PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

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1 PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ) Il presente piano fa riferimento alle deliberazioni di Consiglio di Amministrazione dell Azienda Speciale Servizi alla Persona di Abbiategrasso ( ASSP ) num 26 del 16/07/2014 (in materia di trasparenza ed anticorruzione), ed è stato approvato con deliberazione num 39 del 13/10/2014 2) Ai sensi dell art.1 Legge 190 / 2012: c.5, lettera a): deve essere approvato un piano di prevenzione della corruzione che fornisce una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e indica gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio; c.7. A tal fine, l organo di indirizzo politico individua, di norma tra i dirigenti il responsabile della prevenzione della corruzione.. c.8. L organo di indirizzo politico, su proposta del responsabile individuato ai sensi del comma 7, entro il 31 gennaio di ogni anno, adotta il piano triennale di prevenzione della corruzione,. 9. Il piano di cui al comma 5 risponde alle seguenti esigenze: a) individuare le attività, tra le quali quelle di cui al c.16 tra parentesi [a) autorizzazione o concessione; b) scelta del contraente per l affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; c) concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati; d) concorsi e prove selettive per l assunzione del personale e progressioni di carriera di cui all articolo 24 del citato decreto legislativo n. 150 del 2009], nell ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione ; b) prevedere, per le attività individuate ai sensi della lettera a), meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione; c) prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi della lettera a), obblighi di informazione nei confronti del responsabile, individuato ai sensi del comma 7, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull osservanza del piano; d) monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; e) monitorare i rapporti tra l amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell amministrazione; 1

2 f) individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge. 3) Il del vigente Piano Nazionale Anticorruzione, come pubblicato sul sito istituzionale CiVIT, indica che, al fine di dare attuazione alle norme contenute nella Legge 190 / 2012 (in materia di prevenzione e repressione della corruzione e dell illegalità nella pubblica amministrazione), le società a partecipazione pubblica sono tenute ad introdurre e ad implementare adeguate misure organizzative e gestionali. Il di cui sopra indica inoltre che Per evitare inutili ridondanze qualora queste società adottino già modelli di organizzazione e gestione del rischio sulla base del d.lgs. n. 231 del 2001 nella propria azione di prevenzione della corruzione possono fare perno su essi, ma estendendone l ambito di applicazione non solo ai reati contro la pubblica amministrazione previsti dalla l. n. 231 del 2001 ma anche a tutti quelli considerati nella l. n. 190 del 2012, dal lato attivo e passivo, anche in relazione al tipo di attività svolto dall ente (società strumentali/società di interesse generale). Tali parti dei modelli di organizzazione e gestione, integrate ai sensi della l. n. 190 del 2012 e denominate Piani di prevenzione della corruzione, debbono essere trasmessi alle amministrazioni pubbliche vigilanti ed essere pubblicati sul sito istituzionale. 4) L attenzione alla prevenzione della corruzione è oggetto di massima attenzione da parte degli organi dello Stato, come da protocollo d intesa (16 Luglio 2014) tra il Ministero dell Interno e l Autorità Nazionale Anticorruzione relativo alle Prime Linee Guida per l avvio di un circuito stabile e collaborativo tra ANAC- Prefetture- UTG e Enti Locali per la prevenzione dei fenomeni di corruzione e l attuazione della trasparenza amministrativa. 5) In quanto azienda speciale ex art.114 DLgs 267 / 2000 e DPR 902 / 1986, si può affermare che gli svolgimenti gestionali di ASSP possano essere maggiormente avvicinati a quelli di una società che non a quelli di un Ente Locale in senso stretto: ASSP è un soggetto affidatario della gestione dei servizi sociali e non svolge funzioni amministrative; l azienda speciale è assimilabile ad una società dal punto di vista degli organi (Consiglio di Amministrazione, Direttore, Revisore), della rappresentanza (con la specificità che quest ultima è in capo al Direttore), della titolarità e delle competenze, oltre che dal punto di vista della finanza, della contabilità e della fiscalità. 6) In data 8 Giugno 2001 è stato emanato in esecuzione della delega di cui all art.11 della legge 29 settembre 2000, n. 300 il Decreto Legislativo n. 231 Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, che ha adeguato la normativa interna in materia di responsabilità delle persone giuridiche ad alcune Convenzioni internazionali a cui l Italia ha già da tempo aderito. Detto Decreto ha introdotto, per la prima volta nel nostro ordinamento, la responsabilità di persone giuridiche, società ed associazioni, anche prive di personalità giuridica, per attività illecita derivante dalla commissione di alcuni reati, posti in essere a vantaggio e/o nell interesse dell Ente, da parte di: 2

3 Ciò significa che, in caso di commissione di uno o più reati espressamente previsti dalla legge ad opera di un soggetto appartenente al vertice aziendale, ovvero di un suo sottoposto, alla responsabilità penale dell autore materiale del reato, si aggiunge la responsabilità amministrativa dell Ente, se il reato sia stato commesso nell interesse dell Ente o se, dalla commissione dello stesso, l Ente abbia tratto un vantaggio. La responsabilità dell Ente è, invece, esclusa, se la persona fisica ha commesso il reato ad esclusivo vantaggio proprio o di terzi. L Ente è chiamato a rispondere con il proprio patrimonio o con il fondo comune se la sua responsabilità è autonoma rispetto a quella dell autore del reato. 7) Si ritiene necessario procedere, per ASSP, all impostazione di un modello di prevenzione dei reato ex DLgs 231 / 2001, anche prescindendo dalla discussione circa la natura dell azienda speciale in rapporto all applicazione del DLgs 231 / 2001 stesso, in quanto detta impostazione comporta una riflessione sistematica ed approfondita sui processi gestionali di ASSP, sulle relative aree di rischio e sul potenziale incrocio di detti processi / aree con i reati di cui alla normativa stessa. Le attività per lo sviluppo del modello saranno avviate quanto prima; detto modello, che ruota intorno all Organismo di Vigilanza quale soggetto votato al controllo relativamente al tema in questione, si tradurrà in un manuale di procedure e comportamenti operativi e quotidiani atti a prevenire tra l altro i fenomeni corruttivi, per ASSP e per i propri amministratori, dipendenti, collaboratori, la cui sintesi (in via non esaustiva e soggetta a modifiche ed integrazioni) è riportata di seguito: MODELLO DI GESTIONE, ORGANIZZAZIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL DLGS 231 / PREMESSE 1.1. DEFINIZIONI 1.1. Definizioni degli elementi caratterizzanti i modelli di prevenzione dei reati societari Breve sintesi delle questioni e dei termini principali 1.2. IL DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001 N La valenza della responsabilità dell azienda speciale Sintesi dei casi di effettiva responsabilità dell azienda speciale, anche in analogia con la società I reati richiamati dal DLgs 231 / 2001 Elenco completo aggiornato I casi nei quali la società è chiamata a rispondere Casi di incoerente previsione del modello Casi di sorretto funzionamento dell organismo di vigilanza Casi di incoerenti comportamenti del personale apicale A complemento, coerenza delle previsioni e dei comportamenti 1.3. LE LINEE GUIDA EMANATE DALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA Le linee di Confindustria Cenni 1.4. ASSP AZIENDA SPECIALE Inquadramento di ASSP Descrizione 1.5. LA GOVERNANCE DI ASSP Titolarità del capitale di dotazione Statuto aziendale; regolamenti vigenti; contratti di servizio tra Comune / Distretto ed ASSP Consiglio Comunale Consiglio di Amministrazione Presidente Direttore (responsabile legale e gestionale) Revisore dei Conti Descrizione (con raccolta di informazioni) 1.6. ASPETTI ORGANIZZATIVI 3

4 Struttura organizzativa, descrizione delle mansioni, deleghe assegnate Procedure operative (già) in vigore Descrizione (con raccolta di informazioni) 2. IL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO 2.1 ORGANI COMPETENTI ALL APPROVAZIONE DEL MODELLO 2.2 CARATTERISTICHE SALIENTI DEL MODELLO 2.3. MAPPA DELLE AREE ORGANIZZATIVE E DELLE ATTIVITÀ DI DETTAGLIO A RISCHIO DI REATO MATRICE AREE ORGANIZZATIVE / RISCHI MATRICE ATTIVITA / RISCHI Rilevazione delle procedure organizzative in essere Rilevazione aree organizzative Rilevazioni attività aziendali Incrocio con reati ex DLgs 231 / 2001 Verifica dell utilità delle procedure organizzative esistenti a supporto delle aree e delle attività, al fine di prevenire i reati societari Rilevazione dei processi sensibili PROGRAMMA DI IMPLEMENTAZIONE DI ULTERIORI PROCEDURE / PROTOCOLLI AL FINE DELLA PREVENZIONE CODICE ETICO Formulazione di una proposta FORMAZIONE ED INFORMAZIONE DEI DIPENDENTI Elaborazione di un programma INFORMAZIONE AGLI ALTRI SOGGETTI TERZI Elaborazione di un programma 3. SISTEMA DISCIPLINARE 3.1. SANZIONI PER IL PERSONALE DIPENDENTE 3.2. SANZIONI PER IL PERSONALE DIRIGENTE 3.3. SANZIONI PER GLI AMMINISTRATORI ED IL REVISORE 3.4. SANZIONI PER I MEMBRI DELL ORGANISMO DI VIGILANZA 3.5. MISURE NEI CONFRONTI DEI FORNITORI E DEGLI ALTRI SOGGETTI TERZI Elaborazione di una proposta 4. ORGANISMO DI VIGILANZA 4.1 L IDENTIFICAZIONE DELL ORGANISMO DI VIGILANZA NELLA PICCOLA / MEDIA IMPRESA (FATTURATO, PATRIMONIO, DIPENDENTI). Proposta per l organismo di vigilanza di ASSP 4.2 ARCHITETTURA E COMPOSIZIONE DELL ORGANISMO DI VIGILANZA 4.3 DURATA IN CARICA, DECADENZA E SOSTITUZIONE 4.4 REGOLE DI CONVOCAZIONE E FUNZIONAMENTO 4.5 LE FUNZIONI E I POTERI DELL ORGANISMO DI VIGILANZA 4.6 IL REPORTING AGLI ORGANI SOCIETARI 4.7 IL SISTEMA DI SEGNALAZIONI VERSO L ORGANISMO DI VIGILANZA 4.8 MODALITÀ DI TRASMISSIONE E VALUTAZIONE DELLE SEGNALAZIONI 4.9 LA RACCOLTA E CONSERVAZIONE DELLE INFORMAZIONI 4.10 LIBRI OBBLIGATORI DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Libro verbale delle riunioni / delle determinazioni Casi di interesse del componente nella decisione dell Organismo di Vigilanza Casi di segnalazione di fatti illeciti aventi ad oggetto un componente dell Organismo di Vigilanza Registro delle segnalazioni 5. BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI Cenni 8) In attesa dello sviluppo, del perfezionamento e dell ingresso in esercizio del più complesso modello di cui sopra, il presente piano intende sin d ora: - individuare le attività per cui è più elevato il rischio di corruzione; - per dette aree, prevedere meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni rilevanti; 4

5 - per dette aree, prevedere obblighi di informazione al Responsabile della Prevenzione della Corruzione; - monitorare il rispetto dei termini dei procedimenti, ove esistenti, per legge o regolamento; - monitorare i rapporti tra ASSP ed i terzi con i quali l azienda intrattiene rapporti (appaltatori ed altri beneficiari di vantaggi economici). Pertanto, in relazione a quanto sopra, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione predisporrà tempestivamente: - il calendario delle attività di controllo da svolgere nel corso del primo semestre dall approvazione del presente piano; - le cadenze temporali dei controlli, i criteri e le procedure di analisi, con riserva di effettuare verifiche non programmate; - un programma di iniziative per la diffusione della conoscenza e della comprensione del presente piano, per la formazione e la sensibilizzazione del personale. All interno delle attività di cui all art.1, c.9 Legge 190 / 2012 (come sopra sub 2), le analisi riguarderanno in particolare: - correttezza nell affidamento di lavori, forniture, servizi ed incarichi a terzi, nel rispetto delle normative vigenti e dei regolamenti aziendali; - correttezza nello svolgimento delle procedure di selezione del personale; - coerenza nel controllo dello svolgimento delle prestazioni di terzi in relazione al pagamento della relativa fattura; - gestione della corrispondenza e della relativa protocollazione in entrata ed in uscita; - casi di conflitto di interessi tra amministratori e dipendenti di ASSP e soggetti esterni interessati da atti della stessa ASSP (legami di parentela, affinità, stabile amicizia, frequentazione, professionali, societari, associativi ed in ogni caso che incidano sull imparzialità); Provvisoriamente, in attesa dello sviluppo del modello ex DLgs 231 / 2001 di cui sopra, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione svolgerà le attività di cui sopra in relazione alle procedure e prassi in essere, provvedendo a modificare ed integrare queste ultime ove necessario. 9) Si rammenta che, ex vigente art. 54-bis DLgs 165 / 2001, è prevista dalla legislazione la Tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti: 1. Fuori dei casi di responsabilita' a titolo di calunnia o diffamazione, ovvero per lo stesso titolo ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile, il pubblico dipendente che denuncia all'autorita' giudiziaria o alla Corte dei conti o all'autorita' nazionale anticorruzione ANAC, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non puo' essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia. 2. Nell'ambito del procedimento disciplinare, l'identita' del segnalante non puo' essere rivelata, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell'addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l'identita' puo' essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato. 3. L'adozione di misure discriminatorie e' segnalata al Dipartimento della funzione pubblica, per i provvedimenti di competenza, dall'interessato o dalle organizzazioni 5

6 sindacali maggiormente rappresentative nell'amministrazione nella quale le stesse sono state poste in essere. 4. La denuncia e' sottratta all'accesso previsto dagli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. La segnalazione di cui sopra, che deve avere per oggetto art 54 bis, dovrà essere indirizzata al responsabile della Prevenzione della Corruzione, che si fa carico della relativa gestione, all indirizzo di posta elettronica che verrà istituito e di cui saranno informati tutti i dipendenti. Tutti coloro che vengono coinvolti nel processo di gestione della segnalazione sono tenuti alla riservatezza. La violazione della riservatezza potrà comportare irrogazioni di sanzioni disciplinari salva l eventuale responsabilità penale e civile. 10) Si rammenta infine che la trasparenza rappresenta uno strumento fondamentale per la prevenzione della corruzione e per l'efficienza / efficacia dell'azione amministrativa. Il presente piano triennale di prevenzione della corruzione è un documento distinto dagli atti adottati in materia di trasparenza (cui si rinvia), per quanto sussista coerenza tra gli approcci ed i contenuti. 6

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