RELAZIONI TRA IMPRESE, MERCATI E DELOCALIZZAZIONE Davide Castellani - Università degli Studi di Perugia

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1 RELAZIONI TRA IMPRESE, MERCATI E DELOCALIZZAZIONE Davide Castellani - Università degli Studi di Perugia Il precedente Rapporto Economico Sociale dell AUR ha, tra le altre cose, evidenziato come le imprese umbre svolgono un ruolo relativamente passivo all interno delle catene del valore (Castellani e Pompei, 2013). In particolare, tra le imprese che sono parte di un gruppo, in Umbria è particolarmente bassa l incidenza di quelle che sono alla testa del gruppo, mentre è relativamente più frequente la produzione su commessa verso altre imprese del gruppo. Inoltre, tra le imprese che producono su commessa risalta la bassa propensione a produrre per clienti esteri. Questo dato è coerente con una scarsa internazionalizzazione delle imprese umbre, che si fa più accentuata se si guarda all internazionalizzazione più articolata, attraverso investimenti diretti, delocalizzazione o outsourcing internazionale. Queste evidenze provenivano da un indagine su un grande campione di imprese Europee, che includeva però solo poche decine di imprese umbre. La pubblicazione dei risultati del 9 Censimento generale dell industria e dei servizi offre la possibilità di rivedere questo quadro sull universo delle imprese. Il presente lavoro si pone quindi l obiettivo di fornire un quadro aggiornato delle caratteristiche delle imprese umbre in tema di relazioni tra imprese, accesso ai mercati internazionali e delocalizzazione della produzione all estero. Da questo punto di vista il lavoro è complementare al pezzo di Brancati (2014) su questo volume, che si concentra sulla relazione tra innovazione e internazionalizzazione, e analizza il ruolo delle catene del valore. La rilevazione sulle imprese del 9 Censimento generale dell industria e dei servizi rileva le imprese alla data del 31 dicembre 2011, e si basa su una tecnica di indagine mista, articolata in una rilevazione campionaria sulle imprese di piccola e media dimensione (con meno di 20 addetti) e una rilevazione censuaria sulle imprese di grandi dimensioni (con almeno 20 addetti) 1. Il campione di imprese è stato selezionato dall Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA), e la restituzione dei dati ottenuti è di tipo censuario. Tuttavia, per via dei coefficienti di riporto all universo e i conseguenti arrotondamenti, alcuni totali possono differire dalla somma degli addendi. La rilevazione consente un insieme di approfondimenti tematici legati ai fattori di competitività dell impresa, e rappresenta la prima indagine multiscopo di questo genere promossa dall ISTAT in relazione sia alle tematiche investigate, trasversali rispetto alle indagini attualmente svolte, sia alla copertura in termini di unità rilevate per le singole tematiche. Per questo lavoro sono state utilizzate le sezioni su relazioni tra imprese, competitività e mercato, internazionalizzazione. 1 Testo tratto dal sito web 153

2 Il lavoro è organizzato come segue. Il primo paragrafo presenta alcune evidenze aggregate per l Umbria, nel confronto con le altre regioni del Centro e con le altre ripartizioni geografiche, mentre il secondo paragrafo approfondisce anche la dimensione settoriale. Il terzo paragrafo offre alcune considerazioni conclusive. Relazioni tra imprese, mercati e delocalizzazione: un analisi per ripartizioni geografiche Secondo il 9 Censimento generale dell industria e dei servizi, l Umbria conta l 1,7% delle imprese con 3 addetti e più attive in Italia al 31 dicembre 2011, pari a poco più di unità su oltre 1 milione di imprese nella stessa classe dimensionale attive in Italia (tab. 1). Tab. 1 - Il campione di riferimento Numero imprese attive con 3 e più addetti Valori assoluti % Italia 1,047, Nord-ovest 316, Nord-est 249, Centro 221, Toscana 83, Umbria 18, Marche 34, Lazio 85, Sud 177, Isole 82, La tabella 2 fornisce una prima sintetica rappresentazione delle caratteristiche delle imprese umbre quanto a orientamento verso il mercato, internazionalizzazione attiva e passiva e relazioni tra imprese. Il primo dato che risalta è il marcato orientamento delle imprese umbre verso un mercato relativamente protetto come quello della Pubblica Amministrazione (P.A.). Infatti, il 7,4% delle imprese umbre ha la P.A. tra i primi tre clienti, rispetto ad una media nazionale del 6,8%, e valori attorno al 5% per le regioni dell Italia mediana (Marche e Toscana). Molto più bassa della media nazionale è anche la presenza di imprese in cui il principale socio è di nazionalità straniera e la percentuale di imprese umbre che hanno delocalizzato la produzione la produzione all estero. Il dato sull incidenza delle imprese il cui socio principale è di nazionalità estera può essere influenzato sia dalla presenza di filiali di imprese multinazionali straniere, che dalla presenza di imprenditori immigrati. Tuttavia, il secondo aspetto ha probabilmente un ruolo più importante, specie se si misura tale incidenza in termini di numero delle imprese, invece che in termini di quota di addetti 2. Quindi, la tabella 2 rivela una bassa propensione di imprenditori stranieri ad avviare attività industriali o dei servizi in Umbria (pari all 1,9% delle imprese attive), rispetto sia alla media nazionale, che al Centro, dove però si rileva la forte incidenza degli imprenditori stranieri in Toscana, ed in particolare l imprenditorialità cinese a Prato. La quota di imprenditori stranieri in 2 Purtroppo il dato sul numero degli addetti non è disponibile con questo livello di dettaglio. 154

3 Umbria è però in linea con quella delle Marche. Per quanto riguarda invece la propensione a delocalizzare la produzione all estero, l Umbria presenta un profilo davvero peculiare, con valori più bassi della media nazionale (1,9% contro 2,3%) e superiori solo a quelli registrati nelle regioni del Sud e delle Isole. Il confronto con Marche e Toscana è in questo caso impietoso: la propensione alla delocalizzazione internazionale delle imprese umbre è del 30% più bassa che in Toscana e del 45% più bassa che nelle Marche. Questa bassa propensione all internazionalizzazione della produzione può avere molte radici, che vanno da una particolare specializzazione in settori in cui è meno conveniente delocalizzare la produzione, ad una organizzazione della produzione organizzata attorno un fitto reticolo di relazioni locali, ad una maggiore difficoltà delle imprese umbre a superare gli ostacoli e i costi della delocalizzazione internazionale. Nel corso del lavoro forniremo alcune evidenze che possono contribuire a spiegare quali fattori giochino un ruolo preminente nella bassa propensione alla delocalizzazione delle imprese umbre. In particolare, mostreremo che tale caratteristica è comune a gran parte dei settori (manifatturieri e dei servizi), con poche eccezioni. Inoltre, l ipotesi che si basa sull idea che le imprese umbre non necessitino di delocalizzare perché si avvalgono di un efficiente sistema di sub-fornitura locale verrà messo in discussione presentando evidenza di una marcata dipendenza delle imprese umbre dalla committenza di imprese (soprattutto italiane). L ipotesi più in linea con l evidenza empirica sembra essere quella di una maggiore difficoltà delle imprese umbre a superare i costi dell internazionalizzazione produttiva. Questa ipotesi trova supporto anche nel dato sulla percentuale di imprese che hanno ottenuto assistenza per la delocalizzazione (in rapporto al numero di imprese che hanno delocalizzato la produzione), che vede l Umbria raggiungere un valore pari 3 volte e mezzo alla media nazionale (27,1% contro 7,8%) e più alto del valore raggiunto in qualsiasi altra ripartizione 3. Questo dato può rivelare, da un lato, una straordinaria efficacia delle politiche di supporto all internazionalizzazione, ma dall altro segnala anche una debolezza strutturale delle imprese umbre che necessitano dell assistenza di soggetti (che, come vedremo più avanti, sono soprattutto pubblici). La scarsa internazionalizzazione delle imprese umbre non si rivela solo nella bassa propensione a delocalizzare la produzione, che è indubbiamente una strategia particolarmente onerosa e complessa dal punto di vista organizzativo, ma anche nella più tradizionale internazionalizzazione commerciale. Rimandiamo a Brancati (2014) per un maggiore approfondimento di questi aspetti, ma vale la pena rilevare come i dati del censimento confermano la scarsa propensione delle imprese umbre a servire i mercati esteri. In particolare tabella 3 mostra che solo il 10,7% serve mercati al di fuori dell EU-27, rispetto al 14,1% della media nazionale, il 19,9% della Toscana e il 15,6% delle Marche. Piuttosto circoscritto al mercato nazionale è anche l ambito geografico nel quale si collocano i principali concorrenti delle imprese umbre. La tabella 4 evidenzia, infatti, come per il 98,4% delle imprese umbre i concorrenti siano essenzialmente nazionali, contro una media italiane del 97,7% (e il 97,4% della Toscana e il 98,1% delle Marche). 3 Va segnalato questo dato è in linea con l evidenza di Brancati (2014) che mostra (figura 16) come l incidenza di incentivi e servizi pubblici tra i motivi che hanno spinto le imprese ad internazionalizzarsi è molto alta in Umbria (22.7%) rispetto alla media italiana (3.5%). 155

4 Tab. 2 - Mercati, internazionalizzazione e relazioni tra imprese Che hanno la P.A. tra i primi tre clienti Numero di imprese attive con 3 e più addetti * Il cui socio principale è di nazionalità straniera Con delocalizzazione ** Con delocalizzazione e assistenza per delocalizzazione Con almeno una relazione Italia Nord-ovest Nord-est Centro Toscana Umbria Marche Lazio Sud Isole * La tabella riporta la percentuale di imprese attive con più di tre addetti per ogni tipologia, rispetto al numero totale di imprese attive con 3 e più addetti. ** Valori in percentuale delle imprese attive con più di tre addetti con delocalizzazione. Fonte: elaborazioni dell autore su dati tratti da censimentoindustriaeservizi.istat.it/ Tab. 3 - Mercato geografico di riferimento e internazionalizzazione commerciale, percentuali per ripartizione geografica/regione Mercato geografico di Nella stessa In altra Paesi EU27 Extra riferimento regione regione eccetto Italia EU-27 Mondo Italia Nord-ovest Nord-est Centro Toscana Umbria Marche Lazio Sud Isole Solo per lo 0,5% delle imprese umbre i concorrenti sono nell EU-27 (e non in Italia) e per l 2,4% sono in Paesi BRIC. Per confronto, si noti che il peso di concorrenti da queste aree è il doppio per le imprese Toscane e circa il 50% più alto nelle Marche. Per quanto riguarda la delocalizzazione, la tabella 5 fornisce qualche dettaglio in più sulle modalità e sulla tipologia di assistenza ricevuta. E piuttosto interessante notare che, a fronte di una percentuale relativamente bassa di imprese umbre che hanno delocalizzato la produzione all estero (l 1,4% delle imprese attive con 3 addetti o più, pari a circa 350 imprese) il 38,9% di queste ha optato per investimenti diretti esteri, e solo il 62% ha scelto accordi e contratti. Questa distribuzione pare in totale controtendenza rispetto al dato nazionale e ancora di più rispetto alle altre regioni del Centro, dove la percentuale di imprese che scelto di effettuare investimenti diretti all estero è tra il 10 e il 15%. 156

5 Tab. 4 - Localizzazione dei concorrenti, percentuali per ripartizione geografica/regione Italia Paesi EU27 Paesi europei Mondo tranne BRIC eccetto Italia non Ue Europa e BRIC Mondo Italia Nord-ovest Nord-est Centro Toscana Umbria Marche Lazio Sud Isole Questo dato potrebbe essere consistente con una notevole eterogeneità delle imprese umbre, come peraltro già sottolineato da Aristei, Bracalente, Castellani e Mantovani (2010). Infatti, gli investimenti diretti all estero sono una modalità di internazionalizzazione indubbiamente più onerosa rispetto alle modalità contrattuali, che comporta costi affondati maggiori, e quindi può essere intrapresa da imprese che raggiungano livelli di produttività sufficientemente alti da compensare questi maggiori costi (Helpman, Melitz e Yeaple, 2004; Antras e Helpman, 2004, Castellani e Zanfei, 2010, Federico, 2012). La maggiore presenza relativa di imprese umbre che hanno optato per investimenti diretti può segnalare che, sebbene siano relativamente poche le imprese umbre che sono abbastanza produttive da riuscire a coprire i costi della delocalizzazione, tra queste vi è un gruppo di imprese davvero eccellenti che riesce ad intraprendere la via più onerosa per l internazionalizzazione. Le imprese umbre hanno un profilo piuttosto peculiare anche rispetto all assistenza alla delocalizzazione. Non solo, infatti, come già evidenziato, le imprese umbre mostrano una propensione decisamente alta ad avvalersi di assistenza ma, quando lo fanno, scelgono per la quasi totalità (92 su 95) organizzazioni pubbliche localizzate all estero, mentre nelle altre regioni italiane prevale l orientamento ad ottenere assistenza da soggetti privati localizzati in Italia. Non disponendo di maggiori dettagli, non è possibile formulare ipotesi precise sui motivi di queste differenze. C è da immaginare però che tali differenze siano riconducibili ad un minore ruolo del sistema bancario per l internazionalizzazione delle imprese umbre, compensato da una incidenza decisamente più alta di soggetti pubblici con sedi all estero, come le Camere di Commercio o l Italian Trade Agency (già Istituto per il Commercio Estero). I dati dell ultimo censimento resi disponibili dall ISTAT consentono anche un approfondimento sulle relazioni tra imprese, con particolare riferimento alle relazioni di sub-fornitura e committenza, nazionale e internazionale. La tabella 6 mostra il numero di imprese attive (con 3 addetti e più) che abbiano instaurato una relazione con altre imprese in qualità di committente e/o di subfornitore, nella forma di accordo formale/informale o altro, in rapporto al totale delle imprese che abbiano attivato almeno una relazione. 157

6 Tab. 5 - Modalità di delocalizzazione e assistenza alla delocalizzazione Tipologia di organizzazione di assistenza Localizzazione della organizzazione di assistenza Investimenti diretti esteri Accordi e contratti Numero imprese attive con 3 e più addetti con delocalizzazione Pubblica Privata Italia Paesi esteri Numero imprese attive con 3 e più addetti con delocalizzazione e assistenza Italia Nord-ovest Nord-est Centro Toscana Umbria Marche Lazio Sud Isole Fonte: elaborazioni dell autore su dati tratti da censimentoindustriaeservizi.istat.it/ Sebbene la propensione delle imprese umbre a stabilire relazioni con altre imprese non sia molto diversa da quella riscontrabile in altre regioni italiane (come evidenziato dall ultima colonna della tabella 4 le imprese umbre si caratterizzano per una peculiare prevalenza delle relazioni di subfornitura (13,6% rispetto ad una media nazionale vicina al 10%), mentre meno frequenti sono i casi in cui le imprese umbre sono committenti (24,8% rispetto ad una media nazionale di 28% per la sola committenza, e 42,8% rispetto a 46,1% per la committenza e fornitura). In altre parole, l evidenza suggerisce che sia relativamente raro trovare imprese umbre che governano catene del valore, e anche che siano inserite in processi intermedi della catena (che richiedono di essere sia committenti che subfornitori). Tab. 6 - Tipologie di relazioni tra imprese Commessa Subfornitura o subappalto Accordo formale Commessa e subfornitura Accordo informale Altro Numero imprese attive con 3 e più addetti e con almeno una relazione Italia 28.0% 10.5% 16.9% 46.1% 15.6% 20.2% 100 Nord-ovest 26.0% 10.3% 14.9% 49.3% 15.0% 18.7% 100 Nord-est 25.1% 10.6% 17.3% 49.6% 16.6% 19.2% 100 Centro 27.7% 11.3% 17.7% 44.1% 16.2% 21.7% 100 Toscana 28.0% 10.3% 16.7% 45.0% 17.7% 21.9% 100 Umbria 24.8% 13.6% 16.3% 42.8% 16.2% 17.7% 100 Marche 28.5% 9.5% 15.8% 47.5% 15.0% 16.6% 100 Lazio 27.7% 12.5% 19.8% 42.0% 15.1% 24.5% 100 Sud 33.6% 9.9% 18.5% 41.3% 14.4% 21.2% 100 Isole 34.9% 10.7% 18.7% 37.5% 16.5% 22.6%

7 L analisi della localizzazione delle controparti nelle relazioni tra imprese (tab. 7) consente di qualificare ancora meglio il profilo di internazionalizzazione delle imprese umbre. Infatti, come anche mostrato nel contributo di Brancati (2014) le imprese umbre fanno più frequentemente parte di catene del valore nazionali, piuttosto che di catene globali del valore. Infatti, per le imprese umbre che operano come sub-fornitori, i committenti sono per l 89,7% solo italiani, rispetto ad una media nazionale del 83,8% e valori per Toscana e Marche ancora più vicini all 80%. Simmetricamente, la quota di sub-fornitori umbri che serve solo committenti esteri è la metà del corrispondente valore in Toscana e Marche (2,1% rispetto a 4,4% e 4,1%) 4. Tab. 7 - Localizzazione delle controparti nelle relazioni tra imprese Localizzazione dei committenti Localizzazione dei subfornitori Localizzazione delle controparti negli accordi Solo Italia Solo estero Italia ed estero Totale Solo Italia Solo estero Italia ed estero Totale Solo Italia Solo estero Italia ed estero Totale Italia Nord-ovest Nord-est Centro Toscana Umbria Marche Lazio Sud Isole Relazioni tra imprese, mercati e delocalizzazione: le specificità settoriali Finora abbiamo utilizzato i dati del 9 censimento industria-servizi per fornire una rappresentazione delle caratteristiche delle imprese umbre quanto a orientamento verso il mercato, internazionalizzazione attiva e passiva e relazioni tra imprese, evidenziando le differenze con la media italiana e con altre ripartizioni geografiche e con Marche e Toscana, le due regioni confinanti che rappresentano un buon benchmark competitivo per l Umbria. Tuttavia, le differenze nell aggregato di industria e servizi possono nascondere anche importanti specificità settoriali. In questo paragrafo ci concentriamo proprio sulle differenze settoriali 5. Per maggiore chiarezza espositiva ci limitiamo al confronto tra Umbria e Italia. 4 Similmente, la quota di imprese umbre che serve sia committenti nazionali che esteri si attesta all 8,3% rispetto al 15,1% in Toscana e 14,5% nelle Marche. 5 Utilizzeremo il dettaglio delle sezioni Ateco, e per le attività manifatturiere scenderemo fino al livello delle divisioni. 159

8 La tabella 8 mostra innanzi tutto che la distribuzione per settori delle imprese attive con almeno 3 addetti in Umbria non differisce molto da quella nazionale: nell industria sono concentrate circa il 20% delle imprese, nelle costruzioni opera circa il 15% (leggermente più alto del dato nazionale), nel commercio il 25%, e il restante 40% opera nei servizi. Tab. 8 - Delocalizzazione per settori industriali e dei servizi, Umbria e Italia Tipo dato Numero imprese attive con 3 e più addetti * % di imprese attive con 3 e più addetti che hanno delocalizzato la produzione all estero ** Territorio Italia Umbria Italia Umbria Ateco 2007 totale totale industria escluse costruzioni (b-e) attività manifatturiere industrie alimentari industria delle bevande industria del tabacco industrie tessili confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia fabbricazione di articoli in pelle e simili industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio fabbricazione di carta e di prodotti di carta stampa e riproduzione di supporti registrati fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi metallurgia fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi fabbricazione di altri mezzi di trasporto fabbricazione di mobili altre industrie manifatturiere riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature costruzioni commercio all ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94) * Valori in percentuale del numero delle imprese totali (prima riga). ** Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria). 160

9 Qualche differenza in più emerge all interno dell industria manifatturiera, con l Umbria che si caratterizza per una maggiore importanza delle industrie alimentari, dell abbigliamento, del legno e della lavorazione dei minerali non-metalliferi. Per quanto riguarda la delocalizzazione della produzione all estero, ricordiamo che l Umbria registra una propensione di quasi mezzo punto percentuale inferiore all Italia (1,9% rispetto al 2.3%). Questa minore propensione alla delocalizzazione è diffusa in gran parte dei settori dell economia umbra. Le eccezioni sono rappresentate dall industria del legno e dei prodotti in metallo, e da altri settori, con un peso (in termini di numeri di imprese) meno significativo nell economia umbra, come quelli della stampa e supporti registrati, degli articoli in gomma e materie plastiche, della metallurgia e dei mobili. Per quanto riguarda invece i mercati geografici di riferimento, la tabella 9 mostra come la minore propensione dell Umbria a servire mercati fuori dall UE-27 sia comune a tutti i settori dell industria e dei servizi, con le eccezioni di due settori che rappresentano complessivamente solo lo 0,3% del numero delle imprese attive, come la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi e gli altri mezzi di trasporto. La bassa propensione delle imprese umbre ad essere al vertice della catena del valore, ovvero nella posizione di committenti, è diffuso in molti settori (tab. 10), ma è particolarmente accentuato in alcuni settori piuttosto importanti per l economia umbra, come le industrie tessili, la confezione di articoli di abbigliamento (dove solo il 16% e il 12,2% delle imprese umbre opera come committente). Tuttavia, mentre nel primo caso il settore si caratterizza per una percentuale di imprese solo sub-fornitrici decisamente più alto della media nazionale (15,4% rispetto a 10,9%), nel caso dell industria dell abbigliamento sono relativamente più numerose le imprese che si collocano negli stadi intermedi della filiera, e operano sia come committenti che come sub-fornitori. Molto particolare il caso dell industria delle costruzioni, in cui praticamente nessuna impresa umbra opera solo come committente, rivelando una propensione più alta della media nazionale (22,3% contro il 15,5%) ad operare come sub-fornitori. Esistono però settori nei quali le imprese umbre mostrano una propensione relativamente più alta della media nazionale a governare la catena del valore. Ad esempio, l industria del legno, quella dei mobili, della fabbricazione di articoli in gomma e plastica, della lavorazione dei minerali non metalliferi, dell elettronica, dei macchinari. Il grado di internazionalizzazione della catena del valore delle imprese umbre è più basso della media nazionale praticamente in tutti i settori, con pochissime eccezione. Infatti, sia per quanto riguarda la localizzazione dei fornitori (tab. 11) che dei committenti (tab. 12) le imprese umbre mostrano una generalizzata minore propensione ad avere controparti estere. Vale solo la pena segnalare la notevole propensione ad avere committenti esteri per l industria umbra degli altri mezzi di trasporto e dei mobili, che però rappresentano appena l 1% del numero di imprese con 3 o più addetti attive in Umbria. Sul fronte della subfornitura, solo l industria delle bevande e della metallurgia (nei quali operano complessivamente lo 0,4% delle imprese umbre) rivelano una propensione significativamente più alta della media nazionale nel cercare sub-fornitori all estero. 161

10 Tab. 9 - Mercato geografico di riferimento per settori industriali e dei servizi, Umbria e Italia * Mercato geografico di riferimento Nella stessa In altra regione Paesi EU27 Extra Mondo regione eccetto Italia EU-27 Territorio Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Ateco 2007 totale totale industria escluse costruzioni (be) attività manifatturiere industrie alimentari industria delle bevande industria del tabacco industrie tessili confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia fabbrica di articoli in pelle e simili industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio fabbricazione di carta e di prodotti di carta stampa e riproduzione di supporti registrati fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi metallurgia fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi fabbricazione di altri mezzi di trasporto fabbricazione di mobili altre industrie manifatturiere riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature costruzioni commercio all ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94) * Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria). 162

11 Tab Relazioni di subfornitura e committenza per settori industriali e dei servizi, Umbria e Italia * Tipo di relazione intrattenuta Commessa Subfornitura o subappalto Commessa e subfornitura Territorio Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Ateco 2007 totale totale industria escluse costruzioni (b-e) attività manifatturiere industrie alimentari industria delle bevande industria del tabacco industrie tessili confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia fabbricazione di articoli in pelle e simili industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio fabbricazione di carta e di prodotti di carta stampa e riproduzione di supporti registrati fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi metallurgia fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi fabbricazione di altri mezzi di trasporto fabbricazione di mobili altre industrie manifatturiere riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature costruzioni commercio all ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94) * Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) con almeno una relazione nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria) 163

12 Tab Localizzazione dei sub-fornitori per settori industriali e dei servizi, Umbria e Italia * Localizzazione dei subfornitori Solo Italia Solo estero Italia ed estero Tutte le voci Territorio Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Ateco 2007 totale totale industria escluse costruzioni (b-e) attività manifatturiere industrie alimentari industria delle bevande industria del tabacco industrie tessili confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia fabbricazione di articoli in pelle e simili industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio fabbricazione di carta e di prodotti di carta stampa e riproduzione di supporti registrati fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi metallurgia fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche fabbricaz. di macchinari ed apparecchiature nca fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi fabbricazione di altri mezzi di trasporto fabbricazione di mobili altre industrie manifatturiere riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature costruzioni commercio all ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94) * Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) con almeno una relazione di commit-tenza nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria) 164

13 Tab Localizzazione dei committenti per settori industriali e dei servizi, Umbria e Italia * Localizzazione dei committenti Solo Italia Solo estero Italia ed estero Tutte le voci Territorio Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Italia Umbria Ateco 2007 totale totale industria escluse costruzioni (b-e) attività manifatturiere industrie alimentari industria delle bevande industria del tabacco industrie tessili confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia fabbricazione di articoli in pelle e simili industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio fabbricazione di carta e di prodotti di carta stampa e riproduzione di supporti registrati fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi metallurgia fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi fabbricazione di altri mezzi di trasporto fabbricazione di mobili altre industrie manifatturiere riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature costruzioni commercio all ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94) * Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) con almeno una relazione di sub-fornitura nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria) 165

14 Note conclusive Questo studio prende le mosse da un precedente lavoro, già incluso nel Rapporto Economico Sociale 2012, che evidenziava come le imprese umbre svolgono un ruolo relativamente passivo all interno delle catene del valore (Castellani e Pompei, 2013), sia per la bassa l incidenza di imprese umbre che sono alla testa del gruppo che per la frequenza con cui svolgono produzione su commessa verso altre imprese del gruppo, e sono poco internazionalizzate. Queste evidenze provenivano da un indagine su un grande campione di imprese Europee, che includeva però solo poche decine di imprese umbre. La pubblicazione dei risultati del 9 Censimento generale dell industria e dei servizi offre la possibilità di rivedere questo quadro sull universo delle imprese. Il presente lavoro si pone quindi l obiettivo di fornire un quadro aggiornato delle caratteristiche delle imprese umbre in tema di relazioni tra imprese, accesso ai mercati internazionali e delocalizzazione della produzione all estero. Da questo punto di vista il lavoro è complementare al pezzo di Brancati (2014) su questo volume, che si concentra sulla relazione tra innovazione e internazionalizzazione, e analizza il ruolo delle catene del valore. L analisi ci restituisce un quadro di elementi in parte già noti, anche se non sempre adeguatamente quantificati, ma anche alcune informazioni non scontate. Il primo dato, sostanzialmente noto, che viene confermato dai dati del censimento, è l orientamento delle imprese umbre verso il mercato locale e nazionale, e quello relativamente protetto della Pubblica Amministrazione (P.A.). Per converso, è bassa la propensione a servire mercati internazionali, specie quelli al di fuori dell EU-27, che vengono raggiunti solo dal 10,7% delle imprese umbre, percentuale pari al 40-50% in meno rispetto a quanto registrato in Toscana e nelle Marche. Piuttosto circoscritto al mercato nazionale è anche l ambito geografico nel quale si collocano i principali concorrenti delle imprese umbre. Un secondo risultato, solo in parte noto e quantificato, riguarda invece la propensione a delocalizzare la produzione all estero, che in Umbria registra valori del 20% più bassi della media nazionale e superiori solo a quelli registrati nelle regioni del Sud e delle Isole. Il confronto con Marche e Toscana è in questo caso impietoso: la propensione alla delocalizzazione internazionale delle imprese umbre è del 30% più bassa che in Toscana e del 45% più bassa che nelle Marche. Questa bassa propensione all internazionalizzazione della produzione è diffusa in gran parte dei settori dell economia umbra. Le eccezioni sono rappresentate dall industria del legno e dei prodotti in metallo, e da altri settori, con un peso (in termini di numeri di imprese) meno significativo nell economia umbra, come quelli della stampa e supporti registrati, degli articoli in gomma e materie plastiche, della metallurgia e dei mobili. L ipotesi più in linea con l evidenza empirica sembra essere quella di una maggiore difficoltà delle imprese umbre a superare i costi dell internazionalizzazione produttiva. Questa ipotesi trova supporto anche nel dato sulla percentuale di imprese che hanno ottenuto assistenza per la delocalizzazione (in rapporto al numero di imprese che hanno delocalizzato la produzione), che vede l Umbria raggiungere un valore pari 3 volte e mezzo alla media nazionale e più alto del valore raggiunto in qualsiasi altra ripartizione. Questo dato se da un lato può rivelare una straordinaria efficacia delle politiche di supporto all internazionalizzazione, dall altro segnala anche una debolezza strutturale delle imprese umbre che hanno avuto bisogno dell assistenza di soggetti privati e (soprattutto) 166

15 pubblici. Questa interpretazione è in linea con le evidenze riportate nel RES 2012 da Castellani e Pompei (2013) e Aristei, Bracalente, Castellani e Mantovani (2010) che rivelavano una minore produttività del lavoro, redditività, qualità del capitale umano (misurata sia dal rapporto tra quadri e impiegati sul totale degli occupati che dal costo del lavoro) rispetto alla media italiana (e alle altre regioni del Centro). A fronte di una percentuale molto bassa di imprese umbre che hanno delocalizzato la produzione all estero, è in decisa controtendenza l elevata propensione ad avvalersi di investimenti diretti esteri, rispetto ad accordi e contratti. Questo dato potrebbe essere consistente con una notevole eterogeneità delle imprese umbre, come peraltro già sottolineato da Aristei et al. (2010). Infatti, gli investimenti diretti all estero sono una modalità di internazionalizzazione indubbiamente più onerosa rispetto alle modalità contrattuali, che comporta costi affondati maggiori, e quindi può essere intrapresa da imprese che raggiungano livelli di produttività sufficientemente alti da compensare questi maggiori costi. La maggiore presenza relativa di imprese umbre che hanno optato per investimenti diretti può segnalare che, sebbene siano relativamente poche le imprese umbre che sono abbastanza produttive da riuscire a coprire i costi della delocalizzazione, tra queste vi è un gruppo di imprese davvero eccellenti che riesce ad intraprendere la via più onerosa per l internazionalizzazione. Un terzo insieme di risultati riguarda le relazioni tra imprese, con particolare riferimento alle relazioni di sub-fornitura e committenza, nazionale e internazionale, che per certi versi definiscono la posizione delle imprese nella catena globale del valore. I dati del censimento rivelano che le imprese umbre si caratterizzano per una peculiare prevalenza delle relazioni di subfornitura, mentre meno frequenti sono i casi in cui le imprese umbre sono committenti. In altre parole, l evidenza suggerisce che sia relativamente raro trovare imprese umbre che governano catene del valore, e anche che siano inserite in processi intermedi della catena (che richiedono di essere sia committenti che subfornitori). L analisi settoriale mette in luce che tale caratteristica è particolarmente accentuata in alcuni settori piuttosto importanti per l economia umbra, come le costruzioni, le industrie tessili e la confezione di articoli di abbigliamento. D altro canto però esistono settori nei quali le imprese umbre mostrano una propensione relativamente più alta della media nazionale a governare la catena del valore. Ad esempio, l industria del legno, quella dei mobili, della fabbricazione di articoli in gomma e plastica, della lavorazione dei minerali non metalliferi, dell elettronica, dei macchinari. Infine, come anche mostrato nel contributo di Brancati (2014) le imprese umbre fanno più frequentemente parte di catene del valore nazionali, piuttosto che di catene globali del valore. Infatti, per le imprese umbre che operano come sub-fornitori, i committenti sono più frequentemente italiani, e la quota di sub-fornitori umbri che serve solo committenti esteri è la metà del corrispondente valore in Toscana e Marche. Questa caratteristica è comune a gran parte delle imprese dell industria e dei servizi attive in Umbria, con l eccezione delle industrie degli altri mezzi di trasporto e dei mobili, che si segnalano per una notevole propensione ad avere committenti stranieri. La bassa propensione a servire committenti stranieri può segnalare che i sub-fornitori umbri si collocano su stadi della catena del valore facilmente sostituibili, e probabilmente non sono attrattivi per committenti stranieri. Evidentemente, questo configura un elemento di grande vulnerabilità. Infatti, la letteratura internazionale sulle Catene Globali del 167

16 Valore ha recentemente rilevato, anche con studi empirici sull Italia, come anche se in media i sub-fornitori siano meno produttivi delle imprese finali (Razzolini e Vannoni, 2011), all interno di questo gruppo si ritrovano imprese molto diverse, alcune delle quali, grazie ad investimenti in attività innovative e internazionalizzazione, sono molto simili alle imprese finali in termini di performance (Agostino, Giunta, Nugent, Scalera e Triveri, 2014). Inoltre, i sub-fornitori che hanno avviato processi di innovazione e upgrading relazionale/funzionale hanno sofferto meno di altri nel periodo post-crisi del 2008 (Accetturo, Giunta e Rossi, 2011 e 2012). Pertanto, se le imprese umbre si relegano in posizioni subalterne della catena del valore rischiano di non cogliere molte opportunità che da queste possono derivare e rischiano di perdere la sfida competitiva con subfornitori più efficienti. 168

17 Riferimenti bibliografici Accetturo A., Giunta A. e Rossi S Being in a global value chain: Hell or heaven?, Available at: 15 December 2011 Le imprese italiane tra crisi e nuova globalizzazione. L Industria 1(1), Agostino M., Giunta A., Nugent J. B., Scalera D. e Trivieri F The importance of being a capable supplier: Italian industrial firms in global value chains, International Small Business Journal published online 4 February 2014, doi: / Antras P., Helpman H Global Sourcing, Journal of Political Economy, 112(3), Aristei D., Bracalente B., Castellani D., Mantovani S La produttività e la redditività dell industria manifatturiera, in Bracalente B. (a cura di) Caratteri strutturali e scenari di sviluppo regionale. L Umbria verso il 2020, Franco Angeli Castellani D., Zanfei A Internationalisation, innovation and productivity: how do firms differ in Italy?, The World Economy, 30, 1, Castellani D., Pompei F Le medie imprese del quarto capitalismo, L Umbria tra crisi e nuova globalizzazione (due), Rapporto Economico e Sociale Federico S Headquarter intensity and the choice between outsourcing versus integration at home or abroad, Industrial and Corporate Change, 21(6), Helpman H., Melitz M., Yeaple S Export Versus FDI with Heterogeneous Firms, American Economic Review, 94(1), , March Razzolini T., Vannoni D Export premia and subcontracting discount: Passive strategies and performance in domestic and foreign markets, World Economy, 34(6),

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