CENA INTERGRUPPO INNOVAZIONE

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1 CENA INTERGRUPPO INNOVAZIONE PARLAMENTARI PRESENTI ANNA ASCANI CAMERA PD LORENZO BASSO CAMERA PD ANNA CINZIA BONFRISCO SENATO FI FRANCESCA BONOMO CAMERA PD IVAN CATALANO CAMERA MISTO PAOLO COPPOLA CAMERA PD LEONARDO IMPEGNO CAMERA PD STEFANO CELSO PER MAURIZIO ROSSI SENATO MISTO STEFANO QUINTARELLI CAMERA SC OSPITI Working Capital Accelerator - Telecom Italia SALVO MIZZI FONDATORE E PROJECT LEADER DISCUSSIONE Quintarelli descrive l esperienza portata avanti e i risultati ottenuti nel suo istituto da Dianora Bardi, docente di Lettere al liceo Lussana di Bergamo, per promuovere lo sviluppo di una modalità didattica innovativa, che permetta di beneficiare significativamente del potenziale offerto dall introduzione della tecnologia digitale (maggiori informazioni qui). Ascani spiega la presenza della figura dell educatore digitale nella proposta di legge che ha presentato sull introduzione dell insegnamento dell'educazione alla cittadinanza digitale nelle scuole proprio in relazione alla disomogeneità di livelli attuali di preparazione digitale tra i vari docenti. Impegno propone a riguardo una riflessione sulla reale utilità del mero acquisto e della fornitura alle scuole di nuovi strumenti tecnologici, senza che vengano accompagnati da un metodo di supporto, fornendo l esempio dei tablet destinati alle scuole. Quintarelli aggiunge come, in assenza di un cambiamento nella metodologia didattica, si rischi addirittura di ottenere un effetto perverso. Ascani sottolinea come il ruolo del legislatore sia quello di trovare una chiave normativa per garantire sul territorio un livello standard nell alfabetizzazione digitale e l introduzione delle nuove tecnologie, partendo dall esperienze di successo. Ricorda poi come siano fisiologici dei minimi dislivelli tra gli istituti, ma che il modo in cui viene affrontato il tema dell educazione digitale nei vari istituti è oggi troppo legato alla buona volontà dei singoli dirigenti e come questo possa generare eccessive disuguaglianze.

2 Quintarelli nota come non sia omogenea nemmeno la volontà delle famiglie degli alunni riguardo all introduzione di nuovi metodi didattici. Rispondendo a domanda di Impegno, ricorda come il metodo Bardi sia stato già introdotto in circa 400 istituti in Italia. (Si è svolto giovedì 19 giugno presso il Palazzo dei Gruppi della Camera un incontro, organizzato dall On. Ascani e aperto ai componenti dell Intergruppo, con la Professoressa Dianora Bardi per l illustrazione del suo metodo) Inizia la relazione di Salvo Mizzi (Working Capital) Mizzi propone una riflessione generale sull ecosistema del mondo dell innovazione prima di descrivere il lavoro svolto nell ambito di Working Capital: Nota come l innovazione venga riconosciuta in più parti del mondo come un volano determinante per la crescita e lo sviluppo, da qui la rilevanza particolare che il termine stesso assume in Italia - un Paese che non cresce da 20 anni. Cita la teoria del moltiplicatore esposta dall economista Enrico Moretti nel suo libro La nuova geografia del lavoro secondo cui un nuovo posto di lavoro nell ambito dell innovazione ne genera altri cinque, in quanto il comparto economico formato dalle industrie ad alto tasso di ricerca e sviluppo è l unico a poter dare accesso agli scenari economici globali. Mizzi racconta successivamente la nascita di Working Capital, nel 2009, come programma Telecom Italia di sostegno all innovazione, e come sia oggi una realtà consolidata all interno dell azienda e la maggiore community italiana dell innovazione, con partnership internazionali e seguita da 100mila persone. Indica come il modello, estratto dall esperienza della Silicon Valley, su cui è basata l esperienza Working Capital è quello della foresta pluviale, che individua quattro assi per generare un ecosistema dell innovazione: talenti, idee, capitale e trust. Nel concreto, ogni anno Working Capital istituisce un bando (call for proposals), in cui vengono selezionati un certo numero di progetti di startup, anche a livello preaziendale i progetti ricevuti nell arco dei due bandi promossi nel 2013, in un singolo bando nel In palio 40 finanziamenti (grant d impresa) di 25mila euro che non prevedono la partecipazione di Working Capital nel capitale della startup e offrono ai fondatori la possibilità di integrare uno dei 4 acceleratori presenti sul territorio nazionale: Milano, Bologna, Roma e Catania. Mizzi descrive l acceleratore come un evoluzione del tradizionale incubatore di startup, più vicino alla cultura aziendale che universitaria e il cui scopo dichiarato è quello di far nascere nuovi imprenditori.

3 I servizi offerti sono quelli di un ufficio, accompagnati da un ciclo di formazione aziendale. Rispondendo a una domanda di Basso circa il tasso di mortalità aziendale dei progetti sostenuti, Mizzi indica che Working Capital ha sostenuto la nascita di 250 startup tra il 2009 e il 2013, di cui circa 85 sono ancora in attività. Bonfrisco sottolinea come sia ormai maturata a livello europeo una consapevolezza diffusa su questi temi e che uno scenario in cui gli investimenti mirati a sostenere l innovazione non solo riguardo al finanziamento di startup, ma in senso lato non siano soggetti ai vincoli del patto di stabilità rappresenterebbe un occasione da non disperdere per un Paese come l Italia, su cui iniziare a lavorare concretamente, raccogliendo stimoli da tradurre in atti parlamentari e proposte da presentare nelle Commissioni parlamentari interessate. Rispondendo a una domanda di Basso sulle realtà aziendali di maggior successo tra quelle sostenute da Working Capital, Mizzi indica che le dieci migliori startup nate dal programma hanno raccolto complessivamente 45 milioni di euro di finanziamenti esterni. Vengono portati due esempi: Oil Project, la scuola online gestita dagli studenti che offre materiale didattico gratuito ed Ecce Customer, azienda che opera nell analisi Customer relationship management sui social network, nata a Latina e in parte trasferitasi negli Stati Uniti dopo aver ricevuto finanziamenti per oltre 35 milioni di dollari. Bonfrisco propone una riflessione sul modo per riportare la possibilità di investire in questi settori nella filiera delle garanzie, dal livello più locale, quello dei Confidi, fino alla Cassa dei Depositi e Prestiti. Mizzi prosegue descrivendo l ultimo tassello dell esperienza Working Capital, la nascita nel 2014 di un fondo di 4,5 milioni di euro, destinati al vero e proprio Venture Capital, ovvero il finanziamento mediante l ingresso nel capitale delle aziende più promettenti nate dall esperienze degli acceleratori. Il capitale di rischio prosegue è il punto debole della situazione italiana: nel 2013 sono stati investiti 81 milioni di euro, a fronte dei circa milioni investiti in Inghilterra, Francia o Germania. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, sono stati investiti nello stesso periodo 13 miliardi di dollari nella sola area metropolitana di San Francisco. Mizzi fa notare come gli investimenti italiani in capitale di rischio siano peraltro calati dai 130 milioni del 2012 agli 81 del 2013 per via del mancato rinnovo di fondi high- tech della Presidenza del Consiglio.

4 Sottolinea inoltre quanto sia importante il ruolo del pubblico nella prima fase di finanziamenti alle startup in quanto la primissima fase (seed) dello sviluppo dell idea comporta un rischio e tassi di mortalità aziendale troppo onerosi per i soli finanziatori privati. Cita a riguardo l esempio degli Stati Uniti, in cui 40% del capitale di rischio è fornito dalle due agenzie federali che operano nel settore dell innovazione. Riguardo alla capacità di un tale sistema di rifinanziarsi, che non può dipendere in eterno dagli investimenti pubblici a scatola chiusa, Mizzi indica l importanza delle exit, ovvero i casi di successo in cui la startup viene acquisita da parte di una grande azienda oppure raccoglie capitali attraverso un IPO (offerta pubblica iniziale) facendo il suo ingresso in borsa. In quei casi, le neo- grandi aziende rifinanzieranno il mercato dell innovazione acquistando a loro volta startup successive. Viene fatto l esempio dell acquisto di Instagram da parte di Facebook. Sul tema delle exit, Mizzi sottolinea il ruolo determinante che può avere la classe politica nell incentivare le grandi aziende italiane già esistenti a portare avanti simili acquisizioni. Coppola propone una riflessione sull influenza che possono avere le regole del mercato italiano del lavoro sul percorso che porta alle exit, in particolare sulla misura in cui queste regole siano effetivamente in grado di assecondare la fase di crescita rapida delle startup di successo, precedente all eventuale exit. Mizzi conclude la sua relazione descrivendo la proposta consegnata al sottosegretario Delrio nella sede dell acceleratore di Catania, a 22 anni dalla strage di Capaci: destinare 1 miliardo di euro della parte liquida (3 miliardi su 30 complessivi) dei beni confiscati alla criminalità organizzata a un fondo di investimento dedicato al finanziamento di startup innovative. Basso indica come una parte delle somme citate siano confiscate alla criminalità organizzata ma non nella disponibilità dello Stato, in quanto ad esempio non siano conclusi i procedimenti giudiziari a carico di chi deteneva questi beni. Impegno conferma che possono trascorrere anni tra la confisca e il momento in cui lo Stato acquista la disponibilità materiale di questi beni. Basso ipotizza che si possa eventualmente istituire un meccanismo per cui questi beni confiscati servano da garanzia a fondi di investimenti, meccanismo che ad oggi non esiste a scala nazionale. Mizzi conclude ricordando che un fondo da 1 miliardo di euro servirebbe solamente a colmare il ritardo accumulato nei confronti dei nostri vicini in Europa.

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