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1 DALL INTEGRAZIONE ALL INCLUSIONE

2 IL PASSAGGIO da INTEGRAZIONE a INCLUSIONE NON si basa sulla misurazione della distanza da normalità/standard ma sul processo di piena partecipazione e sul concetto di EQUITA.

3 L INTEGRAZIONE È una situazione Ha un approccio compensatorio Si riferisce esclusivamente all ambito educativo Guarda al singolo Interviene prima sul soggetto e poi sul contesto Incrementa una risposta specialistica L INCLUSIONE E un processo Si riferisce alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica Guarda a tutti gli alunni (indistintamente/differentemente) e a tutte le loro potenzialità Interviene prima sul contesto, poi sul soggetto Trasforma la risposta specialistica in ordinaria

4 INTEGRAZIONE CRITICITA BENEFICI RISERVATI SOLO AGLI ALUNNI CERTIFICATI E NON A TUTTI QUELLI A RISCHIO DI INSUCCESSO SCOLASTICO PROGETTAZIONE EDUCATIVA E DIDATTICA CHE LA SCUOLA DEVE ATTIVARE ATTRAVERSO: DF PDF PEI SPESSO RISULTA DISCREPANTE TRA LE DICHIARAZIONI DI INTENTI, LA PRATICABILITA E APPLICAZIONE DELLE PROCEDURE. IL MANCATO COORDINAMENTO TRA ISTITUZIONI E ENTI CHE SI OCCUPANO DI DISABILITA

5 TRE PRINCIPI PER L INCLUSIONE 1) IMPOSTARE PROCESSI DI APPRENDIMENTO REALIZZABILI 2) RISPONDERE AI DIVERSI BISOGNI DI APPRENDIMENTO DEGLI ALUNNI 3) SUPERARE LE BARRIERE POTENZIALI ALL APPRENDIMENTO E ALLA VALUTAZIONE PER GLI INDIVIDUI E GRUPPI DI ALUNNI

6 PERCORSI DI INCLUSIONE Prevenzione: identificazione precoce di possibili difficoltà che se ignorate possono trasformarsi in veri e propri handicap Insegnamento/Apprendimento che procede tenendo conto della pluralità dei soggetti e non dell unicità del docente Valorizzazione della vita sociale: attenzione al progetto di vita, al conseguimento da parte degli alunni delle competenze routinarie (potenziamento) Ruolo dell imitazione nei processi di apprendimento (apprendimento cooperativo, lavori a coppie o a piccoli gruppi) Sostegno ampio e diffuso: capacità da parte della scuola di rispondere alle diversità degli alunni, di cui il sostegno individuale è solo una parte.

7 INDIVIDUALIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE L azione formativa individualizzata pone obiettivi comuni per tutti i componenti del gruppo-classe, ma è concepita adattando le metodologie in funzione delle caratteristiche individuali dei discenti, con l obiettivo di assicurare a tutti il conseguimento delle competenze fondamentali del curricolo L azione formativa personalizzata ha, in più, l obiettivo di dare a ciascun alunno l opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e, quindi, può porsi obiettivi diversi per ciascun discente, essendo strettamente legata a quella specifica ed unica persona dello studente a cui ci rivolgiamo.

8 La didattica personalizzata, nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento, si sostanzia attraverso l impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell ottica di promuovere un apprendimento significativo. La didattica personalizzata favorisce l integrazione, la partecipazione e la comunicazione e l accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue preferenze e del suo talento.

9 L APPRENDIMENTO PERSONALIZZATO In sintesi mira a: fornire al massimo numero di studenti delle buone opportunità di apprendimento. progettare e condurre attività che coniugano l insegnamento a tutta la classe con le reali peculiarità (punti forza e di debolezza) degli alunni. minimizzare i modi convenzionali di fare scuola (lezione per ascolto, completamento di schede, interrogazioni alla cattedra) rendendo più frequenti attività nelle quali i ragazzi operano direttamente sui saperi. differenziare i prodotti, le strategie e il modo di presentare sia i contenuti e sia gli esiti di apprendimento. creare una ragionevole equilibrio tra contenuto e processi di apprendimento, evitando sbilanciamenti nell uno o nell altra direzione. promuovere negli alunni l idea di essere (o poter diventare) persone capaci di apprendere. proporre compiti e materiali che implicano l uso significativo delle conoscenze in situazioni molto vicine a quelle di vita reale insegnare, modellare e far sperimentare processi riflessivi su ciò che è stato appreso, svolto o vissuto. proporre attività che sollecitano parallelamente processi sensoriali, intellettivi e sociali. conoscere le rappresentazioni e le conoscenze già in possesso degli studenti per favorire una comprensione più immediata dei nuovi contenuti. utilizzare delle cornici concettuali (e di senso) per organizzare i diversi elementi della conoscenza (fatti, principi, sequenze, procedure, regole, metodi, concetti) in modo da facilitare il richiamo e l applicazione. insegnare abilità di pensiero metacognitivo attraverso la discussione e le attività di ricerca e verifica d ipotesi.

10 LA SCUOLA D OGGI NELL EDUCAZIONE INCLUSIVA La scuola che include è una scuola che pensa e che progetta tenendo a mente proprio tutti. Una scuola che, come dice Canevaro, non si deve muovere sempre nella condizione di emergenza, in risposta cioè al bisogno di un alunno con delle specificità che si differenziano da quelle della maggioranza degli alunni normali della scuola. Una scuola inclusiva è una scuola che si deve muovere sul binario del miglioramento organizzativo perché nessun alunno sia sentito come non appartenente, non pensato e quindi non accolto.

11 DIRETTIVA MINISTERIALE DEL 27/12/12 STRUMENTI D INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L INCLUSIONE SCOLASTICA 1. Fornisce le indicazioni alle scuole per la presa in carico di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES). In quest area dello svantaggio scolastico vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: 1) DISABILITA (L. 104/1992) 2) DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI D.S.A. (dislessia, disgrafia, disortografia discalculia L.170 deficit del linguaggio deficit delle abilità non verbali e verbali deficit della coordinazione motoria, disprassia funzionamento cognitivo limite o misto ADHD e spettro autistico di tipo lieve comportamento oppositivo provocatorio disturbo della condotta in adolescenza 2. 3) SVANTAGGIO: socio-economico, linguistico e culturale

12 2 Definisce le modalità di organizzazione, le funzioni e la composizione del personale dei Centri Territoriali di Supporto (CTS). La discriminante tradizionale - alunni con disabilità / alunni senza disabilità - non rispecchia pienamente la complessa realtà delle nostre classi. Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta. Tale impostazione rafforza il paradigma inclusivo della nostra scuola e richiede di contestualizzare il modello dell integrazione scolastica all interno di uno scenario cambiato, potenziando soprattutto la cultura dell inclusione.

13 La nuova Direttiva ministeriale definisce le linee del cambiamento per rafforzare il modello inclusivo: Potenziamento della cultura dell inclusione Approfondimento delle competenze in materia degli insegnanti curricolari Valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, quale risorsa aggiuntiva assegnata a tutta la classe Nuovo modello organizzativo nella gestione del processo di integrazione scolastica e di presa in carico dei BES da parte dei docenti Prevede come strumento programmatorio la formulazione del PAI che deve essere predisposto dal GLI (Gruppo di Lavoro per l'inclusione che comprende al suo interno il vecchio GLHI) e deve essere approvato dal Collegio dei docenti.

14 Tale Piano deve annualmente individuare gli aspetti di forza e di debolezza delle attività inclusive svolte dalla scuola e quindi deve predisporre un piano delle risorse da offrire e richiedere a soggetti pubblici e del privato sociale per impostare per l anno scolastico successivo una migliore accoglienza degli alunni con particolare attenzione a quelli con diversi Bisogni Educativi Speciali. È parte integrante del POF di cui è quindi premessa. Per questo la C.M. n 8/13 operativa ha previsto che debba essere approvato annualmente entro Giugno.

15 La brevità di tempo intercorrente tra la data di emanazione della circolare (8 Marzo 2013) e quella di redazione ed approvazione del primo PAI (30 giugno 2013), ha costretto il MIUR a diramare la Nota prot n 1551 del 27 Giugno 2013 con la quale si demanda ai singoli Uffici Scolastici Regionali la fissazione della data entro la quale il PAI va approvato ed inviato agli stessi. In tale Nota si precisa che l a.s. 2013/14 sarà dedicato alla sperimentazione del PAI e di raccolta da parte del MIUR delle esperienze migliori.

16 La Nota è importante perché approfondisce così il significato di programmazione didattica del PAI: Il P.A.I., infatti, non va inteso come un ulteriore adempimento burocratico, bensì come uno strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei risultati educativi, per creare un contesto educante dove realizzare concretamente la scuola per tutti e per ciascuno. La Nota precisa che quindi esso non è un piano per i soli alunni con BES, ma invece riguarda la programmazione generale della didattica della scuola, al fine di favorirne la crescita nella qualità dell offerta formativa.

17 INDICAZIONI OPERATIVE C.M. n. 8 del 6/3/2013 Per alunno individuato come BES Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare secondo un elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti.

18 C.M. n. 8 del 6/3/2013 Rapporti con la Famiglia È necessario che l attivazione di un percorso individualizzato e personalizzato per un alunno con Bisogni Educativi Speciali sia deliberata in Consiglio di classe ovvero, nelle scuole primarie, da tutti i componenti del team docenti dando luogo al PDP, firmato dal Dirigente scolastico (o da un docente da questi specificamente delegato), dai docenti e dalla famiglia. Nel caso in cui sia necessario trattare dati sensibili per finalità istituzionali, si avrà cura di includere nel PDP apposita autorizzazione da parte della famiglia.

19 C. M. n.8 del 6/3/2013 Rapporti con la famiglia Ove non sia presente certificazione clinica o diagnosi, il Consiglio di classe o il team dei docenti motiveranno opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di evitare contenzioso.

20 Il MIUR ha emanato il 22/11/013 la nota 2563 di chiarimento in merito agli interventi per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali Si puntualizza: che solo e soltanto qualora nell ambito del Consiglio di classe (nelle scuole secondarie) o del team docenti (nelle scuole primarie) si concordi di valutare l efficacia di strumenti specifici questo potrà comportare l adozione e quindi la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP), anche in presenza di diagnosi mediche (ovviamente che non stiano nell alveo nè della legge 170/10 su DSA o della legge 104/ 92) che gli alunni con cittadinanza non italiana necessitano anzitutto di interventi didattici relativi all apprendimento della lingua e solo in via eccezionale della formalizzazione tramite un Piano Didattico Personalizzato che il piano annuale per l inclusività è parte integrante del POF che le modalità organizzative della scuola, contenute nella circolare 8/2013, inclusa la costituzione del Gruppo di lavoro per l inclusività, (GLI) sono da intendersi come meri suggerimenti operativi essendo dette procedure rimesse alla autodeterminazione delle Istituzioni scolastiche, secondo quanto disposto dalle norme di legge e contrattuali.

21 LA FORMALIZZAZIONE DEI BES Nella scuola inclusiva si deve già sapere prima cosa si deve fare (in Inglese know-how ) quando c è un alunno con BES; per questo è necessario avere conoscenza preventiva delle varie tipologie di BES e delle risorse e delle strategie necessarie per operare con buona speranza di successo. Il processo inclusivo può essere formalizzato nello schema che segue: BES Team Riconoscimento o PDP Azioni RISORSE Verifiche Ri-progettazione Il riconoscimento formale (con verbalizzazione motivata) da parte del consiglio di classe/team è il primo momento della storia inclusiva dell alunno con BES diverso dalla disabilità o da un DSA o assimilabile (in quanto per questi ultimi la formalizzazione consegue a disposizione di legge: 104/1992 e 170/2010 come integrata ai punti 1.2 e 1.3 della Direttiva Ministeriale del 27/12/2012).

22 CHI E UN ALUNNO CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI? BES E un alunno con apprendimento, sviluppo e comportamento in uno o più dei vari ambiti e competenze, rallentato o problematico, e questa problematicità è riconosciuta per i danni che causa al soggetto stesso, non soltanto tramite il confronto con la normalità. Questi rallentamenti o problematicità possono essere globali e pervasivi (es. Autismo), specifici (es. Dislessia),

23 settoriali (es. Disturbi da deficit attentivi con iperattività) e, naturalmente, più o meno gravi, permanenti o transitori. I fattori causali possono essere a livello organico, psicologico, familiare, sociale, culturale, ecc In questi casi i normali bisogni educativi che tutti gli alunni hanno (bisogno di sviluppare competenze, bisogno di appartenenza, di identità, di valorizzazione, di accettazione, solo per citarne alcuni) si arricchiscono di qualcosa di particolare, di speciale. L alunno necessita allora di approcci educativi, didattici, psicologici, ecc. individualizzati e personalizzati.

24 BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI situazioni varie, di diverse origini, anche transitorie. Ognuno di questi alunni ha diritto ad una NORMALITA PIU SPECIALE : più sensibile, più attenta e metodologicamente più ricca.

25 TUTTO E STATO PENSATO IN MODO AUTOMATICO PER I B.E.N. (BISOGNI EDUCATIVI NORMALI) OGGI PER IL PARADIGMA DELL INCLUSIONE IL SISTEMA SCUOLA E PROGETTATO PER I VARI TIPI DI BISOGNI L'INCLUSIONE E' PROGRAMMATICAMENTE CONNATURATA NEL SISTEMA

26 La Scuola d oggi LA COMPLESSITÀ DELLA CLASSE (con le sue diversità ) B.E.N. (Alunni con bisogni normali ) Gli insegnanti non devono variare tante didattiche quanti sono gli allievi con BES, ma devono sperimentare un nuovo modello didattico inclusivo, adeguato alla complessità della classe che contempli differenti modalità e strumenti per tutti. DIRETTIVA MINISTRO PROFUMO

27 Profilo del docente inclusivo Può essere interessante riprendere un documento elaborato dalla European Agency for Development in Special Needs Education Profilo dei docenti inclusivi, in cui tale profilo viene puntualizzato in quattro valori, ciascuno dei quali declinato in un interessante elenco di indicatori, sui quali le scuole potrebbero aprire una attenta riflessione, proprio in relazione alla stesura del PAI. I quattro valori di riferimento condivisi dai docenti inclusivi sono: I. (Saper) valutare la diversità degli alunni la differenza tra gli alunni è una risorsa e una ricchezza II. Sostenere gli alunni i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo scolastico degli studenti III. Lavorare con gli altri la collaborazione e il lavoro di gruppo sono approcci essenziali per tutti i docenti IV. Aggiornamento professionale continuo l insegnamento è una attività di apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l arco della vita.

28 LE AZIONI CONCRETE DEL DOCENTE INCLUSIVO CREARE un clima inclusivo: accettazione e rispetto delle diversità ADATTARE stile insegnamento, materiali, tempi, tecnologie MODIFICARE strategie in itinere SVILUPPARE una didattica metacognitiva TROVARE punti di contatto tra le programmazioni (classe e individualizzata) FAVORIRE un approccio cooperativo

29 DIDATTICA METACOGNITIVA IMPARARE AD IMPARARE Monitoraggio delle componenti cognitive Modalità cognitive Tipologia compiti Scelta strategie Problematizzazione Controllo Valutazione Potenziamento delle abilità cognitive Armonico sviluppo della personalità

30 METODOLOGIE E STRATEGIE DIDATTICHE IN UNA SCUOLA INCLUSIVA Occorre: ridurre al minimo i modi tradizionali di fare scuola (lezione frontale, completamento di schede che richiedono ripetizione di nozioni o applicazioni di regole memorizzate, successione di spiegazione-studio interrogazioni ) sfruttare i punti di forza di ciascun alunno, adattando i compiti agli stili di apprendimento degli studenti e dando varietà e opzioni nei materiali e nelle sfruttare i punti di forza di ciascun alunno, adattando i compiti agli stili di apprendimento degli studenti e dando varietà e opzioni nei materiali e nelle strategie d insegnamento utilizzare mediatori didattici diversificati (mappe, schemi, immagini) collegare l apprendimento alle esperienze e alle conoscenze pregresse degli studenti favorire l utilizzazione immediata e sistematica delle conoscenze e abilità, mediante attività di tipo laboratoriale sollecitare la rappresentazione di idee sotto forma di mappe da utilizzare come facilitatori procedurali nella produzione di un compito far leva sulla motivazione ad apprendere

31 Per tutti gli alunni con BES, rispetteremo ed implementeremo lo spirito inclusivo delle Normativa scrivendo tutto nel: POF PDP PAI

32 INCLUSIONE Non è semplicemente fare posto a tutti e alle loro differenze ma AFFERMARLE E METTERLE AL CENTRO DELL AZIONE EDUCATIVA DI NOI INSEGNANTI

33 RICORDIAMOCI CHE Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al Cammino. È il Cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo. Paulo Coelho Grazie per l attenzione! Prof.ssa Papa Grazia F.S. Integrazione C3

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