VARIANTE DI SPECIFICAZIONE E PIANO PARTICOLAREG- GIATO D INIZIATIVA PUBBLICA PEEP N. 57 PORTILE OVEST RELAZIONE DI FATTIBILITA' GEOLOGICA

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1 Comune di Modena SETTORE AMBIENTE Unità Specialistica Risorse e Territorio VARIANTE DI SPECIFICAZIONE E PIANO PARTICOLAREG- GIATO D INIZIATIVA PUBBLICA PEEP N. 57 PORTILE OVEST RELAZIONE DI FATTIBILITA' GEOLOGICA Premessa L'intervento previsto consiste nella realizzazione di edifici di civile abitazione, attrezzature sportive e le relative opere di urbanizzazione. Per la relazione di fattibilità geologica dell'intervento si è fatto riferimento a dati esistenti, in particolare alla cartografia tematica redatta a corredo del Progetto Ambiente per la Variante Generale al P.R.G. comunale (1988) e a dati inediti. Potendo considerare l intervento in progetto di modesto rilievo in rapporto alla stabilità globale dell'insieme opera-terreno e come ricadente in zona già nota, è applicabile il comma 8 del punto A.2 del D.M. 11 Marzo Pertanto i dati esistenti sono sufficienti per la caratterizzazione geotecnica del sottosuolo e su di essi può essere responsabilmente essere basata la progettazione, fatta salva la successiva motivazione delle soluzioni progettuali adottate da basarsi su approfondimenti ed indagini specifiche. Geologia, geomorfologia ed idrogeologia Questo capitolo costituisce l inquadramento geologico alla porzione modenese della pianura emiliano-romagnola e del margine appenninico padano. Come tale non è di diretta utilizzazione per la progettazione del Piano Particolareggiato ma fornisce informazioni utili per conoscere il contesto geologico ed idrogeologico a cui riferire le successive informazioni di dettaglio.

2 Geologia Il sottosuolo della pianura modenese è formato da depositi continentali di età Plioquaternaria che costituiscono il riempimento del bacino padano legato all orogenesi dell Appennino settentrionale. La successione Plio-quaternaria ha carattere regressivo con alla base peliti e sabbie seguite da un corpo sedimentario fluvio-deltizio progradante, ricoperto al tetto da depositi continentali. Il riempimento del bacino marino, fino alle condizioni di continentalità, avviene attraverso eventi tettonico-sedimentari separati nel tempo da periodi di forte subsidenza bacinale. Questo andamento ad impulsi successivi è testimoniato da numerose superfici di discontinuità stratigrafica che marcano le diverse fasi ed affiorano sul margine appenninico. La ricostruzione del loro andamento nel sottosuolo permette di definire il quadro stratigrafico secondo i criteri della stratigrafia sequenziale. Si possono distinguere tre sequenze deposizionali (cicli sedimentari o deposizionali) composti a loro volta da sequenze o cicli base (Unità stratigrafiche) comprendenti un episodio sedimentario, solitamente ripetitivo, che determina il sistema deposizionale: 1. Sequenza deposizionale inferiore (Supersintema del Pliocene medio-superiore, Di Dio, 1998; P1 e P2, Ricci Lucchi e al., 1982); 2. Sequenza deposizionale intermedia (Supersintema del Quaternario marino, Di Dio,1998; Qm, Ricci Lucchi e al., 1982); 3. Sequenza deposizionale superiore (Supersintema Emiliano-Romagnolo, Di Dio, 1998; Qc, Ricci Lucchi e al., 1982). La sequenza deposizionale inferiore è limitata verso il basso da una discontinuità che la separa dalla sottostante sequenza miocenica sommitale (M, Ricci Lucchi e al., 1982) attraverso depositi clastici ipoalini e continentali di mare interno (Formazione clastica continentale, Iaccarino e Papani, 1982). Nel modenese è rappresentata in affioramento dall Unità di Gozzano e dalle Argille del Rio del Petrolio (Gasperi, 1987) e nel sottosuolo dalla Formazione di Porto Corsini (Dondi, Mostardini e Rizzini, 1982). Il contatto è trasgressivo, marcato da una fase erosiva e probabilmente si mantiene con queste caratteristiche su tutta l area deposizionale. L età è attribuibile al Miocene superiore- Pliocene inferiore. La sequenza deposizionale superiore, coinvolta nell intervento edificatorio in quanto la sua parte superiore costituisce i terreni di imposta dei fabbricati da realizzarsi, si sedimenta in seguito all ultima fase di subsidenza bacinale e quiescenza tettonica attraverso la deposizione di una sequenza costituita da depositi di piana alluvionale e conoide distale di alimentazione appenninica. L alternanza delle facies fini e grossolane è dovuta ad oscillazioni cicliche climatiche ed eustatiche che portano progressivamente alla massima espansione dell area deposizionale (Diluvium p.p., Alluvium, Terrazzi ed Alluvioni della Carta geologica d Italia; Formazione fluvio-lacustre, Cremaschi, 1982; Sintema Emiliano-Romagnolo, Di Dio, 1998; Unità di Cà di Sola, Pianura alluvionale, Unità dei corsi d acqua principali, Unità dei corsi d acqua minori, Gasperi, 1997). La sequenza deposizionale viene interrotta da limitati sollevamenti tettonici con spostamento verso la pianura delle cerniere strutturali che causano la fine della trasgressione e l inizio del terrazzamento alluvionale.

3 AFFIORANTI UNITA' STRATIGRAFICHE 4 A SEPOLTE B C D E Scala Cronostratigrafica (milioni di anni) SUPERIORE INTERMEDIA INFERIORE Qc Qm P2 P1 M Unità di Unità di Ubersetto Cà di Sola Unità di Vignola Sabbie di Castelvetro Argille di Marano Argille del T. Tiepido Pianura Argille del Rio del Petrolio Unità di Gozzano Calabriano Milazziano Alluvium Diluvium Supersintema del Quaternario Marino Supersintema Emiliano-Romagnolo Qm3" Qm3' Qm2 Qm1 Supersintema del Pliocene medio-superiore Sabbie di Asti Formazione di Porto Garibaldi Formazione di Porto Corsini Formazione delle Argille del Santerno Formazione delle Argille del Santerno Sabbie di Asti Formazione delle Argille del Santerno Sabbie di Asti Formazione di Porto Garibaldi Formazione delle Argillle del Santerno Pleistocene superiore Olocene Pleistocene medio - inferiore 1,72 Pliocene medio - superiore 3,55 Pliocene inferiore Miocene 1 Ricci Lucchi e al., Gasperi, Carta geologica d'italia 4 Di Dio, 1997 A Pozzo Agip Nonantola 1 B Pozzo Agip Maranello 1 C Pozzo Agip Modena 1 D Pozzo Agip Modena 3 E Pozzo Agip Albareto1 L e g e n d a Discontinuità principali Discontinuità minori

4 Geomorfologia La geomorfologia descrive le forme del territorio in relazione ai processi geologici che vi avvengono. Nelle zone con quote inferiori a 50 mslm l osservazione diretta delle forme è praticamente impossibile, mentre variazioni altimetriche anche lievi, ad esempio dovute a subsidenza differenziata, possono determinare marcate variazioni, in particolare della rete idrografica. Fra queste sono determinanti: le sequenze sedimentarie Plio-pleistoceniche colmanti il bacino marino padano attraverso eventi tettonico-sedimentari e subsidenza bacinale; i successivi depositi continentali, di deposizione fluviale, controllati dalle aree sorgenti, dalla subsidenza post-bacinale e dalle variazioni climatiche; la neotettonica, che può determinare la rottura degli equilibri raggiunti ed il rinnovarsi dei cicli di erosione/deposito. Il colmamento del bacino marino padano e la successiva fase di deposizione continentale è avvenuto con spessori molto diversi da zona a zona. Si passa da poche centinaia di metri in corrispondenza del margine appenninico fino a 4 km in corrispondenza di Modena e 8 km solo poco più a Nord. Gli ultimi depositi continentali ed il successivo modellamento sono quelli che costituiscono il primo sottosuolo ed hanno determinato la morfologia attuale. Nella zona dell intervento edificatorio sono presenti in superficie depositi alluvionali limosi e limoso-sabbiosi di probabile età Neolitico-Romana, mentre nel primo sottosuolo, conosciuto fino ad una profondità di 130 m attraverso le litostratigrafie di pozzi per acqua, sono presenti successioni ritmiche di ghiaie, sabbie e peliti. Si tratta di depositi fluviali legati all attività di apparati fluviali che da un paleomargine collinare si sviluppavano nell alta pianura dove all attività erosiva si sostituiva quella di sedimentazione. Le forme morfologiche generate attraverso questi processi sono strettamente legate alla dinamica fluviale e si sono manifestate attraverso fasi intense intervallate da lunghi periodi di quiescenza. Pur essendo breve l intervallo temporale che ha determinato questo modellamento (dal Neolitico all Attuale) è probabile che variazioni climatiche e la subsidenza abbiano giocato un ruolo determinante nel governare la dinamica dei paleoapparati fluviali, i cui risultati finali sono, oltre alle sequenze sedimentarie presenti, le forme osservabili. Pur essendo in una zona di pianura queste sono ancora percettibili anche se le coltivazioni e l intervento antropico in generale tendano a cancellarle. Quest ultimo rimane attualmente il fattore geomorfologico dominante essendo praticamente inesistenti, per l azione stessa dell uomo, i fattori legati alle acque correnti superficiali e di pedogenesi del suolo.

5 Idrogeologia Le sequenze deposizionali descritte in precedenza sono costituite da Unità stratigrafiche che, potendo essere saturate da acque dolci, salmastre o salate per le loro caratteristiche geometriche o petrografiche, costituiscono degli acquiferi, cioè svolgono funzioni di raccolta, immagazzinamento e condotta delle acque sotterranee. Più Unità stratigrafiche o loro parti che complessivamente assumono caratteristiche idrologiche omogenee costituiscono Unità idrogeologiche. Una Unità idrogeologica possiede quindi le seguenti caratteristiche: è costituita da corpi geologici complessi con geometrie e caratteri petrografici complessi, legati geneticamente, che costituiscono il serbatoio ; comprende un livello basale impermeabile o poco permeabile; può contenere più acquiferi essendo formata da più Unità stratigrafiche o parti di esse; se è assente un area di ricarica diretta ed è idraulicamente separata da quelle confinanti il livello piezometrico è indipendente dai livelli piezometrici di quelle adiacenti. Nella zona dell intervento gli acquiferi appartengono ad un Unità idrogeologica legata geneticamente ai depositi alluvionali del Fiume Secchia. Il livello basale impermeabile, coincidente con il tetto della sequenza deposizionale superiore è alla profondità di alcune decine di metri a Sud, in corrispondenza del margine collinare, fino a circa 300 m in corrispondenza della città, a causa del sollevamento appenninico e del contemporaneo abbassamento della pianura per subsidenza e/o neotettonica. Lo spessore di sedimenti compresi fra questo livello ed il piano campagna costituisce il serbatoio e possono essere divisi in una Unità idrostratigrafica basale ed una di tetto. Entrambe sono costituite da sedimenti detritici grossolani, con caratteristiche petrografiche diverse, che determinano un diverso comportamento idraulico delle acque di saturazione. Le distinzioni, possibili in affioramento, non sono riconoscibili nel sottosuolo, per cui l Unità idrostratigrafica basale viene considerata idrogeologicamente omogenea, separata dall Unità idrostratigrafica di tetto, complessivamente anch essa omogenea, ma all interno della quale si possono apprezzare diversi comportamenti idraulici. Questa è permeata da acque dolci a diversi livelli e sono quindi individuabili diversi acquiferi. Poiché i sedimenti che la compongono sono, a grande scala, lenticolari e tendono a diminuire granulometricamente da Sud a Nord, i livelli acquiferi tendono a differenziarsi determinando un sistema monostrato compartimentato (Colombetti e al. 1980; Paltrinieri e al., 1990).

6 Geologia, geomorfologia ed idrogeologia locali La carta della litologia di superficie ottenuta correlando i dati riferiti a determinazioni granulometriche di campioni di terreno prelevati in campagna e classificati con una metodologia di tipo speditivo indica sedimenti a carattere prevalentemente limosi. La stratigrafia del primo sottosuolo è la seguente: da p.c. a 26 argilla limosa da 26 a 28.5 ghiaia da 28.5 a 31 argilla da 31 a 33 ghiaia da 33 a 37 argilla da 37 a 44 ghiaia L'area appartiene al bacino dello Scolo Acquetta, ma essendo posta in zona pianeggiante non si hanno processi geomorfologici legati alle acque correnti superficiali, cosi come sono trascurabili quelli dovuti ad altri agenti morfodinamici. La permeabilità è bassa, con valori variabili fra 10-5 e 10-7 m/s, mentre la vulnerabilità degli acquiferi nei confronti dell infiltrazione di eventuali inquinanti è bassa e pertanto la protezione degli acquiferi buona. Le definizioni di bassa e buona sono riferite a CNR-GNDCI (1990), Carta della vulnerabilità degli acquiferi all inquinamento. Aspetti geotecnici La caratterizzazione geotecnica dei terreni, conosciuta nelle sue linee generali per il territorio comunale grazie all'elaborazione di oltre prove penetrometriche statiche e 50 sondaggi geotecnici, è stata riferita a tre intervalli di profondità dal piano campagna: da 0 a 5m, da 5 a 10 e da 10 a 15. Per ognuno dei tre intervalli è stato determinato il valore medio di resistenza alla penetrazione e, attraverso l interpolazione dei dati, sono state rappresentate su carta le caratteristiche portanti dell intervallo suddivise nelle seguenti quattro classi: pessima, con Rp < di 6 kg/cm 2 e portanza < a 0.6 kg/cm 2 scadente, con Rp 6-10 kg/cm 2 e portanza kg/cm 2 discreta, con Rp kg/cm 2 e portanza< kg/cm 2 buona, con Rp > di 14 kg/cm 2 e portanza > di 1.4 kg/cm 2 variabile, quando si ha una diminuzione dei valori di Rp in almeno uno degli intervalli sottostanti a quello superficiale. L area oggetto dell intervento ricade nella classe buona con variazione dei valori di portanza maggiori di 1.4 kg/cm 2. La zona in questione non è interessata da fenomeni accelerati di subsidenza.

7 Conclusioni Dal punto di vista geologico e geotecnico, i dati raccolti consentono di esprimere un giudizio di fattibilità dell'intervento proposto con il Piano particolareggiato Portile Ovest. E necessario, durante l esecuzione dei lavori, la verifica delle caratteristiche idrogeologiche e di portanza dei terreni superficiali per determinare i carichi ammissibili e verificare la possibile massima escursione della falda. Modena, dicembre 2001 Il Dirigente Responsabile dell Unità Specialistica Risorse e Territorio Dott. Alessandro Annovi

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