione di tenuta su tutto il perimetro Spesso in un ambiente possono trovarsi numerose sorgenti di emissione simili fra loro, in questo caso è consentito effettuare i calcoli su una di esse individuata come rappresentativa e riportare l estensione anche sulle altre. Le quantità emesse dalle sorgenti di vario grado, si sommano in accordo con una specifica tabella Le aperture dei locali possono determinare una fuoriuscita della zona pericolosa per una distanza che dipende anch essa da numerosi parametri. Estensione delle zone pericolose Dipende dalla combinazione di vari parametri. Le formule presenti nella Guida CEI sono complesse, dovendo considerare numerose variabili come : granulometria della polvere, grado di umidità, velocità dell aria, altezza della sorgente dal suolo, limiti di esplosività, classe di esplosività, pertanto per evitare facili errori ci si affida normalmente ad appositi software prodotti dalla stessa CEI o da altre note case editoriali del settore elettrotecnico Interno dei sistemi di contenimento Recipienti, apparecchi, mulini, frantoi, essiccatoi, filtri di abbattimento, tramogge, mescolatori, condutture di trasporto (chiuse), coclee, insaccatrici, ecc. : Zona 20 Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 26

27 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 27 Esterno dei sistemi di contenimento Zona 20 : deve essere evitata. Zona 21 : si estende convenzionalmente per metri 1 dal perimetro dell apertura su zona 20 se vi è scarsa emissione di polvere, in caso contrario deve essere calcolata ; non esiste attualmente la definizione di scarsa quantità, il criterio è soggettivo ; se la nube di polvere è densa la quantità è elevata. Zona 22 : si estende attorno a sorgenti di grado continuo e primo ; in ogni caso deve essere calcolata (Appendice GD della Guida CEI 31-56). Sono inoltre disponibili alcune tabelle che tengono conto dei sistemi adottati per la prevenzione della fuoriuscita delle polveri : Esterno dei sistemi di contenimento senza provvedimenti di bonifica Ambiente aperto Grado di emissione della SE Primo tipo di zona Secondo tipo di zona Continuo Zona 20 Non esiste Primo Zona 21 Non esiste Secondo Zona 22 Non esiste Esterno dei sistemi di contenimento senza provvedimenti di bonifica Ambiente chiuso Grado di emissione della SE Primo tipo di zona Secondo tipo di zona Continuo Zona 20 Zona 22 Primo Zona 21 Zona 22 Secondo Zona 22 Zona 22 Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 27

28 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 28 Esterno dei sistemi di contenimento con provvedimenti di bonifica Ambiente aperto o chiuso Grado di efficacia del sistema di aspirazione : ALTO Grado di emissione SE Disponibilità aspirazione Zona pericolosa Zona interna al cono asp. Continuo Buona Zona non pericolosa Zona non pericolosa Continuo Adeguata Zona 22 Zona non pericolosa Primo Buona Zona non pericolosa Zona non pericolosa Primo Adeguata Zona 22 Zona non pericolosa Secondo Buona Zona non pericolosa Zona non pericolosa Secondo Adeguata Zona non pericolosa Zona non pericolosa Esterno dei sistemi di contenimento con provvedimenti di bonifica Ambiente aperto o chiuso Grado di efficacia del sistema di aspirazione : MEDIO Grado di emissione SE Disponibilità aspirazione Zona pericolosa Zona interna al cono asp. Continuo Buona Zona non pericolosa Zona 20 Continuo Adeguata Zona 22 Zona 20 Primo Buona Zona non pericolosa Zona 21 Primo Adeguata Zona 22 Zona 21 Secondo Buona Zona non pericolosa Zona 22 Secondo Adeguata Zona non pericolosa Zona 22 Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 28

29 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 29 Emissioni originate dagli strati di polvere Se il livello di pulizia dello strato è elevato, questo non è sorgente di emissione. Grado di emissione dal sistema di contenimento : continuo o primo Livello di pulizia Disturbo dello strato Grado emissione strato Adeguato Frequente Primo Adeguato Non frequente Secondo Scarso Frequente Continuo Scarso Non frequente Primo Grado di emissione dal sistema di contenimento : secondo Livello di pulizia Disturbo dello strato Grado emissione strato Adeguato Frequente Secondo Adeguato Non frequente Non pericoloso Scarso Frequente Primo Scarso Non frequente Secondo Zone pericolose generate dallo strato di polvere Grado emissione strato Zona pericolosa Continuo Zona 20 Primo Zona 21 Secondo Zona 22 L estensione delle zone pericolose generate dallo stato si calcola con le formule contenute nella Appendice GD della Guida CEI Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 29

30 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 30 Estensione delle zone per effetto di aperture Tipi di zone nell ambiente a valle di aperture Zona Tipo di Ambiente a valle ambiente a monte apertura Chiuso Aperto Pm = Pv Pm < Pv Pm> Pv Pm = Pv Pm < Pv Pm> Pv Zona 20 A Zona 20 Zona 20 Zona 21 Zona 20 Zona 20 Zona 21 B Zona 21 Zona 21 Zona 22 Zona 21 Zona 21 Zona 22 C Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona 21 A Zona 21 Zona 21 Zona 22 Zona 21 Zona 21 Zona 22 B Zona 22 Zona 22 Zona NP Zona 22 Zona 22 Zona NP C Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona 22 A Zona 22 Zona 22 Zona NP Zona 22 Zona 22 Zona NP B Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP C Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Zona NP Pm = pressione dell ambiente a monte ; Pv = pressione dell ambiente a valle. Per quanto riguarda l estensione delle zone a valle di aperture si può ragionevolmente considerare : un valore = m 1 se Pv <=Pm, un valore = m 0,5 se Pv > Pm un valore = m 0,1 se Pv >> Pm Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 30

31 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 31 Limiti di temperatura degli apparecchi Se l apparecchio installato assume temperature superficiali sufficienti ad innescare le polveri in strato o in nube, ovviamente non è adatto per evitare il pericolo di esplosione, pertanto l installatore dovrà preoccuparsi di verificare che siano rispettate entrambe le seguenti condizioni : a) dove è la temperatura di accensione della nube di polvere e è la temperatura di accensione di uno strato di polvere alto 5 mm. b) Per strati di polvere più alti (fino a 500 mm) la temperatura decresce. Le apparecchiature di nuova installazione in zone con pericolo di esplosione dovuto a polveri oltre alla marcatura Atex adatta per il tipo di zona, devono riportare anche la temperatura superficiale adatta per il tipo di polvere, secondo i criteri precedentemente esposti come evidenziato nella figura seguente. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 31

32 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 32 SORGENTI DI ACCENSIONE DELLE La norma UNI EN individua le seguenti tipologie di sorgente di accensione: - superfici calde - fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) - scintille di origine meccanica - apparecchiature elettriche - correnti elettriche vaganti, protezione contro la corrosione catodica - elettricità statica - fulmini - radio frequenze (RF) e onde elettromagnetiche (104 Hz 3x1012 Hz) - onde elettromagnetiche (3x1012 Hz 3x1015 Hz) - da 1000 µm a 0,1 µm (campo spettrale ottico) - radiazioni ionizzanti - ultrasuoni - compressione adiabatica, onde d'urto, fuoriuscita di gas - reazioni esotermiche (incluso autoignizione di polveri) Superfici calde Le atmosfere esplosive possono infiammarsi mediante il contatto con superfici calde, se la temperatura di una superficie raggiunge quella di accensione dell'atmosfera esplosiva. Esempio: Nel corso delle normali attività sono, ad esempio, superfici calde gli impianti di riscaldamento, determinate apparecchiature elettriche, condutture calde, ecc. Difetti di funzionamento che determinano superfici calde sono, ad esempio, parti che si surriscaldano per una lubrificazione inadeguata. Se le superfici calde possono venire a contatto con atmosfere esplosive, si dovrebbe garantire un determinato margine di sicurezza tra la temperatura massima raggiungibile dalla superficie e la temperatura di accensione dell'atmosfera esplosiva. Questo margine di sicurezza da rispettare dipende dalla ripartizione in zone ed è stabilito secondo la norma EN Nota: I depositi di polveri hanno un effetto isolante ed ostacolano, quindi, la dispersione di calore nell'ambiente circostante. Quanto più è spesso lo strato di polveri, tanto meno avviene la dispersione di calore. Ciò può condurre ad un ristagno di calore e determinare, di conseguenza, un ulteriore innalzamento della temperatura. Questo fenomeno può portare all'infiammazione dello strato di polveri. Le attrezzature di lavoro che possono essere fatte funzionare in modo sicuro in un'atmosfera esplosiva gas/aria, secondo la direttiva 94/9/CE non sono, quindi, necessariamente opportune per un funzionamento appropriato in aree a rischio di esplosione di polveri/aria. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 32

33 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 33 Fiamme e gas caldi Tanto le fiamme stesse quanto le particelle ardenti di materiali solidi possono infiammare atmosfere esplosive. Le fiamme, anche se di piccolissime dimensioni, sono tra le fonti di ignizione più efficaci e quindi vanno escluse in linea generale dalle aree potenzialmente esplosive delle zone 0 e 20. Nelle zone 1, 2, 21 e 22 le fiamme dovrebbero poter essere presenti solo se le zone sono chiuse in modo sicuro (cfr. EN ). Si devono impedire, mediante appropriate misure organizzative, fiamme libere dovute a saldature o fumo. Scintille di origine meccanica In seguito a processi di attrito, urto o abrasione nel funzionamento normale (tipicamente la molatura) o in caso di anomalia (ingresso di corpi solidi tra parti in movimento) si possono formare scintille. Queste possono accendere gas e vapori infiammabili, nonché alcune miscele nebbie/aria o polveri/aria. Nelle polveri depositate, inoltre, le scintille possono causare fuoco senza fiamma, che può rappresentare una fonte di ignizione per un'atmosfera esplosiva. L'infiltrazione di materiale estraneo, ad esempio pietre o pezzi di metallo, in apparecchiature o parti degli impianti, deve essere tenuta sotto controllo in quanto causa di scintillamento. Sembra accertato che con velocità periferiche inferiori a 1 m/s le scintille meccaniche non riescano ad innescare nubi di polvere (UNI EN art ). Nota: I processi di attrito, urto o abrasione che interessano la ruggine e i metalli leggeri (ad esempio l'alluminio e il magnesio) e le loro leghe possono provocare una reazione alluminotermica, mediante la quale si possono formare scintille particolarmente infiammabili. La formazione di scintille provenienti da attrito o urti può essere limitata mediante la scelta di appropriate combinazioni di materiali (ad es. nei ventilatori). Con attrezzature di lavoro che hanno parti in movimento si devono evitare, in via di principio, per le postazioni dove vi siano attrito, urti o abrasioni, le combinazioni metalli leggeri e acciaio (escluso l'acciaio inossidabile). Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 33

34 Art. 294 D.Lgs. 81/08 Pag. 34 La tabella seguente si riferisce all ammissibilità degli utensili che producono, o possono produrre scintille, nei vari tipi di zona. (1) Gas Tipo di zona Polveri Utensili che producono serie di scintille (mole, seghe, ecc.) Utensili di acciaio che possono produrre scintille singole (cacciaviti, martelli, ecc.) Zona 0 Zona 20 NON AMMESSI NON AMMESSI Zona 1 Zona 21 AMMESSI (solo in assenza di atmosfera esplosiva) AMMESSI (senza strati di polvere) (3) AMMESSI (2) Zona 2 Zona 22 AMMESSI (solo in assenza di atmosfera esplosiva) AMMESSI (senza strati di polvere) (3) AMMESSI (1) L uso di utensili in zona 1,2,21,22 dovrebbe essere soggetto ad una autorizzazione al lavoro. (2) Per gas del gruppo IIC, sono ammessi solo in assenza di atmosfera esplosiva. (3) Anche nelle zone limitrofe dove possono arrivare scintille. Sono ammessi strati di polvere umide. Autore :, via Pieve _ Gualtieri (RE) 34

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