Il problema della migliore approssimazione. Teorema 3.2 Il problema 3.1 ammette sempre almeno una soluzione.

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1 3. Spazi di Hilbert Wir müssen wissen. Wir werden wissen. Noi abbiamo il dovere di conoscere. Alla fine conosceremo.) David Hilbert ) Il problema della migliore approssimazione Problema 3.1 Migliore approssimazione) Sia V uno spazio funzionale, munito di una norma e siano e 1,..., e N assegnati elementi di V. Dato u V ci chiediamo se è possibile trovare coefficienti complessi u 1,..., u N in modo da rendere minimo l errore di approssimazione u u k e k = du, u k e k ). k=1 Teorema 3.2 Il problema 3.1 ammette sempre almeno una soluzione. Purtroppo il teorema precedente non indica alcun preocedimento costruttivo per determinare i coefficienti u 1,..., u N, e in generale il problema può essere molto complicato. C è però un caso in cui è possibile risolvere esplicitamente il problema: quello in cui la norma può essere espressa per mezzo di un prodotto scalare. 3-1 k=1

2 3. SPAZI DI HILBERT 3-2 Abbiamo già ricordato nella lezione precedente la definizione di prodotto scalare: ora richiamiamo alcune formule che ci saranno utili; prima però introduciamo la nozione fondamentale di ortogonalità. Definizione 3.3 Vettori e sistemi ortogonali) Diciamo che due vettori u, v V sono ortogonali se u, v) = 0. Analogamente, un insieme finito o infinito) di vettori {e n } N forma un sistema ortogonale se e n, e n ) > 0; n m e n, e m ) = ) {e n } N si dice inoltre ortonormale se oltre alla 3.1) ogni elemento e n è un versore, cioè e n = e n, e n ) = 1. Nota Se un vettore u è ortogonale a ciascun elemento di un insieme {e n} N, allora è ortogonale anche a tutte le combinazioni lineari N vnen. Lemma 3.4 Distanza tra due vettori) Per ogni u, v V la distanza du, v) si può esprimere per mezzo del prodotto scalare attraverso la formula du, v) 2 = u v 2 = u 2 + v 2 2 Reu, v). In particolare, se u è ortogonale a v si ha la formula di Pitagora ) du, v) 2 = u v 2 = u 2 + v 2. Consideriamo ora la situazione un po più generale della combinazione lineare di N vettori. Lemma 3.5 Per ogni scelta di N vettori v 1, v 2,..., v N in V si ha v 1 + v v N 2 = v n 2 = m, v m, v n ). 3.2) Se poi il sistema {v n } N è ortogonale allora la precedente espressione si semplifica v 1 + v v N 2 = v v v N 2 = v n ) L idea geometrica che permette di risolvere il problema di migliore approssimazione 3.1 è molto semplice: supponiamo di conoscere già la soluzione, data dai coefficienti û 1,..., û N, e formiamo il vettore errore δ := u û n e n ; 3.4) si può intuire che δ sia ortogonale a tutti i vettori generati dagli e n. Noi mostreremo che se i vettori {e n } N sono linearmente indipendenti, questa condizione di ortogonalità è sufficiente per determinare û 1,..., û N e che effettivamente questi coefficienti risolvono il problema 3.1. Richiami Vettori linearmente indipendenti. Un insieme di vettori {e n} N si dice linearmente indipendente se ogni relazione di dipendenza lineare a coefficienti complessi v ne n = 0

3 3. SPAZI DI HILBERT 3-3 è possibile solo se i coefficienti v n sono identicamente nulli. seminorma, è utile talvolta richiedere la proprietà più forte Quando si lavora con una v ne n = 0 vn = 0, n = 1,..., N. 3.5) In particolare, si osservi che in questo caso nessun elemento e n può essere trascurabile, cioè e n > 0. È facile dedurre dalla 3.3) che un sistema ortogonale secondo la definizione 3.3 è sempre linearmente indipendente secondo la 3.5). Proposizione 3.6 Se {e n } N è un insieme finito linearmente indipendente secondo la 3.5), per ogni vettore u V esiste un unica scelta dei coefficienti û 1,..., û N in modo che il vettore δ definito da 3.4) risulti ortogonale a ciascun e m : δ, e m ) = u û n e n, e m ) = 0 m = 1, 2,..., N. 3.6) I coefficienti û 1,..., û N possono essere calcolati risolvendo un sistema lineare, come indicato nel punto seguente. Approfondimento Il sistema lineare. Per scrivere il sistema lineare che permette di calcolare i coefficienti û 1,..., û N, basta sviluppare la condizione 3.6): e quindi u ) ) û ne n, e m = u, e m û n e n, e m ) = 0 e n, e m)û n = u, e m), m = 1, 2,..., N. 3.7) Essendo e n, e m), u, e m) dati conosciuti, abbiamo quindi N equazioni lineari nelle incognite complesse) û 1,..., û N. Introduciamo la matrice hermitiana N N a coefficienti complessi E := {e m,n} N m,, e m,n := e n, e m), e n,m = e m,n e i vettori colonna complessi in C N û := {û 1, û 2,..., û N }, u := {u, e 1 ),..., u, e N )}. Allora la soluzione û risolve il sistema in forma matriciale E û = u. 3.8) Osserviamo che nel caso reale, la matrice E è simmetrica, i vettori û, u sono reali. Naturalmente rimane da dimostrare che il sistema 3.8) è effettivamente risolubile, cioè che la matrice E è invertibile. Noi mostriamo una proprietà più interessante: la matrice E è definita positiva. Ciò significa che per ogni vettore colonna non nullo v C N si ha v T E v > ) Naturalmente 3.9) implica l invertibilità di E, in quanto da 3.9) segue che v 0 E v 0. A sua volta la 3.9) è una conseguenza della seguente identità se v T := v 1, v 2,..., v N ), v T E v = v 1 e 1 + v 2 e v N e N ) e della 3.5). La 3.10) si ottiene applicando 3.2): v 1 e 1 + v 2 e v N e N 2 = m, v me m, v ne n) = m, v mv ne m, e n) = N ) v mv ne m, e n) = v n e m,nv n = vt E v. m, m=1

4 3. SPAZI DI HILBERT 3-4 Proposizione 3.7 Sia u V e {e n } N un insieme finito linearmente indipendente secondo la 3.5); i coefficienti û 1,..., û N calcolati secondo la precedente proposizione risolvono il Problema 3.1; infatti per ogni altra scelta di coefficienti u 1, u 2,..., u N si ha u u n e n 2 = u û n e n 2 + u n û n )e n 2 u û n e n 2 = δ ) Decomponiamo il primo termine di 3.11): u u ne n 2 = u û ne n) + u n û n)e n 2 = δ + u n û n)e n 2. Poiché δ è ortogonale a ciascun e n, esso è ortogonale anche alla combinazione linerare N un ûn)en. Applicando la formula di Pitagora si conclude. Riassumiamo il risultato fondamentale che abbiamo ottenuto nel seguente Teorema: Teorema 3.8 Sia V uno spazio dotato di prodotto scalare e {e n } N un insieme finito linearmente indipendente secondo la 3.5). Allora per ogni u V il Problema di migliore approssimazione 3.1 ammette una sola soluzione û 1,..., û N che è individuata dalla condizione δ := u û n e n è ortogonale a tutti i vettori generati dal sistema {e n } N, 3.12) e può essere calcolata risolvendo il sistema lineare 3.7). Vale poi la relazione d u, ) 2 u N 2 u 2 N 2 û n e n = û n e n = û n e n. 3.13) L unica proprietà che ci resta da dimostrare è la 3.13). Basta decomporre u nella somma u = u û ne n + û ne n = δ + û ne n e applicare cancora una volta la formula di Pitagora, ricordando che δ è ortogonale a N ûnen.

5 3. SPAZI DI HILBERT 3-5 Corollario 3.9 Quando il sistema {e n } N è ortogonale, la soluzione û 1,..., û N del problema di migliore approssimazione assume la forma e la relazione 3.13) diventa d u, û n = u, e n) e n ) ) 2 u N 2 û n e n = û n e n = u 2 û n 2 e n ) Se infine il sistema {e n } N semplificano ulteriormente è anche ortonormale, le formule precedenti si û n = u, e n ), d u, ) 2 u N 2 u 2 N û n e n = û n e n = û n ) Nel caso di un sistema ortogonale, la matrice E è diagonale e il sistema di riduce a e m 2 û m = u, e m), m = 1, 2,..., N, da cui la 3.14). 3.15) segue da 3.13) e da 3.3). Applicazione Minimi quadrati. Supponiamo di essere interessati a rappresentare i risultati di un certo esperimento u tramite una combinazione lineare di funzioni di forma assegnate φ 1, φ 2,..., φ N ; possiamo pensare u e φ n definite su un certo insieme E e di conoscere i risultati dell esperimento in un numero finito di punti {x 1, x 2,..., x J } di E, cioè di conoscere i valori u j := ux j ), j = 1,..., J; vorremmo determinare i coefficienti û 1,..., û N in modo da rappresentare u mediante la combinazione lineare N ûnφn. In pratica succede che gli esperimenti x 1, x 2,..., x J sono molti di più delle funzioni di forma e se volessimo scrivere un sistema lineare u j = û nφ nx j ), j = 1, 2,..., J questo risulterebbe sovradeterminato J >> N). L approccio a questo problema mediante il metodo dei minimi quadrati consiste nello scegliere dei pesi σ j > 0 da assegnare a ciascun esperimento quando nessuno sia privilegiato rispetto agli altri si ha σ j 1) e di cercare i coefficienti û n in modo che risulti minimo l errore σ 2 j u j û nφ nx j ) ) Stiamo dunque risolvendo il problema di migliore approssimazione 3.1 nello spazio FE) rispetto alla seminorma v 2 := σ 2 j vx j ) 2 Infatti quando si sceglie v := u N ûnφn si ottiene proprio l espressione 3.17) da minimizzare rispetto alla scelta dei coefficienti û n. È facile vedere che la seminorma introdotta discende dal prodotto scalare reale v, w) := σ 2 j vx j )wx j ), in modo che g 2 = g, g). Se supponiamo che le funzioni φ n formino un sistema linearmente indipendente sui punti scelti x j in modo cioè che nessuna delle φ possa essere scritta come combinazione lineare delle altre: si tratta di un ipotesi ragionevole poichè abbiamo già osservato che i punti x j sono molti di più delle funzioni di forma) si può applicare il Teorema 3.8, ottenendo per il vettore dei coefficienti û il sistema lineare E û = u,

6 3. SPAZI DI HILBERT 3-6 dove la matrice reale simmetrica e definita positiva E = {e m,n} N m, è definita da e m,n := φ n, φ m) = σ 2 j φ nx j )φ mx j ) mentre il vettore dei dati u = {u 1,..., u N } è costruito mediante le formule u n := u, φ n) = σ 2 j ux j )φ nx j ). Decomposizione rispetto ad un sistema ortogonale completo Consideriamo ora uno spazio funzionale V di dimensione infinita dotato di prodotto scalare, ) e supponiamo di conoscere un sistema ortogonale di vettori {e n } secondo la definizione 3.3. Problema 3.10 Decomposizione ortogonale) Dato un elemento u di V ci chiediamo se è possibile determinare una successione di coefficienti complessi {û n } n N tali che u = û n e n cioè lim u û n e n = 0. N + Proposizione 3.11 La soluzione del problema 3.10, se esiste, è necessariamente data dai coefficienti trovati in 3.14) û n := u, e n) e n ) Basta osservare che, per la 2.21), si può scambiare l ordine tra serie e prodotto scalare, cioè In particolare u = u n in V u, v) = u n, v) = u n, v). 3.19) u, e m) = û ne n, e m) = û me m, e m). Definizione 3.12 Coefficienti di Fourier) I coefficienti û n definiti dalla 3.18) si chiamano coefficienti di Fourier di u rispetto al sistema ortogonale {e n }. A questo punto il Problema 3.10 si riduce ai due seguenti: 1. Trovare condizioni per cui la serie û n e n converge in V ; 2. Trovare condizioni per cui la somma della serie coincide con u. Cominciamo dal primo:

7 3. SPAZI DI HILBERT 3-7 Convergenza di serie di vettori ortogonali Proposizione 3.13 Se u = + u n è una serie convergente formata da vettori ortogonali in V, vale l identità fondamentale u 2 = u n ) Si sfruttano la continuità della norma la 3.3) u 2 = lim u n 2 = lim N u n 2 = lim u n 2 = u n 2. N + N + N + La 3.20) fornisce una condizione necessaria perché una serie di vettori ortogonali + u n converga in V, cioè che u n 2 < ) Quando gli u n sono costruiti a partire dai coefficienti di Fourier di un elemento u, questa condizione è sempre verificata grazie alla disuguaglianza di Bessel 3.15), che ci fornisce un informazione fondamentale circa il loro andamento asintotico: Teorema 3.14 Disuguaglianza di Bessel) Se û n sono i coefficienti di Fourier di u rispetto al sistema ortogonale {e n }, si ha û n 2 e n 2 u 2 < +. Nella formula precedente l uguaglianza vale se e solo se il problema 3.10 ha soluzione. Basta passare al limite per N + in 3.15); l ultima osservazione segue dalla formula 3.20). Se lo spazio V è completo, la condizione 3.21) è anche sufficiente e quindi la disuguaglianza di Bessel assicura automaticamente la convergenza delle serie di Fourier in V. Teorema 3.15 Supponiamo che {u n } + sia un insieme di vettori ortogonali. Se V è completo, allora la serie u n converge in V u n 2 < +. Definizione 3.16 Spazi di Hilbert) Uno spazio funzionale V dotato di prodotto scalare e completo si dice spazio di Hilbert. La necessità della condizione segue dalla 3.20). v n 2 < +

8 3. SPAZI DI HILBERT 3-8 Per la sufficienza, basta controllare che la successione delle somme parziali s N := f ne n è una successione di Cauchy. Fissato ε > 0, poichè la serie è possibile trovare N in modo che Dico che se N N < M allora s N s M ε; f n 2 converge f n 2 ε 2. n= N ciò mostra appunto che s N è di Cauchy. Per controllare quest ultima affermazione, notiamo che s N s M = M n=n+1 f ne n; Per il Teorema di Pitagora, essendo i vettori f ne n mutuamente ortogonali, si ha s N s M 2 = M n=n+1 f n 2 f n 2 ε 2. Corollario 3.17 Se û n sono i coefficienti di Fourier di u rispetto al sistema ortogonale {e n } nello spazio di Hilbert V, la serie di Fourier û n e n è convergente e u n= N û n e n 2 = u 2 û n 2 e n 2. Sistemi ortogonali completi. Definizione 3.18 Sistemi ortogonali completi) Un sistema ortogonale {e n } si dice completo in V se ogni elemento u di V che è ortogonale a ciascun e n è trascurabile, cioè altri termini u, e n ) = 0 n N u = 0. Teorema 3.19 Decomposizione e identità di Parseval) Se V è uno spazio di Hilbert e il sistema ortogonale {e n } è completo allora il problema di decomposizione ortogonale 3.10 si può sempre risolvere. In particolare, per ogni u V si ha u = û n e n in V, u 2 = û n 2 e n 2, dove û n sono i coefficienti di Fourier di u dati dalla 3.18). Sappiamo già che la serie di Fourier converge; basta mostrare che la differenza δ := u û ne n è trascurabile. Osserviamo che δ, e m) = u, e m) û ne n, e m) = u, e m) û m e m 2 = 0. Siccome il sistema {e n} è completo, si conclude che δ è trascurabile.

9 3. SPAZI DI HILBERT 3-9 Proposizione 3.20 Calcolo del prodotto scalare) Nelle ipotesi del Teorema precedente, se {û n, ˆv n } + sono i coefficienti di Fourier di due vettori u, v rispettivamente, si ha u, v) = û nˆv n 3.22) Proposizione 3.21 Stima dell errore) Nelle ipotesi del teorema precedente, l errore tra u e la somma dei primi N termini della serie di Fourier si può stimare nel modo seguente: u û n e n 2 = û n 2 e n ) n=n+1

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