La Terra non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli Proverbio Masai

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1 La Terra non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli Proverbio Masai

2 Che cos è la biodiversità? La biodiversità è la variabilità tra gli organismi viventi: all interno della stessa specie, tra specie diverse e tra i complessi ecologici di cui fanno parte. Da ciò derivano tre livelli di biodiversità: - diversità genetica - diversità delle specie - diversità degli ecosistemi Nel 1992 viene firmata a Rio de Janeiro da tutti i capi di stato del mondo la Convenzione sulla diversità biologica, al fine di preservare e tutelare la biodiversità del nostro pianeta. Venne posto come obiettivo di tale progetto l anno 2010 che è stato proclamato anno internazionale della biodiversità. Quanti e quali Un dato essenziale per comprendere il grado di ricchezza biologica del nostro pianeta è sicuramente il numero di specie viventi. Quante e quali sono? Il numero di specie conosciute all uomo è circa 1,8 milioni. Di queste, quasi un milione è costituito da insetti (950 mila). Ogni anno vengono aggiunte all elenco circa 13 mila nuove specie descritte. Tra gli studiosi esistono forti divergenze sulla valutazione della consistenza numerica delle specie sulla Terra: per gli animali le stime attualmente formulate variano, a seconda dei metodi usati, da 3 a 100 milioni di specie. Complessivamente l intervallo più plausibile varia tra i 5 e i 10 milioni. L istogramma sopra a ogni immagine rappresentativa indica il numero di specie conosciute per quel phylum. Gli istogrammi al di sotto rappresentano la diversità nota come percentuale del numero stimato di specie esistenti in quel phylum. Da: Blaxter, Nature, 421, 122, 2003.

3 La varietà biologica e i suoi ecosistemi La biodiversità non è distribuita equamente sul pianeta Terra; la varietà della flora e della fauna dipende dal clima, dall altitudine, dal suolo e dalla presenza di altre specie. In Italia troviamo una grande ricchezza di biodiversità; ciò è dovuto ai numerosi e differenti ecosistemi presenti nel nostro territorio. La penisola italiana ospita circa specie animali di cui il 98% sono invertebrati (37300 specie di insetti) e 6700 specie di piante. Con queste cifre l Italia è il paese europeo con il più alto numero di specie. Anche il Veneto ha una grande varietà di paesaggi e, quindi, è molto ricco di biodiversità. Biodiversità marina e costiera La costa veneta, compresa fra le foci del Po e dell Isonzo, è costituita da tratti di spiagge e dune sabbiose e zone salmastre lagunari. L elemento più caratteristico è la laguna di Venezia. La vegetazione è caratterizzata, in prevalenza, da alghe con forme galleggianti (planctoniche) e fissate ad un substrato (bentoniche). Al di fuori dell acqua, lungo i litorali, riescono a vivere solo quelle specie in grado di tollerare elevate concentrazioni saline e che presentano un sistema radicale profondo ed esteso per contrastare l azione del vento. Una delle caratteristiche principali degli organismi animali presenti in laguna è l adattamento alle frequenti variazioni di salinità e temperatura. I fondali ospitano spesso una fauna di invertebrati piuttosto ricca, con una certa dominanza di crostacei e molluschi. Sulla fascia litorale sabbiosa vivono diverse specie di anfibi, rettili e uccelli. I mammiferi sono rappresentati da specie ad ampia diffusione come il riccio e il topo selvatico. Nell area occidentale del Golfo di Venezia vi sono delle particolari formazioni rocciose dette tegnùe che rappresentano delle oasi di estrema ricchezza biologica in cui trovano riparo e nutrimento diverse specie di invertebrati e pesci. Agrobiodiversità La diversità delle specie coltivate ha una base genetica ed è anche il risultato di processi socio-culturali ed economici: le specie e le varietà coltivate sono strettamente legate ai paesaggi, ai saperi e alle culture locali. Conservare l agrobiodiversità significa dunque mantenere la diversità delle colture che caratterizzano un territorio, ma anche il patrimonio socio-culturale a esse legato. Quante sono le piante coltivate? Delle circa 300 specie coltivate nel mondo, solo 24 supportano quasi tutta l alimentazione umana e solo 8 forniscono l 85% del cibo:

4 mais, riso, frumento, patata, cassava, soia, patata dolce e orzo. Le prime tre, in particolare, garantiscono oltre il 50% dell alimentazione umana. La conservazione della diversità genetica delle colture, come pure a livello più ampio la salvaguardia delle piante selvatiche, deve essere vista come una delle possibili strategie per consentire uno sviluppo sostenibile e garantire un uso maggiormente conservativo delle risorse. Biodiversità forestale Le superfici boschive ricoprono meno di un quarto del territorio italiano e sono prevalentemente localizzate nelle zone montuose, mentre sono scarse in collina e quasi inesistenti in pianura. Nella nostra Regione il patrimonio forestale, oltre che dalla proprietà pubblica e privata, è costituito da nove Foreste Demaniali e tre Riserve Regionali; queste sono molto diverse per tipi di habitat, per cui si osservano mughete *, peccete, abetine e faggete nelle zone più alte, formazioni termofile a carpino nero e orniello a medie altitudini, per arrivare ai boschi di leccio nelle aree del litorale. Un esempio particolare è il bosco di roverella, pianta che può raggiungere anche i 25 metri d altezza e presentare una chioma imponente. In Veneto è prevalentemente localizzata sui Colli Euganei, sia nelle aree con terreno calcareo che su substrati di natura vulcanica. Tra le specie che possono affiancare la roverella predominano il biancospino, il ligustro, il nocciolo, il corniolo, il pruno spinoso e il carpino nero. Tra i mammiferi più facilmente osservabili abbiamo la volpe, la lepre, il ghiro, il riccio; mentre tra i numerosi uccelli citiamo il picchio verde, la beccaccia e il codirosso spazzacamino. Numerosi gli invertebrati tra cui il cervo volante, lo scarabeo rinoceronte, la saturnia e la limantria. Biodiversità alpina Gli ecosistemi alpini d alta quota sono localizzati oltre il limite altitudinale degli alberi, caratterizzati da rupi, ghiaioni e pareti rocciose: habitat poveri, inospitali e altamente selettivi. Grazie alla presenza dell arco alpino, tale ambiente è ben rappresentato in Veneto. Dal punto di vista botanico, le prime specie che colonizzano le alte quote sono alghe, cui fanno seguito i licheni, parte dei quali riesce a dissolvere il carbonato creando così delle variazioni del substrato che permettono lo sviluppo di organismi più complessi come muschi e angiosperme. Una caratteristica che accomuna tutte le piante d alta montagna è la ridotta dimensione, condizione necessaria per proteggersi dalle forti insolazioni, dai venti e dalle basse temperature. La fauna di Invertebrati è costituita prevalentemente da molluschi, ragni e vari insetti. Pochi sono gli anfibi e i rettili che riescono a sopravvivere alla rigidità e all aridità di questo ambiente. Numerose specie di uccelli trovano nelle pareti rocciose ambienti ideali per costruire i nidi: soprattutto rapaci, come l aquila reale e il falco pellegrino, e alcuni passeriformi come il gracchio alpino. Tra i mammiferi troviamo il camoscio, lo stambecco e la marmotta. * Tutte le parole in rosso nel testo sono presenti nel glossario.

5 La Biodiversità nel tempo Le testimonianze fossili indicano che la biodiversità attuale è il risultato di una lunga storia evolutiva. Tuttavia i limiti della documentazione geologica condizionano la nostra capacità di ricostruire con precisione i cambiamenti della biodiversità nel tempo geologico. Le tracce più antiche (3,5 miliardi di anni) lasciate dagli organismi sono le stromatoliti: strutture organico sedimentarie finemente laminate, di ambienti marini poco profondi, dovute all attività di organismi unicellulari fotosintetici, soprattutto cianobatteri. La comparsa dei primi organismi unicellulari dotati di nucleo (eucarioti), alghe e protozoi, è attestata in fossili risalenti a circa 2,1 miliardi di anni fa. La loro diversificazione è andata aumentando con differenziazione di cellule nude e cellule ricoperte da gusci. L attività fotosintetica dei cianobatteri e delle alghe produsse un progressivo incremento di ossigeno nell atmosfera, un evento importante per la successiva evoluzione di forme di vita più complesse. Una recente scoperta avvenuta in Gabon potrebbe far risalire l età dei primi organismi pluricellulari a 2,1 miliardi di anni. Associazioni più diversificate, come la famosa fauna di Ediacara, in Australia, risalgono a più di 600 milioni di anni. La biodiversità nel Fanerozoico è iniziata con la cosiddetta esplosione cambriana (540 milioni di anni), un evento marcato dalla comparsa di tutti i phyla oggi conosciuti. A partire da 400 milioni di anni fa la diversità crebbe, nonostante periodiche estinzioni di massa. Le estinzioni di massa sono crisi della biodiversità dovute alla contemporanea scomparsa su tutta la Terra di un gran numero di specie, di generi e di famiglie. Gli organismi sopravvissuti alla crisi davano vita a una rapida radiazione adattativa, che ogni volta ristabiliva, con la comparsa di nuove specie, la biodiversità originale. La storia della vita sulla Terra è segnata da cinque grandi estinzioni di massa. Attraverso la documentazione fossile è possibile ricostruire la biodiversità nel tempo. Di seguito riportiamo le tappe fondamentali: Precambriano (4,5 miliardi- 545 Milioni di anni fa): 3,5 miliardi di anni fa: comparsa primi organismi unicellulari 2,1 miliardi di anni fa: comparsa primi organismi pluricellulari 600 milioni di anni fa: fauna di Ediacara, costituita da forme marine prive di scheletri mineralizzati che hanno lasciato l impronta delle parti molle nel sedimento

6 Siluriano piante e animali, come miriapodi e scorpioni, colonizzano le terre emerse appaiono le pteridofite, gruppo al quale appartengono anche le felci. Si tratta di piante evolute, costituite da un fusto con vere radici e foglie, e provviste di un sistema vascolare compaiono i primi pesci ossei Carbonifero ( milioni anni di fa) formazione di estese foreste con flora vigorosa e lussureggiante, ricca di nuove specie evoluzione dei primi rettili radiazione degli insetti Giurassico ( milioni di anni fa) radiazione adattativa delle ammoniti e delle belemniti diversificazione dei rettili, che conquistano non solo l ambiente terrestre ma anche quello marino e quello aereo; inoltre si affermano i dinosauri che sviluppano forme anche molto grandi comparsa dei primi uccelli tra le piante dominano le cicadee, le conifere e le gingkoali la vita marina comprendeva pesci e rettili marini, quali ittiosauri e plesiosauri; alghe, foraminiferi, spugne, coralli, briozoi, brachiopodi e molluschi rappresentati da bivalvi, gasteropodi e cefalopodi Cretaceo ( milioni di anni fa) continua la radiazione dei dinosauri, che raggiungono la maggior diversificazione e diffusione più elevata di tutta la loro storia evolutiva compaiono le angiosperme (piante con i fiori) inizia il declino delle gimnosperme si evolvono gli insetti impollinatori compaiono i mammiferi placentati e marsupiali La fine di questo periodo è segnata dalla più nota tra tutte le estinzioni di massa che hanno caratterizzato la storia della vita. Questo evento è caratterizzato dalla scomparsa dei dinosauri e di altri rettili, delle rudiste, delle ammoniti e di importanti organismi unicellulari. Eocene (55-34 milioni di anni fa) le angiosperme prevalgono sulle gimnosperme i mammiferi si differenziano e danno origine a tutti gli ordini che attualmente popolano la Terra La flora e la fauna italiana di questa epoca erano tipicamente tropicali. Il più conosciuto dei vari giacimenti è senz altro quello di Bolca, sui Monti Lessini (Verona). Questo sito è noto soprattutto per la ricca fauna di pesci, mentre in giacimenti limitrofi sono stati trovati resti di vertebrati terrestri, quali tartarughe e coccodrilli, oltre che un abbondante flora tropicale. Pleistocene (ha inizio circa 2,5 milioni di anni fa e termina convenzionalmente anni fa) evoluzione dell'uomo estinzione dei grandi Mammiferi Quest epoca fu caratterizzata da periodi freddi, o glaciali, alternati a periodi caldi, o interglaciali.

7 Olocene e Antropocene (circa anni fa epoca attuale) Al termine dell ultima fase glaciale, circa anni fa, inizia l attuale epoca geologica dell Olocene. I ghiacciai si ritirarono progressivamente verso latitudini e quote più elevate, il livello dei mari si innalzò e il clima divenne più mite, il volto del pianeta divenne sempre più somigliante a quello che ci è familiare. Questi cambiamenti geografici e climatici ebbero ripercussioni sull intera biosfera, con la migrazione degli ecosistemi e l estinzione di numerose specie di grandi animali che avevano prosperato nei precedenti interglaciali. I rapidi mutamenti climatici verificatisi nell Olocene sono stati, molto probabilmente, lo stimolo principale allo sviluppo dell agricoltura, avvenuto anni fa nel Neolitico; della cultura urbana e delle civiltà organizzate: strategie che hanno consentito all umanità di sostenere una popolazione sempre più numerosa in un ambiente continuamente mutevole. Il successo delle strategie di sopravvivenza di Homo sapiens è stato così vasto che oggi le nostre azioni hanno un impatto globale paragonabile a quello dei processi geologici. L azione dell uomo, attraverso l emissione di gas serra e la distruzione o la trasformazione degli ecosistemi, sta modificando la chimica dell atmosfera su scala talmente grande da sconvolgere l intero sistema climatico. Tanto che, nel 2000, lo scienziato Paul Crutzen, Premio Nobel per la Chimica, ha proposto di introdurre la nuova epoca geologica dell Antropocene, che avrebbe avuto inizio durante la Rivoluzione industriale (tardo XVIII secolo) e nella quale l uomo e le sue attività interferirebbero sensibilmente sul clima mondiale.

8 La perdita di biodiversità La diversità delle specie viventi e la loro differente distribuzione nei territori del Pianeta tendono a variare naturalmente. Ma è l impatto dell azione umana sull ambiente a segnare trasformazioni tanto repentine quanto drastiche, capaci di produrre alterazioni a diverse scale spaziali e temporali. La comunità scientifica è oramai concorde sul fatto che le diverse attività umane, specialmente quelle legate all utilizzo di petrolio e carbone, stanno causando un rapido aumento dei gas a effetto serra, come l anidride carbonica. La conseguenza di ciò è il riscaldamento dell atmosfera. Le stime più pessimistiche prevedono che la calotta glaciale artica si scioglierà in circa 10 anni e la foresta pluviale amazzonica collasserà in circa 50 anni. Il riscaldamento globale è uno dei fattori che maggiormente contribuisce alla distruzione degli ambienti e alla conseguente perdita di biodiversità. A questo va aggiunto il sovrappopolamento umano, la deforestazione, l inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali attraverso indiscriminate azioni di caccia, pesca e raccolta di piante. Anche l introduzione, da parte dell uomo, di specie animali e vegetali esotiche in ambienti diversi da quelli originari, ha effetti negativi sulla biodiversità. Molto spesso le specie introdotte entrano in competizione con quelle autoctone, fino a comprometterle seriamente o a causarne l estinzione. Distruzione habitat: il caso delle acque interne Le acque interne sono tutti i corpi d acqua superficiali compresi entro la linea di costa. A partire dagli anni 60 del Novecento, a seguito del notevole sviluppo economico del nostro Paese, lo sfruttamento delle acque interne è aumentato per molte ragioni: per garantire l approvvigionamento idrico delle crescenti popolazioni; per irrigare le campagne; per ricavare energia; per usi industriali; per facilitare il trasporto di uomini e cose; per ottenere materiali inerti e prodotti della pesca. In tempi più recenti, i fiumi sono divenuti sempre di più collettori dei più disparati e spesso nocivi residui degli insediamenti e delle attività umane. La regimazione e la canalizzazione dei corsi d acqua porta a un notevole ridimensionamento della biodiversità vegetale associata. L effetto è a caduta sulle reti trofiche di questi habitat. Scompaiono gli insetti che un tempo abitavano le sponde dei fiumi, le specie bentoniche di fondo e, di conseguenza, scompaiono molte specie di pesci. Un ulteriore considerevole minaccia deriva dall immissione di specie ittiche alloctone che competono con quelle locali minacciandone gravemente la sopravvivenza. Delle circa 50 specie indigene di pesci di acqua dolce, solo una infatti, il cavedano (pesce molto resistente), può essere oggi considerata non a rischio. Le specie alloctone Le specie alloctone sono organismi (piante e animali) non originarie di una particolare area geografica ma introdotte, intenzionalmente o accidentalmente, dall uomo. Un caso tipico è il papavero, arrivato da noi come infestante dei campi di cereali, o gli amaranti che, giunti dall America settentrionale, sono ora molto diffusi nei campi a coltura estiva. Esistono poi specie che vengono importate per la loro bellezza (quercia rossa, senecio africano) o perché utili (ailanto, pino delle Canarie).

9 In Italia il numero di specie animali alloctone rappresenta circa l 1% delle specie presenti. Tra le specie terrestri si conoscono Invertebrati come nematodi, molluschi gasteropodi, artropodi. La maggior parte di questi ultimi è rappresentato da insetti introdotti in epoche molto recenti attraverso gli scambi commerciali di piante, semi e terra, o per la lotta biologica. Per gli anfibi e i rettili sono noti con certezza una decina di casi di introduzione, tra i quali la testuggine acquatica americana. I mammiferi alloctoni sono soprattutto roditori, come la nutria. Per quanto riguarda i pesci, impressionante è la percentuale di specie alloctone che hanno soppiantato quelle appartenenti alla fauna tradizionale. Negli ambienti d acqua dolce sono noti sino a ora, tra gli Invertebrati, una cinquantina di casi. Di questi, oltre due terzi sono rappresentati dai crostacei, come il gambero rosso della Louisiana. La sesta estinzione di massa L attività umana sta causando un sensibile aumento del tasso d estinzione per piante e animali e, in generale, una forte riduzione del numero di specie. Il tasso d estinzione attuale, cioè il numero di specie che si estinguono nell unità di tempo, è oggi molto maggiore di quello naturale, tanto che alcuni studiosi parlano della sesta estinzione di massa. Tra le cause principali di questa perdita abbiamo la distruzione e l inquinamento degli habitat e, per alcune specie, l eccessivo sfruttamento. A partire dal 1600, il 95% delle estinzioni animali sono state causate dallo sfruttamento da parte dell uomo: esempi eclatanti sono la ritina di Steller, il tilacino, il moa. Per le piante la situazione non è migliore. Oltre alle cause generali citate sopra, un ulteriore effetto negativo è dato dall intensa deforestazione effettuata allo scopo di acquisire nuove aree da dedicare ad attività umane. Si stima che, al mondo, ogni anno venga disboscata un area pari a quella occupata da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Lista rossa: è uno strumento scientificamente attendibile e globalmente valido elaborato dall Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Fornisce informazioni, a chiunque operi in campo ambientale, sullo stato di conservazione delle specie di animali e piante di tutto il mondo. Attualmente il numero di specie a rischio è circa di Queste vengono classificate in diverse categorie che esprimono in modo oggettivo, in quanto fondato su criteri scientifici prestabiliti, il grado di minaccia di estinzione a cui un determinato gruppo è esposto. Il Progetto VertEx (Vertebrata Extincta): il progetto, di rilevanza nazionale, nasce su proposta del Museo di Zoologia dell Università di Padova e vede coinvolti diversi musei naturalistici italiani. Il progetto si prefigge di indagare la presenza, presso i diversi musei aderenti, di specie di Vertebrati minacciati o estinti. La finalità è quella di pubblicare un catalogo in cui siano inserite le specie rilevate nei musei, in modo da fornire uno strumento utile ai ricercatori, sia italiani sia stranieri, che potranno così focalizzare le loro indagini e fare riferimento, per i loro studi, ai reperti segnalati.

10 Preservare la biodiversità Il valore della biodiversità è dato dal fatto che la vita sulla Terra, anche per l uomo, è possibile grazie ai cosiddetti servizi forniti dagli ecosistemi che conservano un certo livello di funzionalità. I servizi ecosistemici sono generalmente suddivisi nei seguenti gruppi: - servizi di fornitura: cibo, sotto forma di colture o di alimenti disponibili allo stato selvatico; acqua; prodotti di uso farmaceutico, biochimico e industriale; energia idroelettrica, biomasse - servizi di regolazione/controllo: sequestro del carbonio e regolazione del clima; decomposizione dei rifiuti ed eliminazione degli elementi tossici; depurazione di acqua e aria; impollinazione delle colture; controllo delle specie nocive e delle malattie - servizi di sostentamento: dispersione e ciclizzazione dei nutrienti; dispersione dei semi; produzione primaria; formazione del suolo - servizi culturali: ispirazione culturale, intellettuale e spirituale; esperienze ricreative, incluso l ecoturismo; scoperte scientifiche La presenza di una ricca varietà di specie in un determinato ambiente ne aumenta la resilienza, ossia la capacità di tornare a posto dopo avere subìto uno stress. Per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile è necessario che ogni futura azione politica, sia nel breve che nel lungo periodo, riconosca il valore economico dei servizi ecosistemici. Questo comporta il riconoscimento della relazione esistente tra servizi ecosistemici, sviluppo economico, qualità della vita ed equità sociale.

11 Abetine: bosco a prevalenza di abete bianco. GLOSSARIO Ammoniti: gruppo di molluschi comparsi nel Devoniano Inferiore (400 MA) ed estintisi intorno al limite Cretaceo Superiore-Paleogene (65 MA). Sono animali di ambiente marino formati da una conchiglia dalla forma a spirale avvolta su di un piano. Angiosperme: sono le piante a fiore. Costituiscono il gruppo di specie vegetali più diffuso e importante. Belemniti: molluschi marini comparsi nel Triassico ( MA) ed estinti nel Cretaceo ( MA), lontani parenti di polpi, seppie e calamari. Bivalvi: molluschi la cui conchiglia è formata da due parti, dette valve, unite da una cerniera mobile. Hanno un piede non adatto alla locomozione, ma, vivendo semisepolti nella sabbia o nel fango, lo usano per scavare. Brachiopodi: molluschi marini composti da due conchiglie con simmetria bilaterale. Briozoi: piccoli animali invertebrati acquatici marini che vivono in colonie arborescenti ancorate ad un substrato sommerso. Cefalopodi: molluschi esclusivamente marini, tra i più evoluti, con conchiglia ridotta internamente o del tutto assente. Cianobatteri: chiamati anche impropriamente alghe azzurre, alghe verdi-azzurre o Cianoficee, sono un phylum di batteri fotosintetici. Faggete: bosco a prevalenza di faggio. Foraminiferi: organismi unicellulari sia planctonici che bentonici che vivono in tutti gli ambienti marini. Sono costituiti da un guscio mineralizzato che si fossilizza facilmente nelle rocce sedimentarie marine. Formazioni termofile: ambienti costituiti da specie che prediligono ambienti soleggiati e aridi. Gasteropodi: molluschi sia terrestri che marini che si muovono strisciando con un organo chiamato piede ; sono protetti da una conchiglia. Gimnosperme: gruppo di piante che producono semi e non hanno fiore. Licheni: organismi simbiotici derivanti dall'associazione di due individui: un cianobatterio o un'alga, e un fungo. I due simbionti convivono traendo reciproco vantaggio: il fungo, eterotrofo, sopravvive grazie ai composti organici prodotti dall attività fotosintetica del cianobatterio o dell'alga, mentre quest ultima riceve in cambio protezione, sali minerali ed acqua. Miriapodi: gruppo di artropodi che comprende i centopiedi e millepiedi.

12 Moa: erano giganteschi uccelli inadatti al volo vissuti in Nuova Zelanda. L'estinzione di questi animali, avvenuta probabilmente intorno al 1500, è attribuita alla caccia ed alla distruzione dell'habitat da parte degli antenati polinesiani dei Maori, insediatisi in Nuova Zelanda alcuni secoli prima. Mughete: vegetazione a prevalenza di pino mugo. Peccete: bosco a prevalenza di abete rosso. Protozoi: organismi unicellulari eucarioti, autotrofi o eterotrofi che si muovono tramite flagelli, ciglia o pseudopodi (amebe). Pteridofite: gruppo di piante che comprende felci, equiseti e selaginelle. Sono le prime piante ad avere un sistema vascolare di trasporto dei fluidi. Regimazione (delle acque): controllo del flusso di un corso d acqua. Ritina di Steller: mammifero ora estinto, appartenente all'ordine dei sirenii. Viveva nel mar di Bering, tra Siberia e Alaska e fu sterminata per la carne e il grasso nella seconda metà del XVIII secolo. Rudiste: gruppo di molluschi bivalvi (costituiti da una conchiglia a due valve) vissuti tra il Giurassico e il Cretaceo superiore ( MA), oggi estinti. Stromatoliti: sono strutture sedimentarie finemente laminate prodotte dall attività di microrganismi fotosintetici come batteri e alghe. Tilacino: detto anche lupo della Tasmania, era un grande carnivoro marsupiale diffuso in Australia e Tasmania. Quando circa 5000 anni fa, l uomo introdusse in Australia il dingo, un cane reinselvatichito, i tilacini furono incapaci di competere e si estinsero, probabilmente intorno al In Tasmania, dove il dingo non si era diffuso, il tilacino sopravvisse fino a circa il La sua completa estinzione fu causata dalla spietata caccia messa in atto dagli allevatori, dalle taglie messe dal governo locale e, negli ultimi anni, dall'avidità dei giardini zoologici d'oltremare.

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