TESTATA: ITALIA OGGI L Ad blocking non aumenta DATA: 8 FEBBRAIO 2017

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1 TESTATA: ITALIA OGGI L Ad blocking non aumenta DATA: 8 FEBBRAIO 2017

2 DailyNet Il quotidiano del Vuoi Raggiungere di Contatti e Generare LEAD Qualificate? Marketing SMS Marketing Social Media Programmatic & Retargeting marketing in rete 022 # ANNO XV MERCOLEDÌ 08 FEBBRAIO 2017 SEMPLICI, FACILI, VELOCI......soprattutto PERFORMANTI!!!...+ Ufficio Stampa 0% di i ov Nu 5 SCONTO 250 * AdWords ti ien Cl info@resultsadv.it mob *sulla tua prima campagna a fronte di un ordine minimo di 1000 Analisi Ad Blocking: fenomeno stabile con bassa penetrazione sul mobile in Italia A rilevarlo la wave relativa a novembre di Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia, promossa dalle principali associazioni: Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm e UPA < di Silvia Antonini e Giacomo Broggi Giunge alla sua seconda edizione l indagine nata per monitorare il fenomeno dell ad blocking nel nostro Paese: Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia, promossa dalle principali associazioni rappresentanti la industry: Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm e UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway. Il progetto nasce per comprendere quanto e quale valore dell attuale modello della pubblicità digitale potrebbe essere messo a rischio o quali nuove opportunità potrebbero nascere da un evoluzione del sistema. Realizzata nel novembre 2016, l indagine mostra rispetto alla Vuoi Raggiungere di Contatti e Generare LEAD Qualificate? Marketing SMS Marketing Social Media Programmatic & Retargeting Ufficio Stampa AdWords SEMPLICI, FACILI, VELOCI......soprattutto PERFORMANTI!!!...+ SCONTO 250 * 0% di vi o Nu i nt ie Cl 5 info@resultsadv.it mob *sulla tua prima campagna a fronte di un ordine minimo di pagina

3 DailyNet Il quotidiano del marketing in rete ANNO XV - MERCOLEDÌ 08 FEBBRAIO 2017 # 022 prima wave (maggio 2016) come l incidenza dell ad blocking in Italia rimanga contenuta e il fenomeno sia sostanzialmente stabile: il numero degli utenti unici che hanno installato sul proprio PC un ad blocker resta fermo al 13%, al 15% le pagine bloccate (panel meterizzato). Tre diverse fonti di dati ma un unico risultato in cui tutto il mercato si riconosce: un unicum italiano. Va ricordato che l indagine si basa su tre diverse fonti di dati. Un unicum anche rispetto alle altre ricerche internazionali sull ad blocking. Panel meterizzato comscore: quantificazione di utenti unici e pagine viste con ad blocker installato su PC. Indagine CAWI su panel Human Highway: quantificazione degli utilizzatori di ad blocker da mobile e da qualsiasi device nonché analisi dettagliata di motivazioni e modalità di utilizzo degli ad blocker. Dati censuari forniti dagli associati FCP- Assointernet per la quantificazione delle pagine con ad blocker attivo. I numeri chiave pagina 4

4 DailyNet Il quotidiano del marketing in rete ANNO XV - MERCOLEDÌ 08 FEBBRAIO 2017 # 022 della CAWI Anche in questo caso si confermano i dati della prima wave: 22,2% è la percentuale degli utenti che hanno dichiarato di aver installato un ad blocker su almeno un dispositivo di accesso ai servizi online. Il dato va interpretato alla luce delle seguenti considerazioni: Non tutti i dispositivi utilizzati dagli utenti sono stati dotati di un ad blocker. Non tutti i browser installati sui device degli utenti sono dotati di ad blocker. Non tutte le pagine web chiamate dai browser con ad blocker sono prive di pubblicità. Ne deriva che la maggior parte (65,7%) degli individui online (PC + smartphone) che utilizza un ad blocker lo fa in maniera tattica, ovvero configurando whitelist o mettendolo in pausa per accedere a pagine e siti di proprio interesse, selezionando i browser e i device su cui applicarlo. L incidenza dell ad blocking in Italia viene così ricondotta alla percentuale rilevata dal panel meterizzato: il 13% di utenti che utilizza sul proprio PC un ad blocker e il 15% delle pagine adblockate rappresenta la reale dimensione del fenomeno nel nostro Paese (dato confermato pagina 5 dalla indagine interna FCP-Assointernet, che misura un 12,5% di pagine ad-blockate da desktop sul perimetro delle concessionarie che hanno partecipato all indagine). Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8%. Profilo dell utenza e motivazioni dell installazione Rispetto alla prima wave si conferma il profilo degli user di ad blocker: prevalentemente maschile (65,3%), giovane (la fascia con maggiore incidenza è anni col 25,9%), con elevato livello d istruzione. Il fenomeno inizia a interessare le donne (34,7%). Per consentire una evoluzione del sistema e un contenimento del fenomeno l indagine ha approfondito le ragioni per cui l utente decide di installare un ad blocker su PC. L ad blocker si conferma la risposta a una user experience negativa: formati giudicati troppo invasivi (50,7%) e eccessivo affollamento (47,2%) sono le due cause principali, a cui segue l eccessiva frequenza (36,3%), il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (35,2%), una pubblicità non in linea con gli interessi degli utenti (23,1%). Negli smartphone la ragione principale dell installazione è il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (40%), ma preoccupa anche il consumo del traffico dati (37,8%). Consapevolezza della pubblicità La seconda wave conferma come rimanga significativa la conoscenza del cosiddetto patto pubblicitario, ovvero la consapevolezza da parte dell utente della pubblicità come fonte di finanziamento di contenuti free: 42,7% tra gli utilizzatori di ad blocker. Sale dal 50,8% al 56% la quota degli utenti recuperabili, cioè di coloro che avendo installato un ad blocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly. Focus su utenti ecommerce Rispetto alla prima wave è stato aggiunto un focus sugli utenti ecommerce, un utenza generalmente più matura nella fruizione di internet, su cui l indagine ha confermato un incidenza maggiore del fenomeno: il 27,9% degli acquirenti online utilizza un ad blocker. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,9%. Conclusioni L indagine inter associativa sull ad blocking proseguirà nei prossimi mesi con successivi aggiornamenti, per monitorare il fenomeno e settare eventuali contromisure. In particolare le associazioni promotrici dell indagine stanno lavorando su Tavoli ad hoc non solo per quantificare e comprendere il fenomeno, ma per realizzare uno sforzo comune finalizzato al miglioramento del sistema. Vale a dire recepire e soddisfare con sempre maggiore

5 DailyNet Il quotidiano del marketing in rete Per ricevere in Abbonamento ANNO XV - MERCOLEDÌ 08 FEBBRAIO 2017 # 022 Telefona allo oppure invia una mail a diffusione@growingcm.com puntualità le istanze dell utente, sensibilizzandolo nel contempo al rispetto del patto pubblicitario su cui la industry del web si basa. Giovanna Maggioni, UPA Dalla ricerca emerge anche che due tra le principali motivazioni per attivare l adblocking sono il rallentamento nel caricare i siti, dovuto alla pesantezza di alcuni oggetti pubblicitari, e il consumo eccessivo di traffico dati a causa della medesima ragione. «Due indicazioni molto significative, e importanti per noi - spiega Giovanna Maggioni, direttore generale di UPA -. pagina 6 Questi dati confermano che il consumatore attiva l adblocking non tanto perché infastidito dalla pubblicità, ma perché l adv troppo pesante influisce negativamente sulla sua esperienza in internet. Questo ci permette anche di dare suggerimenti alle aziende sull utilizzo di creatività digitali più fruibili». UPA partecipa alla ricerca per avere informazioni approfondite anche sui profili degli utenti dell ad blocking. Infatti, una ulteriore informazione che UPA giudica fondamentale è quella relativa ai target. «I dati sui target - dice ancora Maggioni - ci consentono di capire in che modo e che tipo di penetrazione ha l utilizzo del blocco della pubblicità sulle diverse categorie di consumatori». Daniele Sesini È soddisfatto dei risultati della ricerca Daniele Sesini, direttore generale di IAB Italia: «Siamo contenti nel commentare un fenomeno che non si sta ampliando. Non c è incremento né nel tasso di penetrazione né in termini di fruizione. La paura, peraltro giustificata, che tutti gli operatori avevano riguardo una possibile crescita della pratica dell ad blocking è stata in qualche modo bilanciata da risultati stabili e in linea con la maggior parte dei mercati esteri». «Un dato particolarmente positivo riguarda la consapevolezza della pubblicità come fonte di finanziamento per chi produce e veicola gratuitamente i propri contenuti, che è in aumento. Gli utenti stanno acquisendo consapevolezza del patto. E soprattutto la quota di recuperabili è in ascesa. Penso che queste due tendenze siano la conferma del lavoro che stiamo svolgendo a livello inter associativo tanto in Italia quanto a livello globale, per esempio con la Coalition for Better Ads». «I temi dell advertising di oggi sono diversi e li stiamo trattando e approfondendo con impegno ed un elevato livello tecnico. Parliamo di trasparenza, misurazione, brand safety e viewability, tutti fenomeni che stiamo monitorando con grande attenzione. Tornando all ad blocking voglio porre l attenzione sul mobile: il tasso di dispositivi bloccati è molto basso e penso che questo sia un opportunità per proseguire il lavoro svolto fino a ora ed evitare che errori commessi in passato su desktop si ripetano. In sintesi, occorre costruire ambiente pubblicitario di valore per utenti, editori e inserzionisti». <

6 mercoledì 8 febbraio 2017 quotidiano di brand marketing, comunicazione, media, web & digital, pubblicità, design DIGITAL PAG. 10 ITALIA RICERCHE, DIGITAL Stabile al 13% l uso dell ad blocking in Italia, risposta a UX negativa per affollamento e invadenza potrebbe aumentare dell 11%. Dato più che raddoppiato per utenti ecommerce Pubblicati i dati della seconda wave della ricerca Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia promossa da Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm, UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway. Più impegno per migliorare il sistema Realizzata nel novembre 2016, l indagine mostra rispetto alla prima wave (maggio 2016) come l incidenza dell ad blocking in Italia rimanga contenuta e il fenomeno sostanzialmente stabile: il numero degli utenti unici che hanno installato sul proprio PC un ad blocker resta fermo al 13,0%, 15% le pagine ad-blockate secondo i dati del panel meterizzato. Anche nel caso dei dati emersi dall indagine CAWI si confermano i dati della prima wave: 22,2% è la percentuale degli utenti che hanno dichiarato di aver installato un adblocker su almeno un dispositivo di accesso ai servizi online. Bisogna comunque tenere presente che non tutti i dispositivi utilizzati dagli utenti sono stati dotati di un ad blocker, non tutti i browser installati sui device degli utenti sono dotati di ad blocker, non tutte le pagine web chiamate dai browser con ad blocker sono prive di pubblicità. Ne deriva che la maggior parte (65,7%) degli individui online (PC + smartphone) che utilizza un ad blocker lo fa in maniera tattica, ovvero configurando whitelist o mettendolo in pausa per accedere a pagine e siti di proprio interesse, selezionando i browser e i device su cui applicarlo. Fattori che riconducono quindi l incidenza dell ad blocking in Italia alla percentuale rilevata dal panel meterizzato, dato confermato dalla indagine interna FCP-Assointernet, che misura un 12,5% di pagine ad-blockate da desktop sul perimetro delle concessionarie che hanno partecipato all indagine. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,0%. CRESCE L UTENZA FEMMINILE, % RADDOPPIA TRA UTENTI ECOMMERCE. Rispetto alla prima wave si conferma il profilo degli user di ad blocker: prevalentemente maschile (65,3%), giovane (la fascia con maggiore incidenza è anni col 25,9%), con elevato livello d istruzione. Il fenomeno inizia a interessare le donne (34,7%). Rispetto alla prima wave è stato aggiunto un focus sugli utenti e-commerce, un utenza generalmente più matura nella fruizione di internet, su cui l indagine ha confermato un incidenza maggiore del fenomeno: ben il 27,9% degli acquirenti online utilizza infatti un ad blocker. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,9%. UX NEGATIVA. Tra le ragioni che spingono l utente a installare un adblocker vi è in primo luogo l insofferenza verso formati giudicati troppo invasivi (50,7%) e eccessivo affollamento (47,2%). Segue l eccessiva frequenza (36,3%), il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (35,2%), una pubblicità non in linea con gli interessi degli utenti (23,1%). Negli smartphone la ragione principale dell installazione è il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (40,0%), ma preoccupa anche il consumo del traffico dati (37,8%). La seconda wave conferma come rimanga significativa la conoscenza del cosiddetto patto pubblicitario, ovvero la consapevolezza da parte dell utente della pubblicità come fonte di finanziamento di contenuti free: 42,7% tra gli utilizzatori di ad blocker. Sale inoltre dal 50,8% al 56,0% la quota degli utenti recuperabili, cioè di coloro che avendo installato un ad blocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly. SCARICA LE SLIDE

7 LA TUA INFORMAZIONE QUOTIDIANA DAL 1989 Anno XXVIII Mercoledì 08/02/2017 N % le pagine ad-blockate L Ad blocking in Italia è stabile: usato solo dal 13% degli utenti L indagine è promossa da Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm, UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway di Fiorella Cipolletta Giunge alla sua seconda edizione l indagine nata per monitorare il fenomeno dell ad blocking nel nostro Paese: Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia. L indagine voluta dalle principali associazioni rappresentanti la industry: Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm, UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway, segue la pubblicazione di una prima wave nel mese di settembre 2016 (vedi notizia). Realizzata nel novembre 2016, l indagine mostra rispetto alla prima wave (maggio 2016) come l incidenza dell ad blocking in Italia rimanga contenuta e il fenomeno sostanzialmente stabile: il numero degli utenti unici che hanno installato sul proprio PC un ad blocker resta fermo al 13%, 15% le pagine ad-blockate (panel meterizzato). Il fenomeno non si sta allargando - commenta a Today Pubblicità Italia Daniele Sesini, General Manager di IAB Italy -. Un segnale importante che conferma il lavoro virtuoso portato avanti dalle principali associazioni sia sul tema della consapevolezza della pubblicità da parte degli utenti come strumento che ripaga di contenuti Daniele Sesini gratuiti sia sull adozione da parte dell industry di formati adv qualitativi e trasparenti. continua a pag 25

8 LA TUA INFORMAZIONE QUOTIDIANA DAL 1989 Anno XXVIII Mercoledì 08/02/2017 N 022 la ricerca si arrichisce con un focus sull ecommerce Ad Blocking: sale al 56% la quota degli utenti recuperabili La prossima indagine arriverà tra un anno (Segue dalla prima) ll progetto nasce per comprendere quanto e quale valore dell attuale modello della pubblicità digitale potrebbe essere messo a rischio o quali nuove opportunità potrebbero nascere da un evoluzione del sistema. La ricerca, si basa su tre diverse fonti di dati e arriva a un unico risultato in cui tutto il mercato si riconosce: un unicum italiano, anche rispetto alle altre ricerche internazionali sull ad blocking. Una misurazione attenta e solida che poggia sul panel meterizzato comscore: quantificazione di utenti unici e pagine viste con ad blocker installato su PC; sull indagine CAWI su panel Human Highway: quantificazione degli utilizzatori di ad blocker da mobile e da qualsiasi device nonché analisi dettagliata di motivazioni e modalità di utilizzo degli ad blocker e infine sui dati censuari forniti dagli Associati FCP-Assointernet per la quantificazione delle pagine con ad blocker attivo. I numeri chiave misurati dalla cawi trend confermano i dati della prima wave: 22,2% è la percentuale degli utenti che hanno dichiarato di aver installato un ad blocker su almeno un dispositivo di accesso ai servizi online. Il dato va interpretato alla luce delle seguenti considerazioni: non tutti i dispositivi utilizzati dagli utenti sono stati dotati di un ad blocker, non tutti i browser installati sui device degli utenti sono dotati di ad blocker, non tutte le pagine web chiamate dai browser con ad blocker sono prive di pubblicità. Ne deriva che la maggior parte (65,7%) degli individui online (PC + smartphone) che utilizza un ad blocker lo fa in maniera tattica, ovvero configurando whitelist o mettendolo in pausa per accedere a pagine e siti di proprio interesse, selezionando i browser e i device su cui applicarlo. Un segnale di maturità di cui il mercato deve tener conto - sottolinea Daniele Sesini -. La pubblicità ha un ruolo per l utente, disposto a riconoscere lo strumento se i contenuti sono di valore. Questi dati dimostrano che abbiamo terreno su cui costruire un progetto virtuoso. Dobbiamo continuare a lavorare con maggiore attenzione con strumenti chiari e trasparenti. Le Associazioni promotrici dell indagine stanno lavorando su Tavoli ad hoc non solo per quantificare e comprendere il fenomeno, ma anche nel sensibilizzare l utente al rispetto del patto pubblicitario su cui la industry del web si basa. L incidenza dell ad blocking in Italia viene così ricondotta alla percentuale rilevata dal panel meterizzato: il 13% di utenti che utilizza sul proprio PC un ad blocker e il 15% delle pagine ad-blockate rappresenta la reale dimensione del fenomeno nel nostro Paese (dato confermato dalla indagine interna FCP- Assointernet, che misura un 12,5% di pagine ad-blockate da desktop sul perimetro delle concessionarie che hanno partecipato all indagine). Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,0%. La seconda wave conferma come rimanga significativa la conoscenza del cosiddetto patto pubblicitario, ovvero la consapevolezza da parte dell utente della pubblicità come fonte di finanziamento di contenuti free: 42,7% tra gli utilizzatori di ad blocker. Sale dal 50,8% al 56,0% la quota degli utenti recuperabili, cioè di coloro che avendo installato un ad blocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly. In questa seconda indagine - continua Sesini - abbiamo aggiunto un focus sugli utenti e-commerce, un utenza generalmente più matura nella fruizione di internet, su cui l indagine ha confermato un incidenza maggiore del fenomeno: il 27,9% degli acquirenti online utilizza un ad blocker. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,9%. Ma quali le ragioni dell installazione di filtri anti pubblicità e quale il profilo dell utenza? Rispetto alla prima wave si conferma il profilo degli user di ad blocker: prevalentemente maschile (65,3%), giovane (la fascia con maggiore incidenza è anni col 25,9%), con elevato livello d istruzione. Il fenomeno inizia a interessare le donne (34,7%). Per consentire una evoluzione del sistema e un contenimento del fenomeno l indagine ha approfondito le ragioni per cui l utente decide di installare un ad blocker su PC. L ad blocker si conferma la risposta a una user experience negativa: formati giudicati troppo invasivi (50,7%) e eccessivo affollamento (47,2%) sono le due cause principali, a cui segue l eccessiva frequenza (36,3%), il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (35,2%), una pubblicità non in linea con gli interessi degli utenti (23,1%). Negli smartphone la ragione principale dell installazione è il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (40,0%), ma preoccupa anche il consumo del traffico dati (37,8%). 25

9 Anno II Numero 461 MERCOLEDÌ 8 febbraio 2017 pagina La riproduzione è riservata. La divulgazione a terzi deve essere autorizzata. digital Ricerche In Italia gli utenti unici con l adblocker installato rimangono al 13% Giunta alla seconda edizione, è stata presentata l indagine Lo stato dell arte dell Adblocking in Italia, nata per monitorare il fenomeno dell adblocking nel nostro Paese e promossa dalle principali associazioni rappresentanti la industry: Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm, UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway. Il progetto nasce per comprendere quanto e quale valore dell attuale modello della pubblicità digitale potrebbe essere messo a rischio o quali nuove opportunità potrebbero nascere da un evoluzione del sistema. Realizzata in novembre, l indagine mostra rispetto alla prima wave (maggio 2016) come l incidenza dell adblocking in Italia rimanga contenuta e il fenomeno sostanzialmente stabile: il numero degli utenti unici che hanno installato sul proprio pc un adblocker resta fermo al 13,0%, 15% le pagine ad-blockate (panel meterizzato). Tre diverse fonti di dati ma un unico risultato in cui tutto il mercato si rico- nosce: un unicum italiano. Va ricordato che l indagine si basa su tre diverse fonti di dati. Un unicum anche rispetto alle altre ricerche internazionali sull adblocking: panel meterizzato comscore: quantificazione di utenti unici e pagine viste con adblocker installato su pc; indagine Cawi su panel Human Highway: quantificazione degli utilizzatori di adblocker da mobile e da qualsiasi device nonché analisi dettagliata di motivazioni e modalità di utilizzo degli adblocker; dati censuari forniti dagli associati FCP-Assointernet per la quantificazione delle pagine con adblocker attivo. Anche nell indagine Cawi si confermano i dati della prima wave: 22,2% è la percentuale degli utenti che hanno dichiarato di aver installato un adblocker su almeno un dispositivo di accesso ai servizi online. Il dato va interpretato alla luce delle seguenti considerazioni: non tutti i dispositivi utilizzati dagli utenti sono stati dotati di un adblocker; non tutti i browser installati sui device degli utenti sono dotati di adblocker; non tutte le pagine web chiamate dai browser con adblocker sono prive di pubblicità. Ne deriva che la maggior parte (65,7%) degli individui online (pc + smartphone) che utilizza un adblocker lo fa in maniera tattica, ovvero configurando whitelist o mettendolo in pausa per accedere a pagine e siti di proprio interesse, selezionando i browser e i device su cui applicarlo. L incidenza dell adblocking in Italia viene così ricondotta alla percentuale rilevata dal panel meterizzato: il 13% di utenti che utilizza sul proprio pc un adblocker e il 15% delle pagine ad-blockate rappresenta la reale dimensione del fenomeno nel nostro Paese (dato confermato dalla indagine interna FCP-Assointernet, che misura un 12,5% di pagine ad-blockate da desktop sul perimetro delle concessionarie che hanno partecipato all indagine). Rispetto alla prima wave si conferma il profilo degli user di adblocker: prevalentemente maschile (65,3%), giovane (la fascia con maggiore incidenza è anni col 25,9%), con elevato livello d istruzione. Il fenomeno inizia a interessare le donne (34,7%). Per consentire un evoluzione del sistema e un contenimento del fenomeno l indagine ha approfondito le ragioni per cui l utente decide di installare un adblocker su pc. L adblocker si conferma la risposta a una user experience negativa: formati giudicati troppo invasivi (50,7%) e eccessivo affollamento (47,2%) sono le due cause principali, a cui segue l eccessiva frequenza (36,3%), il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (35,2%), una pubblicità non in linea con gli interessi degli utenti (23,1%). Negli smartphone la ragione principale dell installazione è il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (40,0%), ma preoccupa anche il consumo del traffico dati (37,8%).La seconda wave conferma come rimanga significativa la conoscenza del cosiddetto patto pubblicitario, ovvero la consapevolezza da parte dell utente della pubblicità come fonte di finanziamento di contenuti free: 42,7% tra gli utilizzatori di adblocker. Sale dal 50,8% al 56,0% la quota degli utenti recuperabili, cioè di coloro che avendo installato un adblocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly. Rispetto alla prima wave è stato aggiunto un focus sugli utenti e-commerce, un utenza generalmente più matura nella fruizione di internet, su cui l indagine ha confermato un incidenza maggiore del fenomeno: il 27,9% degli acquirenti online utilizza un adblocker. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,9%.

10 Engage.it Ad blocking stabile, ma è più diffuso tra gli user evoluti Pubblicati i risultati della seconda wave dell indagine inter associativa sul fenomeno, dove è stato aggiunto un focus sugli utenti e-commerce. Le Associazioni al lavoro anche su Tavoli ad hoc per sensibilizzare al rispetto del patto pubblicitario su cui si basa l editoria online di Teresa Nappi 07 febbraio 2017 Giunge alla sua seconda edizione l indagine nata per monitorare il fenomeno dell ad blocking nel nostro Paese: Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia. La ricerca, promossa dalle principali Associazioni rappresentanti la industry Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm, UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway ha visto la pubblicazione di una prima wave nel corso del mese di settembre. Il progetto nasce per comprendere quanto e quale valore dell attuale modello della pubblicità digitale potrebbe essere messo a rischio o quali nuove opportunità potrebbero nascere da un evoluzione del sistema. Realizzata nel novembre 2016, questa release dell indagine mostra come l incidenza dell ad blocking in Italia rimanga contenuta e il fenomeno sostanzialmente stabile: il numero degli utenti unici che hanno installato sul proprio pc un ad blocker resta fermo al 13,0%, mentre sono il 15% le pagine ad-blockate (panel meterizzato). L indagine si basa su tre diverse fonti di dati. Un unicum anche rispetto alle altre ricerche internazionali sull ad blocking. Le tre fonti sono:

11 panel meterizzato comscore: quantificazione di utenti unici e pagine viste con ad blocker installato su pc; indagine Cawi su panel Human Highway: quantificazione degli utilizzatori di ad blocker da mobile e da qualsiasi device nonché analisi dettagliata di motivazioni e modalità di utilizzo degli ad blocker; dati censuari forniti dagli Associati FCP-Assointernet per la quantificazione delle pagine con ad blocker attivo. I numeri chiave misurati dalla Cawi Trend Anche in questo caso si confermano i dati della prima wave: 22,2% è la percentuale degli utenti che hanno dichiarato di aver installato un ad blocker su almeno un dispositivo di accesso ai servizi online. Il dato va interpretato alla luce delle seguenti considerazioni: non tutti i dispositivi utilizzati dagli utenti sono stati dotati di un ad blocker; non tutti i browser installati sui device degli utenti sono dotati di ad blocker; non tutte le pagine web chiamate dai browser con ad blocker sono prive di pubblicità. Ne deriva che la maggior parte (65,7%) degli individui online (pc + smartphone) che utilizza un ad blocker lo fa in maniera tattica, ovvero configurando whitelist o mettendolo in pausa per accedere a pagine e siti di proprio interesse, selezionando i browser e i device su cui applicarlo. L incidenza dell ad blocking in Italia viene così ricondotta alla percentuale rilevata dal panel meterizzato: il 13% di utenti che utilizza sul proprio pc un ad blocker e il 15% delle pagine adblockate rappresenta la reale dimensione del fenomeno nel nostro Paese (dato confermato dalla indagine interna FCP-Assointernet, che misura un 12,5% di pagine ad-blockate da desktop sul perimetro delle concessionarie che hanno partecipato all indagine). Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,0%. Profilo dell utenza e ragioni dell installazione Rispetto alla prima wave si conferma il profilo degli user di ad blocker: prevalentemente maschile (65,3%), giovane (la fascia con maggiore incidenza è anni col 25,9%), con elevato livello d istruzione. Il fenomeno inizia a interessare le donne (34,7%). Per consentire una evoluzione del sistema e un contenimento del fenomeno l indagine ha approfondito le ragioni per cui l utente decide di installare un ad blocker su pc. L ad blocker si conferma la risposta a una user experience negativa: formati giudicati troppo invasivi (50,7%) e eccessivo affollamento (47,2%) sono le due cause principali, a cui segue l eccessiva frequenza (36,3%), il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (35,2%), una pubblicità non in linea con gli interessi degli utenti (23,1%). Negli smartphone la ragione principale dell installazione è il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (40,0%), ma preoccupa anche il consumo del traffico dati (37,8%). Consapevolezza sul fatto che l adv è fonte di finanziamento dei contenuti

12 La seconda wave conferma come rimanga significativa la conoscenza del cosiddetto patto pubblicitario, ovvero la consapevolezza da parte dell utente della pubblicità come fonte di finanziamento di contenuti free: 42,7% tra gli utilizzatori di ad blocker. Sale dal 50,8% al 56,0% la quota degli utenti recuperabili, cioè di coloro che avendo installato un ad blocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly. Focus su utenti e-commerce Rispetto alla prima wave è stato aggiunto un focus sugli utenti e-commerce, un utenza generalmente più matura nella fruizione di internet, su cui l indagine ha confermato un incidenza maggiore del fenomeno: il 27,9% degli acquirenti online utilizza un ad blocker. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,9%. Conclusioni L indagine inter associativa sull ad blocking proseguirà nei prossimi mesi con successivi aggiornamenti, per monitorare il fenomeno ed elaborare eventuali contromisure. In particolare le Associazioni promotrici dell indagine stanno lavorando su Tavoli ad hoc non solo per quantificare e comprendere il fenomeno, ma per realizzare uno sforzo comune finalizzato al miglioramento del sistema. Ovvero recepire e soddisfare con sempre maggiore puntualità le istanze dell utente, sensibilizzandolo nel contempo al rispetto del patto pubblicitario su cui la industry del web si basa.

13 Advexpress.it 07/02/ :16 Ad Blocker, fenomeno stabile: l'ha installato il 13% degli utenti, ma il 27,9% degli acquirenti online E' quanto emerge dalla seconda edizione dell indagine nata per monitorare il fenomeno dell ad blocking nel nostro Paese: 'Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia'. Stabili a quota 15% anche le pagine ad-blockate. Sale dal 50,8% al 56,0% la quota degli utenti 'recuperabili', cioè di coloro che avendo installato un ad blocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly. Giunge alla seconda edizione l indagine nata per monitorare il fenomeno dell ad blocking nel nostro Paese: 'Lo stato dell arte dell Ad blocking in Italia'. È promossa dalle principali Associazioni rappresentanti la industry: Assocom, FCP-Assointernet, Fedoweb, IAB Italia, Netcomm, UPA, coordinata da GroupM e commissionata a comscore e Human Highway. Il progetto nasce per comprendere quanto e quale valore dell attuale modello della pubblicità digitale potrebbe essere messo a rischio o quali nuove opportunità potrebbero nascere da un evoluzione del sistema. Realizzata nel novembre 2016, l indagine mostra rispetto alla prima wave (Maggio 2016) come l incidenza dell ad blocking in Italia rimanga contenuta e il fenomeno sostanzialmente stabile: il numero degli utenti unici che hanno installato sul proprio PC un ad blocker resta fermo al 13,0%, 15% le pagine ad-blockate (panel meterizzato). Tre diverse fonti di dati ma un unico risultato in cui tutto il mercato si riconosce: un unicum italiano Va ricordato che l indagine si basa su tre diverse fonti di dati. Un unicum anche rispetto alle altre ricerche internazionali sull ad blocking. panel meterizzato comscore: quantificazione di utenti unici e pagine viste con ad blocker installato su PC indagine CAWI su panel Human Highway: quantificazione degli utilizzatori di ad blocker da mobile e da qualsiasi device nonché analisi dettagliata di motivazioni e modalità di utilizzo degli ad blocker

14 dati censuari forniti dagli Associati FCP-Assointernet per la quantificazione delle pagine con ad blocker attivo I NUMERI CHIAVE MISURATI DALLA CAWI TREND Anche in questo caso si confermano i dati della prima wave: 22,2% è la percentuale degli utenti che hanno dichiarato di aver installato un ad blocker su almeno un dispositivo di accesso ai servizi online. Il dato va interpretato alla luce delle seguenti considerazioni: non tutti i dispositivi utilizzati dagli utenti sono stati dotati di un ad blocker non tutti i browser installati sui device degli utenti sono dotati di ad blocker non tutte le pagine web chiamate dai browser con ad blocker sono prive di pubblicità Ne deriva che la maggior parte (65,7%) degli individui online (PC + smartphone) che utilizza un ad blocker lo fa in maniera tattica, ovvero configurando whitelist o mettendolo in pausa per accedere a pagine e siti di proprio interesse, selezionando i browser e i device su cui applicarlo. L incidenza dell ad blocking in Italia viene così ricondotta alla percentuale rilevata dal panel meterizzato: il 13% di utenti che utilizza sul proprio PC un ad blocker e il 15% delle pagine ad-blockate rappresenta la reale dimensione del fenomeno nel nostro Paese (dato confermato dalla indagine interna FCP-Assointernet, che misura un 12,5% di pagine ad-blockate da desktop sul perimetro delle concessionarie che hanno partecipato all indagine). Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,0%. PROFILO DELL UTENZA E RAGIONI DELL INSTALLAZIONE Rispetto alla prima wave si conferma il profilo degli user di ad blocker: prevalentemente maschile (65,3%), giovane (la fascia con maggiore incidenza è anni col 25,9%), con elevato livello d istruzione. Il fenomeno inizia a interessare le donne (34,7%). Per consentire una evoluzione del sistema e un contenimento del fenomeno l indagine ha approfondito le ragioni per cui l utente decide di installare un ad blocker su PC. L ad blocker si conferma la risposta a una user experience negativa: formati giudicati troppo invasivi (50,7%) e eccessivo affollamento (47,2%) sono le due cause principali, a cui segue l eccessiva frequenza (36,3%), il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (35,2%), una pubblicità non in linea con gli interessi degli utenti (23,1%). Negli smartphone la ragione principale dell installazione è il rallentamento dei tempi di caricamento dei siti (40,0%), ma preoccupa anche il consumo del traffico dati (37,8%). CONSAPEVOLEZZA DELLA PUBBLICITÀ COME FONTE DI FINANZIAMENTO DEI CONTENUTI La seconda wave conferma come rimanga significativa la conoscenza del cosiddetto patto pubblicitario, ovvero la consapevolezza da parte dell utente della pubblicità come fonte di finanziamento di contenuti free: 42,7% tra gli utilizzatori di ad blocker. Sale dal 50,8% al 56,0% la quota degli utenti recuperabili, cioè di coloro che avendo installato un ad blocker sarebbero disposti a rinunciarvi a fronte di un ambiente online più user friendly.

15 FOCUS SU UTENTI E-COMMERCE Rispetto alla prima wave è stato aggiunto un focus sugli utenti e-commerce, un utenza generalmente più matura nella fruizione di internet, su cui l indagine ha confermato un incidenza maggiore del fenomeno: il 27,9% degli acquirenti online utilizza un ad blocker. Tra gli utenti di smartphone l incidenza si riduce all 8,9%. CONCLUSIONI L indagine inter associativa sull ad blocking proseguirà nei prossimi mesi con successivi aggiornamenti, per monitorare il fenomeno e settare eventuali contromisure. In particolare le Associazioni promotrici dell indagine stanno lavorando su Tavoli ad hoc non solo per quantificare e comprendere il fenomeno, ma per realizzare uno sforzo comune finalizzato al miglioramento del sistema. Ovvero recepire e soddisfare con sempre maggiore puntualità le istanze dell utente, sensibilizzandolo nel contempo al rispetto del 'patto pubblicitario' su cui la industry del web si basa. (In allegato la ricerca in formato pptx) E' possibile scaricare qui la versione integrale della ricerca. SP

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