LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE
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- Alina Donato
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1 LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE Dr.ssa Paola Ferreli Psicoterapeuta
2 SECONDA GIORNATA prima parte ALLENAMENTO EMOTIVO
3 Premessa Un po di storia Differenza fra umore, sentimento ed emozione L emozione come esperienza psicologica Figure significative Definizione di intelligenza emotiva Analfabetismo emotivo
4 PREMESSA 1 postulato Che ogni soggetto abbia la possibilità di esprimere la forza delle proprie risorse interiori nella dinamicità e complessità dello sviluppo e delle relazioni educative è una ricchezza per ogni contesto sociale che voglia progredire in una logica volta al miglioramento dell umanità intera..
5 Ogni soggetto, nell integrazione del suo divenire, dovrebbe essere messo in grado di crescere in modo sano ed equilibrato per poter esprimere il meglio di sé e realizzarsi come persona autonoma e competente, in grado di porsi in modo consapevole ed equilibrato di fronte alla realtà, di elaborare un proprio progetto di vita e di orientarsi
6 Quindi 2 postulato si intende per sviluppo delle risorse umane lo sviluppo della personalità in tutte le sue dimensioni, della capacità creativa, dell autostima e fiducia in se stessi, delle competenze dei vari linguaggi, della capacità di elaborare un progetto esistenziale.
7 Pensare ad un soggetto come persona significa coglierlo nelle unicità e integrazione di tutte le componenti della sua personalità, come sintesi dinamica e creativa tra mente, corpo ed emozioni, processi cognitivi, reazioni fisiologiche e dimensioni affettivo-relazionali.
8 Un po di storia In passato: emozione vista come qualcosa di negativo, segno di fragilità e turbamento dello stato di equilibrio dell individuo; vs Ipervalorizzazione della dimensione emozionale, separandola dagli altri processi umani e confinandola altrove rispetto ai luoghi di apprendimento.?? Emo??
9 E oggi? La nostra vita è un continuum di emozioni di intensità molto variabili!
10 La nostra vita è un continuum di emozioni di intensità molto variabili! Quindi prima impariamo a conoscerle, riconoscerle, controllarle e gestirle prima consentiamo a noi stessi di disporre di tutte quelle risorse che ci appartengono ma che spesso le emozioni mandano in black-out! È solo conoscendo ed accettando il nostro mondo emozionale che siamo in grado di comprendere e di accettare gli altri!
11 In psicologia l emozione è: o Un processo dinamico che ha un inizio e una fine; o Una reazione multidimensionale ad uno stimolo ambientale di breve durata che provoca cambiamenti a 3 diversi livelli: - Fisiologico (le reazioni all interno del corpo) - Comportamentale (azioni, espressioni facciali, postura) - Psicologico (esperienza personale) o un ponte fra mondo esterno e mondo interno
12 Emozioni primarie Indipendenti dalla cultura, con espressioni facciali trasversali a tutta l umanità Sono meccanismi comunicativi e di sopravvivenza, risposte biologicamente primitive evolute nel tempo per consentire alle specie di sopravvivere
13 e secondarie Le differenze culturali sono rilevanti. In Giappone, per esempio, la sorte viene considerata un emozione.
14 e quindi a cosa servono? Essendo un ponte fra mondo esterno e mondo interno: Segnalano all esterno il nostro stato e le nostre intenzioni con la funzione di comunicazione sociale (tra individui) Regolano l interazione durante gli scambi comunicativi attraverso l espressione delle emozioni Informano noi stessi del nostro stato in rapporto all ambiente e alle altre persone e di quali sono gli eventi a cui prestare attenzione e dedicare energie
15 In sintesi Le emozioni hanno la funzione di una bussola che ci indica se la strada che stiamo percorrendo è giusta o sbagliata rispetto alla direzione che abbiamo dato alla nostra vita!
16 Mettiamo in chiaro le cose!! Umore: tonalità di base dell affettività. Umore di fondo, con tratti di durevolezza e relativa indipendenza dagli stimoli esterni. Sentimento: risonanza affettiva più duratura dell emozione, con cui il soggetto vive i propri stati soggettivi e gli aspetti del mondo esterno. Emozione: reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo e psichico.
17 EMOZIONI PRINCIPALI Rabbia Gioia Tristezza Disgusto Paura Dolore Vergogna
18 Esercitiamoci! Divisi in sette gruppi, definite i 3 diversi livelli del cambiamento provocato in una persona dall emozione che prova: Fisiologico Comportamentale Psicologico
19 Come esperienza psicologica un emozione positiva può caratterizzarsi dal fatto che la persona avverte, in forma più o meno consapevole, una sintonia fra le sollecitazioni che gli provengono dalla situazione e le sue condizioni attuali (energie disponibili, abilità possedute, capacità di adattamento rapido, ecc.);
20 Un emozione negativa, invece, può essere caratterizzata dal fatto che il soggetto avverte, in forma più o meno consapevole, una discrepanza netta fra le richieste che gli provengono dalla situazione e le sue condizioni attuali (energie disponibili, abilità possedute, capacità di adattamento rapido); tale discrepanza può generare disagio fino a paralizzare le stesse possibilità di azione della realtà.
21 Riassumendo, l aspetto psicologico di un emozione negativa è il sentimento di inadeguatezza che si sviluppa fra: Nuova situazione Attuale situazione Proprie possibilità d azione
22 Risulta allora evidente la possibilità di influire positivamente sul comportamento emotivo di un soggetto per metterlo in condizione di: comprendere la situazione, riconoscere le proprie forze, individuare le strategie migliori per risolvere il problema.
23 Avere questa consapevolezza, essere in grado di riconoscere le proprie tonalità emozionali e il loro proporsi in tutti i tipi di relazione che stabiliamo con la realtà, riconoscerne la complessità ma anche la forza significa star bene con noi stessi e con gli altri.
24 Una buona educazione emotiva consiste nel permettere al bambino di diventare progressivamente sempre più consapevole delle proprie emozioni, ascoltandole e riuscendo a nominarle e ad esprimerle, comunicandole ad altri.
25 Le persone alle quali il bambino si sente legato affettivamente sono quelle che : hanno contribuito a sviluppare la sua personalità; gli hanno insegnato delle cose; gli hanno permesso di apprendere certe abilità; lo hanno aiutato a risolvere delle difficoltà; A cui egli ha potuto rivolgersi nelle situazioni in cui ha provato paura, smarrimento, gioia o piacere; hanno contenuto le proprie ansie; lo hanno sostenuto nella risoluzione di un problema;
26 Da ciò la necessità di formare educatori competenti, genitori, insegnanti, operatori sociali, ecc. perché assumano questa consapevolezza e, attraverso un personale percorso di crescita emotiva, avvertano questa esigenza come vera e propria pulsione e promuovano un ambiente accogliente e facilitante.
27 Fondamentale quindi specie nell infanzia: Una relazione affettiva positiva almeno con una persona nella vita; Un esperienza di contatto emozionale attraverso il quale il bambino può maturare un senso di protezione e di sicurezza; Quando ciò non accade lo sviluppo emotivo risulta compromesso, vi è la tendenza a vivere sentimenti di ansia e paura di fronte ad ogni situazione nuova, fino all assunzione di comportamenti di rinuncia e di fuga che possono diventare cronici. I.E.
28 COME CRESCERE UN BAMBINO OTTIMISTA La NOSTRA SPERANZA PIU GRANDE è che la loro qualità della vita sia migliore della nostra, e che abbiano tutti i nostri punti di forza, e il minor numero possibile delle nostre debolezze. Tutto questo possiamo ottenerlo. I genitori possono insegnare ai propri figli la fiducia in se stessi, l iniziativa, l entusiasmo, la cortesia, il giusto orgoglio.(m. Seligman)
29 Definizione di intelligenza emotiva motivare se stessi, E la capacità di: insistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, modulare i propri stati d animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, essere empatici, sperare. (Goleman, 1995)
30 Analfabetismo emotivo La mancanza di consapevolezza e quindi di controllo e di gestione delle proprie emozioni e dei comportamenti ad esse connessi; La mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali ci si sente in un certo modo; L incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui-non riconosciute e non rispettate- e con i comportamenti che da esse scaturiscono.
31 Esso è diffuso nei bambini nei ragazzi nei giovani che studiano a prescindere dal loro quoziente di intelligenza, nei giovani che lavorano negli adulti, anche a prescindere dalla professione esercitata e dal livello culturale raggiunto. words vtoue
32 Formazione degli adulti Modellare: per la PNL significa imitare qualcuno (in questo caso l adulto) mentre fa qualcosa, per imparare a farla come lui. Gli adulti sono sempre modelli da imitare, loro malgrado, per il bambino perché sanno fare tante cose che lui ancora non sa fare! Se l adulto non sa riconoscere le proprie emozioni, se non sa accettarle e gestirle, se non ha sviluppato la propria intelligenza emotiva, non è in grado di allenare emotivamente né i propri figli, né i propri alunni, né alcun bambino, a qualunque titolo gli sia stato affidato.
33 L adulto spesso dimentica che il bambino : sta sperimentando per le prime volte quello che si muove emotivamente dentro di lui in quel momento; Non sa dare un nome a quello che prova e questo gli crea disagio; Non sa come si gestisce, come si controlla, come si supera tutto ciò che il suo corpo sta vivendo e che sta facendo vibrare il suo cuore; Si trova smarrito, ansioso, preoccupato di fronte a ciò che sente dentro di lui, anche quando sono emozioni piacevoli, se sono nuove o forti.
34 Nel bambino si trovano mescolati, con-fusi: L emozione che prova I suoi comportamenti Le sue intenzioni I suoi bisogni E quando l adulto lo rimprovera in toto, il bambino si sente rimproverato non solo per il comportamento scorretto ma anche per tutte le altre cose, nella sua globalità.
35 Esempio: Bambina in prima elementare, piange. La maestra le chiede come sta. La bambina dice di avere un forte mal di pancia. La camomilla non fa effetto. La maestra chiama i genitori che portano la bambina a casa. Già in macchina, il mal di pancia sparisce. I genitori rimproverano la bambina «hai detto una bugia solo perché non volevi stare a scuola, sei proprio pigra e piagnucolona». La bambina si sente confusa: lei non pensava di essere pigra, perché a scuola si impegna e a casa è obbediente, ma se mamma le ha detto così dev essere vero; il mal di pancia l aveva davvero, ed è altrettanto vero che poi è sparito mamma ha ragione: era una cosa da niente e io ne ho fatto un dramma, costringendola a uscire prima da lavoro e facendola arrabbiare.
36 Ecco la verità Comportamento: ha raccontato una bugia Emozione che prova: vergogna, tristezza, paura Bisogno: esprimere la tristezza per la morte della nonna avvenuta poco tempo prima, rassicurazione e coccole Intenzione: nascondere la vera ragione del pianto, perché non aveva il «permesso» di dire la verità per non procurare un dispiacere alla mamma.
37 L'uomo ha bisogno di difficoltà: sono necessarie alla sua salute. Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi delle paure degli altri. La scarpa che va bene a una persona sta stretta a un'altra. Non c'è una scelta di vita che vada bene a tutti. Se c'è un qualche cosa che vogliamo cambiare nel bambino, prima dovremmo esaminarlo bene e vedere se non è un qualche cosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi. Carl Gustav Jung
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