Quaderni Urbinati Di cultura classica

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1 Quaderni Urbinati Di cultura classica

2 Direttore responsabile: Bruno Gentili. Redazione: Condirettori: Paola Bernardini, Maurizio Bettini, Giovanni Cerri, Franca Perusino. Segretaria: Maria Colantonio. Collaboratori di redazione: Carmine Catenacci, Liana Lomiento. Comitato scientifico: Giampiera Arrigoni, Colin Austin, Anton Bierl, Marcel Detienne, Giuseppe Giangrande, Pietro Giannini, Antonietta Gostoli, E. Christian Kopff, Herwig Maehler, Agostino Masaracchia, Carles Miralles, Domenico Musti. Corrispondenti stranieri: Francis Cairns (Florida State University), Claude Calame (Université de Lausanne), Joachim Dalfen (Universität Salzburg), Douglas E. Gerber (The University of Western Ontario, London, Canada), Michael W. Haslam (University of California, Los Angeles), Paul Mertens (Université de Liège), Gregory Nagy (Harvard University, Cambridge Mass.), François Paschoud (Université de Genève), Hélène Perdicoyianni-Paléologou (Brookline, Mass.), Pietro Pucci (Cornell University, Ithaca, N.Y.), Ignacio Rodríguez Alfageme (Universidad Complutense de Madrid), Joseph A. Russo (Haverford), Wolfgang Speyer (Universität Salzburg), Eugène Vance (Université de Montréal), John Van Sickle (Graduate School and University Center of the City University of New York), Gustavo Veneciano (Universidad Nacional de Córdoba, Argentina). * Direzione e redazione: Prof. Bruno Gentili, Via Bettolo 6, i Roma e presso Istituto di Filologia Classica, Via S. Andrea 34, i Urbino, tel , fax , filclass@bib.uniurb.it Gli autori che desiderano collaborare ai «Quaderni urbinati di cultura classica» sono pregati di inviare i manoscritti, redatti in forma definitiva, al direttore Prof. Bruno Gentili, presso Istituto di Filologia Classica, Via S. Andrea 34, i Urbino. Per la migliore riuscita delle pubblicazioni, si invitano gli autori ad attenersi, nel predisporre i materiali da consegnare alla Redazione ed alla Casa editrice, alle norme specificate nel volume Fabrizio Serra, Regole editoriali, tipografiche & redazionali, Pisa Roma, Serra, (Euro 34,00, ordini a: fse@libraweb.net). * The Journal is indexed and abstracted in Arts and Humanities Citation Index and in Current Contents/Arts & Humanities. «Quaderni urbinati di cultura classica» is a Peer-Reviewed Journal.

3 Quaderni Urbinati Di cultura classica nuova serie 93 n (vol. 122 della serie continua) direttore: bruno gentili PISA ROMA FABRIZIO SERRA EDITORE MMX

4 Rivista quadrimestrale * Abbonamenti e acquisti: FABRIZIO SERRA EDITORE Pisa Roma Casella postale n. 1, succursale 8, i Pisa, tel , fax , fse@libraweb.net Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28, i Pisa Uffici di Roma: Via Carlo Emanuele I 48, i Roma, tel , fax , fse.roma@libraweb.net I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabili presso il sito Internet della casa editrice Print and/or Online official subscription rates are available at Publisher s web-site Modalità di pagamento: su c/c postale n intestato a Fabrizio Serra editore ; mediante carta di credito American Express, Eurocard, Mastercard, Visa. Richiesta di scambi: ISTITUTO DI FILOLOGIA CLASSICA Via S. Andrea 34, i Urbino, tel * Autorizzazione del Tribunale di Urbino n. 1998/189. Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta di Fabrizio Serra editore, Pisa Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. Proprietà riservata All rights reserved Copyright 2010 by Fabrizio Serra editore, Pisa Roma. Stampato in Italia Printed in Italy issn issn elettronico

5 SOMMARIO gli antichi e noi Carles Miralles, The Use of Classics Today 11 Pietro Giannini, Pascoli e la lirica corale 25 teatro greco Carlo Brillante, Filottete: elementi tradizionali, riprese e innovazioni sofoclee 49 Francesco G. Giannachi, Nota a Soph. OT 1194a-1195~1203a-1203b 79 Ester Cerbo, La monodia di Cassandra (Eur. Troad ) fra testo e scena 85 Andreas Fountoulakis,Going beyond the Athenian Polis: a Reappraisal of Menander, Samia note di lettura e recensioni Eleni Papadogiannaki, Interjectional Phrases in the Iliad and in the Odyssey: their Significance and Function 121 Tom Van den Steen, Injustice: an Epicurean Guarantee for Justice 137 Marco Tentori Montalto, L epigramma di Olimpico e Potamon e la scuola tebana degli auleti 151 Tommaso Braccini, Il silfio nella tarda antichità: ancora su un passo del Gallus di Sulpicio Severo 161 Cristina Esposto, Scolii, commentari, lessici e trattati grammaticali: a proposito di una nuova guida allo studio dell erudizione antica 177

6 N PASCOLI E LA LIRICA CORALE Pietro Giannini ell ambito della costante attenzione rivolta dal Pascoli al mondo classico come fonte di imitazione e di ispirazione,1 un ruolo centrale assume la sperimentazione metrica. È noto il suo tentativo di riprodurre i metri classici sulla base di una teoria che riconosce anche nella lingua italiana la quantità sillabica, con l individuazione di sillabe lunghe, brevi, comuni o ancipiti. Tale teoria è sviluppata nella Lettera a Giuseppe Chiarini, che reca il sottotitolo chiarificatore Della metrica neoclassica. Una ricca esemplificazione è nelle Regole di metrica neoclassica che la accompagnano. In esse, dopo una introduzione sulla prosodia, sono presi in esame i seguenti metri (secondo la stessa terminologia pascoliana): esametro dattilico, pentametro, trimetro giambico, coliambo o trimetro giambico zoppo, dimetro giambico, settenario trocaico, e poi i versi catulliani e oraziani.2 Come si vede, sono i metri della poesia epica e della lirica monodica (tra cui consideriamo l elegia). Tutti metri utilizzati dal Pascoli negli esercizi di traduzione da lui condotti, e dai quali sono tratti gli esempi che sono addotti per illustrare le descrizioni teoriche dei singoli versi. Tali esercizi risalgono, per l esametro, al giovanile Volgarizzamento del principio della Batracomiomachia, del , e proseguono con le traduzioni da poesia epica e lirica greca e latina apparse nelle Introduzioni a Lyra romana (poi Lyra, 1894 e ss.) ed Epos (1897 e ss.) e nell antologia scolastica Sul limitare (1899 e ss.); tutti raccolti poi da Maria Pascoli nel volume Traduzioni e riduzioni del Un dato comune a tutte queste traduzioni è che esse, in forza del modello teorizzato, cercano di far coincidere gli accenti grammaticali italiani con i tempi forti (o ictus, come li chiama Pascoli) dello schema metrico classico. Ciò comporta delle licenze nei casi in cui il testo della traduzione italiana non si sovrappone perfettamente allo schema metrico originario. Lo stesso Pascoli ne era consapevole, come dimostrano queste parole, tratte dal Proemio al Volgarizzamento citato: Licenze, non me ne sono prese molte: ho solo battuto su qualche particella proclitica e sorvolato su sillabe toniche.4 1 Su Pascoli e il mondo classico vd. M. Valgimigli, Pascoli, Firenze 1956, p. 85 ss. 2 Cf. Prose i p. 904 ss. 3 Il volume fu inglobato poi nelle Poesie del 1939, più volte riedite con aggiunte e correzioni: cf. Poesie p Cf. Poesie p

7 26 pietro giannini In sostanza, l ictus posto su articoli e preposizioni e trascurato su sillabe accentate. Comunque, questo metodo era destinato, nelle intenzioni di Pascoli, solo alle traduzioni dai classici.1 L affermazione è vera solo in parte. In effetti, l esametro neoclassico è impiegato, al di fuori delle traduzioni, soltanto nella prima versione di Anticlo,2 apparsa in Flegrea nell aprile del 1899 (la seconda versione in endecasillabi sciolti fu pubblicata nei Poemi conviviali).3 Ma la strofe saffica neoclassica è presente, oltre che nelle due odicine inserite in Solon, più volte nelle odi di Odi ed Inni. In ogni caso, è esclusa dalle Regole neoclassiche la lirica corale; lo dichiara lo stesso Pascoli nella nota apposta al paragrafo sui versi catulliani e oraziani: Quindi tralascio per ora la metrica corale e molte altre cose.4 Ma, anche se non concretizzate in descrizioni e norme (come per i metri dell epica e della lirica monodica), egli possedeva già solide conoscenze in questo campo, come potremo rilevare tra poco. E possiamo anche individuare un tramite: la Metrica greca e latina dello Zambaldi, uscita nel 1882 presso Loescher, che Pascoli acquistò tra il febbraio e il dicembre del 1896 da Zanichelli, come precisa Maria Pascoli, che fa riferimento ad una fattura appunto del 18 dicembre Naturalmente questo va inteso come termine puramente documentario.6 Perciò, può essere una pura coincidenza il fatto che noi possiamo datare l inizio degli interessi del Pascoli per la lirica corale proprio al 1896, nel corso di una vicenda che possiamo ricostruire con l aiuto di Garboli.7 Il 27 settembre 1896, da Francavilla a Mare, D Annunzio scrisse a Pascoli un biglietto di cui riportiamo l inizio: Mio caro Giovanni, credi tu che sarebbe possibile una versione ritmica italiana d una tragedia di Sofocle? Quali sarebbero i tuoi modi nel tradurre, per esempio, il coro dell Antigone: òeúˆ àó Î ÙÂ Ì Ó? E quali, per esempio, nel tradurre la lamentazione che incomincia t Ù Ì Ô, t Ó ÌÊÂÖÔÓ, t Î Ù ÛÎ ÊÉ? 1 Lettera a Severino Ferrari del 30 agosto 1899: cf. Lungo la vita p Vd. Poesie p Vd. Poesie p Cf. Prose i p La lirica corale era esclusa anche dal Commentario introduttivo a Lyra, come si legge nella Nota premessa al testo: Nel Commentario ho tralasciato anche questa volta (per necessità e con dispiacere) una sommaria trattazione della lirica corale greca. Sarà per un altra volta (Prose i p. 980). 5 Cf. Lungo la vita pp Forse influssi dello Zambaldi si colgono in alcune nomenclature delle Regole, ad es. la classificazione del faleceo, dell endedcasillabo saffico e di quello alcaico tra le pentapodie logaediche: cf. Prose i pp e Zambaldi, op. cit. p Cf. Poesie e prose ii pp. 180 ss., i pp ss.; vd. anche Capovilla p. 298 s.

8 pascoli e la lirica corale 27 Ti sarei infinitamente grato se tu volessi mandarmi questi due saggi: il coro e le seguenti parole di Antigone fino a àïï \ \A ÚÔÓÙÈ Ó ÌÊÂ Ûˆ; la lamentazione intera, o quasi, più precisamente fino a áû \ â ÓfiÓÙˆÓ öú ÔÌ È Î Ù ÛÎ Ê.1 Come sottolinea Garboli, la richiesta mise in agitazione Pascoli che intravvide nella richiesta di D Annunzio il progetto di traduzione di metri corali, idea che, come avrebbe chiarito di lì a poco, egli aveva nei suoi sogni di ragazzo : offrire, se non dare, all Italia, la lirica pindarica o corale.2 Il Pascoli tardò a rispondere, ma nel frattempo cercò di saper le vere intenzioni di D Annunzio da De Bosis. Questi, in una lettera del dicembre del 1896, riferiva enigmaticamente che D Annunzio aveva composto anche bellissimi Ma questo è un segreto meraviglioso. Nella risposta del 1º gennaio 1897 Pascoli scriveva: I di Gabriele indovino che cosa sono. Io sento echi lontani. È un idea che era anche in me e che godo intanto che realizzi l insuperabile Stesichoros. I sono cori, o inni. È vero? E io che devo ancora scrivergli [ ] E Bacchilide? Torna a noi dall Egitto, torna a noi da Francavilla?3 L accenno a Bacchilide ed all Egitto si riferisce alla recente scoperta (1896) del papiro di Ossirinco contenente testi bacchilidei, di cui si attendeva l editio princeps. Quando questa, ad opera del Kenyon, uscì alla fine del 1897,4 Pascoli la recensì in due articoli apparsi ne La Tribuna del 25 dicembre 1897 e del 3 gennaio Su questa importante recensione torneremo fra poco. Intanto, il Pascoli pubblicò sul Marzocco del 21 febbraio 1897 l inno A Giorgio navarco ellenico e su La Tribuna del 6 giugno 1897 l inno funebre Ad Antonio Fratti.6 La novità di questi componimenti consiste non solo nella loro struttura triadica, cioè nell articolazione in strofe e antistrofe (di uguale schema metrico) ed epodo (di schema diverso), ma anche nei singoli versi, che riprendono schemi tipici della lirica corale, come si chiarirà più ampiamente parlando della raccolta Odi e Inni, in cui i due componimenti confluiranno. Per illustrare l aspetto metrico, particolarmente importante è il commento che 1 La richiesta era in relazione con l inserimento di alcuni cori dell Antigone nella Città morta: cf. F. Felcini, Pascoli fra Carducci e D Annunzio, in Atti del Convegno di studi pascoliani (San Mauro, aprile 1982), Rimini 1984, pp (citato da Capovilla p. 298). 2 Commento all inno funebre Ad Antonio Fratti, per cui vd. oltre. 3 Cf. Lungo la vita p. 509 (ripresa in Poesie e prose i p. 1171). 4 Cf. The Poems of Bacchylides from a Papyrus in the British Museum, ed. by F. G. Kenyon, London 1897 (la Preface è datata 18 nov. 1897). 5 In realtà la recensione, intitolata Dalle tombe egizie, si riferiva anche ad alcuni frammenti papiracei, recentemente scoperti, dal Georgos di Menandro e comprendeva un terzo articolo apparso il 10 gennaio Vedila in Prose disperse p. 139 ss. 6 Cf. Poesie e prose i pp ss. (ripubblicati in Odi e Inni: cf. Poesie pp ).

9 28 pietro giannini lo stesso Pascoli fece all inno funebre Ad Antonio Fratti, e che apparve, sempre su La Tribuna, il 9 giugno successivo: i lettori avevano chiesto al Direttore del giornale notizie intorno alla metrica dell inno ed il Pascoli aveva risposto al Direttore con una lettera. In essa il poeta forniva, oltre a qualche chiarimento storico, precise e rilevanti notizie sul metro da lui adottato.1 Trascriviamo queste ultime testualmente: De miei sogni di ragazzo che se campo altri cinque anni, si realizzeranno tutti, più o meno bene era anche questo: offrire, se non dare all Italia la lirica pindarica o corale. Ho già cominciato a darne saggi Il threnos a Fratti è un sistema dattilico. Nelle strofe e antistrofe di ogni triade, si comincia con due trimetri o tripodie dattiliche catalettiche così: êwwêwwêw Poi ci sono due esametri divisi in due cola o membri, così: êwwêwwêw wêwwêwwêw (primo esametro) êwwêwwêwwêw wêwwêw (secondo esametro) Siccome tra i due cola non c è interruzione di ritmo, e sono propriamente un solo verso (come sentirai all orecchio), così ammetto la spezzatura della parola. Nelle edizioni di Pindaro e dei tragici si scrive la parola spezzata, e così potrei fare io, ma non lo faccio, perché il lettore non s indugi e perda il filo del senso e del ritmo. Potrei scrivere: col calpestio d un esercito grande sopra aride frondi, ecc. L epodo è di quattro esametri, i primi due divisi in due cola così: i secondi due in questi altri due cola: êwwêwwêwwêw wêwwêw êwwêwwêw wêwwêwwêw (come il secondo esametro) (come il primo esametro) Questo per mostrarti che non è tutto a vanvera. Il passo rivela la profonda perizia metrica del Pascoli per quanto riguarda l articolazione in cola dell esametro, la loro denominazione, la possibile sinafia verbale tra di essi e la disposizione grafica del secondo colon di un 1 Cf. Poesie e prose i pp

10 pascoli e la lirica corale 29 verso in rientranza rispetto al primo. Tutte nozioni che ritrovava nello Zambaldi.1 Come si è detto, tra il dicembre del 1897 e il gennaio del 1898 Pascoli pubblicò con estrema rapidità la recensione all edizione di Kenyon uscita nel novembre precedente. È stato opportunamente rilevato che la recensione dimostra la grande sensibilità del poeta verso la poesia bacchilidea.2 Infatti l esame critico è accompagnato da traduzioni di passi del poeta3 e di Pindaro: in versi liberi due frammenti di tradizione indiretta (frr. 13 Bergk = 4, Sn.-Maehl.; 27 Bergk = 20B, 6-16 Sn.-Maehl.) e gli Epinici 1 e 5; in prosa l epinicio 6.4 Inframmezzata a queste è la versione del secondo epinicio, ma con una tecnica alquanto diversa. Ecco come è introdotta:5 Mi provo a renderlo metricamente, cercando di dare un idea del logaedico, intrecciando dattili e trochei. Muovi, datrice di gloria Voce, alla sacra Ceo; porta il messaggio che spande grazia sul nome: Vittoria ebbe a l agone Argeo Melas,6 ardita mano! E ripensiamo or noi quanti pregi di lui dicemmo, Strofe Antistrofe 1 Op. cit.: per la definizione di trimetro o tripodia dattilica catalettica cf. pp. 130 e 207; per la spezzatura tra i cola cf. p. 121 (per Pindaro); per le modalità di scrittura dei versi lirici cf. il paragrafo apposito alle pp Per quanto riguarda l articolazione dell esametro in cola, quella in êwwêwwêw e wêwwêwwêw (del primo esametro) trova riscontro alle pp. 208 e 250. L altra in êwwêwwêwwêw e wêwwêw (del secondo esametro) è probabilmente un adattamento alla lingua italiana (che scarseggia di tronche) di quella in êwwêwwêwwê e wwêwwêw che ha luogo quando ricorre la cesura eftemimere (cf. p. 215). Comunque lo Zambaldi a p. 210 tratta di una tetrapodia dattilica terminata in due sillabe (êwwêwwêwwêl), che coincide con il tetrametro dattilico costituito da tre dattili o spondei e un trocheo o spondeo descritto da Pascoli nelle Regole (Prose i p. 1006). Una conferma sembra venire dalle stesse Regole, dove, indicando la cesura dell esametro alla quarta arsi (cioè la eftemimere) registra un esempio italiano in cui la pausa è spostata alla sillaba successiva ( Tútti d un cólp e con fórte tenágli afférrano il férro : p. 999). 2 Cf. B. Gentili - C. Catenacci, Polinnia. Poesia greca arcaica, Messina-Firenze 20073, p Interessante la posizione che il Pascoli assume sulla rivalità tra Pindaro e Bacchilide: egli ne riconosce la verità storica ( anche Pindaro e Bacchylide si picchiavano : Prose disperse p. 146), adducendo a prova gli scoli antichi, mentre ai suoi tempi c erano studiosi, come il Piccolomini, che ne dubitavano: vd. la nota di Capecchi in Prose disperse p Eccezionalmente (e sempre in versi liberi) anche l inizio della Nemea 5 di Pindaro. 4 Su questa traduzione vd. Gentili-Catenacci, Polinnia, loc. cit. 5 Cf. Prose disperse pp Sulla base dell integrazione M[ Ï] del v. 3, corretta in Ì[ ] nelle edizioni successive al Kenyon.

11 30 pietro giannini coro a settanta ghirlande, quando lasciata l Euxantide isola dia, prendemmo terra nell Isthmio piano. L indigena1 Musa ora gode chiamare lo stridulo canto de flauti, ed ornare di lode la prole del figlio di Pantho. Epodo Badiamo, che la traduzione non è sempre esatta, come né il testo sempre sicuro. Incerto è Argeo; e ripensiamo andrebbe ci fece ripensare; nell Isthmio piano male rende nell illustre collo (ossia lingua di terra, come diciamo noi) dell Isthmo, né ornare di lode dice quello che ornando di canti di vittoria, né lo stridulo canto vale il dolce strepito di Bacchylide. Importanti le ultime osservazioni sulle inesattezze che comporta una traduzione in versi che si voglia attenere a precisi e rigidi modelli ritmici.2 Ma importante la tecnica traduttiva, che non cerca di riprodurre esattamente le arsi e le tesi dell originale che egli definisce logaedico 3 sulla base di Kenyon,4 ma si contenta di dare un idea. Come risulta dallo schema posto nell Appendice, i versi utilizzati sono l ottonario (= hem f ) e il settenario (= aristoph) nella strofe/antistrofe e il novenario (en) nell epodo.5 Come si sa, l epinicio subì una nuova traduzione ne I vecchi di Ceo, che uscirono per la prima volta nel 1904 nei Poemi conviviali. Il testo è noto: O sacra Ceo! Mosse ver te la fulgida Fama che in alto spazia a te recando un messo pieno di grazia, che nella lotta il pregio fu del valido Argeo; e noi la grande gloria sull istmio vertice, venuti dall Euxanti- 1 Errata la lezione indegna stampata in Prose disperse p. 143: vd. la versione ne I vecchi di Ceo. 2 Sui problemi della traduzione in versi neoclassici vd. P. Giannini, Le traduzioni metriche di Giovanni Pascoli, in Atti del Convegno Teoria e forme del tradurre in versi fino al Carducci (Lecce, 2-4 ott. 2008) (in corso di stampa). 3 Forse su influenza dello Zambaldi, che comprende sotto quella denominazione sia i metri gliconici sia i coriambi (op. cit. p. 378 ss.). La struttura metrica è costituita, secondo Snell-Maehler, da iambi et clausula priapea. 4 Cf. Kenyon, op. cit. p Per le denominazioni e le sigle vd. oltre.

12 pascoli e la lirica corale 31 d isola dia, facemmo chiara coi canti nostri, noi coro adorno di settanta ghirlande: ed or la musa indigena suscita il dolce strepito di tibie lyde per onorar d un inno il tuo figlio, o Panthide. Pur nella nuova leggerezza e armoniosità del dettato, la struttura metrica, costituita da versi quinari, settenari, a ritmo giambico e dattilico,1 si ispira, con qualche variazione (per le misure sdrucciole: vd. l Appendice ) a modelli classici: non più i solenni dattilo-epitriti, ma i più agili giambi, aristofanei, ferecratei, adoni. Il rifacimento, che corregge alcune lezioni problematiche dell editio princeps,2 è un bell esempio dello sperimentalismo metrico pascoliano. La metrica corale torna infine in modo esteso in Odi ed Inni ( ), che contengono i due inni A Gorgio navarco ellenico e Ad Antonio Fratti, più numerosi altri usciti via via nel tempo.3 Come osserva Vicinelli, nella raccolta c erano anche quei metri: quelli della lirica greca monodica, più noti, nelle Odi; ma più nuovi quelli della lirica corale negli Inni; e l ode sta all inno come l aria sta alla sinfonia : al Caselli, 31 gennaio 1902).4 L imitazione corale è ben visibile nella struttura triadica dei componimenti (strofe/antistrofe ed epodo) che coinvolge anche i componimenti in terzine dantesche. Sui metri,5 una prima importante messa a punto fu fatta da E. Bigi:6 Ma solo negli Inni, in evidente rapporto con le solenni intenzioni celebrative e profetiche che li animano, ben più solenni che nelle stesse Odi, questo gusto della metrica «neoclassica» raggiunge vette più perigliose, provandosi nell imitazione della lirica corale greca. Naturalmente il Pascoli sceglie come modelli, talvolta semplificandoli o fissandone gli schemi, e sempre applicandovi la rima, i metri più adatti all indole della lingua e del ritmo italiani. Ma il suo tentativo, tecnicamente 1 Cf. G. Pascoli, Poemi Conviviali, a cura di G. Leonelli, Milano 1980 (= 1939), p Vd. sopra p. 29 n Sulla cronologia degli Inni vd. il prospetto riassuntivo in Capovilla pp Cf. Vicinelli in Lungo la vita p La citazione testuale è da una lettera del poeta, per cui cf. G. Pascoli, Lettere ad Alfredo Caselli, a cura di F. Del Beccaro, Milano 1968, p Sulla scelta del metro vd. anche L. Siciliani: Inni sono tutte le poesie scritte per la celebrazione di un eroe, di un fatto eroico, senza alcuna mescolanza di concetti famigliari o privati; odi sono le rimanenti ( La lirica delle odi di G. Pascoli, in Studi e saggi, Milano 1913, p. 97: saggio che Bigi p. 53 dice ispirato probabilmente dal poeta stesso). 5 Una descrizione esauriente in Capovilla pp Cf. Bigi pp

13 32 pietro giannini parlando, non trova ugualmente riscontro nella nostra letteratura, e lascia assai indietro gli esercizi metrici più difficili non solo del Carducci, ma dello stesso D Annunzio. Per darne un idea, anche perché si tratta di argomento generalmente trascurato dagli studiosi, elenchiamo i versi che egli riproduce. Prevalgono quelli dattilico-anapestici, sia perché più frequenti nei modelli greci, sia perché più consoni al particolare gusto pascoliano del ritmo ternario: la dipodia (prosodiaco minore), la tripodia (prosodiaco maggiore) e la tetrapodia dattiliche catalettiche in duas syllabas con anacrusi, rese rispettivamente col senario dattilico, col novenario dattilico e col doppio senario dattilico; la tripodia dattilica catalettica in duas syllabas o acatalettica, resa con l ottonario dattilico (accentato sulla 1ª, 4ª e 7ª sillaba) piano o sdrucciolo; e infine la tetrapodia dattilica catalettica in duas syllabas, resa con l endecasillabo dattilico (accentato sulla 1ª, 4ª, 7ª e 10ª sillaba). Ma vi compaiono anche gli epitriti semplici, doppi o tripli, cui corrispondono quaternari semplici o doppi o tripli, accentati sulla 1ª e 3ª sillaba; e altresì dipodie giambiche catalettiche, rese con trisillabi. Un ulteriore passo è stato compiuto da Laura Van-Lint che, nell intento di dimostrare che si può distinguere all interno dei suoi (scil. del Pascoli) versi una serie di cola della metrica corale greca classica,1 ha tentato di ricondurre tutta la metrica degli Inni a modelli classici. Purtroppo la precaria terminologia metrica utilizzata dai due autori (come risulta dal passo del Bigi sopra citato; peggiore il caso della Van-Lint, come vedremo) rende poco perspicui i raffronti e quindi scarsamente valutabile una fenomenologia di estremo interesse sia per il poeta sia per la sopravvivenza della metrica classica. Si rende quindi necessaria una preliminare messa a punto di tipo descrittivo e terminologico che renda possibili più approfondite e funzionali indagini. Elenchiamo qui i versi italiani che, nella loro struttura ritmica, presentano un andamento che li rende simili a quelli classici, riportando di questi ultimi sia la denominazione corretta,2 sia quella usata da Bigi e da Van-Lint. Partiamo dai versi riconosciuti da entrambi gli autori, registrandoli in puro ordine progressivo e dandone un esempio per ciascuno. 1) trisillabo (wlw):3 monometro giambico catalettico (Bigi: dipodia giambica catalettica; Van-Lint: anfibraco). 1) Es.: domani (Alle Kursistki ). 1 Cf. Van-Lint p Per le denominazioni si rinvia alle singole voci in B. Gentili - L. Lomiento, Metrica e ritmica. Storia delle forme poetiche nella Grecia antica, Milano 2003 (trad. ingl.: Metrics and Rhythmics. History of Poetic Forms in Ancient Greece, Pisa-Roma 2008). 3 Diamo qui gli schemi dei versi facendo corrispondere alla sillaba tonica il segno di lunga (l) ed alla sillaba atona il segno di breve (w). Ciò rende più evidente la somiglianza dei metri italiani con quelli classici.

14 pascoli e la lirica corale 33 2) quaternario (lwlw): epitrito trocaico (Bigi: epitrito semplice; Van-Lint: epitrito o dipodia trocaica). 1) Es.: del gran Morto (A Verdi). 3) senario dattilico (wlwwlw): reiziano (Bigi: dipodia dattilica catalettica in duas syllabas con anacrusi o prosodiaco minore;1 Van-Lint: tripodia anapestica catalettica in duas syllabas). 1) Es.: Stridè la carena (A Giorgio navarco ellenico). 4) ottonario. Si riconoscono due tipi: 1) a) hemiepes femminile lwwlwwlw (Bigi e Van-Lint: tripodia dattilica catalettica in duas syllabas). 1) a) Es.: Voi che notturni moveste (A Verdi). 1) Una variazione di questo schema è l ottonario sdrucciolo (lwwlwwlww) che Bigi chiama tripodia dattilica acatalettica. 1) a) Es.: Piccolo padre, il tuo popolo (Il Pope). 1) b) 2 epitriti trocaici lwlwlwlw (Bigi: epitrito doppio; Van-Lint: dimetro epitritico o tetrametro trocaico). 1) a) Es.: per le strade ancora ombrate (A Verdi). 5) novenario dattilico (wlwwlwwlw):2 enoplio (Bigi: tripodia dattilica catalettica in duas syllabas con anacrusi o prosodiaco maggiore;3 Van-Lint: tetrapodia anapestica catalettica in duas syllabas). 1) Es.: fremeva di plauso il Pireo (A Giorgio navarco ellenico). 6) senario doppio dattilico (wlwwlwwlwwlw): due reiziani (Bigi: tetrapodia dattilica catalettica in duas syllabas con anacrusi; Van-Lint: pentapodia anapestica catalettica in syllabam). 1) Es.: dovunque tu vada, chiunque tu sia (A Giorgio navarco ellenico). Bigi riconosce come classico anche: 7) dodecasillabo (lwlwlwlwlwlw): 3 epitriti trocaici (Bigi: epitrito triplo). 1) Es.: sentivamo come l ago del magnete (Al Duca degli Abruzzi). Van-Lint riconduce a schemi classici anche: 8) quinario (lwwlw): adonio (Van-Lint: adonio). 1) Es.: Egli è risorto (Alle Kursistki ). 9) settenario, di cui riconosce cinque modelli, tutti presenti ne La Porta Santa: 1) a) settenario piano (lwwlwlw): aristofaneo (Van Lint: ferecrateo i = coriambo + dipodia giambica catalettica). 1) a) Es.: mormori il mondo t ode 1) b) settenario tronco (lwwlwl): emiasclepiadeo ii (Van Lint: ferecrateo i catalettico = coriambo + giambo). 1) a) Es.: meste passar di là. 1 Prosodiaco più breve : Zambaldi, op. cit. p Il novenario con accenti di 2ª, 5ª e 8ª è un verso prediletto dal Pascoli; esso compare in Myricae, sporadicamente nell edizione del 1890, con frequenza a partire da quella del 1894 e poi nei Canti di Castelvecchio: cf. Bigi p. 39 ss. Forse la preferenza di Pascoli per questo tipo ritmico, che non era del tutto nuovo (cf. A. Pinchera, La metrica, Milano 1999, p. 112 ss.), è dovuta alla sua somiglianza con i modelli classici. 3 Prosodiaco maggiore : Zambaldi, op. cit. p. 260.

15 34 pietro giannini 1) c) settenario sdrucciolo (lwwlwlww): variazione dell aristofaneo a) sopra elencato1 (Van Lint: ferecrateo i = coriambo + dipodia giambica catalettica). 1) a) Es.: uomo, che quando fievole. 1) d) settenario piano con ribattuta 2 di accenti tra 2ª e 3ª sillaba (wllwwlw): ferecrateo con base giambica (Van Lint: ferecrateo II di tipo catulliano = giambo + coriambo + giambo catalettico). 1) a) Es.: dell alto atrio di Dio. 1) e) settenario piano (wlwlwlw): dimetro giambico catalettico (Van Lint: tetrapodia giambica catalettica).3 1) a) Es.: la Porta ancor vaneggi. Van-Lint interpreta allo stesso modo l endecasillabo che riconduce a versi classici o semplici o doppi secondo questo schema (che riproduce anche la sua terminologia): 1. con accento di 2ª, 4ª, 6ª, 8ª, 10ª: trimetro giambico catalettico; 2. con accento di 1ª, 4ª, 6ª, 8ª, 10ª: dattilo + tetrapodia trocaica (e quindi ferecrateo i + dipodia trocaica) oppure coriambo + tetrapodia giambica catalettica; 3. con accento di 3ª, 6ª, 7ª, 10ª: dimetro anapestico + dimetro dattilico catalettico; 4. con accento di 1ª, 4ª, 7ª, 10ª: tetrametro dattilico catalettico in duas syllabas. Fatta eccezione per quest ultimo tipo, che corrisponde all alcmanio catalettico in disyllabum dell inno Ad Antonio Fratti, gli altri endecasillabi sono di interpretazione assai problematica in termini esclusivamente classici. Forse questi vanno lasciati alla tradizione italiana.4 Van-Lint considera anche il bisillabo (lw), che riconduce al singolo piede trocaico classico.5 Es.: vano (A Giorgio navarco ellenico). Tuttavia, l inventario di Van-Lint non è completo. Si possono individuare ancora tre strutture di ascendenza classica: a) un quadrisillabo tronco (lwl): epitrito trocaico catalettico. a) Es.: non è qui (A Verdi). b) un novenario giambico (wlwlwlwlw): enneasillabo alcaico. b) Es.: insieme! insieme! insieme! insieme! (Alle batterie siciliane). Se consideriamo i versi dal punto di vista della frequenza vediamo che la stragrande maggioranza è costituita dai cosiddetti dattilo-epitriti:6 ottonario 1 Tripodia dattilica acataletta : Zambaldi, op. cit. p Sulla ribattuta di accenti vd. Pinchera, op. cit. p. 81 ecc. 3 Una variazione di questo schema è il settenario sdrucciolo che costituisce il primo verso dell epodo della traduzione dell Epinicio 2 di Bacchilide inserita ne I vecchi di Ceo ( Ed or la musa indigena ). 4 Vd. Pinchera, op. cit. p. 75 ss. 5 Ma, come si sa, il singolo piede trocaico non costituisce unità metrica. 6 Sui dattilo-epitriti cf. Zambaldi, op. cit. p. 445 ss., che rinvia agli esempi pindarici e tragici (p. 446). Pascoli riconosceva nei dattilo-epitriti un carattere grave, pacato, severo : cf.

16 pascoli e la lirica corale 35 (= hemiepes femminile), novenario (= enoplio), senario (= reiziano), endeca - sillabo (= alcmanio catalettico), quaternario, ottonario, dodecasillabo (= 1, 2, 3 epitriti trocaici), trisillabo (= epitrito trocaico catalettico) La loro associazione presenta una grande varietà di combinazioni. Abbiamo dunque: - ottonario (= hemiepes femminile) + novenario (= enoplio): Es.: quando, quel giorno, la fronte volgesti a la luce lontana? (Ad Antonio Fratti) - endecasillabo (= alcmanio catalettico) + senario (= reiziano): Es.: Era, tra i cantici de la diana, l aurora o la morte? (Ad Antonio Fratti) - ottonario (= hemiepes femminile) + senario (= reiziano): Es.: tutte cercando inquiete la Stella Polare (Al Duca degli Abruzzi) - endecasillabo (= alcmanio catalettico) + novenario (= enoplio): Es.: vieni Oh! non è la tua Santa Maria non sono le tre caravelle (Il ritorno di Colombo) - novenario (= enoplio) + senario (= reiziano): Es.: sei morto vedendoti in faccia l Italia novella (Al Re Umberto) - ottonario (= hemiepes femminile) + ottonario (= 2 epitriti trocaici) Es.: Voi che notturni moveste per le strade ancora ombrate (A Verdi) - ottonario (= hemiepes femminile) + dodecasillabo (= 3 epitriti trocaici) Es.: L anime nostre oscillare sentivamo come l ago del magnete (Al Duca degli Abruzzi). Le combinazioni comprendono di solito due cola. Per questo sono rilevanti i casi in cui sono impegnati tre cola: - ottonario (= hemiepes femminile) + ottonario (= 2 epitriti trocaici) + quaternario (= 1 epitrito trocaico): Es.: antelucano aspettate ch uno v apra il monumento del gran Morto (A Verdi) - ottonario (= hemiepes femminile) + novenario (= enoplio) + senario (= reiziano): Es.: tu che mettesti la prora nel pallido occaso e l aurora seguì la tua scia (Il ritorno di Colombo). Solo l inno La Porta Santa è costituito interamente da settenari che sono riconducibili a versi eolici : aristofaneo, ferecrateo, emiasclepiadeo ii. Note- Prose disperse pp. 140, 143. La denominazione più corretta è katenoplion-epitriti: cf. Gentili- Lomiento, op. cit. p. 204.

17 36 pietro giannini vole a str./ant. 4 il settenario piano (= ferecrateo lwlwwlw) cui risponde al v. 4 un attacco giambico (wllwwlw dall alto atrio di Dio ).1 Pascoli dimostra estrema padronanza dei modelli greci, giungendo sino alla raffinatezza di introdurre alcune anomalie metriche che possiamo classificare come responsioni libere. In Alle batterie siciliane, due senari tronchi nel ii ( del fosco Belah ) e iii epodo ( le stelle lassù ) rispondono ai senari piani del v. 3 degli altri epodi; e, sempre nell epodo, al v. 6, un novenario giambico tronco nella iii triade ( mai più! mai più! mai più! mai più! ) risponde ai novenari piani delle altre triadi. Nel commento all inno Ad Antonio Fratti Pascoli indicava i suoi modelli in Pindaro e nei tragici. Lascia perplesso il modello pindarico perché le edizioni correnti alla fine dell 800 (Bergk, che il Pascoli utilizzava,2 o anche Mommsen)3 stampavano i versi lunghi della vulgata Boeckhiana. Per la divisione in cola brevi il Pascoli poteva attenersi al manuale di Zambaldi che registra il tal modo i passi lirici. Ma non è escluso che egli abbia tratto ispirazione direttamente dall edizione di Bacchilide che, subito dopo il Kenyon, nel 1898, era stato edito presso Teubner dal Blass con prospetti metrici proprio nella forma che ritroviamo in Pascoli. Sul piano compositivo, Van-Lint ha distinto liriche composte in ritmo esclusivamente ascendente, liriche in versi a ritmo ascendente e discendente e liriche in terzine di endecasillabi.4 Tuttavia, la studiosa rileva la grande varietà metrica e l equilibrata distribuzione dei ritmi all interno dei componimenti.5 Una analisi in tal senso potrebbe rilevare l arte raffinata di Pascoli nel maneggiare i multiformi metri corali. Egli si rivela ancora una volta assoluto signore dello strumento metrico, come lo ebbe a definire lo stesso D Annunzio.6 Università del Salento Abstract It is well-known that Pascoli tried to reproduce in Italian poetry the rhythms of classical metrics; so he does in the translations from Greek and Latin texts, which were in dactilic haxameters or in meters of the monodic lyric poetry. But it is fast unknown that Pascoli tried to do the same with meters of greek choral lyric, which he employed in the hymns of the Odi ed Inni. In this paper the hymns are analyzed and the classical models of the verses pointed out. 1 Per questa alternanza vd. Zambaldi, op. cit. p Dalle note della Introduzione di Lyra si evince chiaramente che Pascoli leggeva i poeti lirici nella quarta edizione di Bergk (cf. G. Pascoli, Opere ii, a cura di M. Perugi, Milano- Napoli 1981, p. 2245). 3 Berlin 1864 (ed. maior); Berlin 1866 (ed. minor). 4 Cf. Van-Lint p Cf. Van-Lint p In un articolo sul Mattino del dicembre 1892: cf. Omaggio a Giovanni Pascoli nel centenario dela nascita, a cura di A. Vicinelli e M.Valgimigli, Milano 1955, p. 63.

18 pascoli e la lirica corale 37 Abbreviazioni bibliografiche Bigi = E. Bigi, La metrica delle poesie italiane di G. Pascoli, in Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli ii, Bologna 1962, pp Capovilla = G. Capovilla, Sul pindarismo metrico tra Otto e Novecento (Carducci, Pascoli, D Annunzio), Stilistica e metrica italiana 1, 2001, pp Lungo la vita = M. Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, memorie curate e integrate da A. Vicinelli, Milano Poesie = Poesie di Giovanni Pascoli, con un avvertimento di A. Baldini, Milano Prose i = Prose i. Pensieri di varia umanità di Giovanni Pascoli, con una premessa di A. Vicinelli, Milano Poesie e prose = G. Pascoli, Poesie e prose scelte i-ii, progetto editoriale, introduzione e commento di C. Garboli, Milano Prose disperse = G. Pascoli, Prose disperse, a cura di G. Capecchi, Lanciano Van-Lint = L. Van-Lint, Osservazioni sulla metrica degli Inni pascoliani, La rassegna della letteratura italiana 84, 1980, pp

19 composto in carattere dante monotype dalla fabrizio serra editore, pisa roma. stampato e rilegato nella tipografia di agnano, agnano pisano (pisa). * Maggio 2010 (cz 2 fg 21)

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